Mancavano
pochi minuti all’alba, e tra non molto l’aria si
sarebbe riempita dall’incessante cinguettio degli uccellini
che annunciavano a
tutti la nascita di un nuovo giorno. Ma prima che ciò
potesse avvenire, per un
unico breve istante, tutto avrebbe taciuto. E fu allora, che nel
piccolo campo
ai margini della Stonewood, calò un silenzio spettrale.
In
quel momento, una giovane donna, si avventurò lasciando il
suo nascondiglio sicuro
e si avvicinò un po’ esitante al corpo inerme di
Saphira, che giaceva immobile
sul terreno. I suoi occhi neri brillarono di puro stupore mentre
scopriva con
sollievo che il grande cuore della dragonessa batteva ancora. Era un
battito
molto lieve, quasi impercettibile, ma che gridava con tutte le sue
forze, la
voglia di continuare a battere.
Più
in là, la ragazza scorse il corpo ancora privo di sensi di
Par, la misteriosa
ragazza si affrettò a frugare nella sua borsa, tirando
fuori, subito dopo, una
boccetta contenente uno strano liquido rosso. Accoccolandosi al suo
fianco aprì
il tappo e, con un piccolo gesto rotatorio, gli passò
più volte il flacone
sotto il naso.
Un
odore acre e pungente penetrò improvvisamente nelle narici
dell’elfo, che
tirandosi su un gomito iniziò a tossire. La giovane gli
passò una mano sulle
spalle, e con un sorriso gli disse:
-
Tutto bene? -
-
Sì, mi pare di sì- gli rispose Par, mentre
riprendeva controllo sui propri
polmoni.
-
Co… cosa è successo? -
-
Cosa non è successo, vorrai dire! - sbottò la
giovane, con una confidenza che
sorprese Par. Chi era quella ragazza? Si chiese improvvisamente
l’elfo
realizzano solo ora di non conoscere la ragazza. Par dovette guardare
la
giovane con una strana espressione sul volto, perché lei si
affrettò ad
aggiungere
-
Avete provocato un bel frastuono con quella lotta. –
Saphira!
Le ultime immagini balzarono immediatamente alla mente
dell’elfo
Par
cercò di alzarsi per piombare di nuovo a terra ancora
stordito.
Fu
quindi sorpreso quando la ragazza gli passò un braccio
dietro la spalla per
aiutarlo a sorreggersi.
Solo
in quel momento Par poté vedere Saphira.
La
ragazza lo osservò avvicinarsi a lei con cautela e tremante:
-
Stavo giusto per avvertirti. Le sue condizioni sono critiche. Dobbiamo
fare
subito qualcosa a quelle ferite, altrimenti morirà. -
-
Tu…tu puoi fare qualcosa? -
-
Certamente, sono una maga e una guaritrice. Ma mi servirà
tutto l’aiuto
possibile. Te la senti di aiutarmi? -
Par
non se lo fece ripetere due volte e con una espressione determinata sul
volto
disse solo - Mettiamoci al lavoro -
-
Molto bene - gli rispose la giovane con un sorriso. – Ad ogni
modo, Io sono
Morgana – le fece lei porgendogli una mano. Dopo un attimo di
esitazione l’elfo
gliela strinse a sua volta. - Par – rispose lui ricambiando
il sorriso con un
po’ meno convinzione.
–
Se dobbiamo lavorare insieme è bene sapere almeno i
nostri nomi, non trovi? – il suo volto, notò Par,
non aveva ombre, era sincera
e l’elfo si trovò di nuovo disarmato di fronte
alla schiettezza della ragazza –
Giusto – aggiunse - da dove cominciamo? – chiese
quindi alla ragazza. Morgana
si fece scivolare il mantello dalle spalle e lo posò sul
terreno prima di sfregarsi
le mani e guardarsi intorno – Avremo bisogno di un fuoco e
dell’acqua per
applicare gli impacchi alle sue ferite. Iniziamo da questo. –
disse
Lavorarono
tutta la mattina e tutto il pomeriggio. La ragazza si muoveva con
sicurezza ed
esperienza sulle ferite della dragonessa, e scoprì con
stupore le conoscenze di
Par riguardo alle funzioni di diverse erbe e pozioni guaritrici.
