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Autore: Abby_da_Edoras    25/01/2023    4 recensioni
Dopo circa cinque anni ritorno a scrivere su questo fandom e, in effetti, questa long fic si può considerare il sequel delle mie raccolte di storie su Elijah e Tristan con la mia versione dei fatti. Se ricordate, era rimasta in sospeso la quinta stagione, che non avevo visto e che racconto in questa long fic a modo mio. I protagonisti, però, non saranno più Elijah e Tristan (che comunque sono sempre insieme e fanno parte della storia), bensì la mia nuova OTP di questo fandom... vedrete. Dunque, sono passati cinque anni dagli avvenimenti della mia ultima OS e finalmente Kol è riuscito a scoprire chi minaccia Hope, solo che... ha scoperto anche un'altra cosa molto importante sulla sua identità e questo cambierà la sua vita e quella di chi gli sta accanto.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "The Originals".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Kol Mikaelson, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 4: All alone

 

I know you are out there
Someday I will find you
When I close my eyes
I see you and then I know
You are still there

All alone
In the middle of a crowd
Watched by a thousand of eyes
No one can see you
All alone
A thousand voices whispers
I don't understand a word
You are all alone…

(“All alone” – Russell Allen/Anette Olzon)

 

Marcel fu il primo a lasciare il patio di Villa Mikaelson per tornare a casa e convocare Josh e altri suoi vampiri fidati per capire se qualcuno di loro potesse infiltrarsi tra i Notturni di Greta; anche Elijah e Tristan se ne andarono, diretti a Davilla Estate (dove, comunque, ormai anche Elijah praticamente abitava…) per scegliere i membri della Strix più adatti ad agire da infiltrati.

“Io ho già qualche idea sui membri migliori” diceva Tristan, “comunque è chiaro che ci consulteremo prima di prendere una decisione definitiva, a questo punto siamo entrambi Lord della Strix e non intendo fare tutto da solo.”

Elijah era colpito soprattutto da un altro aspetto della faccenda.

“Io volevo… ringraziarti, Tristan. Insomma, in genere tu ti innervosisci quando io mi occupo dei problemi della mia famiglia, ma oggi hai voluto partecipare a questo incontro e addirittura sei disposto ad avvalerti della Strix per fermare Greta e i suoi.”

Il giovane Conte De Martel si strinse nelle spalle ostentando indifferenza.

“Non c’è niente di strano, invece. Questa cosa riguarda principalmente la tua famiglia, è vero, ma Greta intende estendere il suo dominio su tutta New Orleans, imprigionando i licantropi, uccidendo gli ibridi e tenendo sotto controllo le streghe. Io non posso certo permettere che una pazza con un seguito di fanatici incolti, barbari e razzisti governi questa città, sarebbe il fallimento del nostro piano come Lord della Strix.”

Elijah lo prese per le braccia e lo fece voltare verso di sé. Erano ormai giunti nell’immenso parco della villa di Tristan e nessuno poteva vederli.

“Io credo che ci sia anche qualcos’altro” gli disse piano, catturando i suoi occhi azzurri. “Niklaus è stato ostile come al solito e gli altri non ti hanno rivolto quasi la parola, ma tu sei stato paziente e collaborativo con loro. Avresti potuto semplicemente andartene e riunire la Strix a Davilla Estate.”

Tristan fece una smorfietta contrariata.

“E va bene! Sì, è vero, in questi ultimi due o tre anni ho imparato a vivere diversamente il tuo legame con la famiglia” ammise, “forse anche perché in realtà tu vivi più con me che con loro, ma non è solo questo. Non posso dire che mi siano simpatici, ma sono la tua famiglia ed è giusto che tu pensi a loro, come io mi prendo cura di Aurora. E poi devo ammettere che oggi Klaus non è stato neanche odioso come al solito, ha fatto due o tre battute delle sue, ma ho avuto l’impressione che lo facesse più per recitare il suo ruolo che per vera convinzione. Chissà, magari scoprire che Kol non è veramente vostro fratello ha segnato più lui di altri. Erano molto legati?”

