Sono innamorato. Innamorato, va bene? Amore, quel fantomatico Amore, quell'Amore ostentato ed esaltato, quell'Amore di cui senti sempre parlare, ed alla fine ti convinci che sai di cosa si tratta e te ne consideri completamente vaccinato, e pensi di esserne immune perché è una cosa troppo bella e straordinaria perché tu possa esservi incluso. Amore, tu pensi che sia una cosa così eccezionale che non potrebbe mai essere adatto ad un ragazzo come te. E invece è adatto. Non pensavo che avrebbe mai potuto varcare i confini del mio Io, che si sarebbe così lentamente e mortalmente impossessato del mio cervello, del mio corpo e del mio cuore. L'Amore che ti tiene sveglio. L'Amore che ti fa sorridere e piangere per niente. L'Amore che ti fa arrabbiare, che ti sconvolge per la sua ineluttabilità. L'Amore che ti soggioga, l'Amore che si infiltra nelle tue vene e nei tuoi polmoni, e ti fa vivere solo amando. E ti condanna. Mi ha condannato allo strazio eterno. Impossibile. Prima ero convinto che la parola impossibile non avrebbe mai trovato posto nel mio vocabolario. Ero convinto di essere invincibile. E invece no. È bastato l’Amore. Sono bastati due secondi di Amore per realizzare che invece invincibile non lo sarei stato mai più. È bastato rendermi conto di quanto sei impossibile. È bastato rendermi conto che tu non mi vorrai mai, ed è bastato sentire la spina che mi ha trafitto il cuore. E ancora tutte le spine che attraversano il mio cuore quando ti vedo, ti osservo, ti trapasso con lo sguardo, e ti vedo ridere circondata da quei fortunati. Ti vedo ridere alle battute dello Sfregiato, e ai sorrisi bavosi di Lenticchia che ti mangia con gli occhi. Ti vedo correre a lezione con quello sguardo preoccupato, con i libri sottobraccio, in ansia per il votaccio che rischieresti di prendere se arrivassi in ritardo. Come se potesse compromettere la tua reputazione scolastica. Ti vedo prendere appunti con lo sguardo concentrato, poi improvvisamente vedo la domanda farsi strada nella tua mente e la tua mano scattare per rendere l'insegnante partecipe dei tuoi dubbi. Poi ecco, ti vedo. Io sono qui, che raccatto i miei libri con una lentezza esasperante, solo per vederti lasciare l'aula. Ti vedo piegarti per raccogliere l'ultimo foglio di pergamena che ti è scivolato sotto il banco, sbuffando. Mi accorgo che siamo soli nell'aula. Sistemi le tue cose in una pila ordinata, e ti predisponi a lasciare la classe. Ti vedo sistemarti una ciocca dietro l'orecchio. E poi, inaspettatamente, sento i tuoi occhi dorati inchiodarmi al pavimento. Intravedo una sorta di dubbio nelle tue iridi, mi scruti incerta. Come oro fuso, in un istante mi sembra che i tuoi occhi prendano la forma di un sorriso, quasi un sorriso di esortazione, e mi sembra quasi che tu non voglia lasciare l'aula, che ti voglia fermare lì con me. Poi una voce nella mia testa mi sveglia come una secchiata d'acqua gelata. Idiota, è uno sguardo di pietà. Non è altro che uno sguardo di compatimento verso di me.

-Cosa aspetti ad andartene, Mezzosangue?-. La mia voce è inasprita, disillusa. Il tuo sguardo si spegne all'improvviso nella delusione.

-Niente, stupido presuntuoso di un Malfoy-. Ti volti di scatto, ma prima che tu possa nasconderlo colgo nei tuoi occhi una rabbiosa amarezza, una consapevolezza che, disincantata, sento inabissarsi anche nel mio cuore. Ed è troppo tardi per cambiare.




E' la mia prima fanfiction.Grazie per essere arrivati fino in fondo,spero che non vi abbia fatto troppo schifo :). veed