Era
ormai pomeriggio inoltrato quando la maga si sedette con un lieve
sussulto. - Ora
dobbiamo aspettare che passi la notte. Se riesce a superarla, possiamo
sperare.
- lasciò quelle ultime parole spegnersi in un sussurro.
Doveva essere molto
stanca, e anche Par lo era.
Senza
dire una parola, come in mutuo accordo, i due restarono seduti intorno
al
fuoco, mentre l’oscurità calava inesorabilmente
intorno a loro.
-
Come hai fatto a trovarci? -
Chiese
dopo un tempo che gli parve un’eternità
La
giovane maga sorrise stanca, e la sua risposta arrivò
altrettanto remota:
-
Io abito ad un miglio da qui. Ero in giro da due giorni, alla ricerca
di alcune
piante che crescono solo di notte, e mi stavo preparando alla mia
seconda
battuta di caccia, quando ho sentito i rumori dello scontro. Quando
sono giunta
nei pressi del vostro accampamento. Il mio istinto mi disse di
rallentare.
Stava per succedere qualcosa di terribile o era già
successo, non lo sapevo.
Avanzai ancora con cautela quado il terrore
s’impossessò dei miei arti. Rimasi
completamente immobilizzata, non mi era mai successo di provare una
sensazione
del genere prima d’ora - gli occhi della maga, guizzarono
accesi verso Saphira.
-
Riuscii appena in tempo a nascondermi per non esser vista da una
squadra di
dieci soldati reali accompagnati di due figure incappucciate. Erano
loro la
causa del mio terrore -
I
Raz-zac!
La mente di Par prese a girare
freneticamente.
Dovevano
avergli preparato un ‘imboscata. Ma
come avevano fatto a trovarli.?
Era
stata
Oliviana!
concluse l’elfo. Il sicario doveva essere
riuscito in qualche modo a trasmettere a quei mostri la loro posizione.
Par non
sapeva spiegarsi come. Molte cose del quadro ancora non gli tornavano.
La
ragazza proseguì con il racconto.
-
Mi appiattii contro un albero e attesi. Dalla mia posizione, la visuale
mi
permetteva di vedere bene la sagoma della dragonessa, immobile, ma non
quello
che le accadeva intorno. Poi riuscii a scorgere una donna che le si
avvicinò.
Doveva essere il capo, perché ad un suo ordine tutto tacque.
Non so dirti
quanto tempo passò prima dell’arrivo di quel
ragazzo dalle sembianze elfiche -
-
Eragon! - Questa volta Par diede voce ai suoi
pensieri, interrompendo il
discorso della maga. Era stato così intento a sanare le
ferite della
dragonessa, che aveva completamente dimenticato l’assenza del
cavaliere.
La
ragazza annuì grave e così Par apprese con orrore
i particolari della sua
cattura.
-
Ho aspettato il tempo necessario per essere certa che nessuno di loro
tornasse
indietro, poi sono uscita allo scoperto - disse infine la ragazza
concludendo
il suo racconto.
-
Ti dobbiamo la vita - le disse infine Par
-
Ora tocca a te. -
-
Toccarmi cosa? -
-
Che ci facevano un elfo un drago e il suo cavaliere agli estremi della
Stonewood, e con le guardie imperiali alle calcagna? -
Par
la fissò dritta negli occhi per alcuni istanti. Che ne
sapeva quella ragazza di
draghi e cavalieri. Dietro di lui poteva sentire il lento respiro di
Saphira,
ritornato regolare. Non sapeva ancora se fidarsi di lei. Quello che
aveva fatto
quel giorno per Saphira era stato grandioso. Ma si era guadagnata il
diritto a
delle risposte?
-
Dovevamo raggiungere l’altro capo della foresta. - disse
enigmatico
-
Un’impresa alquanto insolita. -
-
Ci eravamo fermati per procurarci dei viveri e continuare il viaggio,
ma siamo
stati intercettati. Il seguito della storia la conosci già. -
Lo
sguardo della giovane si fece accigliato:
-
D’accordo. È giusto che tu voglia mantenere i tuoi
segreti - Morgana gli
sorrise stanca, il lavoro era stato lungo ed estenuante, e lei non
voleva
spendere altre energie preziose.
-
Domani sarà una giornata altrettanto dura. Sarà
meglio che riposiamo. E se
allora avrò conquistato la tua fiducia, e vorrai dirmi la
verità, sarò ben
lieta d’ascoltarla -
Sotto
gli occhi di un attonito Par Morgana si sistemò le coperte
per la notte, e si
addormentò quasi subito.
