Saphira
e
Par stavano sorvolando la Stonewood da ormai due settimane, davanti al
loro
l’immensa distesa verde si stagliava senza fine tanto da
fargli dubitare che
avesse una fine.
Fu al quindicesimo giorno di volo che la dragonessa riuscì
finalmente a
intravedere i primi picchi dei monti delle terre selvagge che si
stagliavano,
ora, come miraggi tra le cime degli alberi.
Guarda Par, riesco a intravedere i picchi.
Ancora qualche giorno e potremmo raggiungere le loro pendici!
Par gli rispose con un flebile sorriso, accoccolandosi intorno al suo
collo,
mentre stringeva i denti nel tentativo di frenare i fremiti alle gambe
che
iniziavano a dolergli terribilmente a causa del loro sfregamento
prolungato
contro il corpo della dragonessa durante interi giorni di volo forzato.
Anche Saphira era altrettanto stanca. Più di una volta, la
dragonessa aveva
volato oltre i propri limiti per permettere a Par di riposare in un
luogo
sicuro. La dragonessa non gli aveva permesso di replicare dopo che per
due
volte di seguito si erano imbattuti in un branco di pericolosissime
bestie,
simili a lupi, fornite di un paio di lunghe zanne affilate.
Quei lupi, aveva osservato, si muovevano e attaccavano in branco e,
anche se
non avrebbero potuto fare molto contro un drago, Saphira aveva temuto
spesso
per la vita di Par.
**
Era l’alba del sedicesimo giorno di viaggio, appena un giorno
da quando avevano
effettuato l’avvistamento del branco di lupi dai denti a
sciabola, quando gli
alberi iniziarono a diradarsi sotto
e
alzandosi in volo Saphira e Par riuscirono a scorgere da lontano la
fine della
foresta.
C’impiegarono altri quattro giorni per raggiungere le pendici
delle montagne,
oramai non sentivano più quella fretta che gli aveva spinti
fin a qual momento
e Saphira si permise di fare delle pause più lunghe.
La sera del diciassettesimo giorno, Par sedeva davanti a un fuoco. Era
stato un
piacere per L’elfo poggiare ii piedi sul terreno solido per
più di una manciata
di ore, e per la prima volta poté godersial piacere di un
pasto tiepido. A rovinare
il momento di sollievo arrivarono grandi nuvoloni dalle montagne che si addensarono sopra di
loro portando con sé una
fitta pioggia che li accompagnò nei giorni seguenti
Per Saphira non era un grosso problema, ma Par, iniziò
seriamente a pregare che
smettesse. Al quarto giorno di pioggia incessante, infatti, gelo era
penetrato
fin dentro le ossa dell’elfo che non aveva più un
indumento asciutto:
- Maledetta pioggia! - imprecò l’elfo ad alta
voce, mentre cercava di accendere
un piccolo fuoco da campo con un paio di rametti e una pietra focaia.
La
pioggia aveva irrimediabilmente bagnato ogni cosa che li circondava,
compresa
la legna, che ora non si decidevano ad accendersi.
Erano già una ventina di minuti che stava tentando, ma fino
ad ora era riuscito
solo a rimediato un fastidioso graffio alla mano destra, nono era grave
e
sarebbe guarita in pochi giorni, ma aveva reso Par molto nervoso.
Mi permetti di darti una mano? gli
chiese
la dragonessa, che stava osservando Par con divertimento. Accortosi
dell’ironia, con un aspro sguardo, l’elfo gli fece
segno di farsi avanti.
Saphira allungò il suo collo sopra ai legnetti, poi vi ci
soffiò semplicemente
sopra.
Una sola piccola scia di fuoco, ma che fu sufficienti ad ardere
immediatamente
la legna che Par aveva raccolto.
L’espressione sul volto di Par mutò immediatamente:
- Grazie! - gli disse Par riconoscente.
Da solo ci avrei impiegato tutta la
serata, quei rami erano davvero fin troppo fradici. Ammise
sfregandosi le
mani ancora gelate davanti al tepore delle fiamme.
Diciamo anche tutta la notte. Gli
fece la dragonessa di rimando gorgogliando divertita.
Già … gli
rispose Par con un sorriso.
In tutte quelle settimane di viaggio i due compagni non si erano
scambiati
molte parole. Era stata una decisione presa in tacito accordo, e
nessuno dei
due aveva avuto intenzione di toccare l’argomento, almeno
fino a quel momento.
Morgana avrà raggiunto Murtagh
e
Arya? chiese Saphira dopo alcuni minuti di silenzio. Dalla sua voce
traspariva
un’incertezza che finora Par non aveva mai avvertito.
Non lo so Saphira. gli
disse onestamente.
Ma lo spero tanto e noi non dobbiamo
dubitare della sua parola. Vedrai che ce l’avrà
fatta, riusciranno a liberare
Eragon, e il tuo cavaliere sarà presto al sicuro con Murtagh
e Arya
La nostra unica speranza è di trovare l’uovo
destinato a Eleonor. Solo così
avremmo una possibilità di sconfiggere Isobel e il suo
esercito Ma ti
ringrazio. Da sola non avrei avuto la forza di continuare. Ora Par
è meglio che
riposi. Ma l’elfo scosse la testa con decisione.
No Saphira, farò io il primo turno
di guardia.
