Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Brume    10/01/2023    4 recensioni
Di ritorno da una commissione per conto del Generale Jarjayes, Oscar e André vengono colti alla sprovvista dal maltempo che li costringe a prendere rifugio in una locanda. Non è la prima volta e si adattano, senza tanti patemi, a quell' imprevisto. Sono sereni, sembrano quasi nascondere un segreto; nei loro pensieri alberga ora qualcosa di nuovo, di bello e niente, davvero, potrebbe turbarlo.
Qualcosa che non avevano messo in conto, tuttavia, accade...e non è piacevole, anzi: la storia inizia da qui e si svilupperà lungo sentieri talvolta complessi che, a lungo andare, potrebbe cambiare il loro destino per sempre.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Puoi sentirmi, Oscar?

Riesci a cogliere, almeno in parte, le sfumature della mia voce?
Ho atteso tanto di rivederti: non mi importa se ciò costerà la libertà che ho ricevuto da tuo padre o la mia stessa vita: tu sei tutto, per me.  Tu sei il motivo per cui vale la pena lottare.


André era giustappunto arrivato nella stanza da letto della donna seguendo le indicazioni che Lassale gli aveva lasciato e, in piedi davanti al letto, osservava con infinita dolcezza la sua Oscar, la sua amata; sentimenti di rabbia, dolore e gioia si facevano strada dentro l’ uomo.
Lui li accolse tutti, lasciandoli dove erano.
Non era tempo per mettersi a pensare.

Quegli istanti rubati al destino erano solo da vivere.

Era sempre bella, Oscar.
I capelli , che erano stati leggermente accorciati – forse per la comodità di chi la curava o chissà per quale motivo – ricadevano soffici sul cuscino di piuma ed il viso, più magro del solito, aveva nonostante tutto un bel colorito. Pareva, in un certo senso, che dormisse; fu tentato, André, di allungare una mano, scuoterla leggermente e dirle su, forza, Oscar: svegliati!...ma non fece niente di tutto ciò.  Rimase a guardarla, le labbra leggermente socchiuse e lo sguardo rivolto agli occhi di lei, celati da palpebre pesanti…pensando, ripensando all’ accaduto ma anche al loro futuro, semmai ce ne fosse stato uno.

Cosa potrò mai fare, per te, Oscar?
Se tu non ti risvegliassi mai, cosa ne sarà di me?


André si guardò intorno, cercò un posto dove sedersi; una sistemazione non troppo distante dalla donna, che potesse assicurargli una buona visuale…non avrebbe dovuto essere li e, per quanto avesse l’ appoggio di Lassone e di Madame, non poteva approfittarne. Doveva stare all’ erta.
 Dopo una brevissima ricerca, trovò una poltrona, la raggiunse; in quella posizione poteva stare accanto ad Oscar ed allo stesso tempo vedere la porta principale.  
Non appena si sedette, si lasciò andare contro lo schienale, soffice; un sospiro infinito uscì dalle sue labbra. Socchiuse gli occhi riportando alla mente molti ricordi.

Oscar, ricordi…?
Ricordi qualcosa di noi? Le nostre cavalcate, i nostri litigi… quel viaggio ad Arras dopo il …il duello?

Ricordi la nostra chiacchierata?

… I nostri baci… gli sguardi infiniti di quella notte ?


André allungo una mano verso quella della donna, prendendola delicatamente nella sua. Le dita sfiorarono quelle esili e fredde di Oscar. Aveva la pelle morbida… chissà chi si era occupato della sua persona, fino ad allora…

Puoi sentirmi?
Riesci a percepire il mio tocco?


Lacrime iniziarono a scendere lungo il viso di André, bagnando una pelle fin troppo trascurata, causandogli un leggero bruciore laddove vi erano piccoli taglietti ed abrasioni; lasciò fare, incurante di tutto. Era solo un piccolo fastidio….

Chissà se…se pure lei provava qualcosa, in quel sonno.

Provi dolore, mia dolce Oscar?
Sei ancora in grado di ridere, piangere?
 Dentro di te, ora…cosa sta succedendo?


Stava impazzendo.
Che razza di domande erano, quelle? 

Lei…sta dormendo, ora.
Riposa.



