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Autore: Dreamer47    15/01/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunters' legacies
Capitolo 35.
 
 
Sfregò la stoffa del capo con forza all'interno del lavandino per eliminare ogni traccia del sangue del mostro che avesse ucciso quella notte, sciaquando la sua maglia di cotone mentre la schiuma si radunava a costituire una corona bianca sul bordo di ceramica del lavabo, e Abby si appoggiò per qualche istante alla parete sentendosi estremamente stanca. 
Se c'era una cosa che sapeva fare meglio di tutti, era proprio sparire dalla circolazione e non farsi trovare da nessuno.
Ed era proprio quello che aveva fatto dopo aver discusso con Dean qualche sera prima, prendendo le sue cose dalla stanza e la sua auto, non lasciando neanche un biglietto per avvertire i due Winchester che se ne stesse andando; aveva trovato una serie di casi nelle ultime due settimane e li aveva presi uno dopo l'altro lavorando da sola, tenendo i telefoni spenti come chiaro segno di non voler essere rintracciata. 
Quella mattina però, udì proprio dietro di sé il battito d'ali tipico del suo angelo, e sorrise teneramente quando vide il viso dolce di Anael guardarla però con aria mista fra l'incredulità e lo shock; Anael aveva creduto che Abby avrebbe detto la verità almeno a Dean dopo averlo rivisto, ma invece l'angelo rimase sbalordito quando Dean l'aveva chiamata la settimana precedente per costringerla a parlare con lui ed a raccontargli tutto ciò che sapesse su ciò che Abby avesse fatto. 
Ma Anael era molto fedele alla sua amica, non avrebbe mai detto una parola che Abby non avrebbe voluto dirgli, e questo Dean avrebbe dovuto immaginarlo. 
"Ho bisogno di te". 
Abby la guardò con un sopracciglio sollevato e stese la sua maglietta sul termosifone caldo della stanza; sorrise amaramente perché c'era sempre qualcuno che avesse bisogno di lei in quel mondo, e si sedette sul bordo del letto accavallando le gambe e trattenendo un sonoro sbadiglio. "Che succede adesso? C'è un'altra apocalisse? Il mondo brucerà presto e siamo tutti spacciati?". 
Anael roteò gli occhi davanti al suo cinismo con un gesto tipicamente umano, scosse la testa e si avvicinò alla ragazza, muovendosi all'interno del suo completo nero e sedendosi sulla sedia davanti a lei, mentre la guardava con aria preoccupata; l'espressione dell'angelo era increspata da una punta di amarezza e di dissenso, come se le sfugfisse qualcosa. "Castiel. È tornato dal Purgatorio". 
"Ma Dean aveva detto..". 
"Che era morto. Lo so. Ma Castiel è tornato e Dean dice che non ricorda niente". 
Abby sollevò un sopracciglio e la guardò con aria divertita, quasi incredula, piegando la testa di lato per un istante mentre studiava i suoi occhi chiaramente agitati. "Dean dice? Non hai parlato personalmente con Cas?".
Anael sospirò e scosse la testa, abbassando lo sguardo sulle sue mani ed iniziando a mordersi il labbro per il nervosismo, e la ragazza pensò che più passasse il tempo, più il suo angelo sembrasse sempre meno angelico e sempre più umana. 
Abby capí il suo stato d'animo e non avrebbe lasciata da sola la sua amica, non dopo tutto ciò che avesse fatto pe lei in quell'ultimo anno. L'aveva nascosta, protetta e si era presa cura di lei più di quanto probabilmente avesse potuto fare, e si era occupata di tutta la parte burocratica per non farla sbrigare ad Abby. 
Così la ragazza sorrise gentilmente e annuì, alzandosi ed iniziando a radunare le sue cose sparse per la stanza per inserirle in maniera distratta e disordinata nel suo borsone da viaggio, per poi chiuderlo di scatto e voltarsi verso di lei. 
Anael la vide indossare la sua giacca di pelle ed i suoi occhiali da soli scuri, per poi mettersi il borsone in spalla e sorridere. "Che stai facendo?". 
"Beh, andiamo a parlare con Castiel o no?" chiese Abby assumendo uno sguardo ironico e facendole l'occhiolino. 
"Ma Cas è insieme ai Winchester. Dovrai rivedere Dean" rispose Anael alzandosi in fretta e guardandola con aria dubbiosa, chiedendosi se fosse davvero sicura di volere compiere quel passo. 
Abby accennò un sorriso dolce verso la sua amica ed annuì, perché sapeva che prima o poi l'avrebbe rivisto, così fece spallucce e si diresse verso l'uscita della stanza. "Una sola condizione: niente voli angelici, parto con la mia auto. Vieni con me o mi aspetti con Cas ed i Winchester?". 
Anael sgranò gli occhi e la seguí di scatto per paura che la lasciasse indietro, facendo ridere la ragazza che corse verso l'auto mentre leggeva il panico nei suoi occhi; Abby rise ancora e pensò che proprio come Castiel, Anael fosse una guerriera celeste fortissima, ma che quando si parlava di affrontare delle battaglie così intime e personali fosse proprio una fifona. 
