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Autore: Dreamer47    22/01/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunters' legacies
Capitolo 37.
 
 
 
"Noo!".
La voce preoccupata di Dean giunse alle orecchie di Sam ed Abby in maniera molto chiara, specialmente mentre il più giovane dei Winchester si trovava steso sotto ad un cerbero che lo intrappolava contro il freddo ed umido terreno della fattoria dei Cassity, e Sam gli aprì la pancia con un grosso coltello per fare letteralmente il bagno nel suo sangue, portando così a termine la prima prova decifrata da Kevin per chiudere per sempre i cancelli dell'inferno.
Dean cercò di far desistere il fratello dall'affrontare quel tipo di prove, dicendogli apertamente che toccasse a lui occuparsi di quel genere di cose perché fra i due era lui ad essere il soldato e che non vedeva alcuna luce alla fine del suo tunnel; continuò a ripetergli che quelle prove lo avrebbero portato alla morte e che a  lui andava bene morire in battaglia, ma che Sam avrebbe dovuto vivere una vita normale e piena di gioia e di amore, costruendosi una famiglia ed avendo dei figli da amare. 
Il maggiore aveva notato il modo in cui Abby si fosse decisamente alterata mentre sentiva le sue parole uscire dalle sue labbra e la vide avvicinarsi a grandi passi mentre lo fulminava con gli occhi, alzando di molto il tono della voce mentre gli urlava che fosse sempre stato un grande idiota, ma che quella sera si fosse proprio superato.
Ma Dean non se ne curò neanche, facendo spallucce e rimanendo solido nella sua idea, dicendo a Sam di rassegnarsi perché sarebbe stato lui a completare le prove; il maggiore però rimase sorpreso quando vide proprio suo fratello portare a termine la prima e leggere la formula in latino che Kevin avesse tradotto per loro. 
I tre cacciatori andarono via da quella fattoria nel più breve tempo possibile dopo aver salvato la famiglia, provando ognuno dei sentimenti contrastanti: Dean ed Abby si odiavano per aver lasciato che Sam iniziasse la prima delle tre prove, desiderando con ogni singola fibra del proprio corpo di prendere il suo posto, mentre Sam era davvero in pace con sé stesso e felice della scelta che avesse fatto, perché voleva dimostrare con tutto sé stesso al fratello che potesse farcela e che ci fosse dell'altro a parte la caccia che la vita avesse riservato per Dean. 
Per qualche giorno furono distolti dalle prove e dal grande piano, quando Abby si unì a loro e si trasferì al bunker degli Uomini di Lettere nel Kansas, Lebanon, nel quale poche settimane prima i due Winchester fossero stati indirizzati proprio da loro nonno paterno, che era andato avanti nel tempo sbucando dal passato, esattamente dal 1958, quando John era solamente un bambino. 
Ma Henry Winchester non era arrivato da solo nel loro tempo, perché un demone molto potente di nome Abaddon lo aveva seguito ed insieme a loro nonno, Sam e Dean riuscirono a tagliarle via la testa e seppellire i due pezzi lontani per non farli ricongiungere. 
Quella sera Abby si era mossa fino alla cucina del bunker avvicinandosi al frigo per prendere una birra che avrebbe consumato da sola, sedendosi subito al piccolo tavolo per iniziare la sua ricerca sulle prove e su ciò che potesse trovare su internet o su un libro, sentendosi tremendamente arrabbiata. 
Finí presto la prima birra svuotando la bottiglia, e passò alla seconda e poi alla terza, sentendo la sua rabbia aumentare in proporzione al fatto che non trovasse alcun testo su cui basarsi e che potesse aiutarla. 
Quasi non sentí la presenza di Dean dietro di sé quando entrò in cucina, accorgendosene solamente tramite il riflesso sullo schermo del PC della sua sagoma alla sue spalle intento a cercare di capire cosa stesse leggendo con così tanta intensità; ma Abby lo ignorò fingendo di non sentire i suoi tentativi di iniziare una conversazione, mentre si prese una birra e si sedette proprio di fronte a lei. 
