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Autore: lo_strano_libraio    21/01/2023    0 recensioni
E se Stranger Things fosse ambientato durante la Guerra Dei Trent’anni? (1618-1648)
Le vicende dei protagonisti di Hawkins trasposte (ma differenti allo stesso tempo 😉), in un villaggio della campagna tedesca, durante uno dei conflitti più grandi e sanguinosi mai avvenuti. Il sottosopra si intreccerà con le vicende storiche che hanno attraversato questo piccolo paesino, entrato nella storia.
Genere: Guerra, Horror, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dr. Brenner, Dr. Brenner, Jim Hopper, Joyce Byers, Maxine Mayfield, Mike Wheeler
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Stranger Things on Saxony- Caitolo 1: Lützen, un posto tranquillo…per ora.

Ottobre 1632.

La cittadina di Lützen, immersa nella campagna sassone circondata da prati verdi e boschi, era riuscita a scampare fino d’ora alla guerra religiosa che sconvolgeva il Sacro Romano Impero e l’Europa intera da ormai 14 anni. 

La vita dei contadini, artigiani, mercanti, prelati e altri abitanti della cittadina scorreva normalmente, mentre intorno alla loro isola sicura si scatenava l’inferno nel reame di Ferdinando II D’Asburgo. Certo, viaggiare era diventato più difficile e i beni provenienti da fuori divennero ardui da reperire e più costosi, facendo soffrire le finanze dei mercanti locali; ma nessuno ancora moriva di fame o di peste, e nessuna armata di mercenari era ancora passata a saccheggiare e bruciare le case di queste quattromila anime. Ben presto però, tutto sarebbe cambiato nelle loro vite, che sarebbero entrate nella storia in modi decisamente inaspettati. Cose strane stavano per accadere, cose molto strane.

Micheal, per gli amici “Mike”, Wheeler era un ragazzino di 12 anni. Di famiglia inglese, suo padre mercante di era trasferito in Germania per sfuggire alle persecuzioni religiose in terra natia e fare affari sotto invito del lord locale. Poco importava che il feudo fosse a maggioranza cattolica, la religione dell’oro ha la precedenza, e comunque Mr. Wheeler non era uno zelante luterano. La gente del luogo tollerava la sua famiglia per non avere guai, almeno fino a quando avrebbero tenuto un basso profilo. 

Tra gli amici di Mike si potevano annoverare Dustin figlio del macellaio, Luka Sinkako (per gli amici “Lucas Sinclair”), un ragazzino etiope giunto con la famiglia dal continente nero per attività missionarie; ma soprattutto il suo migliore amico: William “Will” Bayern. Era figlio di una contadina rimasta vedova che lavorava i campi insieme al figlio maggiore, ma la provvidenza divina volle che avesse un incredibile talento per il disegno, e quindi venne assunto come apprendista stipendiato alla bottega di Woham, il pittore locale, aiutando così la famiglia con un guadagno mensile superiore ai loro due messi insieme. La sua maestria aveva del prodigioso: in soli sei mesi d’apprendistato era pari a un allievo del terzo anno, e ora finiva particolari nei lavori del maestro ma dipingeva anche opere tutte sue. La nuova pala d’altare della chiesa di Lützen stessa era opera di Will, dopo che la precedente si era rovinata per l’umidità dell’autunno, che si infiltrava nella cappella. Ora stava lavorando al suo soggetto preferito: una grande tela di San Giorgio che uccide il drago, su commissione del lord locale, per la sala degli ospiti del castello. 

Ma quel nuvoloso giorno d’ottobre, Lützen avrebbe accolto molti nuovi ospiti inattesi: alle tre del pomeriggio gli abitanti iniziarono ad intravedere una massa nera seguita da una nube di polvere, avvicinarsi da ovest, con lunghe file di picche levate verso il cielo. Una massa di uomini, cavalli e carri al seguito invase la piccola cittadina. Le signore chiudevano le serrande, i mercanti come mr. Wheeler da un lato si fregavano le mani, perché agli eserciti servono risorse da comprare, ma dall’altro pregavano il buon signore perché i soldati mercenari sono sempre disponibili a un può di buon saccheggio. 