Si mise al volante e con un sorriso seguì le indicazione dell'angelo, promettendole che questa volta sarebbe stata più gentile nei confronti del maggiore dei Winchester e che avrebbe usato meno aggressività, perché l'ultima volta non era stata in grado di controllare se stessa e gli aveva detto delle cattiverie che pensava, ma che fossero uscite dalla sua bocca con troppa arroganza e astio. 
Guardò l'angelo accanto a lei per qualche secondo prima di uscire dal parcheggio del motel per immettersi sulla strada, e sorrise amaramente quando ripensò a ciò che Anael avesse fatto per lei; ripensò alle volte in cui avesse soddisfatto le sue voglie improvvise correndo da una parte all'altra del paese quando Abby avesse un'improvvisa voglia alle tre di notte di mangiare humburger o tacchino ripieno, e l'angelo le vide ingurgitare così tanta roba che non si riuscì a spiegare come Abby fosse tornata in perfetta linea così velocemente. 
Anael l'aveva nascosta ad Oroville, nella Contea di Okanogan, in una baida che fosse quasi confinante col Canada e da cui le due donne sarebbero potuto scappare se qualcuno le avesse trovate; Anael aveva insistito che Abby facesse tutti gli esami necessari, che smettesse di fumare e bere caffè o alcolici, e inoltre si occupava di farla mangiare correttamente e di darle tutti gli integratori che i medici le avessero prescritto. Avrebbe fatto di tutto pur di farle tenere la creaturina che portasse in grembo, Anael aveva provato a convincerla in tutti i modi, commuovendosi con Abby quando toccava il suo ventre e la piccola si muoveva contro il suo tocco, e l'angelo vedeva nello sguardo di Abby la sofferenza più grande nel doverla lasciare andare per assicurarle un futuro migliore e lontano dalla caccia. 
La ragazza parlava sempre col suo pancione, carezzandolo e coccolandola con dolcezza, mentre Anael leggeva libri e libri sulle neomamme e sui bambini nel caso in cui Abby avesse cambiato idea e avesse deciso di tenerla con sé: ma Abby aveva già trovato una coppia di genitori amorevoli, e aveva cercato di conoscerli e di capire se fossero le persone adatte per crescere la sua piccola. 
Il dolore la dilaniava, ma sapeva che fosse la scelta più giusta, pensando che se non fosse stata sola e se Dean fosse stato lì insieme a lei, probabilmente le cose sarebbero andate in maniera diversa. 
Mentre guidava per la strada verso la città in cui si trovassero i due Winchester, Abby non riuscì a fare a meno di ricordare il modo in cui la notte a cavallo fra il 13 ed il 14 giugno precedente si fosse svegliata nel suo letto nella baida sentendo del liquido colarle fra le cosce, mentre le contrazioni avevano iniziato a divenire sempre più frequenti, facendola urlare e soffrire per il dolore. 
Aveva urlato il nome di Anael, che subito accorse in suo aiuto e cercò di portarla fuori dalla stanza, ma con scarsi risultati. 
"C'è qualcosa che non va Anael, portami in ospedale ti prego". 
L'aveva supplicata e aveva pianto per la paura, desiderando che i due uomini della sua vita le stessero accanto in un momento così difficile e delicato che lei avesse sempre temuto sin da quand'era solamente una ragazzina: voleva Dean e voleva suo padre, voleva che entrambi le tenessero la mano e la incoraggiassero a spingere, ma la stanza era vuota e con lei vi era solamente Anael, che le sfilò in fretta i pantaloni per osservare a che punto del travaglio fosse arrivata. 
"La dilatazione é perfetta, non c'è tempo di portarti in ospedale: devi partorire qui". 
"No Anael, ti supplico: ho bisogno dell'epidurale e dei veri dottori". 
L'angelo tornò a guardare fra le gambe e la ragazza gridò di dolore e si tenne stretta alla testiera di legno del letto, piangendo e sentendo la fronte imperlarsi di dolore. "No, non posso, non posso farlo. Non posso farcela". 
Abby cercò di tirarsi indietro e di scendere da sola dal letto, ma una forte ondata di dolore la costrinse a desistere, mentre si portava le mani sul ventre con le lacrime che le rigavano il viso: non voleva che nascesse, non voleva che uscisse fuori da lei. 
Il tempo che avevano passato insieme era stato troppo poco ed era passato così velocemente, e adesso Abby non voleva più separarsi dalla piccola creatura che avesse tenuto dentro di sé per quei nove mesi. 
"Lo fai per il suo bene, merita di nascere e di avere una vita normale. Pensa a quanto la ami, a quanto sarà bello stringerla fra le braccia". 
Abby guardò Anael che le sorrise gentilmente e le afferrò una mano cercando di infonderle coraggio, e la ragazza lentamente tornò a regolarizzare il suo respiro, stringendo nuovamente il legno della testiera. 