Così mi potrò asciugare gli indumenti davanti al
fuoco aggiunse per
bloccare le proteste della dragonessa. Saphira alla fine
acconsentì e facendo rotolare
la sua coda intorno al corpo chiuse i sui occhi e si
addormentò
**
Al
quinto giorno
la pioggia aveva finalmente cessato di cadere, e durante il pomeriggio
anche il
cielo andò rasserenandosi e il sole fece timidamente
capolino dietro gli ultimi
sprazzi di nuvole.
Il
temporale si era lentamente spostato a est ma
nonostante il sole fosse riapparso, non aveva impedito che la pioggia
lasciasse
dietro di se una scia di aria gelida.
Par
si racchiuse ancora più dentro il suo
mantello, mentre si preparava di nuovo a salire sul dorso di Saphira.
Erano
passate solo due ore quando i due compagni si accorsero che avevano
raggiunto
le pendici dei picchi che adocchiavano orami da quasi una settimana
-
Ci siamo, ora sapremo se il viaggio ne è valso
il sacrificio - disse Par guardando con emozione davanti a se i monti
che molti
anni fa aveva solo raggiunto e mai varcato.
Andiamo!
Aggiunse usando il collegamento mentale.
Avevano
appena passato una serie di piccole
colline e superato un piccolo promontorio roccioso, quando ecco che da
lontano
comparvero cinque puntini neri. Presto fu evidente che si trattava di
un
qualche genere di volatile. I puntini divennero presto delle grandi
macchie che
stavano puntarono dritto verso di loro. Saphira non avrebbe potuto
nascondersi
oramai, così continuò spedita nella sua direzione
incontro alle cinque creature
alate.
Questi
si stavano avvicinando con estrema
velocità, e Saphira non impiegò molto per
riconoscere le loro sagome come
quelle di cinque draghi!
Erano
un arcobaleno di colori. Una volta a
portata d’ala, il più grande tra loro, un robusto
drago nero, si portò
immediatamente aventi agli altri, e iniziò a girare intorno
a Saphira. La
dragonessa sentì immediatamente qualcuno sfiorare la sua
mente.
Al
timore iniziale, seguì subito la curiosità.
Quei draghi, si rese conto Saphira, comunicavano con uno strano
linguaggio
fatto di gorgoglii e ruggito. Poi, come in una starna alchimia, quei
gorgoglii
divennero dei suoni che presto si trasformarono nella sua testa in
parole. Una
forte curiosità emanava da loro e in poco tempo Saphira si
accorse di
comprendere tutto ciò che dicevano attraverso le loro menti.
Era qualcosa
d’ancestrale che Saphira seppe fare parte della sua
conoscenza ancora prima di
nascere.
A
un loro cenno, Saphira seguì i cinque draghi
senza batter ciglio.
Saphira
che cosa sta succedendo?.
Gli
chiese ad alta voce Par, che dal suo
dorso aveva sentito solo una serie di ringhi, e visto sguardi
d’intesa tra i
vari draghi.
Ci
stanno
portando dal loro capo. le
disse
semplicemente la dragonessa, che si rese conto solo ora di essersi
quasi
dimenticata della presenza di Par. Lo sentì stringersi forte
al suo collo,
mentre lei si girava a destra e a sinistra, impaziente di scoprire
tutto di
questo nuovo mondo.
I
cinque draghi guidarono Saphira nel mezzo
d’alcuni picchi frastagliati.
La
loro presenza in quei luoghi era ben visibile
a occhio nudo. Peofondi squarci che si aprivano numerosi nella tenera
roccia,
la dove le enormi creature dovevano essere atterrate e decollate
più e più
volte.
Una
serie di grotte e affioramenti d’arenaria
erano visibili ora dall’alto. I draghi ignorarono questi per
dirigersi sicuri
verso un ampio varco, oltre il quale, davanti a loro si aprì
un’immensa vallata
sovrastato da alti monti innevati.
Dalla
loro visione privilegiata, Par e Saphira
poterono notare, come la valle fosse attraversata da un gran fiume, che
serpeggiava nel suo mezzo, e che proseguiva oltre quei monti, e come,
sui suoi
due lati, una rigogliosa foreste ne ricoprivano a macchie la superficie.
I
cinque draghi attraversarono la valle, e
Saphira non poté fare a meno di provare un’intensa
sensazione di libertà. Quelle
stesse emozioni, che ricordò di aver provato solo nel
deserto di Hardarac molti
anni fa, quando con Eragon erano in fuga dall’impero di
Galbatorix.
La
memoria del suo cavaliere, la riportò
improvvisamente al presente, alla missione che dovevano compiere, e a
Par che
stava sul suo dorso. L’elfo, notò Saphira, girando
leggermente il collo verso
la sua direzione era ora catturato da ciò che si presentava
davanti agli occhi.
Un
numero indefinito di draghi si erano in poco
tempo radunato intorno ai nuovi arrivati.
Benvenuta
tra noi parlò
una voce che aveva
raggiunto la mente di Saphira
Quale
è il
vostro nome e da dove provenite?
Io
sono
Saphira, e lui è un elfo, sta viaggiando con me e si chiama
Par.
Disse
Saphira girandosi rapidamente intorno a sé
in cerca del drago che gli stava parlando.
Io
provengo dalla lontana terra di Alagaësia
A
quel nome, tutti i draghi si guardarono tra
loro, mentre colui che aveva parlato, probabilmente il loro capo, un
possente
drago bianco come il ghiaccio, avanzò deciso verso di lei.
