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Autore: lmpaoli94    20/01/2023    1 recensioni
San Leo (Rimini), anno domini 1347
Un borgo incastonato nella tranquillità.
Abitanti però, restii a rimanere dentro le loro abitazioni per un terribile fatto che aveva scosso l'intera comunità.
Un abate cerca di sapere il terribile segreto incastonato in mezzo a quelle mura dopo il terribile omicidio che aveva colpito il paese.
Il silenzio non porterà mai a scoprire la verità.
E questo lo sa bene il prete che, improvvisandosi detective, porterà alla luce di quell'efferata notte trascorsa, verità maledette.
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo che finalmente Don Lorenzo aveva scoperto la verità sulla misteriosa figura maschile, era pronto ad entrare in azione anche a scapito di venire ucciso in qualsiasi momento.
Perchè il prete sapeva bene che mettersi contro il signore del luogo, avrebbe messo a dura prova la sua posizione e anche quella del resto della povera gente che appoggiava incondizionatamente il parroco.
La situazione era alquanto inverosimile, ma il prete non aveva nessuna intenzione di fermarsi proprio adesso.
Avrebbe continuato a lottare, soprattutto ora con accanto il fidanzato della vittima.
Il giovane uomo non sapeva che cosa pensare, ma come il parroco, nemmeno lui si sarebbe fermato dinanzi alle prove nascoste che potevano trovarsi nel castello del conte Viscontini.
Dopo una rapida preghiera confutata dalla possibile buona sorte e dall'assistenza di Dio, Don Lorenzo era pronto per chiudere la sua parrocchiale e incamminarsi verso un futuro tetro dove il pericolo era vicino pochi passi.


Anche camminare di fronte a quella piazza dove l'indomani mattina si era radunato un folto gruppo di gente a pregare, toccò profondamente il cuore del giovane Carlo, troppo emozionato nel vedere tale scena.
< Carlo, non è il momento di piangere > fece il vicario riscuotendolo dai suoi pensieri.
< Lo so, padre. Ma questo è troppo per me. >
< Questo vuol dire che c'era molta gente che voleva bene alla tua amata. Lo vedi? Questo vuol dire che non siamo soli. >
< Sapete meglio di me che addentrarci in quel luogo... >
< Quello che ci accadrà, non devi farci venire paura. Dobbiamo continuare a lottare. In un modo o nell'altro. >
< E se noi cadremo? Che ne sarà del buon nome di Giuliana? >
< La vendetta e il sangue non possono essere lavati con altra morte. Noi faremo tutto il possibile e vedrai che il giudizio universale toccherà a tutti in questa terra. In un modo o nell'altro. >
< Sì ma se è stato quel conte ad orchestrare tutto, deve pagare. Ma da vivo. >
< Ora non ci pensate, Carlo. È ancora troppo presto. >
Pur volendo aggregarsi alle preghiere per ricordare ancora la moglie, il giovane Carlo s'incamminò con Don Lorenzo senza avere il coraggio di voltarsi.
Combattere per un unico scopo l'avrebbe spinto ovunque, anche verso la sua stessa morte.


