Videogiochi > Tekken
Segui la storia  |       
Autore: Bodominjarvi    17/01/2023    1 recensioni
Provenivano da due paesi distanti e anche da due decenni differenti, ma le loro storie erano quantomai analoghe...Travagliate e senza nessun lieto fine all'orizzonte. Loro non vivevano...Sopravvivevano. Era un condizione che ormai avevano accettato entrambi da tempo.
Ambientata durante e post Tekken 7.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin Kazama, Kazuya Mishima, Nina Williams, Sorpresa, Steve Fox
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Occhi di ambra scrutavano il bianco luminoso dell'ambiente nel quale si trovavano, non riuscendo ad associarlo con nessuno dei ricordi stipati nella loro memoria. Era cosciente anche dell'azione più basilare, percepiva distintamente l'aria riempirgli i polmoni e uscire subito dopo, il sangue scorrergli nelle vene, le ossa pesargli nel corpo, il cuore battergli nel petto. Si sentiva rinato e totalmente estraneo alla realtà nella quale si trovava. Dov'era? Cos'era successo? L'unica cosa che riusciva a ricordare era lui che brancolava nel buio e la voce di Devil che lo annichiliva. Pensava di essere morto, ma si era reso conto che non era così, forse era finito in una specie di limbo...E ora dov'era? In paradiso? Impossibile, non avrebbe mai meritato di finirci.

Mano a mano che il suo cervello collegava i vari tasselli, si rendeva anche conto dell'ambiente che lo circondava: una stanza bianca senza finestre e poi monitor, computer, cavi...Fu quando provò a muoversi che si rese conto di indossare non solo una pesante camicia di forza, ma di essere legato ad un lettino dalla testa ai piedi.

"E così sei di nuovo tra noi!" esclamò una voce profonda, che proveniva dalla sua sinistra.

Quel tono gli era familiare e voltando il capo nella direzione da dove proveniva il suono si ritrovò di fronte tre individui altrettanto noti: il suo robot programmato per diventare una macchina da guerra con un semplice comando, un volto a lui ben noto della Tekken Force e suo zio. Rimase ad osservarli in silenzio, lasciando che la sua mente sbloccasse gradualmente tutti i suoi ricordi.

"Come ti senti?" chiese ancora Lars, con tono fermo.

Già, come si sentiva? Fisicamente bene, forse solo un po' interopidito. Mentalmente? Troppo presto per rispondere ad una tale domanda. Percepiva distintamente lo sguardo vigile dell'ex ufficiale puntato contro di lui in attesa che desse ulteriori segni di vita, probabilmente di un suo eventuale passo falso. Era ovvio che non si fidasse di lui e non poteva biasimarlo, ma sdraiato su quel letto poteva nuocere ben poco, visto che era legato dalla testa ai piedi da spesse cinture con fibbie enormi. Dal canto suo l'impazienza di Lars stava aumentando a livelli esponenziali, avido di risposte, spiegazioni, informazioni. Come aveva fatto a sopravvivere allo scontro con Azazel? Come era finito in Medio Oriente? Cosa c'era davvero dietro a tutta questa guerra? I come, i dove, i quando e i perchè? La frustrazione nel vedere il nipote non proferire parola mentre continuava a contemplare il soffitto lo stava divorando.

"Cos'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?" commentò sarcastico, cercando di smuoverlo da quello stato di apatia.

"Lars, non essere irruento. D'altro canto il nostro caro Jin si è appena risvegliato da un lungo coma. Che ne sappiamo noi se ha avuto modo di riposarsi o meno?" replicò Lee, avvicinandosi al ragazzo con un sorriso beffardo.

