Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Lady I H V E Byron    12/01/2023    0 recensioni
(Crossover con "Dragon Age Origins")
Impegnati nella ricerca e battaglia contro Master Xehanort e l'OrganizzazioneXIII, Sora, Paperino e Pippo finiscono in un nuovo mondo, in cui, con loro grande stupore, gli Heartless e i Nessuno non sono il pericolo principale...
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paperino, Pippo, Sora
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: YEEEEEEE!!! Sono tornata! Anche se sicuramente mi assenterò per altri sei mesi, come minimo. Lo avevo detto che, per i primi capitoli, mi sarei lasciata trasportare dall'entusiasmo e poi i capitoli sarebbero arrivati a rilento.
Noterete che ho modificato dei particolari, per non aggiungere ulteriori quest separate, ma comunque senza stravolgere la trama.
Buona lettura! (se i lettori di questa storia sono ancora vivi XD)

------------------------------

Erano lontani da Honnleath e stavano per tornare sulla Via Imperiale, quando scese la notte.

-Voilà! Tutta pulita!-

-Yuk!-

Leliana e Pippo avevano passato tutto quel tempo a pulire e lucidare il corpo di Shale.

Fecero entrambi un passo indietro, nel frattempo asciugandosi la fronte con i propri avambracci, per ammirare il loro lavoro.

Shale, non avendo uno specchio, si limitò ad osservarsi le braccia: perfettamente linde, senza più nessuna macchia.

-Mmm... sì, ammetto che è piuttosto piacevole essere finalmente puliti da quel lurido guano e da quell'urina.-

Un semplice panno e dell'acqua erano stati più che sufficienti.

Il corpo di Shale era interamente fatto di pietra. Aveva, in effetti, dei disegni di fantasia nanica. Ma ciò che colpì Leliana e Pippo furono i cristalli che spuntavano dalle spalle e dai polsi, simili a quelli scovati da Sora nella grotta di Wilhelm.

A causa del guano, erano completamente coperti.

Brillavano nel buio, emettendo luce propria.

-Sono bellissimi.- disse la sorella, toccandone uno; era liscio e caldo al tatto.

-Me li ha messi il mio padrone. Rendevano il mio aspetto più gradevole, diceva. E sono anche molto potenti.-

Wilhelm. Il mago di corte di re Maric. Il precedente padrone di Shale.

Morto per mano di Shale stessa.

-Hai davvero ucciso il tuo padrone?- domandò.

Mathias sembrava davvero terrorizzato, mentre aveva raccontato quell'aneddoto.

Vedere il proprio padre completamente coperto di sangue e con la testa spaccata era stato un colpo troppo forte. Sia per lui che per sua madre.

-Non me lo ricordo.- rispose il golem, con tono piatto, quasi indifferente -Ho vaghi ricordi del mio padrone. Molti sono sugli esperimenti che faceva su di me. E gli ordini, tanti dannati ordini. Penso che il suo ultimo ordine sia stato: “Golem! Smetti di spaccarmi la testa!”-

Pippo deglutì: da come aveva combattuto contro i Prole Oscura, non biasimò gli abitanti di Honnleath per volerla fuori dal villaggio. Non aveva mai visto una foga simile, almeno in una persona.

Schiacciava le teste come noci.

Ma sembrava essersi calmata, o, almeno, sfogata a sufficienza, per quel giorno.

Dopotutto, le era stato suggerito di sfogare i suoi impulsi sui Prole Oscura. Se avesse perduto il controllo, nemmeno Sten sarebbe bastato a fermarla.

-Beh, stai tranquilla.- la rassicurò, picchiettando sulla mano rocciosa -Io non ti darò mai ordini strani.-

-La strana bestia è buffa, almeno. E non è noiosa e brontolona come il mago. Forse non è stato un male seguirlo.-

-Yuk!-

Mentre Leliana e Pippo erano impegnati con Shale, sia a pulirla che parlarle, Paperino volle tenere compagnia a Wynne.

-Decotto?- offrì, porgendole una tazza piena di liquido fumante.

Lo aveva preparato Morrigan con delle erbe che si era portata dietro dalle Selve Korkari.

Aveva detto che era l'ideale per recuperare le forze.

-Oh, grazie, caro.-

Dovette interrompere quello che stava facendo, per bere almeno un sorso di quel liquido.

All'inizio, il gusto era amaro, ma subito dopo, lasciava il posto ad una nota dolce.

Anche Paperino aveva preso la sua tazza e la sorseggiò in sua compagnia.

Buttò un occhio a ciò che stava sulle sue ginocchia: una coperta di lana.

-È bellissima!- complimentò, toccandola con una mano -L'avete fatta voi?-

-Sì. Mi piace lavorare a maglia. Stavo appunto pensando di fare dei maglioni per ognuno di noi. Le notti sono molto fredde, qui.-

Infatti, nonostante il mantello donato dall'Arlessa, il freddo del Ferelden era ancora insopportabile, specialmente per Sora.

Lui, infatti, stava continuando a sfregarsi le braccia, nonostante gli abiti pesanti ed il mantello. Lui veniva da un'isola, dopotutto.

-Già... ancora mi domando come facciate a sopravvivere con questo freddo...- borbottò Paperino, bevendo un altro sorso di decotto.

-E, credimi, caro, la Torre sa essere una vera ghiacciaia, certe volte.-

-Ma non usavate la magia, per riscaldarvi?-

-La magia va usata solo in caso di necessità, caro. Tu dovresti saperlo. Sei un mago, no?-

Ma Paperino non era stato sottoposto alle stesse regole dei maghi di quel mondo. Non era stato rinchiuso, nessuno gli aveva fatto credere che la magia fosse una maledizione, e nessun prepotente in armatura lo aveva umiliato.

-Beh... dove ho studiato io era diverso... Non siamo sorvegliati come voi.-

-Non avete un Circolo, da voi? E cosa avete, allora? Sono curiosa.-

Non era lo sguardo o il tono di un'insegnante severa, ma di una donna curiosa.

A Paperino bastava dire di non provenire da un altro mondo, poi, per il resto, poteva dire la verità.

-Beh, da noi ci sono degli istituti dove ti viene insegnato come controllare la magia.- spiegò -Ma impariamo solo la magia a fin di bene. Anche noi siamo piuttosto... restrittivi sulla magia nera.-

-Magia del sangue, vorrai dire?-

-Prima non sapevo neppure esistesse.-

E prima dei Prole Oscura, dei demoni e degli abomini, le uniche creature spaventose che aveva incontrato erano solo gli Heartless ed i Nessuno.

L'immagine del mago trasformato in abominio non sarebbe uscita facilmente dalla sua mente.

Quelle escrescenze che spuntavano sulla pelle, deformando completamente l'aspetto del povero mago.

Rabbrividì, a quel ricordo.

Wynne gli sorrise dolcemente.

-La prima volta che si vede un abominio è sempre la peggiore.- disse, alludendo a se stessa -Non ci si fa mai l'abitudine. È orribile vedere dove può portare la magia.-

Esattamente come con gli Heartless. Le conseguenze erano leggermente diverse, ma il mezzo era quasi il medesimo. Per questo Paperino stava rabbrividendo.