Il
drago aveva un portamento regale, le sue
dimensioni, che superavano notevolmente quelle di un qualsiasi altro
drago
Saphira avesse mai visto, erano maestose. Anche Gleadr a suo confronto
sarebbe
risultato piccolo. Le sue scaglie erano di un colore bianco ghiaccio,
che
brillavano di un argento vivido alla luce del sole.
In
contrasto con la luce delle sue scaglie, il
drago sfoggiava lunghi spuntoni, di un nero ebano, che sporgevano lungo
tutta
la spina dorsale, mentre sulla sommità e i lati della testa,
due paia di corna
completavano quella magnifica corazza.
Il
mio
nome è Sigmar
tuonò il drago
Sono a
capo di queste terre, e dei draghi che vi abitano da oramai oltre mille
anni.
Hai
detto di venire da Alagaësia. Ero presente
quando molti di noi partirono per quella terra lontana.
All’epoca ero ancora un
cucciolo, ma ricordo bene i motivi che ci hanno costretti a quel gesto.
La
terra era in tumulto, e il clima era
cambiato, non avevamo possibilità di dare il cibo a tutta la
comunità. Così Il
mio bis nonno, e il consiglio degli anziani che egli dirigeva,
optò per la
partenza di parte di molti valenti draghi del nostro clan in cerca di
nuove
terre. Fu una grande pena per tutti noi vederli partire. A quella prima
ondata,
avrebbero dovuto far seguito altre. Ma nel frattempo avvenne qualcosa
di
epocale. Dopo quasi cento anni, il clima, si ristabilì. La
fauna e la flora
tornarono abbondanti e noi draghi come tutti, riprendendo a
proliferare,
protetti dal resto del mondo da questi monti, continuammo a vivere
indisturbati.
Fino ad ora.
Par
fu informato da Saphira di ciò che Sigmar si
stava dicendo.
Alla
fine del suo discorso il drago dalle squame
di ghiaccio allungò il suo muso verso Par, accorgendosi
della sua presenza per
la prima volta:
Non
abbiamo avuto contatti con altri esseri viventi che non abitassero
già queste
terre fino alla venuta di una creatura simile in tutto a questo bipede,
che tu
hai chiamato elfo.
Disse
senza distogliere il suo sguardo da Par che
si sentì un po’ a disagio. Quando Saphira gli ebbe
tradotto ciò che aveva detto
la mente di entrambi venne attraversata da un unico pensiero.
Eleonor
doveva
aver raggiunto quelle terre prima di loro. Sigmar colse quello scambio
di
sguardi e chiese senza indugio: Sapete
di chi si tratta?
Fu
Saphira
a parlare Sì Sigmar la conosciamo, il suo nome
è Eleonor.
Il drago corvino rimase in
silenzio per alcuni istanti prima di rivolgere a Saphira
un’altra domanda.
È
lei che
ti ha ricondotto nella tua terra natale?
Per
lei e per tenere fede a
una promessa fatta al mio compagno di mente e di cuore Rispose
Saphira
Curioso
che esseri tanto piccoli e così indifesi
possano influenzare le scelte di una
creatura come la nostra. Saphira,
colpita nell’orgoglio emise un
ringhio di protesta.
Non
sono stata influenzata
da nessuno.
Perdonami
Saphira, non posso
parlare di ciò che non conosco. Parlaci dunque di
Alagaësia, e come i nostri fratelli
stanno vivendo.
Sigmar,
ciò che chiedete, potrebbe andare ben
oltre la vostra stessa immaginazione e ci vorrà del tempo
per essere
raccontata.
Tutti
noi non abbiamo fretta.
Avanti, ti ascoltiamo.
gli
fece
allora Sigmar, mentre gli altri draghi avevano preso a stringersi tutti
intorno
alla dragonessa dalle squame zaffiro. Così Saphira
iniziò il raccontare della
storia di Alagaësia, partendo dalla venuta dei primi draghi.
Proiettò alcune
immagini nelle loro menti, al fine di far comprendere ciò
che era stata la
sanguinosa guerra tra elfi e draghi. Dell’amicizia tra il
giovane Elfo, Eragon,
e un piccolo cucciolo di drago; di come insieme entrambi, diedero vita
a quella
che poi si sarebbe trasformata in una lunga alleanza tra il popolo dei
Draghi e
quello degli Elfi, e in seguito anche degli uomini, che sarebbero stati
poi
chiamati Cavalieri dei Draghi.
Tutti
i draghi espressero tutto il loro dolore e
rammarico per l’enorme errore che si era creato intorno
all’uccisione del primo
drago, e guardarono Saphira ora con rinnovato stupore quando vennero a
conoscenza del patto di sangue che sigillò per sempre la
pace tra le due razze,
e che aveva legare lei, e molti altri loro simili a un elfo o a un
essere
umano.
Saphira
non comprese a pieno il significato dei
numerosi sguardi che di sfuggita Sigmar si scambiò con altri
anziani, se erano
di preoccupazione, paura o sospetto.
Ciò
che ci
hai appena narrato è sorprendente. Noi tutti siamo
addolorati per ciò che è
accaduto. Che questo sia un ammonimento a tutti noi per il futuro.
disse allora Sigmar prima di lasciare nuovamente la
parola a Saphira, e calmando così tutti gli animi.