E così c'era anche lui! C'era da aspettarselo. Chi se non il fratellastro di suo padre poteva essere in prima linea nel contrastare l'intera dinastia Mishima, nonostante gli dovesse la vita? Era un tipo strano Lee e Jin non era mai stato in grado di inquadrarlo a dovere: gli era per lo più indifferente, fin quando la Violet System non si era contrapposta alla Mishima Zaibatsu quando vi era a capo, per motivi a lui sconosciuti. Suo zio non era certo quello che si poteva definire un paladino della giustizia come Lars, sicuramente avrà avuto degli interessi da riscattare. Ben presto si rese conto che un terzo paio di occhi era intento a scrutarlo con impazienza e ancora più precisione, in quanto non umani: persino Alisa, il suo micidiale robot che lo aveva impunemente tradito era li in trepidazione. Boskonovitch aveva decisamente fallito nell'utilizzare il corpo della propria figlia come base per un androide spietato, quella maledetta coscienza latente gli era costata un prezioso alleato. Erano lì in tre e tutti volevano delle risposte da lui. Sì, ma su cosa? Non ricordava nulla di quanto accaduto e se anche ne fosse stato in grado non erano certo le persone giuste alle quali fare determinate confessioni. Eppure era inutile fingere e cercare di mantenere un tono di superiorità quando si era più inermi della pietra: erano loro ad avere il coltello dalla parte del manico.

"Che è successo?"

Il sopracciglio di Lars si alzò di sua spontanea iniziativa, dipingendo sul suo volto giovane un'espressione perplessa e allo stesso tempo corrucciata.

"Come sarebbe a dire che è successo?" replicò freddamente.

"Sarebbe a dire esattamente ciò che ho detto: cosa è successo?" fu la risposta secca di Jin, che ricambiò lo sguardo truce.

"Non provare a fare dell'ironia, altrimenti..."

"Lars, Lars, Lars..." lo interruppe Lee, appoggiandogli una mano sulla spalla. "Non vedi che è in evidente stato confusionale?"

"Affermativo. I suoi parametri vitali sono stabili, ma la sua attività cerebrale è lievemente confusa. É come se fosse affetto da amnesia, proprio come era successo a te dopo l'esplosione al laboratorio, Lars."

"Ti ricordi chi sei, ragazzo?" domandò il CEO della Violet System, squadrandolo da capo a piedi.

"So benissimo chi sono e chi siete voi! Non ho semplicemente idea di cosa sia successo negli ultimi..."

Già, negli ultimi? Giorni? Mesi? Anni? Quanto era rimasto intrappolato in quel limbo? Il tempo non passava mai e non aveva sinceramente idea di cosa fosse successo nel mentre nel mondo esterno.

"Tre mesi. Bhe in effetti ti sei perso un sacco di cose, vorrei poter dire piacevoli, ma purtroppo son tutt'altro."

Chissà perchè lo immaginava. Mentre lui lottava contro il suo demone nella dimensione onirica nel mondo reale erano successe cose terribili. Percepiva l'ansia e l'angoscia ben distintamente nell'aria e sapeva che tutto ciò era causato dalle conseguenze delle sue azioni.

"Che ne dici se ti sleghiamo da lì, ti sgranchisci un po' le gambe e ti spieghiamo tutto quanto davanti ad una bella tazza di tè caldo?"

"COS...Ti è forse andato di volta il cervello, Lee?" sbottò Lars, incredulo. "Vuoi che ci ammazzi tutti quanti?"

"Rilassati amico mio! Sono sicuro che il nostro Jin sia avido di informazioni a tal punto che non torcerebbe un capello a coloro che gliele possono fornire. D'altronde....Siamo tutti qui per merito suo, non è vero?"

Che diavolo gli prendeva? Si era rimbambito tutto d'un colpo?

"Dai, sul serio, non vorrai mica..."

"Ci troviamo all'interno del complesso della Violet System, che è di mia proprietà: se dovesse saltare per aria me ne assumerò la piena responsabilità." rispose l'uomo, passandosi elegantemente una mano tra le ciocche argentee.

"COME PUOI FIDARTI DI UNO COME LUI, NIPOTE DI HEIHACHI MISHIMA E FIGLIO DI..."