Sentí l'angelo dire che vedeva la testa e di spingere più forte, di spingere di più, ed Abby eseguì quegli ordini in silenzio: doveva reagire e comportarsi da adulta, rispettando la decisione che lei stessa avesse preso. 
Così Abby diede un'ultima spinta ormai esausta e stremata col viso che colava di sudore e stese le gambe sul letto, sentendo presto un pianto che si diffuse per la stanza, facendole aprire gli occhi stanchi ed allungarsi appena sul materasso per vedere Anael con un panno in mano intento a pulire il viso della creatura che tenesse fra le braccia, avvolta in una coperta. 
L'angelo guardò la ragazza ed Abby sentí altre lacrime scorrerle sul viso perché sentiva il cuore scoppiare dalla felicità e quel pianto era davvero il suono più bello che avesse mai sentito in vita sua. "Hai una bellissima figlia, Abby". 
La vide avvicinarsi con la bambina fra le braccia e subito Abby si sporse per prenderla, portandosela sul petto per guardarla meglio; non pensava di aver mai visto così tanta perfezione in un esserino così piccolo e rise di gusto, sfiorandole il viso con un dito, sentendo subito la sua manina afferrarlo e chiudere le piccole dita attorno ad esso. Sentí il cuore battere più velocemente nel petto per l'emozione e gli occhi diventare immediatamente lucidi, facendo sgorgare altre lacrime sulle sue guance. "Ciao piccolina mia, benvenuta al mondo"
La bimba si mosse agitata e quasi sorrise in risposta alla sua voce, sentendola per la prima volta dall'esterno, ed Abby le baciò delicatamente la pelle liscia e morbida della fronte sentendola sua e solo sua, pensando che avrebbe amato essere la donna che l'avrebbe cresciuta e che le avrebbe insegnato tutto. 
Abby la strinse un po' di più e guardò Anael con aria supplichevole di trovare un'altra soluzione, perché non la poteva tenere con sé ma non voleva affidarla a qualcun altro. Ma l'angelo si avvicinò e le sfiorò i capelli umidi dal sudore, guardandola con aria dispiaciuta. 
"Sei ancora in tempo per cambiare idea". 
La ragazza pianse silenziosamente e si strinse al petto la bimba con delicatezza scuotendo la testa con decisione, pensando che non avrebbe mai amato nessuno come stava amando lei in quel momento, e dopo averle dato un ultimo bacio e aver guardato nei suoi occhi azzurri un'ultima volta, la adagiò fra le braccia dell'angelo mentre il dolore le stringeva il cuore fino a farglielo esplodere. "Portala via, Anael. Ha bisogno di una casa sicura e di due genitori che la amino come merita". 
L'angelo vide la sicurezza nei suoi occhi ma anche la sofferenza, ed annuì sfiorandole la guancia con delicatezza, non riuscendo a capire il suo dolore fino in fondo ma riuscendo a percepirne una parte perché anche Anael stava soffrendo all'idea di perdere quella piccola bimba. 
Si alzò in silenzio e fece per uscire dalla porta per portar via la bambina da quella baida, ma Abby si sedette di scatto nonostante facesse male anche solo respirare, e la richiamò facendola voltare. 
Anael tornò vicino ad Abby speranzosa che avesse cambiato idea sulla sua decisione, ma la vide guardare ancora una volta la bambina con pochissimi capelli biondi che tenesse fra le braccia con un sorriso amaro sul volto. 
Si tolse la collana a forma di cuore che Dean le avesse regalato qualche anno prima e che precedentemente fosse appartenuta a Mary Campbell Winchester, e si sfilò il bracciale dal polso che Dean le avesse regalato per tenerla al sicuro dalle possessioni demoniache; mise i due accessori nell'incavo della coperta e sorrise con le lacrime agli occhi, sfiorandole il visino piccolo e ancora un po' sporco di sangue. "Così saprai sempre quali siano le tue vere origini, piccola Mary". 
Anael trattenne il pianto, perché non aveva mai pensato che il suo cuore potesse battere così velocemente e che si potesse emozionare fino a qual punto, tremando dentro al suo petto, e vide Abby farle segno di andare via e di portare Mary con sé per salvarla dal destino terribile che l'avrebbe segnata se l'avesse riconosciuta come figlia sua e di Dean. 
Si lasciò andare contro il materasso e chiuse gli occhi esausta, sentendo la porta della stanza chiudersi dietro Anael e la sua bambina, ed Abby non riuscì a far altro che accovacciarsi su se stessa, dando sfogo al suo dolore ed alla sua sofferenza, piangendo forte e pensando a quanto le fosse costato salvare la sua bambina da quel mondo orribile dentro cui lei fosse intrappolata da sempre. 
 
 
 
"Castiel riappare dal nulla e non mi avete chiamata subito?". 
Abby guardò in cagnesco i due Winchester, perché l'angelo era anche amico suo e lei meritava di sapere che fosse tornato nel loro mondo, e scosse la testa con disappunto distogliendo lo sguardo ed osservando Anael e Cas parlare fuori dal rifugio di Rufus, sorridendo amaramente perché almeno una delle due aveva trovato il coraggio di affrontare il proprio compagno. 