Dean prese un sorso e si appoggiò con i gomiti al tavolo, sollevandosi un po' di più per guardare la ragazza che non scollasse gli occhi dal computer, ma all'ennesimo trattamento del silenzio che Abby gli riservò, l'uomo si spazientí e chiuse di scatto il suo portatile con aria arrabbiata, guadagnandosi un'occhiataccia, ma per lo meno era riuscito a guadagnarsi la sua attenzione. "Si può sapere perché sei così agitata? Perché mi tratti così e non mi parli?". 
Abby lo guardò con incredulità sentendo la rabbia dentro di sé esplodere tutta insieme, ma cercò di trattenere il fiume in piena che sarebbe uscito dalla sua bocca se non si fosse calmata subito rischiando solamente di peggiorare le cose; prese un lungo respiro mentre lo guardava ancora negli occhi notando come avesse messo su un'aria innocente, come se non avesse la più pallida idea per cui fosse così arrabbiata. 
"Da quanto ci conosciamo? Quasi dieci anni, giusto? In tutti questi anni non ti ho mai chiesto niente anche se stavamo insieme: ho sempre capito, perché anche io darei la vita per i miei fratelli ma..".
"..ma cosa?! Cosa vuoi da me?" chiese Dean cambiando espressione e guardandola in cagnesco, scuotendo la testa e stringendo più forte il collo della sua bottiglia. "Che faccia morire mio fratello al posto mio?". 
"Voglio solamente trovare un modo che ti faccia sopravvivere!" esclamò Abby alzando la voce e ricambiando l'occhiataccia, gesticolando nervosamente. "Perché devi essere sempre tu? Cos'è questo atteggiamento rassegnato alla morte?". 
Dean scosse la testa e rise di gusto prima di prendere un lungo sorso di birra, leccandosi poi le labbra e guardandola con sguardo incredulo. Abbassò il capo per qualche secondo, sentendo il dispiace avere il sopravvento su di lui e addolcí appena il suo tono. "Sono solo stanco, Abby".
Ma la ragazza non la prese bene, sentendo la rabbia ribollire ancora una volta dentro di lei, sgranando gli occhi e guardandolo male; allargò le braccia e gli puntò nuovamente un dito contro, provando un forte astio. "Non puoi più essere egoista, adesso! Devi cercare il modo di cambiare questo atteggiamento rassegnato alla morte perché ora hai una figlia che prima o poi avrà bisogno di te, Dean!". 
"Una figlia che non saprà mai che sono io il suo vero padre!" esclamò Dean di getto senza controllarsi, alzando nuovamente la voce e venendo sorpreso dalla riabbia e dal dolore nello stesso modo della ragazza. 
Abby allargò le braccia e si alzò di scatto, perché non poteva credere di star avendo davvero quella conversazione: era passata una settimana da quando Dean avesse conosciuto Mary e lo aveva visto fiondarsi su un caso dopo l'altro, pur di distrarsi dal pensiero della figlia e dalle continue domande che la sua mente si faceva. 
Eppure non si aspettava una frase del genere, non si aspettava che vedesse tutto così nero. "Vuoi escludere a priori che un giorno potremo conoscerla?".
"E cosa le diremo?". Dean scattò in piedi, lasciando la bottiglia sul tavolo e muovendosi verso di lei puntandole un dito contro e guardandola in cagnesco come mai avesse fatto, tant'è che Abby faticò a riconoscerlo. "Siamo i tuoi genitori naturali, scusa se ti abbiamo abbandonata ma lo abbiamo fatto per il  tuo bene?!. Vuoi dirle questo, Abby? Perché davvero non avrei la minima idea di come potrei fare a spiegarle perché non *siamo* stati in grado di tenerla con noi!". 
