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Autore: Pordenone    16/01/2023    0 recensioni
il racconto del cambiamento della vita di Archibald.
Non lo so è il mio primo testo spero che vi possa piacere, non sono molto pratico nel scrivere.
Fatemi sapere se vi piace :)
Ah si spero anche si possa leggere bene e che non mi cambi gli spazi e i punti a capo
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 «Ho lasciato la casa, la porta
socchiusa. Penso a te mentre
                                      cammino con le mani in tasca, senza voltarmi».                                       
 
                                                                                    
E ora sono qua… Ho lasciato casa, la porta socchiusa e penso a te mentre cammino.
Ho lasciato tutto per un qualcosa… un’emozione? Un sentimento? Una passione? O una semplice cotta? Non lo so. So solo che non mi tirerò indietro e se servirà navigherò tutti i sette i mari per incontrarla.
Ho solo un ricordo: 6 anni fa all’età di 18 anni conobbi una donna in un viaggio in Francia, aveva lunghi capelli d’oro, un sorriso simile ai più bianchi ghiacci del nord e aveva due occhi così particolari. Aveva un occhio simile all’oceano più profondo mentre l’altro era come le fiamme più ardenti dell’inferno, due occhi che non vidi mai più…
Conobbi questa donna nella stazione ferroviaria di Parigi nella notte 8 dicembre del 1910, una fredda e gelida notte. Io ero appena arrivato a Parigi dopo un lungo viaggio cominciato a Londra e venni travolto da codesta così graziosa donna parigina che si stava dirigendo verso casa dopo una lunga e stancante giornata di lavoro. Quando ci scontrammo non potetti notare quei due occhi così particolari e allo stesso tempo così spettacolari, lei mi guardò, abbassò il capo e riprese il suo cammino (questa volta con passo più spedito) per la sua strada. Io rimasi un attimo fermo per realizzare cosa fosse appena successo, successivamente mi diressi verso l’hotel che mi avrebbe ospitato da lì a una settimana.
il giorno seguente mi svegliai alle 6.00 e andai alla stazione, la percorsi tutta da cima a fondo, fino all’ora di mezzogiorno, ma di lei non ci fu l’ombra. Allora iniziai il mio itinerario immergendomi per le strade di Parigi, per poi finire al Louvre dimenticandomi completamente di lei e dei pensieri che perseguitavano la mia mente. Alla fine del percorso nel museo, mi sedetti in un bar vicino alla grande piramide di vetro all’entrata del Louvre e mentre aspettavo il mio ordine, ammirando quella meravigliosa opera ingegneristica, una leggero tocco mi percorse la spalla e una flebile voce mi chiese se il posto a fianco a me fosse libero o se stessi aspettando qualcuno, improvvisamente mi svegliai da quel finto sonno in cui ero immerso e mi girai in direzione della voce, rimasi paralizzato nel vedere che si trattava della donna con cui mi ero scontrato alla stazione. Presi il resto delle forze che mi erano rimaste e risposi: - si certo, è libero – la giovane donna rispose: - Posso? – io risposi con voce un po’ tremolante: - si certo, con piacere -.
La donna dopo essersi seduta mi chiese: - Quindi è lei l’uomo con cui mi sono scontrato la scorsa notte? – e io risposi: - si sono io- lei arrossì, le chiesi se avrebbe voluto prendere un caffè con me quel pomeriggio, lei accettò. Prendemmo due caffè e due croissant, e nel mentre che attendavamo il nostro ordine lei disse: - Beh comunque non ci siamo ancora presentati. Piacere io sono Elise, lei invece? – io risposi: - Archibald, piacere -. Elise mi chiese se era la prima volta che venivo a Parigi ed io le risposi che era sì la prima volta che venivo a Parigi ma anche la prima volta che viaggiavo al di fuori della Gran Bretagna. Le raccontai del mio viaggio verso Parigi tra navi e treni da Londra, mi chiese poi dove alloggiassi, io le risposi dicendo che alloggiavo al Grand Hotel di Parigi, poi arrivò la cameriera con l’ordine.
Passammo gran parte di quel pomeriggio in quel bar a parlare delle nostre vite tra qualche battuta e qualche risata, le dissi anche che la vera ragione per cui ero a Parigi era la piccola “fuga” che mi ero progettato per festeggiare i miei 18 anni. Lei mi sorrise.
Dopo un lungo sospiro mi chiese: - sa noi due potremo vederci anche domani mattina al bar della stazione dove lavoro? – e io risposi: - Non è proprio una cattiva idea sa? Facciamo per le 9.30? – lei rispose con aria molto sorridente: - perfetto, però ora Archibald, io la devo lasciare, tra un po’ sarà notte ed è meglio che ritorni a casa. – allora le chiesi: - Elise posso darle del tu? – lei rispose: - Certamente – allora io le chiesi: - Se ti va potrei ospitarti io nella mia stanza d’hotel? Potresti restare per la cena? – Elise: - Se non crea disturbo mi farebbe molto piacere – le sorrisi.
