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Autore: Princess Kurenai    14/01/2023    0 recensioni
[RenKaza | Rengoku Lives | Found Family]
Riaprì le mani chiuse a pugno, provando a lasciar scivolare via la tensione, e prese infine un profondo respiro.
Il fischio che lo aveva reso sordo fino a quell'istante svanì lentamente, permettendogli di sentire il silenzio della casa spezzato da un nuovo rumore, improvviso e inaspettato.
Akaza si irrigidì e il suo sguardo si puntò subito verso il fusuma che fungeva da ripostiglio della camera, e dal quale erano ormai udibili dei versi soffocati.
Si accostò all’anta scorrevole e, con attenzione, la aprì. Un piccolo ammasso di lenzuola si mosse sotto il suo sguardo - ormai più incuriosito che arrabbiato come qualche momento prima -, e infine un forte pianto iniziò a riempire la stanza.
Un neonato.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hakuji/Akaza, Kyoujurou Rengoku, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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As Soothing As Snow

Capitolo 4
A change of heart


»--•--«


Akaza si era seduto, lasciando lo shoji alle sue spalle. Da quando Kyojuro lo aveva invitato a sedersi la prima volta, gli era quasi venuto spontaneo iniziare ad entrare nella stanza senza attendere il permesso del Pilastro e a prendere posto sul tatami con le gambe incrociate.

In una settimana era diventata… un'abitudine. Così come lo era il cercare subito con lo sguardo la bambina che, in quel momento, stava già dormendo nel giaciglio accanto al futon di Kyojuro. Quest’ultimo invece si trovava su un basso tavolino intento a scrivere qualcosa.

Per Akaza era stato strano trovarlo lontano dalla sua katana, ma Kyojuro non si era mosso per raggiungere la sua arma e, anzi, lo aveva accolto con naturalezza, aggiornandolo subito sulle condizioni della piccola - stava bene, il resto non contava.

Solo dopo quel breve scambio di battute il Pilastro aveva iniziato a riporre il kit di scrittura e il foglio da parte, forse per far asciugare l’inchiostro.

«Ti ho disturbato?»

La domanda uscì spontanea dalle labbra del demone, tant'è che anche lo stesso Pilastro si mostrò sorpreso nel sentire quelle parole.

Lentamente quelle visite stavano diventando una sorta di abitudine - ad essere sinceri, non era una cosa del tutto positiva -, ed era chiaro che Kyojuro stesso avesse iniziato a sentirsi un po' più a suo agio nonostante la presenza di Akaza.

«Uh? No, avevo finito,» rispose il cacciatore.

Akaza annuì e portò di nuovo lo sguardo sulla bambina, lasciando cadere il silenzio. Kyojuro non gli aveva più chiesto di prenderla in braccio, ma lui aveva continuato a pensarci.

Una parte di sé gli diceva che non avrebbe dovuto neanche avvicinarsi - e neanche essere in quella stessa stanza a dirla tutta -, ma un’altra sentiva un’assurda voglia di riprenderla in braccio e… basta.

«Posso chiederti cosa fai durante il giorno?» lo interrogò di punto in bianco il Pilastro, e Akaza alzò lo sguardo verso di lui.

Kyojuro aveva smesso di chiedergli il perché si trovasse lì - o del perché non ci fosse un bagno di sangue -, e durante le ultime visite gli aveva rivolto domande meno invadenti, alle quali Akaza aveva sempre cercato di rispondere.

Erano più curiosità che altro. Come a esempio quanto velocemente potessero correre i demoni, o quanto era rapida la loro rigenerazione. Erano davvero informazioni inutili e che, per fortuna, non riguardavano mai Muzan. Per quel motivo Akaza non aveva mai trovato difficoltà nel rispondere… forse quello era il suo modo per ringraziare il cacciatore dell’ospitalità e della mancata denuncia agli altri Pilastri.

Aveva più volte pensato a cosa sarebbe successo se gli altri membri degli Ammazza Demoni fossero venuti a conoscenza di quel rapporto, e gli scenari che gli erano venuti in mente non erano dei migliori.

Potevano essere due organizzazioni completamente diverse quelle guidate dagli Ubuyashiki e da Muzan, ma Akaza aveva la certezza che entrambe avrebbero decretato la loro morte, e la bambina sarebbe stata affidata a qualcun’altro.

"Un padrone è pur sempre un padrone,” pensò.

«Mi alleno,» rispose alla fine. «Cosa altro dovrei fare?»

Kyojuro fece una smorfia.

«Non lo so… non so cosa fate voi demoni a parte distruggere e uccidere gli innocenti. L’unico che conosco, a parte te, passa il tempo a dormire e-»

«Conosci un altro demone?!» esclamò Akaza sorpreso da quell’affermazione.

«Esattamente, e abbassa la voce!» lo riprese prontamente il Pilastro. Non c’era mai stato il bisogno di dirlo, ma entrambi avevano sempre parlato con un tono contenuto per non svegliare gli altri abitanti della casa.

«Ed è vivo?» insistette la Luna Crescente.

«Certo! Fa parte degli Ammazza Demoni!»

Il demone per un momento fu tentato dal dargli del bugiardo per via dell’assurdità di quelle affermazioni, ma non leggeva inganno negli occhi del Pilastro e, cosa non meno importante, lui stesso era vivo anche se la situazione era nettamente diversa.

«Quindi ora che fate? Accettate anche demoni nelle vostre fila? Siete davvero così disperati?»

Un lampo d’ira attraversò lo sguardo di Kyojuro.

«No, non siamo disperati. E la situazione che ci ha portato ad accogliere un demone come Ammazza Demoni è singolare, e credo irripetibile.»

“Un demone come Ammazza Demoni,” ripeté mentalmente Akaza. Quell’affermazione era assurda e assolutamente priva di senso.

«Del tipo?»

«Quel demone non ha mai mangiato nessun essere umano.»

Ancora una volta Kyojuro gli apparve talmente onesto e sicuro delle sue parole, che le convinzioni di Akaza tremarono come scosse da un terremoto.