Abby vide la vena sul collo del ragazzo e sulla fronte iniziare a pulsare e gonfiarsi più del normale, mentre diventava paonazzo per la rabbia e iniziava a respirare in modo irregolare. 
Ma poi lesse negli occhi di Dean qualcosa che la fece rabbrividire, capendo perfettamente a cosa avesse pensato e cosa intendesse dire veramente con quelle frasi, infatti lo vide abbassare appena lo sguardo e serrare le labbra in una smorfia adirata. "Vuoi dire che non sapresti spiegarle come io non sia stata capace di tenerla con me, non noi. È questo che ti fa arrabbiare davvero o lo hai detto solamente perché hai bisogno di qualcuno con cui prendertela?". 
La voce bassa e flebile con cui Abby parlò arrivò alle sue orecchie udendo il dolore nelle sue parole, e Dean sollevò di nuovo lo sguardo per incrociare i suoi occhi arrossati e coperti da uno strato lacrimoso, trovandosi senza una risposta giusta da darle per farla stare meglio: perché si, per quanto lo facesse sentire una grande carogna, era proprio questo che Dean pensava. 
Se solamente Abby avesse tenuto un po' più duro e avesse tenuto Mary con sé, a quest'ora avrebbero avuto un bunker sicuro in cui tenerla, dove nessuna forma di male potesse entrare. 
Sarebbe stata con loro e insieme sarebbero potuto essere una famiglia. 
Il fatto che Dean non rispose ma rimase in silenzio a fissarla, le fece capire che avesse implicitamente confermato la sua teoria, facendole capire quanto avesse sottovalutato il suo dolore ed il suo enorme sacrificio; Abby sentí il cuore spezzarsi lentamente con un crack sonoro dentro di lei e sentí le lacrime fare capolinea su sul viso. "Tu non c'eri, non c'era modo di trovarti o farti uscire dal Purgatorio. Cosa avrei dovuto fare Dean, mmh? Da sola contro tutte le mostruosità che ci sono nel mondo, con una neonata che attira l'attenzione di tutti? Ho cercato solamente di proteggerla". 
"Avresti potuto tenerla con te, vederla crescere, esserci per lei! Non importa quanto sarebbe stato faticoso, ma avresti potuto farcela! Dovevi dirmelo quando hai scoperto di aspettare Mary! Avremmo potuto farcela insieme, perché dovevamo essere noi i genitori di Mary, invece tu hai dato via nostra figlia come se fosse un pacco senza valore!!". 
Come una molla, la prima reazione a tutto quel dolore e quel veleno condensato in parole che le facevano male e la toccavano nel profondo, fu quella di colpirlo con un sonoro schiaffo sul viso.
Dean strinse i denti e deglutí a fatica, guardando con rabbia nei suoi occhi azzurri. 
Iniziò a pensare che delle coltellate in pieno petto avrebbero fatto meno male, piuttosto che sentire quelle parole accostate alla rabbia e dall'odio nella voce e negli occhi verdi di Dean, e ci misero poco le lacrime a scenderle sul viso mostrandogli il male che le avesse fatto con quelle semplici frasi; solamente dopo averle pronunciate, Dean si rese conto di cosa avesse detto, osservando i suoi occhi addolorati e sentendosi un terribile stronzo ad averla ferita in quella maniera, sapendo perfettamente che avesse fatto del suo meglio e che avesse agito unicamente nell'interesse di Mary, tutelandola. 
Provò a fare un passo nella sua direzione per toccarla e scusarsi immediatamente, ma Abby indietreggiò evitando il contatto e guardandolo con aria addolorata, perché non capiva come Dean potesse potesse parlarle in quella maniera e la volesse ferire così. 
"Ragazzi, vi si sente da tutto il bunker? Ma che succede?". 
