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Autore: Stillathogwarts    19/01/2023    2 recensioni
Cinque anni dopo la fine della guerra, il Wizengamot scavalca il Ministro Shacklebolt e fa approvare una Legge sui Matrimoni, nonostante lo scontento generale.
Hermione si ritrova così a dover sposare un Draco Malfoy che mostra fin da subito uno strano e incomprensibile comportamento, mentre una serie di segreti e omissioni iniziano pian piano a venire a galla.
• Marriage Law trope, ma a modo mio (per favore, leggete il primo n.d.a.).
• DRAMIONE
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The Weight of Us



CAPITOLO 14
New Measures


 






POV HERMIONE


Erano le quattro di notte quando Harry e Ariadne lasciarono Dragonshore, diretti a un rifugio sicuro, e Hermione risalì le scale che portavano alla zona notte della villa, sentendosi esausta, sconvolta e profondamente disgustata da quanto aveva appena appreso.
Si affacciò nella stanza di Sirius e vide che il bambino sonnecchiava tranquillamente nel suo letto. Draco, però, sedeva sul davanzale della finestra, sveglio, con lo sguardo perso all’esterno e una gamba penzoloni; non sembrava averla sentita. Gli si avvicinò silenziosamente, posò una mano sulla sua spalla e lui sussultò leggermente.
«Andiamo a dormire», mormorò Hermione, con un filo di voce quasi supplicante e lui sospirò a fondo, ma si rimise in piedi e la seguì nella loro stanza.
«Non dovevi difendermi», le disse stancamente, iniziando a sbottonare la sua camicia.
Lei si accigliò. «Sei mio marito e ti stava accusando ingiustamente, in casa nostra per giunta…»
«Anche se, devo essere sincero, è bello che qualcuno prenda le mie parti, per una volta… aspetta», la fissò con sguardo meravigliato. «Hai detto casa nostra
Hermione arrossì. «Io, cioè, non volevo… scusa…»
«Scusa?»
Draco rise e scosse la testa con veemenza; la afferrò per i polsi e la abbracciò, circondandola interamente con le sue braccia; il viso di Hermione aderì alla pelle nuda del suo petto e inspirò il suo profumo travolgente. «Dopo il diario e i ricordi, davvero non lo hai ancora capito? Questa casa è sempre stata per noi. Per te
Hermione sorrise e si alzò sulle punte per baciarlo, poi lo trascinò a letto, dove si distesero.
«Odio che la gente si rifiuti di vederti» mormorò triste lei, rannicchiandosi contro di lui. «Odio il modo in cui ti trattano, il fatto che ti parlino così…»
«Ci sono abituato» sospirò il biondino, la rassegnazione che traspariva con chiarezza dal tono della sua voce. «Non mi importa, non davvero. A me basta che tu mi veda per quello che sono veramente.»
La giovane lo strinse con più decisione. La mano di Draco scivolò sul suo ventre ad accarezzarlo con dolcezza e fare protettivo allo stesso tempo.
«Possono dire quello che vogliono sul mio conto, posso sopportarlo…» ammise debolmente, «ma non che lo facciano davanti a mio figlio. Sirius poteva sentire.»
Hermione alzò il viso per guardarlo in faccia. «Appena risolveremo la faccenda della Marriage Law, diremo al mondo la verità sul tuo ruolo nella guerra.»
Lui scosse debolmente il capo. «Non posso chiederti di rivivere tutto, My», sussurrò con voce spezzata. «Di ricominciare tutto daccapo. Non so se posso farlo neanche io stesso.»
«Non è giusto», insisté lei. «Hai rischiato la tua vita restando tra le file dei Mangiamorte come infiltrato, il mondo deve saperlo! E ti deve anche delle scuse!»
«Hermione, voglio che una cosa sia chiara», disse lui. «All’inizio, io quel Marchio maledetto lo volevo, va bene? Non riesco neanche a capire come abbia fatto a conquistarti, né la prima, né la seconda volta. Io… Non sono una brava persona, non sono un eroe.»
«Ma non sei neanche una cattiva persona» obiettò Hermione. «Hai cambiato idea, dopo. Hai fatto qualcosa per rimediare ai tuoi sbagli. Persino Silente quando aveva diciassette anni ha fatto delle scelte discutibili…»
«Tutto quello che ho fatto dopo aver cambiato idea, l’ho fatto per te, My» chiarì Draco. «Non l’ho fatto per salvare il mondo magico. L’ho fatto perché volevo che tu fossi al sicuro. Nessuno mi deve delle scuse, forse solo Piton per non aver detto nulla a Potter su di me, ma ormai è andata. Diremo le cose come stanno ai nostri figli e fine del discorso.»
Lei gli accarezzò dolcemente una guancia.