Aveva promesso che non si sarebbe lasciato tentare, in quel mondo. Non dopo aver visto cosa poteva capitare ai maghi: a Connor, Uldred, e tutti quelli che erano divenuti maghi del sangue.

Anche se non era per potere, ma per ribellarsi contro i loro carcerieri. Paperino si immaginò al loro posto, entrando in dilemma: si sarebbe unito a Uldred, per liberare i maghi, o avrebbe continuato a seguire le regole del Circolo, nonostante le loro ristrettezze?

Era solo contento del suo percorso di studio sulla magia.

-Voi siete buona, Wynne.- notò -Scommetto che i demoni non vi hanno mai tentata.-

Per il poco che l'aveva conosciuta, gli aveva dato questa impressione.

Lei si mise a ridere.

-Ti ringrazio, caro. Non diresti così, se mi conoscessi davvero. Se mi vedi così è solo per via delle mie esperienze. Da giovane ero molto impulsiva, un po' come te.-

Paperino spalancò il becco, per poco facendo rovesciare il sorso di decotto che aveva ingerito.

-Voi, impulsiva?!-

-Quando ho scoperto di avere i poteri, ero una bambina. Non ho mai saputo chi fossero i miei veri genitori, ma ho trovato un rifugio presso una famiglia. La moglie fu così gentile da non cacciarmi via, quando mi hanno trovata, ma i figli non mi facevano mai sentire la benvenuta, specialmente quello più grande. Mi lanciava ogni cosa e mi chiamava “stracciona”. Poi, un giorno, i suoi capelli avevano preso fuoco. Così, all'improvviso.-

-Quack! E siete stata voi?!-

-Te l'ho detto. Ero un'altra persona, da giovane, molto impulsiva.-

Anche Paperino lo era. Ma non si sarebbe mai spinto a tanto verso chi lo bullizzava. Specialmente il cugino Gastone.

-E poi cosa è successo?-

-Dopo giorni passati nel fienile solo ad acqua e pane raffermo, i templari mi portarono via. I miei primi giorni al Circolo sono stati i peggiori. Non facevo altro che piangere ed urlare, sai? Che non volevo rimanere lì, che volevo andare via, cose così. Avevo subito capito che vivere una vita normale, per una maga, non era possibile. Non avrei avuto una famiglia, dei figli, niente. Il pensiero di rimanere rinchiusa in una torre per il resto della mia vita mi aveva resa ancora più triste.-

-Oh, che cosa triste...-

-Credimi, c'è stato un periodo in cui odiavo essere una maga. E una notte sono andata nella cappella, forse per cercare rifugio, o risposte. Dovevo aver pianto molto, perché la venerata madre si è avvicinata a me, per parlarmi. E, siccome non avevo nessun altro con cui parlare, parlai con lei. Mi sono lamentata con lei di molte cose, dicendole addirittura che non volevo essere una maga, non volevo essere prigioniera e altre cose. Ma lei mi ha subito consolato, dicendo che il Creatore ci mette al mondo per vari motivi e che tutti abbiamo uno scopo nella vita.-

-Questo vi ha fatto sentire meglio?-

Wynne ridacchiò, imbarazzata.

-Ero giovane e arrogante, e credevo di sapere tutto. Pensai che erano solo un mucchio di sciocchezze e così me ne andai dalla cappella.-

-Io non riesco ad immaginarvi arrogante, Wynne. Siete così... razionale...-

-L'ho detto. Crescendo, ho imparato a razionalizzarmi. E, con l'avanzare dell'età, ho dato ragione alle parole della venerata madre. E mi sono resa conto che i chierici ed i maghi non sono così diversi tra di loro, nonostante, all'inizio, possiamo pensare che siamo su due poli differenti. Entrambi siamo prigionieri, gli uni della Chiesa, gli altri di un Circolo. Ma possiamo comunque trovare una famiglia nelle persone intorno a noi, amare il nostro lavoro e trovare appagamento nei nostri doveri. E, soprattutto, fare tesoro di ogni esperienza, come... i rimpianti.-

Si era fatta improvvisamente triste, mentre beveva l'ultimo sorso di decotto, come se qualcosa, nella sua mente, si fosse appena risvegliato.

E Paperino si fece sospettoso.

-Rimpianti? Perché, cosa...?-

-La cena è pronta!-

Alistair stava di nuovo mescolando qualcosa nella pentola. Un altro stufato.

In quel momento, persino Sten era tornato, con un notevole carico di legna sulle braccia. Sora lo stava seguendo a ruota, insieme al mabari.

Nonostante continuasse a rifiutare la compagnia, alla fine aveva accettato. In caso di aggressione degli Heartless, Sora lo avrebbe protetto. E se fosse avvenuto nell'accampamento, ci avrebbero pensato Paperino e Pippo.

In realtà, c'era un altro motivo per cui Sora si era allontanato con Sten: da quando si erano allontanati dal Circolo, non avevano avuto modo di parlare di quando erano prigionieri del demone della pigrizia. Il fatto che Sten fosse stato l'unico, oltre a lui, ad essersi reso conto di essere all'interno di un sogno aveva suscitato la curiosità del ragazzo.

In realtà, aveva già provato a chiederglielo. Ma otteneva solo risposte monosillabiche o grugniti privi di senso.

“Forse si vergogna a dirlo con tutti gli altri.” aveva pensato.

Approfittando di quella situazione, Sora tentò di nuovo.

Sten iniziò con un sospiro.

-Non ti arrendi mai, eh?- borbottò.

Non erano monosillabi. E nemmeno grugniti. Era un buon inizio.

Persino il mabari aveva allungato la testa, interessato.

E, per fortuna, Sten apprezzava la compagnia del mabari.

-Come ho già detto, quando sono giunto nel Ferelden, non ero da solo.- ripeté -L'arishok ha mandato me, e altri due.-

-In tre? Per rispondere a una domanda?-

-Non una domanda qualsiasi. Riguardava il Flagello.-

-Se l'arishok era così interessato al Flagello, perché, invece, non inviare un esercito per aiutare i Custodi Grigi?-

-I qunari non sono contemplati negli Accordi dei Custodi Grigi. E non vogliamo farci coinvolgere negli affari del resto del Thedas.-

-Ma in un emergenza, i volontari sono sempre ben accettati.-

-Si vede che non sai nulla, ragazzo.-

Sapeva dello scontro tra Tevinter e qunari, basandosi su quanto raccontato da Niall e quanto aveva visto nell'illusione del demone della pigrizia. Ma non sapeva nulla sul Qun.

-Cosa è successo ai qunari che erano con te?- domandò, cambiando argomento.

-Un'imboscata. Prole Oscura. Ho visto i miei due kadan morire, e la testa di uno di loro rotolare ai miei piedi.-

Sora si mise una mano sul collo, con una smorfia di dolore.