"Anche nelle tue vene scorre il sangue di Heihachi Mishima e so benissimo CHI ha messo al mondo Jin assieme a quella bestia di Kazuya. Guardie, slegatelo e lasciate che si alzi!"

Lars osservò incredulo il personale di Lee apprestarsi ad eseguire quegli ordini malsani, domandandosi cosa gli fosse preso tutto d'un colpo. Era convinto che fosse dalla sua parte e che odiasse Kazama tanto quanto lui, e invece eccolo li bello come il sole a slegarlo, fargli sgranchire le gambe e pure offrirgli il tè!

"Cosa significa tutto questo?" sibilò lo svedese, trascinando Lee in un angolo della stanza.

"Rilassati, mio caro! Possiamo fidarci!" replicò soave.

"Possiamo fidarci? Ti rendi conto che stai trattando come il migliore degli ospiti il peggiore dei criminali? Questo ha sparso sangue per quasi un anno in tutto il mondo e tu lo tratti da principe?"

"Lars..." rispose il cinese, inchiodandolo con sguardo fermo e deciso. "Non credere che mi sia bevuto il cervello! Lo so che hai ragione, lo so cosa ha combinato e credimi, sono il primo che gliela vuole far pagare. Ma è l'unico al mondo in grado di risolvere il guaio che ha combinato e mandare all'altro mondo quel demonio di nostro fratello. Non ci farà del male. Nelle sue vene scorrerà anche il sangue dei Mishima, ma è stato cresciuto da una Kazama e credimi, non hai idea di quanto pesi il cognome che porta. Fidati di me!"

L'ex ufficiale rimase muto a soppesare parola per parola. Che Jin fosse l'unico candidato a distruggere quella maledetta dinastia era un dato di fatto, solo che nel provarci aveva raso al suolo mezzo mondo e distrutto un numero inaccettabile di vite umane innocenti. Cosa importava ora il suo cognome? Lee era un tipo eccentrico e incline a stringere legami sbagliati, ma fino a che punto? Tuttavia non aveva molta altra scelta e decise di affidarsi a quello che sperava essere buonsenso. Osservò con sguardo grave il giovane dai capelli corvini rialzarsi e muovere i primi passi incerti, come un bimbo che impara a camminare. C'era un non so che di innocente in lui, anche se il suo passato diceva tutto il contrario. Ma di fatto quanto mai avrebbe potuto rimanere puro di cuore colui che era nato sotto il segno del diavolo?

"Preferisci un classico tè verde giapponese, o sei più un tipo da Earl Grey?" domandò Lee al nipote.

"Falla finita, Lee!" rispose secco Jin, roteando le spalle nel tentativo di sciogliere i nodi di tensione accumulati.

"Oh come siamo scorbutici! Un buon tè non si rifiuta mai, anche se a questo punto credo sia meglio una camomilla!"

"Invece che perdere tempo in convenevoli sarebbe meglio che mi spiegaste che cosa sta succedendo!" rincarò la dose, sempre più impaziente di conoscere la verità.

"Ogni cosa a suo tempo ragazzo, inoltre non si tratta di una storiella riassumibile in cinque minuti, se permetti vorrei mettermi comodo! Piantala di fare storie, qui siamo tutti sulla stessa barca ormai."

