Anime & Manga > Death Note
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Autore: Denebula    10/01/2023    0 recensioni
"Dunque il Sigillo discese sulla Terra sottoforma di lontano ricordo della sua vita mortale, conservando il suo dono ed il suo fine ultimo ma lasciando indietro cosa significasse essere un essere umano.
Il Vascello tornò ad osservare, ora da solo, meditabondo ma pronto a tornare anche lui sul piano materiale molto presto.
Avevano compiuto la prima mossa sulla scacchiera di quella delicata partita.
La loro minaccia aveva un nome ben preciso, urlato dalle masse come sinonimo di giustizia: Kira."
Genere: Angst, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Light/Raito, Nuovo personaggio, Ryuuk
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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L'odore di marcio delle stradine di periferia rimaneva identico ovunque si andasse nel mondo, fu questo il primo pensiero del Sigillo al suo risveglio. Le lunghe ciglia, alzatesi con fatica, si mossero frenetiche per scacciare polvere e gocce d'acqua stagnante dagli occhi, in pieno contrasto col resto del corpo che invece tastava con lentezza la sua ritrovata fisicità. Il sopraggiungere improvviso di così tanti familiari stimoli lo destabilizzò: il rumore della città insaziabile, le luci multicolori che illuminavano a giorno l'ambiente in un arcobaleno artificiale di neon e pixels, la freddezza e ruvidità del cemento sul quale poggiavano i nudi palmi delle mani, l'odore ed il sapore ripugnanti di avanzi di cibo scaduto e chissà cos'altro si trovasse lì vicino al bidone della spazzatura...

Non uno dei migliori risvegli per il rinnovato giovane essere umano, perso in questo labirinto di caos mondano ed alla totale mercé delle bassezze di cui erano capaci questi intelligenti mortali. Ma non aveva nulla da temere, aveva con sé la speranza e questa bastava a fargli ignorare il malessere ed il dolore; finché c'era lui tutto sarebbe andato bene e constatare quanto il respiro gli riempisse i polmoni ed il cuore pompasse incessante il sangue lo rassicurava. Provò con calma ad alzarsi in piedi tenendosi ad un cassonetto sporco sul quale presto allungò l'intero braccio sinistro. Sforzando al massimo la sua memoria muscolare trovò la sua carne avvolta in un irreale torpore che lo lasciò alquanto deluso. Con la grazia di un cerbiatto appena venuto al mondo provò a portare un piede avanti all'altro in uno sconnesso tentativo di camminata fallito quasi istantaneamente. Alle orecchie interne il movimento non piacque affatto e dopo una fugace quanto appannata vista della strada trafficata poco più avanti seguì una perdita dell'equilibrio tale da far sbattere al povero ragazzo la schiena sul cassonetto. Il fracasso provocato dall'impatto fece destare quello che doveva essere un senzatetto rintanato lì in cerca di calore ed un misero, disgustoso pasto.

-Bastardello, va' a bucarti altrove- aveva subito strillato, alzandosi la coperta logora fino al viso incolto.

Ansimante, il Sigillo prestò poca attenzione allo sfortunato e rabbioso estraneo preferendo di gran lunga conservare le energie per procedere, con cautela e con entrambe le mani sulla parete esterna di un edificio, verso la strada. In pochi, dubbiosi passi aveva quantomeno imparato di nuovo a camminare. Il solo occhio scoperto, intento a catturare velocemente tutto ciò che circondava la debole figura, fu presto investito dalle mille luci delle insegne, dei lampioni e dei semafori del centro cittadino. Il Sigillo si chiese se l'acqua che ora gli inumidiva le fredde guance fossero lacrime di irritazione, fitta pioggia o entrambe. A giudicare da come i capelli si fossero appiattiti su tutto il capo e gli solleticassero il collo gocciolando copiosamente dovette ripiegare sulla seconda opzione. Il pianto del cielo non sembrava però turbare la popolazione né lui stesso che, dopo un profondo respiro, provò ad infilarsi con incertezza tra la folla del marciapiede. Sotto tutti quegli ombrelli il ragazzo faceva la figura di un'ape solitaria in un alveare sconosciuto nel quale non era il benvenuto. Lui però continuava a camminare, seguendo un sentiero ben chiaro ma con lo sguardo perso tra le ombre della notte. Il sorgere della luna calante gli indicava il cammino e lui, in rispettoso silenzio, seguiva incessante le indicazioni della matrigna cosmica.