-E per rispondere alla tua domanda, ragazzo, in quell'illusione, i miei due kadan erano ancora vivi e l'arishok non aveva ancora avuto la risposta sul Flagello. Capisci dove voglio arrivare?-

Sintetico, ma chiaro. Sora aveva finalmente soddisfatto la sua curiosità. Era triste sapere cosa fosse successo ai compagni di Sten, ma non poté fare a meno di ammirare il qunari accanto a lui, per essere sopravvissuto a creature come i Prole Oscura senza essere stato contaminato.

-E come sei arrivato a Lothering?-

Era l'occasione giusta, pensò, per scoprire la causa della sua prigionia a Lothering.

-Quando ho ripreso i sensi, degli umani mi avevano soccorso, a prima vista incuranti che fossi un qunari. Non che non avessi apprezzato il loro aiuto, ma poi ho fatto una cosa orribile.-

-Li hai uccisi?-

Ricordava ancora il volto terrorizzato della venerata madre e degli abitanti di Lothering, alla vista di Sten libero.

-Sì, per paura.-

Nonostante il tono indifferente, Sora scorse una nota di pentimento, nelle sue parole.

-Paura che ti facessero del male?-

-No. Quando mi sono risvegliato, il mio braccio era stato privato della mia spada. La vidi, per terra, spezzata a metà, e la punta era sparita. Ho chiesto agli uomini se potessero ripararla, ma loro hanno detto che era impossibile. Mi sono lasciato prendere dal panico e li ho uccisi.-

Sora impallidì di nuovo.

-Mi stai dicendo che in un attacco di panico hai ucciso delle persone innocenti? Per una spada?-

Si rese conto, un istante dopo, di trovarsi sul filo del rasoio: e se avesse offeso il qunari? Avrebbe ucciso anche lui?

Ma Sten riprese a parlare con calma e compostezza.

-Quella spada era stata forgiata per il mio braccio. Era come se fosse stata parte di me. Tu come reagiresti se qualcuno ti rubasse il Keyblade?-

Sfortunatamente, Sora conosceva perfettamente quella sensazione: quella volta in cui Riku gli aveva privato il Keyblade, era come se gli avesse portato via una parte di sé. Si era fortificato con il Keyblade, era cresciuto con il Keyblade. Sì, era diventato come un prolungamento del braccio.

Erano tornati nel campo, quando avevano sentito Alistair annunciare che la cena era pronta.

Leliana sospirò.

-Oh, Alistair! Ancora stufato?! Che modo orribile di usare le verdure e la carne...-

-Ve l'ho detto, Leliana. Nel Ferelden si butta tutto in un trogolo!-

-A me piacciono!- commentò Sora, mettendosi a sedere, con una ciotola in mano -Porzione doppia, Al!-

L'odore dello stufato gli aveva fatto gorgogliare lo stomaco. La sua ciotola venne immediatamente riempita. Dal liquido marrone emersero pezzi di carne e carote dall'aria tutt'altro che invitante.

-Queste sono soddisfazioni. Prendete esempio da lui, Leliana. E poi, almeno, questi stufati scaldano.-

Anche Wynne si unì al falò.

-Morrigan? Non vieni a mangiare?- domandò Paperino, voltandosi indietro.

Per tutto il tempo, la strega era rimasta nel suo angolo, a leggere il grimorio donatole dal Primo Incantatore Irving. I suoi occhi gialli si muovevano velocemente, seguendo la fila di parole in ogni pagina. Diventava sempre più pallida, ad ogni pagina che sfogliava.

Era come se quelle pagine l'avessero sottoposta ad una strana ipnosi: da quando lo aveva aperto, non aveva nemmeno sbattuto le palpebre.

-Morrigan!-

La voce stridula di Paperino la fece sobbalzare a tal punto da far cadere il libro. Per quanto fosse vicina al piccolo falò che aveva costruito, le pagine non presero fuoco, per fortuna.

-Paperino, mi hai spaventata!- rimproverò, allontanando il libro dal fuoco e chiudendolo subito.

-Scusa, non volevo. Ehi, tutto bene?-

Solitamente, Morrigan manteneva il controllo, qualunque fosse la situazione. Quella sera, però, sembrava stranamente turbata. La sua pelle, già candida di natura, era più bianca del solito.

-In... in effetti, avrei fame, sì. Andiamo, andiamo!-

Lo stufato non piacque a tutti, ma almeno le loro ossa erano libere dal freddo e dall'umido.

Quasi tutti si misero a dormire, dopo mangiato.

Sora era rimasto al falò, come tutte le sere, ancora combattendo contro la sua insopportabile insonnia.

Per fortuna, non sarebbe stato più da solo: Shale, essendo golem, non aveva bisogno di dormire. E nemmeno di mangiare.

Il ragazzo continuava a lanciare pezzi di legno, per ravvivare il fuoco. Sbadigliò, ma senza provare il bisogno di dormire. Per quanto ci provasse, non riusciva ancora a dormire. Anche il mabari, accucciato accanto a lui, sbadigliò. Solitamente, dormiva o con Alistair o con Pippo. Quella sera aveva deciso di tenere compagnia a Sora. E al ragazzo non dispiacque affatto. Era una compagnia più confortante del golem.

L'accampamento era tranquillo. Alistair non si stava agitando, quindi non c'erano Prole Oscura nei paraggi. E degli Heartless nemmeno l'ombra.

Sarebbe stata un'altra notte noiosa, ma sicura.

Ma Sora voleva comunque fare un giro di ricognizione, per sicurezza e, soprattutto, per passare il tempo.

-Shale, vado a fare un giro.- disse al golem, che rispose con un cenno ed un mugugno annoiato.

L'idea di fare da palo non la entusiasmava quanto spaccare teste ai Prole Oscura, ma almeno erano tutti più tranquilli: se a Sora fosse successo qualcosa, lei poteva intervenire.

Anche il mabari si era alzato, stirandosi. Abbaiò piano per non svegliare gli altri.

-Eh? Vuoi venire con me?-

Un altro abbaio come conferma.

-Ma sì, un po' di compagnia mi farà bene.-

Il mabari camminò a fianco al ragazzo, scodinzolando e con la lingua di fuori.

Non sarebbero andati lontano: era solo un giro di ricognizione. O un tentativo, almeno da parte di Sora, di stancarsi.

Le emozioni provate quel giorno a Honnleath lo stavano tenendo più sveglio del solito. Ancora sentiva l'adrenalina. E non solo quella di quel giorno, ma di tutte le avventure passate dal suo arrivo in quel mondo, il più pericoloso che avesse mai visitato.

Un altro tassello da aggiungere alla causa della sua insonnia.

Una paranoia. Una paranoia dovuta alle sue insicurezze. Sentiva di aver deluso tutti, durante il suo Esame di Maestria del Keyblade.

Se fosse stato più sveglio, continuava a pensare, anche lui sarebbe divenuto Maestro del Keyblade. Invece era caduto in trappola come uno stupido, uscendone completamente debilitato. Persino contro gli Heartless del Ferelden e contro i Prole Oscura non riusciva a dare sfogo ai suoi poteri. E ancora sentiva di non star ottenendo risultati con il Potere del Risveglio.