«Lo sai benissimo che questa è un’assurdità. Nessun demone ci riuscirebbe!»

«L’ho vista io stesso. Era ferita, e ha rifiutato del sangue marechi che le stava venendo offerto sotto il naso.»

«Questo non significa niente! La madre della bambina era una marechi e non mi ha fatto nessun effetto! Nessun sangue marechi ha effetto su di me!» si sentì quasi stupido per aver pronunciato quelle parole, era come se il tono ammirato di Kyojuro lo avesse infastidito e si fosse sentito quasi in obbligo di mostrare che lui stesso fosse in grado di compiere quelle azioni che il Pilastro reputava speciali.

«Tu sei un demone da secoli immagino. Lei è stata trasformata poco più di due anni fa,» rispose Kyojuro.

Akaza rimase ancora interdetto. Incerto su come affrontare quelle rivelazioni. Gli sembravano assurde, delle menzogne, ma aveva imparato a conoscere il Pilastro: era un uomo sincero e onesto, non avrebbe mai mentito su un qualcosa di così delicato e importante.

«Mi sembra impossibile,» ammise però.

«Posso comprenderlo,» ribatté Kyojuro, comprensivo. «Nessuno voleva crederci all'inizio. Ero addirittura pronto a ucciderla senza pormi troppi problemi, ma l'ho vista sanguinare per proteggere gli indifesi… si è guadagnata la mia fiducia,» concluse con una nota di orgoglio e Akaza sentì lo stomaco contorcersi e la mente ancor più affollata di domande e dubbi.

Come tutte le volte precedenti, quando sentiva quelle sensazioni o quando capiva di non essere in grado di rispondere alle domande di Kyojuro, si preparò a lasciare la dimora dei Rengoku.

Scattò quindi in piedi ignorando il sobbalzo che causò nel Pilastro - poteva averlo accolto con più gentilezza, ma avvertiva ancora in lui il timore e il sospetto -, e prima di dimenticarsene, tolse dalla sua cintura un piccolo sacchetto che aveva tenuto gelosamente nascosto fino a quel momento. Quello era un altro dettaglio che gli fece sentire sempre più forte il bisogno di fuggire da quelle quattro mura.

Lo lanciò al Pilastro, il quale lo afferrò con un'espressione confusa.

«È per i denti della bambina. Facci un infuso e usa un panno imbevuto per le gengive,» sbottò Akaza, non incline a dare altre spiegazioni. Infatti aprì subito lo shoji per andare via senza neanche attendere un commento o quant'altro da parte di Kyojuro.

Si allontanò rapido dalla dimora dei Rengoku, le labbra strette in una smorfia e le sopracciglia aggrottate. Ogni volta che lasciava Kyojuro si ritrovava a dover affrontare dei sentimenti contrastanti e fastidiosi.

Prima di tutto non sapeva perché si fosse impegnato per trovare quelle erbe per le gengive della bambina, ma da quando Kyojuro gli aveva detto che stava poco bene a causa della crescita dei dentini, lui non era riuscito a fare a meno di muoversi alla ricerca della soluzione adatta - aveva messo lo stesso impegno che, in quei secoli, aveva riversato nella ricerca del dannato Giglio Ragno Blu per Kibutsuji Muzan.

Quello, ovviamente, lo portava a dover affrontare molte altre realizzazioni e altrettante conseguenze… ma ciò che in quel momento sembrò essere molto più pressante era l’esistenza di un demone che non si era mai nutrito di nessun umano.

Era realmente possibile?, si chiese per l’ennesima volta. Kibutsuji Muzan ne era al corrente?

Akaza era quasi certo che ne fosse all’oscuro, altrimenti avrebbe fatto in modo di… costringere quel demone a nutrirsi? L'avrebbe punito? Ucciso?

Lo scopo di tutti i demoni d’altro canto era quello di nutrirsi, diventare più forti e uccidere più umani possibili.

Gli sembrava una menzogna, ma al tempo stesso sapeva che Kyojuro non gli avrebbe mai mentito. Il Pilastro era più tipo da una verità scomoda che da una bugia a fin di bene. Di conseguenza doveva per forza essere la realtà… ma come era possibile?

Insistette con quella domanda, incapace di darsi una risposta, chiedendosi se sarebbe sembrato troppo sospetto chiedere ulteriori informazioni a Kyojuro riguardanti quel demone.

Più che sospetto, pensò poi, poteva anche risultare pericoloso, perché quell’informazione si stava andando ad aggiungere ai tanti segreti che la Terza Luna Crescente stava celando al suo padrone.

Akaza sapeva di star giocando con il fuoco con le sue continue visite al Pilastro della Fiamma. A Muzan sarebbe bastato uno sguardo nella sua mente per scoprire quello che stava succedendo, e Akaza temeva quel momento più di qualsiasi altra cosa.

L’ordine era quello di uccidere tutti gli Ammazza Demoni, soprattutto i Pilastri, ma lui non solo ne aveva lasciato uno in vita - cosa che gli era costata una dolorosa e umiliante punizione -, ma lo aveva spiato senza muovere un dito… e infine la bambina e quelle visite.

Muzan avrebbe ucciso la piccola senza troppi riguardi se ne avesse scoperto l’esistenza.

Quel pensiero lo costrinse a fermarsi.

La sua mente in subbuglio iniziò a gridare un “No, non gli permetterò mai di toccarla!” con ira e talmente tanta decisione che Akaza non poté non chiedersi da dove provenisse quella risoluzione.

Era davvero pronto ad andare contro il suo padrone per proteggere quella bambina? Mettere a repentaglio la sua stessa esistenza per quella inutile di un’umana?

«Assolutamente no,» sbottò a voce alta, cercando in quel modo di mettere a tacere un sussurro che, sempre con quella stessa decisione, dichiarava il contrario.

Ancora una volta si disse di dover mettere la parola fine a quelle visite prima che fosse troppo tardi. Prima che Kibutsuji tentasse di raggiungere la sua mente e andasse a frugare nei suoi pensieri. Prima o poi sarebbe accaduto, poteva stare il più lontano possibile dal suo padrone per proteggere la sua mente, ma sapeva di non poter continuare all’infinito.

