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Autore: Dreamer47    18/01/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunters' legacies 
Capitolo 36.
 
 
Scese gli scalini della casa su due livelli di uno dei quartieri benestanti di Austin, Texas, mentre il sole era ancora alto nel cielo e si diregeva a grandi passi verso la sua auto posteggiata nel vialetto, sentendo il cuore in gola ed il grosso macigno schiacciarle il petto per l'esperienza che ormai da cinque mesi si ostinasse a vivere quasi ogni fine settimana. 
Sentiva il cuore pesante all'idea di lasciare quella casa e di dover aspettare un'intera settimana prima di tornarci, e scosse la testa sospirando, chiudendosi lo sportello dietro e sistemandosi sul sedile sentendosi quasi a disagio e fuori luogo: sapeva che ciò che stesse facendo fosse sbagliato e controproducente per lei, e anche Anael l'aveva messa in guardia dicendole che fosse un'arma a doppio taglio, eppure Abby non riusciva a starne lontana, nonostante il putiferio che stesse accadendo intorno a sé. 
Lanciò un ultimo sguardo alla casa osservando l'uomo e la donna sulla trentina affacciati sulla veranda che la salutassero ancora con la mano e le sorridessero, ed Abby si decise a mettere in moto l'auto e ad andare via da quel luogo ricambiando forzatamente quel saluto. 
Si immise nel traffico di quella zona residenziale e aspettò pazientemente che il rosso estenuante del semaforo diventasse verde, sgommando e superando le macchine che andassero ad una velocità troppo bassa per lei e che non le permettessero di scappare via da quella via nel più breve tempo possibile, eseguendo delle manovre persino pericolose pur di allontanarsi mentre era immersa nei suoi pensieri. 
Lo squillo del suo telefono la fece tornare alla realtà, lasciando che i ricordi di quella notte sgattaiolassero fuori dalla sua mente per non farla soffrire troppo, e distrattamente afferrò il cellulare, leggendo il nome che apparse sullo schermo con aria preoccupata: era passata una settimana da quando Abby fosse andata via dalla baida di Rufus lasciando i due ragazzi a lavorare da soli ed aveva evitato le chiamate di Dean, specialmente nei giorni che avesse trascorso in quella casa ad Austin. 
Aveva disattivato il suo GPS per far in modo che nessuno la potesse rintracciare ed aveva eseguito degli antichi rituali che Anael le avesse suggerito per evitare che qualche demone o angelo potessero rintracciare lei e quella famiglia, mantenendoli al sicuro. 
Abby sospirò e si portò il telefono all'orecchio decidendo di fare la vaga e l'ironica, sfrecciando ormai sull'autostrada che l'avrebbe portata fino in Montana. 
"Non puoi proprio stare lontano, eh?".
"Ti chiamo da giorni, ma immagino che rispondere fosse troppo faticoso, non è vero? Dove sei?". 
Abby sorrise amaramente sentendo la preoccupazione nella voce di Dean e sospirò brevemente, continuando a premere il piede sull'acceleratore. "Buongiorno anche a te, raggio di sole. Io sto bene, e tu?". 
"Non prendermi in giro, ragazzina. Mi preoccupo per te e non sono l'unico: tuo fratello è qui. Dice che sei sparita senza lasciare traccia, di nuovo".
Roteò gli occhi e li sollevò al cielo, trattenendo una sonora imprecazione che sarebbe uscita dalla sua bocca se non avesse avuto un minimo di autocontrollo, e scosse la testa parlando con voce sarcastica. "Dan è lì?". 
"Si ed è anche incazzato nero. Rimarrà qui finché non ti vedrà, dice che deve parlarti di Silver. Quando pensi di poter venire?". 
Abby sbuffò e scosse la testa per l'ennesima volta, mordendosi un labbro per il nervosismo perché pensava di aver già messo a posto suo fratello, eppure Dan continuava a preoccuparsi sempre eccessivamente per lei. "Sarò lì stasera". 
"Perfetto". Sentí l'ironia nella voce del ragazzo e sorrise divertita, pensando che la sua giornata sarebbe stata migliore di quella dei due Winchester, che avrebbero dovuto star a sentire le lamentele di Dan che fosse profondamente arrabbiato con sua sorella, ma specialmente con Dean che non era riuscito ad aiutarla a superare qualsiasi cosa la turbasse. 
Abby sentí suo fratello sbraitare qualcosa dall'altro capo del telefono dopo aver capito che Dean l'avesse chiamata, intimandogli di farlo parlare con lei, ma la ragazza preventivamente chiuse la chiamata di scatto, ridendo di gusto mentre immaginava la faccia di suo fratello quando dopo aver esternato la sua paternale, si sarebbe accorto di aver parlato a vuoto. 
Abby accese la radio e premette il piede sull'acceleratore, indossando i suoi occhiali da sole e lasciando che la sua macchina scivolasse sull'asfalto duro, superando le altre auto e masticando un chilometro dopo l'altro per arrivare più velocemente al rifugio. 
 
 
 
 
Osservò la ragazza muoversi in maniera nervosa sulla sedia del soggiorno e sbattere il piede a terra, mentre in silenzio guardava negli occhi il ragazzo seduto davanti a lei che cingesse le spalle di Silver con un sorriso tirato sul viso, mentre Dan stava in piedi dietro ad Abby, con le braccia conserte e non distogliendo mai lo sguardo da quell'uomo. 
Dean aveva infine scoperto che l'agitazione di Dan, che si fosse presentato al casolare di Rufus senza alcun preavviso confermando ancora una volta la sua abilità da segugio, fosse dovuta non solo alla scomparsa di Abby per metà dell'anno che lui passò in Purgatorio, ma anche al fatto che Silver si fosse d'improvviso trasferito da Louisville a Peoria, Illinois, senza neanche avvertire il fratello che tornato a casa la sera dopo il lavoro, non avesse più trovato le cose di sua sorella. 
Il silenzio regnava in quella stanza e Silver iniziò a sbuffare, serrando le braccia al petto e lasciando scivolare i suoi lunghi capelli corvini dietro le spalle, guardando i due fratelli in cagnesco; Sam sorrise appena a quella visione, perché gli ricordava tanto le volte in cui anche il suo di fratello lo avesse guardato in quel modo dopo aver fatto qualcosa che non lo aggradasse. 
Ma lui capisca perfettamente il gesto di Silver: mentre i tre cacciatori avessero sventato un'Apocalisse dopo l'altra e Dan avesse continuato a lavorare nel laboratorio a nord di Louisville, Silver aveva spezzato la traduzione di famiglia iniziando un percorso di studi universitario che riguardasse il giornalismo. 
Aveva studiato tanto fino a laurearsi all'età di ventidue anni accontentandosi di un lavoro al giornale della sua città natale, ma adesso che ne aveva ventiquattro e Louisville iniziasse a starle stretta, aveva optato per cambiare città e cambiare lavoro, avendo anche trovato la persona giusta con cui fosse andata a convivere.
Sam ammirava la forza di Silver, che fosse ormai molto distante dalla ragazzina ribelle e sfacciata appena sedicenne che avesse conosciuto molti anni prima. 
Abby e Dan non avevano smesso di togliere gli occhi di dosso al ragazzo seduto al fianco di Silver, analizzando il suo modo di guardarli: non vi era timore nel suo sguardo, ma non vi era alcuna traccia di spavalderia. 
