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Autore: berettha    20/01/2023    0 recensioni
One shot scritta per la challenge del weekend "Happy Bunny New Year", del gruppo Hurt/Comfort Italia.
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Fuori, c’è la guerra.
Codaliscia viene due volte a settimana, le braccia cariche di locandine di Mangiamorte ricercati e Gazzette del Profeta arrotolate. Porta anche qualche giocattolo per Harry, da parte di Sirius. Lily lo riceve in pigiama, anche le sue braccia sono cariche: lettere, lettere, lettere. Con amore, Lily, le firma sempre, e spera che quell’amore arrivi davvero a destinazione.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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#Challengedelweekend del gruppo Hurt/Comfort Italia https://www.facebook.com/groups/337102974212033 #HappyBunnyNewYear  
 
Titolo: Guilt. 
Fandom: Harry Potter.  
Personaggi: Lily Evans, James Potter, Peter Minus. 
Prompt: Pacchetto 1939; Guerra, Dopotutto domani è un altro giorno. 
╔══ ≪ °❈° ≫ ══╗ 

Fuori, c’è la guerra.  
Codaliscia viene due volte a settimana, le braccia cariche di locandine di Mangiamorte ricercati e Gazzette del Profeta arrotolate. Porta anche qualche giocattolo per Harry, da parte di Sirius. Lily lo riceve in pigiama, anche le sue braccia sono cariche: lettere, lettere, lettere. Con amore, Lily, le firma sempre, e spera che quell’amore arrivi davvero a destinazione. 
Per Mary, Sirius, Remus. Ha gettato quelle che aveva scritto per Marlene nel fuoco, qualche sera prima. Non c’è più nessuno a casa McKinnon che le aspettava.  
James nell’ultimo periodo c’è e non c’è. È arrabbiato, nervoso. Legge con avidità ogni singola riga delle Gazzette, trattenendo il respiro: lo lascia andare con un rantolo soffocato ogni volta che trova un nome che conosce.  
A Lily spezza il cuore, vederlo così.  
Dov’è finito il suo James? James che ride, che fa scherzi, che suona la batteria con il tavolo della cucina e due forchette.  
La guerra cambia tutti, pensa mesta. Anche se la vivi da lontano. 
Quella mattina, Peter bussa alla porta come suo solito. È più triste del solito: ha delle occhiaie profonde, e sembra aver perso più di qualche chilo. I capelli biondi gli ricadano flosci e disordinati sulle guance, scuri e unti come se non se li lavasse da qualche tempo.  
Una foglia cade dall’albero davanti casa, andandosi a posare sulla sua spalla: Lily la caccia via, con un gesto della mano. “Entra, Pete.” Lo accoglie.  
“Codaliscia!” Gli urla James dal salotto. 
“Ramoso! Urla in risposta. “Lily” Mormora poi, guardandosi i piedi, mesto anche lui. 
Sente il cuore cadergli nel petto. “E’ successo qualcosa, vero?” Chiede. 
Forza, pensa poi Lily, dimmi i nomi. Dimmi chi altro abbiamo perso.  
“No, no, per fortuna... Nulla. Cioè, il solito.” Alza le spalle. “Harry? Come sta, Harry?”  
“Dorme.”  
“Beato.” Si passa una mano sul volto, stanco. “Sono giorni che non mi faccio una dormita come si deve...”  
“L’Ordine?”  
Peter la guarda confuso, mentre un rossore si diffonde sulle sue guance. “L’Ordine? Cosa ha detto l’Ordine?” Ripete.  
Lily pensa che sia strano. 
“N-nulla... Pensavo, visto che non dormivi, che l’Ordine ti avesse fatto lavorare fino a tard-” 
“Sì, sì, missioni. Tante.” Risponde velocemente, distogliendo lo sguardo.  
Lily si volta verso James, seduto sul divano dietro di loro. Lui sembra non aver notare il comportamento dell’amico. 
“Novità, Codaliscia?” Gli chiede.  
“Hanno dichiarato morto Regulus Black, il fratello di Sirius.”  
