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Autore: Funlove96    16/01/2023    0 recensioni
"Ti serve qualcosa?" "Togliti la maglia!" le due voci si fusero facendogli inchiodare gli scioccati occhi smeraldini su di lei non appena elaborò le parole che le erano uscite dalla bocca, e quasi la mascella non gli cadde a terra per quanto l'aveva spalancata.
"..."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hermit, Weisz Steiner
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fanfic ispirata all'evento "Blessing bullets" del videogioco Edens Zero Pocket Galaxy, nonché regalo di compleanno per un'amica<3
Spoiler alert per l'evento fino al capitolo/livello 15!



Implicito/non necessariamente romantico Wermit.




"Avanti..." rispose dopo qualche secondo passato a guardarsi intorno, in parte spaventato per il rumore improvviso e in parte intontito dal sonno in cui nemmeno sapeva di essere caduto pochi minuti prima, appena interrotto dal rumore della superficie metallica che spostava di lato, svelando alla sua vista la figura minuta che vi sostava dietro.
Le fitte alla spalla sinistra tornarono a tormentarlo per qualche secondo quando il gomito fece pressione sul materasso per farlo alzare un po' e sporgersi verso la ragazza, inarcando un sopracciglio nello scrutarla mentre, silenziosamente, entrava lasciando l'uscio chiudersi alle proprie spalle e si avvicinava alla scrivania per posarvi la cassetta di pronto soccorso, costringendolo ad abbassare un poco lo sguardo contratto in un'espressione sempre più perplessa...

"Ti serve qualcosa?" "Togliti la maglia!" le due voci si fusero facendogli inchiodare gli scioccati occhi smeraldini su di lei non appena elaborò le parole che le erano uscite dalla bocca, e quasi la mascella non gli cadde a terra per quanto l'aveva spalancata.
"..."

"Idiota!" lo ammonì senza voltarsi gonfiando le guance. "Fammi vedere la spalla!" chiarì aprendo la piccola cassettina di metallo verniciata di bianco... per non sapere bene di cosa avesse bisogno esattamente...
In quel campo non era brava come Sister, che non aveva bisogno di metodi curativi così antiquati rispetto alle sue abilità e lei stessa aveva avuto rare occasioni di capire come utilizzare gli strumenti che si era ritrovata davanti...

Stranamente però l'interno dell'oggetto, con la boccetta di disinfettante, i dischi di ovatta e qualche scatola di medicine per vari mali, le sembrò la cosa più interessante del mondo in quel momento in cui aveva realizzato le proprie parole, e ringraziò Madre di dargli ancora le spalle cosicché Weisz non potesse così notare quello che le aveva scombussolato i sensori nell'area delle guance, intensificandone la rossa luce che emanavano. Da quello che sapeva, gli umani usavano chiamare quella che per loro era una sensazione di calore dovuta al sangue che si concentrava in quella zona del volto come rossore, e in genere era una reazione a una qualche situazione particolare di imbarazzo, eccessivo calore fisico, oppure rabbia.
Poteva nel proprio caso identificarlo come l'imbarazzo dovuto a quella frase in cui sembrava esservi una malizia che lei stessa non aveva avuto però intenzione di mettere, e si diede mentalmente della stupida per cotanta agitazione, quasi fosse la prima volta che si ritrovavano in situazioni come quella...

"Hermit ti ho già detto che sto bene..." si distese di nuovo ribadendo quello che era ormai a tutti gli effetti un mantra ripetuto non sapeva più quante volte in quelle poche ore, ma che sembrava non essere ancora ben chiaro all'androide, la quale non rispose, voltandosi e percorrendo la distanza tra la scrivania e il letto con un'espressione che non era riuscito ad interpretare, in parte perché lei teneva il capo un poco abbassato e in parte perché il tutto era stato abbastanza veloce da non dargli il tempo di focalizzarsi abbastanza sulla cosa...
"E io ho detto che ti avrei aiutato con la spalla!" ribadì anch'ella ciò che più volte gli aveva detto, promettendogli di occuparsi di lui quando avesse finito di comunicare i dati alla gilda. Weisz era andato in camera a riposare dopo l'ennesimo battibecco sul fatto che stesse bene, stanco di ripetersi e sperando che lei si arrendesse, o almeno che fosse abbastanza stanca da dimenticarlo.
L'aveva sottovalutata ancora una volta e, come in ogniuna delle altre occasioni nei tre anni che la conosceva, finì a darsi dello stupido per tanta leggerezza...
"E-Ehi!?" con un balzo si ritrovò a sedersi sul materasso quando le mani candide gli si spostarono sotto la maglia bianca, risalendo lentamente e saggiando ogni muscolo che passava sotto di esse.
Il freddo delle dita robotiche gli solleticò lo stomaco e poi il petto, facendogli tremare il respiro mentre la osservava ad occhi spalancati e il fiato spezzato per l'audacia che pure non era una novità...