Si trattava di un sorriso gentile e molto ingenuo che non fece altro che farli infuriare di più: era stato fin troppo ospitale da quando i tre cacciatori e Dan avessero messo piede nel loro appartamento senza neanche preannunciarsi, e aveva offerto loro tutto ciò che avesse nella dispensa, offrendogli dal cibo biologico alle tazze di tè raffinato. 
Abby si schiarí la voce e si mosse nuovamente sulla sedia, poggiando i gomiti al tavolo e sollevando un sopracciglio, attirando l'attenzione del ragazzo. "Allora Matthew..". 
"Ti prego Abby, chiamami Matt. Siamo una famiglia adesso" la corresse il ragazzo sorridendo ed annuendo in maniera gentile, non facendo altro che far piegare l'espressione di Abby in una smorfia infastidita per averla interrotta. 
"Matthew. Come hai conosciuto mia sorella?". 
Matt sorrise serenamente e scambiò uno sguardo con Silver stringerla più vicina a sé mentre la guardava con amore negli occhi, per poi tornare ad alternare lo sguardo fra Abby e Dan. "Ero ad una manifestazione pacifica per difendere i pinguini dell'Antartide e gli orsi del polo Nord e tua sorella stava scrivendo un pezzo proprio sulla mia associazione; appena i miei occhi si sono posati su di lei, non sono riuscito a far altro che interrompere la mia marcia contro i poteri forti e mi sono avvicinato a lei per chiederle di prendere un caffè con me. Silver ha subito detto di sì ed era così interessata alla mia manifestazione che m-.". 
Dan sollevò gli occhi al cielo e rise di gusto per il nervosismo, scuotendo la testa e tornando a guardare il ragazzo che potesse avere all'incirca due o tre anni più di Silver. "E perché mia sorella avrebbe dovuto essere così interessata?!". 
"Bhe, perché i pinguini e gli orsi stanno soffrendo parecchio: i ghiacciai si stanno sciogliendo con il surriscaldamento globale e la loro vita è in serio peric-..".
Matt non ebbe il tempo di finire la frase, che Dan divenne più serio e lo guardò con uno sguardo più severo, perché non poteva credere alle sue orecchie. "Interessata ad uno come te!".
Dan sollevò un sopracciglio e lo fissò attentamente, squadrandolo da capo a piedi senza tenere conto che il ragazzo ad un certo punto avrebbe potuto infastirsi del suo atteggiamento e di quell'occhiata molto invadente: Matthew era un ragazzo molto magro, con dei capelli biondicci che gli ricadevano sulla fronte in maniera disordinatila e degli occhiali tondi ad adonargli il viso, mettendo in risalto i suoi occhi color nocciola. 
La sua espressione era molto innocente e ingenua, rimanendo però sicuro di sé e dei suoi forti ideali. 
La casa in cui fosse andato ad abitare con Silver era adornata da foto della maggior parte delle associazioni benefiche del paese, dove spesso vi fosse protagonista anche lui, lasciando intuire che nonostante la sua giovane età fosse molto attivo in questo campo. 
Abby sentí suo fratello sbuffare alle sue spalle, allargare le braccia e ridere di gusto mentre si muoveva nervosamente all'interno del soggiorno, raggiungendo i due Winchester che si fosse portato dietro per assicurarsi che quel Matthew non fosse un demone o qualche strana creatura. 
"Non solo hai fatto trasferire mia sorella così lontano da casa, ma sei anche un cazzo di hippie!" esclamò Dan scuotendo la testa e continuando a ridere di gusto, beccandosi un'occhiataccia da Silver. "Vuoi dirmi anche che sei vegetariano, magari?". 
"Sono vegano, in realtà" lo corresse Matthew con un sorriso sul viso, non facendo neanche caso al fatto che il ragazzo lo stesse velatamente prendendo in giro.
Dean fece segno al fratello di seguirlo nella piccola cucina della casa, soffocando una risata per tutta quella strana situazione meritandosi un'occhiataccia da parte di Sam, che non trovasse nulla da ridere in tutto ciò, ma che anzi ammirava Silver per aver trovato il coraggio di andare via da casa e seguire la propria strada. 
Vide il fratello versare dell'acqua Santa direttamente dalla sua fiaschetta in uno dei bicchieri da cicchetto contenenti già del Whisky; tornò in soggiorno con i bicchieri in mano e sorrise porgendo il cicchetto di acqua benedetta e Whisky a Matthew, che in un primo momento rifiutò perché non era da lui bere alcolici quando il sole fosse ancora alto, ma Dean gli disse che ne avrebbe avuto bisogno per continuare quella conversazione e Matt annuì, mandando giù il contenuto del suo bicchiere. 
Quando l'unica reazione fu solamente un forte bruciore alla gola perché Matt non era abituato a quel tipo di bevande, Dean fece spallucce e mise su la sua faccia da poker, voltandosi poi verso Abby e Dan scuotendo la testa: non poteva essere un demone. 
Sam chiamò Matthew con una scusa, invitandolo a lasciare soli i tre fratelli per un po' per poter discutere, e se lo prese sotto braccio iniziando a sentire ciò che avesse da raccontare sulle associazioni ed i salvataggi che avessero fatto in Antartide, e costrinse anche il fratello a seguirli, che però indugiò sulla soglia per ascoltare cosa si sarebbero detti i tre fratelli. 
Abby scattò come una molla alzandosi e posando le mani sul tavolo, guardando la sorellina con espressione furiosa e non curandosi nemmeno che Matthew avrebbe potuto sentirla. "Andiamo Silver, non fingere con me, sei più intelligente di così; le donne della nostra famiglia diventano stupide quando si tratta di uomini: sappi che ti faranno sempre delle promesse che infrangeranno, sono fatti così ed è più forte di loro. Hai bisogno della tua famiglia, devi tornare a casa".
Dean serrò la mandibola udendo quella frase perché non si aspettava tutta quella rabbia nella sua voce e subito fu costretto ad abbassare lo sguardo, e ad allontanarsi ancora un po' fino a sparirare dalla sua vista dato che Dan lo avesse fulminato immediatamente con lo sguardo quando aveva sentito la delusione di Abby, venire fuori attraverso le sue parole, iniziando a pensare che forse non fosse stata una grande idea trascinare i Winchester con loro, dato che Abby e Dean non stavano più insieme da un po'. 
"Gli uomini non sono tutti così: Matthew mi capisce, è diverso dai cacciatori, mi ama veramente e vuole solo il meglio per me!" esclamò Silver alzandosi anche lei e fulminando la sorella maggiore con uno sguardo arrabbiato. 
Ma Abby rise di gusto e scosse la testa, muovendosi nervosamente per il soggiorno. "Perché è l'inizio. Lascia passare qualche mese o qualche anno, e vedrai come la tua storia tutta arcobaleno e farfalle nello stomaco ti farà del male. Ma sarà troppo tardi, perché la tua famiglia si troverà dalla parte opposta del paese per aiutarti!". 
Silver sgranò gli occhi ed allargò le braccia, cercando aiuto nello sguardo del fratello che però avesse lo stesso sguardo della maggiore e scosse la testa. "Sono soltanto cinque ore da casa, Abby! Neanche mezza giornata e sarò a Louisville in caso di necessità!".
"Sono sempre troppe!!". 
Abby sapeva di aver alzato un po' troppo il tono e di essere fin troppo arrabbiata per poter discutere in maniera civile con la sorella, intenzionata a restare mentre lei aveva voglia di trascinarla via da quella casa immediatamente. 
"Quando sei diventata così cinica? Cosa ti è successo mentre sei stata lontana da casa e Dean era sparito?!".