Joyce Bayern e la giovane Nancy Wheeler erano nel mezzo della strada principale, commentando l’arrivo di questi ospiti inattesi. 

“Speriamo non gli venga troppa fame: dico io, avranno delle provviste da parte senza che debbano prenderne dai nostri campi giusto?”

“Oh signora Bayern, lo spero proprio. Non si saranno messi in marcia a migliaia senza delle scorte da parte. Avete cambiato le colture dal grano alle patate? Non ci fanno passare i cavalli sopra perché sono velenose per loro.”

“Si, ce ne siamo occupati questa estate, dopo l’ultimo raccolto. Ma non devi preoccuparti per noi tesoro, piuttosto stai attenta ad andare in giro quando ci sono molti di questi bruti in giro: sei una bella e giovane fanciulla. Chissà cosa potrebbe passare per la testa di alcuni di loro, se ti vedessero di sera a camminare tutta sola…oh, non voglio neanche pensarci!”

“Vi ringrazio per questa premura, ma non duolete: vostro figlio Johnathan è un vero cavaliere, e mi scorta sempre quando devo fare lunghi giri per il paese.”

Un uomo con indosso un largo cappello marrone approcciò la coppia, facendo loro un occhiolino. 

“Buondì signore, come va la giornata?” Era Theodor Hopper, capitano della piazza e sceriffo di Lützen, sotto incarico del lord. Un omone simpatico e affidabile, che corteggiava la signora Byers da quando era stata abbandonata. Questa a causa della sua timidezza, non si era ancora aperta sentimentalmente nei suoi confronti, ma contraccambiava con gentilezza le sue attenzioni, e intraprendeva amorevoli chiacchierate col pretendente.

“Oh Hopper, ma secondo voi che intenzioni hanno questa gente?” Chiese con apprensione Joyce.

“Non temete, Lord Hans mi ha mostrato la loro lettera d’annuncio, sono gli uomini del generale Wallenstein ma sono solo di passaggio per attaccare la Sassonia protestante.” 

“Oh menomale, ci mancherebbe solo dover sopportarli per più di una settimana, mi viene da svenire al solo pensiero di dormire vicino a così tanti bruti in arme questa notte.” Disse Nancy.

“Oh suvvia, io sono comunque la legge qui, e lord Hans non vorrebbe di certo che saccheggiassero il suo feudo o molestassero i sudditi suoi. Non temete, non arrecheranno danno alcuni finché respirerò!” Disse gonfiando il petto, e intonando la voce con fare autorevole e vigoroso. Le due donne gli sorrisero arrossendo.

“Hop, Hans mi ha appena detto che dobbiamo essere presenti a un incontro richiesto dal generale stesso, stasera al castello.” Era giunto Sinclair, il padre di Lucas e vice sceriffo. Era l’uomo più esotico di Lützen per ovvi motivi, e ogni volta che un visitatore giungeva, stropicciava gli occhi vedendolo. 

Intanto, la maggior parte della truppa di stava accampando fuori Lützen, aprendo i carri e piantando le tende a terra. Uno di questi di fermò e una ragazzina dai capelli rossi carota fece capolino dal retro di esso.

“Neil-“ si interruppe vedendo la disapprovazione nello sguardo di sua madre, accanto a lei.

“Ehm, volevo dire: padre, siamo arrivati?”

L’uomo scese dal posto di traino, dando una pacca al tendone che copriva il carro.

“Si, finalmente…su signore, è il momento di sgranchirai le gambe; e si, mi stavo rivolgendo anche a te Billy!”

“Come desiderate…” il figlio scese sospirando, mal sopportando le frecciatine del genitore.

“Padre, padre, posso fare un giro per il villaggio? Mi sono annoiata così tanto in questo viaggio!”