O forse sì. Ma non ne era sicuro. Quando aveva liberato i suoi amici dal demone della pigrizia, nemmeno lui era sicuro cosa stesse facendo: era il suo cuore a comandare. E il suo cuore gli aveva suggerito di usare il Keyblade per riportarli nel mondo reale.

Immerso nei suoi pensieri, non si era accorto che il mabari stava ringhiando, un attimo dopo aver annusato l'aria.

-Bene, bene... guarda chi c'è qui...-

Quella voce sibilante e la risata roca che seguì lo fecero sobbalzare, mettendolo conseguentemente in guardia.

Due ombre si stavano avvicinando a lui: una dotata di corna e l'altra di dimensioni immani.

-Voi...!-

Le ultime persone che Sora si aspettava di vedere: Malefica e Pietro.

-Ne è passato di tempo, ragazzino!- rise nuovamente Pietro, facendo un passo avanti -Ehi, Malefica, stavolta è da solo! Battiamo il ferro finché è ancora caldo e facciamolo fuori!-

Si scrocchiò le nocche, facendo un passo verso il ragazzo, sotto lo sguardo indifferente della strega.

Sora era pronto a sfoderare il Keyblade, quando il mabari si mise di fronte a lui, ringhiando a Pietro.

Nonostante fosse nettamente più grande, Pietro era pur sempre un gatto: alla vista del mabari, impallidì ed indietreggiò, con le mani in gesto di resa.

-No... bravo cagnolino... stai giù, cagnolino... a cuccia, cagnolino...-

Ma il mabari aveva già fiutato in lui una persona pericolosa e soprattutto minacciosa per il suo amico, quindi dai semplici ringhi era passato agli abbai veri e propri, mostrando i denti aguzzi.

Pietro stava sudando freddo. Inconsciamente, si mise a correre tra gli alberi. Il mabari lo inseguì, continuando ad abbaiare.

-NO! CANE CATTIVO! CUCCIA!- urlò.

Uno era sistemato, pensò Sora, con un sorriso divertito alla vista dell'inseguimento. La prossima sarebbe stata Malefica e se ne sarebbe occupato lui stesso.

Il Keyblade brillò nella sua mano, apparendo con la lama puntata verso di lei.

Malefica rimase impassibile.

-Credimi, abbiamo ben altro da fare che perdere tempo con te.- fece notare, acida -E anche tu.-

-Siete qui per fermare Alistair? Lavorate anche voi per Loghain?-

-Non ci importa nulla di quello che accade in questo mondo. Ma, se proprio ti interessa sapere perché siamo qui, sappi che la nostra piccola ricerca ci ha portati da una mia vecchia amica.-

Sora era già a conoscenza della loro “missione”: la scatola nera di cui Pietro aveva parlato al Monte Olimpo. Si erano spinti persino nel pericoloso Ferelden, per cercarla.

-Davvero? Non pensavo avessi conoscenze anche da queste parti.- notò, sarcastico, il ragazzo. Lui pensava fosse Loghain.

-Si tratta di una persona che tu hai già conosciuto. Flemeth.-

Sora alzò le sopracciglia, sorpreso.

-Flemeth?!-

La madre di Morrigan. Alistair l'aveva chiamata “La Strega delle Selve”. E anche Leliana gli aveva parlato di una Flemeth, ma, secondo la leggenda, doveva essere vissuta durante il Terzo Flagello.

La Flemeth che aveva conosciuto lui era una donna notevolmente anziana, ma non tanto da aver vissuto per secoli. Si domandò quando e come avesse conosciuto Malefica.

Un urlo di dolore preceduto dal suono di un morso interruppe bruscamente la loro conversazione.

-AH! CANE CATTIVO! MOLLA IL MIO POPÒ!-

Era, in effetti, riapparso, con il mabari che stringeva forte il suo didietro tra i denti.

-Ehi, dovreste insegnare un po' di buone maniere, a questo qua. Non è educato mordere i popò altrui.-

-Dici davvero?- fece notare il ragazzo, divertito da quanto stava osservando -Scusalo, è solo un cane da guerra, non è molto amichevole con i brutti ceffi. E forse l'osso di agnello non è stata sufficiente come cena, per lui.-

Il pensiero di divenire la cena di un mabari fece impallidire ulteriormente Pietro.

Malefica ignorò l'attenzione di Sora verso Pietro.

-Flemeth si chiedeva come stesse la sua figlioletta.- disse, riprendendo il filo del discorso.

Il sorriso soddisfatto e un po' sadico di Sora svanì a quella domanda curiosa. Malefica non si interessava di niente o di nessuno se non per profitto personale.

-E a te che importa?-

-A giudicare dal fatto che siate ancora tutti interi, credo che stia diventando sempre più forte e quindi... pronta per essere la nuova Flemeth.-

Sora sentì il proprio cuore sobbalzare.

-La nuova Flemeth?!- esclamò.

No, non poteva essere quello che stava pensando: sarebbe stato troppo assurdo. Almeno in un mondo come il Ferelden.

Decise di vederla in modo ottimista, che magari “Flemeth” fosse come un titolo che si trasmetteva tra madre e figlia. Ma non si illuse troppo, trattandosi di Malefica e Pietro.

-Cosa intendete dire?-

Malefica non smetteva di sorridere nel suo solito modo. Doveva davvero esserci sotto qualcosa.

-Andiamo, perché credi che Flemeth abbia mandato la sua preziosa figlia in questa avventura pericolosa?- sibilò -Non lo ha detto? “Vi affido la cosa più preziosa che possiedo.”.-

In effetti, queste erano state le sue esatte parole.

-Perché credi abbia chiamato sua figlia “la cosa più preziosa”?-

-Beh, è pur sempre sua figlia, no? Ogni madre ama la figlia...-

Sora si era illuso si trattasse di semplice amore materno. Malefica rise di tanta ingenuità.

-Amare? Flemeth?! Non farmi ridere. Lei non è capace di amare!-

Nonostante le avventure passate, le esperienze vissute, Sora era ancora un ingenuo. Un modo per negare la realtà e continuare ad essere ottimista. Questo divertiva la strega. E questa era la debolezza che fungeva da leva per ogni suo nemico.

-Ecco come stanno le cose, ragazzino.- la mano ossuta di Malefica girò intorno al suo scettro -Conosci la storia di Flemeth? Ecco, ti posso assicurare che lei è esattamente la Flemeth della leggenda.-

All'interno della sfera, era apparsa una donna bellissima, dai capelli neri come la notte, esattamente la copia di Morrigan. Quella immagine venne presto dissolta nella donna anziana che Sora aveva incontrato nelle Selve.

Spalancò la bocca, sorpreso.

-Non può essere!- esclamò, infatti -Ma come può essere...?-

-Che sia sopravvissuta tutto questo tempo?- tagliò corto lei -Semplice. Lei mette alla luce delle figlie, quando questa figlia è abbastanza grande e con la potenza magica eguagliabile alla sua, Flemeth si impossessa del suo corpo, e quella figlia diventa Flemeth.-

Un processo di metempsicosi che Maestro Xehanort aveva compiuto con Terra, dieci anni prima, e che voleva tentare persino su Sora. Era esattamente ciò che temeva.