Par
rimase solo qualche minuto a pensare alle sue parole. Poi la stanchezza
prese
il sopravvento e in un attimo anche lui si abbandonò ad un
profondo sonno.
**
Al
suo risvegliò, il mattino seguente, Par trovò
Morgana
già alzata, china su Saphira, e i sospetti della sera prima,
che credeva
assopiti, lo investirono con nuova forza, prima di rendersi conto che
la maga
le stava solo cambiando alcune medicazioni.
- Buongiorno, come stai? - la sua voce argentina risuonò in
tutto il capo,
aveva oramai perso ogni traccia di stanchezza.
- Molto meglio. Ti ringrazio. -
Morgana sembrò aver intuire i suoi sforzi, ma, prima che
entrambi potessero
dire o fare qualcosa, la loro attenzione fu attirata da un movimento
alle loro
spalle.
Con loro grande gioia Saphira aveva lentamente aperto gli occhi. I loro
sforzi
erano stati finalmente ricompensati.
La dragonessa cercò istintivamente di alzarsi, ma lo sforzo
era ancora troppo
grande per lei.
- Non ti muoverti, non ancora. - le disse Morgana posandole una mano
sul collo.
Alla vista della maga, Saphira emise un lungo ringhio
d’avvertimento.
Par la raggiunse all’istante.
- Tranquilla Saphira, è un’amica-
Saphira sembrò sollevata nel vedere l’elfo, ma un
basso ringhio, questa volta
rivolto a Par, seguì immediatamente il primo, facendo
sobbalzare entrambi.
La dragonessa aveva provato a mettersi in contatto con il suo
cavaliere, ma non
aveva ricevuto alcuna risposta.
Dove si trova Eragon?
La domanda rimbombò nella mente di Par con tanta forza da
farlo sobbalzare una
seconda volta.
- Che cosa succede? - chiese confusa la maga.
Par assunse un’espressione contrita, e abbassò lo
sguardo.
Fu allora che Morgana comprese, e prendendo coraggio, si intromise fra
loro,
raccontando lei cosa era accaduto.
Quando ebbe terminato Saphira distolse lo sguardo da entrambi
E’ così chiese in
conferma all’Elfo
Sì, Saphira…
Un lungo ululato di lamento, uscì allora dalla sua gola.
Morgana sembrò terribilmente impressionata, da quella
reazione.
- Non dovrebbe agitarsi, ha bisogno di riposo - disse rivolgendosi
preoccupata
a Par
Quello di cui avrei bisogno ora, è sapere che
Eragon sta bene!
La dragonessa aveva parlato direttamente nella mente della maga, lei
sostenne
il suo sguardo per qualche secondo, poi le disse in un sussurro:
- Mi dispiace, ma per questo non posso fare nulla –
**
Nei
giorni seguenti Saphira cercò più volte di
alzarsi,
ma lo sforzo risultò sempre superiore alle sue forze, e
Morgana cambiava
giornalmente gli impacchi sulle ferite.
Dopo
i primi due giorni, in cui sembrava non esserci miglioramenti, il
recupero di
Saphira divenne più rapido. Nel giro di una settimana,
riuscì ad alzarsi e dopo
due giorni era in già grado di volare anche se solo per
piccoli tratti.
Potendosi
di nuovo muovere, Morgana ritenne più opportuno, per tutti e
tre, stabilirsi a
casa sua.
La
sua posizione isolata, aveva spiegato, avrebbe offerto loro meno
possibilità di
essere visti da qualcuno. Inoltre lì aveva tutti i suoi
libri e pozioni, e
avrebbe seguito al meglio la degenza di Saphira.
Morgana
dovette andare in città un paio di volte.
-
La gente non parla d’altro che dell’arrivo dei due
mostri al servizio della
regina - aveva detto al ritorno dopo una mattinata intera passata fuori.
-
Ma ha timore a parlare apertamente di cosa è successo.
L’unica cosa positiva
che sono riuscita a scoprire, è che i soldati hanno avuto
l’ordine di non far
avvicinare nessuno alla foresta, neanche gli stessi soldati possono:
evidentemente non vogliono che nessuno veda Saphira. Quando
mi hanno vista arrivare dalla foresta, mi hanno fatto un sacco di
domande -
aggiunse con fare malizioso - ma sono riuscita a cavarmela. -
-
Grazie- gli fece alla fine Par.