"Non é molto facile capire quello che vuoi ultimamente: vieni nel mio letto ogni notte per fare del sesso sfrenato, ma quando voglio parlare per capire quello che c'è realmente tra di noi mi attacchi. Mi dici che non mi perdonerai mai, senza dirmi che cos'è successo e cosa ti turba veramente e poi vai via senza dire una parola!" esclamò Dean alzando il tono della voce con aria arrabbiata e puntandole un dito contro ormai esausto dei suoi strani comportamenti, e l'accusò con lo sguardo non curandosi che Sam fosse al suo fianco e che avesse sentito perfettamente tutto ciò che gli fosse uscito dalla bocca. "Adesso torni e vuoi sapere perché io non ti abbia messo a conoscenza del ritorno di Castiel, Abby? Ci ho provato. Ti ho chiamata almeno mille volte, ma tu non hai mai risposto!".
Abby si voltò a guardarlo con disapprovazione, sollevando un sopracciglio e riservandogli lo stesso sguardo adirato, per poi farlo scivolare su quello imbarazzato di Sam, che si voltò di scatto fingendo di cercare qualcosa al PC e di non aver sentito nulla. 
"Il fatto che io me ne sia andata è già una risposta!". 
Dean rise nervosamente perché aveva già tanto a cui pensare e di cui preoccuparsi, come Castiel che fosse riapparso senza avere la minima idea di come fosse tornato o come il fatto che possedessero solamente metà della tavoletta demoniaca e Kevin, e scosse la testa adirandosi di più. "No, senti lascia stare. Ho capito. Non vuoi avere nulla a che fare con me e mi sta bene, ma non torturarmi presentandoti qui continuamente!". 
Abby sgranò gli occhi e lo guardò con incredulità, perché non poteva credere alle sue parole ed al tono arrabbiato che avesse usato con lei, mentre il suo sguardo diventava sempre più incattivito ed arrabbiato, nonostante si fosse ripromessa di mantenere la calma. "Ma che faccia tosta che hai: hai scordato quando eri tu a torturare me, dopo che ti sei portato a letto l'amazzone per ferirmi, solamente perché stavo cercando di aiutarti a superare la morte di Bobby?!".
Dean non si curò del fratello che si fosse schiarito la voce pregandoli di non litigare davanti a lui, e sgranò gli occhi più del normale, continuando ad additarla con furia. "Non paragonare le due cose. Tu stai nascondendo qualcosa e io ho capito che deve essere accaduto qualcosa di brutto mentre non c'ero di cui non hai voglia di parlare, ma sono situazioni diverse e..".
"Situazioni che hanno fatto soffrire entrambi!" esclamò Abby interrompendolo bruscamente e non prestando neanche caso al fatto che Sam si fosse alzato e si fosse diretto verso la porta d'ingresso, capendo che sarebbero andati per le lunghe e che avrebbe fatto meglio a schiarisi le idee all'aria aperta, mentre il pensiero di aver lasciato Amelia non lo lasciava respirare. "Io sono sempre stata sincera con te, anche quando cercavo di scappare perché il fatto che ti amassi mi faceva paura. Ma adesso, dopo tutto questo, come posso dirti tutto se non mi fido di te?". 
Dean rimase a fissarla a lungo notando il modo accusatorio in cui lo stesse guardando e rabbrividendo quando capí che Abby avesse completamente perso la fiducia in lui solamente perché avesse cercato di proteggerla. 
Serrò la mascella perché avrebbe preferito che lei lo colpisse nuovamente, piuttosto che sentirle dire che fosse davvero delusa dal suo comportamento. "Non ti fidi di me?". 
"No! Mi hai mentito, di nuovo!" esclamò Abby scuotendo la testa mentre lo guardava seriamente. 
Dean scosse la testa e si lasciò sfuggire una risata nervosa, passandosi l'indice ed il pollice ai lati delle labbra, ma non distogliendo mai lo sguardo dal suo. "Oh, ancora con questa storia? Pensavi davvero che ti avrei lasciata andare verso Dick con un'arma di cui nessuno conosceva gli effetti?! Se potessi tornare indietro, ti darei di nuovo quell'osso finto pur di non farti finire in Purgatorio al mio posto! L'ho fatto per proteggerti!". 
Abby assottigliò gli occhi e lo guardò in cagnesco, incrociando le braccia al petto e scuotendo la testa, perché era frustrante per lei sentirsi dire quelle parole; analizzò brevemente il fatto che a darle realmente fastidio non fossero state le frasi o le azioni di Dean, ma io fatto che lui non ci fosse stato, perché se avessero agito in maniera diversa alla Sucrocorp, forse le cose sarebbero andate diversamente e non avrebbe perso Mary. 
"Posso sopportare più di quanto immagini, Dean! Non sono una ragazzina, non devi proteggermi da tutto!". 