-NO! IO NON TI CREDO!- esclamò, infatti, impugnando nuovamente il Keyblade.

Nonostante i suoi timori, si rifiutava di credere alle sue parole.

Quella reazione fece divertire Malefica.

-Sei sicuro? Allora perché non chiedi direttamente alla tua amica Morrigan?- provocò, senza smettere di sorridere.

-Sora?-

Malefica e Pietro scomparvero in una lingua di fuoco, appena udirono quella voce.

Persino il mabari aveva mollato la presa sul didietro di Pietro, dando l'occasione ad entrambi di sparire, prima di essere visti.

Morrigan, infatti, apparve un istante dopo, dall'ombra. Era ancora pallida in volto, ed altrettanto allarmata, ma non per il ragazzo.

-Morrigan!- esclamò lui, facendo svanire il Keyblade -Cosa fai qui? Pensavo stessi dormendo!-

-Invidia perché ora hai trovato un altro che soffre di insonnia?-

Nonostante la battuta, era ancora palese la sua preoccupazione ed il suo turbamento.

E Sora lo notò subito.

Ripensò alle parole di Malefica, e poi anche allo strano comportamento di Morrigan per tutta la sera, da quando si erano accampati: non rispondeva più in modo sarcastico (a parte la battuta di poco prima), quando qualcuno parlava con lei, la sua testa sembrava essere altrove, e, durante la cena, aveva rovesciato lo stufato sui suoi vestiti. Non era da lei.

Qualcosa la stava preoccupando.

-In realtà, mi sono allontanata per lavare un po' questi vestiti.- rivelò, alla fine, la strega, mentre, insieme, tornavano all'accampamento -Non sono perfettamente puliti, ma almeno ho tolto l'odore dello stufato. La maggior parte, almeno. E... non so, forse starò cominciando ad avere allucinazioni, ma avrei giurato di averti sentito parlare di mia madre. Con una donna con le corna e un essere gigantesco simile ad un gatto.-

Aveva sentito la conversazione che aveva tenuto con Malefica e Pietro. Inutile negare. Oltretutto, anche lui voleva sapere.

Tra i due, era lui che doveva pretendere spiegazioni, nonostante il tono di lei.

-Morrigan...- iniziò, con tono serio -È tutta la sera che ti comporti in modo strano. Come lo stufato che ti sei rovesciata addosso. Le distrazioni non sono proprio da te.-

Di nuovo lo sguardo preoccupato ed allarmato. I suoi occhi gialli erano fissi sulla punta dei suoi stivali, mentre una mano stava strofinando sul suo braccio. E, con un'occhiata più accurata, si poteva notare che quella mano stava tremando.

Sora fece un passo avanti, preoccupato ed allarmato anche lui.

-Morrigan, che succede?-

Lei si morse il labbro inferiore.

-Ho... ho scoperto una cosa... su mia madre...-

In situazioni normali, avrebbe cambiato discorso. Qualcosa la stava davvero preoccupando, se stava ammettendo la verità, aprendosi ad una delle ultime persone con cui voleva confidarsi.

-Il grimorio che mi ha dato Irving...- disse -Speravo di poter imparare qualcosa. In effetti, qualcosa sì, ho imparato, ma non quello che volevo.-

-Che vuoi dire?-

-La barda ti ha raccontato la leggenda di mia madre, vero? Sì, è lei la Flemeth della leggenda. E mi sono sempre chiesta quale fosse il segreto della sua immortalità. Lei non è immortale, si reincarna nelle sue figlie.-

Erano tornati all'accampamento, nella zona riservata di Morrigan. Lei aprì il grimorio in una pagina piena di schemi ed un disegno.

-È tutto scritto qui. Il processo di reincarnazione, tutto. Mia madre deve aver pensato che questo viaggio sarebbe stato utile per fortificarmi, essere al suo livello e poi permetterle di impossessarsi del mio corpo.-

Sora non poté fare a meno di impallidire: era esattamente come aveva rivelato Malefica. Non aveva mentito. E ciò lo preoccupò ancora di più, persino più di quanto fosse preoccupata Morrigan.

-Non c'è un modo per fermare questo processo?- domandò, senza pensarci troppo.

-Beh, la prima cosa che mi viene in mente... è quella di ucciderla.-

-Davvero vorresti uccidere tua madre?-

Da come si erano parlate prima della partenza di Morrigan, non doveva esserci un rapporto particolarmente affettuoso tra madre e figlia. Inoltre, ancora ricordava la sua risposta alla domanda di Alistair sulla sua reazione alla presunta morte della madre.

“Prima o dopo essere scoppiata a ridere?”

Entrambi Alistair e Sora erano rimasti, in effetti, sorpresi ed anche inquieti, a quella risposta.

-Lei non morirà veramente, ma almeno avrò abbastanza tempo per cercare un rifugio, lontana da lei.- spiegò, chiudendo il grimorio -Il problema è che non posso farlo io o si reincarnerà subito in me. Deve farlo un altro.-

In modo molto indiretto, Morrigan stava chiedendo a Sora di uccidere Flemeth. Sora non aveva mai ucciso esseri umani: gli unici con fattezze umane caduti sotto il suo Keyblade erano stati i membri dell'OrganizzazioneXIII, ma loro non contavano come esseri umani. Erano Nessuno.

Ciononostante, il solo pensiero di uccidere una persona lo metteva a disagio.

-Forse c'è un altro modo di risolverla.- ipotizzò, cercando una soluzione che non prevedesse un omicidio -Se solo riuscissi a parlarle...-

-Ma ti senti mentre parli?! Qui c'è in gioco la mia pelle e tu pretendi una soluzione diplomatica?! Mia madre è una manipolatrice, ti convincerà a risparmiarla con parole ammalianti. Ucciderla è la soluzione migliore!-

Sembrava davvero turbata. E tale sarebbe rimasta, se la madre fosse rimasta viva.

Avrebbe perduto tutta la concentrazione, in caso di aggressioni da parte dei Prole Oscura. Come poteva continuare a viaggiare, sapendo di essere destinata ad accogliere lo spirito e l'essenza della madre?

Alistair o qualcun altro avrebbe sospettato qualcosa. Sora non poteva permetterlo.

L'idea di uccidere una persona non lo attirava, ma non gli piaceva vedere Morrigan in quello stato.

-Dormici su.- decise, cupo -Con un po' di riposo, avrai le idee più chiare su come agire.-

-Io rischio di divenire mia madre e questo mi dice di dormire.- commentò lei, sarcastica -Almeno dimmi che ci penserai su quello che ti ho detto.-

-Sì, ci penserò.-

Aveva esitato, prima di rispondere.

Morrigan cercò di accontentarsi. Sospirò, scuotendo la testa.