James annuisce, “Lui come sta? Sirius.”  
Peter stringe le spalle. “Non sono mai stati in buoni rapporti, non penso lo abbia colpito più di tanto.” 
Lily si ricordava di Regulus, a scuola. La versione più bassa e meno brillante di Sirius. E più silenziosa, non lo notavi se non ci facevi troppa attenzione: il suo unirsi ai Mangiamorte non era stato evento di orgoglio e festa come lo era stato per Mulciber o Avery, che già ad Hogwarts ne facevano motivo di vanto tra i loro coetanei. O come era lo stato per Severus... No, non Severus. Scuote la testa per allontanare il pensiero. 
“Chi è stato? Uno dei nostri?”  
“Non lo sappiamo, non ne abbiamo idea... È semplicemente... puff.” Peter mentre parla fissa un punto davanti a loro, un vecchio e bruttissimo ricamo che le aveva regalato Petunia il giorno del suo matrimonio. Non si era scomodata a venire, ovviamente, né lei né Vernon. Le avevano fatto recapitare quell’orribile quadro, due grassi conigli marroncini che si rotolavano in un cestino, ricamati pure in malo modo: si vede chiaramente che manca qualche punto, che la mano che teneva l’ago era stata svogliata e di fretta. 
Lily non aveva però avuto il cuore di buttarlo, nonostante James lo avesse odiato fin dall’inizio.  
“Petunia.” Disse. 
“Cosa?” Peter sembrò tornare da loro, guardandola confusa.  
“Petunia. Mia sorella. Me l’ha regalato lei. Siamo io e lei, credo, perché sicuramente non somiglia a James. Io sono quello più rosso, lei quello marrone.”  
“Cosa?” Ripete nuovamente.  
Lily indica il muro davanti a sé. “Il quadro, quello lì con i coniglietti. Non lo stavi guardando?”  
“I-io...” Peter si rivoltò verso il muro, come se lo stesse guardando per la prima volta, il volto teso e sudato. “Sì, lo vedo. È bello. Conigli, sono buffi. Carini.” 
“Non è vero.” Ridacchia. 
“Lo detesto, guarda che espressione hanno! Non sono buffi, sono malvagi.” Aggiunge James.  
Peter rimane in silenzio, dopo aver fatto uscire una risata senza calore.  
Passa qualche secondo, prima che il ragazzo cada a terra, battendo le ginocchia a terra. I singhiozzi cominciano subito a sconquassargli il corpo, cogliendo Lily di sorpresa che si scambia un’occhiata di confusione con James, prima che entrambi si lascino cadere al fianco di Peter. 
“Hey, Petey, che succede?” Gli mormora piano James, con una dolcezza tale che sorprende Lily.  
Lei gli infila la mano sotto la camicia, inizia ad accarezzarlo per calmarlo: piccoli cerchi sulla sua pelle, che poi diventano piano piano più grandi, come le faceva sua mamma quando era piccola e aveva fatto un brutto sogno. Sotto le sue dita, sente il corpo dell’amico tremare, magro come non è mai stato in dieci anni di conoscenza, sfiora ogni vertebra, le scapole... Solo il ricordo del bambino grassottello che l’aveva spinta per sbaglio il loro primo giorno di scuola. 
“Ho ventun anni, non so ancora Smaterializzarmi, i-io... come faccio, cosa sto facendo...” Biascicava, ansimando una parola alla volta tra un singhiozzo e l’altro.  
“E’ un attacco di panico, Pete, mio padre ne soffriva... ora passa, ti prometto che ora passa, ma devi respirare, piano piano...” Prova a confortarlo Lily. Non lo ha mai visto in quel modo: distrutto.  
Quando i singhiozzi lasciano spazio ai conati, si alza per andare in cucina: il secchio blu, pensa mentre rovista nella mensola dove tengono le pentole, prendo il secchio blu almeno se si sente male... 
Quando torna, stringendo tra le mani il recipiente di plastica, trova Peter accasciato su James, che lo avvolge con le braccia. 