"Beh ragazzina, rassegnati perché proteggerti è quello che farò sempre!". 
Abby rimase senza parole e senza fiato per un paio di secondi, sentendo il suo sguardo ferito su di lei e si trovò costretta a stringere i pugni fino a far diventare le nocche bianche, perché odiava tutto questo. 
Nella sua mente e nei suoi sogni, Abby e Dean vivevano ancora nella loro casa a Louisville quando Sam fosse caduto dentro la gabbia insieme a Lucifer e Micheal, e lei non era stata costretta a dare Mary in adozione. 
Abbassò lo sguardo e scosse la testa, superandolo ed avviandosi verso l'uscita in silenzio, ma solamente dopo aver preso una sigaretta ed il suo accendino dalla sua borsa, lasciandolo solo a riflettere sulle sue stesse parole. 
 
 
 
 
Si sedette in silenzio accanto alla sua amica che teneva lo sguardo basso e le spalle incurvate, tenendo i gomiti sulle cosce con aria afflitta. Abby si guardò attorno, seduta sul grande portico della baida di Rufus ed osservò gli alti alberi e la vegetazione che avvolhesse la casa, come se fosse una protezione naturale. 
Abby conosceva bene Anael e non l'aveva mai vista sofferente come in quel momento: le scostò i lunghi capelli biondi con delicatezza e le sorrise, fumando l'ennesima sigaretta e guardando poi la corona di cicche che avesse abbandonato per terra nei giorni precedenti. "Cosa c'è che non va?". 
Anael la guardò con un sorriso ironico e scosse la testa, mettendosi più dritta per guardare meglio la sua amica. "Cas mi ha detto che voleva tornare in Paradiso per rimediare a ciò che avesse fatto, ma subito dopo ha detto che non era una buona idea. Poi è sparito. Non so dove sia andato, non so cosa stia facendo. Mi ha detto addio e se n'è andato".
"No, Castiel torna sempre da te. Lui ha una cotta paurosa per te, non starà via a lungo!" esclamò Abby ridendo nel tentativo di sdrammatizzare, ma la sua amica scosse la testa e sospirò.
Anael si mise in piedi e fece spallucce, guardandola come se non le importasse davvero cosa Castiel avesse in programma di fare e con tutta l'intenzione di lasciarlo libero di fare le sue scelte, e accennò un sorriso amaro. "Sono stanca di andargli dietro, Abby: amo Castiel, è mio fratello, ma non avrei mai dovuto iniziare a sentire questi sentimenti umani nei suoi confronti. Non mi stupirei se adesso mi venisse voglia di farmi una doccia". (1)
Abby la guardò senza sapere cosa dire, perché lei non era l'esperta in campo amoroso e non era stata in grado di sistemare neanche la sua di relazione, affossandola sempre di più invece di vuotare il sacco e dire a Dean quanto ancora lo amasse e ciò che fosse accaduto mentre lui era bloccato in Purgatorio. 
Così sospirò rumorosamente e scosse la testa, sentendo lo sguardo di Anael su di lei. "Mi prenderò le mie responsabilità, me lo impone il mio grado superiore a quello di Castiel.  Andrò a controllare in Paradiso se Castiel si è fatto vedere e cercherò di capire meglio. Tu invece dovresti restare qui". 
"No, devo andare in Texas a controllare, come ogni settimana" esclamò Abby scuotendo la testa e guardandola con aria accigliata ed appena agitata. 
Alla fine Anael era davvero riuscita a trovare una scappatoia al suo piccolo problemino
"Ho controllato io stamattina prima di venirti a cercare. Lei sta bene e tu devi proteggere Kevin con i ragazzi, mentre io mi assicuro che Castiel non sia impazzito come l'ultima volta.." sussurrò Anael sospirando rumorosamente, piegandosi sui talloni per schioccare un bacio sulla testa alla ragazza che sorrise di rimando, e non le diede il tempo di controbattere, andando via in un battito di ali. 
Rimasta sola, Abby prese l'ultimo tiro della sua sigaretta e buttò la cicca insieme alle altre con un sospiro di fumo, alzandosi dal pavimento legnoso e dirigendosi nuovamente all'interno del casolare, dove trovò i due ragazzi intenti a fare delle ricerche al pc. 
Vide lo sguardo di fuoco che Dean le riservò e quello supplichevole di Sam di non litigare e di non cedere alle provocazioni del fratello; Abby avanzò fino a sedersi davanti ai due, mettendo su un sorriso finto e sollevando un sopracciglio in un'espressione ironica. "Sembra che saremo costretti a lavorare di nuovo insieme. Non è fantastico, ragazzi?". 
Sam aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria incredula, avendo paura che la bomba ad orologeria in cui suo fratello si fosse trasformato sarebbe potuta esplodere da un momento all'altro e disse con tono sorpreso: "Resti qui? Pensavo che una volta che Castiel avesse trovato la sua strada saresti andata via". 