 Camminammo dal Louvre fino al Grand Hotel ed entrammo in camera, ci sedemmo sul grande letto matrimoniale e tutto ad un tratto sentimmo della musica provenire dalla finestra uscimmo in terrazzo e vedemmo che era iniziato uno spettacolo per strada, una specie di cinema all’aperto. Prendemmo due sedie e ci sedemmo sul terrazzo così da poter vedere il film.
Finito il film si fece ora di cena e ci dirigemmo verso la sala da pranzo dove cenammo con meravigliose pietanze. Alla fine della cena Elise mi disse che sarebbe dovuta andare ma io le proposi di restare per la notte e che sarebbe tornata a casa domani mattina prima del lavoro, lei mi disse che non sarebbe stato possibile e che aveva già procurato troppo disturbo ma insistetti fino a che decise di rimanere con aria molto allegra.
Facemmo un bagno caldo, prima io e poi lei, quando la vidi uscire mi parve di vedere un angelo, una creatura magnifica, una donna dai lunghi capelli biondi con due occhi magnifici che spiccano al centro del suo così affascinante viso. Ci sdraiammo sul letto e mentre ci guardavamo negli occhi lei mi disse: - Potrò mai ripagarti Archibald per avermi fatto passare una delle giornate più belle nella mia vita? Per avermi fatto cenare in uno degli hotel più rinomati di Parigi? E soprattutto per farmi trascorrere una notte qui? – io le risposi dicendo: - Prendere il caffè con te Elise è stata una delle cose più belle nella mia vita, incontrare una donna così stupenda è stato la cosa più bella della mia vita, non devi ripagarmi, lo stai già facendo con il tuo prezioso tempo che dedichi a me – lei mi sorrise. Mi guardò dicendomi: - sai sembra un davvero un sogno stare qua – io: - si…quasi un sogno –; accarezzai il suo viso passando per quel suo attraente naso alla francese per poi accarezzare i suoi capelli d’oro che scorrevano sul suo viso, ad un certo punto mi chiamò: - Archi – le risposi: - si Elise? – lei: - ti piacerebbe rendere questa serata davvero un sogno? – io: - si certamente – allora lei mi sorrise, mi guardò negli occhi, si avvicinò al mio viso e mi baciò, io un po’ spaesato realizzai e mi immersi nel momento, iniziai a scorrere le mie mani lungo i suoi fianchi e sui suoi capelli stringendo poi un po’ la presa, lei mi guardò e sorrise, ricominciammo, nel mentre fuori iniziò a nevicare, lei si alzò e si mise sopra le mie gambe e iniziò a stringermi i capelli. La guardai e mi sorrise, si tolse la maglietta e continuò a baciarmi, la seguii e mi tolsi i vestiti e nel mentre che entrambi ci godevamo, giovani come eravamo, quel momento di passione, io mi sentivo così bene e avrei voluto che questo momento non finisse mai. Quella notte ci unimmo in amore e passione, come non avevamo mai fatto prima.
La mattina seguente mi svegliai, senza di lei, trovai un bigliettino sul tavolo con su scritto “Buongiorno! Ci vediamo alla stazione alle 9.30, mi raccomando! A presto!” dopo essermi preparato decisi di andare in una gioielleria di Parigi per farle un regalo, andai alla gioielleria “Cartier”, e vidi una meravigliosa fede in argento con dettagli e rifiniture in oro, spesi metà dei miei risparmi per farle questo regalo, dopo che lo ebbi inscatolato lo misi in tasca e pian piano mi diressi alla stazione.
Arrivato in stazione la vidi immediatamente, in fondo come non notare una donna sola soletta seduta al tavolo di un bar con dei così bei capelli e un viso altrettanto spettacolare? Ero 2 minuti in ritardo e lei era lì che mi stava aspettando. Mi avvicinai da dietro in modo che non potesse notarmi e con la mia mano le percorsi delicatamente la spalla chiedendo: - E’ libero questo posto o sta aspettando qualcuno? – mi guardò e ridendo mi disse: - Sì il posto è libero signore, se vuole può accomodarsi-, risi anche io e mi sedetti.
Seduti a quel tavolo prendemmo un caffè e iniziammo a parlare della giornata di ieri e di quello che Elise avrebbe potuto farmi vedere a Parigi, parlavamo di tutto liberamente come se ci conoscessimo da una vita, mi confessò anche che era rimasta orfana: sua madre era morta dandole vita e suo padre schiacciato in una miniera di carbone.
