Fumetti/Cartoni americani > Transformers
Segui la storia  |       
Autore: villainsarethebest    08/01/2023    1 recensioni
Manipolazione, inganno, disperazione: Firestorm li conosce tutti, li ha vissuti tutti sulla propria corazza e li ha repressi tutti nel buco più profondo della sua memoria. Dopo tutti i secoli di soprusi che l'hanno spezzata e segnata, solo poche cose ha deciso di tenere sempre in mente: ogni volta che cadrà, si rialzerà; quando proveranno a zittirla, lei parlerà ancora più forte; se qualcuno oserà incatenarla lei si ribellerà con tutte le sue forze.
Ricordi e decisioni che tiene segrete dentro di sé come il suo passato, nascosto a tutti, anche al suo signore, Lord Megatron.
Il confine tra lucidità e pazzia non è mai stato più allineato e per uscire sana e salva dalle sfide che stanno per presentarsi dovrà essere più forte di quanto sia mai stata.
Lei non è schiava. Lei non è un'assassina. Lei non è una guerriera.
Lei è una protettrice. Questo non glielo potranno mai togliere.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megatron, Nuovo personaggio, Predaking, Starscream
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo quello sfogo, Firestorm si rintanò nelle sue stanze.

Quello è stato decisamente qualcosa, pensò mentre osservava il soffitto e mentre decisamente non si nascondeva dal mondo.

Mai nella sua carriera come Decepticon si era lasciata andare emotivamente come pochi istanti fa ed era sconvolgente. Chiuse le ottiche e prese a decidere se si sentisse più leggera o se invece fosse meglio sotterrarsi dalla vergogna. Si era aperta a Soundwave, tra tutti. Gli aveva raccontato una parte del suo passato. Era così assurdo, così illogico!

Però…

Quell’abbraccio non era stato male, ammise stringendo a sé il cuscino, ma non aveva lo stesso calore trasmessole dalle braccia del TIC. Si era sentita bene a sfogarsi. Era stato pesante, difficile e davvero umiliante; per non dire che mentre parlava si sentiva morire.

Non sembrava un’attività salutare e non era stato assolutamente piacevole.

Ma adesso, nuovamente sola e al buio, nel più profondo della sua scintilla sentiva di stare meglio.

Firestorm sospirò e chiuse le ottiche, sperando disperatamente di essere altrove, in un altro tempo, circondata dai suoi cari.

Quando si svegliò erano passate diverse ore. I suoi pensieri erano alquanto caotici e avrebbe voluto farsi un giro per schiarirli, ma si sentiva completamente vulnerabile. Doveva prima ricomporsi e rialzare le ali. Nel suo subconscio una voce sussurrò che sarebbe stato piacevole ricevere un altro abbraccio, ma non aveva quel lusso.

Ponderando le sue possibilità, immaginò che forse comportarsi come se nulla fosse accaduto e riprendere la sua routine la avrebbe distratta abbastanza e fece rotta per l’infermeria. Una volta lì, dove scoprì di essere sola col debilitato Megatron, prese a fare un controllo totale dei suoi sistemi e poi lo lucidò, pensando nel frattempo a quanto il mech fosse una creatura vile e mostruosa che meritava di essere terminata.

Riuscì a far passare il tempo fra un insulto e l’altro, ma si perse così tanto nel suo monologo interiore – dannato Starscream che le aveva passato il vizio! – che per la seconda volta in meno di un giorno si fece prendere alla sprovvista.

«Comandante Firestorm!» la voce di Knock Out era così gagliarda che poteva vomitare.

Voltandosi notò che col medico ci fosse anche Soundwave e distolse immediatamente lo sguardo. «Cosa c’è?»

«Ah, Soundwave qui mi ha informato di alcuni fatti, rilevanti la tua salute, e pensa che tu abbia bisogno di un check-up completo.»

«Ma davvero?»

Sentì Knock Out tossire. «Si, quindi, se venissi a stenderti potrei cominciare…»

Firestorm si voltò e guardò Soundwave. -Non avere paura. Non sei sola.- le inviò il mech vedendola esitare e capì che la sua presenza non era una tattica intimidatoria, ma un supporto morale. O forse voleva impedirle di sgattaiolare fuori da quella situazione.

«Non ho nulla che non va» affermò restando piantata al capezzale di Megatron.

