Cap. 4: All alone
I know you are out there
Someday I will find you
When I close my eyes
I see you and then I know
You are still there
All alone
In the middle of a crowd
Watched by a thousand of eyes
No one can see you
All alone
A thousand voices whispers
I don't understand a word
You are all alone…
(“All alone” – Russell Allen/Anette Olzon)
Marcel fu il primo a
lasciare il patio di Villa Mikaelson per tornare a casa e convocare Josh e
altri suoi vampiri fidati per capire se qualcuno di loro potesse infiltrarsi
tra i Notturni di Greta; anche Elijah e Tristan se ne andarono, diretti a
Davilla Estate (dove, comunque, ormai anche Elijah praticamente abitava…) per
scegliere i membri della Strix più adatti ad agire da infiltrati.
“Io ho già qualche
idea sui membri migliori” diceva Tristan, “comunque è chiaro che ci
consulteremo prima di prendere una decisione definitiva, a questo punto siamo
entrambi Lord della Strix e non intendo fare tutto da solo.”
Elijah era colpito
soprattutto da un altro aspetto della faccenda.
“Io volevo…
ringraziarti, Tristan. Insomma, in genere tu ti innervosisci quando io mi
occupo dei problemi della mia famiglia, ma oggi hai voluto partecipare a questo
incontro e addirittura sei disposto ad avvalerti della Strix per fermare Greta
e i suoi.”
Il giovane Conte De
Martel si strinse nelle spalle ostentando indifferenza.
“Non c’è niente di
strano, invece. Questa cosa riguarda principalmente la tua famiglia, è vero, ma
Greta intende estendere il suo dominio su tutta New Orleans, imprigionando i
licantropi, uccidendo gli ibridi e tenendo sotto controllo le streghe. Io non
posso certo permettere che una pazza con un seguito di fanatici incolti,
barbari e razzisti governi questa città, sarebbe il fallimento del nostro piano
come Lord della Strix.”
Elijah lo prese per
le braccia e lo fece voltare verso di sé. Erano ormai giunti nell’immenso parco
della villa di Tristan e nessuno poteva vederli.
“Io credo che ci sia
anche qualcos’altro” gli disse piano, catturando i suoi occhi azzurri. “Niklaus
è stato ostile come al solito e gli altri non ti hanno rivolto quasi la parola,
ma tu sei stato paziente e collaborativo con loro. Avresti potuto semplicemente
andartene e riunire la Strix a Davilla Estate.”
Tristan fece una
smorfietta contrariata.
“E va bene! Sì, è
vero, in questi ultimi due o tre anni ho imparato a vivere diversamente il tuo
legame con la famiglia” ammise, “forse anche perché in realtà tu vivi più con
me che con loro, ma non è solo questo. Non posso dire che mi siano simpatici,
ma sono la tua famiglia ed è giusto che tu pensi a loro, come io mi prendo cura
di Aurora. E poi devo ammettere che oggi Klaus non è stato neanche odioso come
al solito, ha fatto due o tre battute delle sue, ma ho avuto l’impressione che
lo facesse più per recitare il suo ruolo che per vera convinzione. Chissà,
magari scoprire che Kol non è veramente vostro fratello ha segnato più lui di
altri. Erano molto legati?”
Elijah rifletté sulle
parole di Tristan e dovette convenire che aveva ragione: rispetto a tutti gli
altri, e a lui stesso, Niklaus era sembrato turbato da quella rivelazione. Gli
altri si erano sorpresi, magari anche parecchio, specialmente all’inizio, ma
poi la cosa era stata accettata senza tanti drammi: Kol non era un Mikaelson di
nascita, ma era cresciuto con loro, aveva vissuto avventure e combattuto nemici
con loro ed era questo a renderlo un Mikaelson, come del resto era stato per
Hayley. Ma Niklaus sembrava davvero scombussolato da questa scoperta e, ora che
ci pensava bene, anche Elijah si rendeva conto di aver avvertito una strana
tensione tra lui e Kol.