-Bene. Ricorda questo. Quando l'avrai uccisa, portami il suo grimorio.- chiese, di nuovo -Lo riconosci subito. È come il grimorio che mi ha dato Irving.-

Si era allontanata, senza aggiungere altro.

Anche Sora tornò al falò.

Anche se non avesse avuto l'insonnia, quella notte non avrebbe trovato conforto nel riposo. La sua testa era piena di pensieri: Malefica, a quanto pare, aveva rivelato la verità su Flemeth, e Morrigan sarebbe stata la sua reincarnazione. Secondo Morrigan, l'unico modo per impedirglielo era ucciderla.

Ma Sora non se la sentiva di uccidere una donna indifesa. Se fosse stata davvero la Strega delle Selve, allora non era tanto indifesa. Chissà di quali poteri disponeva, pensò.

Rivolse uno sguardo a Paperino e Pippo. Dormivano ancora beatamente.

“Beati loro.” pensò, sorridendo con aria preoccupata.

Era quasi tentato di svegliarli e chiedere loro di andare con lui alle Selve. Paperino avrebbe subito protestato, svegliando l'intero campo. E anche Pippo avrebbe deciso per la via diplomatica. Inoltre, da come ne aveva parlato Morrigan, voleva che la questione rimanesse un segreto.

Non poteva rischiare la vita di una compagna di viaggio. Ma uccidere una persona? Sora non sapeva cosa decidere.

Qualcosa di umido gli toccò il braccio: il mabari vi stava strofinando il suo muso. Lo stava osservando con il muso inclinato e uggiolando lievemente.

Gli stava parlando, nel suo modo.

-Tu cosa suggerisci di fare, cucciolo?-

Incapace di scegliere, si affidò al mabari. Questi si voltò verso il bosco, abbaiando lievemente, senza svegliare i presenti.

Non erano necessarie le parole, per comprendere cosa stesse comunicando: stava chiaramente indicando le Selve. Quindi affrontare Flemeth per proteggere Morrigan.

Forse, nel profondo, anche Sora aveva fatto quella scelta: se una persona amica era in pericolo, lui doveva salvarla.

-Verrai con me?-

Un abbaio seguito da uno scodinzolio fu la risposta affermativa.

Sora sorrise, sollevato e determinato: si sentiva più forte in compagnia.

-Allora andiamo.-

Sora e il mabari lasciarono l'accampamento, sotto gli occhi di Shale, che rimase stranamente silente.

Nascosti ancora nel bosco, Malefica e Pietro avevano seguito ogni movimento di Sora.

Malefica non aveva mentito, quando aveva rivelato di conoscere Flemeth.

Proprio quel giorno, si erano recati nelle Selve.

Pietro camminava ricurvo su se stesso.

-Malefica, questo posto mi mette i brividi...- balbettò, guardandosi intorno nervoso -Ho come l'impressione che qualcuno ci farà un agguato alle spalle.-

-Non fare il fifone e cammina!-

Malefica non si era nemmeno voltata. Continuava a camminare come se non ci fosse stato affatto.

Non dava l'impressione di essere in quel mondo per la prima volta: camminava con passo fin troppo sicuro, come se sapesse già dove andare.

Affrettò infatti il passo, appena notò una capanna. Una donna anziana era all'esterno, intenta a rammendare degli stracci logori che insieme formavano un abito.

Ma alzò subito la testa, notando, con la coda dell'occhio, delle sagome avvicinarsi.

-Malefica, vecchia amica mia...- salutò, alzandosi; non sembrava sorpresa; il suo saluto era vuoto, indifferente -Cielo, non sei cambiata di una virgola in tutti questi secoli.-

-Lo stesso non si può dire di te, Flemeth.-

Pietro spalancò la bocca, appena sentì nominare il nome della signora.

-Lo so, questo non è lo stesso corpo con cui mi hai conosciuta la prima volta. E, a pensarci bene, nemmeno quello della tua ultima visita.- concluse ridendo.

-Aspettate, aspettate un momento...!- interruppe il gatto, strofinandosi gli occhi per assicurarsi di non sognare -Voi due... vi conoscete?!-

-Una mia vecchia conoscenza di quando i mondi erano ancora uniti.- rivelò Malefica.

-Ah, che bei tempi, mia cara amica. Peccato che si siano separati.-

Pietro guardò Malefica, poi Flemeth. Poi di nuovo Malefica. E di nuovo Flemeth. Sempre più sconvolto da quello che aveva appena udito. E Flemeth aveva parlato di un corpo che aveva la prima volta che si erano conosciute. Entrambe avevano vissuto per secoli. Ciò lo faceva rabbrividire non poco.

-Piuttosto, a cosa devo la tua visita, mia vecchia amica? Non serberai rancore per aver rifiutato la tua offerta per il tuo piano di far divorare tutti i mondi nell'Oscurità?-

Non sapeva quanti anni o secoli fossero passati nel Ferelden, ma per Malefica erano passati poco più di due anni, da quando aveva riunito le principali fonti di Oscurità dei mondi esterni per realizzare il suo piano. Aveva chiesto aiuto anche a Flemeth, ma lei aveva rifiutato senza pensarci due volte, ritenendolo un piano inutile. Oppure sapeva già che dietro quel piano c'era un'altra persona che stava manovrando Malefica, ovvero Ansem, e non voleva essere trascinata in quella spirale.

Inutile fu il suo tentativo di dissuaderla dal suo piano: Malefica, ebbra di potere, ebbe la sprovvista di non ascoltarla. E, dagli sguardi che si stavano incrociando, era intuibile che Flemeth stesse leggendo delusione in Malefica, verso se stessa. Questo poteva spiegare il suo sorrisetto soddisfatto e lo sguardo cupo della strega.

-Quel piano è acqua passata. Almeno come lo avevo concepito in principio.- rivelò Malefica, facendosi seria -Sto tentando un altro approccio, adesso. Ma ho bisogno del tuo aiuto, Flemeth.-

Flemeth interruppe definitivamente il suo lavoro.

-E perché vorresti il mio aiuto?- disse, con tono quasi infastidito, ma, nello stesso tempo, divertito.

Malefica si fece più seria, tentando di non cadere nella provocazione.

-Tu abiti il Ferelden da secoli.- fece notare -E sei l'unica che conosco in grado di aiutarmi.-

Vi fu un momento di silenzio, tra le due streghe. Uno scambio di sguardi, senza che una sbattesse le palpebre.

Pietro si sentiva sempre più a disagio. La tentazione di andarsene da lì in punta di piedi era forte, prima che una delle due esplodesse o prima che Malefica si trasformasse in drago in caso di rifiuto dell'altra.

Flemeth, però, abbassò di nuovo lo sguardo, riprendendo a cucire.

-Se vuoi il mio aiuto, mia vecchia amica, voglio che tu faccia qualcosa per me.-

Non aveva rifiutato. Ma aveva proposto un altro accordo.

Malefica decise comunque di non abbassare la guardia.

-Di cosa si tratta?- domandò, incuriosita.