«Lascia che sia io a deciderlo. Sono il medico di bordo dopotutto» disse Knock Out con un sorriso che non la tranquillizzò affatto. «E, prima di cominciare, è bene che precisi che condurrò degli esami profondi e in parte invasivi sui tuoi sistemi – a questo Firestorm aggrottò la fronte – e mi scuso in anticipo, e ti chiedo di non prendertela con me, ma visto il quadro che Soundwave mi ha descritto mi sento in dovere di usare la mia autorità come Capo Medico della Nemesis per sovrascrivere la tua... riluttanza.»

Firestorm lo linciò con lo sguardo. «Vuoi costringermi?»

Knock Out alzò le mani per difendersi, indietreggiando. «Come ho appena spiegato, ho l’autorità per sottoporti a esami anche senza il tuo consenso» soggiunse, conscio che Soundwave non avrebbe lasciato che la femme lo colpisse, e il suo sguardo cadde sul lucidatore che quella stringeva, perché era fin troppo simile a quello che aveva perso la settimana scorsa. «È il mio lucidatore quello?» Firestorm lo fissò nelle ottiche e spezzò in due l’arnese. «No! Che razza di carogna» borbottò e saltò dietro l’altro mech notando che la femme lo stava ancora fissando irritata. Rise nervosamente. «Ehm, ebbene, detti i convenevoli direi che potremmo procedere con l’esame?»

Sbuffando, la seeker camminò verso uno dei tavoli e si stese. Era meglio levarselo velocemente dalle calcagna, perché sapeva che con il TIC lì presente avrebbe insistito parecchio. «No troverai nulla di diverso dalle altre volte.»

«Le altre volte non stavo cercando nulla di particolare e mi sono limitato a curare le ferite visibili» replicò il medico.

«Sto bene, i miei sistemi sono pienamente operativi» la mano che Soundwave poggiò sulla sua spalla la silenziò istantaneamente. Rimasero così per un bel po’, la presenza di Soundwave la teneva ancorata e calma mentre Knock Out si intrufolava nei suoi circuiti e la collegava ai monitor.

«Mmh. Sembra che non ci siano problemi. Detto ciò...» dichiarò il medico prendendo alcuni datapad da una mensola chiusa a chiave, ne scartò alcuni e porse altri a Firestorm. «Quello che resta da esaminare è la tua mente.»

«Come prego?»

Knock Out scambiò un’occhiata con Soundwave. «Beh, mi pare ovvio che fisicamente tu sia in piene forze, tuttavia la tua psiche è sommersa dallo stress, le tue capacità sociali fanno semplicemente schifo e non voglio nemmeno commentare l’incidente tra te e Starscream.» Subito il suo collo fu stretto in una morsa letale e si trovò ad annaspare.

«Hai oltrepassato il limite» sibilò Firestorm furibonda. Ma chi si credeva di essere per farle la ramanzina? Pensava di potersi prendere certe libertà perché avevano condiviso il letto più volte? Si sbagliava di grosso. Con una forza inaudita lo scaraventò contro il muro, felice di avergli provocato delle ammaccature e rovinato la vernice.

Abbandonò velocemente l’infermeria, arrabbiata con i due mech per averla messa all’angolo e aver sottolineato apertamente fatti che non li riguardavano. Interruppe quella corrente di pensiero; lei si era aperta con Soundwave, volontariamente. Ma contava davvero considerato che era sopraffatta dalle sue emozioni?

Non avrei dovuto aprire bocca, pensò tetramente aprendo le porte che aprivano sulla piattaforma di lancio inferiore, ma si bloccò quando vide Starscream, apparentemente appena rientrato.

«Oh, sei tu» disse Starscream con una smorfia.

Firestorm sentì la scintilla stringersi sentendo quanto non fosse ben voluta la sua presenza, quanto odio portassero quelle semplici parole. Decise di non pensarci ulteriormente e si lanciò di sotto.
In quel momento odiò la sua vita.

Vagò senza meta per diverse ore, sfrecciando lentamente fra le nuvole e le onde, finché sorvolando una zona montana i sensori rilevarono presenza di energon proprio sotto di lei. Abbassandosi pian piano di quota il radar captò nuovamente il segnale, che pareva essere in movimento, e lo seguì dall’alto. Trasformandosi momentaneamente, scorse con le ottiche dei familiari veicoli sulla strada.

Non aveva nessuna intenzione di rientrare sulla Nemesis e affrontare i Decepticon, perciò affrontare gli Autobot sembrava un’ottima idea.