Abby la fulminò con lo sguardo e assottigliò gli occhi per la rabbia, perché non aveva assolutamente voglia di toccare un argomento così delicato ed un nervo ancora fin troppo scoperto; Silver se ne accorse e sospirò rumorosamente, abbassando il capo di poco e sentendosi dispiaciuta per aver tirato in ballo un momento di sofferenza per la sorella. 
"Già, anche questo sarebbe interessante da chiarire adesso che siamo tutti insieme" disse Dan avanzando fino al tavolo, appoggiando le mani alla spalliera della sedia e guardando la sorella alla sua sinistra con espressione quasi arrabbiata, chiedendole spiegazioni. 
Abby guardò il fratello e fulminò anche lui, stringendo i pugni e sospirando lentamente per calmare le pulsazioni del suo cuore che sembrarono impazzite. "Non vi devo alcuna spiegazione, ho la mia vita e le mie cose da fare così come ce le aveva papà. E poi non sono io quella sotto esame al momento!". 
Ma Silver non la pensava come la sorella e non aveva mai perso la sua lingua fin troppo tagliente nonostante fosse cresciuta e maturata, e le sorrise in maniera acida. "Beh, io ho appena sopportato di osservare in silenzio i vostri modi per capire se il mio fidanzato fosse un demone! Invece tu perché non fai un favore a tutti e ci racconti dove sei stata quando sei andata via per quasi un anno?! C'è un nuovo ragazzo che tieni segreto o hai semplicemente tentato di fare  qualcosa di stupido per liberare Dean, di nuovo?". 
Abby sgranò gli occhi e sentí la rabbia crescere dentro di sé, tant'è che non riuscì a controllarsi e si fece avanti nella sua direzione scavalcando Dan e colpendo con forza il vaso che fosse posto al centro tavolo, facendolo infrangere rovinosamente a terra in mille schegge di vetro. "Come osi parlare così con me, ragazzina? Sto cercando di proteggerti, come ho sempre fatto da quando sei nata! E mi ripaghi girando il coltello nella piaga?!". 
Silver indietreggiò di qualche passò perché per la prima volta sua sorella le aveva davvero fatto paura, non ricordando nemmeno una volta in cui il suo comportamento fosse stato così violento, e sgranò gli occhi mentre la osservava guardarla ancora in cagnesco. Inevitabilmente, i tre cacciatori che fossero nella stanza accanto tornarono in fretta nel soggiorno, attirati dal rumore e dalla voce fin troppo alta delle due sorelle che litigavano. 
Matthew lasciò il fianco di Sam e Dean e avanzò fino ad afferrare Silver da un braccio per controllare che stesse bene con espressione preoccupata, sfiorandole il viso e guardandola negli occhi per capirlo. 
Abby non gradí quel contatto con la sorella e mise su la sua aria più sprezzante, sollevando un sopracciglio. "Matthew, ti ho rotto il vaso". 
Il ragazzo si voltò a guardarla con aria incredula, credendo che fosse stato un incidente e che non lo avesse voluto fare intenzionalmente, ma si sforzò di sorridere e fece spallucce. "Ne comprerò uno nuovo, non preoccuparti". 
Abby fece un passo avanti verso di lui e vide come Silver si apprestò a fronteggiarla, ma Matthew rimase a fissarla con aria preoccupata, sentendosi un agnellino che si trovasse davanti un leone inferocito pronto a sbranarlo. "Senza offesa Matt, ma non mi piaci. Non mi piace il fatto che tu abbia trascinato mia sorella lontana da casa, non mi piace il tuo essere hippie e il tuo orribile motto di ama la natura, ama il tuo prossimo perché  il tuo prossimo può anche far schifo! E non mi piaci tu per mia sorella!". 
Se fosse stata meno accecata dalla rabbia, Abby avrebbe accennato un momento di titubanza nel momento in cui vide Matthew aggrottare le sopracciglia e sentirsi ferito per quel trattamento sgarbato così gratuito. 
Ma Abby non riuscì neanche a percepirlo e continuò a guardarlo in cagnesco, sentendo i richiami dei tre uomini dietro di sé che cercavano di farla calmare e tornare in sé. 
La ragazza scosse la testa e bonfonchiò qualcosa molto simile a fa quello che diavolo vuoi, ragazzina e afferrò la sua giacca dalla sedia, scontrandosi con forza con la spalla di Dean che aveva provato a sbarrarle la strada d'uscita, ed andò via in fretta da quell'appartamento che le faceva venire la pelle d'oca senza voltarsi neanche una volta. 
Dean sorrise imbarazzato verso il ragazzo e si grattò distrattamente la nuca ridendo nervosamente, osservando Silver digirersi verso la propria stanza da letto e sbattersi la porta dietro in preda anche lei alla furia, mentre Dan la seguiva con aria esausta. 
Il maggiore fece un passo verso Matthew, rimasto ancora attonito e con occhi sbarrati, e gli diede una forte pacca sulla spalla. "Sei nuovo, ma ti ci abituerai. Almeno spero. Dopo tanti anni io non mi sono ancora abituato alle loro liti: quando sono insieme fanno sempre così, ma si vogliono davvero bene". 
Matthew lo guardò con aria sconvolta, sgranando gli occhi e allargando le braccia come se quello fosse il momento peggiore di tutta la settimana e scosse la testa, dirigendosi verso un armadio basso dietro il tavolo, piegandosi per cercare qualcosa all'interno. "Accendo dell'incenso: servirà ad allontanare le energie negative che si sono formate dentro questa casa".
Dean guardò il fratello con espressione incredula e fece spallucce trattenendo una risata e scuotendo la testa divertito, indicando la porta d'ingresso con l'indice del pugno chiuso destro sollevato a mezz'aria. "Ok fratellino, perché non cerchi di conoscere meglio Matt, insieme a Dan? Io vado a cercare Abby". 
 
 
Fece segno al barista di portarle un secondo drink osservando il fondo vuoto del suo bicchiere con un'espressione scocciata, per poi allontanarlo e iniziare a picchiettare le dita sul bancone con nervosismo. 
Abby era stufa di dover sempre essere quella responsabile, di pensare a tutte le possibili conseguenze delle sue azioni e di quelle degli altri e di prendersi cura delle altre persone anche se era lei ad essere spezzata. 
Non vi era un momento nell'arco della giornata in cui non si sentisse arrabbiata o non soffrisse per ciò che fosse stata costretta a fare in tutti quegli anni: aveva sempre voluto cacciare per stare più vicina a suo padre, ma adesso che esaminava uno ad uno tutti i problemi che la vita da cacciatrice le avesse portato, l'idea di una casa stabile, di un lavoro e di una famiglia ordinaria non le dispiaceva più di tanto. 
Avrebbe avuto modo di tenere la piccola, comunque. 
Ssarebbe potuta scappare in Norvegia o in Timbuktu per proteggerla e tenerla lontana dal soprannaturale, nonostante pensasse che i guai sarebbero andati a cercarla fino a lì, ma almeno sarebbero state insieme ed ogni giorno non sarebbe stata una sofferenza. 
Il barman le avvicinò il secondo drink con un sorriso e le sfiorò la mano facendolo passare per un gesto casuale, sorridendole e ammiccandole in maniera eloquente. 
Abby lo guardò per qualche secondo, sollevando un sopracciglio e sentendosi palesemente disturbata, tanto che lo invitò gentilmente a togliersi dai piedi perché non era interessata a nessuno degli scenari che la sua mente gli stesse mostrando. 