“Va bene, ma torna entro i primi fuochi, ci manca solo che ti dobbiamo rincorrere per  questo posto.”

“Giurin giurello! Sarò di ritorno prima che tu possa elencare tutte le contee dell’Eire.”

La ragazzina uscì correndo per il prato, diretta verso le viuzze.

In effetti, questa famiglia mal assortita ne aveva visti di luoghi: Susan Mayfield e sua figlia Maxine vivevano fino a un anno e mezzo prima nella contea dell’Ulster in Irlanda. Quando i coloni protestanti insieme all’esercito inglese, avevano ucciso suo padre, scacciando loro e altre famiglie dalla contea del loro Gaeltacht, sua madre si dovette risposare con questo mercenario, che errava insieme a suo figlio in cerca di nuovi datori di lavoro. Neil era un uomo che traballava tra la tipica simpatia ironica irlandese e la rabbia indotta dalle sue crisi alcoliche, che lo rendevano irascibile e violento. A soffrirne di più era però suo figlio, che era l’obbiettivo principale dei suoi sfoghi. Billy era un ragazzone, dall’aria costantemente nebuloso neo suoi pensieri. Sembrava sempre arrabbiato e sospirava ogni volta che iniziava a fare qualcosa. Era sempre lui l’incaricato ad andare a ripescare Maxine in giro, quando ne combinava una delle sue. Lei aveva un po’ paura di lui, ma non aveva mai alzato le mani su di lei. Quando la guerra si riaccese in Germania, in seguito allo sbarco degli svedesi in pomeriana, si trasferirono tutti in terra tedesca, iniziando un errare al seguito dell’esercito imperiale di Albrecht Von Wallenstein. Non avevano ancora visto vere battaglie, essendosi formata L’armata da qualche mese, dopo la sconfitta del collega Tilly a Breitenfeld il settembre dell’anno prima. 

Tra la fila di carri, uno particolarmente decorato e pomposo si fece strada in mezzo a quelli più spartani. Era laccato in legno d’ebano nero, con decorazioni a motivi floreali d’oro. Il cocchiere indossava un gilet d’alta sartoria e un basso cappello a cilindro sulla testa. Neanche i trasporti dei comandanti d’armata erano così lussuosi e i vari carristi guardavano straniti questa bizzarra apparizione che si era aggiunta al convoglio soltanto poco prima dell’ultima tappa. Quando il carro si avventuró per le stradine del paese, gli abitanti lanciarono occhiate stupefatte e d’ammirazione, non temendo al contrario del resto della truppa chi vi fosse all’interno, ma al contrario, facendo supposizioni su quale grande personalità stesse trasportando. Alcuni arrivarono a ipotizzare potesse essere addirittura l’imperatore Ferdinando in persona, giunto per gestire la complessa situazione sul campo, affianco dei suoi vassalli e generali più fidati. Quando il carro giunse ai piedi del castello, lo stalliere scese dal posto di guida e aprí la porticina, annunciando i suoi passeggeri:

“Don José Martino de la Rivera Mardon Brennero…” prese un attimo di fiato.

“E sua figlia Giovanna!”

Un uomo dai capelli bianchi scese, tenendo per mano una ragazzina, dall’elegante vestito nero come i suoi capelli, che gli attendenti non potevano vedere essere in realtà una parrucca, che nascondeva la testa quasi pelata della fanciulla. Don Brennero era un conte e rinomato scienziato spagnolo, che aveva dedicato tutta la sua vita nel fare coincidere la ragione della scienza, assieme allo spirito della controriforma, con la missione di portare la vittoria della lega cattolica sugli eretici ribelli protestanti dell’Unione evangelica. Viaggiava insieme alla figliola per dimostrare i frutti dei suoi esperimenti a favore della causa della guerra. Perché sua figlia stessa era l’esperimento e anche il risultato delle sue ricerche. In effetti la piccola aveva un segno particolare che dimostrava la sua strana natura: un tatuaggio col numero “011” tatuato sul polso. Il padre a volte si riferiva a lei come “Undé”, abbreviazione di “undicésimo”, “undicesima”. Vennero accolti da Lord Hans Spieghel, Che li accompagnò su fino al salone, dove a un grande tavolo li aspettavano Hopper e i comandanti dell’Armata: il generalissimo Albrecht Von Wallenstein, richiamato da poco in servizio dall’imperatore in persona dopo la disfatta del collega e rivale conte di Tilly, morto nello scontro di Rain nell’aprile scorso; l’italiano Annibale Gonzaga, duca di Mantova e Gottfried Heinrich, il conte di Pappenheim. 

