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Autore: Alexander33    14/01/2023    2 recensioni
Una ragazza poco raccomandabile dispersa tra le pieghe del tempo, un sos misterioso, una soluzione da trovare, un cuore spezzato da guarire.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Tadashi Daiwa, Yattaran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mani di Harlock la sapevano cullare e sciogliere da ogni brutto pensiero, le dita le sfioravano la pelle procurandole brividi deliziosi e sospiri di piacere. Era bastato lasciarsi andare, con fiducia, e la magia si era compiuta.

Le aveva promesso che le avrebbe fatto conoscere la differenza che c’era tra l’amore fisico e la violenza che aveva subìto ed era stato di parola.

 

«…Cronaline…» lo sussurró appena, carezzandole il fianco con le dita, quasi sfiorandolo. Lei rabbrividì.

 

«Che hai detto? Come mi hai chiamata?» Il tono era talmente dolce che suonava come un tenero vezzeggiativo

 

«Cronaline… la mia viaggiatrice nel tempo… la mia piccola Cronaline…» lo bisbiglió al suo orecchio, mentre giocava coi capelli color cioccolato, accarezzando lunghe ciocche, arrotolandole tra le dita.

 

E Kaya scivoló nel sonno senza nemmeno accorgersene.




 

Un prato verde smagliante, sotto i piedi morbida erba, qualche albero sparso. Alla sua sinistra lo scrosciare tumultuoso di un corso d’acqua, celato alla vista da un muro di folta vegetazione, poco più avanti un ponticello di legno attraversava il fiume per raggiungere una pineta di antichi abeti che svettavano rigogliosi.

 

Un sogno lucido: ne era consapevole.

 

Un bianco sentiero da seguire, s’incamminó lentamente, guardandosi attorno, con la nostalgia a pungerle il petto, era sola: non c’era anima viva.

Più avanti, il prato elevava leggermente alla sua destra, una panchina verde con le assi in legno e i supporti metallici, sulla quale era seduta una fanciulla.

 

Sentiva che quel mondo era totalmente disabitato: gli unici esseri viventi erano lei e la misteriosa fanciulla.

 

Avvicinandosi scorgeva i dettagli della sua figura: snella, lunghi capelli neri, occhi nocciola dal taglio allungato, incarnato pallido che contrastava col corvino dei capelli che, incredibilmente lisci e setosi, brillavano sotto la luce grigia del cielo plumbeo. Il viso, dai lineamenti armoniosi e delicati, le ricordava qualcuno.

 

«Sei Mayu?» chiese, timorosa. Anche se Harlock le aveva detto che Mayu aveva gli occhi blu scuro, e poi aveva visto la sua foto…

 

La ragazza la guardó duramente.

«Devi andartene»

 

«andarmene? Da qui?»

 

«devi andartene da lui. Non ti appartiene.»

 

Stava parlando di Harlock. Ma chi era quella bambina dallo sguardo così fiero e coraggioso?

 

Ripetè «sei Mayu?»

 

«Sono il suo sangue e la sua carne. Devi andartene. Solo se tu te ne andrai io potró trovarlo.»

 

Kaya non capiva. Se non era Mayu chi poteva essere? L’aveva confessato Harlock: Mayu era il suo affetto più importante in assoluto, dunque, chi poteva essere così legato a lui da potersi considerare carne e sangue?

 

«Dimmi chi sei!»

 

«Tu lo sai.»

 

«No… non lo so! Dimmelo! Se sei più importante di lei non so proprio chi…» le parole le morirono in gola.

 

Era molto giovane, lunghi capelli scuri… i lineamenti e le espressioni del viso le ricordava qualcuno… le ricordavano vagamente Harlock! E improvvisamente capì.

 

«Tu sei…»

 

La ragazza annuì «sì, io sono Arcadia. Lo cerco dal giorno della mia nascita, ma sei arrivata prima tu. Non so come sia successo, e perché, ma è andata così…»

 

Ecco perché se ne era andata! Istintivamente Kaya comprese: Mayu l’aveva lasciato perché portava in grembo sua figlia!

Ma perché aveva tenuto il segreto? Perché era scomparsa senza dire nulla?

 

Il cielo si stava facendo più scuro: nuvoloni neri si addensavano sopra le loro teste, e si era alzato il vento.

 

«Non abbiamo molto tempo!» Arcadia guardó preoccupata il cielo, poi fissó gli occhi in quelli di Kaya.

 

«Devi andartene, solo così potró incontrarlo, fargli sapere che esisto, che lo amo! Il suo sangue mi chiama ogni giorno di più, ma in questo tempo non ho tempo…» sorrise amaramente, al gioco di parole.

 

«Ascoltami, e capirai.»

 

Il vento si fece più rabbioso, coprendo le parole di Arcadia, il cielo era sempre più scuro, distingueva appena la sagoma della panchina alle spalle della ragazzina, e diventava più buio ogni istante.

Le parole di Arcadia si trasformarono nell’ululato rabbioso del vento, i suoi capelli turbinarono selvaggiamente coprendole il volto.

 

Si sveglió di soprassalto con una strana sensazione: il sogno era stato incredibilmente vivido da sembrare reale.

