Cap. 3: The fire within
No more hesitating
I don't wanna face it
This is all I've ever known
Feel my mind straining
All my doubts are fading
Rushing to the edge and I let myself go
And I feel that my heart's going crazy now
I am not gonna break, can't be taken down
No I'm not going under
It's going down with the thunder
I feel the fire within burning high
With the thunder
No, I'm not going under
It's going down with the thunder!
(“The fire within” – Within Temptation)
Klaus era nella sua stanza, in piedi davanti
al caminetto, e fissava le fiamme quando Kol si avvicinò alla porta e bussò,
sebbene fosse già aperta. Ma era sempre meglio chiedere permesso prima di
entrare in camera di Klaus!
“Ehi, Nik, posso entrare?” chiese, visto che
bussare alla porta era sembrato inutile e l’ibrido non si era mosso di un
millimetro.
La voce di Kol, tuttavia, lo riscosse e Klaus
si voltò lentamente, come se si fosse risvegliato da un lungo sonno.
“Ah, sei tu. Sì, certo, entra pure e chiudi
la porta” gli disse.
Kol fece come gli era stato detto e Klaus si
sedette sul letto, facendogli cenno con la mano di sedersi accanto a lui.
“Hanno mandato te come ambasciatore?”
“Eh? No, in realtà non mi ha mandato nessuno”
rispose Kol. “Sono venuto di mia spontanea volontà perché… beh, perché penso
che anche tu debba partecipare all’organizzazione del piano contro i Notturni e
poi volevo chiederti cosa intendeva Elijah quando ha insinuato che la faida con
Greta Sienna l’hai iniziata tu. Ecco, l’ho detto.”
“Sì, l’hai detto e io non ti morderò per
questo, se è ciò che temi” disse l’Originale, e non si capiva bene se stesse
scherzando o meno. “Elijah ha parlato dal pulpito della sua morale integerrima,
come al solito, ma non ha spiegato a nessuno cosa intendesse veramente e adesso
tu sei curioso. Ovviamente penserai, come tutti, che abbia fatto un grave torto
ai Sienna e che per la mia furia omicida abbia attirato la loro vendetta su di
me e soprattutto sulle persone che amo.”
“Io non penso niente” ribatté Kol. “In
passato ho fatto anche di peggio, per cui non sono il più adatto a giudicare,
per quanto ne so potrei essere stato anch’io ad ammazzare qualche parente di
Greta nei periodi in cui mi divertivo a fare stragi. È una cosa del genere,
Nik?”
Klaus si lasciò sfuggire un sorrisetto.
“È incredibile notare, proprio adesso che so
che non sei mio fratello, quanto in realtà tu sia quello che più mi somiglia.
Però no, non è stata una strage di quel tipo e di sicuro tu non vi hai preso
parte” disse poi. “Accadde tutto in Germania nel 1933.”
“Oh, allora io sono davvero innocente, a quel
tempo mi avevi pugnalato e infilato in una bara, te lo ricordi? Ecco perché non
so niente di questa storia” replicò Kol.
“Allora ti illuminerò su ciò che accadde in
quei giorni e potrai capire da solo perché Elijah mi incolpi di aver iniziato
io la faida” riprese Klaus, “anche se, a volte, tendo a pensare che purtroppo
abbia ragione lui.”
“Beh, se non è stata una strage di quelle per
cui sei famoso allora cosa è stato?” Kol da una parte era molto curioso di
venire a conoscenza di quella vecchia storia, dall’altra sentiva che era giusto
sdrammatizzare perché Klaus la stava prendendo molto male e Elijah, come al
solito, non gli rendeva le cose più facili. Tutto lo stesso, insomma, salvo il
fatto che lui, almeno come sangue e genetica, ora sapeva di non appartenere a
quella famiglia.
“Nel 1933 io e Elijah eravamo a Rostock e
ovunque in Germania si diffondevano le ideologie naziste sulla purezza della razza,
gli ariani e tutte quelle assurdità. Devo ammettere comunque che la cosa non mi
avrebbe infastidito più di tanto se avesse coinvolto solo gli umani: sono tanto
bravi a definirci mostri, ma poi sono loro a fare le cose peggiori ai loro
simili. Ma non voglio tediarti per cui arriverò subito al punto: le stesse
teorie si erano diffuse anche tra i vampiri e il portavoce, almeno a Rostock,
era un tale di nome August che raccoglieva sempre più seguaci. Per loro
difendere la purezza della razza significava eliminare fisicamente i lupi
mannari” a quel punto un lampo attraversò lo sguardo di Klaus. Anche dopo tanti
anni, quelle immagini di morte lo facevano infuriare, nonostante lui stesso non
fosse certo un santo. “Lui e i suoi seguaci iniziarono a sterminare senza pietà
tutti i licantropi che vivevano da quelle parti e così io decisi di vendicarli,
anche se Elijah non era d’accordo perché riteneva che, così facendo, avrei
attratto l’attenzione di Mikael.”