Il biondino chiuse gli occhi e soffocò un singhiozzo. «Vorrei solo che la smettessero di accusarmi di essere capace di farti del male…»
«Draco, Ariadne ha sbagliato, ma…» rabbrividì, gli occhi le si colmarono di lacrime. «Non prenderla troppo sul personale.»
Draco sollevò un sopracciglio e lei sospirò pesantemente. «Non hai idea di quello che mi ha detto, quello che ha passato da quando è stata costretta a sposare Nott. Era sconvolta e spaventata…»
«…E io ero pur sempre un Mangiamorte?»
Hermione si irrigidì. «Non ho detto questo! Solo che è comprensibile che fosse titubante sul fidarsi di un Purosangue di una famiglia che fa parte delle Sacre Ventotto!»
«Sei tu la mia famiglia!» sbottò lui. «Tu, Sirius… Ho depennato il nome dei Malfoy da quella lista nell’esatto momento in cui ho messo gli occhi su di te!»
«Non ti sto accusando, smettila di usare quel tono!» esclamò lei, irritata. «Ariadne non ti conosce! Ed era terrorizzata! Ha perfino rifiutato di andare alla Tana, nonostante nessuno dei Weasley abbia mai sostenuto l’ideologia purosanguista!» lo informò. «Draco, Nott ha abusato di lei per tutti questi mesi, l’ha trattata come un fottuto oggetto, le ha fatto del male, mentre non mancava di ripeterle che il motivo di ciò erano le sue origini!»
Hermione scoppiò a piangere. «Tu… tu non hai idea di cosa significhi subire violenza e sentirti dire che il motivo è perché non vieni considerata una persona, ma spazzatura.»
Draco deglutì e il suo senso di colpa lampeggiò visibilmente nei suoi occhi. «Mi dispiace…»
Lei scosse il capo per ritornare in sé, poi si asciugò le guance con i palmi della mano. «Dobbiamo fare qualcosa» gli disse, troncando quel discorso doloroso. «Dobbiamo sbrigarci, potrebbero esserci altre persone nella stessa situazione.»
Lui annuì e la strinse a sé.
«Se penso che…» la voce le morì in gola mentre stava per esprimere quel pensiero agghiacciante e la presa di Draco sul suo corpo si intensificò.
«Hermione, non ho mai avuto intenzione di acconsentire a un re-match», le disse. «E non avrei mai permesso che tu finissi con qualcuno di pericoloso in ogni caso.»
Lei tirò su col naso. «Come se fosse in tuo potere…»
«Forse non sono stato chiaro», asserì lui, prendendole il volto tra le mani e guardandola negli occhi. «Raderei l’intero mondo al suolo pur di proteggerti.»
*
Dal momento che non erano stati fortunati con il riesame dei libri a loro disposizione, Draco aveva fatto un salto al Manor per cercare qualcosa di utile nella biblioteca dei Malfoy, visto che si era portato a Dragonshore solo i testi che lo interessavano e quelli che analizzavano nello specifico le leggi matrimoniali del mondo magico non erano tra questi.
Era ritornato poco dopo, con una Narcissa speranzosa di poter conoscere Sirius al seguito.
Ne avevano discusso in precedenza e Hermione, sebbene fosse reticente ad acconsentire, aveva lasciato nelle mani del biondino la decisione in merito; le aveva portato i libri in biblioteca, così da poter iniziare a leggere, mentre lui supervisionava l’incontro nel salotto.
Gli era grata per non averle chiesto di presenziare a sua volta, non sapeva ancora come gestire Narcissa Malfoy, né tanto meno se era pronta a farlo.
Quella sera, dopo che la madre era andata via, Draco aveva dato a Sirius il suo anello personale. Non era uguale a quello che portava lui, però, perché il biondino ne aveva cambiato il design; era più semplice, non vi era alcuna traccia di serpenti, al cui posto era stata incastonata una “M” blasonata, circondata da un drago stilizzato, la cui coda si intrecciava sinuosamente tra le linee della lettera e il cui occhio era messo in risalto da un diamantino nero. Aveva inoltre precisato che era suo desiderio che gli anelli di famiglia venissero realizzati in quel modo da quel momento in poi, perché aveva deciso quando aveva fatto costruire Dragonshore di cambiare l’emblema dei Malfoy e aveva detto a Hermione che intendeva far sostituire anche la riproduzione sul cancello con quella nuova versione; infine, le aveva chiesto se avesse voglia di pensare a un nuovo motto di famiglia che andasse a marcare definitivamente un nuovo inizio per il Casato dei Malfoy.
«Tuo padre non ne sarà felice», gli aveva fatto notare lei dopo aver sentito delle sue risoluzioni rivoluzionarie in merito al casato dei Malfoy, ma lui aveva risposto con una noncurante scrollata di spalle.