Abby non si spazzò via le lacrime, ma distolse lo sguardo da quello non più di pietra di Dean, che si fosse immediatamente pentito delle parole che le avesse urlato contro, e si voltò verso Sam fermo sulla soglia guardandoli con sopracciglia aggrottate e aria confusa sul viso; non disse nulla, ma superò il minore uscendo dalla cucina e dirigendosi a grandi passi verso il garage per prendere la sua auto e andar via da quel posto, sentendo altre lacrime rigarle il viso mentre la sua vista diventava via via sempre più offuscata. 
"Ma che diavolo succede? Perché Abby stava piangendo, Dean? Che le hai fatto?" chiese Sam allargando le braccia ed entrando all'interno della cucina, guardando il fratello con aria allibita che ancora guardava il punto in cui Abby fosse scomparsa provando un forte rimorso. 
Il maggiore scosse la testa e cercò di reprimere la voglia di lanciare la pila di piatti pulito posta sul bancone d'acciaio contro il muro per sfogare parte della sua grande frustrazione e del suo dolore. "Lascia stare, Sammy". 
Ma Sam aveva udito gran parte della conversazione mentre si avvicinava alla cucina per controllare che stessero bene perché non li aveva mai sentiti urlarsi contro in quella maniera, e aveva udito delle parole fin troppo elusive, scaturendo in lui una grande preoccupazione. "Chi è Mary?".
Il maggiore si bloccò quasi sulla soglia dopo aver superato il fratello, irrigidendosi e mettendosi più dritto con la schiena, pensando che il grande momento fosse arrivato e che forse fosse giunto il momento che anche Sam venisse a conoscenza della novità, ma ripensò alle parole che Abby gli aveva detto in macchina dopo avevano lasciato la casa dei Thomson, ricordandogli l'importanza della loro progenie. Scosse la testa, ma non si voltò facendo appena spallucce. "Devi aver sentito male, fratellino: stavamo parlando delle prove". 
 
 
 
Emerse da sotto le coperte nel buio della stanza scattando in avanti e brandendo il pugnale che teneva sotto il cuscino a mezz'aria, avendo udito un rumore preveniente dal fondo della camera che la fece trasalire dal sonno; accese velocemente la bajour sul comodino e quando capí chi si fosse intrufolato nella sua stanza si rilassò e mise via la sua arma. 
Scosse la testa e si passò le mani sul viso con aria assonnata. 
"Dopo tutti questi anni sulla terra, non hai ancora imparato a non far spaventare a morte la gente che dorme?". 
Anael si mosse in silenzio all'interno della stanza accendendo la luce, avanzando fino al letto della ragazza con sopracciglia aggrottate perché non aveva ancora capito l'importanza che gli umani dessero al sonno; Abby sollevò lo sguardo verso di lei, sbattendo le palpebre un paio di volte per abituarsi alla luce violenta che le fece male alle retine.
"Sono stata in Paradiso" disse l'angelo sedendosi sul letto sopra le coperte, guardando con un sopracciglio sollevato la stanza completamente disordinata ed i vestiti abbandonati qua e là, chiedendosi se esistesse un umano più disordinato di lei. 
Abby scrollò le spalle e sgusciò fuori dalle coperte, pensando che probabilmente Dio non volesse che riuscisse a riposare per più di due ore e mezza di fila; iniziò a togliersi la vecchia maglietta larga e rosa e dei corti pantaloncini che usasse come pigiama per indossare dei jeans e una maglietta di cotone scura, prima di sospirare rumorosamente e guardare la sua amica con aria stanca. "Hai scoperto qualcosa di Castiel?". 
Anael scosse la testa e sospirò, accavallando le gambe con eleganza e facendo spallucce, assumendo un'aria seria. "È tutto molto strano e in più c'è un angelo in Paradiso che ha preso in mano la situazione: Naomi è una vecchia amica, abbiamo fatto parte della stessa legione e abbiamo spesso combattuto insieme. Però c'è qualcosa di strano stavolta e Castiel sembra così confuso ogni volta che cerco di parlarci, ed il fatto che non ricordi nulla di come sia riuscito ad uscire dal Purgatorio complica le cose". 