“Li ammazzasti tutti da solo, quindi? Questo
August e i suoi seguaci e senza neanche l’aiuto di Elijah? Ma quanti erano?
Venti, trenta?” il tono di Kol tradiva in realtà ammirazione piuttosto che
disprezzo e Klaus, suo malgrado, si sentì scaldare dal suo entusiasmo.
“Probabilmente una trentina o anche di più,
ma forse non si aspettavano il mio attacco… o non mi conoscevano. Andai a
cercare August a casa sua e lo uccisi, poi massacrai tutti i suoi seguaci che
cercarono di attaccarmi per vendicarlo. Ero fuori di me per la rabbia e finii
per uccidere anche degli innocenti che si trovavano in quel luogo, ma non è di
questo che parlava Elijah. Il fatto è che August era il marito di Greta Sienna
e, quando lei uscì dalla casa con Antoinette e Roman, i loro figli, chiese
pietà per se stessa e per loro, si umiliò davanti a me… e io li risparmiai” continuò
l’ibrido.
“Beh, e allora?” Kol pareva non capire il
problema. “Per questo dunque dovrebbe avercela con te, per il fatto che non hai
sterminato anche lei e i suoi figli? Greta Sienna è più idiota di quanto
pensassi, allora, sul serio non ti conosce. Dovrebbe chiedere alle famiglie che
hai massacrato fino alla sesta generazione per molto meno!”
“Ovviamente non è per questo. Greta mi
considerava già allora un abominio, un essere inferiore da sterminare, ancora
peggio dei licantropi stessi in quanto ibrido, e ha dovuto umiliarsi a
supplicare la mia clemenza dopo aver visto morire il marito e tutti i suoi
amici. L’ho mortificata davanti ai suoi figli e per questo vuole fare lo stesso
con me, probabilmente il suo piano è arrivare a umiliarmi, vedermi supplicare
per la vita di mia figlia e poi ucciderla lo stesso e uccidere anche me”
concluse Klaus, al quale ovviamente non importava un bel niente dei vampiri nazisti
che aveva eliminato, ma era straziato al pensiero che le sue azioni di allora
potessero danneggiare Hope nel presente.
“Quindi è questo che Elijah voleva
rinfacciarti, chiaro, anche se credo che, in realtà, se la sia presa perché al
tempo non lo ascoltasti e andasti comunque avanti con la tua vendetta anche
rischiando di richiamare Mikael. Ma non è questo il punto, direi. La tua colpa
sarebbe quella di essere stato clemente
con Greta Sienna e i suoi figli? Oh, sì, proprio una grande colpa. In effetti
sarebbe stato molto meglio farla fuori, lei e pure i figli, tanto per essere
certi che poi non volessero vendicarsi” commentò Kol, molto pratico. “È un vero
peccato che non ci fossi io lì con te, al posto di Elijah. Per quello che ero
al tempo, avrei sgozzato i suoi figli sotto i suoi occhi e poi avrei staccato
la testa a Greta, almeno adesso ci saremmo risparmiati tanti problemi. E, per
buona misura, magari mi sarei divertito anche a massacrare un bel po’ di
gerarchi nazisti, chissà, magari insieme avremmo fermato la Shoah e ora saremmo considerati una
specie di eroi invece che di mostri. Ma dai, sul serio? Caso mai dovremmo essere io e Vincent ad
avercela con te, e i lupi mannari di Lisina perché, se nel 1933 tu avessi
massacrato tutti i Sienna, oggi Davina, Ivy e Lisina sarebbero vive. Ma qui si
entra nell’assurdo…”
Klaus lo guardò allibito. Sinceramente si era
aspettato una reazione diversa, anche se non proprio come quella di Elijah, e
invece in poche parole Kol aveva smontato il suo castello di sensi di colpa.
Ancora una volta si trovò a pensare, e non
senza una certa emozione che non comprendeva bene, che davvero avrebbe dovuto
tenersi Kol vicino e che per troppo tempo lo aveva sottovalutato.