«Io non ero felice del buon novanta per cento delle sue decisioni», aveva ribattuto con indifferenza. «E non se n’è mai curato. Non vedo perché dovrei preoccuparmi della sua opinione in merito. È nelle mie mani il futuro dei Malfoy, quindi la decisione spetta a me.»
Sirius li aveva poi interrotti per chiedere perché nel portagioielli ci fosse anche un altro anello, più piccolo e delicato del suo.
«Si adatterà automaticamente al dito della persona che deciderai di sposare un giorno», gli aveva spiegato Draco. «Quello è per lei.»
Hermione dischiuse le labbra, rendendosi conto che si era sempre dimenticata di domandargli come funzionasse l’anello per quanto riguardava la taglia e ottenendo finalmente la risposta a quella domanda sfuggente; inoltre, non aveva potuto fare a meno di notare la neutralità dietro quella frase, provando una punta di orgoglio nel constatare che il biondino non stesse dando per scontato che “la persona che Sirius avrebbe sposato un giorno” sarebbe stata una donna.
«Quindi, quello della mamma era il gemello del tuo?» aveva indagato ancora il bambino, con gli occhi luminosi.
Draco gli aveva sorriso. «Esatto, ometto.»
Aveva poi intrecciato la mano a quella di lei e, guardandola, aveva aggiunto: «Ho aspettato a lungo di poterglielo dare, sai?»
Gli aveva poi parlato della magia intrinseca agli anelli, di come i due si sarebbero connessi al momento del matrimonio e di come permettessero di percepirsi l’un l’altro, di trovarsi, in un certo senso di farli restare insieme anche quando, di fatti, non lo erano.
«Verrà custodito nel caveau di famiglia alla Gringott fino ai tuoi diciassette anni.»
Draco aveva inoltre ribadito che se Hermione avesse voluto prelevare qualcosa dal suo caveau avrebbe potuto farlo, perché aveva esteso l’accesso a lei, premurandosi di specificare che era “il caveau Black-Malfoy” e non quello dei Malfoy, che apparteneva ancora a Lucius. Lei gli aveva ripetuto che non aveva alcuna intenzione di toccare un centesimo di quei soldi e che aveva i suoi risparmi da parte a cui attingere in caso di necessità. Il biondino continuava a vedere la cosa come una parte di lei che rifiutava ancora di far parte della sua famiglia, ma per Hermione era in realtà solo un’affermazione di indipendenza. Un giorno, Draco ne avrebbe capito la differenza, ne era sicura.
«Papà mi sta insegnando a suonare il piano», l’aveva informata ancora Sirius, «facciamo due ore di volo e due di piano. E nel pomeriggio sto studiando matematica e letteratura. Mi ha persino convinto a dare una possibilità al francese.»
Hermione gli aveva spettinato i capelli, che ora portava rigorosamente del suo colore naturale, quel biondo quasi bianco che aveva ereditato da Draco, mentre gli diceva che era fiera di lui, di entrambi. Le venne quasi da ridere nel realizzare che l’entusiasmo del piccolo alla possibilità di trascorrere del tempo con suo padre lo aveva portato persino ad impegnarsi nell’apprendimento del francese, cosa che lei e Andromeda avevano per anni cercato invano di spingerlo a fare.
«Uhm, quindi è questo che fanno gli spocchiosi bambini Purosangue prima di Hogwarts» aveva commentato una volta rimasta sola con Draco. «Studi ordinari di materie utili. Più il volo, che secondo me sarebbe il caso di apprendere direttamente a scuola.»
Lui aveva fatto ruotare gli occhi. «Sono perfettamente in grado di insegnare a mio figlio a volare in tutta sicurezza», aveva ribadito. «E comunque, preferirei che Sirius non rischiasse di schiantarsi contro il Platano Picchiatore per sbaglio.»
Hermione si era zittita, perché ricordava perfettamente del ragazzino che, l’anno dopo il loro, aveva vissuto quella brutta esperienza, e aveva dovuto convenire che forse non fosse un male che Draco insegnasse a loro figlio come volare, in anticipo.
«Credi che ci sia qualcos’altro di importante da fargli studiare?» le aveva domandato poi, entrando a sua volta nell’enorme vasca idromassaggio del bagno privato nella loro stanza.
Era una loro abitudine, quella di fare il bagno insieme prima di andare a dormire, spesso con della musica rilassante in sottofondo. Hermione adorava come i loro profumi si fondevano nell’aria, amalgamandosi alla perfezione e dando vita a una fragranza inebriante.
«Credevo che stessi seguendo qualche programma standard o qualcosa del genere.»