Hermit era sempre stata sfacciata su molte cose, e se c'era da dire qualcosa lo faceva senza mezzi termini, non mancando di ridacchiare maliziosamente quando lo chiamava mio caro eroe oppure lo prendeva in giro ribadendogli quanto fosse figo anche senza l'Arsenal. Eppure l'ex ladro ancora non si era abituato a tanta sfrontatezza, seppure egli stesso usasse vantare quegli stessi comportamenti...

"Va bene va bene!" si costrinse a reprimere un gemito scrollandosi di dosso le sue mani -a malincuore, lo ammetteva. Non era più abituato a qualcuno che insistesse prendersi cura di lui da quando sua madre era morta e solo quando aveva incontrato l'equipaggio della Edens aveva iniziato a rivivere quella sensazione, sebbene in quel momento non fosse l'unica cosa a scombussolarlo-, per spingerle un po' indietro, tirandosi la maglia sopra il capo biondo e gettandola via da qualche parte: Che fosse a terra o anche in un buco nero apparso senza motivo e solo per risucchiarla poco gli importava onestamente, perché sapeva che la minima distrazione dallo sguardo dello stesso colore del cielo senza nuvole di Norma che lo fissava gli sarebbe valsa l'ennesima crisi di quella giornata in cui quasi nulla era andato secondo i suoi piani.
"Vedi? Non è niente..." le mostrò la spalla nuda sulla quale spiccava ora una macchia violacea piuttosto piccola, sicuramente dovuta all'impatto del proiettile che quel robot aveva sparato verso di lui, bloccato però dalla spallina metallica che gli aveva ricoperto proprio quella parte e che ora -rovinata e con il piccolo oggetto ancora incastrato proprio sulla parte anteriore- giaceva da qualche parte del pavimento dopo che l'aveva calciata via frustrato...
Quel casino gli aveva rovinato i piani dopo che aveva fatto tanto per recuperare quei biglietti e aveva passato settimane a pensare a una scusa valida per portarla su Norma. L'incarico di quella gilda era stato una manna dal cielo su quel fronte, peccato che poi si fossero ritrovati a dover girare per il pianeta senza neanche passare vicino al luogo dove si sarebbe svolto il concerto e quelle tre ore avevano fatto perdere loro l'intera performance...

"O-Ohi! Che diamine Hermit!" si stabilizzò e non cadde dal letto grazie a non sapeva cosa -posandole le mani sulla vita per non farle fare la stessa fine- quando la ragazza aveva deciso che, per qualche motivo che di sicuro non si sarebbe presa la briga di spiegargli, sederglisi a cavalcioni sulle gambe fosse una buona idea.
Di certo non lo era per Weisz, che si ritrovò una visuale fin troppo perfetta dei dettagli dell'abito nero e indaco, che non si risparmiò di staccargli un altro pezzo di ragione senza troppa fatica. E non che fosse la prima volta quel giorno o da qualche tempo a quella parte con l'androide, che a stento riusciva a guardare in faccia quando la vedeva uscire dalla dress room con un nuovo outfit. Abitudine che Hermit aveva preso ultimamente senza un apparente motivo...

La stoffa della larga gonna gli giaceva pigramente sulla pancia, lasciando l'estremità dei piccoli fiocchetti color indaco che le circondavano la vita riposarsi sulla stoffa nera e facendo intravedere un po' le ginocchia coperte dalle calze scure, le quali ora gli cingevano la vita mentre le mani tornavano a riposarglisi sul petto, massaggiando le scanalature dei muscoli lentamente e in leggeri movimenti circolari che, doveva ammetterlo, sarebbero stati quasi rilassanti. In un'occasione in cui non aveva il cuore in gola col terrore di fare la più piccola mossa certo...
Il ragazzo non aveva notato l'assenza delle ampie maniche intonate quando era entrata, e ora fissava le braccia nude, con tanto di giunture meccaniche che Hermit non si preoccupava di nascondere alla sua vista.