"Mmh, anche Dean pensa che sia strano. Non si fida del tutto di Cas, crede che ci sia qualcosa che non va" si limitò a rispondere Abby facendo spallucce, mordendosi il labbro e sospirando, sentendosi ancora agitata nonostante fossero trascorsi due giorni da ciò che fosse accaduto prima di lasciare il bunker. 
Anael sollevò un sopracciglio, spostando i lunghi capelli biondi dietro le spalle e accennando una bozza di un sorriso, studiando la sua espressione. "A proposito di Dean: perché non sei con lui?". 
La guardò per un istante molto lungo ed Abby tagliò corto con *è una lunga storia e non voglio parlarne* voltandosi per darle le spalle perché non aveva nessuna voglia di ricordare per l'ennesima volta ciò che fosse successo; non si sorprese quando sentí il tipico battito di ali che l'avesse svegliata una decina di minuti prima, segno che l'angelo avesse lasciato la sua stanza, perché Anael sapeva che quando non aveva voglia di parlare era inutile provare ad insistere. 
Abby iniziò ad ordinare il caos all'interno della sua stanza lasciato la sera precedente quando rientrando in stanza si fosse spogliata in fretta per medicare velocemente il morso alla spalla che un vampiro le avesse lasciato come ricordo, mentre lei distruggeva il suo nido completamente da sola; lavò in fretta il sangue colato sulla maglietta abbandonata sulla sedia e pulí la sua giacca di pelle, prima di ordinare i suoi vestiti nel suo borsone pensando che avrebbe dovuto fare un salto in una lavanderia per lavare i suoi indumenti prima di affrontare la prossima caccia. 
Sentí un forte colpo di nocche alla porta che la fece trasalire e sollevare un sopracciglio, perché nessuno sapeva dove fosse stata nell'ultimo paio di giorni. Nessuno a parte Anael. 
Aprí la porta sperando di sbagliarsi fino all'ultimo e scosse la testa, pensando che quella volta il suo angioletto l'avrebbe pagata molto cara: trovò Dean con i suoi occhioni verdi dispiaciuti che la guardavano, i capelli biondicci che tenevano intrappolate le gocce di acqua per la forte pioggia che stesse cadendo a quell'ora di notte, e un'espressione imbarazzata sul viso. 
Ed Abby capí che Anael fosse andata a trovarla unicamente per sapere dove fosse ed evidentemente aveva valutato che non se la stesse cavando bene e che fosse meglio che Dean venisse a conoscenza del luogo in cui si trovasse. 
Non esitò a dirgli di andare via e che non aveva nulla da dirgli, sentendo il viso avvampare per la forte rabbia che avesse preso nuovamente a scorrerle nelle vene, e chiuse di colpo la porta per non farlo entrare, ma Dean la spintonò appena per entrare con la forza, costringendola ad indietreggiare. "Ma che stai facendo? Ti ho detto di andartene!". 
Il ragazzo sospirò rumorosamente e mise le mani avanti, sentendosi dispiaciuto per averla forzata a farlo entrare mentre si chiudeva la porta alle spalle, ma adesso che Anael gli aveva dato una possibilità di sapere dove fosse Abby e di trasportarlo da lei, non poteva sprecarla. "Devo scusarmi, ok? E tu devi ascoltarmi". 
Abby lo guardò in cagnesco stringendo i pugni e guardandolo con astio per un lungo momento, poi si voltò per afferrare i suoi due borsoni già pronti, scuotendo la testa con disapprovazione. "Ok, resta. Tanto io stavo già andando via!". 
Istintivamente Dean si mise davanti alla porta per sbarrarle la strada, tirandole via i due bagagli dalle mani e facendoli cadere rovinosamente sul pavimento. "Aspetta Abby, dammi cinque minuti per favore. Cinque minuti e poi me ne andrò, ok?". 