Lo vide allontanarsi con occhi appena sgranati, probabilmente impallidendo per le espressioni colorite che Abby avesse usato per mandarlo via, e sentí una risata fin troppo familiare proprio dietro di sé, sentendo l'uomo prendere posto sullo sgabello situato alla sua destra e guardarsi attorno. 
Non ebbe bisogno di voltarsi per riconoscerlo, perché conosceva fin troppo bene quella risata che si prendeva gioco di lei, e sorrise anche lei di rimando. 
"Ricordi quando qualche anno fa ti sei trasformata in una furia? Allora sembravi un agnellino rispetto a come hai reagito a casa di tua sorella, prima". 
Abby sentí la sua voce divertita e piegò la testa per guardarlo, appoggiato al bancone con i gomiti mentre il suo sguardo passava a rassegna tutte le bottiglie di alcolici esposte in bella vista sopra la mensola, e sorrise appena, piegando il gomito sul banco e appoggiando la testa al pugno chiuso sinistro. "Come mi hai trovata?". 
Dean distolse lo sguardo dalle bottiglie per guardarla con aria quasi offesa, sollevando un sopracciglio e chiedendosi come facesse a pensare che dopo tutti quegli anni insieme lui non la conoscesse negli odi chiunque altro al mondo, forse anche meglio di sé stessa. "C'erano due bar aperti a quest'ora che potevi raggiungere a piedi: uno squallido ed uno raffinato. Sei andata dove non volevi farti trovare". 
Abby sorrise a bocca stretta un po' di più e guardò i suoi occhi verdi per qualche secondo, poi scosse la testa e si guardò attorno, osservando come sia lei che Dean stonassero con la clientela raffinata del bar di quell'hotel a quattro stelle che si fosse trovata lungo la strada; trattenne un sospiro e si morse il labbro inferiore, portandosi alle labbra il suo drink e bevendo qualche sorso del Bourbon invecchiato e che avrebbe pagato un occhio della testa. 
Il barman portò un bicchiere anche a Dean e il ragazzo lo fece scontrare con quello di Abby, bevendo anche lui qualche sorso per poi rigirarselo fra le mani con aria pensierosa per ciò che fosse accaduto a casa di Silver, riflettendo sul fatto che avesse visto Abby perdere le staffe in quel modo solamente in pochissime occasioni. "Allora, si può sapere perché sei così arrabbiata?". 
Abby si voltò a guardarlo con aria accigliata, sollevando un sopracciglio e sgranando gli occhi, pensando che la lunga serie di motivi fosse abbastanza palese. "Silver se n'è andata di casa senza dire nulla! Non ha protezione qui, mentre a casa Dan può proteggerla sempre, ma qui è molto difficile ed è sola e..". 
"No, non è per questo che sei arrabbiata" disse Dean divenendo appena più serio, interrompendola e scuotendo la testa. "Dove sei stata in questa settimana? Di cosa dovevi occuparti?". 
La ragazza si irrigidí appena continuando a guardarlo negli occhi, smettendo di respirare per qualche secondo e sentendo il cuore battere forte nel petto, mentre l'agitazione salí sempre di più dentro di lei. Abbassò lo sguardo nuovamente sul bicchiere e scosse appena la testa, bevendo poi qualche altro sorso di coraggio liquido e riflettendo ancora una volta sui pro ed i contro del metterlo a conoscenza della situazione. "È successa una cosa mentre tu eri in Purgatorio, una cosa molto importante. In realtà è iniziato qualche mese prima che tu sconfiggessi Dick, ma io non sapevo come gestirlo e poi volevo dirtelo dopo essere sopravvissuti all'attacco alla SucroCorp e.. ". 
Dean bevve un altro sorso e scosse la testa, roteando gli occhi perché ogni volta che Abby fosse così nervosa si dilungava in tante parole. "Abby, vai dritta al sodo". 
La ragazza non sollevò lo sguardo e non lo guardò per qualche lungo istante che le sembrò un'eternità, iniziando a pensare che forse fosse vicina al punto di iniziare a parlare dicendogli tutta la verità, ma non aveva la minima idea di come spiegargliela, e poi tornò a guardarlo e perdersi nei suoi occhi. "Io ti conosco bene, Dean. Ti conosco davvero bene e so come diventi quando sei arrabbiato e..". 
"È così grave che potrei diventare pazzo?" chiese Dean sollevando un sopracciglio e guardandola con aria ironica, per poi addolcire la sua espressione con un sospiro. "Non darò di matto, te lo prometto ragazzina". 
Abby strinse la mascella e fece una smorfia col viso, perché sapeva che quella fosse una promessa del tutto infondata e che quando l'avrebbe saputo avrebbe di certo perso la testa per un po'. "Il fatto è che non so come potresti prenderla. E poi questo non è il momento, né il luogo di parlarne". 
Dean rise nervosamente e scosse la testa, tornando a guardare il suo bicchiere per poi finire ciò che restasse del suo drink in un unico sorso; si toccò la tasca della sua giacca di tela e prese il protafoglio, lasciando qualche banconota sul bancone per poi rivolgerle un sorriso tranquillo. "Hai una sorella e un cognato con un cui scusarti, andiamo".
Abby sgranò gli occhi e finí il suo drink con l'aria di chi avrebbe preferito il patibolo all'idea di chiedere scusa, e sbuffò sonoramente alzandosi; si ritrovò vicina al ragazzo che si fosse alzato nello stesso momento e lo guardò negli occhi per qualche secondo con aria fintamente arrabbiata, puntandogli un dito contro all'altezza del viso. "Quell'hippie non è mio cognato!". 
Lo sentí ridere di gusto e passarle un braccio attorno al collo mentre lo diceva che si, lo è, per poi trascinarla fuori dal locale stringendola più a sé mentre camminavano all'esterno dell'hotel per tornare a casa di Silver, lasciandole dei baci fra i capelli di tanto in tanto e sentendosi improvvisamente come se il tempo fra loro non fosse mai passato e la loro storia non fosse mai finita. 
 
 
 
 
"Perché sei diventata così stronza e sei sparita per quasi un anno?! Sono contenta che Dean sia tornato, davvero, ma tu hai un rapporto così morboso e malato con lui. Di cosa hai paura? Cosa farai quando farà l'ennesima pazzia, mmh? Sparirai ancora? Farai un patto anche tu? Notizia flash Abby: se non lasci entrare le persone per capire cosa c'è che non va, nessuno potrà mai alleggerirti dal peso che porti dentro". 
Le parole di Silver le erano andate contro come un forte schiaffo in piena faccia: inevitabilmente Abby si chiuse in se stessa, sentendo la sua forte armatura lucente che avesse messo a nuovo con fatica e dolore in quegli ultimi mesi, crollare rovinosamente e sgretolarsi dentro di sé. 
Fu grata di aver spedito i due ragazzi e Matt fuori di casa e di essere scoppiata in un forte pianto liberarorio solamente insieme ai suoi due fratelli, sentendosi più libera di aggrapparsi a loro e sentire come i due la sostenessero. 
Silver si era subito sentita subdola per aver urlato quelle parole contro la sorella e si affrettò a scusarsi e ad abbracciarla forte, sentendo gli occhi pizzicare per la tristezza, e Dan aveva sgranato gli occhi avvicinandosi a lei ed abbracciandola anche lui, seduta sul divano ad L del soggiorno posto davanti al tavolo con ancora i cocci del vaso a terra. 