Il
racconto proseguì con la storia di
Galbatorix. Di come il giovane e promettente cavaliere perse il suo
drago. Di
come questo lo portò, in seguito, a distruggere
l’ordine dei Cavalieri, ed
estinguere quasi completamente la loro razza, ad accezione dei
rinnegati e i
loro draghi. Di come aveva legato a sé Skruikan con un
oscuro incantesimo, e di
come divenne l’indiscusso re di tutta Alagaësia.
Gli
raccontò infine del suo cavaliere, Eragon, e
delle loro imprese, di Castigo e Murtagh, e di come insieme hanno
sconfitto
Galbatorix, grazie anche al sacrificio di Skruikan.
E
in fine del motivo per cui hanno dovuto
lasciare Alagaësia, e giunti nella loro terra si siano
imbattuti in quel nuovo conflitto.
Tutti
i draghi meditarono a lungo sulle parole
di Saphira. La loro responsabilità verso il mantenimento
degli equilibri della
terra era molto forte e non poteva lasciargli indifferenti.
Ma
Sigmar seppe ricomporre gli animi di tutti
con parole di conforto.
Nel
frattempo Saphira si accorse che Par si era
addormentato al suo fianco, mentre il sole aveva fatto un giro completo
del suo
ciclo. Non si era resa conto di aver parlato così a lungo, e
non era ancora
arrivata a spiegare il motivo per cui erano lì, per lei le
erano parse passare
solo poche ore. Saphira rimase sconcerta da quella dilatazione del
tempo, e
chiese subito spiegazione a Sigmar.
Il
drago pensò alcuni secondi prima di darle una
risposta.
Dal
nostro
punto di vista, non è cambiato nulla. Non
è il nostro tempo che è più largo, ma
al contrario. Sei
tu Saphira che entrata a contatto con gli umani,
ti sei ormai adeguata a un diverso scorrere del tempo.
Gli disse l’anziano drago mentre un profondo suono
gutturale scosse tutto il suo corpo, facendo capire a Saphira che la
cosa
doveva averlo divertito molto.
Poi
Sigmar la lasciò, per andare a occuparsi di
altre faccende. Saphira rimase in compagnia dei draghi più
giovani che la
invitarono a visitare la loro valle.
Saphira
declinò l’invito esprimendo la volontà
di rimanere accanto a Par. Avrebbe vegliato sull’elfo almeno
fino a quando non
si fosse svegliato. Ma Saphira sapeva che la vera ragione per cui non
era
andata, era che quella nuova realtà la spaventava: e in quel
momento, più che
mai, sentiva la mancanza di Eragon. Aveva la sensazione di stare
perdendo sé
stessa. Tutto quello che aveva rappresentato il suo mondo fino a quel
momento
stava perdendo significato, un baratro si era aperto davanti a lei. Un
baratro
che quei draghi stavano invitandola a superare, e quello che
l’attendeva
dall’altra parte, lo percepiva nel profondo, non doveva
essere poi tanto
sbagliato.
Par
si ridestò dopo alcune ore.
-
Avete
concluso? - chiese con la voce ancora impastata.
Sì,
mi
dispiace se hai dovuto aspettare tanto.
Saphira spiegò brevemente a Par ciò che gli aveva
riferito Sigmar riguardo al
tempo.
-
Non c’è bisogno che ti scusi, non dipende da
te Saphira.
Ma
dobbiamo chiedere immediatamente al loro
capo, a questo Sigmar, il premesso di avvicinarci alle loro uova. -
Saphira
era d’accordo con l'elfo, ma durante la
giornata entrambi scoprirono che era quasi impossibile avvicinarsi a
Sigmar.
Saphira
sentì che c’era qualcosa che non andava,
e notava come guardavano Par con sospetto.
Passarono
così due giorni, e la risposta che
ricevevano dagli altri draghi era sempre la stessa. Saphira
capì che avrebbe
dovuto fare assolutamente qualcosa, ma l’avrebbe dovuto fare
da sola.
Al
terzo giorno, Saphira aspettò che Par si
addormentasse, per spiccare il volo decisa a incontrare Sigmar ad ogni
costo.
Saphira
andò subito alla ricerca di Sigmar, ma
venne presto a conoscenza che l’anziano drago si era
allontanato per una
perlustrazione ai confini del loro regno e non sarebbe tornato prima di
due
ore.
Fu
allora che la dragonessa venne del tutta
trascinata dagli altri draghi, che la invitarono a seguirla presso un
piccolo
laghetto. Saphira, questa volta, non riuscì a dire loro di
no.
Così
le altre dragonesse la portarono nelle
profondità del mare, dove le mostrarono le meraviglie dei
suoi fondali, per poi
riemergere e giocare insieme con gli schizzi l’acqua.
Fu
forse il profumo della salsedine che inebriò
le sue narici procurandogli una piacevole e rilassante sensazione, o fu
la
compagnia di altri draghi, ma i loro versi si fusero presto nella mente
di
Saphira riempiendola di stimoli e di ricordi, che dentro di se, sapeva
essere
legati a prima della sua nascita. Ricordi che aveva immagazzinato nei
recessi
della sua mente, e che aveva riprovato solo nei sogni.
Immersa
completamente nella sua coscienza,
Saphira si dimenticò completamente di quello che si era
proposta di fare
lasciando Par, e si abbandonò completamente a quel suo nuovo
stato di benessere
che il contatto con gli altri draghi le dava.