Alla fine del tracciato si trovava un altro giovane essere umano che, al contrario del Sigillo, si godeva seduto alla scrivania il confortevole riparo dalla pioggia nella sua modesta camera. Con una gamba posata elegantemente sopra l'altra osservava compiaciuto lo schermo del televisore, reggendosi la testa in una posa di totale rilassatezza.

-Kira non riposa mai?- chiese sarcastico lo shinigami mentre sgranocchiava la sua succosa mela rossa, appollaiato sullo schienale della sedia da ufficio alla pari di un avvoltoio che incombe sulla carcassa della preda.

Ma il ragazzo, al contrario, aveva tutta l'aria di essere un feroce predatore che non conosce pietà.

-Mai- rispose infatti, affilato come un rasoio.

Light Yagami considerava il suo operato troppo importante per dedicarsi anche solo al misero riposo.

"Un dio non ha certo bisogno di riposare" diceva qualche volta alla creatura ultraterrena per giustificare il suo dispendioso "nuovo passatempo", come affermava Ryuk.

Per lo shinigami però quello non era altro che puro intrattenimento di altissima qualità, non avrebbe certo fatto calare il sipario così presto. Nelle ultime settimane Light aveva ripulito più della metà delle carceri delle più famose città giapponesi, facendo brancolare le forze dell'ordine nel buio pesto, ma anche studiato per il test d'ingresso all'università. Aveva poi recentemente acquistato un completo nuovo per presentarsi al meglio proprio per questa occasione, la prima impressione era sempre quella più importante dopotutto. Eppure per lo studente modello di spiccata intelligenza come lui tutto questo non era ancora abbastanza, a volte la fame che provava era facilmente paragonabile a quella che sentiva l'entità della morte che lo accompagnava in ogni dove nei riguardi delle mele. Si chiedeva, sulla stessa linea di pensiero, se il malessere dello shinigami per la mancanza di esse fosse simile al vuoto interiore che gli procurava l'impazienza, il non raggiungere subito le aspettative che si era prefissato. Ora doveva inoltre pensare a come conciliare il percorso universitario con la realizzazione del mondo perfetto, non poteva di certo sacrificare lo studio in quanto gli forniva ulteriori conoscenze ed un alibi di ferro ma non poteva abbandonare la sua priorità più grande. C'erano poi di mezzo i legami sociali: aveva promesso alla sorellina Sayu di aiutarla a studiare e passare del tempo con lei e doveva quantomeno fingere di stringere amicizia con qualcuno dei suoi futuri compagni di corso o avrebbe destato sospetti, il che significava togliere altro tempo della giornata che poteva dedicare al Death Note.

Gli ingranaggi ben oliati della sua mente umana stavano operando in modo così diligente che l'improvviso intoppo che ricevettero nel sentire la bizzarra risatina di Ryuk li fecero fermare all'istante. Light si mise all'erta. Non era mai un buon segno quando quell'incosciente si comportava in questo modo.

-Cos'hai da ridere, Ryuk?- chiese sottovoce per paura di venir ascoltato da qualcun altro oltre che dallo shinigami.

Si mise a fissarlo con la coda dell'occhio mentre portava i muscoli in tensione. Lo shinigami aveva le smorte iridi gialle fisse verso l'esterno, stava contemplando qualcosa dalla finestra e Light era indeciso se affacciarsi anch'esso o non rischiare, rimanendo seduto alla scrivania. La risata grottesca della creatura si andò ad affievolire mano a mano fino a sparire in un pericoloso silenzio.