“Greta e i suoi Notturni razzisti e
deprimenti dovranno pagare per aver ucciso Davina, Ivy, Lisina e tanti altri e
saremo noi a farli pentire di essere
nati. Purtroppo non c’ero nel 1933, altrimenti avrei eliminato il problema alla
radice, ma oggi ci sono e sarò con te per distruggere quei fanatici, sarò al
tuo fianco e stavolta non ci sarà clemenza per nessuno, come loro non ne hanno
avuta per Davina e le altre streghe e licantropi. Vedranno con chi hanno a che
fare, la famiglia sarà di nuovo unita… anche se in realtà io non sono un vero
Mikaelson, diciamo che mi guadagnerò la promozione sul campo!” dichiarò Kol, determinato
e pragmatico.
Klaus sentiva che un turbine di emozioni lo
travolgeva. Aveva passato giorni veramente duri pensando che, alla fine, Hope
fosse in pericolo a causa delle sue colpe passate e della sua arroganza e
adesso era come se un fardello opprimente e doloroso gli fosse scivolato via
dalle spalle e dal cuore. E l’entusiasmo di Kol nel mettersi dalla sua parte senza
se e senza ma era qualcosa che lo colpiva e lo turbava insieme. Non lo aveva
mai considerato più di tanto quando credeva che fossero fratelli e, ora che
sapeva che non lo erano, scopriva diversi lati di quel ragazzo che gli
piacevano più di quanto, forse, sarebbe stato opportuno. Però averlo con sé lo faceva sentire meglio…
Lo prese per le braccia e lo attirò a sé,
magari anche un po’ più vicino del normale, ma in quel momento non era del
tutto lucido, travolto da emozioni e strani desideri che gli correvano nel
sangue…
“Tu fai parte della famiglia comunque, non
importa se non siamo fratelli, te l’avevo già detto, e… certo, distruggeremo
Greta e i suoi, ma tu devi stare davvero al mio fianco, ho bisogno del tuo
entusiasmo, della tua forza” gli disse guardandolo fisso negli occhi e con un
tono appassionato che poteva essere anche fuori luogo, in fondo era di una
guerra che si stava parlando… o no? “Ti ho sempre sottovalutato, Kol, e mi
dispiace veramente. Ora mi rendo conto di quanto tu possa capirmi meglio di
chiunque altro, meglio dei miei veri fratelli, forse anche meglio di me stesso.
Con poche parole mi hai fatto sentire bene, mi hai incoraggiato, rassicurato e
accettato anche per quello che sono e credo che nessuno lo abbia mai fatto per
me, almeno non così. Ho bisogno che tu mi stia vicino, ho bisogno del tuo
appoggio… e ti chiedo perdono se per tanti e tanti anni non me ne sono reso
conto.”
“Beh, anch’io non è che mi comportassi
proprio benissimo, prima, e magari qualche volta me lo sono anche meritato di
finire pugnalato in una bara!” scherzò il giovane Originale, sentendo che l’atmosfera
si surriscaldava e che sarebbe stato meglio sdrammatizzare un po’.
“Siamo entrambi cambiati, in questi anni, e
ora mi rendo conto che avrei dovuto accorgermi prima di te, di quanto potessi
essere importante e prezioso. O forse, finché ti credevo mio fratello, ti
sottovalutavo proprio perché avevo la mia idea su come dovesse essere un vero
Mikaelson e non riuscivo a vedere quello che sei realmente” Klaus si stava
incartando un po’ nel discorso e neanche lui sapeva bene cosa stesse dicendo, ma
quello che voleva era tenersi Kol il più vicino possibile e tutto il resto non
contava. “Spero che tu possa perdonarmi, perché adesso ho davvero bisogno di te
e lo so che quando eri tu ad avere bisogno di me io non c’ero mai, però…”
“Nik, io sono qui e non vado da nessuna
parte, te l’ho detto che voglio essere al tuo fianco e lo farò. Il passato è
passato, lasciamo perdere e ripartiamo da qui” lo interruppe Kol, di nuovo
semplice e pragmatico.
Klaus lo abbracciò, lo strinse forte e poi,
senza capire come ci fosse arrivato, si ritrovò a baciarlo, a perdersi sulle
sue labbra e nel suo calore e, tanto più si perdeva in quel bacio, tanto più si
ritrovava e sentiva di essere al posto giusto, nel momento giusto, con la
persona giusta. Brama ed emozioni non lo turbavano più, quel bacio diventava
dolce, languido, infinito e in esso svanivano le preoccupazioni e i rimorsi, la
rabbia e le paure.
