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Autore: Sia_    10/01/2023    2 recensioni
[Mercoledì/Xavier]
Xavier ha calcolato ogni passo: i pochi verso di lei e i tanti che li hanno allontanati.
E non s’è reso conto di averla raggiunta, di averla toccata dove nessuno era mai arrivato prima.
“È stata l’unica volta in cui sono riuscito a vedere la vera te.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I could destroy the world right now



Xavier calcola ogni passo. Quelli che fa in avanti, i mille che fa indietro: sono tutti sulla stessa linea di Mercoledì. Poi non la raggiunge mai. 

Mercoledì profuma di fiori, se ne è accorto il giorno in cui lei ha accettato di sedersi a fianco a lui a lezione: solo lì è sicuro di essere riuscito a sfiorarla appena. 

 

Xavier ha calcolato ogni passo: i pochi verso di lei e i tanti che li hanno allontanati.

E non s’è reso conto di averla raggiunta, di averla toccata dove nessuno era mai arrivato prima.

“È stata l’unica volta in cui sono riuscito a vedere la vera te.”

 

Mercoledì si ritrova su una tela una quantità esorbitante di volte da quando conosce Xavier – all’inizio lo trova fastidioso. Fastidioso che la sua faccia sia ovunque e riempia la mente di quello che crede sia un mostro. 

I tagli sul suo corpo sono prove inconfutabili, talmente palesi che vorrebbe accarezzarle, osservare le ferite cicatrizzarsi e cercare tra le croste l’ombra della bestia. Se Xavier glielo permettesse, troverebbe solo dolore: nelle pieghe della pelle Xavier ha solitudine, inchiostro con cui riempie la sua vita. 

È strana la sensazione che prova dentro quando scopre che Xavier ha distrutto dei ritratti, mentre le intimava di starle lontano: è la terza volta nella sua vita che sente male al cuore, che il petto le fa inevitabilmente male. 

 

Pensa che Xavier sia un mostro, mentre è lei quella che distrugge tutto.

“Vattene via.” le urla. “Sei tossica.” 

E non ha più nulla da dire: è la prima volta che le capita.

 

Chissà perché le fa ancora male il cuore quando Xavier cerca di proteggerla dopo averlo accusato ingiustamente. Del dolore vero lo sente quando la freccia le si conficca nella pelle: non è niente in confronto all’idea di vedere lui steso a terra. 

Gli urla di scappare via poi, vorrebbe invece chiedergli perchè è tornato. Come è tornato. Se le pensa davvero tutte le cose che si sono detti e, un moto dentro di lei, le intima che ha persino voglia di scusarsi. 

 

Glielo scrive per telefono. È il primo messaggio che gli manda quando capisce come usare la tastiera: si sente patetica e per ricacciare quel senso di nausea va a tirare granate nel lago dietro casa con suo fratello. 

 

Xavier dall’altra parte del telefono sorride, conta un passo in avanti. Aveva smesso di tenere a memoria la sua camminata. L’inchiostro nelle sue vene, più nero del solito, gli aveva chiesto di dimenticarsi di Mercoledì Addams. C’ha provato: le sue tele rotte sono rimaste in un angolo dello studio per settimane. Chissà se le ha notate, il giorno che è venuta a farlo arrestare. 

Chissà se ha notato l’odio nei suoi occhi, quando le ha detto di andarsene per sempre. La parte peggiore è che non è mai riuscito a pensarlo genuinamente: non ha mai voluto stare lontano da Mercoledì. 

Mercoledì che non sorride mai, che sa tirare con l’arco meglio di lui, che conosce mille cose e che profuma di fiori. Si chiede se anche lei abbia perso del tempo per conoscerlo.

 

[Xavier sa di pittura, di caffè, tira con l’arco in modo mediocre, fa parte di una confraternita patetica ed è troppo emotivo.]

 

La ringrazia per le scuse. Le stava aspettando – una freccia conficcata nella spalla non potrebbe cancellare le cose cattive che gli ha fatto. 

 

Xavier la sogna la notte. Non ci sono più mostri, solo Mercoledì e il suo sarcasmo e i suoi grossi occhi neri: si sveglia la mattina e pensa che non vede l’ora di vederla a scuola per il nuovo anno. 

Mercoledì una sera rischia di sorridere per un suo messaggio – è lì che capisce che la situazione è più grave del previsto. Chiude gli occhi per non pensarci, e lo studio di Xavier è tutto intorno, insieme ai suoi dipinti e al suo stesso volto sulle tele. 

C’è lei che suona il violoncello e riempie l’aria. Pensa che vorrebbe essere lì adesso, che se ci sono posti fatti per saltare le lezioni, sono tutti fatti come lo studio di Xavier. Che c’è un posto molto comodo dove mettere la sua macchina da scrivere, nel caso. 

Pianifica di poterla portare lì e di scrivere comunque due ore al giorno – si può concedere al massimo una pausa di trenta secondi, per guardarlo dipingere e cercare di capire di che colore sia la pittura sulla sua guancia. 

 

Xavier calcola ogni passo. Quelli che fa in avanti, i mille che fa indietro: sono tutti sulla stessa linea di Mercoledì. Le sue lezioni ora sanno quasi sempre di fiori.

 

Il suono della tastiera smette di riempire l’aria, che ora sa solo del rumore delle matite di Xavier contro la tela. Passa un minuto e poi si ferma anche lui. 

Mercoledì lo sta guardando da quando ha finito di scrivere. “Cosa c’è?” le chiede e alza le labbra in un sorriso. 

Sleale, pensa lei. Sleale che il suo sorriso sia così disgustosamente bello. 

“Potrei distruggere il mondo in questo momento.” Mercoledì inclina il capo e segue con gli occhi il movimento di Xavier: s’è avvicinato e le si è accucciato davanti. 

“Potresti, ma sei qui con me.” Le sfiora la guancia con l’indice. Dev’essere così che si sentono gli animali prima di essere sezionati da Mercoledì. Le manca il respiro. È un bene che Xavier le regali un po’ della sua aria, rubandole le labbra. 



 
   
 
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