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Autore: EleWar    13/01/2023    7 recensioni
Ogni storia d'amore che si rispetti, ha i suoi alti e bassi, ma solo la potenza del sentimento fa superare tutti gli ostacoli. Quali difficoltà dovranno affrontare, ancora, Ryo e Kaori per essere finalmente e definitivamente felici?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Visto che avete aspettato tanto, non mi dilungo in chiacchiere! :D
Vi dico solo GRAZIE e… buona lettura!
Eleonora

 
 
Cap. 6 - Il frammento
 
E adesso Kaori era lì, nel suo salotto, a riordinare i cuscini del divano dove lei e Ryo avevano fatto… con la lettera in mano, o meglio, con ciò che ne restava, perché era solo una striscia, strappata per la lunghezza, stropicciata come se fosse stata accartocciata, ma anche con i bordi esterni azzurrini, come se avesse strusciato ripetutamente in qualcosa di blu, magari la tasca dei jeans di Ryo.
 
Per un attimo se la rigirò fra le dita, indecisa se leggerla o meno.
In fondo, stava violando la corrispondenza di un’altra persona, anche se, ne era certa, quella doveva essere per forza di Ryo, dal momento che non ricevevano visite da un bel po’, ma dato che avevano deciso di non avere più segreti fra di loro, poteva essere autorizzata a farlo.
Inoltre, la missiva era stata strappata, quindi in teoria non aveva tanta importanza per il destinatario, si ripeteva per giustificarsi.
 
La curiosità ebbe la meglio, e mai tale curiosità Kaori la pagò così cara.
 
La striscia di carta era evidentemente la parte destra di una lettera e pertanto era ben visibile in alto un bel XYZ! seguito dalla data, 15 settembre.
La scrittura era fitta e senza spazi, ma gli ideogrammi molto chiari e precisi; con un relativo sforzo d’interpolazione, si riusciva a capirne il senso.
Recitava più o meno così:
 
Caro Ryo, ti ho pensato tanto e vorrei rivederti […] sto per sposarmi. […] ho bisogno di parlarti, è importante. […] Ti aspetto martedì mattina, 20 settembre, all’Hotel Imperatore del […] alle ore […] Per sempre tua, Yuki.
 
Quando Kaori ebbe rimesso insieme i pensieri, e capito appieno il senso di quelle parole – frammenti di un testo molto più lungo e articolato – e soprattutto chi fosse la donna che l’aveva scritta, provò un improvviso conato di vomito.
Troppo lontana dal bagno, corse al lavello della cucina, dove restituì allo scarico tutta la gustosa colazione che poco prima aveva consumato con Ryo.
Si appoggiò al piano di lavoro, in preda ad un vorticoso capogiro, e non appena il cucinino smise di girare, cercò di riordinare le idee.
 
Chi era questa Yuki?
La famosa principessa che aveva spezzato il cuore a Ryo facendosi cancellare la memoria, per potersi dimenticare di lui?
Nonostante Kaori avesse assistito impotente all’innamoramento dei due, come da copione, aveva sofferto vedendo Ryo dispiaciuto per le conseguenze del trattamento di rimozione dei ricordi a cui si era sottoposta la cliente.
In quel modo sconfessava tutto il suo sentimento, e cancellava definitivamente lo sweeper dalla sua vita.
La socia non aveva ben capito cosa fosse successo fra i due, ma ricorrere ad un tale artifizio, per lei era disumano.
Voler dimenticare i torti subiti, il male ricevuto, le delusioni è un conto, ma obliare totalmente ogni cosa è fare piazza pulita di tutto quanto ha rappresentato quella persona per te.
E non ci vedeva Ryo ad averla fatta soffrire così tanto da spingerla a volerlo estirpare dalla sua mente; sì okay, a volte il socio si era comportato come un porcello in calore, l’aveva insidiata come al solito, ma il più delle volte Kaori gli aveva impedito di andare oltre; per giunta la compagna nutriva una segreta stima per lui, ed era sicura che all’atto pratico non fosse mai ricorso alla violenza per ottenere ciò che bramava, in generale, né che non le avesse portato rispetto, e questo non perché era una principessa.
 
Dentro di sé Kaori, all’epoca, aveva tirato un sospiro di sollievo quando quella Yuki era tornata nel suo paese d’origine; poco prima lei e Ryo avevano avuto un significativo avvicinamento, ma poi era comparsa questa ragazza venuta da lontano che aveva turbato assai l’uomo, e la socia si era un po’ eclissata.
Se ne era rimasta al suo posto, più o meno, troppo insicura anche solo per imporsi; del resto lei e lo sweeper non avevano una vera e propria relazione, e lui faceva un passo avanti e due indietro, trincerandosi dietro una cortina di fumo, ed era sempre arduo capire cosa volesse in realtà.
Ryo sembrava veramente preso dalla principessa esule, e Kaori non si spiegava perché alla fine l’avesse riportata alla sua ambasciata, dai dignitari di corte che tanto la cercavano, invece di tenerla con sé o di fuggire con lei.
 