Draco aveva riso. «No, non esiste. Ogni genitore insegna quello che reputa più importante che il figlio apprenda prima di dedicarsi alle arti magiche a tempo pieno» le aveva spiegato. «Inutile dire che quello che veniva insegnato a me da mio padre non è appropriato, quindi non ho niente di preciso su cui basarmi.»
Hermione gli aveva stretto una mano nella sua e aveva voltato leggermente il viso per guardarlo negli occhi.
«Cosa… cosa ti insegnava?»
Lui aveva chiuso le palpebre e scosso il capo, come ogni volta in cui gli aveva posto domande un po’ troppo specifiche e delicate sulla sua infanzia; non gli piaceva parlarne e lei rispettava il suo volere, attendendo che fosse pronto lui ad aprirsi sulla questione. In tal caso, però, la risposta era abbastanza scontata: Arti Oscure. Hermione ricordava benissimo l’incanto che aveva utilizzato per evocare un serpente quando erano solo al secondo anno, magia troppo avanzata per un bambino di dodici anni e sicuramente estranea al programma di insegnamento di Hogwarts per le sue caratteristiche oscure.
«Mi piacerebbe che sapesse qualcosa di Storia della Magia», aveva sospirato Hermione. «Se Binns sarà ancora lì quando andrà a Hogwarts, temo che non apprenderà nulla.»
Draco aveva riso al ricordo del professore fantasma.
«E vorrei insegnargli qualcosa sulla Storia Babbana. Anche Scienze, magari… ma a quello ci penserò io.»
«Scienze?» aveva ripetuto lui, perplesso.
Hermione aveva sorriso. «Domenica vi farò vedere una cosa.»
*
Il giorno dopo, Draco e Hermione erano già totalmente immersi nelle nuove ricerche.
«Credevo che il Cuore dovesse individuare le anime gemelle o quantomeno compatibili», mormorò con voce assente Hermione.
Sentì Draco sospirare dietro di lei, il suo petto alzarsi e abbassarsi contro la sua schiena; la sua mano tremò leggermente sul suo ventre.
«Il Cuore, come avrai capito, non riconosce pregiudizio e divergenze, né considera le esperienze personali passate, Hermione. Non saremmo stati abbinati neanche noi due, altrimenti.»
«Quindi mi stai dicendo che se tu non avessi cambiato posizione, saremmo comunque finiti insieme?»
Il biondino si irrigidì all’idea di quella prospettiva, ma annuì brevemente. Hermione non poté fare a meno di domandarsi come si sarebbe comportato Draco in quel caso; sarebbe riuscito a ottenere un cambio di match? Oppure avrebbe semplicemente accettato la proposta della Parkinson? Si chiese anche chi dei due avrebbe cercato di uccidere l’altro per primo.
«Abbiamo un modo di ragionare simile, ci capiamo, abbiamo una nostra complicità. E in ciò in cui siamo diversi, siamo complementari. Abbiamo molti interessi in comune, persino in ambito sessuale siamo perfettamente compatibili» osservò Draco. «Quindi sì, Hermione. Saremmo ugualmente finiti insieme.»
«Quindi, se lei non fosse stata una Nata Babbana o Nott un purosanguista invasato, loro sarebbero stati… semplicemente fatti l’uno per l’altra
Il biondino annuì di nuovo.
La giovane sospirò. «Perché è così determinante?» pose quella domanda più a sé stessa che a lui, in maniera retorica, ma Draco le rispose ugualmente.
«Non lo so, non l’ho mai capito veramente», ammise. «E non mi sono mai fermato a chiedermelo finché non ci siamo avvicinati, ma questo già lo sai.»
Frasi che aveva letto sul suo diario del sesto anno, disperse tra i suoi pensieri più confusi, riemersero nella sua memoria; Draco aveva provato a reprimere ciò che provava, aveva combattuto la guerra tra cuore e cervello, ragione e sentimento… Era iniziato tutto con lui che si sentiva in colpa per come l’aveva trattata, visto che lei gli stava mostrando una immeritata gentilezza in quel presente, poi aveva iniziato a riflettere su cosa significasse davvero per lui il concetto di status di sangue, finché non era arrivato alla conclusione che non gli interessava affatto, che quello che provava per lei era più importante, che era tutto ciò che contava per lui e gli aveva dato un nome, finché non aveva realizzato che era disposto a sacrificare tutto, in favore del loro amore, perché era tutto ciò che voleva veramente dalla vita.
«Sai, non ho mai pensato che ce l’avrei fatta davvero» le rivelò sospirando. «Né la prima, né la seconda volta. Aiutarmi era un conto, forse persino concedermi una sorta di amicizia, ma non credevo che avresti mai potuto provare qualcosa per me.»