-Firestorm a Nemesis. Ho avvistato gli Autobot e li sto seguendo. Richiedo rinforzi- disse concisa nel comm-link.

-Qui ponte di comando. Ricevuto Comandante, una squadriglia è in partenza per le sue coordinate.-

«Perfetto» mormorò quando il ponte terrestre si aprì alle sue spalle e i suoi rinforzi si misero in formazione dietro di lei. Una bella battaglia era quello che le serviva. «Attaccate!»

Firestorm si tenne in disparte e fuori dalla portata dei radar del veicolo umano che stava tallonando gli Autobot. Non voleva essere notata per il momento e lasciò che le truppe colpissero a loro piacimento i ‘bot. Quando li misero all’angolo in una radura prese velocità e colpì il loro ricognitore, facendolo cadere qualche centinaio di metri più in basso.

«I decepticon!»

«Bando ai convenevoli» disse ed estrasse le sue lame gemelle, iniziando uno scontro con Arcee.

«È passato un pezzo dall’ultima volta che ti ho dato una lezione» commentò l’Autobot.

«Peccato che abbia vinto sempre io» replicò e tentò un affondo. Entrambe erano agili e scattanti, con Firestorm che torreggiava sull’altra, ed erano entrambe determinate a vincere.

In quel momento non le importava che le sue truppe stavano perdendo o che il ricognitore avesse scalato il dirupo e si fosse unito alla battaglia, perché l’unica cosa che contava era dar sfogo alla sua rabbia; la povera Arcee stava per essere massacrata.

«Forza Arcee, fagliela vedere a quella Decepticon!»

Conosceva quella voce. «Agente Fowler, quanto tempo.»

«Mi ricordo di te! Hai lasciato che quel verme mi torturasse!»

Un pugnò sprofondo nel suo addome e riuscì a parare il secondo, afferrando il braccio della sua avversaria e storcendolo, costringendola a piegarsi. La colpì in faccia con un calcio scaraventandola contro una roccia.

«Non doveva impicciarsi negli affari di Cybertron» rimbeccò senza entusiasmo.

«Lascialo stare!»

Evitò facilmente l’attacco di Bulkhead e Bumblebee quasi la sfiorò. Tutti i droni erano stati sconfitti e non c’era traccia di Optimus Prime. «Tre contro uno? Adesso sì che è una sfida.»

«Tsk, piccola arrogante.»

Elettrizzata, si preparò a combatterli. Si lanciarono contemporaneamente su di lei, mentre l’umano tifava in sottofondo. Si diede una spinta con i propulsori e mentre era sospesa a mezz’aria colpì con un calcio rotante Arcee, scagliandola contro il colosso e distraendolo. Si avventò poi sul ricognitore e si scambiarono una serie di pugni, ma il giovane Autobot era un novizio paragonato a lei e in poche mosse riuscì ad atterralo. Fece lo sgambetto a Bulkhead, che cadde con un tonfo, e afferrò il piede di Arcee quanto tentò di calciarla in faccia. La fece roteare e la lanciò lontana contro il crinale della vicina montagna.

«Sei rimasto solo tu in piedi. Spero tu mi offra una vera sfida» commentò riponendo le spade.

Bulkhead ritrasformò la palla demolitrice in mano e girarono in tondo, non perdendosi di vista. «Ti colpirò così forte da farti vedere le stelle.»

«Lo vedremo.»

Partirono insieme. Bulkhead era più grosso di lei, ma Firestorm si era allenata con Megatron, che era ancora più grosso e pure un ex-gladiatore.

Formò degli scudi attorno ai pugni, schivò un colpo e colpì il muso del ‘bot. Sfruttò la sua superiore velocità per batterlo, evitando ogni suo colpo e stando attenta che i suoi compagni non comparissero per prenderla alle spalle, finché con un pugno ben assestato riuscì a stordirlo abbastanza da fargli venire le vertigini. Avendolo avvicinato al dirupo, un colpo di blaster al terreno sotto di lui lo fece franare di sotto, sommergendolo di detriti.

«Ho vinto» mormorò con un sorrisetto soddisfatto. Si sgranchì, piacevolmente indolenzita dallo scontro. Si sentiva un po’ meglio.

«Come… come diamine hai fatto?» strepitò l’umano.

«Anni di esperienza» rispose con indifferenza.

«E li sprechi al servizio dei Decepticon?»

«Non sono affari suoi.»