Si alzò, André.
Non era in grado di sopportare oltre; la vista di Oscar, apparentemente serena, lo stava conducendo attraverso vie irte di ostacoli, buie, il cui verso non gli era ben chiaro ma che con l’ andare del tempo lo avrebbero condotto alla pazzia.

Gli mancò il fiato.

Per alcuni istanti, si sentì come stringere in una morsa, avrebbe voluto urlare, prendere a pugni il muro…
Fece alcuni passi, si allontanò, raggiunse la finestra; osservò il panorama. La vista di un cielo ora stellato sembrò riportarlo alla calma quindi, dopo un attimo di esitazione, tornò da lei.

Per quanto tempo, ancora, rimarrai nel limbo in cui ora sei prigioniera?
Per quanto?


Non era affatto preparato a tutto ciò.
Non quanto avrebbe pensato.
Sperato.

Tornò a sedersi sulla poltrona e si coprì il volto con le mani.

Ti prego, Oscar.
Vivi.
Riapri gli occhi, dimmi qualcosa.
Non importa se non sarai in grado di riconoscermi ma, ti supplico, torna da me, in qualche modo….

…Ed intanto, lei dormiva.
Il respiro leggero e costante, il colorito quasi roseo…

Poi…una voce.

“André? “

L’ uomo sobbalzò.

“…Lassone? Madame?” domandò.
Il dottore aprì piano la porta ed entrò.
“Scusami, pensavo di raggiungerti prima. E’ il mio turno di guardia…” disse.
André si alzò dalla poltrona.
“E’ già tempo che vada?” domandò.
“No, resta. Mi metterò in un angolo…” rispose, quasi volesse dire che non avrebbe dato alcun fastidio.
André, ancora pallido dato lo spavento, lo invitò a sedersi accanto a sé.
Non aveva nulla da nascondere,  dire, fare. Lassone prese una sedia e lo raggiunse, il camice bianco svolazzante e per lunghi istanti i due rimasero in silenzio, nella semioscurità della stanza.
Andrè tornò a prendere la mano di Oscar, ora inginocchiandosi al suo cospetto, incurante di mostrare anche a Lassone gli occhi gonfi di pianto.

“Girodel si è ritirato nei propri alloggi, gli ho detto che avrei pensato io ad Oscar.  Credo non si alzerà che di buon mattino ma ti consiglio di fare attenzione. Per il resto…potrai fermarti qui finchè vuoi…intendo dire…quanto vuoi.…almeno fino a quando-”
André sapeva dove il medico voleva andare a parare, quindi intervenne.

“…Finchè non aprirà gli occhi o li chiuderà per sempre?” disse.

Il dottore annuì.

André prese coraggio.

“Mi avete detto molte cose: è migliorata, si salverà, prima o poi si sveglierà. Ma è davvero così? O lo avete fatto solo per tranquillizzarmi?” domandò.

Lassone lo guardò cercando di mantenere la professionalità e la freddezza che di prassi teneva in ogni frangente, ma non vi riuscì.

“André, ti conosco da una vita di conseguenza credo di potermi permettere di parlarti apertamente: se tu fossi mio figlio, ti consiglierei di rifarti una vita.”
La parole trafissero, una ad una, il cuore di André. Pesanti come colpi di cannone.

“Ma…ma co-“

Lasonne si alzò.
“Si, è vero, è migliorata e abbiamo ottime speranze, viste le cure di Laennec. Ma è tutto il resto che mi turba. Ora non ci sono  Georgette o il Generale ad ascoltarmi, loro non capirebbero; ci sei tu, che conosci Oscar; tu, che sei un uomo pratico….”

André strinse ancor di più la mano di Oscar, senza rendersene conto.
Il cuore saltò un battito, poi un altro.

“Sarò franco: se lei dovesse svegliarsi e non riconoscerti, che faresti? Se dovesse risvegliarsi e mostrare segni di deficienza, cosa faresti? Saresti in grado di vivere una vita con una persona adulta ma bambina nell’ animo? Lo faresti?”

Come pensavo: eccola, la verità.
Ecco, quello che potrebbe essere il mio destino.


“Si, Dottor Lassone. Lo farei” rispose lui, sicuro. Non ci pensò  nemmeno un attimo.