Beninteso, non che gli importasse se si vedessero o meno, e non che lui potesse mettere bocca su particolari come quelli. Non gli dispiaceva però il fatto che spesso, di quelle poche volte in cui Hermit non le aveva coperte con la tuta o qualche altro accessorio, lui era nei paraggi. Era un'illusione, non aveva né avrebbe mai avuto bisogno di nascondere delle parti del suo corpo, ma ad una piccola parte del suo cervello piaceva tenersi stretta l'idea che la sua presenza avesse un poco a che fare con la cosa. Dirlo ad alta voce gli sarebbe costato un altro scherzetto con l'Arsenal e il rimanere nudo come un verme come già era accaduto, ma si sarebbe crogiolato nell'idea finché avesse potuto...

Bandì il piccolo sussulto che sentiva dentro il petto ogni volta che lo ritrovava ad osservarla in quel modo, imponendosi di non farsi distrarre da quello sguardo inscurito da qualcosa che non sapeva nemmeno definire certe volte ma che adorava veder puntato su di sé.
Amava avere le attenzioni di Weisz in ogni situazione ed era sempre una soddisfazione riuscire ad ottenerle. Che fosse intenzionale o meno, gli occhi verdi finivano sempre per fissare lei e lei sola in determinate situazioni, e di questo il suo orgoglio ne andava fiero. Forse era anche per quello che aveva iniziato a provare nuovi outfit più spesso, cambiando drasticamente stile ogni volta. Che fosse un completo dalle sfumature blu a un vestito da coniglietta con tanto di orecchie il cui colore predominante era il rosso, Hermit era certa che Weisz l'avrebbe vista. Non era necessario che lei se ne accorgesse, sapeva che avrebbe ottenuto ciò che desiderava senza troppi sforzi.
Il pensiero però durò poco, perché lo sguardo si posò sulla spalla di Weisz e il piccolo livido le fece sentire di nuovo quella brutta sensazione alla bocca dello stomaco che ben conosceva e che l'aveva accompagnata fino a poco prima di entrare in quella camera...

Le dita diafane tracciarono i contorni del livido così dolcemente che Weisz non se ne sarebbe accorto se non avesse tenuto lo sguardo fisso su di esse, timoroso che potessero giocare un brutto scherzo alla sua sanità mentale -che già non si trovava al meglio della sua forma in quel momento- se le avesse perdute di vista e permesso loro di addentrarsi da qualche altra parte. "Avresti dovuto dire di no..." borbottò talmente piano che Weisz riuscì a malapena a sentirla, rimanendo in silenzio e ingoiando una risposta che in realtà non sapeva nemmeno dare a parole...

~~~~



Si guardò intorno, in mezzo a quello che era stato il campo di battaglia in cui avevano messo k.o. i robot a guardia dell'enorme macchina che portava il nome di Melissa, anch'essa a terra, ormai disattiva, a giacere tra i vari altri rottami che li circondavano in quella che poteva definire una specie di discarica a cielo aperto. Non ricordava bene quella parte di Norma seppure era certo di esservi stato in passato, forse quando il suo aspetto era meno tetro e minaccioso di quanto lo fosse stato con la presenza delle macchine che li avevano quasi uccisi pochi minuti prima.
"Nessun nemico in vista! Troppo facile!" annunciò ghignante, voltandosi di nuovo verso la ragazza. "Finiamo e andiamo a spassarcela!" sfregò le mani guantate tra di loro, immaginando già di trovarsi tra la folla a muoversi al ritmo di musica, in un più che meritato premio dopo quello che avevano passato.
"Neanche per sogno!" lo guardò male Hermit. "Siamo in missione e di solito non si può stare su Norma!" lo rimproverò, ricordandogli che se erano lì era perché avessero un permesso speciale in quanto ingaggiati da una gilda di recuperare le informazioni dalla cartuccia ancora racchiusa all'interno dell'enorme macchina che giaceva dinnanzi a loro, poco prima di fermarsi a contemplarla per qualche secondo, osservandone attentamente gli ingranaggi che ne ricoprivano il corpo verniciato di giallo e verde.
"Anche se..."

"Pare che Melissa sia opera del defunto dottor Juji, era un genio della robotica..." rispose all'occhiata curiosa del biondo inclinando il viso su cui era stampato un sorrisino di preghiera. Un sorriso che lui conosceva fin troppo bene e che più di una volta l'aveva raggirato per bene...
"Mi piacerebbe poter vedere di persona il risultato del suo lavoro..." non ebbe nemmeno il tempo di lanciarle un'occhiataccia e domandarle apertamente cosa avesse in mente -anche se era abbastanza certo di averlo già capito- che subito ebbe la sua risposta. "Ti dispiace se analizzo i contenuti della cartuccia? Ci vorrà solo un attimo!" la fulminò con lo sguardo, tentato di ricordarle ciò che lei stessa gli aveva detto poco prima, magari con tanto di sguardo di rimprovero...

Una mano a grattarsi la capigliatura bionda guardandola incerto. "Va bene..." sospirò arrendendosi quasi subito, pensando che prima avrebbero finito e più tempo avrebbero potuto passare lì prima della scadenza del loro permesso, magari facendo anche un giro dopo l'evento di cui aveva fatto tanto per recuperare i biglietti.
"Ma fai in fretta, ok?" scosse la testa dirigendosi verso l'enorme macchina, arrampicandovisi mentre la sua mente già pensava a come usare la richiesta a suo vantaggio più tardi, quando avrebbe dovuto convincerla ad andare con lui a vedere i Rock City Boys in quello che era un locale poco conosciuto persino a gran parte degli abitanti di Norma. Era un'occasione più unica che rara di metterla all'angolo grazie alle sue stesse parole, e forse non poteva vantare l'intelligenza del suo sé del futuro o di Hermit -che ora lo guardava sorridente nonostante lui non potesse vederla-, ma pure il giovane Steiner lo capiva che avrebbe potuto usare quella situazione a proprio favore...