“Non direi” rispose
poi alla domanda di Tristan. “In realtà Kol è sempre stato piuttosto lontano da
noi, ha vissuto esperienze diverse… però, ora che mi ci fai pensare, ha sempre
dimostrato un legame particolare con Niklaus, ricercava la sua attenzione e la
sua approvazione, è stato anche molto geloso di Marcel, quando Niklaus decise
di farne la sua creatura. E Niklaus, in genere, rispondeva alle intemperanze di
Kol pugnalandolo e chiudendolo in una bara, come è stato suo costume per
secoli…”
“Anche questo è un
legame, comunque, che denota un certo interesse: io ho tenuto sotto controllo
Aurora per secoli, sapendo della sua fragilità mentale, e per un certo periodo
l’ho addirittura lasciata in un monastero in Tibet perché i monaci si
occupassero di lei. È una cosa strana, non so come reagirei io se sapessi che
Aurora non è davvero mia sorella” rifletté Tristan.
“Non vorrai dirmi che
potresti, magari, innamorarti di lei, vero?” lo sfidò Elijah, imprigionandolo
contro il tronco di un albero.
“Non c’è bisogno di
comportarsi da barbaro” replicò
Tristan, cercando inutilmente di liberarsi. “No, non potrei innamorarmi di
Aurora nemmeno se sapessi che non è mia sorella, semplicemente perché ho
vissuto continuamente con lei fin dall’infanzia e poi per secoli, in tutta
Europa, sempre vedendola come la mia sorellina delicata e fragile e non potrei
vederla in altro modo. Ma proprio tu hai appena detto che Kol e Klaus, in
realtà, non hanno vissuto molto insieme come fratelli, non certo come hai fatto
tu… e magari questa ricerca di attenzione da parte di entrambi potrebbe
significare qualcos’altro. Non so cosa proverei io se scoprissi che Aurora non
è mia sorella e l’avessi ritrovata solo ora dopo secoli, chissà…”
“Tu non dovresti
provare proprio niente in ogni caso, perché sei mio e qualsiasi tua emozione, sentimento e devozione devono andare
esclusivamente al tuo Sire” gli disse Elijah, schiacciandolo contro l’albero
col suo corpo, mordicchiandolo sul collo e iniziando a slacciargli i pantaloni.
Mentre gli insinuava sensualmente le mani sotto i vestiti e strofinava la sua
erezione contro di lui, baciandolo in modo sempre più intimo e profondo e
esplorandolo con la lingua, però, non riuscì a scacciare del tutto dalla mente
quel piccolo tarlo.
Tristan poteva aver
ragione? C’era forse qualcosa di particolare tra Niklaus e Kol e la scoperta di
non essere fratelli aveva abbattuto ogni resistenza inconscia?
A Villa Mikaelson,
invece, le cose sembravano essersi tranquillizzate. La famiglia allargata (ormai direi di chiamarla così, vista la
situazione di Kol e la presenza di Hayley) aveva cenato, aveva continuato a
confrontarsi ancora un po’ sulla questione e Hayley aveva deciso di chiamare
Alaric e Caroline per avvertirli che, anche senza Hope, gli studenti della loro
scuola potevano comunque essere in pericolo a causa delle idee razziste di
Greta e dei suoi Notturni, veri responsabili delle aggressioni. Poi, pian
piano, tutti erano andati a dormire. Hayley si era trattenuta a lungo in camera
di Hope che aveva bisogno di essere rassicurata non tanto per se stessa, quanto
per il timore che accadesse qualcosa ai suoi amici o alla sua famiglia. Ad un
certo punto era passato Klaus per tranquillizzare la figlia, ma anche Hayley si
era accorta che non era il Klaus di sempre… Chissà, forse tutte le notizie
arrivate quel giorno avevano finito per destabilizzarlo, era comprensibile, lei
stessa era rimasta sconvolta nel sapere quanto Greta potesse odiare gli ibridi,
anche molto giovani come Hope; e sul fatto della famiglia, beh, Hayley sapeva
meglio di chiunque quanto fosse dura perdere le proprie certezze.
Tutto taceva a Villa
Mikaelson quando, nel cuore della notte, una figura attraversò silenziosamente
i corridoi e raggiunse la stanza di Klaus, aprendo la porta pian piano per non
fare rumore e scivolando dentro. La porta si richiuse alle spalle del
misterioso visitatore… ma l’ibrido, ovviamente, era all’erta e in meno di un
secondo raggiunse la porta e vi schiacciò contro l’intruso, afferrandolo per la
gola.
“Chi sei? Cosa sei
venuto a fare qui? Come osi introdurti di soppiatto nella mia… Kol???”