In
un mutuo accordo, l’elfo continuava a tenere i propri
segreti e Morgana continuava a non indagare.
-
Come sta Saphira? - chiese infine, tirando fuori alcuni oggetti dalla
sua
borsa.
-
Riposa –
Morgana
si limitò ad annuire quindi uscì sul retro.
Trovò Saphira accucciata al lato di
un albero. La dragonessa alzò lentamente la testa quando si
accorse della sua
presenza. La ragazza si bloccò solo un attimo prima di
avvicinarsi a lei con in
mano l’occorrente per altri medicamenti. Posando gli oggetti
a terra iniziò ad
esaminare le ultime cicatrici che ancora segnavano al sua corazza
squamosa. Le
sue sottili dite si mossero sulle squame con sapienza, poi, sempre in
silenzio
scelse alcune erbe tra quelle che aveva portato con lei e le
iniziò a pestare
nel mortaio.
Era
passata circa mezz’ora, quando Morgana sentì una
voce risuonargli nella testa.
Perché
lo stai facendo?
Morgana ci mise un poco a capire che si
trattava di Saphira. La dragonessa le aveva parlato di nuovo nella
mente, come
aveva fatto il primo giorno.
-
Fare cosa? -
Perché
ci stai aiutando? Hai detto di non conoscerci, ma stai lo stesso
rischiando molto per noi. -.
Morgana
posò la ciotola del mortaio e guardò la
dragonessa in uno dei suoi grandi occhi
azzurri.
-
Mi crederesti, se ti dicessi che lo faccio semplicemente per darvi una
mano? -
-
No, non prendermi per una stupida, sento che sai molto di
più di quel
che vuoi far credere -
- Anche
tu come Par non ti fidi di me? -
-
No, io mi fido di te Morgana, altrimenti non ti avrei mai permesso di
avvicinarti a noi, ma ora ho bisogno di sapere perché. Morgana
deglutì a vuoto rendendosi conto che se la dragonessa avesse
avuto anche il
minimo dubbio su di lei ora quella conversazione si sarebbe svolta in
bel altre
condizioni. La maga era anche grata della profonda stima che le stava
concedendo fece.
- E
va bene. Sapevo del vostro arrivo – disse decisa a
raccontarle tutto. - o
meglio, lo avevo
previsto. Ma non sapevo chi foste veramente fino a quando non ti ho
visto
combattere con quei mostri, quei Lethrblaka, come li hai chiamati tu.
È per
questo che stavo in giro quella notte.
So
anche, che tu e il tuo cavaliere venite da Alagaësia -
Morgana
sentì la dragonessa flettere il suo collo per avvicinarsi.
Avvertì la curiosità
sprigionare dai confini della sua coscienza.
-
Prima della pace, quando la regina era ancora in rapporti con il vostro
re
Galbatorix, dei suoi maghi erano venuti qua, ed avevano parlato con me.
Il
vostro re sapeva di ciò che c’era
dall’altra parte della foresta e voleva
impadronirsene. Ma doveva risolvere
prima alcuni problemi all’interno del suo paese.
Quei
maghi non mi diedero
una buon’impressione e capii
subito che non era prudente
ignoragli. Mi dissero che non molto tardi sarebbe dovuto arrivare un
cavaliere
e il suo drago, e anche che la regina non avrebbe dovuto sapere nulla
fino al
loro arrivo.
Da
allora sono passati molti anni, e per mio sollievo nessuno si
è fatto più
vedere.
Poi
i mercanti che provenienti dalla capitale hanno iniziato a parlare di
voi, ma
la segretezza intorno alla vostra venuta mi ha fatto pensare che doveva
essere
successo qualcosa.
E’
per questo che vi sto aiutando, vorrei saperne di più -
E
così Galbatorix era a conoscenza di questo luogo. Morgana
devi allora
sapere che Galbatorix è stato distrutto.
Saphira
gli raccontò allora in breve cosa era accaduto nel loro
paese, della loro
partenza da Alagaësia fino al loro arrivo a
Zàkhara, e di com’erano venuti a
conoscenza di queste terre.
Adesso
capisco tutto l’interesse del re per
raggiungere le terre selvagge!