Akaza poteva trascorrere le sue giornate allenarsi anziché uccidere e divorare umani, poteva correre in lungo e in largo senza una meta per trovare il fiore che Kibutsuji tanto anelava, ma alla fine la sua era solo una finta libertà.

Una felicità falsa ed effimera, e sarebbe bastato solo uno sguardo del suo padrone per vederla diventare cenere tra le sue dita… e per un momento, nel pensare a quell’eventualità, Akaza si rese conto di non volere che accadesse ancora una volta.

 

..••°°°°••..

 

Con un fruscio, lo shoji si aprì e il demone, silenzioso come sempre, si insinuò nella stanza attirando su di sé lo sguardo sorpreso del Pilastro.

Era… presto.

Il sole era calato relativamente da poco, e Kyojuro si era ritirato nelle sue stanze per dar da mangiare alla bambina. Era strano che la Luna Crescente si presentasse così presto, ma tutto di quella situazione poteva prendere a pieno diritto la descrizione di 'anomalia'.

Nonostante ciò, Rengoku non si mostrò particolarmente contrariato. Gli doleva ammetterlo ma erano passati più di venti giorni da quando la bambina era entrata a far parte della sua vita e, di conseguenza, anche il demone… e quelle visite notturne erano ormai diventate parte della sua routine quotidiana.

«Non ti aspettavo così presto,» lo accolse però, studiandone le reazioni.

Il demone scrollò le spalle e si lasciò cadere per terra, seduto sempre con le gambe incrociate.

«Ero nelle vicinanze,» ribatté, per poi pronunciare il solito: «La bambina?»

Kyojuro abbassò istintivamente lo sguardo sulla piccola che beveva il suo latte in formula - non potendo avere quello materno erano ricorsi a quell’ultimo ritrovato, importato dalla cultura occidentale che, lentamente, stava progredendo in tutto il Giappone.

«Sta bene,» rispose per poi rivolgere al demone un sorriso grato. «Ti ringrazio per le erbe che mi hai portato ieri. Sono state di grande aiuto oggi!»

Le labbra della Terza Luna Crescente tremarono un poco, sollevandosi in quello che sembrò essere un minuscolo sorriso, che tuttavia nascose quasi subito.

«Invece tu? Tra quanto potrai combattere di nuovo?» lo interrogò il demone. C’era una strana ombra nei suoi occhi che Kyojuro non riuscì del tutto a interpretare.

«Non lo so, ma presto potrò riprendere a esercitarmi con la respirazione,» disse, cercando di ignorare sia l’incertezza che aleggiava nello sguardo della Terza Luna Crescente e sia il timore che lui stesso provava ogni volta che pensava a un possibile combattimento contro il demone.

La Luna Crescente annuì con una piccola smorfia contrariata.

«Diventando un demone saresti già guarito,» affermò come era ormai solito fare.

«Non succederà mai. Se fossi diventato un demone mi sarei già buttato sotto la luce del sole,» ribatté Kyojuro con tono piccato, strappando un lamento alla bambina - era particolarmente sensibile ai cambiamenti d’umore di chi la teneva in braccio.

Con Senjuro infatti era raro sentirla piangere, mentre con Kyojuro la piccola si esibiva in lunghi pianti e lamenti, solo perché talvolta lui alzava senza volerlo la voce.

«I demoni non si lanciano sotto la luce del sole. Si chiama ‘istinto di sopravvivenza’, tutto il tuo corpo te lo impedirebbe. Soprattutto se ti fossi appena trasformato,» spiegò la Luna Crescente, come se fosse una cosa ovvia. «Da appena trasformato, il tuo unico desiderio sarebbe quello di nutrirti, non il suicidio.»

«In ogni caso, non diventerò mai un demone, credevo fosse chiaro,» sospirò Rengoku. Non era la prima volta che affrontavano quella discussione e, come ogni volta, l’umore di entrambi risentiva per quel discorso.

«Perché?»

«Perché il mio compito è quello di proteggere i più deboli, non di ucciderli,» spiegò per l’ennesima volta, per poi ritorcere la domanda al demone. «E tu? Perché vuoi tanto che io mi trasformi in un demone?»

Gli occhi come il vetro infranto del demone lampeggiarono per un momento le sue labbra si piegarono verso l'alto, facendosi improvvisamente più interessato.

«Stai pensando di prendere in considerazione la mia proposta a seconda di come risponderò, Kyojuro?» chiese il demone. Il suo tono era chiaramente eccitato, come se la semplice idea di aver convinto il Pilastro fosse per lui fonte di felicità e sollievo. 

«No mai!» ribatté prontamente Rengoku, fiero e deciso come la prima volta che aveva risposto a quel quesito insistente e assurdo. «Voglio solo sapere il perché.»

«Perché sei forte, Kyojuro. E sarebbe uno spreco di potenziale vederti morire senza raggiungere l'apice della tua potenza. Te l’ho già detto, no? Come demone non avresti eguali, potresti diventare più forte e guarire da quelle ferite,» spiegò la Terza Luna Crescente come se fosse un semplice dato di fatto. Apparve addirittura quasi annoiato dal dover ripetere quel concetto per l'ennesima volta.

«Vorrei diventare più forte, e anche guarire e recuperare la vista dal mio occhio,» ammise Kyojuro. «Ma non a discapito della mia umanità. Cerco la forza per proteggere i più deboli, e non per ucciderli.»

«Sbaglio o hai detto che c'è un altro demone nella vostra organizzazione. E se tu diventassi come questo demone?»

Rengoku aggrottò le sopracciglia.

«Non è stata una sua scelta diventare un demone. Nessuno lo sceglierebbe mai di sua spontanea volontà.»

«Ma ci sono molti fattori positivi! Saresti imbattibile e forte, potresti eguagliare anche le altre Lune Crescenti!»