Dopo il turno di lavoro di Elise decidemmo di andare a fare un giro da qualche parte in giro per Parigi, finimmo in un parco e li Elise mi disse: - Archi, posso fare una cosa? – io risposi: - certamente – Elise: - mi lascerai fare questa cosa senza nessuna conseguenza? – ed io le risposi: - certamente Elise però prima voglio dirti in una cosa -. Presi l’anello nella scatola dalla tasca della giacca e tenendolo nella mano destra e mi alzai dicendole: - Elise, tu sei la miglior cosa che mi sia capitata nella vita. Vuoi tu esser la persona che con me condividerà i momenti più belli della sua vita, dando vita a nuovi ricordi ogniqualvolta che ci sarà un’occasione? Vuoi tu prendere me come tuo prossimo sposo? – e le posi l’anello inginocchiandomi. Lei mi guardò, in un primo momento stette zitta, e dopo aver realizzato mi guardò nuovamente, mi sorrise, mi chiese di alzarmi e una volta in piedi (mentre mi pulivo i pantaloni dalla polvere) si scagliò contro di me abbracciandomi e dicendomi testimoniali parole piangendo di gioia: - Si Archibald, lo voglio – mi guardò dopo quel abbraccio e mi diede un bacio, io assolto in quel momento non mi accorsi nemmeno che la pioggia e il freddo stava per fare da sfondo a noi due e al nostro bacio.
Quella notte andai a dormire da Elise che mi invitò a casa sua. Iniziò una tormenta nel bel mezzo della notte, e ci svegliammo perché un balcone si era aperto, non dormimmo più quella sera e restammo a guardarci negli occhi. Nella mia testa c’erano solamente due pensieri: per primo quanto fosse bella e secondo quanto fossi fortunato ad averla. Eravamo due giovani pieni di passione da consumare, ma sapevamo entrambi che prima o poi sarei dovuto ripartire per Londra, avevamo ancora 5 giorni da consumare assieme prima della mia partenza.
Trascorse la notte e ci riaddormentammo… ci svegliammo prima che Elise dovesse andare al lavoro, la accompagnai alla stazione per poi lasciarla al suo turno, me ne andai per le strade di Parigi avvolto da pensieri su pensieri, pensavo solo a come avrei potuto rivederla una volta tornato a Londra, non volevo lasciarla. Tornai al Grand Hotel e iniziai a scrivere una lettera per quando sarei partito, piangevo già al solo pensiero di non poterla più vedere, sentivo che per lei provavo qualcosa di vero un sentimento oltre che una passione, sentivo qualcosa che mi faceva vivere per lei, e se l’avessi persa avrei perso l’amore della mia vita nonché l’unica ragione per cui ero su questa Terra.  
Insomma ero arrivato a Parigi da nemmeno un giorno e mi ero già innamorato della più bella di tutte le parigine, “una cosa incredibile” ripetevo tra me e me, era davvero un qualcosa di formidabile, non mi ero mai sentito così bene con una donna prima d’ora e non avrei permesso mai a nessuno di negarmi di provare ancora questa magnifica emozione.
Concluso il turno di Elise decidemmo di perderci per le stanze di Versailles, visitammo quella reggia e rimanemmo stupefatti dalla meravigliosa arte al suo interno.
Più tardi Elise mi lasciò per circa 30 min dicendomi di tornare in stanza al Grand Hotel. Quando arrivò in stanza, con lei era presente anche un grazioso cestino di dolci e pani, un pensierino che aveva pensato per me, la ringraziai molto e poi andammo a cena. Dopo cena mangiammo quei deliziosi dolci che emanavano odore di forno fin dalla sala da pranzo.
Trascorremmo la notte insieme.
Arrivò il venerdì e come al solito Elise andò al lavoro e io la accompagnai alla stazione, quella mattina rimasi in stazione e girai per i negozi dei vari commercianti, fino a quando mi imbattei in un fioraio, che teneva con sé delle magnifiche rose rosse, allora pensando a lei decisi di prenderle immediatamente, una volta comprate andai al bar dove Elise lavorava e gliele misi sul tavolo nel retro del negozio dove lei teneva i suoi affetti personali. Quando li vide rimase così stupita e contenta e posso dirlo con certezza perché ero là, ad un tavolo del bar mentre aspettavo che mi consegnasse il mio caffè. Quando mi vide mi servì il caffè e si scagliò su di me piangendo, ringraziandomi di averla fatta sedere a quel tavolo del bar quel pomeriggio al Louvre, e sempre piangendo mi abbracciò dandomi un bacio. Vederla piangere di gioia mi riempì il cuore di felicità e confermavo sempre più il fatto che senza di lei la mia vita non avrebbe più avuto senso.
A fine turno andammo a casa perché Elise non si sentiva tanto bene. Rimasi vicino a lei tutto il pomeriggio e tutta la sera, le cucinai un pasto caldo e mangiammo insieme. Elise si addormentò immediatamente e io restai lì a vegliare su di lei tutta la notte.