“Facciamo il punto della situazione.” Iniziò Wallenstein. 

“Ci servono rifornimenti prima dell’attacco in Sassonia, quindi lei Heinrich andrà con cinquemila soldati a fare scorta di viveri nelle campagne circostanti, mentre voi Lord Hans e capitano Hopper ci darete una mano ad alloggiare i soldati in attesa della partenza, prenderemo anche dei viveri da qui, ma sarà un prelievo controllato: non ho intenzione di lasciar al saccheggio i miei uomini, giuro sul mio onore!”

“Ma quanto rimarrete qui?” Chiese il conte.

“Non molto, contiamo di ripartire entro una settimana.”

“Ma la gente non potrà darvi comunque molto: Lützen conta soltanto quattromila anime cristiane e voi siete ventimila!” Protestò Hopper.

“Capisco benissimo i vostri timori, ma non temete: stiamo facendo scorta per il viaggio, non per sfamare i soldati ora, quindi prenderemo soltanto il 20% dei viveri da ogni centro abitato della regione, compreso questo, nessuno morirà di fame. Capisco che per molti sarà comunque una seccatura, ma ci serve tutto il supporto possibile se vogliamo sconfiggere gli eretici protestanti, soprattutto gli invasori svedesi!”

“A proposito, non c’è il rischio che attacchino il villaggio mentre voi siete di stanza qui, vero?” La più grande paura di Hopper, e di tutti gli abitanti in generale.

“No, no: abbiamo ragione di credere che Gustavo Adolfo sia indaffarato in altri piani, e ben a sud, in Baviera. Probabilmente neanche di aspetta quello che stiamo per fare, attaccando il suo principale alleato, e anche se lo sapesse non farebbe in tempo a raggiungerci.” O almeno questa era la sua grande speranza, per cui pregava per cui pregava il buon Signore e la Madonna ogni sera e ogni mattina, prima e dopo d’alzarsi dal letto. Aveva già subito troppe insolenze da parte dei suoi nemici politici. Proprio lui, che aveva sconfitto innumerevoli volte i protestanti, era stato dimesso per vili intrighi politici. Lo sbarco degli svedesi in Pomeriana e la morte di Tilly gli presentarono l’occasione d’oro per dimostrare all’imperatore Ferdinando le sua abilità in conando ancora una volta. Ma doveva essere cauto: la distruzione di un altro esercito avrebbe aperto la strada per Vienna ai protestanti, non poteva sbagliare. Vittoria o morte.

Si voltò verso gli ospiti spagnoli.

“E Don Brennero insieme a sua figlia Giovanna, sono qui proprio per aiutarci a prevedere le sue mosse.” La ragazzina, sotto indicazione del padre, si tolse la parrucca suscitando sorpresa tra i presenti.

“Don, ma sua figlia è malata? Mi dispiace molto…” reagì Gonzaga.

“No, no, apprezzo la vostra empatia ma non temete” rispose cordialmente con un sorriso il padre “La calvizie di mia figlia è solo un effetto collaterale del processo che sto per mostrarvi.” Delle guardie portarono dentro il salone a forza, un uomo incatenato ad armi e piedi.

“Senior, ve pressento Lord Olaf Stegson, ufficiale dell’esercito svedese, concessoci grazie alla brillate vittoria di Senior Wallenstein ad Alto Verde.” L’omone tedesco ringraziò con un cenno della mano.” 