"Kevin è anche una mia responsabilità, l'ho nascosto io all'inizio. Devo continuare ad aiutarlo" rispose Abby facendo spallucce e sospirando, alternando lo sguardo ironico fra i due e notando il modo in cui il maggiore avesse inarcato il sopracciglio fino al massimo della sua capacità. 
Si alzò di scatto e prese la sua giacca mantenendo un'espressione seria e arrabbiata, avviandosi a grandi passi verso l'uscita. "Vado a comprare una cassa di Whisky. Mi servirà". 
 
 
 
La donna respirò pesantemente in preda all'agitazione guardandosi attorno e sbrarrando gli occhi per la paura, indietreggiando fino alla parete e mettendo le mani avanti sul pancione per proteggere il figlio che ancora portava in grembo. 
"Andiamo, tra poco saranno qui!". 
Dean parlò con aria preoccupata, brandendo il suo pugnale curdo a mezz'aria e guardandosi attorno in quel magazzino buio; si mise davanti alla donna per proteggerla e fare da scudo con il proprio corpo, ma il respiro accelerato della ragazza lo fece voltare per guardarla meglio. "Cerca di calmarti, tesoro".
Abby si avvicinò, osservando Sam far fronte comune con il fratello e mettersi al suo fianco per proteggere la donna, mentre impugnava forte il suo pugnale angelico; si piegò sui talloni e si sforzò per un momento di uscire dai panni della cacciatrice fredda e distaccata, per mettersi in quelli della ragazza madre che nel frattempo si era lasciata scivolare contro la parete in preda al panico. 
Abby le carezzò i capelli con un sorriso dolce e amorevole, afferrandole poi una mano dal suo pancione con le sue. "Ehi tesoro, se non ti calmi farai del male al tuo bambino". 
La donna con i capelli castani e gli occhi color cioccolato spostò lo sguardo impaurito verso il suo, stringendo la presa sulla sua mano e respirando ancora in maniera pesante e affannosa; Abby ed i due Winchester erano stati attirati all'interno di quel magazzino perché avevano iniziato ad investigare in seguito a numerosi attacchi al bestiame, trovato dilaniato, insieme ad un'alterazione dei campi elettromagnetici. 
La donna fece una smorfia di dolore e tornò a toccarsi il pancione, mentre il respiro continuava ad essere irregolare e dai suoi occhi iniziarono a sgorgare delle lacrime. "Non ci riesco, non posso. Morirò insieme al mio bambino!". 
Abby la guardò provando una forte empatia nei suoi confronti, perché capiva lo stato emotivo in cui si trovasse ed il modo in cui dovesse sentirsi, dato che per una semplice questione di posto e momento sbagliato era stata costretta a scappare insieme a loro dai demoni che Crowley avesse mandato per ucciderli; la ragazza si portò i lunghi capelli dietro la schiena, mettendo in risalto gli schizzi di sangue che fossero arrivati sul collo di Abby quando avesse ucciso uno dei demoni per scappare.
"No, non morirai, ma devi calmarti, è una questione di respiro. Respira con me". 
Abby le sorrise per incoraggiarla e mimò il respiro regolare, aiutando la ragazza davanti a sé a seguire il suo esempio e a tranquillizzarsi parzialmente; la cacciatrice la vide tornare a respirare più lentamente mentre la guardava dritta negli occhi ed Abby le carezzò il pancione con dolcezza, sorridendo di più, sentendo il bambino muoversi in maniera più calma. "Quando sei nervosa o hai paura, ce l'ha anche lui. Devi solamente calmarti e respirare, ed anche il tuo bambino si tranquillizzerà.Parlagli, rassicuralo. Vedrai che andrà meglio".
La ragazza, Molly, si carezzò la pancia ed accennò un sorriso con il respiro più tranquillo, mentre si spazzò via le lacrime dal viso con il dorso della mano; sentí il bambino dentro di lei rigirarsi fino a calmarsi totalmente e volse verso Abby il suo sguardo poi grato. 
"Come vuoi chiamarlo?". 
"Phil, come mio padre: è morto l'anno scorso e io..".
Abby sentí di nuovo la sua voce incrinata dal dolore e sgranò appena gli occhi, perché adesso che l'aveva appena fatta calmare non aveva nessuna voglia di dover ricominciare tutto da capo. "Sono sicuro che Phil sarà un bravo ometto..".
Sorrise a Molly e fece per tirarsi su, ma Abby venne trattenuta dalla mano dalla giovane ragazza, che la guardò con aria grata sul viso.  "Grazie Abby. Vorrei che mio figlio potesse avere una madre come te: coraggiosa e forte. Saresti un'ottima madre". 
Il sorriso della cacciatrice scemò di molto e abbassò lo sguardo sentendo gli occhi pizzicare, ma Abby si difese bene sotto la sua armatura massiccia, e dopo pochi secondi tornò a sorridere con aria ironica guardando la ragazza. "Non in questa vita". 
Abby si alzò senza aggiungere altro e tornò ad impugnare la sua arma, voltandosi verso i due ragazzi e notando come Dean avesse abbassato il suo pugnale e si fosse voltato interamente verso di lei, per guardarla con aria accigliata e osservare l'intera scena con un sopracciglio sollevato. 
