Serie TV > Stranger Things
Segui la storia  |       
Autore: lo_strano_libraio    10/01/2023    1 recensioni
Cosa successe nei mesi tra la morte di Billy e l’attacco di Vecna, nella vita di Maxine Mayfield? Scopritelo in questa storia angst, ricca di emozioni forti, misteri e colpi di scena!
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dustin Henderson, Lucas Sinclair, Maxine Mayfield, Mike Wheeler, Undici/Jane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 16-Finale-Epilogo sul resto della vita di Maxine Mayfield 

 

Nota autoriale: 

Ho pianto scrivendo il finale: anche perché questa é la mia prima fanfiction e mi ha preso 6 mesi e 16 capitoli. Max è un personaggio veramente speciale, che mi ha dato l’ispirazione per mettermi alla prova e scrivere. Grazie mille a tutti, e rimanete in ascolto per altre fanfiction. 

 

Un cielo azzurro, uno dei più belli che si possano vedere al mondo. Gabbiani in volo, alcuni solitari, altri a coppie di due o tre, punteggiano il cielo insieme alle nuvole, e all’ondeggiare delle palme, regalandogli una leggera dinamicità, che non turba la serenità dell’insieme. Faceva caldo, ma una brezza salmastra rendeva l’aria sopportabile, anzi, pure godibile. Risate di bambini e vocii di turisti tedeschi, con i calzini sotto le infradito, condivano di allegria l’ambiente. Tutto era immerso in una calma felicità, pareva che quell’angolo di mondo fosse un universo a sé, impenetrabile da negatività di ogni sorta. 

Max era sdraiata su un lettino da spiaggia, a riprendere quella tintarella tipica dei californiani, che aveva perso dopo qualche mese dal trasferimento nella più mite Hawkins. 

Teneva le mani appoggiate dietro la testa dai capelli sciolti, che le correvano giù lungo le spalle, adornando di arancione i lati del lettino. Il cappello di paglia che indossava prima di sdraiarsi, era ora posato all’angolo del parasole sopra di lei. Sugli occhi, occhiali da sole e un sorrisone stampato in faccia. 

“Ah però: non mentivi quando dicevi che il sole era diverso qua.” Disse Lucas, sdraiato sul lettino affianco a lei. 

“Ed è così tutto l’anno, pensa un po’!” Rispose lei. Erano presenti tutti i membri del party (più Tommy e Arianna ovviamente), venuti in vacanza a Los Angeles, dove lei era appena ritornata. 

“Ehm…Max, ho messo la crema solare, ma dici che posso scottarmi comunque? Già sono pallido di mio, in più non sono abituato a prendere il sole…” Mike si era rapidamente rimesso addosso la maglietta, terrorizzato all’idea di scottarsi. D’altronde, questa era la prima volta in vita sua, come di tutti gli altri di Hawkins del resto, che andava al mare. 

“Mike! Ma ti ho appena messo la crema sulla schiena…devi lasciare la pelle al sole perché la assorba.” Protestò Jane. 

Max abbassò gli occhiali neri, per fargli vedere la sua disapprovazione negli occhi: “E dai Mike, ci fai fare la figura degli scemi: sembri uno di quei turisti tedeschi.”

“Io ho origini tedesche in effetti, sarà per questo che mi scotto facilmente?” Cercò di giustificarsi lui.

“Guarda me e Will, è anche la nostra prima volta al mare, ma non ce la stiamo facendo sotto.” Cercò di convincerlo Dustin. 

“Ma se non siete pallidi neanche la metà di me?!”

“Dai Mike, voglio vederti senz-“ Will interruppe la frase, vedendo lo sguardo perplesso dell’ ”amico”. “Ehm…volevo dire, Jane di certo non sta apprezzando, che ti copra quando ti ha messo la crema.”

“Uff…se mi scotto passerò tutte le vacanze chiuso in camera col ghiaccio addosso…”

Tommy approcciò il turista di Hawkins: “Ascolta, ti fidi di me? Ti assicuro che l’insolazione non avviene, così, da un momento all’altro. Facciamo così: per un oretta te la togli, poi ti copri di nuovo fino alle sei, quando il sole si sarà abbassato e sarà impossibile scottarsi.”

“Ok, sì, proviamoci.” 

“Oh finalmente! Non vuoi ottenere una tintarella californiana?” Poi, Arianna si rivolse a Jane: “Chica, scommetto che non vedi l’ora.” Gli fece l’occhiolino.

“Eh già Mike, siamo venuti qui anche per questo, no? Secondo me ti donerebbe!” La ragazza abbracciò sul fianco il fidanzato, che contraccambiò. 

“Magari smetteranno di chiamarmi: “Mozzarella Wheeler.” 

“Puoi fidarti dei consigli di Tommy: é un surfista.” Lo rassicurò Max.

Intanto, una alta e bella ragazza dai lunghi capelli neri, con indosso un costume a strisce bianche e blu si avvicinò al gruppo. Aveva tra le mani due alti bicchieri di té alla pesca con ghiaccio e cannucce che sporgevano oltre al bordo. Era Cynda, rifiorita. 