Il giovane Kazama non rispose, si limitò a continuare a sciogliere i muscoli intorpiditi dal coma. Cercava di mantenere un'espressione neutrale, ma probabilmente con scarsi risultati perchè dentro di lui ribolliva la smania di sapere tutto e subito. Eppure Lee aveva ragione: aveva bisogno di loro e probabilmente avrebbe anche dovuto scendere a compromessi: non avrebbe mai immaginato che il suo piano fallisse e di ritrovarsi in una simile situazione, a tal punto di doversi alleare con coloro che l'avevano ostacolato. Non li odiava in verità, non avrebbe voluto far loro del male, ma chiunque si fosse contrapposto tra lui e il suo obbiettivo sarebbe diventato automaticamente un nemico, un ostacolo da eliminare. L'uniche persone per le quali avesse davvero provato odio erano suo padre, suo nonno, Ogre e Devil. Non avrebbe mai voluto che la malvagità vivesse dentro di lui, anche se quest'ultima avrebbe potuto conferirgli poteri enormi. In quel momento ad interrompere la sua fiumana di pensieri fu una cameriera che fece il suo ingresso nella stanza spingendo un enorme carrello in argento, con tazze di tè fumante e pasticcini di ogni sorta. Non potè fare a meno di alzare gli occhi al cielo di fronte a quell'ennesima manifestazione di eccentricità.

"Molto bene, accomodati e serviti pure. Non mangi cibo solido da mesi, dovrai essere affamato..." cinguettò il cinese, sprofondando nella sua poltrona di pelle.

"Non ho fame." rispose secco Jin, iniziando a spazientirsi.

Quanto ancora dovevano tirarla per le lunghe?

"Bah, non sai cosa ti perdi. Comunque...Sei pronto?"

Lo sguardo truce che ricevette come risposta fu l'incentivo a smetterla di stuzzicarlo e venire al dunque.

"Mi duole dover iniziare iniziare con una domanda, ma è necessaria! Qual è il tuo ultimo ricordo?"

Il suo ultimo ricordo. Jin aggrottò le sopracciglia, frugando tra i suoi pensieri nella speranza di trovarvi una risposta precisa.

"Io che affronto Azazel. Che gli corro incontro mentre mi attacca e che gli sferro un pugno nel petto fino a farlo cadere nella voragine dalla quale era sbucato."

"Quindi quello che ci ha riferito Lars. Molto bene!" rispose Lee, soffiando sulla tazza. "Bhe ragazzo, sono spiacente, ma su che fine tu abbia fatto dopo quell'episodio o di cosa tu abbia combinato subito dopo, è un mistero anche per noi!"

"E allora perchè dovete farmi perdere del tempo?" sibilò di rimando Jin.

A che gioco stavano giocando?

"Il nostro racconto inizia un paio di mesi dopo l'accaduto quando il nostro Lars ti ha trovato moribondo in quel mercato in Medio Oriente. Ti ricordi di questo episodio?"

Medio Oriente? E come ci era finito? Scosse la testa amareggiato nel constatare quanti buchi nella memoria stesse riscontrando.

"Immaginavo. Bhe, tutto è cominciato una settimana dopo la tua presunta scomparsa: sebbene tu fossi sparito in quel dirupo col mostro appresso nessuno di noi in cuor suo credeva che tu fossi morto per davvero. C'era veramente troppa calma nell'aria, persino la G Corporation era rimasta buona nell'ombra, probabilmente aspettando il tuo ritorno. E dato che fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, Raven, in accordo con Lars, aveva deciso di inviare delle truppe nel deserto per cercarti."

Raven? Quella spia cosa c'entrava con lui ora?

"Le ricerche si estesero a macchia d'olio: per una decina di giorni si rivelarono infruttuose, ma poi un soldato fece rapporto, riferendo di averti trovato mezzo seppellito tra le dune. Raven sopraggiunse per controllare ed effettivamente eri proprio tu. Diede l'ordine di recuperarti, se non che hai ben pensato, o quel mostro dentro di te, di sterminare quegli uomini innocenti e di sparire di nuovo chissà dove."

Il ragazzo sbarrò gli occhi inorridito, al pensiero di aver continuato a mietere vittime anche dopo aver distrutto Azazel. Perchè non era semplicemente finito a bruciare all'inferno?

"Ah già, e prima hai fatto anche saltare per aria un elicottero perchè il mostriciattolo ha fatto le bizze. Comunque sia..."