«Non lo credevo neanche io, all’inizio» confessò lei con rammarico. «Solo che… tu hai questo modo di intrigare la gente che rende impossibile opporre resistenza. Ho dovuto conoscerti e una volta che lasci vedere chi sei veramente, tu…»
Il biondino scosse il capo. «Mi importa solo che mi veda tu, te l’ho già detto», le rammentò prima che aggiungesse qualsiasi cosa sull’eventualità di uscire allo scoperto, rivelando al mondo la verità sul suo ruolo nella guerra; non si era ancora arresa, anche se lui negava sempre. «Non mi fido degli altri, potrebbero usare tutto contro di me e io devo proteggerci, Hermione. Non voglio che mi conoscano come mi conosci tu. Uno di noi due deve poter fare lo stronzo, quando serve.»
Hermione sospirò. Era un peccato, secondo lei, che nascondesse con tanta ostinazione la parte migliore di sé al resto del mondo.
Restarono in silenzio per un po’, continuando a studiare i loro libri, poi Draco parlò di nuovo, forse ispirato da un passo che stava leggendo in quel momento.
«Una delle mie paure su tutta questa storia era che se non avessimo avuto successo con la pozione UnObliviate, saremmo finiti come i miei genitori.»
«Credevo che loro si amassero» replicò la giovane, confusa.
«In un certo senso», disse lui. «Ma non totalmente, capisci? Non mi è mai stata bene, l’idea che quello fosse il massimo a cui poter aspirare. Io volevo quello che abbiamo noi.»
Hermione si voltò per sorridergli e dargli un bacio, poi si riposizionò per tornare a leggere. Erano entrambi ingarbugliati sul divano più grande della biblioteca, stretti l’uno all’altra, quando Draco la spostò con delicatezza e si mise a sedere.
«Credo di aver trovato qualcosa, guarda», le disse, ma Hermione non fece in tempo a leggere a sua volta perché Tippy fece il suo ingresso nella stanza, tutto tremante.
«Padr-S-Signori. C-ci sono p-persone dal M-Ministero.»
Hermione corrugò la fronte.
«Non ne so niente», mormorò spiazzata, ma si alzò immediatamente.
«Vado io», le disse Draco, «nascondi i libri.»
La giovane si affrettò a mettere via i volumi, poi si diresse verso l’ingresso, dal quale proveniva l’eco di una conversazione molto accesa tra due voci estremamente familiari: quella di Draco e quella di Cormac McLaggen.
«Cosa stai insinuando, McLaggen?» stava ringhiando il biondino, mentre l’altro gli scoccava un’occhiata di superiorità.
«Assolutamente niente, Malfoy. Sto solo facendo il mio lavoro.»
Dal suo tono, Hermione dedusse che doveva avergli già detto cosa era venuto a fare a Dragonshore, che Draco non aveva affatto apprezzato e che McLaggen stava provando una soddisfazione immensa nel sottolineare che non potesse rifiutare di collaborare.
«Dov’è Hermione?» insisteva Cormac, ormai divenuto scontroso. «Hai intenzione di chiamarla o devo far perquisire la casa?»
«Cosa succede?» s’inserì lei, prima che il marito potesse rispondergli; stava evidentemente faticando a mantenere il controllo, così posò una mano sul suo petto per calmarlo. Il suo respiro era pericolosamente accelerato. Draco le circondò le spalle con un braccio, ma non proferì parola.
«Oh, bene» commentò McLaggen, arricciando il naso davanti a quella scena. «Sono qui per un controllo, Hermione.»
Le tese un documento che spiegava che in seguito alla denuncia presentata da Ariadne Nott e alla sua testimonianza, il Wizengamot aveva emanato un’ordinanza speciale secondo la quale tutti i match con un membro potenzialmente a rischio avrebbero dovuto essere soggetti a controlli senza preavviso, per accertare l’assenza di problemi.
«Non c’è nessun problema, qui» gli assicurò Hermione. «Puoi andare.»
«Non è così che funziona, Hermione» chiarì lui, con un ghigno appena accennato stampato in viso. «Ho l’obbligo di verificare.»
«Ti sto dicendo che va tutto bene» ripeté lei, seccamente. «Non è necessario fare proprio nulla.»
A quel punto, Hannah Longbottom fece capolino nella stanza. «Seguo Hermione con la sua gravidanza, Cormac», affermò timidamente. «Posso garantire io, non c’è alcun motivo…»
«Potrebbe averla manipolata, messa sotto incantesimo o aver disilluso eventuali prove di violenza», insisté McLaggen, con l’aria di chi stava profondamente assaporando quel momento.
Draco era rigido contro di lei, Hermione non aveva bisogno di sporgersi a guardare per sapere che la mano libera era serrata in un pugno ferreo e che si stava appellando con tutte le sue forze all’Occlumanzia per non perdere il controllo; il suo naso e le sue labbra erano arricciate, nell’eco di un’espressione indignata e irritata che sembrava riemergere direttamente dal loro passato.