Kaori non aveva indagato, d'altronde non sarebbe servito a nulla tempestarlo di domande, né aspettarsi che fosse lui a parlarne.
Dopo quella breve parentesi, loro avevano ripreso il solito tran tran quotidiano e anche Ryo sembrava ormai dimentico della bella e altezzosa cliente; da quel punto di vista, sembrava addirittura sereno.
In ogni caso poi erano successe tantissime altre cose, anche ai due soci, ed ora erano lì, finalmente fidanzati, finalmente amanti, finalmente felici.
 
Ma quel frammento di lettera aveva avuto il potere di far crollare il mondo addosso alla dolce Kaori.
 
Se quella Yuki era la principessa, o meglio la Regina di Arimania, di cui aveva sentito distrattamente parlare in tv, che aveva fatto di tutto per cancellare Ryo dalla sua vita, perché ora gli scriveva?
Si era ricordata improvvisamente di lui?
C’era scritto che si stava per sposare… ah, sì: col bellissimo principe Kris Kohinhoor, e va bene che era un matrimonio combinato come tanti nel loro mondo, ma lei scriveva “per sempre tua”!
Allora lo amava ancora?
Lo amava di nuovo?
In cima al frammento spiccava un XYZ inequivocabile: aveva forse bisogno di aiuto?
Dell’aiuto di Ryo come City Hunter?
Ma allora perché Ryo non le aveva detto nulla?
 
Già, perché Ryo non le aveva detto nulla?
Le aveva promesso, dai tempi in cui Kaori era andata a lavorare con Mick, che non avrebbe più preso casi di nascosto dalla socia; che ogni volta che si fossero trovati tra le mani una richiesta qualsiasi d’aiuto, ne avrebbero parlato insieme, avrebbero deciso insieme il da farsi, anche se ci fosse stata di mezzo la solita bella cliente.
E Ryo manteneva sempre le sue promesse.
E comunque non aveva più fatto lo scemo con le clienti e la compagna sapeva che le era fedele, non fosse altro che lo aveva minacciato che al primo sgarro gli avrebbe fatto passare non una, ma tutte le notti a seguire, in bianco, ed era troppo preso da lei per cadere in errore.
Se i martelli non gli facevano più male, dover rinunciare alla sua adorata compagna era una tortura troppo dura per lui.
In ogni caso, appurato che negli ultimi anni quel suo atteggiamento da tacchino nella stagione dell’accoppiamento era puro teatrino – perché da che si era scoperto innamorato di lei, aveva solo finto tutto quel trasporto per le altre – Kaori si sarebbe stupita di vederlo cedere agli antichi vizi.
Però restava il fatto che quella era una richiesta d’aiuto, e chiunque fosse quella Yuki, lui non gliene aveva parlato.
E poi perché stracciare la lettera?
E perché tenersela per così tanto tempo in tasca?
Kaori era un’investigatrice troppo astuta per non aver notato tutti questi indizi; incomprensibile però il comportamento del socio che, nonostante apparentemente non avesse dato importanza alla lettera, tanto da averla stracciata, poi non se ne era liberato definitivamente.
Se voleva distruggerla, era stato imprudente da parte sua portarsela a spasso tutti quei giorni, col rischio che… quale rischio aveva corso? Quello che Kaori avrebbe potuto trovarla in qualsiasi momento, nelle sue tasche, quando avrebbe messo a lavare i jeans, o fra i cuscini del divano proprio come era successo quella mattina stessa.
 
Lo stomaco si contrasse nuovamente e un conato a vuoto la scosse, facendola sudare a freddo.
 
Maledizione!
 
Aveva perso l’abitudine di dover inghiottire i magoni e le delusioni che Ryo le faceva provare: ora stavano insieme, andavano d’amore e d’accordo, e proprio questa battuta d’arresto non se l’aspettava.
 
Si stava giusto versando un bicchiere d’acqua, con mani tremanti, quando un’altra vertigine la colse, provocatale da un dubbio atroce.
Riprese in mano la sottile strisciolina e la rilesse più e più volte: questa fantomatica Yuki dava appuntamento a Ryo per la mattina del 20 settembre, ma il 20 settembre era proprio per quel giorno!
Si precipitò in soggiorno a controllare il calendario appeso al muro, come se ce ne fosse realmente bisogno: stampato a chiare lettere c’era scritto “Martedì 20 settembre”.
 
Allora strappò la pagina con rabbia, e la stracciò in mille pezzi!
Che stupida era stata!
Perché non ci aveva pensato prima?
Ryo non era lì.
Ryo era dovuto uscire proprio quella mattina.
Ryo era andato all’appuntamento!
Alla faccia di non dirle niente della lettera o della fantomatica richiesta d’aiuto!
 
