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Autore: Farkas    15/01/2023    2 recensioni
Per salvare la vita di sua zia Peter non ha altra scelta che fare un patto col diavolo. Non deve vendere l'anima, ma il suo matrimonio con MJ che verrà cancellato dalla storia, in modo che Mefisto possa cibarsi dell'infelicità che i due proveranno per l'amore perduto. Peter accetta e ottiene anche che tutto il mondo esclusa MJ scordi la sua identità, mentre lui e la rossa dimenticheranno di aver stipulato il patto. Ma Mefisto, vuole di più. E per ottenerlo fa leva su quello che è forse il sentimento più potente in grado di provare qualunque creatura senziente: l'amore.
Il demone dunque fa un'offerta ulteriore a Mary Jane: se entro un anno riuscirà a riconquistare Peter lui renderà loro il matrimonio, in caso contrario prenderà l'anima della rossa. Ma un uomo d'affari prudente sa che conviene diversificare gli investimenti e quindi Mefisto fa la stessa proposta anche a Felicia, permettendole di ricordare la vera identità di Peter ed eliminando tutti gli impedimenti a una sua storia con lui, garantendole una chance di successo.
Spinte dall'amore entrambe accettano. Chi vincerà questa diabolica scommessa?
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Curt Connors, Felicia Hardy, J. Jonah Jameson, Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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UN NUOVO GIORNO

Capitolo 14: Un altro ritorno

 
-EROICO EDITORE SFUGGE ALLA MORTE?!- fece sconcertato Robbie leggendo il titolo stampata a lettere cubitali sulla prima pagina del Bugle. –Ma se durante l’attacco non c’era! -.
-Che faccia di bronzo… “Ho resistito al folle androide con le mie sole forzeguidato i miei impiegati verso la salvezzanoi del Bugle non ci pieghiamo” - ringhiò l’uomo. - Sospetto coinvolgimento dell’Uomo Ragno… che volesse vendicarsi della sua scarsa presenza sulle pagine del Bugle di recente … be’… questo forse l’avrebbe scritto anche Jonah- ammise Robbie continuando a sfogliare le pagine, piene zeppe di indiscrezioni sui Vip, pettegolezzi e panzane sensazionalistiche di ogni genere.
“Meglio che Jonah non legga mai questa robaccia. Gli verrebbe un terzo infarto e potrebbe essere quello fatale” pensò sconsolato l’uomo, mentre posava il giornale sulla scrivania. Di questo passo gli ambientalisti avrebbero protestato per lo spreco di carta che si faceva per pubblicare quella schifezza di giornale.
L’unico lato positivo di quella situazione era che il grande capo non si presentava mai prima delle dieci e mezza. Per un paio d’ore al giorno poteva fingere che il Bugle fosse ancora quello di sempre.
 