La mattina seguente Elise si sentii già meglio e la accompagnai alla stazione per il suo turno di lavoro.
Siccome questo era il nostro penultimo giorno insieme nel mentre che lei lavorava io andai per Parigi alla ricerca di un buon ristorante dove portarla domani sera prima della mia partenza.
Trovai un ristorantino che si chiamava “le Caveau de l’isle” era piccolo ed incastonato in una viuzza di Parigi, un posto un po’ isolato ma allo stesso tempo di classe.
Arrivato mezzogiorno mi avviai per andare a prendere Elise alla stazione, ogniqualvolta che andavo a prendere Elise alla stazione, la vedevo uscire sempre con aria allegra e con occhi ridenti. Decisi quel pomeriggio che saremmo andati a Orlèans, una piccola cittadina sud di Parigi, prendemmo un treno e una volta arrivati visitammo la città in circa 4 ore di camminata.
Tornati al Grand Hotel le accennai della mia piccola sorpresa che avevo in serbo per domani sera, e lei per tutta la notte mi tormentò per sapere la misteriosa meta ove volevo portarla. Mi divertivo un po’ a tenerla sulle spine. La adoravo e la amavo così tanto, non dimenticherò mai il suo sorriso e i suoi particolari ma bellissimi occhi… i suoi occhi così unici.
Quella mattina ci svegliammo più tardi del solito siccome era il nostro ultimo giorno e siccome era anche domenica, il giorno di riposo di Elise. Facemmo colazione nel Salon indien du Gran Cafè dove avevano trasmesso anche il primo film della storia. Ordinammo due caffè e due croissant. Dopo la colazione decidemmo di andare alla Torre Eiffel e di salirci in cima, ci facemmo scattare una foto per immortalare quel magico momento con quella strabiliante vista di Parigi dall’alto e decidemmo di farci stampare un paio di copie.
Giunta la sera, verso le 19.00 circa, decisi finalmente di portarla al “le Caveau de l’isle” dove avremmo cenato un’ultima volta prima della mia triste partenza, ci sedemmo ad un tavolo e ordinammo, mentre aspettavamo, ripercorrevamo i nostri ricordi creati in questa settimana e sorridevamo, ridevamo delle nostre pazze avventure che avevamo creato in così poco tempo. Quando arrivarono i nostri ordini rimanemmo stupiti dalla cura e dai dettagli, Elise ordinò un “foie gras con crema e aceto di mele, porcini all’aceto e lipia dulcis”, mentre io avevo ordinato una “soupe gratinèe à l’oignon”. A fine cenna fummo molto contenti e andammo verso il Grand Hotel per prendere le mie valige e dirigerci pian piano alla stazione. Una volta arrivato nella stanza Elise mi guardò e mi disse: - Archibald posso farti un ultimo regalo prima della tua partenza? – ed io risposi: - certo Elise – lei mi spinse sul letto di quella stanza si mise sulle mie gambe e iniziò a stringermi i capelli baciandomi, poi mi sussurrò all’orecchio: - Archibald questa sera prima che tu parta voglio donarti il mio corpo e il mio amore più sincero, grazie per tutto quello che hai fatto per me, sappi che ti amerò per sempre – io le risposi sussurrando: - ti amerò anche io per sempre Elise – e le presi i fianchi, la misi sul letto e iniziai a percorrerla delicatamente con le mie mani spogliandola di ogni suo vestito e mentre la spogliavo lei mi guardava e mi stringeva a se, guardandomi con quei occhi così vivi e così stupendi. Decidemmo, prima della mia partenza, di dar sfogo per un’ultima volta alla nostra più profonda passione e di regalarci per un’ultima volta una serata d’amore.  
Arrivate le 21.00 corremmo in stazione e saltai al volo sul treno prima che partisse, e come i soldati prima della partenza gli consegnai la lettera che avevo scritto per lei. Ci demmo un ultimo bacio e poi il treno fischiò, mentre pian piano mi allontanavo e mentre lei correva dietro il treno le urlai che sarei tornato a Parigi un giorno, appena avrei avuto la possibilità, che sarei tornato e non sarei più partito, le ho giurato che l’avrei amata per sempre, l’ultimo ricordo che ho di lei è di una giovane donna in lacrime doloranti che si allontana sempre più da me, una giovane donna per cui avrei dato anima e corpo.
Ora sono di nuovo qui a Parigi, cammino con le mani in tasca senza voltarmi diretto verso la sua casa. Non so nulla di lei… non ricevo sue lettere da 1 anno e mezzo, non so che farò, so solo che non tornerò.
Ho lasciato tutto: la casa, il lavoro… tutto. Tutto per tornare ad amare una giovane donna parigina.
 
 
 
                                                                                                                Monsieur Archibald
   
 
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