La lettera era datata 15 settembre e, ammesso che lui l’avesse in qualche modo ricevuta anche due giorni dopo, o più – e si chiese addirittura come avesse fatto, visto che la posta la ritirava sempre lei – avrebbe avuto tutto il tempo di parlargliene, ma soprattutto di decidere se presentarsi all’appuntamento oppure no.
E per quella mattina le aveva candidamente detto che doveva sbrigare una faccenda nella sede di una banda di delinquentelli e che aveva chiesto aiuto a Falcon; erano andati via insieme, o meglio, così lui le aveva detto, perché di fatto non aveva visto Umibozu passare a prenderlo.
 
Kaori iniziò a pestare i piedi, in preda ad una crisi di nervi:
 
“No, no, no, non è possibile! Me l’ha fatta sotto il naso! Che razza di bastardo! È corso da lei, è andato da lei e mi ha preso in giro! Mi ha proprio preso per il culo, quello stronzo!”
 
Nella furia della rabbia, afferrava e scagliava contro il muro oggetti presi a caso, pur di scaricarsi; e nel mentre malediceva Ryo, malediceva sé stessa per avergli creduto, per avergli ceduto - nonostante sapesse benissimo che era ciò che lei desiderava di più al mondo – e malediceva il fatto di essersi fidata, sempre e comunque di lui, fino a quando agguantò l’ennesimo ninnolo; ma stavolta si fermò di colpo, sul punto di lanciarlo, e alcune gocce d’acqua le bagnarono la mano, facendola riscuotere.
Immobile, guardò il vasetto che stringeva fra le dita, con tanta forza che le nocche le si erano sbiancate: era il vasetto con dentro il fiore del trycirtis, che ancora miracolosamente resisteva dopo tutti quei giorni.
Per sempre tuo.
Per sempre tua.
E lo aveva scritto anche quella Yuki.
 
Un moto di disappunto la spinse a liberarsi con rabbia di quel fiore inutile, ma un altro conato di vomito le impedì di portare a termine quel gesto tanto liberatorio.
Fu costretta ad inghiottire il bolo di saliva che le era salito dalla gola, e a prodursi in respiri profondi e regolari.
Il sudore le scorreva copioso sulla fronte e fra i seni.
Dannazione, cosa le stava succedendo?
 
Si passò una mano stanca fra i rossi capelli.
Respirare profondamente l’aiutò a calmarsi.
 
Doveva pensare lucidamente.
Doveva andare a fondo della questione.
 
Bene, Ryo, apparentemente, non solo le aveva mentito su tutta la linea, accettando un caso a sua insaputa, nonostante le avesse promesso – giurato addirittura – che non lo avrebbe fatto mai più, ma era corso scodinzolando da una sua vecchia fiamma, una stronza che lo aveva pure rinnegato quando ne aveva avuto l’occasione.
 
E lei, Kaori, cosa avrebbe dovuto fare?
Come comportarsi?
Erano finiti i tempi in cui se ne sarebbe stata in disparte a rimuginare sul suo amore non corrisposto, a soffrire in silenzio, o a dare da matti con scenate isteriche che non portavano a nulla.
No, stavolta lei e Ryo erano una coppia; di più, una famiglia, come amava dire lui.
E allora l’avrebbe affrontato, l’avrebbe preso di petto e avrebbe preteso la verità.
 
Che ora era?
Guardò l’orologio, ma in quella cazzo di lettera mancava l’orario dell’appuntamento: poteva essere un’ora qualsiasi fra le 5 di mattina e le 12; escludendo le ore dell’alba – perché non solo Ryo non si sarebbe svegliato a quell’ora per un qualsiasi appuntamento, morto di sonno com’era – ma fino ad almeno le 10 erano stati insieme… piacevolmente insieme, rimarcò con una nota di triste ironia.
Da quanto tempo era uscito?
Mezz’ora?
Allora l’appuntamento non sarebbe stato prima delle 11… Ma certo, un bell’aperitivo all’HotelImperatore del…? Di cosa, per dio?
 
La sweeper corse al mobiletto del telefono, prese la guida telefonica e sfogliò freneticamente l’elenco, scorrendo tutti i nomi degli hotel Imperatore del…
Imperatore del Sol levante!
Che fantasia, eh? si ritrovò a pensare. Ma che importanza aveva? Non doveva mica assegnare il “Premio Miglior Nome per un Hotel dell’anno 1989!”
Si stupì della sua ironia, malgrado la situazione fosse tendenzialmente tragica.
 
Perfetto, il posto era riuscita a rintracciarlo, con tanto di indirizzo; sapeva pure in quale parte della città si trovasse: accanto ad un frequentato parco monumentale.
In quanto all’orario, avrebbe potuto ancora farcela, se avesse preso la moto di Ryo, più veloce ed agevole nel traffico metropolitano.
Se si fosse sbrigata, forse sarebbe riuscita a coglierli sul fatto, sempre che non fossero saliti in camera da lei. Una smorfia rabbiosa di cocente gelosia le alterò i lineamenti.
No, sarebbe arrivata in tempo!
In caso contrario, avrebbe scoperto quale fosse la camera della bella principessa, o di chi per lei, e avrebbe fatto irruzione nella stanza d’albergo.
Saputa la verità, semplicemente, avrebbe lasciato Ryo.
Punto.
   
 
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