“…Ed i soldi? Le cure costano, André. Hai una casa? Un posto dove stare?”
Si sentì crescere una rabbia furente , che presto raggiunse il viso. Paonazzo, cercò di trattenersi; non ce l’ aveva con il medico, ma con sé stesso.

“A tutto c’è rimedio. Magari non potrà vivere in un palazzo ma….”

Lassone annuì.

“Era ciò che volevo sentire. Tuttavia, non ho potuto esimermi dal metterti in guardia…” disse.

E ci siete riuscito.
Ci siete riuscito benissimo.
Ma, lo dico a voi ed anche a me stesso, non la lascerò mai, lei è la mia Oscar…


André piano piano riacquistò la calma ed una certa dose di obbiettività. Si rialzò, tornò a sedersi e, in silenzio, continuò a guardare la donna.

“Voi pensate che Girodel…”

Lassone, sovrappensiero, gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“Il giovane Visconte… quali sono le sue intenzioni?”
“Lo sai. Ma non credo abbia il vostro coraggio…anche se a parole ha affermato la sua totale dedizione, in qualsiasi caso…

Oscar è mia. Solo mia.

Lassone lasciò cadere le ultime parole, quasi sovrappensiero. Infine, dopo una decina di minuti, si alzò e recuperò la sua borsa.

“André, io ora dovrei visitarla. Vorresti….?”

L’uomo più giovane intese annuì.
Si alzò a sua volta.
“ Aspetterò il vostro via libera nel…nello sgabuzzino dal quale sono passato. Fate ciò che dovete” rispose.
Un ultimo cenno di intesa e tornò nell’ antro buio dal quale era transitato per non farsi scovare e li vi rimase, per un tempo che sembrò eterno; sforzandosi di non pensare a nulla, si accovacciò, stanco, sul pavimento impolverato.
Una mezz’ora dopo – circa- Lassone bussò alla porticina.

“Ho fatto” disse. André uscì.
“Dunque?” domandò.
“Stabile. Nessun movimento, ma parametri stabili. Anzi…quasi migliori dell’ ultima volta, oserei dire.” rispose. André sorrise, i due si riavvicinarono al capezzale della donna.

Per quanto tempo, ancora?
Fino a quando vorrai rimanere sospesa laddove non è morte ma nemmeno vita?


Seduti a poca distanza l’ uno dall’ altro, Lassone ed André continuarono a vegliare Oscar; lo fecero, senza sosta, finché il cielo non iniziò a schiarire.
“Forse è meglio che tu vada, André. Riposa. La prossima notte ci sarà Madame, con te, presumibilmente.”
André era stanco ma avrebbe voluto fermarsi li ancora un po'; tuttavia, sapeva che le parole del medico avevano un senso. Indugiare oltre…sarebbe stato rischioso. Avrebbe potuto incrociare occhi indiscreti…quindi, anche se malvolentieri, si alzò in piedi.

“A stasera, Oscar” disse alla donna come se avesse potuto ascoltarlo.
Lassone si alzò, dando loro la schiena.
André capì.
Prese la palla al balzo e, avvicinatosi a lei, le lasciò un soffice bacio sulle labbra.
Poi, tornò da dove era venuto e, non appena toccato il letto, crollò in un istante ancora vestito di tutto punto.




La notte seguente  , arrivata dopo un sonno ininterrotto di quasi dieci ore, lo accolse con il viso e gli occhi dolci di Madame.

“Oh, sei qui, André”  disse non appena lo vide spuntare dal solito passaggio.
André la salutò, come di abitudine, con un leggero inchino: anche se il suo ruolo in casa Jarjayes era venuto meno, l’educazione ricevuta era rimasta.
“Buonasera, Madame. Avete passato una buona giornata?” domandò, nell’ avvicinarsi. La madre di Oscar annuì e voltò il viso verso la figlia.
“Sono quasi sempre stata qui…” disse, il tono della voce poco più che un sussurro “ salvo che per alcune piccole commissioni…”
Andrè si recò vicino alla donna, sedendosi sulla poltrona posta accanto all’ altro lato del letto; prima però sfiorò il viso di Oscar con tocco leggero.

“Perdonate la mia sfrontatezza…vorrei chiedervi una cosa…”

Oscar, sono ancora qui…amore mio!

Madame accennò un sorriso.
“Ci sono novità?” domandò Andrè.