Abby aveva parlato con i suoi fratelli mantenendosi sul vago, raccontando loro che non fosse sparita perché qualcuno le stesse dando la caccia, ma stando attenta a non sbilanciarsi troppo nel suo racconto per non metterli in pericolo con quell'informazione. 
Non aveva rivelato loro nessuna informazione e non aveva alcuna intenzione di farlo, ma si scusò con la sorella minore per essere stata fin troppo arragonte e cattiva con Matthew. 
Una volta che anche i tre ragazzi fossero rincasati, Abby trovò il coraggio di scusarsi anche con lui, dicendogli che per quanto hippie non fosse poi così male e che avrebbe voluto conoscerlo meglio, ma che se avesse fatto soffrire sua sorella sarebbe tornata e gli avrebbe spezzato il collo. 
I due Winchester, Abby e Dan si congedarono presto da casa della ragazza con la promessa di tornare presto a trovarli, e poi fu il turno di Abby e Dan si salutarsi, che si strinsero in un forte abbraccio a cui la ragazza si aggrappò con tutta la forza che avesse, stringendo gli occhi mentre il fratello le baciò i capelli e ma fronte; Abby lo osservò andar via con la sua auto nera e sospirò rumorosamente, sentendo ancora gli occhi pizzicare. 
Era certa che i tre ragazzi rientrati si fossero accorti dei suoi occhi arrossati e che avessero intuito che avesse pianto, eppure fecero tutti finta di nulla; aveva seguito Sam e Dean fino al motel più vicino con la sua macchina e li aveva congedati per andare nella sua stanza per fare una lunga doccia e una lunga dormita. 
Eppure neanche il getto di acqua calda riuscì a rilassare quel fascio di nervi e di agitazione in cui si fosse trasformata da quando l'idea di dire tutto a Dean le avesse sfiorato la mente, nel bar dell'hotel dove bevvero insieme. 
In preda ad un momento di sicurezza, Abby si alzò dal letto e indossò nuovamente i suoi vestiti, abbandonando il pigiama sul letto e controllando il telefono, notando due chiamate perse dai Thompson, ma non si preoccupò più di tanto perché sapeva cosa volessero. 
Uscì dalla stanza trovandosi a contatto con l'aria fredda della notte, mordendosi il labbro mentre rabbrividiva all'interno della sua giacca di pelle e notò subito a pochi metri da lei il maggiore completamente calato col busto dentro il motore della sua Baby, con la maglia ed i pantaloni sporchi di grasso mentre era intento ad utilizzare una piccola chiave inglese. 
Abby sorrise ed avanzò nella sua direzione osservando la lampada appesa al cofano fargli luce, sistemandogliela meglio per fargliene arrivare di più. 
Dean si voltò di scatto, tirandosi su per guardare chiunque gli si fosse avvicinato, e sorrise quando la vide accanto a sé. 
"Oltre ad essere una furia tutto il giorno, non dormi durante la notte? Wow sei anche peggio di me, ragazzina". 
Dean le fece l'occhiolino e bevve un sorso dalla lattina di birra quasi vuota che avesse precedentemente lasciato ai lati dei suoi attrezzi, e le sorrise; Abby lo guardò per un paio di secondi perché sentiva che qualcosa stesse ripartendo fra di loro e che forse avrebbero potuto fare una tregua e tornare insieme fino al prossimo mostro che avrebbe sbarrato loro la strada, ma poi il suo sorriso scemò e capí di dover fare la cosa giusta. 
Si schiarí la voce e sospirò, facendo spallucce mentre teneva le dita infilate dentro le tasche anteriori dei suoi jeans. "Veramente cercavo te. Hai un minuto?". 
Dean sollevò un sopracciglio scorgendo nel suo sguardo lo stesso che avesse visto quello stesso giorno al bar, e sospirò; tolse la lampada dal cofano e lo chiuse velocemente con uno scatto, radunando i suoi attrezzi per metterli all'interno di una valigetta apposita e pulendosi il grasso dalle mani con una pezza. 
"Ti ascolto". 
Abby lo vide appoggiarsi al cofano e serrare le braccia al petto, guardandola in maniera incoraggiante ed annuendo, pronto a sentire qualsiasi cosa avrebbe dovuto dirgli; la ragazza prese un lungo respiro profondo mentre lo guardava negli occhi ed il suo cuore batteva veloce per l'agitazione. "Vorrei mostrartelo, in realtà. Ma devi prima fare una doccia e dire a Sam che non tornerai prima di due giorni". 
Dean aggrottò le sopracciglia e sorrise divertito, accennando una piccola risata. "Se vuoi passare più tempo da sola con me, basta dirlo". 
Ma lo sguardo di Abby gli fece capire che non ci fosse nulla per cui scherzare e che non ci sarebbe stato nulla di piacevole nel viaggio che avrebbero intrapreso; così si schiarí la voce e le disse che sarebbe stato pronto in 10 minuti, di preparare le sue cose e di aspettarlo in auto con il motore acceso. 
Lo vide allontanarsi verso la stanza che condividesse con il fratello ed Abby sentí il cuore battere fin troppo forte nel petto, dirigendosi verso la propria stanza per sistemare le sue cose ed inziando a chiedersi se quella fosse la scelta giusta o se stesse sbagliando tutto. 
Aprì la sua auto e si sedette ad aspettarlo nel buio della notte, osservando la strada affianco completamente deserta e priva di un'anima viva che transitasse per di là: erano pur sempre le quattro del mattino ed a parte taxi o camionisti, non circolava mai nessuno a quell'ora, se non pochissime auto. 
Dean mantenne la sua parola ed un brevissimo tempo entrò nell'abitacolo della sua Hyundai, lanciando malamente il suo borsone sui sedili posteriori e meritandosi un'occhiataccia da parte della donna, che ignorò e la guardò come se nulla fosse. "Vogliamo andare?".
Abby annuí e lo guardò per qualche altro secondo, pensando che il sorriso sul volto di Dean sarebbe durato ancora per poco perché quando gli avrebbe detto la verità probabilmente sarebbe stato a dir poco arrabbiato e confuso; uscì dal parcheggio per immettersi sulla strada e sospirò rumorosamente, iniziando quel viaggio insieme a lui che sarebbe costato loro ben quindici ore e un quarto, escluso pernottamento e soste per il cibo, accendendo la radio per alleggerire almeno in parte il suo animo. 
 
 
 
"Che ci facciamo qua?". 
Abby roteò gli occhi e sbuffò sonoramente, perché quella frase insieme a Dove siamo diretti? era stata la più gettonata per tutto il viaggio. 
Furono inutili i suoi tentativi di farlo desistere dal fare tutte quelle domande, Dean continuò per tutte le ore in cui sftrcciarono sulla superstrada a chiedere quale fosse il motivo per cui si stessero recando ad Austin correndo a quella forte velocità. 
Quando la ragazza posteggiò davanti al vialetto di una casa a due piani con un ampio giardino e tanto di dondolo sul portico ed auto formato famiglia nel vialetto, si erano già fatte le sei e mezza del pomeriggio ed il buio si era già fatto largo nel cielo, ed Abby prese un lungo respiro e guardò la casa quasi con timore; spostò lo sguardo su Dean che continuava a guardarsi attorno con aria confusa e sorrise nervosamente. 
Non disse nulla e scese dall'auto, mentre il ragazzo le camminava dietro senza capire perché si trovassero in un quartiere residenziale così ricco e Dean la osservò salire i gradini della veranda di legno della casa con un sorriso nervoso sul volto, suonando il campanello.