Elijah rifletté sulle parole di Tristan e dovette convenire che aveva ragione: rispetto a tutti gli altri, e a lui stesso, Niklaus era sembrato turbato da quella rivelazione. Gli altri si erano sorpresi, magari anche parecchio, specialmente all’inizio, ma poi la cosa era stata accettata senza tanti drammi: Kol non era un Mikaelson di nascita, ma era cresciuto con loro, aveva vissuto avventure e combattuto nemici con loro ed era questo a renderlo un Mikaelson, come del resto era stato per Hayley. Ma Niklaus sembrava davvero scombussolato da questa scoperta e, ora che ci pensava bene, anche Elijah si rendeva conto di aver avvertito una strana tensione tra lui e Kol.

“Non direi” rispose poi alla domanda di Tristan. “In realtà Kol è sempre stato piuttosto lontano da noi, ha vissuto esperienze diverse… però, ora che mi ci fai pensare, ha sempre dimostrato un legame particolare con Niklaus, ricercava la sua attenzione e la sua approvazione, è stato anche molto geloso di Marcel, quando Niklaus decise di farne la sua creatura. E Niklaus, in genere, rispondeva alle intemperanze di Kol pugnalandolo e chiudendolo in una bara, come è stato suo costume per secoli…”

“Anche questo è un legame, comunque, che denota un certo interesse: io ho tenuto sotto controllo Aurora per secoli, sapendo della sua fragilità mentale, e per un certo periodo l’ho addirittura lasciata in un monastero in Tibet perché i monaci si occupassero di lei. È una cosa strana, non so come reagirei io se sapessi che Aurora non è davvero mia sorella” rifletté Tristan.

“Non vorrai dirmi che potresti, magari, innamorarti di lei, vero?” lo sfidò Elijah, imprigionandolo contro il tronco di un albero.

“Non c’è bisogno di comportarsi da barbaro” replicò Tristan, cercando inutilmente di liberarsi. “No, non potrei innamorarmi di Aurora nemmeno se sapessi che non è mia sorella, semplicemente perché ho vissuto continuamente con lei fin dall’infanzia e poi per secoli, in tutta Europa, sempre vedendola come la mia sorellina delicata e fragile e non potrei vederla in altro modo. Ma proprio tu hai appena detto che Kol e Klaus, in realtà, non hanno vissuto molto insieme come fratelli, non certo come hai fatto tu… e magari questa ricerca di attenzione da parte di entrambi potrebbe significare qualcos’altro. Non so cosa proverei io se scoprissi che Aurora non è mia sorella e l’avessi ritrovata solo ora dopo secoli, chissà…”

“Tu non dovresti provare proprio niente in ogni caso, perché sei mio e qualsiasi tua emozione, sentimento e devozione devono andare esclusivamente al tuo Sire” gli disse Elijah, schiacciandolo contro l’albero col suo corpo, mordicchiandolo sul collo e iniziando a slacciargli i pantaloni. Mentre gli insinuava sensualmente le mani sotto i vestiti e strofinava la sua erezione contro di lui, baciandolo in modo sempre più intimo e profondo e esplorandolo con la lingua, però, non riuscì a scacciare del tutto dalla mente quel piccolo tarlo.

Tristan poteva aver ragione? C’era forse qualcosa di particolare tra Niklaus e Kol e la scoperta di non essere fratelli aveva abbattuto ogni resistenza inconscia?

A Villa Mikaelson, invece, le cose sembravano essersi tranquillizzate. La famiglia allargata (ormai direi di chiamarla così, vista la situazione di Kol e la presenza di Hayley) aveva cenato, aveva continuato a confrontarsi ancora un po’ sulla questione e Hayley aveva deciso di chiamare Alaric e Caroline per avvertirli che, anche senza Hope, gli studenti della loro scuola potevano comunque essere in pericolo a causa delle idee razziste di Greta e dei suoi Notturni, veri responsabili delle aggressioni. Poi, pian piano, tutti erano andati a dormire. Hayley si era trattenuta a lungo in camera di Hope che aveva bisogno di essere rassicurata non tanto per se stessa, quanto per il timore che accadesse qualcosa ai suoi amici o alla sua famiglia. Ad un certo punto era passato Klaus per tranquillizzare la figlia, ma anche Hayley si era accorta che non era il Klaus di sempre… Chissà, forse tutte le notizie arrivate quel giorno avevano finito per destabilizzarlo, era comprensibile, lei stessa era rimasta sconvolta nel sapere quanto Greta potesse odiare gli ibridi, anche molto giovani come Hope; e sul fatto della famiglia, beh, Hayley sapeva meglio di chiunque quanto fosse dura perdere le proprie certezze.