Era
qualcosa di diverso da quello che provava
quando era con Eragon, o quando stava con Castigo. Saphira non avrebbe
potuto
esprimerlo con le semplici parole, era solo cosciente che qualcosa di
profondamente ancestrale in quel nuovo legame la faceva sentire bene.
La
giornata passò e Par attese l’arrivo di
Saphira per tutto il pomeriggio. Qualcosa doveva essergli accaduto, ma
dalla
sua posizione non poteva fare molto se non aspettare. Arrivata la sera
si
addormentò riparandosi sotto un albero dalle enormi foglie a
stella, Par non si
accorse degli artigli che lo avevano sollevato, e avvolto e trasportato
poco
lontano, verso una serie di piccole caverne che si aprivano nella
roccia.
Quando
si svegliò, il mattino seguente, Par si
ritrovò circondato da una decina di piccolo draghi.
Il
vecchio Elfo si guardò freneticamente
attorno, in cerca di Saphira, ma la dragonessa non c’era.
Sedendosi
su una roccia, Par si massaggio piano
le tempie nel tentativo di calmarsi e cercare un modo per uscire da
quella
situazione. Poi udì qualcosa, il suono di un lamento che a
Par apparve subito
appartenere a un essere umano. L’elfo avanzò lungo
l’entrata della grotta, e il
suo sguardo si posò su qualcosa che non si sarebbe mai
aspettato: una bambina
dormiva, raggomitolata su sé stessa, sopra il ventre di un
piccolo drago. Con
sua grande sorpresa di Par, la bambina era Eleonor!
Il
suo respiro, notò subito
con sollievo, era regolare e sembrava stesse dormendo pacificamente.
Par
si chinò adagio su di
lei, scansandole con delicatezza dal viso i riccioli biondi. La sua
pelle chiara
era qua e là sporca di terra e polvere, ma suoi lineamenti
paffuti mostravano
chiaramente che la bimba era stata nutrita regolarmente.
Proprio
in quel momento
Eleonor si mosse, e i suoi occhi si spalancarono per incrociare quelli
di Par.
Le sue palpebre si aprirono e chiusero più volte, con
sguardo sollevato, mentre
Par la ricambiava con un largo sorriso.
-
Siete arrivati! - le
disse dopo essersi lanciandosi con le sue esili braccai al collo di Par
e
abbracciandolo forte. Nonostante l’apparente
tranquillità della sua voce, Par
sentì la bambina tremare sotto le sue braccia.
-
Ora è tutto a posto. -
l’assicurò lui con un sussurro. Ma nel suo
profondo Par non aveva idea di come
sarebbero usciti da li. Saphira non si era fatta ancora vedere, e
più le ore passavano
più si assottigliava la sua speranza di rivederla.
Il
giorno scivolò troppo
presto cedendo nuovamente il passo alla notte, di Saphira non vi erano
ancore
tracce, e i giorni presero a susseguirsi uguali.
-
Quando pensi ritornerà
Saphira? - stava chiedendo una volta in più Eleonor, mentre
mangiavano in
silenzi il pasto che i draghi portavano loro giornalmente.
-
Non lo so. - gli rispose
sconsolato Par. L’elfo si alzò per andare a
prendere da bere, quando fu
affiancato da una sagoma scura.
Par
la riconobbe subito,
era uno dei cuccioli di drago di cui ora lui ed Eleonor facevano parte.
Tra
tutte loro era decisamente la più grande, e sicuramente la
più autorevole
all’interno della gerarchia che Par ed Eleonor avevano
imparato a conoscere e a
rispettare.
Con un sorriso Par si voltò verso di lei, da ormai tre
giorni, era evidente, la
piccola lo seguiva e osservava in tutto quello che faceva, e la sua
presenza
gli divenne presto familiare.
Ma
non era stata solo
quello ad attirare la curiosità dell’elfo, la
mente dei piccoli draghi come di
tutti i cuccioli, era di gran lunga più malleabile di quella
degli adulti, e
Par aveva avvertito fin subito, da parte della piccola dragonessa, la
volontà
di comunicare con lui.
Era così iniziata tra loro una strana corrispondenza, fatta
di immagini e
sensazioni.
Anche se non era sicuro di essere compreso, Par aveva cominciato a
raccontarle
della sua vita. L’elfo si era sentito uno stupido
inizialmente, ma quando
percepì l’interesse da parte del cucciolo, mise da
parte le sue incertezze, e
le aprì completamente la sua mente e il suo cuore.
Gli parlò così della sua gente, di Isobel, e
della guerra che da troppo tempo
metteva in contro elfi e uomini gli uni contro gli altri, per il solo
desiderio
di una regina di dominare sulla terra Zàkhara e della
possibilità di pace per
tutti, nel caso in cui la piccola Eleonor fosse riuscita a trovare
l’uovo
destinato a lei.
Passarono due settimane, e la sua amicizia con la piccola dragonessa
crebbe
ogni giorno di più, e Anche il cucciolo iniziò a
parlargli della sua vita, Par
apprese anche il suo nome, Vespriana. Era il nome della sua bis, bis,
nonna e
ne andava molto fiera.
Fu allo scadere del mese che Vespriana gli annunciò il loro
ritorno alla valle,
gli fece capire che se la sua Saphira c’era ancora quel
giorno l’avrebbe di
certo incontrata di nuovo.
Per tutta la mattina Par le domandò se era sicura di questo,
poi, nel
pomeriggio, arrivò una grande dragonessa, che finalmente
portò tutti loro nuovamente
alla valle.