-Questo sarà...decisamente un problema.-

Prima ancora che Light potesse chiedere a cosa si riferissero quelle parole che non gli piacevano affatto sentì dei rumori provenire dal piano di sotto. Sconnessi ed ovattati ma persistenti. Erano quasi l'una di notte. In un baleno Light nascose il Death Note ed aprì la porta della camera, determinato a capire cosa stesse succedendo. Ryuk non si mosse di un millimetro e la tensione sottopelle non fece che crescere nel castano quando si accorse di essere rimasto solo nel corridoio. I rumori si stavano facendo ora più forti ed erano decisamente degli scossoni dati alla porta d'ingresso. Più Light ragionava avanzando di pochi centimetri alla volta più non stava trovando un senso a quello che stava succedendo e l'irritazione si faceva palpabile. Microcriminalità? Impossibile, anche i ladruncoli da quattro soldi temevano il giudizio di Kira e non si azzardavano a muovere un dito. Se invece fosse stato quello il caso, quanto poteva essere stupido questo ladro nel tentare di derubare in casa del capo della polizia nazionale? Soichiro Yagami era ben rispettato e tutti nel quartiere lo conoscevano dunque chiunque ci fosse stato aldilà del portone non doveva essere della zona. Escludendo l'ipotesi di un ladro poteva essere un agente di polizia? Ma gli sarebbe bastato chiamare al telefono suo padre se doveva avvertirlo di qualcosa... Un agente dell'Interpol? Una retata a sorpresa a casa sua in piena notte per catturare Kira era improbabile: non avevano prove di come Kira uccidesse le sue vittime, figurarsi conoscere la sua identità. Light non era -ancora- un esperto ma pensava inoltre che non fosse questa la procedura solita della polizia internazionale: avrebbe sicuramente provato prima altre strade più discrete. Le sinapsi gli stavano facendo male, Light odiava tutta questa illogicità. La sua famiglia stava ancora dormendo nelle rispettive stanze quando Light si ritrovò faccia a faccia col legno del portone. Chiunque stesse cercando di entrare aveva per forza di cose scavalcato il cancello esterno, Light poteva svegliare il padre e far arrestare questo sconsiderato per violazione di proprietà privata e la questione si sarebbe chiusa in pochi minuti ma temeva che il genitore avesse incominciato a fargli fin troppe domande. Inoltre aveva il presentimento che tutto questo c'entrasse col Death Note vista la reazione di Ryuk e non poteva dunque, a maggior ragione, far intromettere dei terzi. Avvicinò il volto allo spioncino e dall'altra parte il giovane riuscì a vedere solo una piccola porzione di matassa bluastra muoversi. Rimase immobile, trattenendo il respiro.

-Siamo in trappola, Light- il sussurro dello shinigami arrivatogli alle spalle senza alcun preavviso gli fece gelare il sangue nelle vene.

...Era paura quella che aveva sentito nelle parole della creatura oscura? Ma l'iride marrone del ragazzo che si affacciava verso l'esterno si era ancorata all'intruso seguendolo nei minimi movimenti. In qualche modo quest'ultimo aveva compreso che la porta non si sarebbe aperta dunque aveva smesso di scuoterla e stava indietreggiando. Finalmente Light poteva concludere qualcosa della fisicità di quella persona: decisamente più bassa di lui, fradicia dalla testa ai piedi, sembrava indossare un'uniforme liceale a lui sconosciuta ma non riusciva a capirne il sesso né le intenzioni visto che la faccia era rivolta verso il basso e coperta da un lungo ciuffo blu come il resto dei capelli. Cosa accidenti voleva un presunto minorenne nel cuore della notte per essere disposto a infrangere la legge in casa di un poliziotto? E perché uno shinigami sembrava avere più paura di lui? La risposta a questo quesito sembrava star arrivando da sola visto che qualche secondo dopo la figura uscì dal campo visivo di Light, diretta però sicuramente verso il retro della casa. Il castano sapeva benissimo che l'abitazione non aveva entrate secondarie ma c'era ancora un modo nel quale quel pazzo poteva riuscire ad intrufolarsi: le finestre. Light iniziò dal piano terra a serrare tutte le finestre possibili ma proprio quando, con le mani tremanti per via della fretta, chiuse l'ultima finestra della cucina sentì un rumore sordo al piano di sopra.