-Una cosa da niente. Solo portare un messaggio ad una persona. Un favore per un favore, amica mia.-

Le due streghe si scambiarono di nuovo sguardi scrutatori.

-Sto cercando una scatola nera.- disse Malefica, accettando di conseguenza l'accordo di Flemeth.

Questa sorrise di nuovo in modo strano. C'era qualcosa, nei suoi occhi, che lasciava intuire che sapesse molto più di quanto uno potesse credere.

-Non devi domandarti dove sia questa scatola nera, amica mia.- rispose, infatti -Devi domandarti QUANDO comparirà. Certe cose appaiono solo quando sono necessarie. Non siamo noi a cercarle, ma loro cercano noi.-

Pietro inclinò la testa, confuso. Malefica, invece, tratteneva a stento la delusione.

-Quale è il tuo favore?-

Malefica e Pietro lo stavano osservando proprio in quel momento: far tornare Sora nelle Selve Korkari.

Non era chiaro cosa Flemeth avesse in mente, ma era l'unico modo per estorcerle informazioni sulla scatola nera che stavano cercando.

Manovrare Sora era stato facile: Malefica sapeva quale tasti pigiare, per fargli fare quello che voleva. Sapeva del suo punto debole, ovvero le amicizie. E con Morrigan non era diverso.

Così era stato ingannato sia da lei, durante i rapimenti delle Principesse della Luce, che dall'Organizzazione XIII, più di una volta.

“E uno come lui è un Custode del Keyblade?” domandò, quasi disgustata, la strega, fissando il ragazzo allontanarsi insieme al mabari.

-Perfetto, ci è cascato come un allocco.- ridacchiò Pietro -Ma ancora non riesco a capire perché lo stiamo aiutando a salvare la figlia di Flemeth. E poi, voglio dire, persino lei ti ha detto che la scatola nera non si trova in questo mondo, quindi cosa facciamo ancora qui?-

Malefica sorrise malignamente, senza smettere di fissare il ragazzo, che si allontanava sempre di più.

-Mio sciocco Pietro...- sibilò -Chi ha parlato di aiutare il ragazzino?-

Il tono era agghiacciante. Persino Pietro non riuscì a reprimere un piccolo brivido. Aveva in mente qualcosa di diabolico contro Sora.

-Sapevi che anche Flemeth può trasformarsi in drago?-

Pietro, alla fine, ridacchiò malignamente, al pensiero.

 

Il sole stava per sorgere, quando Sora tornò nelle Selve.

Il luogo di atterraggio della gummiship. Dove aveva incontrato Morrigan ed Alistair per la prima volta.

Dove era iniziata la sua avventura in quel mondo.

Se non fosse stato per il mabari, non avrebbe ritrovato la capanna di Flemeth.

Per ringraziarlo, infatti, gli carezzò la testa.

-Bravo, cucciolo.-

Uno scodinzolio mostrò gratitudine per quel gesto di affetto.

La capanna era esattamente come l'aveva lasciata.

Quella di Morrigan, dopotutto, era una battuta.

-E vedi di non dimenticarti lo stufato sul fuoco. Non vorrei tornare con la capanna bruciata.-

Se la capanna fosse stata bruciata, anche il grimorio lo sarebbe stato.

Ma era ancora intera, intatta. Non c'era traccia nemmeno dei Prole Oscura, degli Heartless né dei Nessuno.

Forse la persona che avrebbe affrontato sarebbe stata una minaccia ben peggiore.

Considerò di essere stato troppo irruento nel recarsi là senza almeno Paperino e Pippo.

O forse, data l'età, Flemeth non era più potente come un tempo, quindi i suoi poteri si erano ormai limitati a scopi curativi, come aveva fatto con Alistair, dopo la battaglia di Ostagar.

Voleva affrontarla, per salvare Morrigan, ma, nello stesso tempo, aveva timore di affrontarla.

Ma ormai era tardi per tornare indietro. E aveva dato la sua parola a Morrigan, non poteva deluderla.

Deglutì, prima di inspirare dal naso.

Si guardò bene intorno: non c'era nessuno, all'esterno. Forse Flemeth stava ancora dormendo.

Fece un passo verso la porta, con la mano pronta sul Keyblade per ogni evenienza.

Alzò l'altra mano, per bussare. Ma notò che quella porta non era chiusa del tutto.

C'era uno spiraglio.

Era impensabile che una strega come Flemeth si fosse scordata di chiudere la porta. Era anziana, ma non dava l'idea di essere distratta, semmai il contrario.

Senza abbassare la guardia, Sora aprì la porta, cauto e silenzioso.

La stanza si palesò interamente, man mano che la porta si spalancava.

La capanna aveva solo una stanza. Il camino era spento, ma un trogolo era ancora dentro il camino, sopra a ciò che rimaneva della legna.

Il resto consisteva solo di un tavolo con due sedie, proprio di fronte al camino, due letti separati, ed una dispensa con libri e piccole giare di vetro contenenti delle erbe.

Ma di Flemeth nessuna traccia.

La stanza era completamente deserta.

“Magari è uscita.” dedusse Sora, guardandosi nuovamente intorno, una volta entrato “Prendo il grimorio e scappo via.”

Non sapeva quando Flemeth sarebbe tornata. Per quanto lo riguardava, poteva tornare per il tramonto.

Decise, dunque, di dedicarsi alla ricerca del grimorio. L'unico posto in cui erano presenti dei libri era, appunto, la libreria accanto ai letti.

C'erano di vari colori, tutti all'incirca della stessa misura. Ma nessuno con la descrizione di Morrigan.

Sora si grattò dietro la nuca.

-Persino peggio di quando ho cercato di decifrare gli appunti di Ansem il Saggio.- borbottò, guardando di nuovo tutta la pila di libri che aveva di fronte -Ho già controllato tre volte, e di un libro uguale al grimorio nero non ne vedo. Secondo me, Morrigan mi ha mentito.-

Poteva sopportare qualunque cosa, ma non uno scherzo di quel tipo da una persona amica. Sarebbe stato di pessimo gusto persino per una come Morrigan.

Non mancava di sarcasmo, ma non la riteneva tale da scherzi simili.

O forse Flemeth l'aveva nascosto.

-Magari c'è uno scompartimento segreto, qui...- rifletté Sora, scrutando di nuovo tra i libri, stavolta anche tra le piccole giare.

Il mabari abbaiò lievemente, dopo aver annusato qualcosa sul pavimento.

-Ehi, cosa c'è, cucciolo?-

Lo notò con la testa sul pavimento di legno. Non era chiaro se stesse cercando di scavare o prendere qualcosa con i denti.

Alistair aveva detto che i mabari erano cani intelligenti. Forse aveva scoperto qualcosa.

-Andiamo. Pensi davvero che il grimorio sia...?-

Forse non era del tutto una scelta irrazionale.

Se questo grimorio era importante, Flemeth doveva trovare un posto adatto per nasconderlo. E sotto il pavimento era l'ideale.

-Spostati, cucciolo.-

Il mabari fece quanto richiesto.

Sora si piegò, iniziando a bussare sul legno. C'era un punto vuoto, in effetti.