- Stammi sempre vicina Eleonor, e non lasciarmi la mano per alcun
motivo.- disse
Par ad Eleonor stringendola forte a se, mentre entrambi venivano
innalzati
sopra le rocce. In poco tempo raggiunsero la valle, per atterrare alla
riva di
un piccolo ruscello.
Tutte
le femmine volarono
verso i piccoli, e tra loro Par ed Eleonor riconobbero Saphira. La
dragonessa
piombò nella radura, ma sembrò non riconoscere
entrambi. Si rivolse invece ai piccoli,
come tutte le altre femmine del branco.
Par
cercò
di comunicare con lei, ma non ebbe alcuna risposta. Non vi era nessuna
barriera
a impedire loro la comunicazione. Saphira semplicemente non lo sentiva.
Dall’altra
parte Saphira, provò una strana sensazione,
sentì qualcosa di estraneo entrare nella sua mente, e la
dragonessa lo scaccio
come un brusio fastidioso.
Allora
intervenne Vespriana, riconoscendo la
dragonessa, cercò in tutti i modi di attirata la sua
attenzione, per poi far
focalizzare il suo interesse su Par. Una volta raggiunto
l’obbiettivo, la voce
di Par penetrò con forza dentro la sua testa con un maglio,
Saphira non aveva
alzato alcuna barriera per proteggere la sua mente, e non fu difficile
per Par
poter penetrare nel suo profondo, attingendo così ai suoi
ricordi più recenti.
Lo
sguardo di Saphira si illuminò
improvvisamente, ci fu un flebile bagliore di riconoscimento, ma ci
vollero
diversi minuti perché riuscisse nuovamente a parlargli.
Par.
Mi
dispiace fu
la prima cosa che disse
Mi
sono
ritrovata in mezzo a loro, e non sono più riuscita a uscirne.
Lo
so. Ma avremmo tempo per le scuse. Ora devi
conoscere le ultime novità Saphira … guarda.
Saphira
vide farsi aventi tra i cuccioli la
piccola Eleonor.
-
Sono contenta di rivederti Saphira. - le fece
timidamente la piccola
Eleonor!
Saphira
annuì con aria grave, mentre osservava più
attentamente la piccola per vedere
se era tutto a posto.
Sono felice
anche io di rivederti piccola gli disse infine avvicinandosi,
e
permettendole di accarezzargli il muso squamoso, mentre si rivolgeva
mentalmente a Par
Par
che
cosa pensi significhi tutto questo? Voglio dire, perché
Sigmar mi avrebbe
voluto separarmi da voi?
Non
lo so
ma è già passato un mese dal nostro arrivo qui
Da
quando
siamo arrivati, ho sempre avuto la sensazione che non era la prima
volta che ti
vedevano
Non mi
piace Saphira, ma credo deve esserci un motivo più profondo
nel loro
comportamento di cui noi non siamo stati ancora messi a corrente
C’è
solo un modo per saperlo.
Saphira
prese Par ed Eleonor sul suo dorso:
D’ora
in
poi, voi due starete con me. Non posso permettermi di perdervi
un’altra volta.
Poi
Saphira si diresse, dritta, in direzione
del luogo dove sapeva trovarsi Sigmar.
E
lì lo trovò, sdraiato, in riva a un ruscello.
Devo
parlarti d’urgenza Sigmar!
Dimmi
pure Saphira… ma
le parole gli morirono in bocca quando vide Par
dietro di lei…
Ancora
lui,
e avete portato anche il piccolo cucciolo d’uomo
Sigmar
devi ascoltarci … è molto importante.
Sigmar
ascoltò allora le loro richieste in
silenzio.
Partendo
dalla premonizione avuta da Eleonor
arrivarono alla loro richiesta, permettere alla piccola di dare inizio
con loro
a un nuovo patto tra i draghi e gli abitanti di Zàkhara.
Sapevo
che
prima o poi questo momento saprebbe arrivato, nonostante tutti i miei
sforzi
per evitarlo.
Avrete
già
sospettato che quello che vi dissi il primo giorno non era del tutto
vero.
Ebbene vi ho mentito nel rivelarvi che noi Draghi non eravamo a
conoscenza
della guerra che affligge le razze di Zàkhara,
dall’altra parte della foresta.
Quando
molti anni fa, voi Par, siete giunto a
chiedere aiuto, già allora sapevamo: le montagne ci
permettono di vivere
isolati, ma non ci hanno certo reso sordi alle sofferenza della terra
Sigmar
fece allora una piccola pausa
“Nonostante
questo, e con l’unanimità del il
consiglio degli anziano, all’epoca decidemmo ugualmente di
non partecipare al
vostro conflitto; facemmo in modo che non potessi vederci, e in seguito
ci
assicurammo che tu ritornasti nel tuo paese, sano e salvo.
“Ma poi è
arrivata questa piccola, e subito dopo voi, e questa volta sul dorso di
un
drago. Non potevamo fare più finta di nulla. Vi abbiamo
accolto e ascoltato.
E
il vostro racconto, Saphira, ha confermato i timori
che da sempre noi anziani temevamo.
Il
resto dei draghi che anche in passato si
erano opposti alla nostra decisione ha dovuto ricredersi, e alla fine
la
prudenza ha prevalso sulle spinte a intervenire.
La
nostra risposta è nuovamente negativa. Non abbiamo
intenzione di intervenire per nessuna delle due parti.