Era entrato. Si era arrampicato ed era entrato. La finestra di camera sua era chiusa da quel pomeriggio, se lo ricordava benissimo! I suoi genitori dormivano sempre con la finestra chiusa in quel periodo dell'anno. Quella della camera di Sayu... Il respiro veloce e spezzato del castano non era minimamente paragonabile al fremere di terrore delle sottili ali dello shinigami. Senza farselo ripetere due volte Light prese uno dei grossi coltelli da cucina e corse verso le scale per tornare di sopra, stringendo il manico di plastica dell'arma così forte e con così tanta adrenalina da avere quasi l'impressione di starlo sciogliendo sotto il calore della mano.

Il secondo gradino, il quarto.

Click.

Quell'unico occhio visibile, il sinistro, dello sconosciuto sembrava illuminare e congelare la superficie degli scalini per via della sua freddezza. Light lo trovò voltato verso di lui ad osservarlo dall'alto con la mano ancora sulla maniglia della porta della camera della sorella. Tutto sembrava come essersi fermato all'improvviso ed il silenzio di tomba che era piombato dopo tutta quella tensione lasciò Light senza fiato, con gli occhi spalancati che studiavano pieni di domande l'esile e giovane figura che aveva poco sopra di lui. Questa perdeva acqua che ora aveva iniziato a colare, un poco alla volta, per le scale fino ad arrivare ai calzini di Light con una ritmica precisa quanto un orologio. Passarono pochi ma interminabili secondi di stasi prima che il misterioso intruso senza spiccicare parola incominciò ad avvicinarsi, scendendo di un gradino. Light subito gli puntò contro la lama affilata del coltello con il chiaro messaggio di non avvicinarsi un centimetro in più.

-Chi sei? Cosa vuoi?-

Ma non ottenne risposta e la minaccia dell'arma non sembrò turbare il giovane dai capelli blu che continuò a scendere. Light prese il coltello a due mani ma scese gli scalini in sincronia con l'estraneo. In questo stallo alzò la voce per strappare con forza una risposta dall'altro.

-Cosa vuoi?!- ripeté per un paio di volte, invano.

Tornato con entrambi i piedi sul pavimento del salotto Light continuò ad indietreggiare vedendo come il ragazzino non accennava minimamente a fermarsi.

-Non costringermi a farti del male.-

E Light, oltre ad averne decisamente la voglia, sapeva di esserne più che capace, farlo però gli avrebbe complicato le cose. Come reazione ebbe solo l'iride grigia dell'altro venire lentamente coperta per una frazione di secondo dalle palpebre già per metà abbassate. In questa bizzarra danza di forze contrapposte Light si ritrovò con la schiena contro la parete che separava il salotto dalla cucina non potendo vedere dove stesse effettivamente andando; solo quando si voltò per accertarsi di dove si trovasse vide le ultime piume di Ryuk sparire oltre un muro. Quel buono a nulla se n'era andato lasciandolo solo con uno sconosciuto totalmente imprevedibile. Forse era anche armato. Light non aveva altra scelta.

-Fai un altro passo e ti ammazzo- disse in un mormorio pieno di veleno, alzando il coltello verso la giugulare dell'altro che ora era ad una pericolosa distanza.