«La forza non è tutto. A cosa serve essere più forte degli altri se non si ha un obiettivo? A cosa serve la forza se non per metterla al servizio del prossimo? Non voglio rischiare di perdere la mia umanità e le promesse che ho fatto,» rispose serio.

Il demone fece una vaga smorfia per quelle parole e a quel punto Kyojuro, non riuscì a trattenersi dal chiedergli: «Perché tu cerchi di essere il più forte?»

La Terza Luna Crescente rimase in silenzio come se stesse soppesando le parole della sua risposta, e sul suo viso passarono diverse emozioni che Rengoku faticò a riconoscere.

«Voglio essere il più forte e basta,» dichiarò infine il demone nervoso e in tono sbrigativo.

«Non ha senso,» lo incalzo invece Rengoku pur essendo certo di essere entrato in una strada che avrebbe portato solamente il demone a fuggire. «Essere forti senza un obiettivo non ha alcun senso. Devi avere una meta, un risultato da voler ottenere… e se non ora, magari in passato... quando eri umano avevi qualcuno da proteggere?» aggiunse, esponendo quel pensiero che aveva appena elaborato e che gli era sembrato tremendamente realistico.

Quelle domande sembrarono cogliere il demone impreparato, e Kyojuro comprese senza ombra di dubbio di essersi spinto un po' oltre con quei quesiti e che avrebbe visto la Luna Crescente scappare via come le notti precedenti - era possibile che quel demone non fosse in grado di gestire una semplice conversazione, per quanto fastidiosa, senza fuggire?!

«Non lo so!» sbottò infatti, scattando in piedi.

«Aspetta!» lo bloccò però Rengoku, tentando in qualche modo di ritardare la fuga del demone. «Prima di andare… che tu sappia, la bambina ha un nome?»

«Come?» la voce del demone suonò sorpresa e Kyojuro si grattò la guancia.

«È qui da ormai tre settimane e… non posso continuare a chiamarla ‘bambina’, deve sicuramente avere un nome. Hai per caso sentito la madre… chiamarla in qualche modo?» spiegò.

Era stato Senjuro a mettergli quella pulce nell’orecchio.

Quelle settimane erano state oltremodo caotiche, e solo con la pratica erano riusciti a trovare una sorta di ritmo nel prendersi cura della piccola. Con quella calma ritrovata, si erano resi conto di non sapere come chiamarla. Potevano darle un nome, non ci sarebbero stati problemi, ma dall’altra parte Kyojuro voleva sapere se ne avesse già uno e l’unico che poteva saperlo era quel demone.

«Non lo conosco,» rispose la Terza Luna Crescente, nervoso e stizzito. «Scegline uno e basta!» e con quelle parole lasciò la stanza, chiudendo per fortuna lo shoji alle sue spalle.

Kyojuro sospirò rumorosamente. Il demone aveva un umore decisamente troppo altalenante e sicuramente lui non doveva aspettarsi chissà cosa.

Guardò la piccola che ormai aveva smesso di bere per limitarsi a mordere il beccuccio dell’honyuu bin.

«Pare che debba trovarti un nome, quindi…» le disse.

 

..••°°°°••..

 

"Essere forti senza un obiettivo non ha alcun senso. Devi avere una meta, un risultato da voler ottenere… e se non ora, magari in passato... quando eri umano avevi qualcuno da proteggere?" 

Le parole di Kyojuro riecheggiavano nella mente di Akaza come una lenta litania. Ripetitive e prive di qualsivoglia malizia, pregne di una curiosità innocente.

Akaza, però, non aveva una risposta a quella domanda.

In quelle settimane aveva spesso pensato alle sue azioni e alle loro conseguenze, ma mai in tutta la sua esistenza da demone aveva rivolto dei pensieri alla sua vita passata come umano.

Non ricordava nulla del passato e non si era mai preso la briga di chiedersi il perché. In fondo, perché avrebbe dovuto?

Come umano era sicuramente stato debole per definizione, e come demone la sua esistenza era migliore. Non doveva temere malattie o ferite, la sua resistenza era pressoché infinita, e quello gli aveva permesso di allenarsi senza mai patire la stanchezza.

Da umano non sarebbe mai riuscito a raggiungere quei livelli. Perché Kyojuro non riusciva a comprenderlo?

Quella notte lo aveva raggiunto con l’intenzione di convincerlo a diventare un demone, un modo per proteggere entrambi dall’ira di Muzan che si sarebbe abbattuta su di loro se fossero stati scoperti… ma alla fine il Pilastro si era dimostrato ostinato come la prima volta che gli aveva fatto quella proposta - e anche le successive.

Perché tutti i Pilastri che aveva incontrato prima di lui avevano risposto nello stesso identico modo?

Non comprendeva come potessero preferire la morte al diventare dei demoni.

Doveva però ammettere che in quelle settimane Akaza aveva sentito più volte le sue convinzioni vacillare, perché Kyojuro lo aveva portato a pensare a ciò che non ricordava: alla sua insignificante e patetica vita come umano.

Era frustrante, ma non era certo di capire cosa stesse generando in lui un tale disagio.

Il rifiuto costante di Kyojuro ? Il non riuscire a rispondere? Il timore che Muzan scoprisse quelle visite? Il destino della bambina? I suoi ricordi mancanti?

Poteva essere tutto o niente, ma di certo quella sensazione lo stava rendendo inquieto.

"Perché?" si ripeteva, senza però sapere quale risposta stesse effettivamente cercando. "Perché?" 

 

..••°°°°••..

 

Erano trascorsi tre giorni da quando Rengoku aveva ripreso a esercitarsi con la respirazione, puntando come primo obiettivo il recupero della sua piena capacità polmonare.

Il suo corpo si era un poco infiacchito in quelle settimane di riposo forzato, e per quanto Kyojuro desiderasse riprendere subito in mano la sua nichirin, e svolgere gli allenamenti ai quali era solito sottoporsi sin da quando aveva memoria, fu costretto a imporsi un regime meno autoritario e pesante per permettere al suo corpo di riabituarsi allo sforzo della respirazione.