Intanto la ragazzina si stava bendando gli occhi con una fascia, mentre suo padre sistemava sulla sua testa uno strano casco. La stranezza di questa situazione non convinceva a fondo Hopper, che non riusciva a comprendere che cosa centrasse questo “esperimento” con la guerra santa. 

“Questo casco ha una rivestitura interna di tungsteno, che permette insieme alla copertura degli occhi di effettuare una completa deprivazione sensorial. I miei esperimenti hanno permesso a Undé, o scusatemi: é l’abitudine, Giovanna, di sviluppare il potere nascosto del cervello umano. E quindi, di entrare nelle menti altrui!” Tutti rimasero sbalorditi da quest’ultima affermazione.

“Quindi ci state dicendo, che vostra figlia è seriamente in grado di leggere i pensieri di quell’uomo?!” Poppernheim non sembrava convinto della fattuabilitá di questo vostro intento.”

“Suvvia, Heinrich, lasciate dimostrare a Don Brennero le sue teorie! È venuto fino a qui dalla Spagna per aiutarci, e ora come ora, ne abbiamo si grande necessità.”

“Ma com’è possibile tutto questo? Non sarà mica magia nera?!” Si allarmó Hopper.

“Assolutamente no, qui non c’è nessuna magia, solo scienza! Se vogliamo progredire come genere humano, dobbiamo superare gli oscurantismi che lo scorso ssecolo, hanno rotto L’Unità della civiltà crisstiana!” Arringò a suo favore il conte, nel suo marcato accento spagnolo che faceva sibillare le s e marcare le r.

Intanto la ragazzina aveva concluso i preparativi.

“Undé! Mostrarles tu poder!”

“Si, Papa!” 

Lo svedese, piazzato davanti lei iniziò ad urlare mentre i suoi occhi si rovesciarono. La ragazzina teneva una mano tesa verso il capitano straniero, e dopo qualche secondo iniziò a parlare.

“L’essercito de Gusstavho Adolffo se trova ancora oltre il Lech. Lui è nella ssua tenda, está mirando delle carte. Esta…esta ablando con un hombre: vogliono occupar Los villaggi e città della bassa Alemanna. Non ssanno del vostro piano de atacar la Sassonia.”

“Ma come fa a sapere della nostra missione? Non gliene avrete parlato voi, Wallenstein?” Commentò scioccato l’alto ufficiale di Mantova. Ma il collega alzò le mani in segno di resa, per dimostrare di non essere stato lui.

“Tranquilli, tranquilli Senor! È stata Giovanna a leggerlo nella mente de Don Wallenstein, perché in linea de aria con los svedesse. Les stessa ha risposto alla domanda che albergava nella vostra testa.” La risposta lasciò gradevolmente sconcertato il tedesco, perché per quanto incredibile, aveva perfettamente senso: il prigioniero era di fronte a lui, dall’altra parte del tavolo e lei aveva dato quell’informazione nell’esatto momento in cui si era chiesto quali fossero i piani del re svedese. I galantuomini si raccolsero intorno all’ospite per congratularsi con lui, mentre  il prigioniero, sanguinante dagli occhi, veniva sollevato fuori.

Ma Hopper non riusciva a stare tranquillo, c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quello che aveva visto. Una fanciulla, tantomeno di quell’età, non sarebbe mai dovuta essere utilizzata per scopi così sinistri. Una vena di tristezza fu intravista da lui negli occhi di lei, quando i loro sguardi si incrociarono per un secondo.

Ma poi, l’assurdo accadde: le luci iniziarono a tremare, e i peli sulle braccia dei presenti si rizzarono per un inaspettata tensione che riempiva l’aria. Un ombra si innalzò dietro il conte spagnolo, tutti guardarono atterriti nella sua direzione, poi si voltò e i suoi occhi videro l’orrore puro. Era il:

“Demogorgone!” Esclamò Will, pieno di entusiasmo, mostrando agli amici di fronte a lui, la pagina aperta del manuale di demonologia di Giovanni Boccaccio: “Genealogie Degli Dei Gentili”..

