Serie TV > Gotham
Segui la storia  |       
Autore: Giuda_Ballerino    18/01/2023    0 recensioni
Salve a tutti, è da un po' che non aggiornavo questa storia. Il tempo non mi è amico. Ho apportato delle modifiche a tutti i capitoli, sia per ragioni di sintassi che di contenuto. La storia ora è completa, ma nel caso la gradiste, fatemi sapere se avreste piacere ad un possibile continuo.
"...lo avrebbe distrutto, spogliandolo di tutto ciò di cui fosse certo. Gli avrebbe dimostrato che neanche lui era in grado di amare nessuno...", "...Cuore e mente. Di Edward non doveva restare più nulla."
Ciao a tutti! Sono una vecchissima lettrice di fanfiction ma è la prima volta che mi cimento nello scriverne una. Anzi è la prima volta che scrivo una storia in generale. I primi capitoli saranno incentrati su quanto accaduto nella serie sviluppando la parte introspettiva dei personaggi. Dal terzo capitolo parte l'idea partorita da me. Chiedo a tutti i lettori, gentilmente, di lasciare commenti che possano aiutarmi a capire se c'è qualcosa che non funziona, se la storia è noiosa o qualsiasi altro suggerimento.
Vi ringrazio in anticipo e vi auguro una buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Nygma, Oswald Cobblepot
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando i giochi sono fatti altro non ci resta che stare fermi ad osservare il susseguirsi degli eventi, nella speranza che tutto accada secondo quanto preventivato.
 
Da giorni, Oswald indossava il completo elegante che aveva infilato, inconsapevolmente, come abito funebre il giorno che Edward gli sparò al molo.
 
Era l’unico capo decente che poteva metter su senza apparire come un malconcio spaventapasseri in attesa che le cornacchie lo andassero a punzecchiare.
 
Se ne stava seduto al buio su di uno sgabello sgangherato con il gomito poggiato sul tavolo snack della cucina e la testa posata svogliatamente sulla mano.
 
Con l’altra faceva fluttuare nell’aria la mazza da baseball che, da giorni ormai, fungeva da suo bastone da passeggio.
 
Ad illuminarlo, solo la luce lunare che filtrava dal tetto in vetro.
 
Lo sguardo era fisso nel vuoto. A vederlo da fuori, pareva un ragazzino annoiato in attesa che la madre gli preparasse la cena per poi filare dritto a letto.
 
Lanciò uno sguardo verso l’orologio a cucù appeso al muro. Era quasi ora.
 
Versò un’acquavite bronzea in un’enorme tazza da latte, raccattata nel marasma di cianfrusaglie presenti nella stanza. In qualche posto sperduto di quella terra, avevano avuto il barbaro coraggio di spacciare quella inqualificabile brodaglia come Brandy.
 
D’altronde, questo era ciò che passava il convento. E lui di alcol ne aveva bisogno. Ne aveva sempre avuto un gran bisogno.
 
Ingurgitò la bevanda in un sol sorso, stringendo forte gli occhi e con pesantezza appoggiò la tazza sul tavolo.
 
“Distruggergli la mente. E poi il cuore” pensò fra sé e sé.
 
Che emozioni avrebbe dovuto provare in questo momento? Cosa avrebbe dovuto ricavarci da tutta questa storia?
 
Finalmente, l’uomo che lo aveva spogliato di tutto ed ucciso, buttandolo in quelle gelide acque avrebbe avuto ciò che si meritava.
 
Come sempre Oswald avrebbe vinto, dimostrando al mondo intero che non si gioca con lui, che non si gioca con i suoi sentimenti.
 
Un sorriso di compiacimento fece capolino sul suo volto.
 
L’effetto del Brandy iniziò a manifestarsi giù per le gambe, provocando una sensazione di pesantezza fin giù i piedi.
 
<< distrutto nella mente e nel cuore. È questo quello che voglio! È questo quello che voglio! Che tu possa essere dannato per sempre Edward! >> In un raptus improvviso prese la tazza, ormai vuota, e la scagliò violentemente contro il muro.
 
Le centinaia di schegge si sparpagliarono rovinosamente sul pavimento. Oswald rimase in religioso silenzio ad osservarne il triste epilogo. Si calò lentamente per raccogliere qualche frammento, ma si graffiò leggermente il dito indice della mano destra.
 
Come un bambino preoccupato, infilò innocentemente il dito in bocca, compiendo l’inconscia azione disinfettante con la propria saliva, ed iniziò a suggere assaporando il gusto ferruginoso del proprio sangue.
Si sentì come quella tazza. Frammentato.
 
E come quella tazza, feriva tutti coloro che gli stavano vicino, che avevano l’ardire di toccarlo. Toccarlo fuori. Toccarlo dentro.
 
Edward, a modo suo, lo aveva sempre toccato. Toccato fino in fondo.
 
Lo toccava con i suoi gesti; lo toccava con le sue parole; lo toccava con i suoi pensieri. E a lui piaceva essere toccato da Edward.
 
Un brivido caldo lo percorse lungo il petto arrivando fino alle viscere.
 
Si, era vero che lo desiderava distrutto, ma era pur sempre un modo di desiderarlo.
 
Lo aveva sempre desiderato: ferito, pestato, morto, suo.
 
Sarebbe finalmente riuscito a ferirlo, pestarlo ed ucciderlo.  Ma non a renderlo suo. Non sarebbe mai riuscito a renderlo suo, né da vivo, né da morto.
 
L’Enigmista aveva su di lui lo stesso effetto che ha la luce di un neon per una falena. Attratto a tal punto da schiantarcisi ripetutamente contro, fino a rompersi la testa.
 
Si alzò in piedi in un moto di stizza. Non andava bene così. Non poteva lasciarsi andare a quel filone di pensieri. Non poteva nuovamente farsi drogare da quelle emozioni.
 
A cosa lo avrebbero portato? Quale altro irreparabile danno avrebbe compiuto in nome di quei sentimenti? Come si sarebbe ulteriormente rovinato se avesse dato adito a quella dormiente centrale nucleare che aveva impiantata nel petto e che sarebbe potuta esplodere al primo passo falso?
 
Era tutto così tristemente sbagliato. A cosa sarebbe servito ora riconoscere quei sentimenti non ricambiati? Quanto poteva essere patetica la sua vita? L’unica consolazione che gli era rimasta consisteva nel distruggere la persona che nel suo intimo più profondo aveva sempre, in qualche modo, amato.
 
Come su di una scacchiera, tutte le pedine erano strategicamente posizionate, pronte ad attaccare il Re. Aveva disegnato tutto per bene, ma cosa sarebbe successo una volta che lo avrebbe avuto di fronte? Avrebbe avuto la forza di attaccarlo? Avrebbe avuto la forza di fare la sua ultima mossa? Avrebbe fatto, finalmente, Scacco Matto?
 
Con te ho concesso all’amore di rendermi debole
 
Scosse la testa come per cacciar via una fastidiosa mosca e riprese velocemente il suo cipiglio.
 
Afferrò la mazza da baseball e, con passo claudicante e fiero allo stesso tempo, raggiunse la porta.
 
A quell’ora L’Enigmista aveva sicuramente già intrapreso la via del molo. Lo conosceva come il palmo delle sue mani. Prevedibile nei tempi e nei luoghi. Sapeva che sarebbe andato lì, nel cuore della notte, il più in fretta possibile, a smaltire i suoi rifiuti assieme ai suoi due di picche.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gotham / Vai alla pagina dell'autore: Giuda_Ballerino