Era frustrante non potersi allenare come desiderava, ma aveva atteso tanto quel momento e non voleva strafare e ritrovarsi di nuovo costretto al riposo.

La fretta era una pessima consigliera e anche con quei piccoli passi, Rengoku sentiva di essere sempre più vicino a riappropriarsi della sua vita come Pilastro della Fiamma.

Voleva vedere solo il lato positivo di quella situazione, e forse anche per quel motivo il suo umore era nettamente migliorato. Non che in genere Kyojuro fosse cupo o scontroso - non credeva di esserlo mai stato in vita sua in realtà -, ma da quando aveva ripreso ad allenarsi gli sembrava di iniziare ogni giornata con una carica in più. 

Qualsiasi cosa pur di tenere la sua mente occupata su qualcosa di realmente importante e che, soprattutto, non avesse a che fare con il fatto che la Terza Luna Crescente fosse scomparsa da ormai giorni… cosa che puntualmente portava Kyojuro a sentire una fastidiosa una stretta allo stomaco.

Era strano non vedere il demone, doveva ammetterlo, ed era ancor più anomala era la sensazione di solitudine mista alla preoccupazione che Rengoku aveva iniziato a provare.

Forse quella situazione era riconducibile alla loro ultima discussione, che non si era conclusa nel migliore dei modi. Il Pilastro, infatti, era quasi certo di aver in qualche modo indisposto la Luna Crescente con le sue domande.

Gli avrebbe dovuto chiedere scusa quando l'avrebbe rivisto? O doveva fare finta di niente?

Stava ovviamente dando per scontato che il demone sarebbe tornato a fargli visita, ma se non fosse accaduto?

Sentiva di voler escludere quell’ipotesi, ma non poteva realmente sapere che cosa passasse per la mente della Terza Luna Crescente.

«Fratello!» la voce squillante ed eccitata di Senjuro lo distolse, per fortuna, dai suoi pericolosi e inconcludenti pensieri.

Il ragazzino lo aveva raggiunto sull'engawa della sua stanza, con la bambina - ancora senza nome - in braccio e un ampio sorriso emozionato in viso.

«Va tutto bene, Senjuro?» lo accolse, mettendo fine senza alcun problema alla sua sessione di meditazione - i polmoni bruciavano un po', ed era sicuramente una buona idea prendersi una meritata pausa.

«Abbiamo ospiti! Tanjiro-san è venuto a trovarci con i suoi amici!»

La felicità del ragazzino era quasi palpabile e lo stesso Kyojuro si sentì particolarmente contento per quella notizia.

 Era la prima volta che andavano a trovarlo nella sua dimora, e Kyojuro nel ripensare a quel gruppetto di giovani Cacciatori non poté negare di aver sin da subito nutrito un sincero affetto per loro.

L'ultima volta che li aveva visti, lui e i tre ragazzini si trovavano ricoverati alla Casa delle Farfalle in seguito alle ferite riportate durante la missione al Treno dell’Infinito. Erano rumorosi e parecchio strani, ma aveva visto del talento in loro, e anche se si era trattato di un sogno indotto dalla Prima Luna Calante, aveva pensato seriamente di poterli prendere sotto la sua ala protettiva e di farli diventare i suoi tsuguko.

Le ferite riportate, il successivo evolversi degli eventi e alcune questioni morali gli avevano impedito di seguire quella sua intenzione, ma quello non aveva di certo diminuito l'ammirazione e l'affetto per quei tre.

"Quattro," si corresse mentalmente, includendo anche Nezuko Kamado nel gruppetto.

«Fai pure gli onori di casa, vi raggiungo subito!» rispose il Pilastro, alzandosi dalla sua posizione inginocchiata.

Senjuro annuì subito, incapace di nascondere la sua esaltazione, e Kyojuro non poté non sentirsi quasi contagiato dal suo buon umore. Era bello vederlo così felice per una semplice visita, ed era chiaro che gli piacesse avere a casa degli altri ragazzi così vicini alla sua età.

Suo fratello, per quanto fosse il beniamino del vicinato, non aveva molti amici. Era un ragazzo serio e a causa della loro situazione familiare, non aveva mai avuto modo di frequentare i suoi coetanei. Per quel motivo Rengoku si sentiva felice e anche sollevato al solo pensiero che quel gruppo fosse piaciuto sin da subito a Senjuro.

Avevano infatti legato in un attimo quando suo fratello era andato a trovarlo durante la sua degenza alla Casa delle Farfalle, e sapeva inoltre che Senjuro e Kamado erano in qualche modo diventati ‘amici di penna’.

Senza smettere di sorridere, Kyojuro iniziò a cambiarsi per presentarsi ai suoi ospiti in modo più consono, e quando si ritenne pronto si affrettò a raggiungere Senjuro e i loro ospiti nel salottino dove lui e suo fratello erano soliti consumare il the pomeridiano o giocare a shogi.

Sentì sin dal corridoio degli schiamazzi provenire da quella stanza e ringraziò mentalmente che suo padre non fosse lì presente per lamentarsi del rumore.

Fece scorrere lo shoji annunciando in quel modo il suo ingresso che venne accolto da una scena tanto strana quanto adorabile.

Senjuro era seduto con la bambina sulle gambe, e accanto a lui vi erano Tanjiro e sua sorella Nezuko che, con in viso un’espressione felice ed estasiata, stava accarezzando con dolcezza la testa della piccolina.

Suo fratello stava comunque ridendo di cuore insieme a Kamado, mentre osservavano il ragazzo con l’haori giallo - Zenitsu Agatsuma - placcare fisicamente il ragazzo con la testa di cinghiale - Inosuke Hashibira.

Quest’ultimo aveva in mano delle ghiande e stava dichiarando a gran voce che lui, ‘il Grande Inosuke’, avrebbe preso volentieri Senjuro e la bambina come suoi nuovi sottoposti.

Kyojuro non sapeva che cosa fosse accaduto in quel brevissimo lasso di tempo nel quale lui era stato assente, ma nel sentire quelle risate - e le assurdità che stavano lasciando la bocca di Inosuke - non poté non sentire il cuore riempirsi di gioia. Era bello sentire quella casa così rumorosa e felice.