“Accipicchia! Che cos’è?!” Chiese spaventato ma allo stesso tempo estremamente incuriosito Mike.

“É uno dei più potenti demoni dell’inferno: si dice che fosse figlio di Giove, ma abitasse nelle viscere della terra, gettato lì da suo padre per quanto fosse orribile nell’aspetto, in attesa di uscire dal l’abisso e vendicarsi di suo padre!”

“Oh, e poi dicono di belzebub…” commentò Lucas.

“Ma non è tutto, si dice che se vieni preso da lui, ti-“

“Bambini! E ora del coprifuoco! Domani dovete andare a scuola del pastore.” Entrò improvvisamente la signora Wheeler, con indosso uno dei suoi eleganti abiti di seta indiana, regalategli dal marito dopo uno dei suoi fruttuosi viaggi. 

“Ma madre, ancora qualche minuto, ve ne prego! Solo Will è in grado di leggere così bene da poter narrare dei libri di folklore!”

“Niente scuse giovinciello! È tutto il pomeriggio che siete qui, avrete tempo domani.”

Tutti si alzarono, ma Dustin si fermò un momento davanti la padrona di casa, porgendole un incartato che aveva con se, dentro un fagotto. 

“Tenga Miss Wheeler! Me n’ero scordato di darglielo prima: salsicce fresche da parte di mio padre.” 

“Awww, tesoro. Ringrazialo da parte mia.” 

In realtà non se n’era scordato affatto, anzi, aveva aspettato che Nancy rientrasse per porla a sua madre in quel preciso momento e poterla spiare così dalla porta semi aperta, all’angolo del corridoio proprio in quel preciso momento.

La ragazza stava filando, quando notando l’occhiata dal sorriso ebete del ragazzino, si destò per chiudere la porta imbarazzata.

“Almeno l’ho vista per un qualche attimo”. Pensava tra sé, nella sua buffa testa di ragazzino. Dustin era il più grassottello tra i più giovani di Lützen, essendo figlio del macellaio, e potendo quindi consumare più carne nella media. Questo lo rendeva invidiato da alcuni, ma anche buffo agli occhi di altri, e oggetto di ischerzi e battute sulla sua ciccia sporgente. 

I fanciulli si avviarono fuori dalla porta, ma Will si fermò un momento per dire qualcosa all’amico di casa:

“Ti ruba l’anima.”

“Come?”

“Il demogorgone…se ti rapisce, c’è scritto nel tomo che ti ruba L’anima. Quindi sta attento Mike, so che te la fai sotto nel buio alla notte.” 

“Ahah, divertente. Ma ora sei tu quello che deve tornare a casa sua al buio, quindi vedi di fare attenzione tu al demogorgone.”

“Va bene, vediamo domani se mi avrà preso o no. Buonanotte.” Concluse con un occhiolino.

Will si avventuró per il tratto di bosco che portava a casa sua, ai campi fuori paese. Il vento faceva scricchiolare gli alberi e c’era buio d’ovunque intorno a lui, tranne che per la luce della luna piena, proveniente dal cielo. I discorsi di quella serata lo avevano inquietato assai, nonostante la sua spavalderia con Mike, quindi acceleró il passo per giungere il prima possibile alla sua umile dimora. A un certo punto però, sentí delle vere e proprie urla in lontananza, provenienti dal castello del Lord, sulla collina. Questo accrebbe ancor di più il suo timore. Giunto in prossimità del campo, al limitare della boscaglia, tirò un sospiro di sollievo, ma dietro di lui crebbe improvvisamente una sorta di ruggito. Prese a tremare e voltandosi molto lentamente: di fronte a lui vide l’orrore più grande che la sua mente di fanciullo potesse contemplare. Ma nessuno sentí urlare Will Bayern, di lui rimase soltanto il libro, caduto a terra, aperto sulla pagina dov’era ritratta quella mostruosità dal nome di Demogorgone.

   
 
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