«Non le farei mai del male» ringhiò tra i denti, la sua pazienza era chiaramente sul punto di esaurirsi.
«E io ho il compito di verificarlo, Malfoy, dal momento che sei un soggetto potenzialmente pericoloso, per lei. Per non parlare del fatto che c’è un minore che vive qui, due a breve…»
Il biondino fece uno scatto verso Cormac quando sentì quelle ultime accuse, ma Hermione lo trattenne ancorandosi al suo braccio. «Stai calmo», sibilò cercando di non muovere le labbra, in modo che solo lui potesse sentirla. «Non dargli scuse.»
Draco ridusse le labbra a una linea sottile, espirò rumorosamente dal naso, producendo un suono che rassomigliava un ringhio ferino.
«Stai oltrepassando il limite, Cormac» disse poi a voce alta, rivolgendosi all’interessato con tono tagliente. «Questo è inaccettabile.»
«Hermione, sei un membro ad alto rischio, devo controllare, capisci?»
«Non corro alcun rischio!» ribatté lei, furente. «Ti abbiamo detto tutti che non ci sono problemi-»
«Sei stata un membro di alto profilo dell’Ordine della Fenice, sei una Nata Babbana e una dipendente del Ministero» riepilogò McLaggen, ostinato. «E Malfoy è un, ehm, ex Mangiamorte. Perdonami se non ti credo sulla parola. Hannah, per favore procedi con gli esami medici. Voglio un verbale completo.»
Dal suo sguardo e dal modo con cui studiava Draco, gli occhi accesi da una luce e l’aria vagamente soddisfatta, Hermione capì che tutto quello, per Cormac, non aveva niente a che fare con la sua sicurezza: voleva solo colpire Draco, umiliarlo.
«Sarebbe il caso di visitare anche il bambino.»
«È mio figlio» ringhiò tra i denti il biondino. «Non gli farei mai del male!»
«Certo», soffiò McLaggen in tono untuoso e sarcastico. «Ci crediamo tutti a quell’assurda storia di voi due a scuola. Preferirei accertarmi della buona salute del bambino.»
«Sai, è dal sesto anno che cerco solo un pretesto per spaccarti la faccia…» sibilò Draco a denti stretti, ma Hermione gli artigliò un braccio e gli lanciò uno sguardo di avvertimento.
«Lascia fuori nostro figlio da questa storia» ci provò lei, ma Cormac, come sospettava avrebbe fatto, la ignorò.
La giovane emise un gemito di frustrazione, ma quasi arrendevole; voleva che tutto quello, per quanto ingiusto e umiliante fosse, finisse il prima possibile, anche a costo di assecondare quell’idiota.
«Finisci la frase, Malfoy», lo sfidò McLaggen, mordendosi il labbro inferiore mentre sghignazzava divertito.
Draco gli rispose con una smorfia d’odio, ma all’aumentare della presa di Hermione sul suo braccio fece un passo indietro. 
Hannah si avvicinò a loro, corrucciata. «Mi dispiace, ragazzi.»
Fece un cenno con il capo a Hermione, invitandola a dirigersi nell’altra stanza. «Draco, mi dispiace, ma devo chiederti di andare a prendere anche Sirius.»
Le iridi grigie del giovane si offuscarono e le sue labbra si assottigliarono nuovamente, ma fece un breve e caustico cenno d’assenso con la testa e si incamminò su per le scale.
Hermione fulminò McLaggen con lo sguardo. «Una parola di troppo, Cormac, un solo insulto davanti a nostro figlio e l’unico nome sul referto medico di questa sera sarà il tuo.»
*
La prima cosa che Hermione fece dopo aver messo a letto Sirius, esausta dalle spiegazioni improvvisate che aveva dovuto dargli in merito agli eventi di quel pomeriggio, fu correre da Draco.
Era maledettamente preoccupata per lui. Subito dopo che McLaggen e Hannah avevano lasciato Dragonshore, infatti, il biondino era montato in sella alla sua scopa ed era sparito per ore; quando era tornato, non aveva proferito neanche mezza parola e si era chiuso nel suo ufficio, saltando la cena.
Aveva optato per lasciargli un po’ di spazio, prima di parlargli, - sapeva che era meglio permettergli di calmarsi prima di intavolare il discorso -, per cui ora sperava di trovarlo nella loro stanza. Tirò un sospiro di sollievo quando lo vide in piedi davanti alla finestra, ma si sentì un po’ meno sollevata quando notò il bicchiere di Firewhiskey nella sua mano e la bottiglia mezza vuota sul comodino.
«Draco?»
Per qualche lungo istante non le rispose, poi la sua voce, fredda e bassa, riempì l’aria.