Il suo arrivo sembrò comunque calmare un poco gli animi, e poterono parlare con più calma di come stesse andando la riabilitazione del Pilastro - facendo una piccola deviazione per spiegare la situazione con la bambina -, e anche degli allenamenti e delle missioni che i giovani Ammazza Demoni avevano sostenuto in quelle settimane.

Erano appena tornati da degli incarichi individuali, e vista l’assenza di nuove chiamate, Kamado aveva deciso di andare a trovare i due Rengoku, e Zenitsu e Inosuke lo avevano seguito a ruota.

Sembravano un gruppo veramente affiatato oltre che strambo, ma l’altro canto chiunque sarebbe sembrato strano in compagnia di un ragazzo con testa di cinghiale e un demone che non mangiava esseri umani. Demone che, in quel momento, aveva assunto un aspetto minuto e quasi infantile per continuare a giocare con la bambina che, ancora tra le braccia di Senjuro, rideva ed emetteva dei versi senza senso.

Rengoku sorrise ancora, quasi intenerito da quella scena, poi riportò le sue attenzioni sui ragazzi.

«Sono davvero felice e orgoglioso dei vostri progessi!» ammise sincero, incrociando le braccia al petto.

«Uhm… Kyojuro-san, noi… siamo venuti a trovarti anche per farti una richiesta…» esordì imbarazzato Kamado.

«Dimmi tutto!»

Il ragazzo rivolse una rapida occhiata ai suoi amici, poi si lanciò praticamente per terra in un inchino scomposto e carico di nervosismo.

«Prendici come tuoi allievi! Per favore!»

Anche Zenitsu, seppur con meno convinzione, lo imitò subito dopo.

«Non ho bisogno di un maestro!» ululò invece Hashibira, gonfiando il petto. «Ma se è il desiderio dei miei sottoposti io, il grande Inosuke, lo accetterò!»

Iniziò un breve battibecco tra Agatsuma e il ragazzo con la testa di cinghiale, e i due Rengoku risero di gusto. Kyojuro però si costrinse a tornare serio.

Aveva già pensato a quell’eventualità. Anche quando Senjuro gli aveva annunciato l'arrivo del gruppo aveva rivolto un pensiero al poterli prendere come tsuguko, ma sentiva di non poter assumere il ruolo di maestro.

Avrebbe davvero voluto accettare quella richiesta, perché non solo quei ragazzi gli piacevano ma in cuor suo desiderava un erede al quale insegnare la Respirazione del Fuoco, ma dall'altra parte vi erano diversi fattori che continuavano a spingerlo verso il rifiuto.

Il suo desiderio, in fondo, non era poi così importante se messo a confronto con il resto.

«Temo di non poter accettare la vostra richiesta, almeno non nell'immediato a causa delle mie condizioni fisiche,» rispose Kyojuro. «Non sarei in grado di seguirvi come meritate e non vorrei rallentare i vostri progressi!»

Era la verità, ma dietro quelle affermazioni vi erano tutte le altre motivazioni ben più importanti, alcune delle quali voleva che rimanessero mute perfino nella sua mente.

In ogni caso, il fattore fisico era una valida motivazione tanto quanto lo era il possibile ritorno della Terza Luna Crescente.

«Fratello…»

Kyojuro sentì lo sguardo di Senjuro su di sé, e non poté non rivolgergli un sorriso rassicurante. Suo fratello era uno dei motivi per il quale desiderava un erede, ma al tempo stesso era anche il perché non sentiva di potersi permettere quel compito.

Le implicazioni erano tante ed erano proprio quelle che il Pilastro non voleva affrontare, non in quel momento e forse neanche nei giorni successivi.

Tanjiro si mostrò comunque dispiaciuto e Rengoku non poté non sentirsi quasi in colpa per essere stato costretto a rifiutare la sua richiesta.

Pensò subito a come poter aiutare quei ragazzi, perché non gli piaceva l'idea di averli delusi in qualche modo, e la sua mente elaborò in un attimo una soluzione che gli sembrò essere più che accettabile.

«Potrei però mettervi in contatto con una persona che si è allenata con me!» esclamò. «È l'attuale Pilastro dell'Amore, Kanroji Mitsuri! È molto qualificata e sono certa che vi prenderebbe volentieri come allievi fino a quando non sarò in grado di affiancarla di nuovo!»

Kanroji era stata una sua allieva e con lei al suo fianco Kyojuro aveva quasi pensato di aver trovato un erede, ma dall'altra parte aveva anche provato sollievo quando la giovane donna aveva creato il suo personale stile di Respirazione.

Tentò comunque di ignorare quei pensieri per osservare con un sorriso la sorpresa dipingersi sul viso dei ragazzi - non in quello di Hashibira, ma gli parve di percepire anche dalla sua parte un sobbalzo piacevolmente stupito -, ma ancor prima di poter iniziare a tessere le lodi di Mitsuri, la porta del salottino si aprì annunciando l'arrivo di suo padre.

L'uomo aveva in mano una bottiglia di saké e l'odore di alcol impregnò subito la stanza. Lanciò delle occhiate di sdegno ai presenti, e Kyojuro scattò subito in piedi per rivolgere a Shinjuro un sorriso accogliente.

«Bentornato padre! Ti presento-»

«È quello il demone che è stato accettato da Oyakata-sama?» sbottò Shinjuro, tenendo gli occhi puntati su Nezuko.

Il Pilastro avvertì un vago campanello di pericolo e fece istintivamente un passo di lato per coprire la visuale di suo padre.

«Esattamente. Si chiama Nezuko Kamado, e qui sono presenti suo fratello, Tanjiro Kamado, e-»

«Oltre che senza talento, fraternizzi anche con un demone che avresti dovuto uccidere.»