I
draghi si asterranno da qualsiasi tipo di
partecipazione, e non stipuleremo mai nessun tipo di alleanza con Elfi
né
Umani.
I
draghi rimarranno indipendenti, premonizione o
no.
Ma
se non
lo farete, la guerra giungerà anche qui. Non è
solo un problema degli Elfi. Isobel
non si fermerà certo solo a dominare Zàkhara.
Galbatorix aveva in mente già di
arrivare qua, e la regina ha mostrato in più di una
occasione di voler emulare
la sua opera.
Quel
giorno potrebbe non tardare troppo.
Quando
arriverà il momento, sapremmo difenderci. Affronteremo la
regina a testa alta.
Non siamo certo inferiori a loro.
Ma
non ci
hai ancora detto il perché non volete almeno dare la
possibilità a Eleonor di
toccare una delle vostre uova. So che il mio sogno era reale Nono
potete ignorarlo
Questa
volta era stato Par a parlare per voce
Saphira, la quale condividendo a pieno la sua obiezione. Sigmar
sembrò
profondamente alterato da quella insistenza.
Non
possiamo. Come vi ho già detto il consiglio ha ormai preso
la sua decisione.
Non
ci fidiamo degli né degli elfi, né tanto
meno degli esseri umani. E la storia di Alagaësia, che tu
stessa ci hai
raccontato, ci ha mostra chiaramente come la nostra razza ha solo
tratto
svantaggi dal Patto di Sangue. Siamo stati utilizzati come mere bestie
da
trasporto, mentre i vostri cavalieri si fanno la guerra per avere solo
maggior
potere. La loro natura non può essere cambiare, e noi non
abbiamo intenzione di
commettere lo stesso errore dei nostri antenati.
Ma
se vorrai sarai sempre la benvenuta
No,
reclino la tua offerta Sigmar. Non
abbandonerò mai il mio cavaliere, né Par
né chiunque altro crede in me. Non
condivido il vostro disprezzo per i Cavalieri.
Voi
non potete capire se non lo avete provato, e
vi assicuro non siamo mai stati soltanto delle cavalcature per loro.
Allora
farete bene ad andarvene, qui non potete
trovare ciò che siete venuti a cercare.
Addio
Sigmar. Mi avete profondamente deluso. Non credevo che la nostra specie
potesse
arrivare a essere così egoista.
Andiamo
Par, Eleonor, qui
abbiamo già perso troppo tempo.
E
con
questo la dragonessa voltò le spalle a Sigmar, che
osservò con disappunto la
dragonessa volare via, fino a quando non scomparve all'orizzonte.
*
Quando
se
ne furono andati il grande drago percepì una piccola
presenza farsi accanto.
Era
Vespriana, che si avvicinò piano al suo
nonno strusciandosi affettuosa contro il suo caldo ventre.
La
piccola aveva ascoltato tutta la
conversazione con Saphira, decisa ad aiutare i suoi nuovi amici,
utilizzando
tutte le carte che aveva a suo favore.
Vespriana
… nipote mia. Che cosa ci fai qui?
Nonno
che cosa sta accadendo. Il consiglio ha il
diritto di sapere della premonizione.
Perché
non gliene hai parlato
Non
dovresti stare a giocare con gli altri cuccioli?
gli
fece l’anziano drago con un tono
di rimprovero nella voce.
L’ho
fatto, e ho avuto modo di fare la
conoscenza di Par e Eleonor e siamo diventati amici.
Sigmar
si girò di scatto, e si mise a
fissare corrucciato la nipote con i suoi grandi occhi neri.
La
piccola sostenne coraggiosamente il suo
sguardo, e continuò:
So che
cosa ti turba. In lui, come in Eleonor, non ho visto nulla di
così sbagliato da
poter minacciare una razza millenaria come la nostra
Piccola
mia tu non sai di cosa stai parlando”
Io
so che in loro ho visto solo sincerità. E il
cuore di Saphira l’ho trovato integro e i suoi sentimenti
sono puri
Non
è
certo di Saphira che dubitiamo … ma lo saranno anche quelli
del suo cavaliere?”
La piccola sapeva bene a cosa il nonno si stesse riferendo:
Nonno
non puoi esserne certo nonno. Dategli una
possibilità. Per me
chiese
semplicemente la piccola dragonessa.
Sigmar
si prese alcuni attimi per pensare, prima
di rispondere:
Se
fosse
stato un altro drago a propormelo, gli avrei sicuramente detto di no
… ma a te
sai che non posso negarti nulla. D’accordo piccola mia.
Ne
parlerò con gli anziani
Naturalmente
Nonno. Ma dovrai farlo in fretta … Saphira Par ed Eleonor
hanno deciso di
partire fra due giorni.
D’accordo.
Farò tutto quel che sarà in mio potere.
Grazie
nonno!
Il
giorno della partenza era arrivato. Saphira
vide molti dei giovani draghi che aveva conosciuto durante la loro
permanenza,
insieme a tutti i cuccioli, pronti a salutarli, Vespriana in testa.
La
piccola dragonessa sembrava nervosa, e cercò
in tutti i modi di attardare la loro partenza, come se fosse in attesa
dell’arrivo di qualcuno. Si stavano così
preparando a partire, quando un forte
ruggito attraversò la valle, e Sigmar planò
maestosamente tra loro.