E
a quanto pare la regina deve essere tuttora
all’oscuro dell’importanza di questo luogo.
**
Dopo
due settimane, Saphira aveva recuperato tutte le sue
capacità motorie, e presto si sentì abbastanza in
forze, da poter alzarsi in
volo e procurarsi il cibo da sola.
Par
e Morgana la videro alzarsi in volo e volteggiare con grazie sopra la
foresta,
per sparire subito dopo dietro la cima degli alberi.
-
E’ bello rivederla di nuovo in forma…- sorrise
Par. - Credi si sia ripresa del
tutto?- chiese cercando con lo sguardo gli occhi della maga
-
Le ferite esteriori sono guarite. Quelle del suo animo, non credo
possano
andarsene così facilmente - ammise seria.
Il
volto di Par si fece all’improvviso scuro: da quando Saphira
si era svegliata, l’elfo
aveva temuto ogni giorno l’arrivo di questo momento; sapeva
che per loro non
c’era situazione migliore di questa per proseguire la
missione, ma non era
certo che la dragonessa sarebbe stata disposta a farlo.
-
Che cosa intendete fare adesso?- chiese Morgana, intuendo i pensieri
dell’elfo.
-
Non lo so, ne dovrò parlare prima con Saphira, suppongo.
Spero solo che possa
essere ragionevole. –
**
Quella sera
stessa Par uscì fuori deciso a parlare con Saphira del
loro futuro, ma non la trovò in nessuno dei posti dove era
solita riposare per
la notte. Stava per entrare a chiedere spiegazioni a Morgana quando fu
raggiunto dalla voce della dragonessa.
Saphira dove
sei? chiese con un
senso di sollievo nel sentire la sua
voce.
Sono poco
distante dal capanno. So che volevi
parlarmi, ma non
tornerò subito Par Allarmato
da quest’affermazione Par si affrettò chiedergli
Che
storia è questa Saphira? Che intendo fare?
La voce di
Saphira si espanse
nella mente di Par per diventare più calda e rassicurante.
Non ti
preoccupare, ho solo bisogno di un po’ di
tempo per pensare. Ho già parlato con Morgana e lei
è d’accordo
Saphira!
protestò
l’elfo, ma la dragonessa aveva oramai
tagliato la
comunicazione e Par non poté fare nulla. Dopo un attimo
Morgana uscì, e gli
andò incontro.
-
Saphira
mi ha detto che ha parlato anche a te. È volta via.
Perché gli hai detto che
andava bene? -
- Non
avevo alcun diritto di fermarla, ora che è guarita non ne
vedo il pericolo -
Par
la guardò disarmato, ma non aggiunse nulla.
Quando
il giorno dopo Saphira atterrò davanti alla casa di Morgana,
il sole era già
sceso dietro gli alberi, e la foresta stava per essere avvolta dalla
coltre
scura della sera:
- Ho pensato a lungo a quello che è
successo
da quando siamo partiti per questa missione. - gli disse
senza preamboli
- Ho sentito i tuoi timori ieri mattina, Il
mio più grande desiderio era infatti di raggiungere Eragon,
e lo è tutt’ora.
Par
fece un cenno di protesta, ma Saphira lo interruppe prima che potesse
dire
qualcosa.
Ma
è anche vero che abbiamo un compito importante
da portare a termine.
Sono stata a
lungo combattuta tra questi due
obblighi. Poi ho capito che non potevamo farcela da soli, ed
è per questo che
ho chiesto a Morgana di aiutarci.
Ma non possiamo
chiedergli tanto! fece allora
Par,
esprimendo tutti i suoi dubbi. Ma una voce alle sue spalle lo fece
subito
girare.
Morgana
gli aveva infatti raggiunti:
- Non
ti devi preoccupare Par, sono io che ve lo chiedo.
Devo
dire che ho dovuto parlare a lungo con Saphira prima di convincerla, ma
alla
fine abbiamo raggiunto un accordo.
Voi
proseguirete verso le terre selvagge. Io mi occuperò del
modo di liberare
Eragon-
-
È
già tutto deciso quindi!? -
-
Sì
Par. Era quello che desideravi, no? -
- Certo,
ma…-
- Niente
ma. Domani andrò in città per procurarvi i viveri
che necessitate. Poi tu
Saphira potrete ripartire.