E poi Klaus si rese conto di cosa stesse effettivamente facendo. Si
staccò da Kol come se scottasse e lo guardò, timoroso di vedere nei suoi occhi
qualcosa di negativo, disprezzo, disgusto o cose simili.
“Mi… mi dispiace, Kol, io… non so cosa mi sia
preso… è un momento difficile, è stata una giornata strana” provò a dire, ma il
giovane non sembrava sconvolto, almeno non più di tanto, visto che, a conti
fatti, lo aveva lasciato fare e non aveva cercato neanche per un secondo di
sottrarsi a quel bacio, e questo doveva pur significare qualcosa, no?
Semplicemente, Kol si limitò a ricambiare l’abbraccio in modo tenero e
affettuoso.
“È stata davvero una giornata strana e
difficile, per me forse anche di più viste le rivelazioni di Ivy” disse, “quindi
non devi scusarti di niente, siamo tutti e due vulnerabili e confusi in questo
momento e… non credo ci sia altro da dire. Ora torneremo di sotto dagli altri e
ci organizzeremo tutti insieme per proteggere Hope, Hayley e tutta la famiglia
e eliminare Greta e i suoi fanatici depressi e razzisti. Questa… cosa è successa e, a quanto pare, l’ho
voluta anch’io perché non mi sono opposto, ma riguarda solo noi e non uscirà da
questa stanza.”
Per la prima volta in quella giornata
indimenticabile Klaus sorrise intenerito.
Te lo leggeranno in faccia non appena ti vedranno. Sei
trasparente in queste cose, Kol, e neanche te ne accorgi…, pensò, ma non fu ciò che disse.
“Infatti. Non è niente che riguardi nessuno
di loro” concordò. E se a qualcuno non
sta bene si arrangi. Elijah non si è forse preso come compagno quel De Martel?
Mentre scendevano le scale per riunirsi agli
altri, tuttavia, Klaus si rese conto che adesso riusciva anche a capire cosa
fosse accaduto a Elijah e perché avesse tanto lottato per tenere con sé quel
Conte spocchioso anche contro il volere di tutta la famiglia. Per quanto
inizialmente Tristan fosse stato un nemico dei Mikaelson, poi aveva dimostrato
di tenere veramente almeno ad Elijah e suo fratello… beh, suo fratello si era
innamorato, aveva perso la testa per lui e con lui, evidentemente, si sentiva
in pace, sereno come non era mai stato. Klaus non lo aveva mai capito, ma
adesso…
Adesso cominciava a pensare che fosse la
stessa cosa che aveva provato lui con Kol. Non poteva più giudicare Elijah, i
sentimenti non si scelgono e non ti danno il preavviso, ti travolgono e basta.
“Ehi, ce ne avete messo di tempo, Klaus ti ha
confessato tutti i suoi peccati?” ironizzò Marcel, vedendoli arrivare. “Va
bene, non importa. Qui siamo già a buon punto e credo che, effettivamente, l’aiuto
della Strix sarà davvero prezioso.”
“Certo che sarà prezioso” dichiarò Tristan,
lapidario. “Io e Elijah sceglieremo alcuni membri che agiranno da infiltrati
tra i Notturni di Greta, così ci informeranno dei loro piani e saremo sempre un
passo avanti a loro.”
“Dunque ti è bastato che restassi assente per
poco tempo per autoproclamarti padrone in casa mia, signor Conte De Martel?” reagì Klaus, piccato.
“Tristan non vuole fare niente del genere,
Niklaus, ma tu sei sempre prevenuto nei suoi confronti. Infiltrare dei membri
della Strix tra i Notturni di Greta è un piano eccellente” affermò Elijah.
“In realtà anch’io vorrei mandare alcuni dei
miei vampiri come infiltrati” intervenne Marcel, “il problema è che la maggior
parte di loro sono già noti ai Notturni. Dovrò parlarne con Josh.”
Kol, due passi indietro, osservava la scena e
sorrideva. Ognuno sembrava voler dire la sua e non ascoltare gli altri, eppure
stavano lavorando insieme per sconfiggere Greta Sienna e i suoi seguaci e per
proteggere Hope e tutti i licantropi e gli ibridi. Nonostante le divergenze,
finivano sempre per collaborare ed era questa la loro forza.
Insomma, tutto lo stesso. O quasi…
Quel bacio di poco prima, che lui stesso
aveva accolto e ricambiato, poteva voler dire tanto e… chissà perché stava
succedendo una cosa del genere tra lui e Nik?
Fine capitolo terzo