Gli rivolse uno sguardo agitato, deglutendo a fatica mente distrattamente agitava i palmi sudati delle mani a mezz'aria. "Comportati come me. E sii naturale".
Passarono pochi secondi prima che una giovane donna più grande di Abby di qualche anno aprisse la porta sorridendo in maniera davvero entusiasta e felice, sporgendosi verso la ragazza per stringerla in un forte e caloroso abbraccio. 
"Addison, sono così felice di vederti. Io e Jerry pensavamo che non ce l'avresti fatta a passare!". 
Dean la vide sciogliere l'abbraccio con aria contenta e poi la donna spostò lo sguardo su di lui, sollevando un sopracciglio per studiarlo bene, così come fece anche lui nei suoi confronti: era una donna davvero bella, con dei capelli biondi lunghi fino alle spalle e degli occhi nocciola che spiccavano sul viso, ed indossava un lungo vestito nero ed elegante che sfilasse la sua figura. 
"Lui chi è? Un tuo amico?". 
Abby scosse la testa e sorrise gentilmente, guardando brevemente Dean e facendo spallucce. "Lui è Andrew, è nuovo. L'agenzia vuole essere sicura che sappia fare il suo lavoro prima di assumerlo, quindi stasera starà con me. Ma tu e Jerry andate pure a cena tranquillamente, gestirò io la situazione qui Ester!". 
La donna lo guardò per un momento sospettosa, ma poi sorrise di gusto e li fece accomodare all'interno della casa e Dean ne approfittò per guardarsi attorno: da fuori non avrebbe mai detto che la casa potesse essere così spaziosa, osservando la zona living che si estendeva per tutto il lato destro che di giorno sarebbe dovuta essere davvero molto luminosa, mentre la grande cucina in muratura in marmo scuro conferiva un'aria raffinata e tutt'altro che comune. 
Diede una sbirciata alle scale in ferro battuto molto decorato, ricoperte da delle tavole di legno e fissate singolarmente, mentre dei grandi quadri di spiagge lussuose ricoprissero le pareti.
Entrambi udirono dei passi provenire dal piano di sopra farsi sempre più vicini, fin quando Dean osservò un uomo della sua età scendere dalle scale con eleganza con indosso un completo che avesse l'aria di essere molto costoso.
"Jerry, questo è Andrew: affiancherà la nostra Addison per imparare da lei. Andrew, questo è mio marito Jerry". 
Dean accennò un sorriso nascondendo la sua confusione e porse una mano verso di lui, che l'uomo afferrò subito e strinse con un grande sorriso. "Piacere di conoscerla, Jerry". 
L'uomo non gli prestò molta attenzione ma si concentrò più su Abby che salutò in maniera calorosa, per poi passare un braccio in maniera elegante attorno alla vita della moglie sorridendo e guardandola, prima di congedarsi e sgattaiolare fuori dalla casa per andare a cena in uno dei posti più esclusivi di Austin, uscendo fuori dalla loro casa molto di fretta. 
Abby si chiuse la porta alle spalle solamente quando vide la loro auto allontanarsi dal vialetto e si tolse velocemente la sua giacca di pelle, abbandonandola sulla ringhiera della scala e ridendo di gusto quando vide Dean avvicinarsi nella sua direzione brandendo un sonaglio per bambini con delle colorazioni sgargianti e con cinque piccoli campanellini alle estremità, mentre la guardava con aria confusa. "Fai la guardiana delle case mentre i ricconi se la spassano? Sei sparita per questo?". 
La ragazza sospirò e gli tolse il giocattolo dalle mani, posandolo sul piccolo tavolino dell'ingresso e gli fece segno di salire insieme a lei al piano di sopra: se fino a quel momento Dean aveva pensato che quella fosse una casa davvero bella, adesso iniziò a pensare che quella fosse la casa dei suoi sogni. Sbirciò in ogni stanza rimanendo di stucco per la quantità di roba raffinata che la coppia avesse in casa, rimanendo molto colpito dalla grossa vasca idromassaggio del bagno padronale che avrebbe amato usare insieme ad Abby, e la guardò sollevando un sopracciglio con aria molto eloquente, sfiorandole un fianco e puntando al suo viso con le labbra. 
Ma Abby soffocò una risata e si scrollò la sua presa di dosso, scuotendo la testa ma apparendo subito più rigida nei confronti del ragazzo, che parve capire e diventare appena più serio; Abby avrebbe tanto voluto scappare via piuttosto che aprire la porta dell'unica stanza in cui Dean non fosse ancora entrato, ma si fece coraggio e prese un respiro profondo, avvicinandosi alla stanza a fianco a quella padronale e lo guardò negli occhi. 
"Hai creduto che nascondessi qualcosa ed avevi ragione: il mio segreto sta proprio oltre questa porta, ma morirà con me, Anael e adesso anche con te".
Dean la guardò più serio ed annuí lentamente promettendole con lo sguardo che avrebbe mantenuto il silenzio, e la vide appoggiare le dita attorno alla maniglia, su cui esitò per poi tornare a guardarlo con occhi lucidi ed espressione afflitta. "Ti ho mentito ieri al bar dell'hotel a Peoria perché so perfettamente come reagirai e come ti sentirai: sarai distrutto e addolorato, e vorrai fare di tutto per cambiare le cose, ma ormai è troppo tardi. Ed ecco perché sono sempre arrabbiata e scontrosa, perché anche io avrei voluto trovare una soluzione diversa, ma purtroppo non c'era".
"Apri questa porta, Abby". 
La ragazza sentí la sua voce spazientita e già quasi alterata, e sospirò rumorosamente per l'ennesima volta prima di decidersi ad abbassare la maniglia con un sospiro e ad aprire lentamente la porta, entrando dentro la stanza seguita dal cacciatore; Dean si guardò intorno e fu quasi abbagliato da tutti quei colori pastello delle pareti su cui vi fossero disegnati personaggi dei cartoni di cui non conoscesse neanche il nome nonostante la luce tenue emanata da una grande lampada laterale che illuminasse comunque la stanza. 
Vi erano giocattoli e peluche di ogni dimensione, oltre che una grande culla posta al centro della camera con appesi dei personaggi in miniatura che si muovessero in un circolo rotatorio, mentre dei vagiti giunsero alle sue orecchie facendogli venire la pelle d'oca e facendolo bloccare sulla soglia. 
Subito il suo sguardo andò in cerca di quello di Abby guardandola con aria accusatoria, che però abbassò il suo sulla piccola dentro la culla che la vide ed iniziò ad emettere dei gemiti ed a muoversi in maniera agitata, esprimendo la sua voglia di voler essere presa in braccio. 
Abby sorrise amorevolmente e si sporse verso la culla sollevando la piccola facendo attenzione alla testa e mettendosela fra le braccia; osservò i suoi occhioni azzurri e le sue piccolissime labbra piegarsi in un sorriso, muovendo le braccia e le gambe come se avesse già voglia di camminare. "Ciao, piccola mia. Mi sei mancata tanto". 
La bambina rispose con un altro vagito, sorridendole ancora mentre Abby le carezzava il pancino attraverso la tutina rosa in pile che indossasse, e chiuse la sua piccola manina attorno al suo dito, stringedola forte. 