~~~~



"Dovevamo comunque recuperare la cartuccia alla fine, non è che non sarebbe successo lo stesso..." sbuffò al pensiero di come si fosse fatto cogliere impreparato dai suoi ormai ex compari che avevano teso loro quella trappola, approfittando dell'ulteriore distrazione di cui era caduto vittima lui stesso.
"E poi, non avremmo scoperto a cosa servisse se tu non l'avessi analizzata prima..." le ricordò lasciandola ad esplorare il suo corpo mentre lui si distraeva a guardare il soffitto grigio illuminato dal lampadario posto al centro.
Il terrore che aveva provato in quelle tre ore era stato indescrivibile, e poteva giurare che pochissime volte, nei suoi appena ventitré anni, aveva provato quel sentimento con una tale intensità...

Aveva lasciato il suo pianeta natale senza pensarci su due volte, era vero, ma ciò non significava che non soffrisse la mancanza di quella che era comunque stata casa sua, laddove vi erano i ricordi dell'infanzia felice che la sua defunta madre gli aveva donato. Non si sarebbe mai perdonato se avesse scoperto che il pianeta era stato distrutto e che lui stesso, anche se inconsciamente, ne fosse stata la causa diretta nel momento stesso in cui aveva estratto la cartuccia dal suo giaciglio...

Lentamente posò lo sguardo su di lei ancora una volta, cercando -inutilmente- di scrutare i pensieri che il volto corrucciato non riusciva a trasmettergli. Era abbastanza certo fossero simili ai propri ma non lo disse ad alta voce, preferendo stringerla a sé in un istinto colmo dello stesso misto di gratitudine e paura su cui aveva evitato di soffermarsi nelle ultime ore, mentre cercava di farle forza quando mancava meno di un'ora alla distruzione completa di Norma e loro ancora non avevano recuperato la cartuccia...

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"Cos'hai fatto?!" ringhiò verso l'energumeno che ridacchiava soddisfatto in risposta. "Se non l'ho io non l'avrà nessuno!" aveva ghignato l'uomo poco prima che i robot facessero irruzione nel nascondiglio, costringendoli a scappare e facendo appena in tempo a recuperare la cartuccia danneggiata. Weisz non aveva idea di come avrebbero potuto usarla né se avessero potuto fare qualcosa per ripararla, l'aveva semplicemente afferrata ed era corso via dietro Hermit, diretto verso Melissa e nessuna di idea per la testa sul come avrebbero potuto bloccare la distruzione del pianeta...