Tutto taceva a Villa Mikaelson quando, nel cuore della notte, una figura attraversò silenziosamente i corridoi e raggiunse la stanza di Klaus, aprendo la porta pian piano per non fare rumore e scivolando dentro. La porta si richiuse alle spalle del misterioso visitatore… ma l’ibrido, ovviamente, era all’erta e in meno di un secondo raggiunse la porta e vi schiacciò contro l’intruso, afferrandolo per la gola.

“Chi sei? Cosa sei venuto a fare qui? Come osi introdurti di soppiatto nella mia… Kol???”

Sconcertato, Klaus liberò il giovane e lo squadrò da capo a piedi: con indosso una maglietta leggera e i boxer non dava proprio l’idea di essere minaccioso, anzi, e lui come aveva potuto scambiarlo per un nemico, magari mandato da Greta? Doveva essere proprio sull’orlo di una crisi di nervi!

“Accidenti, Nik, tu sei uno di quelli che prima spara e poi ti chiede chi sei, vero?” si lamentò Kol, massaggiandosi il collo e riprendendo fiato. Tuttavia il tono non era scherzoso come voleva apparire.

“Cosa dovevo pensare? Ti sei introdotto in camera mia di nascosto e col favore delle tenebre” cercò di rimediare Klaus. “Non potevo immaginare che fossi tu e, a proposito, cosa ci fai qui a quest’ora?”

“Nik, ho avuto un incubo” mormorò Kol, afferrando una mano dell’ibrido.

Klaus restò ancora più allibito, soprattutto perché sentiva le mani di Kol tremare. Gli circondò le spalle con un braccio e lo condusse a sedersi sul letto, cercando tuttavia di buttarla sull’ironia.

“Mi dispiace per te e immagino sia comprensibile, con tutto ciò che abbiamo passato in questa giornata, ma… beh, questa è una cosa che faceva Hope e anche lei ha smesso dopo aver compiuto undici anni” disse.

“Nik, mi devi ascoltare” insisté Kol, e stavolta il suo tono era talmente angosciato che Klaus non poté far finta di niente. “Ho sognato… ho sognato che Greta e alcuni dei suoi Notturni ti avevano rapito e che… che ti stavano torturando. Eri legato a una sedia e loro ti straziavano con un paletto pieno di spine, dicevano che con quello potevano anche ucciderti perché era intriso del sangue della Bestia…”

“Un sogno niente affatto piacevole, concordo, ma come ti ho detto è comprensibile dopo tutto ciò di cui abbiamo parlato oggi, sappiamo che Greta e i suoi sono i nostri nemici, che sono pericolosi e che io, in quanto ibrido, sono uno dei loro bersagli” minimizzò Klaus. “È uno dei tanti pericoli che corriamo, è vero, ma non è detto che vada proprio così, e poi…”

“Tu non mi ascolti, Nik! Quello non era un sogno come gli altri e non è dovuto alla preoccupazione per le mosse di Greta” Kol adesso pareva davvero fuori di sé, stringeva più forte le mani di Klaus, gli si avvicinava sempre più e la sua voce era spezzata dall’angoscia. “Ma ti sei già dimenticato quello che Freya e Hope hanno mostrato anche a te, la visione del giorno in cui la mia vera madre mi ha affidato a Esther? Mia madre era una strega potente e uno dei suoi poteri era proprio quello di prevedere il futuro tramite i sogni! Lei aveva sognato che un branco di lupi mannari avrebbe massacrato il nostro villaggio e così è stato! E io ho sognato che tu sarai rapito e torturato da Greta e dai suoi vampiri e…”

Klaus lo prese per le spalle e lo strinse, il viso vicinissimo al suo.

“Kol, tu hai mai fatto sogni del genere che poi si sono verificati?” gli chiese in tono calmo e pacato, cercando di placare la sua agitazione.

“Io… no, non che mi ricordi” rispose Kol, confuso.

“Quando Davina e le altre streghe sono state avvelenate, tu avevi sognato prima che sarebbe accaduto?” continuò Klaus, sempre con quel tono rassicurante.