La frase fredda di Shinjuro fece calare il gelo nel salottino. Kyojuro avvertì chiaramente i presenti irrigidirsi e lui stesso sentì quelle parole penetrargli dentro come la lama di una spada. Non tanto per Nezuko, la cui lealtà e la capacità di resistere a che al sangue marechi di Shinazugawa erano state dimostrate davanti a tutti i Pilastri e al Capofamiglia, ma soprattutto per quello che accadeva di nascosto nella sua camera sin da quando la Terza Luna Crescente gli aveva affidato la bambina.

Il suo sorriso tremò per un momento ma, per pura abitudine, riuscì ugualmente a non lasciarsi abbattere dalle parole dell'uomo.

«Ha dimostrato la sua lealtà, padre,» dichiarò infatti, tenendo chiuso in un angolo della sua mente il rapporto che si stava lentamente formando con la Luna Crescente.

Forse innervosita dalla tensione che era andata a crearsi nella stanza, la bambina iniziò a piangere e Senjuro, che era rimasto teso come le corde di uno shamisen, balzò in piedi.

«Chiedo scusa!» esclamò congedandosi all'istante. Forse sia per non affrontare suo padre che per calmare la bambina, e Kyojuro non poté dargli torto: lui stesso avrebbe preferito essere altrove in quel momento.

«Sembra che tu stia inseguendo la morte in ogni modo. Sei diventato un Ammazza Demoni nonostante tu sia privo di talento, ti sei quasi fatto uccidere nella tua ultima missione e ora porti un demone in questa casa. Sei la disgrazia della famiglia, Kyojuro.»

Ogni parola era come una pugnalata nel petto del Pilastro, e per quanto fosse ormai abituato a quelle affermazioni, gli sembrava che facessero sempre male allo stesso modo.

Avvertì della tensione alle sue spalle e la stessa Nezuko, che fino a quel momento era rimasta calma e placida, si era irrigidita. Rengoku non poteva negarlo: per lui era fonte di non poco imbarazzo il dover mostrare la sua difficile situazione familiare a quei ragazzi.

Kyojuro prese un breve respiro, certo di dover in ogni caso mantenere il controllo della situazione. Aprì quindi la bocca per cercare di alleggerire la tensione, magari invitare suo padre ad andare a riposarsi nelle sue stanze mentre lui si sarebbe occupato di accompagnare gli ospiti all'ingresso, tuttavia fu Tanjiro a precederlo.

«Come si permette!» esclamò il ragazzo, balzando in piedi.

La voce di Kamado era acuta e sembrava quasi che le parole di Shinjuro l'avessero offeso personalmente.

«Kyojuro-san è un grandissimo Cacciatore! Non è privo di talento! Ha salvato tutte le persone presenti nel treno ed era pronto a sacrificarsi per loro!» proseguì il ragazzino.

«G-giusto…» pigolò Agatsuma per dargli manforte, seguito a ruota da Inosuke.

«BWAHAHA! Sento che sei forte! Se hai la faccia di dire queste cose a Occhi Ballerini devi avere anche il coraggio di batterti contro di me!!»

«Umf!!» sbuffò anche Nezuko con convinzione. 

La fiducia di quei ragazzi scaldò il cuore di Kyojuro, ma di certo non voleva vederli coinvolti in una rissa con suo padre, inoltre sapeva per certo che il loro intervento doveva aver irritato l'uomo.

«In ogni caso stavano per andare via!» dichiarò a voce alta, provando ad attirare l'attenzione su di sé, ma il controllo della situazione continuò a sfuggirgli di mano.

«Tu!» esalò Shinjuro lasciando cadere la bottiglia di saké per terra, aveva gli occhi sgranati e nelle sue iridi vi era dipinto sia stupore che ira. «Tu sei un utilizzatore della Respirazione del Sole! Vero? Ne sono certo!», esclamò additando Kamado che come tutti i presenti si mostrò subito confuso da quell'affermazione.

«Respirazione del Sole?» ripeté il ragazzo, guardando il Pilastro in cerca di aiuto. «Non so cosa sia…»

«Padre, forse è meglio se-»

Il corpo di Kyojuro si mosse ancor prima di poterlo controllare. Gli bastò avvertire i muscoli di suo padre scattare per afferrare l'uomo e impedirgli di avvicinarsi a Tanjiro.

Gli torse un braccio dietro la schiena, sperando che quello fosse abbastanza per placare quell'ira immotivata.

«Padre! Calmati!» cercò di riportare Shinjuro alla ragione ma l'uomo lo ignorò, continuando a sbraitare contro Kamado cose senza senso riguardanti la Respirazione originale

«Sei venuto qui per darti delle arie, eh moccioso? Solo perché utilizzi la Respirazione del Sole!»

Nulla di quella situazione aveva senso e Kyojuro, stringendo i denti, non riuscì a trovare neanche una soluzione per risolverla. Era veloce nel pensare in genere, ma con suo padre vi erano delle volte nelle quali si sentiva come un bambino sperduto e confuso.

«Torna in te, padre!» gridò per sovrastare gli insulti dell'ex Pilastro.

Era la prima volta che alzava la voce contro Shinjuro, ma d'altro canto non lo aveva mai visto tentare di colpire qualcuno. Suo padre si comportava in modo burbero, lasciava che fosse l'alcol a parlare per lui, ma non era mai stato violento.

Alle sue spalle Zenitsu aveva iniziato a strillare terrorizzato e Kyojuro, tenendo ancora suo padre bloccato, girò leggermente il capo per rivolgersi ai ragazzi.

«Andate,» disse solamente provando all'istante un moto di sollievo nel vedere che Tanjiro aveva indicato a sua sorella di tornare nella scatola, e che Agatsuma stesse effettivamente cercando di scappare trascinando via con sé Habashira - la cui presenza non era d'aiuto visto che sembrava intenzionato a menare le mani con l'ex Pilastro.

Shinjuro si divincolò e Kyojuro tentò di rendere più ferrea la sua presa, ma un'improvvisa gomitata nel mezzo del petto lo costrinse a liberare suo padre per riprendere il fiato che gli era venuto a mancare.

Le sue ferite erano ormai chiuse ma non poteva negare di sentire ancora determinate zone del suo corpo più sensibili, come se avessero bisogno di ulteriore tempo per guarire.