La ragazza lo guardò negli occhi con astio e sbuffò sonoramente, allargando le braccia e sentendosi quasi prigioniera in quella stanza, perché sapeva che Dean non l'avrebbe lasciata andare senza dirle ciò che avesse dentro; si voltò dandogli le spalle e facendogli segno con la mano di parlare, mentre si portava le dita alla tempia per massaggiarla nel vano tentativo di trovare un po di calma. 
"Mi dispiace, Abby. Dico sul serio: sono stato un grande stronzo e..". 
Lo interruppe presto, voltandosi verso di lui per guardarlo in cagnesco mentre continuava a parlare a ruota libera. "E subdolo e perfido e cattivo e anche un grande figlio di put-..". 
"Hai reso bene l'idea.." sussurrò Dean sorridendo imbarazzato ed annuendo, facendo un passo incerto  verso di lei, ma non la vide indietreggiare. Così prese un lungo respiro e tornò a guardarla. "Ma è successo tutto così velocemente: ho scoperto di avere una figlia Abby, ed è fantastica. L'ho conosciuta e l'ho tenuta fra le braccia solamente per poche ore. E poi doverle dire addio in quel modo, quando un'estranea me l'ha strappata dalle braccia e ha iniziato a stringerla e.. ". 
"È sua madre, Dean! Può fare quello che vuole con Mary!" esclamò Abby interrompendolo nuovamente e guardandolo in cagnesco, stringendo i pugni ancora una volta sentendosi pervasa dalla rabbia. 
"No. Sei tu sua madre e io sono suo padre" disse Dean con una calma e pacatezza che stupì anche se stesso, ma si dovette fermare un momento per prendere un lungo respiro e scegliere con cura le parole giuste da fare. "Tu hai avuto nove lunghi mesi per abituarti all'idea, io solamente poche ore. Ho perso la testa Abby e mi dispiace. Non pensavo che una persona di cui non conoscessi neanche l'esistenza fino ad una settimana fa mi potesse mancare così tanto. Perché lei mi manca Abby, penso a Mary tutto il giorno. Mi manca così tanto e sapere che non potrò esserci mai per lei, per ogni suo bisogno o capriccio..".
Abby abbassò lo sguardo incapace di sostenere il suo e sospirò rumorosamente, passandosi indice e pollice della mano sinistra sulle palpebre, sentendo gli occhi pizzicare mentre tutta la rabbia che avesse provato si trasformò in dolore. 
Le sue parole facevano male perché erano vere e lei sapeva come si sentisse senza che avesse bisogno di aprir bocca. 
"Comunque tutto questo non mi da il diritto di comportarmi così con te, anche tu stai soffrendo come me. Quindi ti prego, perdonami Abby: non era mia intenzione farti del male quando abbiamo litigato. Non avrei mai dovuto dirti ciò che ti ho detto.." sussurrò Dean avvicinandosi e sfiorandole le spalle con le braccia, sentendo la ragazza tremare sotto il suo tocco. Fece pressione sul lato sinistro, costringendola a voltarsi per afferrle il viso fra le mani e sorriderle mentre leggeva nei suoi occhi tutto ciò che anche lui stesse provando. "E voglio che tu sappia che prima o poi, porterò Mary a casa, la sua *vera* casa, quando Sam avrà chiuso i cancelli dell'inferno. Non so ancora come faremo a portarcela via, ma ci sto lavorando. Però tu non lasciarmi Abby, non andartene senza lasciare traccia di nuovo. È già difficile accettare di dover tenere lontana Mary, non posso perdere anche te". 
La ragazza lo guardò così vicino a sé e abbassò lo sguardo sul suo petto, dove fece leggermente pressione con le mani per allontanarsi perché faceva male parlarne, faceva male che dovessero condividere lo stesso dolore, faceva male il modo in cui la stesse guardando. 