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Dal giorno della sua nascita nessuno si era mai aspettato molto da Marlene De La Croix. Era l’unica figlia di due genitori normali, che si sarebbero ritenuti soddisfattissimi di lei se si fosse trovata un posto fisso e magari si fosse sposata dando loro qualche nipote. Purtroppo lei aveva altre idee sul suo futuro: voleva diventare una rockstar, guadagnare milioni, e passare serate infuocate con i sex simbol del momento.
Marlene aveva una bella voce e sapeva suonare, in più era carina cosa che non guastava, ma sfondare nella musica non era facile. In ogni caso suo padre non si era opposto ponendo come unica condizione che nel frattempo si mantenesse lavorando.
A volerla dire tutta Jared De La Croix non era poi tanto convinto che sua figlia sarebbe potuta diventare una nuova Lady Gaga, ma si era detto che tanto valeva lasciarle fare il tentativo. Avrebbe annaspato qualche anno, poi l’avrebbe piantata e si sarebbe messa in cerca di un lavoro normale.
La ragazza, quindi aveva messo su una band e aveva spedito demo ovunque, suonando a feste e raduni musicali, ma per quanto il gruppo non fosse male non era nulla di eccezionale e per arrotondare lei si era ritrovata a fare la barista nel pub aperto da una sua vecchia compagna di liceo.
E in quel pub si era concluso il suo destino, quando durante la festa data per celebrare il primo anno di apertura si era appartata col cugino della sua amica nell’ufficio di quest’ultima, dopo che entrambi ci erano andati giù pesante con l’alcool. Risultato: si erano svegliati la mattina dopo con un mal di testa da spaccare le pietre e dopo qualche settimana Marlene si era resa conto che il suo ciclo di solito molto regolare, era stranamente in ritardo e che da un po’ aveva strane voglie di cibo e frequenti nausee. E questa è la storia di come Marlene De La Croix si ritrovò madre a ventun anni.
Considerato che lei e Matthew potevano essere a malapena definiti conoscenti, la neo-genitrice non aveva osato sperare in più di un “Fammi sapere dove mandare i soldi e arrivederci” invece Matthew si era preso le sue responsabilità: l’aveva seguita durante la gravidanza, e si era rivelato prontissimo ad aiutarla a crescere il bambino. Il posto di barista ormai non glielo toccava più nessuno e i suoi erano stati abbastanza di supporto, dato che aveva deciso che avrebbe seguito un corso che le permettesse di diventare almeno contabile. Ma se ormai Marlene era venuta a patti con l’idea che difficilmente sarebbe diventata una diva, quella che da quel momento in poi le sue notti insonni sarebbero state dovute a un neonato, e non alla baldoria, proprio non le andava giù. Nemmeno ora che il piccolo Jensen aveva un anno. Gli voleva bene per carità, amava occuparsi di lui (l’idea di abortire le aveva fatto orrore, come quelle di mollarlo al padre e disinteressarsene o lasciarlo in ospedale senza riconoscerlo), ma amava anche la vita notturna e soffriva al pensiero che la sua spensieratezza si fosse dovuta concludere così presto.
E poi che ne sarebbe stato della sua vita sentimentale? Si era affezionata a Matthew, avevano pure fatto sesso qualche altra volta (prendendo tutte le dovute precauzioni), ma non si illudeva certo che la cosa sfociasse in un matrimonio riparatore. Erano nel ventunesimo secolo dopotutto. Ma quale ragazzo della sua età avrebbe voluto stare con una che aveva già un figlio?
Marlene voleva bene a Jensen, ma malgrado ciò il fatto che il suo orizzonte sembrasse essere solo occuparsi di lui, le sembrava terribilmente deprimente. E pensarlo la faceva deprimere ancora di più, perché le faceva credere di essere una madre orribile.
-Caffè gratis? - fece una ragazza bionda mettendole un bicchiere sotto il naso.
-Perché no? - rispose sconsolata Marlene. Come invidiava quella ragazzina: tutta la vita davanti e nessuna preoccupazione a parte lo studio.
“Queste cose in genere la gente le pensa a quarant’anni, non a ventidue. Dio quanto sono patetica”
La ragazzina ghignò. Quando le avevano detto quanto sarebbe stato facile trovare le prede non ci aveva creduto, ma era tutto vero. Presto, ne avrebbero avute a sufficienza.
 
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Peter si sfregò gli occhi. Si era intrufolato nell’ospedale due volte quella notte e aveva trovato Jonah profondamente addormentato. Mentre si chiedeva se fosse il caso di fare un salto anche ora, la porta si aprì per rivelare Vin che rientrava dal turno di notte.
-Cacchio, fra noi due non so chi ha la faccia più brutta. E sì che pensavo che non ci fosse niente di peggio che passare la notte al distretto nella città che non dorme mai-.
-Un mio amico è stato ricoverato per infarto. Ne ha appena avuto un altro-.
Vin cambiò subito tono: - Mi dispiace-.
-Ora è in terapia intensiva, ma non si sa quando si sveglierà-.
Il giovane Gonzales rimase in silenzio per qualche istante: - Senti, non vorrei sembrarti indelicato, ma abbiamo tutti e due orari di lavoro strani, quindi preferisco dirtelo subito: voglio presentare Carlie a mio padre e pensavo che avremmo potuto cenare qui-.
-Stasera? -.
-No, fra qualche giorno. Una pizza basterà, papà non è tipo da cose eleganti e ci terrei che fossimo solo noi tre-.
-Messaggio ricevuto. Non ti preoccupare, troverò come passare la serata-.
-Bene. Ora scusa, ma devo buttarmi a letto. È dura combattere il crimine-.
-Immagino-.
 