L'eco delle parole del maggiore sembrò riecheggiare per tutto il piano terra e tornargli indietro dopo aver impattato il viso inespressivo del più giovane. Quell'indecifrabile persona ancora una volta sbattè le palpebre ed incominciò a lasciare spazio a Light solo per poter entrare in cucina...secondo il castano non aveva effettivamente capito quello che gli aveva detto. Si stava osservando intorno ma non sembrava interessato al cibo contenuto nelle credenze o nel frigo. Light stava esplodendo di rabbia ed ora che il ragazzino gli stava dando le spalle un ghigno si dipinse sulle sue labbra. Sarà stato da vigliacchi? Forse, ma per lui il fine giustificava qualsiasi mezzo.

-Non sei stato molto furbo- gli disse Light una volta averlo aggredito alle spalle, bloccandogli entrambi i polsi dietro la schiena e tenendolo bloccato a terra col suo stesso peso.

L'assenza di tentativi di liberarsi da parte del minore lo lasciarono perplesso ma poteva ben notare il suo sguardo di pura furia. Conscio ormai della sua vittoria era determinato ad avere delle risposte a costo di strappargliele con la violenza se necessario e glielo fece capire schiacciandolo ancora di più tra lui ed il pavimento per non lasciarlo respirare bene. Non gli avrebbe dato tregua.

-Per l'ultima volta: chi sei e cosa vuoi?-

Ma l'altro ancora si rifiutava di parlare; Light si stava seriamente arrabbiando e se c'era una cosa che le sue vittime avevano imparato era non farlo arrabbiare. Mentre con una mano teneva fermi i polsi del ragazzino con l'altra intensificò la stretta sul manico del coltello e lo avvicinò all'occhio grigio del minore fino a quando pochi millimetri non separavano il ferro dal bulbo oculare.

-Ti conviene rispondere.-

Light percepì il rumore distante di quello che sembrava del vetro rotto ed un secondo dopo una luce accecante gli precluse la vista accompagnata da un dolore lancinante che si fece velocemente strada nella testa. Sembrava gli avessero appena perforato il cranio da parte a parte con una freccia. Istintivamente il maggiore lasciò andare il coltello e si portò le mani alla testa nel tentativo di affievolire il dolore e proprio in quel lasso di tempo il più piccolo guizzò via dalla sua presa, liberandosi, e scappando verso la camera di Sayu per uscire da dove era precedentemente entrato. Finito a terra ed ancora dolorante Light non poteva far altro che imprecare un "lurido bastardo" tra i denti ed augurargli mentalmente che gli si spaccasse qualche osso importante per via della caduta dal primo piano. A causa del trambusto dettato dalla velocità di queste azioni la piccola Sayu si svegliò di soprassalto ma senza l'occasione di poter capire cosa fosse successo: la porta si muoveva ancora e cigolava mentre si socchiudeva e la pioggia continuava a scendere fuori dalla finestra spalancata, dal piano di sotto si sentivano dei profondi respiri. Preoccupata, la ragazzina scese dal letto e quasi non scivolò per via degli scalini bagnati mentre scendeva in salotto. Trovò Light seduto per terra che si passava le mani sugli occhi.

-Fratellone! Cosa succede?- chiese Sayu mentre accorreva in soccorso del fratello, evitando miracolosamente di calpestare il coltello che non aveva notato.

Light la abbracciò per tranquillizzarla ma forse con troppa forza visto che Sayu gli dovette dire che la stava stritolando. Ciò che Sayu non sapeva era che quella stretta non era forte per via della paura e che stava avendo molta fortuna ad avere un fratello con estremo autocontrollo come Light Yagami. Quest'ultimo, mentre raccontava la tipica scusa dello spuntino di mezzanotte alla sorella, pensava a come ora quell'intruso si fosse appena fatto un terribile nemico e sarebbe andato incontro ad un triste destino. Che la sua pena sarebbe stata d'esempio: nessuno può permettersi di attaccare Kira, nessuno può attaccare una divinità.

L'identità ed il movente di quel ragazzino non gli importavano più, lo voleva morto.

  
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