Vespriana
sembrò essere soddisfatta e Par la
guadò con curiosità e sospetto.
Alla
luce
alle nuove rivelazioni abbiamo appena concluso una difficile riunione,
durante
la quale abbiano tenuto conto delle opinioni di un numero consistente
di altri
i draghi. E nonostante la sentenza da noi precedentemente emessa, il
consiglio
ha deciso altrimenti di darvi una possibilità disse
loro con voce solenne
Ma,
alla
condizione che ci dimostriate la purezza del legame tra il drago e il
suo
Cavaliere.
Se
riuscirete in questo, allora. potremmo
permettere al cucciolo di uomo di toccare una delle nostre uova, e
potersi
legare così a un nostro cucciolo.
Cosa
dobbiamo fare, perché voi crediate nel
rapporto tra drago e cavaliere? chiese
subito Saphira.
Hai già visto gli effetti della tua permanenza tra noi, di
come tu ti sia
potuta dimenticare in poco tempo tutti i tuoi precedenti affetti. Tutti
i
draghi fanno parte di una grande e unica famiglia, e come tale non hai
potuto
resistere agli istinti che sono propri della tua specie.
Ma
se il legame con il tuo cavaliere è veramente
puro, allora quando lo rincontrerai, non avrai alcun problema a
riconoscerlo
Sigmar
vide Vespriana farsi avanti.
Ma
nonno!
Nono
ora
nipote.
Vespriana
è la nipote di Sigmar?! Saphira
riferì immediatamente la notizia a Par che si
voltò di scatto verso la piccola
dragonessa. Ma Vespriana era completamente rivolta a suo nonno, che ora
aveva
ripreso a parlare:
Queste
sono le nostre condizioni e non transigeremo su questo. La nostra
libertà è
preziosa, e non possiamo perderla per qualcosa che può
portarci alla rovina …
Ma se supererete la prova, cosa di cui noi tutti anziani dubitiamo
fortemente,
metteremo da parte tutte le nostre riserve, e vi aiuteremo nella lotta
contro
la regina Isobel.
Saphira
guardò Sigmar con rabbia.
Il
mio legame con
Eragon è forte, e non ha bisogno di nessuna conferma.
Accetterò la vostra
sfida, ma sappiate, che lo faccio solo perché il vostro
intervento ci è
indispensabile per vincere.
Molto
bene. Non avete molto tempo prima che
arrivi il periodo della schiusa. I nevai hanno già iniziato
a sciogliersi.
Se
entro questo tempo il tuo cavaliere non ti
avrà raggiunto, la prova verrà considerata come
non superata, ed Eleonor non
avrà nessun’altra possibilità.
Uno
dei nostri Draghi accompagnerà Par fino ai
margini della foresta. Una volta raggiunta Zàkhara,
sarà suo compito portare
qui Eragon.
-
Saphira non puoi accettare! - Gridò Par non
appena seppe ebbe compreso delle condizioni.
Ricordo
fin troppo bene bene quanto ho impiegato per ristabilire un legame con
te
giorni fa. Se non fosse stato per Vespriana forse nono sarei mai
riuscito a
parlarti di nuovo ed erano passati solo alcuni giorni. Inoltre
sarà difficile
portare qui Eragon in così poco tempo. E se è
ancora tra le grinfie della
regina? Saphira non possiamo permetterci di perdere anche te.
Nono
accadrà. Ho piena fiducia in te e nel mio
legame con Eragon … ”
E
sia
dichiarò allora Sigmar.
Giuma,
sarai tu ad accompagnare l’elfo.
Nulla
valsero le proteste di Par. La decisione
era stata presa ormai.
E
fu così che drago e Elfo raggiunsero
l’estremità opposta della foresta, là
dove mesi addietro Par era partito con
Saphira.
Quando
Giuma riprese il volo, Par decise subito
di dirigersi verso Gratignàc.
Era
di nuovo in viaggio, ed era di nuovo da
solo. L’idea lo inebriava. Poteva di nuovo disporre della
piena libertà di
decidere una strada senza per questo dover rendere a qualcuno delle
proprie
scelte. Ma era davvero quella la libertà? In viaggio con
Saphira ed Eragon, Par
aveva scoperto qualcosa che anni di viaggi in solitario non avevano mai
potuto
insegnargli. E cioè che un compagno può essere
non soltanto qualcuno che ti può
guardare le spalle, ma anche un amico che ti assiste e protegge, che
questo era
qualcosa di reciproco, e che una volta provato, non lo avresti cambiato
cambieresti per nessun prezzo al mondo, nemmeno per la propria
indipendenza.
Con
un sospiro Par si guardò lentamente intorno
e, assicurato per benne il proprio sacco alla schiena,
proseguì il viaggio in
silenzio.
Stava
giusto iniziando a elaborare un piano, per
riuscire a prendere un naviglio che lo traghettasse verso sud, quando
dietro di
se percepì una presenza familiare.
Non
può essere lei!
Poi
Vespriana sbucò da un basso cespuglio.
Vespriana!
Nono
potevo lasciarti andare da solo. Hai bisogno di qualcuno al
tuo fianco che ti
guardi le spalle.
Ma
se tuo nonno ti scopre!
gli fece preoccupato Par.
Non
ritornerò di certo indietro ora! Ho intenzione di andare
fino in fondo. Mio
nonno capirà
Fu
solo allora che il volto di Par si aprì a un
largo sorriso
Sono
felice che tu sia qui.