Harlock dormiva accanto a lei. Lo guardó, pensando alla bambina sognata e un particolare le fece venire la pelle d’oca: la piega delle labbra era identica a quella della ragazzina.  Si coprì col lenzuolo, e improvvisamente fu scossa da intensi brividi di freddo, una sensazione molto vicina alla paura.

Non lo avrebbe svegliato per uno stupido sogno, che certamente era frutto delle sue ansie e insicurezze a causa di Mayu. Si accoccoló vicino a lui, assorbendo il calore che emanava dal suo corpo e lentamente riuscì a riaddormentarsi.




 

Al risveglio aveva completamente rimosso il sogno, cancellato dalla memoria come succede sovente.

 

Sentimenti nuovi e travolgenti le danzavano tra cuore e mente in un caleidoscopio d’emozioni che le facevano girare la testa e scombussolare i sensi. In una parola: era felice. Talmente felice che ne ebbe paura: era la prima volta che saggiava l’esaltazione dell’innamoramento e ne era già dipendente. Cosa avrebbe fatto quando tutto ciò fosse finito?

E non era felice solo per quel che era successo quella notte, ma perché aveva capito che anche lui provava i suoi stessi sentimenti ed era il fatto più grandioso, ancora di più dell’aver sconfitto quel mostro che viveva dentro di lei da troppo tempo.

 

Quella mattina era nata una nuova Kaya.





 

Meeme osservava Harlock da un po’. Già sapeva ciò che era accaduto al suo capitano: i suoi pensieri erano talmente intensi da generare dense volute cremisi nella sua aura.

 

Si chiese quando sarebbe tornato coi piedi per terra: era intenzionata a stuzzicarlo a dovere… da buona confidente si doveva sempre tenere informata su tutto ciò che lo riguardava: una cosa era certa, la giovane Kaya era riuscita ad intrufolarsi tra le pieghe del suo cuore. Se ciò fosse bene o male, era tutto da vedere.

 

La postura rigida che assumeva di solito era stata sostituita da un generale rilassamento delle membra. Gli avambracci posati mollemente sui braccioli del trono, la testa appoggiata al morbido rivestimento e lo sguardo dritto avanti a sé, come a percorrere migliaia di anni luce in avanscoperta nel cosmo che si apriva alla sua vista.

 

Meeme scommise che nemmeno un’esplosione l’avrebbe distolto dai suoi pensieri… o sogni ad occhi aperti.

 

Lo toccó lievemente su una spalla ma non ottenne nessuna reazione.

 

Accostó le labbra al suo orecchio destro, e i lunghi capelli dai riflessi opalescenti ricaddero sulla spalla di Harlock mentre Meeme lo chiamava piano per nome.

 

Finalmente ebbe un guizzo di vita.

 

«Sì?! Dimmi…»

 

Meeme rise sommessamente 

«bentornato! Visto che la tua presenza qui non è fondamentale, per ora, mi regaleresti un po’ di tempo?»



 

«Voglio sapere tutto!» Esordì l’aliena appena furono fuori dalla portata di orecchie indiscrete.

Stavano percorrendo i corridoi diretti alla sala letture, che era quasi sempre deserta.

 

«Proprio tutto, tutto?» 

 

«Non mi interessano i particolari! E so benissimo “cosa” avete fatto! Non fare lo gnorri!»

 

Si fermó e gli puntó l’indice all’altezza del cuore

 

«voglio sapere cos’è successo qui dentro…» spostó il dito sulla fronte del capitano «…e qui! Avanti, parla!»

 

«È successo quello che doveva succedere: ho smesso il lutto per Mayu… Kaya è nel posto giusto al momento giusto.»

 

Meeme sbarró gli occhioni gialli «non la starai usando?!»

 

«lo sai benissimo che non lo sto facendo…»

 

«Allora spiegati meglio… perché l’hai messa giù proprio male…»

 

«stai diventando sempre di più simile a una donna terrestre!» La rimproveró «vuoi farmelo ammettere a tutti i costi, e non mollerai finché non lo faccio…»

 

«Esattamente!» disse Meeme trionfante «ti tortureró, se sarà necessario…»

 

«E va bene… lo ammetto… credo di essermi innamorato. Contenta?»

 

«Non devi fare contenta me, ma te stesso! E quella povera ragazza… se la merita un po’ di serenità!»

 

«Già…».

 

«E adesso… cosa succede?» chiese Meeme, vivacizzata da un brio che non le era mai appartenuto prima di allora.

 

«… Spero niente guai. Ogni volta che mi illudo di aver trovato un po’ di pace, succede sempre qualcosa…»

 

«Sciocchezze!» Meeme agitó la mano affusolata come per scacciare un insetto «il tuo solito pessimismo! Vedrai che se ti comporti bene non ci saranno problemi!» Poi si lasció scivolare su una poltrona ampia, raccogliendo le lunghe gambe al petto

«ah! E spero che non faremo più i week end su Eta Carinae! Kei ne sarà sicuramente contenta!»

 

«Meeme! Non ti lasciar scappare niente di questa storia!»

 

«Non sono una chiacchierona, lo sai! Ma prima o dopo si verrà a sapere…»

 

Puntuale, il cronografo di Harlock annunció la chiamata del suo primo ufficiale.

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