«Lo sai, non sei così cattiva. Potresti cambiare squadra. Li hai battuti, ma non hai dato a nessuno il colpo di grazia. Sono tutti vivi, mentre i tuoi…»

«Sono una Decepticon, agente Fowler. Farebbe meglio a ricordarselo» proferì minacciosa.

«Allora sparami!» gridò quello. «Su, che aspetti? Sono solo un insignificante moscerino per te, no? Fammi fuori! Dimostrami che mi sbaglio!»

Sapeva che la stava provocando solo per distrarla, per salvarsi la pelle, ma la stava irritando. «Come vuoi» disse afferrandolo e avvicinandosi al dirupo.

«Cosa? No aspetta, non farlo!»

Lo lasciò cadere nel vuoto.

Si sporse e non si scompose quando vide Optimus Prime con l’umano sicuro tra le sue mani che la guardava corrucciato.

«Arrivederci, Autobot.»

Si allontanò, vagando nuovamente senza meta.

Se sapeva che l’umano sarebbe stato salvo, restò un segreto solo per lei.
 
 

«Beh, è andata meglio di quel che pensavo» commentò Knock Out massaggiandosi il collo dolorante. Firestorm lo aveva strangolato così forte che temeva gli avrebbe fatto scoppiare dei cavi o addirittura distrutto l’impianto vocale. Si limitò a sospirare sapendo in che stato fosse ridotta la sua vernice; se l’era aspettato e aveva preparato vicino un lucidatore nuovo –  che avrebbe assolutamente nascosto in camera sua, e della vernice.

Soundwave si voltò a guardarlo. Sì, Firestorm aveva lasciato che la esaminasse, ma quando più importava che rimanesse si era infervorata ed era dipartita per chissà dove.

Knock Out studiò i dati che aveva scaricato dalla femme. Non sembrava ci fossero lesioni e la sua scheda madre sembrava pulita. Nessun bug o virus. Nessuna traccia degli abusi che aveva subito. Come aveva fatto a riempire il buco mnemonico che quei due seeker le avevano lasciato? Come aveva recuperato la memoria? A meno che non avessero scaricato i suoi ricordi e tenuti in una console esterna, al sicuro, non si spiegava come avesse fatto. Nella registrazione che Soundwave gli aveva mostrato Firestorm aveva raccontato di echi nella sua mente; i loro processori non funzionavano così, ad eccezione di amnesie indotte da traumi, ma da come lo aveva spiegato sembrava che le avessero proprio cancellato i ricordi.

Non aveva alcun senso.

Un dito entrò nel suo campo visivo, puntato sulle onde cerebrali che stava analizzando. «L’attività del suo processore è ottima. Il suo sistema è pulito, non c’è assolutamente nulla fuori posto, ma se ha recuperato completamente i suoi ricordi come dice allora non vedo di che preoccuparmi. C’è solo una cosa che mi da’ pensiero…» ammise inquieto. «E se avesse usato i suoi poteri per ingannarci? Voglio dire, non conosciamo davvero quali siano i suoi limiti, di cosa sia davvero capace. Tutte le abilità che vengono da Primus sono bizzarre e spesso nemmeno i possessori ne conoscono la vera potenzialità. Insomma, conosciamo a fondo quelle di Skywarp e Tarn, ma Firestorm? È sempre così elusiva! Magari è un meccanismo inconscio, però potrebbe aver generato uno scudo per proteggere non il suo corpo ma i suoi sistemi interni.»

Soundwave piegò il capo.

«Va bene, è un po’ surreale, ma possiamo davvero escludere la possibilità? È la prima volta in eoni che finalmente abbiamo informazioni personali su di lei e guarda che cosa scopriamo: i suoi caretaker hanno causato la distruzione di Vos e per farlo hanno dovuto trasformarla in un’arma.» Knock Out sospirò. «Comprendo la sua reticenza a non parlarne, ma il modo in cui si è isolata è completamente ossessivo e innaturale, specie per i seeker che per CNA sono tra i più socievoli della nostra razza.»

Soundwave annuì. Avevano rispettato il suo silenzio per eoni, ma se ne dipendeva la sua salute allora avrebbe trovato il modo di farla parlare. Firestorm era stata fedele a Megatron senza discussioni e li aveva aiutati anche quando era restia a farlo, al massimo delle sue forze.

Era arrivato il momento che i Decepticon aiutassero lei.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Transformers / Vai alla pagina dell'autore: villainsarethebest