Già al momento del risveglio di Max, si era ripresa completamente dall’anoressia. Quando aveva saputo dell’“incidente” che aveva subito, la sua missione divenne uscire dal tunnel in cui si era persa, per far vedere all’amica, una volta svegliatasi, che anche lei ce l’aveva fatta. 

“Ho lottato ogni giorno pensando a te! Sei stata la forza che mi ha spinta ad andare avanti: non ti abbandonerò proprio ora! Starò al tuo fianco, e verrò a trovarti ogni giorno, fino a quando non avrai finito la fisioterapia.” Le diceva mentre spingeva la sedia a rotelle, nel corridoio dell’ospedale. 

“Cynda…non sai quanto mi renda felice sapere di esserti stata d’aiuto anche mentre dormivo!” Affianco a loro, camminava anche la mamma di Max.

“È venuta tutti i giorni, anche Lucas e gli altri sono rimasti impressionati dalla sua assiduità. Oh tesoro mio, sono così felice di sapere che hai così tanti amici che tengono a te. Vedi perché ti ho detto che è importante essere gentile con chi ti sta intorno?” 

“Ehm…non fui molto cortese con lei all’inizio…me ne vergogno; ma dopo siamo andate più che d’accordo, vero?” 

“Sì, però signora Mayfield, é stata colpa mia se il nostro primo incontro non è stato dei migliori: non sapevo della situazione in cui si trovava Maxin-ehm Max.”

“Tu puoi chiamarmi Maxine, Cynda…”

“Addirittura?! Allora devi considerarla più come una sorella che un amica!” Commentò Lucas, all’altro lato della carrozzina. 

“Quando si guarisce insieme in un periodo di convalescenza, si forma un legame.”Intanto Max voltandosi, fece cadere lo sguardo sull’amica, sorprendendosi da quanto fosse cambiata in meglio.

“Ma quanto sei diventata bella, Cynda? Hai superato le mie più rosee aspettative.” 

Lei arrossì, abbassando lo sguardo.

“Sei troppo gentile! Il mio aspetto è migliorato per forza di cose, ma tu rimani più bella di me.”

“Nah…”

“Invece sì!”

“Ok, Lucas diglielo tu!”

“Come?! Non mettermi in mezzo a queste diatribe da ragazze!” Esclamò imbarazzato, e spaventato all’idea che potesse essere una delle sue prove di gelosia.

“L’importante è che tu ti trovi bene nel tuo corpo, Cynda.” 

“Grazie Maxine…” disse dolcemente lei. 

Cynda, nel periodo a venire, non dovendosi più preoccupare della sopravvivenza dell’amica, rifletté a lungo sulle parole di Max. Guardandosi di più allo specchio, notò come non era cambiata solo in volto e nell’altezza che aveva recuperato, ma riscoprì la femminilità del suo intero corpo che non aveva mai conosciuto prima: essendosi concentrata troppo negli anni precedenti sul perdere peso, solo ora che aveva smesso, si stava sviluppando nella sua vera forma, e solo ora quindi, Cynda poteva vedere la vera sé stessa riflessa allo specchio. 

Quel giorno al mare, non aveva più paura di mostrare il suo corpo a clessidra e camminava dritta, sporgendo orgogliosa il petto prominente. Era rinata un altra volta grazie a Max. La prima fisicamente: superando la fobia del cibo; e ora psicologicamente: vincendo la paura di vedersi per come appariva veramente. 

“Ecco il tuo té dolcezza!” 

“Grazie zuccherino!” Rispose Max, iniziando a sorseggiare la bevanda.

“Sembrare una coppia di lesbiche, quando fate così le sdolcinate.” Commentò sarcastico, Lucas.

“Non ci tentare: un giorno potremmo scappare via insieme, in Messico o in Europa…e tu rimarresti con un pugno di mosche.” Ribatté piccata, la fidanzata.

“Aspetta, come?!”

“Dai, sto scherzando! E poi guarda che Cynda è già impegnata: c’è una fila di ragazzi cascano ai suoi piedi ad Hawkins.”

“Davvero? Chi é?” Chiese incuriosito Dustin. 

“Jason Ford, l’ho conosciuto al club di poesia che mi hanno consigliato di seguire per aiutarmi ad esprimere le mie emozioni negative, e superare così del tutto la fobia del cibo. Lui è così sensibile, premuroso e affettuoso: mi é stato vicino fin da subito, gli é bastato sapere il motivo per cui ero lì…” 