La donna sollevò lo sguardo verso Dean che la guardava con occhi lucidi e confusi e mascella serrata tenendosi in disparte, probabilmente paralizzato dalla paura mentre il cuore gli pulsava forte nel petto, e lentamente Abby si avvicinò fino a lui con un grande sorriso felice, permettendogli di vedere la bimba che stringesse fra le braccia. 
"Dean, questa è Mary: è nata il 14 giugno, tra poco compierà 6 mesi".
Il ragazzo continuò a tenere gli occhi fissi su quelli di Abby, guardandola con aria incerta sentendo la paura prendere a galoppare nel suo petto, e solo quando la ragazza annuì e gli indicò la piccola con lo sguardo, Dean trovò il coraggio di abbassare gli occhi sulla bambina ancora fra le sue braccia che non staccasse gli occhi di dosso ad Abby neanche per un attimo: osservò il suo piccolo viso paffutello con dei grossi occhi azzurri attenti e che studiassero tutto mentre la testolina soffice era ricoperta da una fitta peluria biondo cenere; osservò le sue manine ormai poco raggrinzite mentre si muoveva in maniera molto energica tra le braccia di Abby, ridacchiando ogni tanto e tirandole delle ciocche di capelli, avvolgendole fra le dita. "Che significa? Devi essere più chiara perché io così non capisco".
Abby gli sorrise ed annuí, stringendo più forte la bambina e sospirando lentamente, sentendo l'emozione ed il dolore nella sua voce; adesso che stringeva la sua, la loro, bambina fra le braccia non aveva più alcuna paura di dirgli la verità a voce alta. "Ricordi quando Dick mi ha rapita e mi ha sparato ad una spalla, e tu mi hai portata di corsa in ospedale? Beh, quel giorno ho scoperto di essere incinta. Non ho avuto la più pallida idea di cosa fare fino alla sera prima che attaccassimo la SucroCrop, quando ti ho detto che ne saremmo usciti insieme, ma invece sono uscita da sola da quel laboratorio e io non sapevo più che fare. Avevo deciso di tenerla, ma tu non c'eri più e avevo un'altra decisione da prendere: lei o me. Ho scelto lei". 
Abby abbassò lo sguardo lacrimoso sulla bambina, tirandola appena più su con le braccia e facendo molta attenzione alla testolina, sorridendo mentre sentiva la piccola Mary toccarle il viso e afferrare con forza il mento. 
Tornò a guardare Dean che aveva tutta l'aria di chi si sentisse frastornato e confuso da tutte quelle informazioni ricevute insieme e sgranò gli occhi guardandola. "Anael mi ha nascosta in una baida ad Oroville, Okanogan, e si è presa cura di me per tutta la gravidanza, ma io sono dovuta sparire e non avere contatti con nessuno per evitare che angeli o demoni potessero trovarmi. Anael mi ha protetta e quando una notte mi si sono rotte le acque io ho creduto di non farcela, all'improvviso volevo vivere per sempre in quella baida dispersa fra le montagne. Solamente io e Mary. Quella notte ho avuto così paura e ho pensato di non farcela: ma poi ho sentito un pianto forte e ho visto questa piccola muoversi fra le braccia di Anael, e piangeva così tanto con lei, ma quando l'ha data a me Mary si è tranquillizzata e ha smesso subito. Mi ha stretto il dito forte come sta facendo adesso, proprio così". 
Abby sentí le lacrime scivolare lungo il suo viso sentendo quel grande dolore dentro di sé bruciarle nel petto e guardò il viso del ragazzo che improvvisamente le sembrò uno specchio del suo: gli occhi verdi erano diventati così arrossati, mentre anche le sue guance vennero bagnate dalle calde lacrime, ed il suo sguardo era fisso sulla bambina che non aveva ancora smesso di muoversi. 
Sapeva come si stesse sentendo Dean in quel momento, esattamente come si fosse sentita Abby all'inizio e alla fine della sua gravidanza. 
E faceva così male che era impossibile tradurre a parole l'intensa emozione che stessero provando in quel momento. 
Deglutí a fatica e sentí la bambina toccarle il viso bagnandosi le piccole manine con le sue lacrime ed Abby rise appena, baciandole con dolcezza la fronte. 
Si avvicinò verso Dean che rimase sempre immobile e inerme continuando a fissare la piccola, fino a quando si mosse fra le braccia di Abby e voltò il viso incorniciato dai capelli biondi ed intercettò lo sguardo di Dean: in quell'istante Dean sentí tutte le emozioni far battere il suo cuore più velocemente, mentre lo stomaco gli si chiudeva. 
Quando la bambina sorrise verso di lui, Dean sentí le ginocchia tremare davanti a quella dolcezza.
Nonostante fosse un uomo grande e grosso con un'esperienza che avrebbe fatto impallidire anche i più vecchi cacciatori, Dean provò la paura più grande della sua intera esistenza. 
Abby sorrise teneramente e adagiò con delicatezza Mary fra le braccia, e Dean la lasciò fare mentre avvolgeva la piccola in una presa calda e leggera; Mary lo guardò con sguardo timido ed iniziò a prendere confidenza con il suo corpo, sfiorandogli il viso, il colletto della giacca, le dita, il naso, muovendosi come un terremoto su di lui. 
Dean non riuscì a credere di star davvero vivendo un momento del genere, proprio lui che nella sua vita aveva sempre pensato che non avrebbe mai avuto bisogno di trovate la persona giusta per lui, di non volere figli per non infettarli con il suo sangue da cacciatore. 
Osservò i suoi grandi azzurri studiarlo, studiarne il volto per conoscerlo e la vide fare un grosso sorriso anche nella sua direzione, portandosi alla bocca una delle sue dita per masticarne la punta, con tutto l'intento di alleviare il tremendo fastidio che avesse iniziato ad avere alle gengive da quando qualche piccolo dentino stesse spuntando nella sua piccola boccuccia. 
Ed improvvisamente Dean guardando negli occhi di Mary ed osservando la sua espressione così serena e tranquilla, la sentí sua, sentí che lei gli appartenesse e che fosse sua. Sua figlia. La sua bambina. 
"Mary..".
Il suono uscì dalle sue labbra come un lamento, perché solamente adesso capiva quanto Abby avesse dovuto soffrire a portare quel peso tutta sola per così tanto tempo. 
Dean non riuscì a distogliere lo sguardo dalla piccola fra le sue braccia, che fece leva su di lui per puntare i piedi e tirarsi su a fatica, muovendosi sul suo corpo fino a mettersi faccia a faccia con lui, sorridendo nella sua direzione mentre Dean le teneva la testolina con una mano per proteggerla. 
"L'ho chiamata così perché sapeva quanto tu fossi legato a tua madre. Ho insistito che si chiamasse così prima che Anael si occupasse dell'adozione: Mary, Athanasia" sussurrò Abby avvicinandosi di più e sfiorandogli lo stesso braccio con cui stesse tenendo la piccola, sorridendo felice e completa per la prima volta dopo tanto tempo. 
Dean faticò a distogliere lo sguardo ancora incredulo dalla piccola bambina che tenesse stretta al suo petto, e guardò gli occhi di Abby accennando un sorriso nervoso. "Athanasia come il mito greco? La personificazione dell'immortalità?".
La ragazza fece spallucce e sorrise, per poi sfiorare delicatamente la schiena della piccola Mary ed appoggiando la testa sulla spalla libera di Dean, che non esitò a stringerla forte a sé, sentendole entrambe sue.
Appoggiò il mento sulla testa di Abby e strinse forte Mary, che tornò a torturare i capelli della donna per attirare la sua attenzione con un risolino divertito. "Ester e Jerry non sanno che io sono sua madre, pensano che sia solamente una babysitter che quando chiamano corre subito da loro".