«Che tipo ti esami vi hanno fatto?»
Hermione deglutì. «Hanno solo verificato le nostre condizioni di salute.»
Draco si voltò a guardarla, un sopracciglio sollevato. «Lo sai che la voce ti viene leggermente stridula quando cerchi di tagliar corto un discorso che non vuoi affrontare?»
La giovane arrossì, ma non disse niente.
«Cosa stavano cercando?»
Hermione si puntellò sul posto, nervosamente. «Draco, lascia perdere.»
«Hermione, Sirius è anche mio figlio, ho il diritto di saperlo.»
Lei sospirò. Quella faccenda non sarebbe andata a finire bene, se lo sentiva.
Perché non poteva lasciar perdere? Perché doveva arrabbiarsi di più? O torturarsi? O qualunque fosse la cosa faceva quando si ostinava in quel modo sul voler sapere a tutti i costi cose che era perfettamente consapevole che lo avrebbero ferito?
«Tracce di violenza fisica. E… vogliono farci fare una valutazione psicologica in settimana.»
La presa di Draco sul bicchiere si fece più forte; arricciò il naso e le diede nuovamente le spalle.
«E su di te?» chiese a denti stretti. «Hanno fatto esami più specifici?»
«Draco…» provò a protestare, ma lui non transigette.
«Rispondimi.»
«Sì», ammise in un sussurro.
«Cosa si aspettavano di trovare?»
Hermione esitò un’altra volta.
«Hermione!» la incitò lui, una nota d’impazienza nella voce.
Dal momento che non rispondere equivaleva a rispondere ugualmente, trasse un respiro profondo e, con voce quasi inudibile, mormorò: «Tracce di violenza sessuale.»
Il pugno di Draco si schiantò contro il vetro della finestra, mandandolo in frantumi.
Hermione sobbalzò e strillò, portandosi le mani sulla bocca. «Draco!»
I vetri ricaddero metà sul pavimento interno alla stanza, metà di sotto, dritti nel giardino.
Si avvicinò a lui, facendo attenzione ai frammenti, agguantò il suo braccio e lo costrinse a voltarsi.
«Quanto cazzo hai bevuto?» urlò in tono accusatorio, trafiggendolo con lo sguardo.
«Non sono ubriaco, sono incazzato!»
Draco si divincolò dalla sua presa, ma immaginava che fosse difficile opporle resistenza quando la sua mano sanguinava copiosamente. Doveva dolergli in modo lancinante.
«Sei un maledetto idiota! Potevi farti male!» lo ammonì lei, «Potrebbero usare la Legilimanzia su di me durante la valutazione psicologica e interpretare questa cosa come gli pare! Io non sono un’Occlumante!»
«Hai delle basi sufficienti per nascondere qualcosa» berciò Draco, spiazzandola. «Ti ho dato lezioni di Occlumanzia al sesto anno.»
Hermione lo fissò sbattendo le palpebre.
Quando aveva intenzione di dirglielo? In tutti quei mesi, da quando si erano ritrovati, avrebbe potuto insegnarle di più… Non era il momento, però, di affrontare quella questione.
«Vieni a sederti», mormorò mesta, conducendolo verso il loro letto e obbligandolo a prendere posto sul bordo. «Accio!»
La sua valigetta con le pozioni di primo soccorso si fiondò nelle sue mani; Hermione si accomodò accanto a lui, si portò la mano ferita sulle ginocchia e la disinfettò, poi eseguì degli Incantesimi di Guarigione.
«Credo che ti farà male ugualmente per un paio di giorni.»
Draco non le rispose, così la giovane gli posò una mano a coppa su una guancia, costringendolo a guardarla.
C’era un taglio sul suo zigomo destro che a quel movimento gli fece comparire una smorfia di dolore sul viso. Hermione si occupò anche di quella ferita, pazientemente e in silenzio, poi sospirò pesantemente.
«Sei stato stupido.»
Il biondino tirò fuori la bacchetta e provò a riaggiustare la finestra, ma era troppo danneggiata perché fosse sufficiente un Incantesimo per ripararla, soprattutto quando si trovava in uno stato emotivo così instabile.
«Stanotte dovremmo dormire nella mia vecchia stanza» decretò alla fine, spazientito, poi si alzò bruscamente e si diresse verso la porta.
Hermione prese la sua vestaglia da notte e lo raggiunse; guardò i suoi abiti insolitamente gettati sul pavimento con una non curanza che non era affatto da lui, spostò lo sguardo sul letto e lo trovò rannicchiato in posizione fetale sotto le lenzuola, con le guance rigate dalle lacrime; gli si distese accanto e lo abbracciò da dietro. Dopo qualche minuto, Draco si voltò verso di lei e affondò il viso nel suo petto, stringendola a sua volta.