Era una situazione estremamente delicata. Shinjuro, nonostante tutto, era ancora un uomo forte e si era guadagnato il titolo di Pilastro della Fiamma grazie alle sue abilità e per quanto Kyojuro sapesse dentro di sé di poter rivaleggiare con suo padre, si era trovato davanti due muri all'apparenza invalicabili. Da una parte il suo corpo, che si era un poco infiacchito in quelle settimane di pausa forzata, e dall'altra la sua incapacità di privarsi di ogni riguardo nei confronti del padre.

Tuttavia era suo compito proteggere quei ragazzi e non si sarebbe tirato indietro. Si mise di nuovo tra Shinjuro e i tre giovani Ammazza Demoni.

«Padre, ragiona! Sono solo dei ragazzini! Non sanno neanche di cosa tu stia parlando!»

Lo schiaffo che ne seguì lo colpì nel punto cieco lasciato dalla perdita dell'occhio sinistro. Kyojuro, pur avendo avvertito quel movimento, non aveva neanche tentato di fermarlo, né provò a reagire. Se l'uomo si fosse concentrato su di lui in quel modo, avrebbe sicuramente dato abbastanza tempo a Kamado e ai suoi amici di allontanarsi.

Non aveva però calcolato la sete di giustizia di quei tre ragazzini che, al posto di fuggire, iniziarono a sbraitare contro Shinjuro.

«Battiti con me, vecchio di merda!» ululò Inosuke.

«C-come puoi trattare t-tuo figlio in questo modo?» strillò invece Zenitsu, nascondendosi però dietro Hashibira.

«Non ti permetto di parlare male di Kyojuro-san!»

A differenza degli altri due, Kamado, si rivelò una testa molto più calda e anche decisamente dura perché, sorprendendo sia Kyojuro che suo padre, attaccò quest'ultimo colpendolo con una testata in pieno mento che mandò l'uomo letteralmente al tappeto.

Calò improvvisamente il silenzio e il Pilastro non poté far altro se non osservare per qualche momento suo padre privo di sensi e Tanjiro con il viso rosso per l'imbarazzo per ciò che aveva appena fatto.

Inosuke scoppiò a ridere, sovrastando le lamentele di Zenitsu e anche le scuse che il giovane Kamado stava cercando di biascicare.

Kyojuro era sinceramente troppo confuso per riuscire a ragionare su quanto era accaduto e sulle conseguenze di quel breve scontro, e alla fine si lasciò andare a sua volta ad una risata liberatoria.

Non sapeva come avrebbe reagito suo padre al suo risveglio ma sapeva che le parole e le azioni dell'uomo lo avrebbero comunque perseguitato, creando nuove ferite su quelle che ancora non si erano cicatrizzate… ma in quel momento ridere gli sembrò la cosa migliore e far scivolare via la tensione, pensando al fatto che era stato onestamente comico vedere Shinjuro venire colpito da una testata.

Fu Senjuro, che li aveva raggiunti senza la bambina, a riportarli all'ordine. E nonostante avesse a sua volta rischiato di scoppiare a ridere - anche a causa di Inosuke che si era lanciato in un'imitazione della scena appena vissuta -, si fece aiutare da Kyojuro a portare loro padre nella sua stanza.

Non fiatarono durante quel breve tragitto e non lo fecero neanche quando accompagnarono i tre ragazzi fin sulla strada per salutarli.

Tanjiro, che si era ripreso dallo shock, tentò di scusarsi per l’inconveniente con entrambi i Rengoku, ma il maggiore scosse il capo.

«Non preoccupparti, Kamado,» lo rassicurò Kyojuro, «Non è stato fatto nessun danno irreparabile!»

«D-dispiace più a noi per quello che è accaduto...» commentò Senjuro con il capo basso.

Il ragazzo continuò però a mostrarsi combattuto e dispiaciuto, e il Pilastro gli rivolse un ampio sorriso. Non voleva far gravare sul ragazzo quel peso, era già troppo il fatto che avesse assistito alla scenata di Shinjuro.

«Andrà tutto bene, e che resti tra di noi: ma avrebbe meritato una testata da molto tempo!» tentò di scherzare.

Sia le labbra di Tanjiro che quelle di Senjuro vibrarono nel tentativo di nascondere un sorriso, ma alla fine Kamado annuì.

«Grazie, Rengoku-san,» mormorò grato e Kyojuro gli scompigliò affettuosamente i capelli, riservando poi lo stesso trattamento a Zenitsu e dando infine delle pacche affettuose sulla testa di cinghiale di Inosuke.

«Manderò subito un corvo a Kanroji, sono certo che sarà più che felice di affiancarvi con degli allenamenti!»

Venne ancora ringraziato dai tre e solo quando li vide allontanarsi il Pilastro si soffermò nell’osservare la scatola di legno nella quale Nezuko era solita viaggiare per restare con suo fratello.

Ancora una volta quel demone aveva dimostrato un forte controllo. L'aveva sentita chiaramente irritata per l'atteggiamento di Shinjuro ma non si era mossa.

Nezuko non attaccava gli umani.

Un leggero nodo si formò nel suo stomaco, nel rendersi conto che senza pensarci troppo aveva permesso alla sorella di Kamado di giocare con la bambina, come se fosse la cosa più normale al mondo - e lo stesso aveva fatto Senjuro.

I due Kamado godevano della sua più totale fiducia, in quel momento più che mai, ma non poté fare a meno di chiedersi se quel suo sentirsi a suo agio con un demone accanto alla bambina - un esserino delicato e indifeso - fosse in parte il risultato delle settimane trascorse con la Terza Luna Crescente… e se suo padre avesse avuto ragione nel dire che era lui era la disgrazia della famiglia?

Qualsiasi fosse la risposta, non poté evitare di stringere la mano di Senjuro quando suo fratello cercò la sua per un po' di supporto, e indossando il suo solito sorriso si rivolse al fratello.

«Facciamo una partita a shogi

   
 
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