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Mugugnò qualcosa -forse una parolaccia che non comprese nemmeno lei stessa- quando Weisz le cinse le braccia dietro la schiena e l'avvicinò a sé in un abbraccio a cui Hermit non riuscì a sottrarsi -non che lo volesse comunque-, andando a posargli le mani sul petto, godendosi il calore dei loro corpi stetti in un forse un po' scomodo abbraccio mentre cercava di non pensare all'angoscia che ancora le agitava lo stomaco.
Non aveva idea se la sua natura le consentisse o meno di provare certe emozioni e ciò la destabilizzava un poco. Le era stato detto, anni prima -così tanti che non ricordava più quanto tempo avesse passato in giro per il Cosmos-, che non era da meno di un essere umano e che anche lei poteva provare dei sentimenti. Ne aveva provati di negativi a causa di Müller, ma quelli che l'avevano divorata quel giorno non erano da meno. Aveva già un pianeta sulla coscienza, non avrebbe sopportato di averne un altro, a maggior ragione se fosse stato quello su cui Weisz era vissuto con la donna della cui morte ancora soffriva e ovviamente mai avrebbe smesso di farlo.
Era lei che gli aveva presentato l'incarico, convinta dentro di sé che sarebbe stato bello per il ragazzo respirare un po' l'aria di casa dopo tanto tempo. A prescindere da Müller, a lei era mancata tanto la Edens e la sua famiglia durante quegli anni che aveva passato lontano da loro...

"Weisz..." "Mhm?"

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"Weisz..." lo guardò turbata nel notare l'ennesima smorfia di dolore sul suo volto. "Come va la spalla?" domanda stupida, lo sapeva e la parte da sempre più razionale di lei glielo stava urlando, ma non aveva tempo né umore di pensare a come formulare un pensiero ragionevole con la preoccupazione che le attanagliava le viscere. Sebbene non fosse proprio certa che quel termine -'viscere'- fosse appropriato nel suo caso...
"Brucia, ma non è come prima..." la rassicurò il biondo sfiorandosi il braccio sinistro e carezzandosi la spallina di metallo che gli aveva appena evitato il proiettile conficcato della pelle ma che ora giaceva incastonato nella dura superficie.
"Quei criminali..." posò il drink, assaporandone ben bene il sapore leggermente fruttato. "Sembrava ti conoscessero-" "Weisz?!" lo sguardo di entrambi si posò verso il bancone da dove proveniva la voce che li aveva appena interrotti solo per vedervi, in piedi e intenta a pulire un bicchiere, una donna dalle lunghe orecchie da coniglio rosee che le spuntavano in mezzo ai ciuffi della capigliatura blu-violetta.
"Pensavo ti avessero arrestato..." disse non celando lo stupore nella voce, facendo ghignare Hermit e tentandola di fare qualche battuta sul fatto che lui fosse davvero troppo figo per farsi arrestare solo per il gusto di vedere Weisz ancora più imbarazzato di quanto già non fosse nel rivedere quella che, deduceva Hermit cercando di ignorare la spiacevole e non ben identificata sensazione alla bocca dello stomaco, era una vecchia conoscenza del ragazzo...

Si concentrò nel finire il drink dal sapore fruttato che aveva ordinato, cercando di non far notare le gote arrossate mentre entrambe le donne lo fissavano, prima di essere interrotto da Hermit che gli ricordava che non avessero molto tempo da perdere e non era certo standosene seduti che avrebbero potuto salvare Norma.
Era vero, non sapeva a cosa stava pensando quando l'aveva portata in quel locale nel bel mezzo di una situazione come quella, ma avevano ancora poco meno di tre ore per risolvere la situazione e da qualche parte dovevano pur cominciare. Weisz sapeva da dove potevano cominciare, e così pagò i drink e condusse Hermit fuori dal locale e salirono a bordo della moto con cui erano arrivati lì, diretti questa volta verso il nascondiglio di quelli che erano stati i suoi compagni di banda un tempo...

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"Sto bene, è andato tutto bene Hermit..." le sorrise notando il piccolo luccichìo all'angolo dell'unico occhio che riusciva a intravedere dato che l'androide aveva il volto quasi completamente coperto dal suo petto, laddove lei lo aveva posto stringendosi di più in quell'abbraccio scomodo sì, ma che in quel momento era l'unico posto dove entrambi sembravano stare a proprio agio...