«Mi fa male», singhiozzò contro il suo corpo. «Mi fa male che pensino che possa farvi del male. Non lo farei mai…»
«Lo so» mormorò lei, accarezzandogli i capelli. «E sono sicura che lo sa anche Kingsley. Penso sia stata tutta un’iniziativa di McLaggen.»
Draco grugnì. «Tu dici?»
«Ne sono certa. Se un Auror avesse dovuto fare degli accertamenti sulla mia salute», considerò Hermione, «sarebbe stato Harry. Il mandato che mi ha mostrato era autentico, ma sono sicura che non eravamo nella lista delle persone da controllare.»
Il biondino strinse i pugni. «Cos’hai detto a Sirius?»
«Che c’è stato un problema con un lotto di Succo di Zucca avariato e che tu avevi già fatto i test prima che lo mandassimo a chiamare. Crede che stessero cercando delle reazioni allergiche cutanee.»
«Sei fottutamente brava a pararmi il culo con lui» commentò in tono asciutto lui.
«Questo non c’entrava niente con te.»
«C’entrava tutto con me!» sbottò Draco, girandosi a pancia in su, gli occhi puntati sul soffitto del letto a baldacchino. «Con questo», aggiunse, sollevando l’avambraccio sinistro; la cicatrice lasciata dal Marchio brillò per un secondo sotto la luce lunare che filtrava dalla finestra.
«No», ripeté lei, autoritaria. «Era solo McLaggen che cercava di innervosirti. Per favore, non dargliela vinta.»
Dal momento che sembrava ostinato a ignorare la sua posizione, Hermione sospirò e si sporse per quanto più possibile su di lui.
«Avresti dovuto permettermi di prenderlo a pugni al sesto anno» borbottò il giovane e lei rise.
«Sarebbe stato controproducente sotto ogni aspetto» replicò, ma Draco non accompagnò le sue risate, al contrario, tornò silenzioso; allora Hermione gli lasciò un bacio sulle labbra e aprì bocca per dirgli qualcosa, ma le uscì solamente un gemito di dolore soffocato.
«Che succede?» le domandò immediatamente il biondino, i muscoli visibilmente tesi.
«Tua figlia sta scalciando come una forsennata», gli rispose lei, prendendogli la mano sana e guidandola sul suo ventre.
«Merlino, ma non ti fa male?» domandò stupefatto, gli occhi e la bocca spalancati.
«A volte», ammise Hermione. «Credo che stia protestando.»
Draco sollevò un sopracciglio.
«Ecco, vedi, ti sta dando dell’idiota per via del vetro rotto.»
«Impertinente» soffiò lui e per un breve momento, finalmente, risero entrambi, anche se gli occhi di Draco tornarono tristi e spenti dopo qualche breve istante.
«Morirei per voi, lo sai, vero?» sussurrò con voce spezzata. «Non ti avrei mai forzata a fare niente…»
A Hermione tornò in mente il giorno in cui, poco dopo il terzo mese di matrimonio, il Ministero aveva avuto la brillante idea di inviare a tutte le coppie ricadute sotto la Marriage Law una scatola contenente diversi filtri e afrodisiaci vari per “aiutarli” a fare il passo successivo; per quanto la faccenda in sé l’avesse ripugnata, lei aveva davvero considerato l’opzione di tenerli presente. Draco no. Non appena li aveva visti, aveva gettato via tutto e poi le aveva ringhiato contro che non aveva alcuna intenzione di farla sua in quel modo e che non riusciva a credere che ci stesse veramente pensando. A quella vicenda era seguita una settimana di silenzio punitivo e un’altra di frecciatine scontrose, che Hermione era stata in grado di tollerare solo grazie al fatto che trascorreva nove ore al giorno fuori casa.
«Draco, per favore, smettila» lo implorò lei. «Non ho bisogno di rassicurazioni, io mi fido di te.»
Lo sguardo del giovane si illuminò per un momento, per poi tornare ad essere indescrivibilmente tormentato. «Non merito il tuo amore», mormorò, seppellendo il viso nuovamente nel suo petto. «Non ho mai meritato niente di tutto quello che mi hai dato.»
Hermione sospirò, riprendendo ad accarezzargli i capelli con dolcezza. «Lascialo decidere a me.»
Gli permise di sfogarsi, di piangere per tutto il tempo che voleva, senza proferire parola. Perché cosa poteva fare se non confortarlo in quel modo? Cosa poteva dire lei per consolare una persona che aveva appena ricevuto quel tipo di accuse nei confronti della propria famiglia, a cui teneva chiaramente più di ogni altra cosa al mondo, quando chiunque lo avesse guardato mettendo da parte i propri pregiudizi se ne sarebbe facilmente accorto?
   
 
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