I loro sguardi si incorciarono e Dean vide per l'ennesima volta nei suoi occhi qualcosa sfuggirgli e andarsi a nascondere nel più profondo di lei, che scosse la testa e fece spallucce. Ma Dean la guardò con aria ironica, inclinando la testa da un lato. "Come sai tutte queste cose sulla gravidanza?". 
Abby prese posto accanto a lui senza neanche guardarlo più in viso, puntando lo sguardo verso chiunque stesse arrivando verso di loro e subito le parole che Kevin avesse usato qualche tempo prima le tornarono in mente. Si voltò verso i due ragazzi con occhi sgranati ed iniziando ad indietreggiare con aria convinta. " Aspettatemi qui, ho un'idea". 
Inutili furono i richiami dei due ragazzi, che le chiesero di non fare nulla di avventato e di restare insieme a loro, ma Abby aveva già iniziato a correre nella direzione opposta rispetto a loro, intimando ai cacciatori di prendersi cura di Molly e che sarebbe tornata presto. 
 
 
Dopo aver trascorso qualche giorno dietro ad un normale caso di licantropia per prendere aria e cercare di schiarirsi un po' le idee, e dopo aver scansato un attacco degli uomini di Crowley dopo l'altro nel tentativo di recuperare Kevin e metà della tavoletta dei Demoni, i tre cacciatori decisero di tornare al rifugio di Rufus per concentrarsi su come procedere da quel momento in poi. 
Avevano nascosto per bene il profeta, che nel frattempo continuava a tradurre quanto possibile la lingua incisa su quel pezzo di pietra, dicendo loro che presto sarebbero riusciti a chiudere le porte dell'inferno per sempre.
Sapevano che da lì ad un breve periodo sarebbe accaduto qualcosa di grosso, nonostante ancora non sapessero come né di cosa si trattasse esattamente. Ma lo sentivano. 
Dopo aver fumato l'ennesima sigaretta e aver pensato per l'ennesima volta alle parole di Molly, Abby si chiuse la porta d'ingresso alle spalle con un sonoro sbadiglio, avvicinandosi fino al frigo per afferrare una birra ghiacciata che le avrebbe tirato su il morale: aveva visto il Whisky comprato dal maggiore ed aveva anche pensato di attingere dalla sua fonte, ma con un sorriso amaro la ragazza preferì godersi una birra. 
Si avvicinò il divano su cui Dean fosse seduto ed intento a fare zapping fra i vari canali, cercando il programma adatto a lui ed Abby notò le occhiaie scure attorno ai suoi occhi. 
Avrebbe dovuto dormire e riposare, invece se ne stava sveglio a cambiare continuamente canale mentre Sam fosse andato a riposare nell'unica stanza da letto di quel casolare. 
Quell'espressione esausta le fece nascere un sorriso spontaneo sul viso, sentendo il cuore battere appena più velocemente.
Nonostante la stanchezza per le notevole ore di viaggio e le lotte, Dean rimaneva sempre l'uomo più affascinante e bello che avesse mai visto, capace di farle tremare le gambe come se fosse una ragazzina. 
"Che c'è?".
Quasi sobbalzò quando udì la voce scocciata del ragazzo ed Abby divenne subito più seria e abbassò lo sguardo sulla sua birra, sollevando un sopracciglio perché non pensava che Dean si fosse accorto di quello sguardo fugace. 
Lo vide voltarsi verso di lei ed increspare appena le labbra mentre incrociava il suo sguardo, studiando il suo volto e la sua espressione così tirata. "Se vuoi il divano, basta dirlo". 
Abby sorrise appena e scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore e stringendosi nel suo maglione blu mentre avanzava e prendeva posto proprio accanto a lui. Da quella poca distanza che li separasse, la ragazza riusciva a percepire il suo profumo penetrale le narici e rievocare in lei tanti di quei ricordi da farla sospirare, e quando si voltò per guardarlo negli occhi, tutto ciò che desiderava era di essere anche solamente sfiorata da Dean. "In realtà, pensavo di partire adesso. Ho delle cose da sbrigare, tornerò fra qualche giorno". 
"Partire adesso? Ma sono le due di notte e siamo stati tutto il giorno in viaggio.." sussurrò Dean con voce rauca impastata dal sonno, lasciando cadere la testa all'indietro e chiudendo appena gli occhi per la stanchezza, faticando a riaprirli e anche solo a pensare di rimettersi in auto e guidare. "Di cosa devi occuparti? Un altro caso? ". 
"Qualcosa del genere". Abby sorrise amaramente e distolse lo sguardo, portandosi la bottiglia alle labbra e bevendo qualche abbondante sorso di birra. 
Fece spallucce perché non amava mentirgli, specialmente su un argomento così delicato. 
Eppure sapeva di agire nel giusto e che avrebbe fatto bene a comportarsi in quella maniera, così evitò lo sguardo un po' più sveglio che le riservò e sospirò. "Dean, mi dispiace di essere stata così scontrosa da quando sei tornato". 