Ma tutti erano stati costanti e premurosi con Max, prima e dopo il suo risveglio. Lucas, per ovvi motivi, lo fece con un modo tutto suo. Quando le nuove infermiere arrivarono a inizio maggio, vedendolo sempre accanto alla madre della ragazza, al suo capezzale, iniziarono a pensare che fosse un figlio adottivo della donna. Quando superarono la timidezza professionale che frena il personale sanitario a fare domande personali ai pazienti, rimasero stupite nel scoprire che la signora Mayfield fosse così attaccata al ragazzo. D’altronde venivano da Detroit, dove era una visione davvero rara vedere afroamericani e irlandesi andare d’accordo. E c’è da dire che Susan, in particolar modo quando era assente il marito, riversò tutto l’affetto materno di cui disponeva su Lucas: ogni giorno gli chiedeva come fosse andata a scuola, se aveva preso brutti voti lo biasimava ma senza essere troppo dura, incoraggiandolo a fare di meglio; se invece i voti erano buoni, diventava felice come una Pasqua e lo riempiva di lodi. Cucinava per entrambi degli spuntini pomeridiani, ricordandosi cosa piacesse a lui. Li si poteva vedere insieme in quei pomeriggi, intenti a rimboccare le coperte a Max, raccontarle la giornata come se fosse sveglia nella speranza che le loro voci potessero raggiungerla nella profondità del sogno. Le facevano le trecce ai capelli, ognuno a un lato del letto; quest’ultima attività in particolare fece scoppiare in una risata la diretta interessata, quando glielo raccontarono, una volta svegliatasi. Volle anche la prova, chiedendo a Lucas di fargliele davanti a lei, e rimase piacevolmente stupita dal scoprire quanto fosse diventato bravo, ringraziandolo con un bacio. Ma la vera sorpresa arrivò una mattina, quando mamma e papà, soli in camera con lei, le diedero un lieto annuncio:

“Torniamo a vivere tutti insieme a Los Angeles, e poi…glielo vuoi dire tu?” Chiese Bart alla moglie, guardandola teneramente in volto mentre era stretto a lei.

“Va bene: Maxine, avrai una sorellina!”

Lei rimase felicemente scioccata, con la bocca aperta e gli occhi spalancati come reazione. Poi da questi iniziarono a scendere lacrime.

“D-davveroh?! Non sto sognando…ditemi che non sto sognando!”

“È tutto vero, tesoro! Lo abbiamo scoperto tramite un test un mese fa.”

“E vogliamo che sia tu a scegliere il nome!”

“Grazie…grazieeeh!” La abbracciarono, asciugandole le lacrime. 

Ora Max vedeva dalla sua sdraio i suoi genitori passeggiare vicino il bagnasciugha, dove il padre aiutava la moglie a camminare reggendola per mano e dalla schiena, essendo appesantita dal pancione. Alla fine, Max scelse come nome Sadie, ricordandosi di quella ragazza tanto simile ma anche diversa da lei, apparsale in sogno, che l’aveva spinta a non arrendersi nel momento più buio. 

Le era capitato di rincontrarla nei suoi sogni un altro paio di volte, e in una di queste sessioni le venne presentata una persona speciale. Sadie apparve con affianco una ragazza identica a Jane, ma dallo stile radicalmente diverso, con tanto di occhiali da sole. 

“Sei l’attrice di Undi, immagino.”

“Puoi contarci: mi chiamo Millie Bobby Brown, baby!” Concluse con un segno della pace.

“Caspita…siamo davvero l’opposto dei nostri personaggi!”

“Eh già ahah” commentò imbarazzata Sadie. 

“Comunque hai un nome tosto!”

“Grazie, ma Max è proprio il massimo!” 

Max rimase colpita dal scoprire quante sorelle e fratelli avessero entrambe le ragazze. Le invidiava un sacco, ma presto lo avrebbe fatto un po’ di meno. Infatti, anche lei riuscì a sorprendere la sosia dicendole della sorellina in arrivo, e della scelta del nome. Sadie scoppiò in lacrime e la abbracciò, ringraziandola tra i singhiozzi. 

Max e i suoi erano tornati a vivere nella loro vecchia casa sul mare dal tetto rosso. Aveva rincontrato tutti ed era ritornata a scuola con Tommy e Arianna. Sarebbe sbagliato dire però che fosse tornata alla sua vecchia vita, perché aveva mantenuto i contatti con gli amici di Hawkins assiduamente. Andavano a trovarsi a vicenda più volte l’anno: Jane era ancora la sua migliore amica e Lucas il suo fidanzato Era con due piedi in due vite diverse ma contigue, e non poteva chiedere di meglio. 

Vedendola ora, nessuno avrebbe creduto alla storia del punto più basso della sua vita che vi ho raccontato: si era ripresa completamente grazie alla fisioterapia, ed era guarita al punto che non portava neanche segni delle ferite del rituale di Vecna. Oltre i piccoli problemi della vita, non aveva più motivi per essere triste, anzi, era la ragazza più felice del mondo. 

Si rimise gli occhiali da sole sugli occhi, appoggiò le mani dietro la testa e si distese, offrendosi liberamente ai raggi del sole.

“Ragazzi…sento che questo sarà un anno bellissimo.”

Era il 4 luglio 1985.

Andava tutto bene.

 

Fine.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Stranger Things / Vai alla pagina dell'autore: lo_strano_libraio