 Seduto, la schiena inarcata e le braccia appoggiate su gambe stanche, chinò il viso osservando il pavimento e lasciando ricadere ciuffi di capelli scuri sulla fronte.
“Niente di chè. Laennec è passato, ha dato ad Oscar il solito…tonico e mi ha detto solo una frase: aspettate, abbiate fede….”

Fede…
Dio, dove eri quando è successo tutto quanto? Anche tu stai dalla parte di chi ha più potere, più denaro?
Perché non sei al suo fianco?


Resosi conto del suo indegno pensiero, Andrè si segnò.
Madame lo osservò, notò il suo turbamento, ma non disse nulla; percepì, però, quelli che potevano essere i pensieri dell’ uomo in quell’ istante.

“Dio è con lei, André” disse.

“A volte ho i miei dubbi…”

Madame lo guardò quasi severa.

“Perdonatemi ma io… sono sconvolto. Mi sento in colpa, mi sento male…”

Fuori, sulla città, iniziò a scendere lenta la neve.
Qualcuno bussò, lui andò subito a nascondersi; era solo che un inserviente, recante del te e che, già che c’era, ravvivò un poco il fuoco nel camino.
Quando sentì la porta richiudersi, attese un attimo ed uscì.

“Ho fatto portare una tazza in più… e anche del cibo. Pascal ha riferito alla governante che non hai mangiato, in queste ultime ore.

“Come potrei? Non riesco ad ingurgitare nulla…” rispose.
“Devi sforzarti. Lei avrà bisogno di te, quando si sveglierà…”

Ad Andrè tornarono alla mente le parole di Lassone e fu quasi tentato di ribattere, ma si fermò. Perché turbare così il cuore e l’ anima di una madre? Non se lo sarebbe mai perdonato.
Si avvicinò al vassoio, dunque, afferrando alcuni biscotti e preparando il te – vecchia abitudine – anche per colei che fino a qualche settimana prima era la sua padrona. Madame lo ringraziò con un cenno del capo.

“Ho parlato con Girodel, stamani.”

L’ uomo fece una smorfia, incautamente e senza rendersene conto.
“…dice che dovrà rientrare prima. Forse, potrebbe partire domani nel pomeriggio in modo da essere a Versailles entro un giorno o due” disse.
André cercò di non pensare all’ uomo.
Virò, piuttosto, su altri discorsi.
“Vostro marito?” chiese.
Madame posò la tazza , delicatamente, sul piattino che reggeva con il palmo della mano.
“Non ho ancora avuto notizie.”

I due fissarono, all’ unisono, Oscar.

Forse potremo stare insieme, per un po', alla luce del sole…o quasi. Sei contenta, Oscar?
Potrò accarezzarti, starti vicino…


André si avvicinò alla sua Oscar, notò che le era stata cambiata la veste da notte:questa era di un colore blu scuro, il suo preferito.
Le accarezzò i capelli, indugiando con le dita tra i riccioli morbidi; poi, tornò a sedersi.

Un’ altra lunga notte…

“Laennec vorrebbe tentare una nuova cura, nei prossimi giorni”.

L’ uomo, che stava lasciando scorrere liberi i pensieri nella sua mente, fissò la donna.
“Di che genere?” domandò come se potesse capirci qualcosa.
Madame si alzò in piedi e fece alcuni passi.
“Penso voglia usare alcuni nuovi farmaci di sua invenzione” disse.
André si alzò in piedi, agitato.
“…e voi intendete permetterglielo?” domandò con voce ferma. Lei si voltò e puntò gli occhi in quelli di André.
“Naturalmente. E’ mia figlia.” rispose, la voce ferma.

L’ altro tornò a sedersi, inquieto.

E se qualcosa dovesse andare storto? Non posso pensare di perderti…di perderti così…

“Andrà bene, te l’ ho detto” disse Madame posandogli una mano gentile sulla spalla. Lui socchiuse gli occhi, sospirando.

E se…

“Madame, posso…posso domandarvi una cosa? Vi avverto, potrebbe apparire quasi …quasi un affronto date le circostanze e la mia classe soc-“

“André, parla”.

L’uomo guardò la madre di Oscar, ritta in piedi al suo fianco; cercò di controllarsi, deglutì con fatica…infine, parlò.