Il ragazzo sollevò un sopracciglio e pensò che non si sarebbe perso per nulla al mondo quella conversazione, così si mise più dritto con la schiena e sbatté un paio di volte le palpebre mentre la guardava negli occhi con aria interessata. 
Dean vide nei suoi occhi qualcosa che non aveva mai visto, se non da quando fosse tornato dal Purgatorio: Abby non gli aveva mai nascosto nulla durante la loro relazione, era sempre stata sincera ed aveva sempre trovato il modo di non tenere segreti con lui. 
Eppure adesso, Dean sapeva che per la prima volta Abby gli stesse mentendo e che lo stesse tenendo all'oscuro di qualcosa, ma sapeva per certo che se lo stesse facendo ci dovesse essere una validissima ragione. "E non vuoi dirmi perché?". 
Abby lo guardò per un breve secondo con un sorriso amaro sul viso e poi scosse forte la testa, sospirando e facendo spallucce. 
Dean invece si voltò a guardarla meglio, sfiorandole con le dita il dorso della mano destra stretta ancora attorno al collo della bottiglia di birra, e portò nuovamente i suoi occhi azzurri contro i suoi, accennando l'ombra di un sorriso. "Non ti chiederò scusa per averti protetta, al laboratorio della SucroCorp". 
La ragazza rise nervosamente e scosse la testa, abbassando in fretta gli occhi per non fargli vedere lo strato lucido che li avesse ricoperti. "Per tanto tempo ti ho dato la colpa, ma in realtà.. In realtà non è colpa tua".
"Io non so di che parli, Abby. Aiutami a capire.." sussurrò Dean stringendo la presa sulla sua mano e sospirando rumorosamente, strattonandola appena verso la sua direzione.
Abby sapeva di aver già parlato tanto e che non dovesse aggiungere altro, eppure moriva dalla voglia di fargli sapere cosa le fosse successo. Dean meritava di sapere. Ma nonostante ciò, non era importante cosa meritasse o no. L'importante era proteggere la loro bambina. 
Dean sospirò lentamente e distolse lo sguardo, probabilmente già stanco per la giornata e per il lungo viaggio che non aveva la forza di continuare ad insistere, e scosse la testa, e poi con voce tirata chiese: "Ma tu stai bene, giusto Abby? Non hai fatto nessuna pazzia, come un patto o roba del genere?". 
Lo sguardo che la ragazzo gli lanciò avrebbe dovuto rassicurarlo e fargli capire che non avesse corso rischi inutili in sua assenza, eppure Dean avvertí una sofferenza atroce dentro di lei, che aveva scorto solamente quando suo padre Jack fosse morto molti anni prima. 
Abby accennò un piccolo sorriso e scosse la testa, avvicinandosi lentamente al suo viso mentre Dean la guardava con aria confusa: gli sfiorò la guancia sinistra e gli depositò un tenerissimo bacio su quella destra, finendo per abbracciarlo delicatamente. 
E Dean non ebbe il tempo di ricambiare lo strano gesto affettuoso di Abby, che la ragazza si tirò indietro e gli passò la birra ancora piena fra le mani, prima di dirigersi verso la porta ed indossare nuovamente la sua giacca di pelle. 
Gli lanciò un ultimo sguardo un po' più serio, perché avrebbe tanto voluto che lui andasse con lei fino in Texas, ma si limitò a fare un cenno del capo. "Ci vediamo tra un paio di giorni". 
Il cacciatore rimase a fissare la porta chiudersi mentre Abby andava via e si chiese perché fossero arrivati a quel punto: amava ancora tanto Abby e sapeva che anche lei lo ricambiasse nonostante gli sbagli commessi da entrambi, eppure qualcosa era cambiato e Dean se n'era accorto nel momento in cui fosse tornato dal Purgatorio. 
Lui era cambiato in quel posto, lottando ogni giorno per la sopravvivenza, ma era cambiata anche lei durante quell'anno e Dean non riusciva a spiegarsi cosa fosse accaduto e cosa l'avesse spinta a diventare fredda e scostante in quel modo. 
Sospirò rumorosamente mentre si rigirava la bottiglia fra le mani, sentendo il motore della Hyundai azzurra di Abby rombare nella notte e vide i fari della sua auto illuminare brevemente l'interno della stanza, prima di allontanarsi lungo il vialetto sterrato del casolare e si arrese pensando che fino a quando Abby non si sarebbe decisa a vuotare il sacco e rivelare i suoi segreti, non ci sarebbe stato modo di farla aprire nuovamente con lui.
Con questo pensiero spense la televisione e si distese sul divano completamente, chiudendo gli occhi e sperando che tutto si sarebbe potuto sistemare senza perderla per sempre. 
 
 
 
 
 
(1). Riferimento ad una puntata della nona o decima stagione, in cui l'angelo Hannah dice a Castiel che sta iniziando a provare i tipici sentimenti umani, come farsi una doccia. 
 
 
 
  
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