Una volta giunti dinanzi all'entrata che li avrebbe condotti nelle sale del castello, Carlo sentì il suo cuore mancare un battito.
< Qui sorge il male, padre. Lo sento. >
< Fate silenzio o ci metterete nei guai. >
Con sua cordialità, Don Lorenzo domandò alle guardie dove avrebbe trovato il signore Viscontini e per quanto le guardie potessero essere irrispettosi, non avevano nessuna intenzione di aiutare il prete.
< Perchè non andate a confessare la povera gente? Voi non siete ben voluto qui. >
< E' doloroso sentire simili scempiaggini rivolte ad un servo di Dio. >
< Il Conte non vuole mischiarsi con la plebaglia. Quindi vi conviene andarvene, padre. >
< NO. Lasciatelo passare. >
L'urlo inconfutabile del signore del castello si erse in quel salone come un preambolo e come un ordine che non doveva essere redarguito.
Lo sguardo concitato e pieno di sfida del parroco, punto versò quel signore dallo sguardo fiero e dal potere che si ergeva nelle sue vene.
< Non ci metteremo molto, care guardie. E vi consiglio di venirmi a trovare un giorno. Dovrete pur confessarvi, non credete? O vi credete meglio del vostro Dio che pensate che tutto ciò sia una follia? Lo sapete che bruciereste così all'inferno. >
< Voi non avete nessun potere nel dirci questo. >
< Lo so. Però il mio è solo un avvertimento. >
Mentre Carlo cercava di allontanare il parroco da quei servi di Satana, gli occhi di Don Lorenzo andarono a fissarsi verso la gloria del signore del castello.
L'uomo, dal canto suo, non avrebbe mai pensato che il parroco di San Leo si potesse addentrare così in alto.
< Padre. È un vero piacere vedervi > fece il Conte con tono sincero stringendo la mano al parroco < Pensavo che voi foste troppo impegnato a stare dalla parte dei deboli. Ma vedo che oggi avete fatto un eccezione, portando uno della vostra specie... >
< Specie? Mio caro conte, vorrei ricordarvi che in questa vita siamo tutti uguali. >
< Non è vero, padre. Io sono il signore e il governatore di questa città. Ed è un peccato che voi non lo abbiate ancora capito. >
< Detto ciò conte, siamo qui per farvi alcune domande sulla morte della povera Giuliana, moglie del devoto qui presente Carlo. >
< Giuliana? Non so minimamente chi sia questa persona. Un'altra poveraccia? Oppure una serva? >
< Una serva di Dio, Conte... Una povera creatura che è stata arsa viva sotto il mio sguardo impotente. >
< Mi dispiace che non siate riuscito a salvarla, ma io non saprei minimamente come aiutarvi. >
< Magari voi, il signore di questa città, sa tutto di quello che lo circonda. E magari siete a conoscenza di questo efferato omicidio. >
< Mi dispiace, ma la morte della povera gente non è affar mio. Quindi, se non avete altro da domandarmi, potete andarvene. Ho molte cose da fare e non ho tempo da perdere. >
< Certo. Un signore come voi è sempre impegnato... Ma veniamo al dunque: non potete continuare a mentire. Non gioverebbe a nessuno. >
< Mentire? Come osate... >
< Dico solo che voi potreste aiutarci, Signor Conte. A meno che non vogliate mettervi contro la “povera gente” come dite voi. E sarebbe davvero malaugurante per voi. >
< Mi state forse lanciando delle maledizioni? >
< Siamo tutti esseri umani, Signor Conte. Bisognerebbe solamente aiutarci di più. Non credete anche voi? >
< Voi siete solo un prete insolente che ha bisogno di una bella lezione > fece il Conte con tono duro < Ma non mi macchierò le mani del peccato per farvi capire quale è il vostro posto. Quindi ve lo dirò una seconda volta: andatevene finché siete in tempo. >
Carlo, dal canto suo, era rimasto in silenzio e non si era azzardato a dire niente al riguardo, ma per difendere la sua defunta fidanzata, era disposto a tutto.
< Parlate adesso, o i vostri mali saranno solo all'inizio. >
< Ma con chi credete di avere a che fare, dannati servi del male?! Sono io che comando qui e non vi permetto simili insinuazioni! >
< Dio ha avuto per voi un destino diverso, ma ciò non siete onnipotente. Ricordatevelo. >
< Adesso basta, mi avete stufato. >
Chiamando a gran voce il capo delle guardie, Don Lorenzo e Carlo furono sbattuti fuori dalle mura del castello in malo modo, mentre i dolori di quella verità celata avrebbero presto preso una piega inaspettata.
< Signor Conte, volete che mi sbarazzi di quei due? >
< Non ci sono altre possibilità: il mio passato non può essere macchiato da quei due bifolchi. Non può venire alla luce in modo che la gente mi dipinga in maniera peccaminosa. Non lo potrei sopportare... Quindi fateli soffrire come meglio sappiamo. L'avventura di una notte deve essere dimenticata. Come quella dannata ragazza. >
< I peccatori saranno un solo ricordo per noi, Signor Conte. Continuerete a comandare su queste terre ancora per molto e i vostri segreti rimarranno all'oscuro anche dopo la vostra morte. >
< Una morte che non giungerà molto presto. Se voi farete bene il vostro lavoro, Capitano. So bene che devo cavarmela da solo, ma molto dipende anche da voi. Come il vostro destino. >
< Siete stato esaustivo, Signor Conte. Andrà tutto bene. >
< Lo spero. Anche perchè se io cado, anche voi e tutti gli altri farete la stessa fine. >
< Non cadrete. Avete la mia parola. >

 

   
 
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