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"Ti prego, funziona..." piccole lacrime le fuoriuscivano dagli angoli degli occhi e in quel momento Hermit pensò che poteva anche sembrare un'essere umana con tutte quelle emozioni che le si agitavano dentro da ore ormai, scacciando però via il pensiero per sostituirlo con la realizzazione di ciò che stava accadendo intorno a loro e della sola voce che si poteva udire in quella discarica malandata...

"Avvio modalità distruzione tra tre, due, un- modalità distruzione disattivata..." la voce metallica annunciò gracchiando un poco, facendo scendere una assai rilassante sensazione lungo la schiena di entrambi nel realizzare che la loro fatica aveva dato i suoi frutti...

Era stanca forse come mai lo era stata, sia per lo stress che per lo spavento di quelle ore -non era sicura se fosse davvero possibile per lei provare quella sensazione data la sua natura-, e pure Weisz non era da meno. Non era certo che il suo Machina Maker funzionasse e si era stupito non poco quando aveva visto l'oggetto a forma di proiettile che era stato in grado di creare, sebbene poi avesse nascosto la cosa abbastanza bene, mostrandosi sicuro di sé di fronte ad Hermit. Non aveva intenzione di farsi vedere troppo agitato, non dopo averla tranquillizzata pochi momenti prima, non quando erano ad un passo dal baratro e avevano una sola possibilità per salvare la situazione.
Se fossero morti o meno sarebbe dipeso sia dalla sua calma che dalla sua abilità di centrare il bersaglio e la prima non era certo di poterla vantare in quel momento...

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"Non ti ho mai visto così... di solito hai sempre l'aria costipata..." poteva sembrare rude, ma Bernadette era sempre stata una tipa schietta, anche se significava sembrare fuori luogo o addirittura imbarazzante. Weisz la conosceva bene e poteva dire che non lo stupiva che lei ed Hermit fossero andate d'accordo così in fretta dato che quella era una caratteristica che le accomunava molto, sebbene l'androide usasse toni più giocosi nel dire le cose...
"L'aria costipata? Fammi vedere!" ridacchiava proprio lei, e sapeva bene che non era a causa del drink -il secondo in poche ore- che aveva appena finito. "Mh..." si accigliò notando come entrambe sorridessero, quasi come si fossero accordate telepaticamente per prenderlo in giro.
"Comunque..." si alzò dallo sgabello. "Forza, occupiamoci dei cavalieri. Poi ci conviene tornare alla nave." "Hai ragione." rispose l'azzurra, alzandosi e iniziando a recarsi verso l'uscita mentre lui posava i Glee sul bancone.
"Fai una bella vita eh? Vorrei avere un bel compagno come te..." gli sorrise Bernadette, ridacchiando un po' poi quando lo vide agitarsi sul posto e grugnire leggermente. "Mh..."
Gli servì qualche secondo per elaborare quelle parole, sentendo le guance scottare leggermente prima di rispondere con qualcosa che non sapeva bene da dove gli fosse uscito e che lo stupì non poco.
"L'universo è pieno di occasioni. Sta a te trovare la tua strada..." "Weisz sbrigati!"
"Uh?! Ci vediamo!" corse per raggiungere Hermit, non notando l'espressione di stupore seguita dal dolce sorriso sul volto della donna, la quale riprese il suo lavoro una volta che il biondo scomparve dalla sua visuale...

~~~~



Osservò il volto ormai addormentato di Hermit non smettendo di carezzarle dolcemente la schiena -quando aveva iniziato a farlo gli sfuggiva ma sembrava avea calmata, e pure lui lo trovava un gesto assai rilassante- ripensando a quelle parole che sembravano essere uscire dalle labbra di un anziano saggio piuttosto che quelle di un ex ladruncolo che quasi per caso si era ritrovato a girare il Cosmos. Weisz non aveva tutt'ora idea di come la sua mente avesse partorito tale cosa, ma non riusciva a smettere di pensarci da quando aveva pronunciato quelle parole.
Era vero, l'universo era pieno di occasioni e nessuno poteva prendere la decisione al posto di qualcun'altro. Non aveva idea se la strada che aveva intrapreso fosse quella giusta né se qualsiasi alternativa sarebbe stata migliore di essa, ma in quel momento, mentre il sonno prendeva il sopravvento anche su di lui, accompagnandolo verso chissà quale sogno avrebbe fatto,unica cosa a cui Weisz poteva pensare era che quello era l'unico posto dove volesse stare.
E questo, per adesso, gli bastava...
   
 
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