Il cinese si bloccò un attimo per godersi l'espressione terrificata del ragazzo: non era da lui essere così cinico e sprezzante e detestava fare ironia sulla morte di quelle persone, ma se voleva far leva sul quel briciolo di umanità e compassione che sperava che Jin avesse ancora doveva usare le maniere forti.

"Avendo scatenato un bel putiferio non sei certamente passato inosservato agli occhi della Tekken Force, che, per inciso, era tornata quasi subito sotto il controllo del tuo caro nonnino. Non c'è voluto molto prima che ti scovassero barcollante e malconcio in un mercato in Medio Oriente. Ma per tua fortuna il nostro Lars è stato più sveglio e bravo di loro ed è riuscito a salvarti e portarti qui al sicuro."

Jin alzò lo sguardo e per la prima volta dal suo risveglio incrociò quello dello zio. Lo svedese, dal canto suo, cercò di non fulminarlo, ma l'ostilità che nutriva nei suoi confronti traspariva palesemente dalle sue iridi.

"Come ben saprai, il vecchio Heihachi era un osso duro, non gli piaceva perdere e ancor meno che gli si intralciassero i piani. Quindi non si era dato per vinto e aveva spedito tutta l'artiglieria per cercare di recuperarti."

"E....?"

"Bhe, sei qui con noi! Quindi oserei dire che ha fallito di nuovo. Anche se ci ho rimesso la sede principale della Violet System."

"Quando dici "era"...Intendi che..."

"Heihachi è morto. Tu padre Kazuya è riuscito a farlo definitivamente fuori."

No, non poteva essere. Non era una sofferenza il fatto che quel maledetto tiranno fosse finalmente finito una volta per tutte all'altro mondo, ma era terribilmente angosciante il fatto che Kazuya avesse avuto la meglio: suo nonno era pericoloso, certo, probabilmente l'essere umano più forte mai esistito sulla faccia della terra. Ma suo padre era cento volte più letale, perchè condivideva con lui la medesima maledizione che aveva fatto scoppiare quel disastro. Con la sola e sostanziale differenza che con essa ci viveva perfettamente in una devastante sintonia.

"Inutile farti presente come questo epilogo della vostra faida famigliare sia incredibilmente grave per tutti noi. Kazuya non si fermerà più davanti a niente e nessuno, finchè non avrà ottenuto ciò che vuole, ossia dominare sul mondo intero. E siamo tutti abbastanza convinti e sicuri che in questo momento si senta più potente che mai, a tal punto che la sua parte di Gene del Diavolo sia talmente prorompente da aver risvegliato anche la tua, facendoti uscire dal coma."

Jin rimase in silenzio a riflettere su quella spaventosa conclusione. Tutto aveva senso, in effetti. Non poteva essere una mera coincidenza che il suo risveglio corrispondesse alla caduta di Heihachi e il trionfo di Kazuya. E adesso? Se pensava di aver affrontato un problema insormontabile con Azazel, questo si stava rivelando di gran lunga più ostico. Forse però poteva essere veramente la chiave per chiudere quella faccenda una volta per tutte. Gli tornarono alla mente le parole di Devil, quando si definiva vecchio come la Terra: eppue un modo per sconfiggerlo doveva esserci! Il modo più drastico non aveva comunque funzionato, forse la chiave per distruggerlo era imboccare tutt'altro percorso: per debellarlo aveva scatenato guerre, sparso sangue, stroncato vite, generato caos e dolore, il tutto per dargli una forma materiale da affrontare e sconfiggere. Ma se fosse stato fuori strada fin dal principio? Se l'unico modo per liberarsene fosse con la pace e non con la guerra?