“Se Oscar, malauguratamente, non avesse più alcuna speranza di vita…io vorrei sposarla. So che potrà sembrarvi un sacrilegio ma…è il mio…il nostro desiderio…” disse.
Madame  impallidì.
 Lui…si preparò al peggio ed aggiustò la frase detta in precedenza.
“Io…vorrei sposarla comunque ed in qualunque stato si trovi…con o senza il vostro consenso.Intendo…intendo soprattutto quello di vostro marito” aggiunse.
Georgette de Jarjayes andò a sedersi, senza profferire parola; poi giunse le mani sul petto, chiedendo forse consiglio a qualcuno più in alto di lei.
“Sono sinceramente colpita” disse “tuttavia, André, non è un qualcosa che posso decidere sola, su due piedi. Io credo che Oscar…che la mia bambina sarebbe d’ accordo…ma ti renderai conto che non è affatto semplice. In ogni caso… credo che…credo che-“

All’ improvviso, un rumore di passi veloci e cadenzati arrivò alle loro orecchie. Senza nemmeno avere il tempo di muoversi, André sentì la porta aprirsi.

“…Mada-….André!? Che ci fate, voi, qui?”

Girodel.
Girodel era entrato da quella porta, senza nemmeno avvisare, d’ impeto. Ed ora i due , André da una parte della stanza ed il Visconte dall’ altra, erano occhi negli occhi.

“Visconte, posso spiegarvi…” provò a dire Madame.
 Girodel nemmeno la stava ascoltando tanto era concentrato sulla figura di André.

“Andatevene! Via! …Uscite…Esci da questa casa! “ urlò.
Madame de Jarjayes, quasi potesse servire a qualcosa, si avvicinò alla figlia, tappando lei le orecchie.
“Vi prego, Visconte… controllatevi!” disse.
Ma nemmeno questo bastò.

Girodel si avvicinò a passi svelti verso André.
Questi, deciso ad affrontarlo, era rimasto dov’era.
“Non andrò da nessuna parte, Girodel” disse, saltando ogni convenevole e titolo.
Il Visconte de Girodel divenne paonazzo.
“Non costringermi a fare scenate…” disse.
“Lo state già facendo…”
Il nobile recuperò da chissà dove uno stiletto che puntò alla gola di André.

Madame, per poco, non svenne.

“O vai via con le buone, o sarò costretto a denunciarti al Generale!” disse.
Andrè continuò a fissare negli occhi il proprio…avversario.
“Fate pure. Sono un uomo libero, posso andare dove voglio…” rispose.
In tutta risposa sentì la lama avanzare nella carne ed un rivolo di sangue vivo scese sulla pelle.

“Basta!” urlò Madame.
 La sua voce richiamò un paio di inservienti nonché Lassone, che giunse di li a poco.

“Che succede?” domandò, mezzo assonnato. Quando si rese conto di ciò che stava per accadere avanzò sino a mettersi tra i due uomini.

“André, ti prego. Allontanati. Visconte, di grazia…anche voi” disse con voce ferma.
Girodelle si allontanò, infilando lo stiletto nella tasca della giacca.

Le campane della chiesa vicina suonarono le tre.

E’ la prima volta che le ascolto…

“…Andrè, ti chiedo di lasciare questa casa. Madame…?”
 
Le parole di Lassone caddero, una ad una, nel silenzio.

“…fai come ti dice…” rispose la donna, singhiozzando.

Andrè guardò Oscar, prese la giacca, la indossò.
Poi tornò a cercare il suo viso.

Tornerò, Oscar. Tornerò da te.

Si avviò , furente,  verso la porta; avrebbe recuperato i suoi averi e poi sarebbe…sarebbe uscito da quella casa. Per sempre.

Afferrò la maniglia, la girò, oltrepassò la porta.

Un’ ultima volta.
Per l’ ultima volta volle nutrirsi di lei, della sua pelle, del suo viso…
I suoi occhi la cercarono un’ ultima volta tra il gruppo di persone silenziose.


…e, con grande sorpresa, vide che la sua Oscar aveva riaperto gli occhi.
No, non era un’ allucinazione: aveva gli occhi spalancati e, sgomenta, si guardava in giro cerando di capire cosa stesse accadendo. 
   
 
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