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“Come dev’essere bello preoccuparsi solo di cose normali, tipo presentare la tua ragazza a tuo padre” si disse Peter mentre scattava foto di Crowne in compagnia di Martin Li.
-E dunque in segno non di fair play, ma di attenzione alle necessità di New York sono lieto di donare questo edificio di mia proprietà a Martin Li, in modo che possa far rinascere immediatamente il centro F.E.A.S.T. che fa tanto per i meno fortunati- annunciò fieramente il candidato, mentre porgeva al miliardario le chiavi dell’edificio davanti a cui si era radunata una certa folla.
-Devo ammetterlo: quella di Crowne è una mossa da maestro- commentò Ben. - Aiuta uno che ha appena accettato di sostenere il suo maggior rivale, aiutando pure la comunità. Qualunque vantaggio avesse acquisito Hollister, lo ha appena perduto-.
-Non si poteva pretendere che trovasse una nuova sede al F.E.A.S.T. in ventiquattr’ore- rilevò Peter, mentre scattava foto.
-Certo, ma di sicuro entro due ore pronuncerà un discorso in cui elogia Crowne e ribadisce che è sicurissimo che non centri nulla con Minaccia. La corsa alla poltrona di sindaco è ancora tutta da giocare-.
-Se devo essere sincero, la cosa mi interessa poco- borbottò il giovane Parker.
-Immagino, ma io non vedo l’ora che finisca. Bennett è amico di Crowne e quindi dovrò trarre da questo stupido comizio un panegerico che lo dipinga come un misto tra Washington e Lincoln. Non ne posso più. Possiamo solo sperare che Jonah si riprenda in fretta e che escogiti un piano e a questo proposito, Robbie, Betty e tutti gli altri della vecchia guardia mi hanno incaricato di dirti una cosa-.
-Avanti, sono pronto-.
-È stato uno sfortunatissimo incidente e tu non ne hai alcuna colpa. Quindi, non tormentarti inutilmente-.
-Più o meno quello che mi hanno detto Harry e MJ-.
-Be’ hanno perfettamente ragione. E se mi permetti un’aggiunta personale piangerti addosso non risolverà niente. Pensa piuttosto a fare qualcosa di costruttivo-.
Le comprensive ed energiche parole del collega rincuorarono Peter, ma ciò duro solo per un minuto. Poi Crowne si schiarì la gola e disse: - Non intendo tollerare azioni come quelle di Minaccia ragione per cui mi sono rivolto a un mio vecchio amico, un autentico eroe americano perfettamente in grado di assicurare alla giustizia quel folle criminale-.
L’uomo fece un gesto e un attimo dopo dall’edificio emerse un uomo dai capelli rossi e gli occhi marroni.
-New York ho l’onore di annunciare che il direttore dell’H.A.M.M.E.R. Norman Osborn è giunto qui con i Thunderbolts per occuparsi di Minaccia. Grazie a lui presto tutti potremo dormire sonni più tranquilli! -.
-Certo. Per prendere il nuovo goblin, mandiamo a dargli la caccia l’originale e già che ci siamo mettiamoci pure un intero gruppo di psicotici a dargli manforte. Chissà perché, ho l’impressione che ci vorrà un bel pezzo prima che i miei sonni tornino tranquilli! – ringhiò Peter stringendo i pugni.
-Sottoscrivo in pieno. Ti ricordi che sono stato io a scrivere gli articoli contro Osborn? Ma da quando ha ucciso quell’aliena tutti si sono scordati di tutto il resto che ha fatto-.
Piovevano domande da tutte le parti per il capo dei Vendicatori. Peter e Ben non si sprecarono a farne, ma una colpì l’attenzione del primo.
-Mi dica signor Osborn è qui solo per lavoro? -.
-No, intendo approfittarne per fare visita alla famiglia-.
Il giovane Parker storse la bocca. Meglio stare alla larga dal Coffee Bean per un po’. Però aveva chiesto a qualcuno di starci vicino. Qualcuno che doveva avvertire.
 
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Leggete un qualunque romanzo giallo che abbia per protagonista un investigatore privato e vi verrà ripetuto o almeno fatto capire cento volte che la vita dell’investigatore privato non è affatto eccitante come si potrebbe pensare. In genere ci si ritrova assunti da persone sospettose del proprio partner, o al massimo a indagare su truffe alle assicurazioni. Felicia lo sapeva benissimo, ma comunque aveva tenuto d’occhio Osborn nei ritagli di tempo. Ovviamente, una sorveglianza avrebbe richiesto di tenere sott’occhio il sorvegliato per molto più tempo, ma Felicia ora lavorava per il governo. Non poteva dedicare giorni interi a fare un favore ad un ex che per la cronaca era pure un ricercato.
Buffo a pensarci. Adesso era lei la tutrice della legge e Peter il criminale.
In ogni caso, mentre rimaneva appostata davanti al Coffee Bean, Felicia doveva ammettere che non aveva proprio nulla da comunicare a Peter. Aveva seguito gli spostamenti di Harry per quanto le era stato possibile, ma non le era mai capitato un momento in cui Minaccia era fuori a far danni. E da quanto aveva scoperto ultimamente non vi erano state sue assenze inspiegabili.
-Che ci fa una bella ragazza come te tutta sola? - chiese una voce familiare.
-È il modo più banale possibile di cominciare una conversazione Peter-.
-L’importante è cominciarla. Vieni abbiamo parecchio di cui pensare-.
 