Già, la pace! Quella che aveva sempre sognato, ma che oggettivamente parlando non aveva mai fatto nulla di realmente concreto per riprestinarla, o per lo meno, niente di convenzionale. Come poteva sperare di ottenere la pace e cancellare il male, provocandone sempre di più? Improvvisamente si rese conto di quanto fosse stato stupido da abboccare ai suggerimenti che Devil gli sussurrava subdolo nella testa. Già, per la prima volta in vita sua Jin Kazama doveva arrendersi all'idea che non poteva farcela da solo. Ovvio, Kazuya era spietato, malvagio e letteralmente indemoniato e non si poteva certo pensare che avrebbe accettato una resa con fiori e trattati di pace. Ma era anche vero che aveva bisogno dell'aiuto di persone che per il bene avevano sempre combattuto fino allo stremo.

Lars, Alisa e Lee notarono la sua espressione corrucciata, domandandosi cosa gli stesse passando per la testa. Ma fu proprio l'astuto cinese ad avere l'illuminazione al momento giusto.

"Venite con me. Sì, anche tu, Jin! Te la senti di camminare?"

Il moro rimase stupito da quella richiesta, così come le altre persone presenti nella stanza, ma accettò: aveva decisamente bisogno di sgranchire le gambe e la curiosità lo stava divorando.

"Dopo di te..." sibilò Lars, invitandolo ad avanzare con fare minaccioso.

Jin non battè ciglio. Pur avendo a sua volta sangue Mishima nelle vene, era in grado di stenderlo in pochi e semplici mosse, ma non era decisamente il caso. Il quartettò si diresse lungo un corridoio illuminato da luci fredde e asettiche dei neon appesi sui soffitti, fin quando non si trovarono di fronte ad una parete in acciaio. Per Lee fu semplice aprirla con uno scanner di impronte digitali e retina, rivelando un'immensa terrazza che si affacciava sulla città. E una volta varcata la soglia, lo sguardo apparentemente calmo di Jin si tramutò in men che non si dica in un'espressione di orrore. Tokyo, la sua città, era ridotta ad un campo di battaglia. Una sinistra luce rossastra illuminava macerie fumanti e ponti devastati, mentre la polvere saturava l'aria e la rendeva quasi irrespirabile. Quando era successo? Cosa era successo? Se non altro il piano di Lee aveva funzionato, mettendo davanti Jin all'orrore conseguito dalle sue azioni erano riusciti letteralmente ad aprirgli gli occhi.

Lars si avvicinò alla balaustra del palazzo e osservò l'orizzonte devastato, sentendo il sangue che tanto odiava ribollirgli nelle vene.

"Sembra proprio che la G Corp non abbia intenzione di finire la guerra." esclamò Lee, avvicinandosi allo svedese.

"Sì, diverse regioni stanno subendo invasioni! Le cose non si mettono bene..." Replicò Alisa.

"Questo è il mondo senza Heihachi, Jin..." dichiarò Lars, girandosi lentamente verso il suo interlocutore. "Tu sei colui che ha spedito questo mondo all'inferno, quindi ora spetta a te riportarlo indietro!"

E mai parole furono più vere. Sapeva che il suo zio acquisito aveva perfettamente ragione, sapeva che era ora di prendersi le sue responsabilità e che era giunto il momento di estirpare il male alla vera radice.

"Non c'è nessun'altro..." replicò avanzando verso di loro con passo deciso e voce ferma. "Sì, dipende tutto da me! Il sangue del diavolo mi scorre nelle vene..." mormorò alzando lentamente il palmo della mano, prima di stringerlo forte in un pugno, più furioso e determinato che mai a sistemare le cose e farla finita una volta per tutte. "...Quindi spetta a me uccidere Kazuya!"

Dei sinistri segni tribali neri gli comparvero sul viso, segno che la vera guerra era appena iniziata.




Note dell'autrice: ciao a tutti! Sì, come al solito passa una vita e mezzo tra un capitolo e l'altro, Harada nel mentre ha pure annunciato Tekken 8, ci sono già i trailer e presto questa storia che ho in mente dal 2017 non avrà più un briciolo di senso, perchè tutti i miei sogni di gloria verranno uccisi, lol. Pazienza. Spero che apprezzerete in ogni caso. A presto :)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: Bodominjarvi