“Certo che no, altrimenti non avrei lasciato che succedesse, non l’avrei lasciata partecipare a quel rituale!” replicò il giovane.

“E allora, Kol, tu non hai questo potere, hai semplicemente avuto un incubo come capita a tanti” concluse Klaus.

Il ragionamento filava perfettamente e, per qualche istante, sembrò convincere anche Kol, poi il panico ebbe di nuovo la meglio.

“Ma io non sapevo di averlo, ecco! Quando è successa quella cosa terribile a Davina, o anche in altri momenti, io credevo di essere un Mikaelson, ma ieri ho scoperto di essere figlio di Kaira e che lei aveva questo potere e magari si è attivato per questo” al contrario di quello di Klaus, il ragionamento di Kol non aveva un filo logico neanche a piangere, ma era più facile credere alla paura.

“Kol, ti ascolti quando parli? I poteri, qualsiasi potere, non si attivano perché qualcuno pensa di averlo” ribatté Klaus, sempre molto calmo. “Dovresti saperlo meglio di me, visto che hai studiato la magia per anni, però in questo caso ti posso decisamente confermare che i poteri si attivano da soli. Quando si è attivata la mia trasformazione in lupo mannaro per la prima volta e ho così scoperto di essere un ibrido, ti assicuro che me ne sono accorto e non ci pensavo neanche lontanamente. Hai avuto un incubo, tutto qui.”

“E se non fosse tutto qui? E se fosse vero? Io non posso rischiare, non lo capisci? Non posso aspettare che ti succeda qualcosa per verificare se possiedo o meno quel potere, io non voglio che ti succeda qualcosa, non potrei farcela, non potrei superare anche questo, non posso perdere anche te, Nik, non posso!” e tutte le emozioni e le paure, il terrore e tutto ciò che provava senza saperlo deflagrò letteralmente nel cuore di Kol che esplose in questa confessione disperata.

Per un istante Klaus rimase interdetto, poi la portata di ciò che Kol aveva appena ammesso arrivò alla sua comprensione… e a quel punto fu lui a non rendersi più conto di quello che faceva e che diceva.

“Non mi succederà niente, Kol, non mi succederà niente, stai tranquillo” gli disse, baciandolo, avvolgendolo in un abbraccio caldo e protettivo e distendendosi sul letto con lui. Il sangue gli bruciava nelle vene e gli rimbombava nelle orecchie e tutto quello che sentiva erano le parole che aveva detto Kol: non posso perderti, non ce la farei senza di te, non voglio che ti succeda qualcosa. Chi mai gli aveva detto cose simili? Chi mai si era mostrato così disperato all’idea che potesse accadergli qualcosa di male? Mentre lo baciava e ancora una volta placava la sua foga perdendosi nelle sue labbra morbide, si rese conto che aveva bisogno di qualcosa di più, che la brama che lo aveva invaso avrebbe trovato pace solo spingendosi fino al limite, superando ogni pensiero cosciente; rimaneva tuttavia in lui quel tanto che bastava per comprendere che, se Kol avesse reagito in qualsiasi modo, se si fosse mostrato spaventato e lo avesse respinto, avrebbe avuto la forza di fermarsi. Questo sì. Solo che… Kol non lo fermò, Kol era accogliente, docile e pareva che fosse stato fatto apposta per fondersi con lui e farlo sentire a casa, per assecondare i suoi movimenti e desideri. Klaus lo prese, sempre baciandolo, sempre respirando con lui, sempre ascoltando ogni fremito del suo corpo per non fare niente che Kol non volesse. Ma Kol accettava tutto, voleva tutto, era perso in lui esattamente allo stesso modo. Era quella l’attenzione che desiderava senza saperlo? Mille anni di incomprensioni svanirono nell’unione dei loro corpi, delle loro menti e dei loro spiriti fino all’esplosione totale dell’universo e oltre e di miliardi di scintille luminose nel momento del massimo piacere.

Solo alla fine di tutto, sempre tenendo Kol stretto tra le braccia, Klaus sembrò riprendere una certa qual padronanza di sé.