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-Quindi vuoi che smetta di sorvegliare Osborn? – chiese la gatta dopo aver ricevuto un rapido aggiornamento.
-Sì, almeno fino a che l’altro Osborn non se ne andrà. Quello è un tipo pericoloso Felicia-.
-So badare a me stessa. E ti ricordo che nessuno sa più chi sono-.
-E io ti ricordo che tutti sanno che un tempo l’Uomo Ragno e la Gatta Nera stavano insieme. Mi gioco tutto quello che vuoi, che Osborn cercherà di accedere al tuo file quanto prima e con tutto il potere che ha, ci riuscirà prima o poi. Meglio che non ti veda gironzolare attorno a suo figlio-.
-Magari mi prenderà per una cacciatrice di dote- ironizzò l’albina. Ma per una volta Peter non voleva scherzare. Si voltò verso di lei e le afferrò le spalle.
-Felicia, sono serio. Quello ha buttato giù la mia ragazza da un ponte. Ha fatto in modo che credessi di essere un clone. Se capisce che sai chi sono, non voglio nemmeno immaginare che potrebbe farti. Ti prego. Già sono preoccupato per Harry, e per il fatto che sia riuscito a diventare l’icona mondiale dei supereroi. So che non hai bisogno che io ti protegga, ma non vale la pena di sfidare la sorte per farmi un piacere-.
C’era una tale ansia nelle parole di Peter che l’unigenita di Walter Hardy ne fu toccata.
-Va bene, va bene. Ti prometto che cercherò di non attirare l’attenzione del tuo arcinemico, ma scordati che non ti aiuti in caso di necessità-.
Peter non riuscì a non sorridere. Era bello avere un’alleata in più.
Non che fosse l’unico a opporsi alla situazione attuale: Luke, Stephen, Logan, Jess… c’erano molti supereroi che aspettavano un momento favorevole per rovesciare Osborn. Però il pensiero di avere anche Felicia dalla sua parte… lo faceva sentire particolarmente bene. Come Felicia si sentiva bene nel vedere la preoccupazione di Peter aveva mostrato nei suoi confronti.
Forse fu una fortuna per i due avventurieri che quel momento stranamente felice, non fosse guastato dalla consapevolezza che sul tetto di un palazzo poco lontano ci fossero degli uomini col binocolo che stavano spiando i due ex.
-Signore il bersaglio non è solo. C’è una donna con lui-.
-Ah, questi giovani. Comunque preferirei non agire mentre è in mezzo alla strada e anche se quella donna lo seguisse a casa non sarebbe un problema. Per curiosità è rossa? -.
-No, bionda-.
“Ma pensa… deve piacergli il tipo” si disse Norman Osborn prima di dichiarare: - Tenetemi aggiornato sui suoi spostamenti-.
Il direttore dell’H.A.M.M.E.R. sorrise: certo, ufficialmente era in città per prendere Minaccia, ma se per puro caso avesse catturato anche un noto vigilante fuorilegge, nessuno si sarebbe lamentato. E poi poteva controllare di persona l’andamento dell’altro suo progetto…
 
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Mentre rincasava Peter non riuscì a non rammaricarsi che Felicia fosse dovuta andare al lavoro. Quando si era reso conto che camminando erano arrivati vicini a casa sua, per un attimo aveva avuto la tentazione di invitarla a salire, ma forse era meglio che la cosa non fosse stata possibile. Per quanto ne sapeva Vin poteva essere in casa a pianificare l’incontro tra la sua ragazza e suo padre. E poi c’era sempre quella lieve esitazione quando pensava a Felicia in quel modo…
Mentre infilava la chiave nella toppa, Peter sentì il senso di ragno ronzare.
“Strano. Che può esserci di pericoloso in casa mia?”.
L’orribile risposta arrivò non appena ebbe spalancato la porta. Seduto nel suo salotto con la tranquillità di chi possedesse la casa in cui si trovava, era seduto Norman Osborn, uno degli uomini più potenti del mondo, suo nemico mortale e assassino del suo grande amore.
-Ciao Peter. Sono felice che non ti sia portato a casa quella ragazza… meglio non avere troppi testimoni-.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Avrei voluto aggiornare prima, ma purtroppo ho avuto parecchio da fare e sono stato anche poco bene. Spero che abbiate passato delle buone feste: io ne ho avute di migliori, ma anche di peggiori. Capitolo di transizione, ma necessario a descrivere gli effetti delle azioni di Minaccia sulla politica della città e a presentare gli sviluppi raggiunti dalle varie sotto-trame. Non poteva arrivare elemento peggiore per smuovere le acque, non trovate?
Spero di riuscire ad aggiornare presto. Nel frattempo gabba gabba hey!
  
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