Usò la lama del Keyblade, per sollevare un massello di legno, senza rischiare di spezzarlo.

Dentro una piccola nicchia, trovò un libro viola con uno strano simbolo sopra.

-Trovato!- esultò il ragazzo, estraendo il grimorio.

Accarezzò di nuovo la testa del mabari, che scodinzolò.

-Grazie, cucciolo.-

L'abbaio che seguì poteva essere tradotto con “Prego!”.

-Bene, bene... chi abbiamo qui...?-

Sora si voltò di scatto, alzandosi in piedi.

Flemeth. Sulla soglia della capanna.

Ancora vestita con gli abiti sporchi e pieni di toppe con cui l'aveva conosciuta, e capelli arruffati. Portava un cesto sottobraccio, pieno di erbe e radici.

Sorrideva in un modo non proprio rassicurante, mentre avanzava verso l'interno della capanna.

-Il custode del Keyblade mi degna di una visita? Oh, e ha il mio grimorio in mano. Non sapevo fossi anche un ladro.-

Aveva visto che il pavimento era “bucato”. E il ragazzo teneva un braccio dietro la schiena.

Il mabari si mise in posizione di attacco, ed iniziò a ringhiare.

Al suo fianco, Sora non aveva paura.

-Morrigan ha scoperto tutto.- rivelò, con aria determinata.

La strega si fermò, interessata, mentre dita ossute le sfioravano il mento.

-E cosa avrebbe scoperto?- domandò, fingendo la sua innocenza e la sua ignoranza.

Ma lei sapeva. Sora sentiva che sapeva.

-Che voi vi reincarnate nelle vostre figlie e lei è la prossima.-

Quella risposta fece ridere la strega.

-Quindi ha mandato te per uccidermi?-

-No, ho deciso da solo di venire qui.-

Lei rise di nuovo, stavolta in maniera più malefica.

-Ragazzo coraggioso, ma stupido.- sibilò, entrando nella capanna, dopo aver chiuso la porta -La mia vecchia amica Malefica mi aveva avvertito che avresti agito così.-

Malefica si era davvero recata da Flemeth. Non lo avrebbe sorpreso, se si fossero scambiate segreti sui propri nemici.

-Ma non c'è bisogno che finisca con il sangue. Tu non sei un assassino, Sora. Puoi tenerti il grimorio e tornare tranquillamente da Morrigan e dirle che mi hai fatto fuori.-

Era la soluzione più facile: Sora non avrebbe versato sangue e sarebbe tornato illeso da Morrigan, con il grimorio in mano, come un trofeo.

Era una strega, ma era pur sempre un essere umano. Sora non uccideva esseri umani. Non era giusto.

La porta, aperta, era un chiaro invito ad accettare l'offerta della strega. Lui era persino tentato, e non poco.

I suoi passi lo avvicinavano sempre più all'uscita.

Tuttavia, un dubbio si stillò nella sua mente. E persino il mabari, che continuava a ringhiare, in guardia, lo condivideva.

Infatti, si fermò.

-Cosa vi impedirebbe di impossessarvi di lei, quando meno se lo aspetta?-

Si voltò di nuovo verso Flemeth, con aria seria.

L'indifferenza negli occhi gialli lo fece irritare non poco.

Peggio ancora il tono della sua risposta.

-Nulla. Assolutamente nulla.-

Lo aveva detto come se fosse una cosa perfettamente normale, non immorale. Come se una madre avesse tutto il diritto di reincarnarsi nel corpo della figlia.

Come Ansem aveva fatto con Riku. Come Xehanort con Terra. Avevano trattato delle persone innocenti come fossero delle loro proprietà da sfruttare come volevano.

Questo Sora non poteva tollerarlo.

-Perciò mi state dicendo che devo mentire.- fece notare, stringendo il pugno libero, dalla rabbia.

-Tendiamo sempre a credere a quello che vogliamo.-

La naturalezza, l'indifferenza in quelle parole alimentavano l'ira del ragazzo.

-Alla fine, è meglio così. Lo faccio anche per te, caro.-

Morrigan aveva messo il ragazzo in guardia dai giochi mentali della madre. Finalmente comprese cosa intendesse.

Ma lui si ostinava a non muoversi.

-Avanti, fai parlare la voce della ragione.- lo persuase nuovamente la strega -Non vorrai affrontare una come me, spero?-

Flemeth gli aveva offerto la via più facile, giocando sui sensi di colpa, sui suoi principi, e sulla propria presunta superiorità, in quanto maga esperta, vissuta letteralmente per secoli.

Ma la rettitudine del ragazzo non doveva essere scambiata per codardia.

Era ben cosciente che era stata Morrigan stessa a chiederlo, ma si trattava di sua madre, sangue del suo sangue.

Ma questi erano pensieri che aveva prima di sentire quelle parole così disinteressate, così indifferenti.

-Credetemi, non vorrei farlo. E io sono stato il primo a proporre a Morrigan un'alternativa alla vostra morte.- rivelò, infatti, voltandosi -Ma, vedendovi e sentendovi, sto iniziando a dare ragione a vostra figlia.-

Il mabari si era messo nuovamente in guardia, ringhiando contro Flemeth.

-I vostri fini sono ignoti, e il fatto di essere amica di Malefica vi ha messo in una posizione di svantaggio.-

Vi fu nuovamente uno scambio di sguardi tra i due. Nessuno sembrava intenzionato ad abbassare lo sguardo.

E Sora scosse la testa.

-No, non posso permettere che vi impossessiate di vostra figlia!-

Evocò il suo Keyblade, puntandolo in avanti.

Flemeth non si mosse, o mostrò timore.

-Quindi... questa è la tua scelta definitiva?- sibilò.

 

Pochi istanti dopo, la porta della capanna venne distrutta da un'esplosione.

Sora venne scaraventato vicino allo stagno, per poco cadendoci dentro. Il mabari, uggiolando, era corso in suo soccorso.

La capanna stava iniziando ad essere avvolta dalle fiamme.

Flemeth camminava lì in mezzo, come se non ci fossero. Per lei era come camminare sulla strada.

Da come aveva abbassato la mano, era stata lei a scatenare quell'incantesimo.

Persino i suoi abiti stavano prendendo fuoco. Ma non si incenerirono. Cambiarono: non più vecchi stracci, ma una tenuta di cuoio, con bracciali e gambali di ferro. Anche i capelli cambiarono forma: erano acconciati a forma di quattro corna.

La sua risata agghiacciante suonava minacciosa.

-Quindi hai scelto di distruggermi... Scelta coraggiosa, ragazzo. Ma molto imprudente. Avresti fatto meglio a venire con qualcuno.-

Il suo corpo si illuminò. Divenne più grande, cambiando forma.

Il drago apparso di fronte al custode del Keyblade aveva le squame rosse, e quattro corna sulla testa, dello stesso colore dei suoi capelli.

Era grande quanto Malefica. Ma Sora non si scoraggiò.

Impugnò la sua spada e si mise in posizione di combattimento.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Lady I H V E Byron