“Senti, io… mi dispiace, non so cosa mi sia preso, è che mi hai fatto sentire così importante, così accolto, mi hai detto quelle cose e io… credo di aver esagerato, ecco” cercò di spiegare qualcosa che non aveva niente di logico. “Mi sento così bene quando mi sei vicino, mi sembra che tutto andrà per il meglio, mi fai sentire accettato, come se non fossi più il mostro che sono, non mi giudichi e questo per me è qualcosa di nuovo. Però se… beh, se vuoi posso soggiogarti e farti dimenticare quello che… quello che è successo ora, insomma, se ti senti a disagio.”

“Io non voglio dimenticare proprio niente, Nik” rispose dolcemente Kol, che adesso pareva anche lui più sereno. “È vero, non ti ho fermato, ti ho lasciato fare quello che nemmeno io sapevo di volere e… e va bene così. E lo sai che io non ti giudico, sono un mostro tanto quanto te, come potrei farlo? Ma… ma continuo a non credere che il mio sia stato solo un incubo e non voglio che possa avverarsi!”

Klaus, intenerito, gli scompigliò affettuosamente i capelli.

“Allora facciamo così: rimani a dormire qui e, se farai di nuovo quei sogni, allora ne parleremo seriamente e cercheremo di scoprire i dettagli, tipo come hanno fatto a catturarmi, dove mi hanno portato, se hanno preso anche Hope o Hayley, cose più concrete, tanto per intenderci” gli disse. “Tua madre aveva delle visioni ben precise, ricordi? Sapeva tutto sul branco, quanto sarebbe stato numeroso, quando sarebbe arrivato, il problema fu che non le credettero, ma io ti crederò se farai ancora quel sogno. Altrimenti vorrà dire che era davvero solo un incubo, legato agli avvenimenti della giornata e… e beh, evidentemente alla paura che hai di perdermi.”

“Va bene” acconsentì Kol, tranquillizzato per il fatto che Klaus era disposto ad ascoltarlo. “Spero anch’io che sia solo un incubo, lo spero davvero.”

“Ad ogni modo sappiamo che Greta Sienna e quei Nazisti deprimenti sono capaci di tutto, quindi possiamo aspettarci il peggio da loro e non c’è niente di male a prendere precauzioni, l’importante è non lasciarsi paralizzare dal panico… come stavi facendo tu, Kol. Domani ne parleremo anche con Freya, Rebekah, Hayley e Elijah e metteremo in conto che quella pazza potrebbe davvero voler cominciare attaccando gli ibridi e principalmente quelli della nostra famiglia. Su questo il tuo sogno potrebbe non essere poi così sbagliato, pur senza essere una visione del futuro, e ne terremo conto” riprese Klaus. “Non preoccuparti, andrà tutto bene e la famiglia Mikaelson se la caverà anche questa volta.”

“Anche se io non sono davvero un Mikaelson?” domandò Kol.

Adesso lo sei molto più di quanto lo fossi mai stato prima” concluse Klaus, stringendolo tra le braccia. E in quell’abbraccio tenero e rassicurante Kol si addormentò sereno, senza altri incubi.

Anche Klaus, prima di abbandonarsi ad un riposo pacificatore, ebbe il tempo di pensare a come si sentiva completo, accolto e accettato da Kol e a come fosse rasserenante quella sensazione. Ancora una volta si ritrovò a pensare che finalmente poteva capire perché Elijah si fosse lasciato andare con Tristan De Martel, come fosse impossibile placare la brama e il desiderio, ma anche il vero amore quando avevi la fortuna di trovarlo. Lui, forse, era stato perfino geloso di Tristan, temendo che potesse portargli via il fratello, ma ora poteva comprenderlo e anche essere contento per Elijah, che aveva passato tutta la vita a occuparsi della famiglia e ora, pur restando ad essa legato, dedicava del tempo anche a costruire la sua vita con il giovane che aveva rubato il suo cuore e che accendeva ogni fibra del suo essere. Era stato solo tanto a lungo, erano stati soli entrambi, sia lui sia Elijah, e quando l’amore era arrivato inaspettato e improvviso aveva scardinato e travolto ogni barriera e ogni certezza, senza rispetto per niente e nessuno… e andava bene così.

Lo capiva perché, pensava, era la stessa cosa che stava accadendo a lui con Kol.

Tutto lo stesso.

Fine capitolo quarto

 

   
 
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