Cercò di allontanarsi e di liberarsi, ma Dean non la lasciò andare quando sentí le guance della ragazza inumidirsi con le sue lacrime. 
Abby si arrese a si avvicinò volontariamente, appoggiando la testa sul suo petto fra le lacrime, sentendo le mani di Dean carezzarle i capelli e tenerla stretta contro di sé, baciandole la testa di tanto in tanto. 
Fu naturale per entrambi colmare la distanza fra di loro con un bacio casto e delicato, ed Abby si sorprese perché non aveva mai preso in considerazione l'idea che rivelare a Dean la verità sulla sua gravidanza avrebbe potuto farli avvicinare ancora di più, nonostante sapesse che tutto ciò che lui volesse veramente era proprio ritirarsi dalla caccia per avere una famiglia sua ed una vita normale.
Si sollevò di più sulle punte e gli cinse le braccia attorno al collo, sentendo le sue mani muoversi sui suoi fianchi per stringerla di più, mentre sentiva Dean chinarsi su di lei e baciarla sempre più avidamente con le lacrime agli occhi. 
Si distanziarono solamente per prendere aria e si guardarono negli occhi con un sorriso sul viso, e sembrò ad entrambi che il tempo non fosse mai passato da quando si conobbero alla Road House molti anni prima, quando erano solamente dei ragazzini in viaggio per l'America con il comune obiettivo di trovare Azazel. 
"Ti amo così tanto". Dean appoggiò la fronte alla sua, chiudendo appena gli occhi e stringendole i fianchi di più insinuando le mani sotto la sua maglietta per avvicinarla a sé e sentirla di più, ed Abby sorrise sentendosi *quasi* felice dopo tanto tempo, sfiorandogli il viso. "Ti amo anche io". 
Il ragazzo non si aspettò quando Abby colmò nuovamente la distanza fra di loro, baciandolo con avidità perché lo voleva ancora una volta specialmente adesso dopo che avesse trovato il coraggio per dirgli nuovamente quanto profondamente lo amasse. Indietreggiò alla cieca portandolo con sé, fino a quando entrambi caddero sullo spazioso letto di Abby, che rise di gusto per qualche secondo tirandoselo meglio addosso. 
Dean la guardò negli occhi per qualche momento mentre le carezzava una guancia per scostarle i capelli dal viso, faticando a credere che la ragazza che stesse sotto di sé e che avesse sempre amato fosse così pazza da amarlo anche lei e di aver creato una nuova vita insieme a lui, una bambina splendida e in salute che adesso vivesse in Texas; tornò a baciarla sentendo un presentimento dentro di sé che tutto sarebbe andato finalmente per il verso giusto. 
Sam avrebbe chiuso le porte infernali per sempre salvandoli dalla condanna a vivere la vita interamente dedicata alla caccia e Dean avrebbe trovato un modo per avere Mary con sé; non importava come, avrebbero formato la famiglia felice e imperfetta che aveva sempre sognato, magari tornando a vivere nella loro vecchia casa nel Kentucky, vicino a Dan, o si sarebbero trasferiti nell'Illinois per stare vicini a Silver, oppure ancora avrebbero vissuto in California, mentre Sammy riprendeva i suoi studi di legge. 
Pensava a questo mentre si muoveva sopra di lei, baciandola con forza e stringendola a sé con decisione, mentre sentiva Abby gemere contro le sue labbra e stringere le dita attorno alle sue spalle, e la guardava chiudere gli occhi e stringersi su se stessa mentre una forte ondata di piacere la travolgeva; sbatté le palpebre sorridendo e ricambiando l'occhiata del ragazzo, che aumentò il ritmo con cui si muovesse sopra di lei, e in quel momento furono entrambi sicuri di essersi definitivamente lasciati alle spalle tutto ciò che di negativo fosse accaduto fra di loro, tornando ad essere esattamente i due ragazzi di un tempo. 
 
 
  
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