Un bambino troppo cresciuto.  
James ha il viso tra i suoi capelli, gli sta mormorando qualcosa su un barattolo di fagioli fatto esplodere nella Sala Comune Serpeverde, mentre gli pulisce il viso dalle lacrime e dal muco con la manica del pigiama.  
Si sente di troppo, in piedi davanti a loro, e passa un po’ di tempo prima che James si accorga della sua presenta.  
“Oh, non pensa ci serva più, sta meglio adesso”, le dice, aprendosi nel più brillante dei sorrisi. “Va meglio, no, Petey? Abbiamo imparato di nuovo come si respira?”  
“Mh mh.”  
Prende il posto che aveva prima, alla sinistra di Peter. Poggia la testa sulla sua spalla, e lo sente rilassarsi sotto il suo tocco. Il respiro inizia a tornare regolare, le lacrime hanno smesso di sgorgare. 
Tre adulti, seduti a terra come bambini mentre guardano due conigli con un evidente problema di obesità. Immagina quanto ridicoli debbano sembrare ad un occhio esterno. 
“Come stai, Pete?” Chiede infine Lily. Qualcosa non va, se lo sente. Inizia a farle male lo stomaco. 
“Dovrei chiederlo io a voi.” Ancora, Peter non risponde a nessun sguardo. “Mi dispiace, io non volevo... Come faccio a chieder perdono q-quando...” 
James lo interrompe, veloce, prima di far ricadere Peter in una nuova crisi. “Siamo qua, Codaliscia. Stiamo bene, sì, sennò a cosa serve tutto questo? Non scusarti, eh?”  
“Già. A cosa serve, sennò?” Quasi sussurra, e sembra riassentarsi un’altra volta.  
L’umore è pessimo quel giorno, come il tempo fuori: ottobre sta finendo, i cieli ricordava già quelli di novembre. Nuvole, nuvole, nuvole, un grigiume opprimente, più delle mura della loro casa.  
“Beh, dopotutto domani è un altro giorno.” Sbuffa fuori. 
Sia Peter che James la guardano confusi. “...Sì?”  
“I giorni si susseguono, è quello che fanno.” Le dice James. “L’ho letto sul calendario. Dovresti provare anche tu a dargli un’occhiata.” 
Lily ride, per la prima volta dopo tanto tempo. Stupido Jamie. “E’ un film babbano... Domani è un altro giorno, lo dice la protagonista alla fine. Vuol dire che domani andrà meglio, è inutile affliggerci.” James la guarda, le labbra increspate in un sorriso. Eccolo, ecco il mio James. “Saggezza babbana. Domani andrà meglio.”  
“E visto che i giorni si susseguono...”  
“...Andrà sempre meglio.” È James a finire la frase per lei, ed entrambi ridacchiano. 
Solo Peter è rimasto in silenzio, pallido e stanco. “Vado.” dice solo, dopo un po’.  
“Torni, domani?” Gli chiede James, guardandolo speranzoso. 
“No, no, domani no. Sono in missione con Remus, turno di guardia al Ministero...” 
“E per Halloween?”  
Peter distoglie lo sguardo, finalmente. I conigli non sono più interessanti? I suoi occhi incontrano quelli di James. 
“Certo. Ci vediamo ad Halloween...”  
“Vieni travestito, okay? Io sto già preparando il mio, anche Lily dice che rischio di spaventare Harry...” 
 
Sospira, uscendo da casa.  
Lily lo osserva girare dietro l’angolo, allontanarsi con le spalle basse come se il peso del mondo gravasse su di lui. 
“E’ colpa del quadro.” Le dice James, una volta rientrata in salotto. 
“Mh?”  
“Questi dannati conigli malvagi. Mi hanno abbacchiato Codaliscia!” 
Lily ride, lasciandosi cadere sul divano di fianco a James. Le sue braccia le cingono la vita, le stampa un bacio sui capelli.  
Dopotutto, domani è un altro giorno. Finirà anche questa guerra e saremo liberi e felici. 
Eppure, quel morso allo stomaco, non sembra volersene andare. 
 

   
 
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