Abby sentí delle calde lacrime scivolarle nuovamente lungo il viso, specialmente quando vide Mary afferrare il viso di Dean con entrambe le manine e tirargli la pelle del collo o attaccarsi al suo naso, ridendo ancora e contagiando entrambi i ragazzi. "Mary fa sempre così. È allegra, solare, studia sempre tutto e tutti, e ama da morire il contatto fisico". 
Dean la guardò per un momento, inclinando il viso verso Abby e facendole sollevare il suo per avere più spazio, e non ci pensò su più di tanto: annullò la distanza fra i loro volti con un casto bacio, facendo poi scontraredl dolcemente le loro fronti mentre tenevano gli occhi chiusi ed i vagiti di Mary arrivarono dritti alle loro orecchie, facendoli sorridere. 
"Mary deve mangiare. Che ne dici se scendiamo giù e ti siedi un po sul divano insieme a lei? Devi ancora metabolizzare e..". 
"Sarebbe fantastico.." sussurrò Dean sorridendo, stringendola più forte a sé per baciarle la fronte, poi la lasciò andare e vide Abby avvicinarsi con un sorriso alla piccola per sfiorarle la guancia, e si ritrovò a desiderare che quel momento potesse non finire mai perché era il più bello da.. da sempre. 
 
 
 
"È il momento". 
Dean non avrebbe mai creduto che lasciare quella piccola bambina di cui non conosceva l'esistenza fino a quattro ore prima, sarebbe stato così difficile. 
Non aveva detto una parola quando Ester e Jerry rincasarono e per prima cosa gli strapparono dalle braccia Mary, iniziando a baciarla e coccolarla perché gli fosse mancata da morire. 
Era rimasto in silenzio, sforzandosi di sorridere e di annuire alle loro domande, osservando con un forte nodo in gola come Ester fosse corsa di sopra con la bambina fra le braccia per metterla a letto. 
Le voci di Abby e Jerry arrivarono alle sue orecchie in maniera ovattata, estraniandosi completamente dalla conversazione mentre guardava ancora il punto in cima alle scale dove la sua Mary fosse scomparsa in braccio alla donna che non era sua madre. 
Dopo poco Abby gli strinse delicatamente il braccio sinistro, salutando cordialmente l'uomo davanti a sé e tirando Dean fino alla soglia della porta, trascinandolo in auto come un automa. 
Salirono sulla sua Hyundai e i due ragazzi rimasero in silenzio per un lungo istante condividendo lo stesso dolore, perché nonostante per Abby non fosse una novità esser costretta a lasciare Mary faceva male tutte le volte. E Anael aveva ragione: fare la baby sitter di sua figlia affidata a dei genitori adottivi, era davvero un'arma a doppio taglio. 
Sospirò e tirò su col naso, osservando Dean seduto al suo fianco mentre fissava un punto davanti a sé oltre la macchina con occhi sgranati e sguardo vitreo, e sorrise amaramente pensando che quella fosse stata la cosa più difficile che avesse dovuto fare in tutta la sua vita. 
Abby cercò la sua mano e la strinse forte, portandosela sulla sua coscia e carezzandola con entrambe le mani, osservando il ragazzo risvegliarsi dai suoi pensieri e voltarsi verso di lei con aria stordita. 
"Ricordi quello che ci ha detto quel Cupido, quando Carestia è tornato sulla terra?" chiese Abby sospirando pesantemente e guardando i suoi occhi verdi nonostante il buio della notte che avvolgesse l'abitacolo. 
Dean aggrottò appena le sopracciglia ed annuí, sentendo il cuore battere più forte mentre la guardava ed iniziando a capire la sofferenza e la rabbia che la ragazza si fosse portata dentro durante quei mesi. "Ha detto che la nostra linea di sangue era stata fatta incrociare per un motivo". 
Abby annuí e sospirò abbassando lo sguardo lacrimoso sulle loro mani e cercò di trattenere il dolore, ma la sua voce la tradì e fece spallucce. "Esatto. Ma non ha voluto specificare quale fosse il motivo, ha solo detto che da noi sarebbero nati dei guerrieri, giusto? E io non volevo che Mary vivesse quello che abbiamo passato noi: così l'ho protetta con una quantità enorme di incantesimi, ho riempito la sua casa e la sua stanza di sigilli contro angeli e demoni, mostri di ogni tipo. Qui è al sicuro. Ma se si dovesse spargere la voce della sua esistenza, potrebbero venire a cercarla per arrivare a noi. Quindi è importante che nessuno sappia di lei, Dean. Dico sul serio: neanche Sam deve saperlo". 
Il ragazzo aprì la bocca per rispondere ma non riuscì a dire neanche una parola, perché il suo cuore stava esplodendo nel petto ed i suoi occhi arrossati vennero ricoperti da un sottile strato lucido; quando Abby lo guardò lo vide completamente sconvolto e devastato, lasciando emergere il dolore che avesse provato nell'esser stato costretto a lasciare la sua Mary solamente poche ore dopo averla conosciuta.
La ragazza non disse nulla ed annuí, sfiorandogli la guancia con un sorriso amaro, perché era l'unico che potesse davvero capire come si sentisse e cosa provasse. "Lo so come ti senti Dean, lo provo tutti i giorni da quando l'ho lasciata andare. Ma non c'è una via diversa da percorrere, dobbiamo lasciarla qui con i Thompson: è al sicuro e avrà una vita normale, lontano da noi".
L'uomo scosse la testa con gli occhi pieni di lacrime e si voltò a guardare un'ultima volta la casa dove vivesse sua figlia, mentre mille pensieri diversi iniziarono a ronzare per la sua mente, e Dean scorse dalla finestra di Mary al piano di sopra il modo in cui Ester stesse stringendo la piccola e come Jerry stesse abbracciando entrambe con un sorriso sul viso, baciando la tempia di sua figlia. 
L'unico pensiero che sovrastò il caos che si fosse formato nella sua mente era che avrebbe dovuto essere lui a stringere a sé Abby, mentre lei teneva in braccio la loro figlia cullandola per farla addormentare. 
Si spazzò via le lacrime e scosse la testa, scansandosi dalle mani di Abby per poi voltarsi a guardarla con aria seria. "Ho visto un bar mentre venivamo qui oggi, accanto c'è un motel: ho bisogno di bere e poi di dormire fino a domani sera". 
La ragazza sospirò ed annuí, accendendo la macchina e voltandosi verso la strada, pensando che anche lei avesse bisogno di bere per sopportare tutto quel dolore e sentire meno tutto ciò che la circondasse, compreso il dolore e la perdita della loro bambina. 
Guardò la sua mascella così contattata ed il modo in cui i suoi occhi fossero gonfi, non riuscendo a far altro che condividere il suo dolore. "Mi dispiace di non avertelo detto prima, Dean: quando ero incinta avevo paura di come avresti reagito perché non stavamo più insieme e adesso..". 
"Portami al bar e basta, Abby. Ho davvero bisgno di schiarirmi le idee". 
Dean si voltò di scatto e la guardò con aria perentoria, ed Abby iniziò a pensare che se non avesse acceso l'auto, Dean sarebbe sceso e avrebbe continuato a piedi.
La ragazza annuì con il cuore in gola, dando gas alla macchina e sperando che alla luce delle novità il loro futuro insieme non si fosse irrimediabilmente frantumato. 
 
 
  
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