Sconcertato, Klaus
liberò il giovane e lo squadrò da capo a piedi: con indosso una maglietta
leggera e i boxer non dava proprio l’idea di essere minaccioso, anzi, e lui
come aveva potuto scambiarlo per un nemico, magari mandato da Greta? Doveva
essere proprio sull’orlo di una crisi di nervi!
“Accidenti, Nik, tu
sei uno di quelli che prima spara e poi ti chiede chi sei, vero?” si lamentò
Kol, massaggiandosi il collo e riprendendo fiato. Tuttavia il tono non era
scherzoso come voleva apparire.
“Cosa dovevo pensare?
Ti sei introdotto in camera mia di nascosto e col favore delle tenebre” cercò
di rimediare Klaus. “Non potevo immaginare che fossi tu e, a proposito, cosa ci
fai qui a quest’ora?”
“Nik, ho avuto un
incubo” mormorò Kol, afferrando una mano dell’ibrido.
Klaus restò ancora
più allibito, soprattutto perché sentiva le mani di Kol tremare. Gli circondò
le spalle con un braccio e lo condusse a sedersi sul letto, cercando tuttavia
di buttarla sull’ironia.
“Mi dispiace per te e
immagino sia comprensibile, con tutto ciò che abbiamo passato in questa
giornata, ma… beh, questa è una cosa che faceva Hope e anche lei ha smesso dopo
aver compiuto undici anni” disse.
“Nik, mi devi
ascoltare” insisté Kol, e stavolta il suo tono era talmente angosciato che
Klaus non poté far finta di niente. “Ho sognato… ho sognato che Greta e alcuni
dei suoi Notturni ti avevano rapito e che… che ti stavano torturando. Eri
legato a una sedia e loro ti straziavano con un paletto pieno di spine,
dicevano che con quello potevano anche ucciderti perché era intriso del sangue
della Bestia…”
“Un sogno niente
affatto piacevole, concordo, ma come ti ho detto è comprensibile dopo tutto ciò
di cui abbiamo parlato oggi, sappiamo che Greta e i suoi sono i nostri nemici,
che sono pericolosi e che io, in quanto ibrido, sono uno dei loro bersagli”
minimizzò Klaus. “È uno dei tanti pericoli che corriamo, è vero, ma non è detto
che vada proprio così, e poi…”
“Tu non mi ascolti,
Nik! Quello non era un sogno come gli altri e non è dovuto alla preoccupazione
per le mosse di Greta” Kol adesso pareva davvero fuori di sé, stringeva più
forte le mani di Klaus, gli si avvicinava sempre più e la sua voce era spezzata
dall’angoscia. “Ma ti sei già dimenticato quello che Freya e Hope hanno
mostrato anche a te, la visione del giorno in cui la mia vera madre mi ha
affidato a Esther? Mia madre era una strega potente e uno dei suoi poteri era
proprio quello di prevedere il futuro tramite i sogni! Lei aveva sognato che un
branco di lupi mannari avrebbe massacrato il nostro villaggio e così è stato! E
io ho sognato che tu sarai rapito e torturato da Greta e dai suoi vampiri e…”
Klaus lo prese per le
spalle e lo strinse, il viso vicinissimo al suo.
“Kol, tu hai mai
fatto sogni del genere che poi si sono verificati?” gli chiese in tono calmo e
pacato, cercando di placare la sua agitazione.
“Io… no, non che mi
ricordi” rispose Kol, confuso.
“Quando Davina e le
altre streghe sono state avvelenate, tu avevi sognato prima che sarebbe
accaduto?” continuò Klaus, sempre con quel tono rassicurante.
“Certo che no,
altrimenti non avrei lasciato che succedesse, non l’avrei lasciata partecipare
a quel rituale!” replicò il giovane.
“E allora, Kol, tu non hai
questo potere, hai semplicemente avuto un incubo come capita a tanti” concluse
Klaus.
Il ragionamento
filava perfettamente e, per qualche istante, sembrò convincere anche Kol, poi
il panico ebbe di nuovo la meglio.
“Ma io non sapevo di
averlo, ecco! Quando è successa quella cosa terribile a Davina, o anche in
altri momenti, io credevo di essere un Mikaelson, ma ieri ho scoperto di essere
figlio di Kaira e che lei aveva questo potere e magari si è attivato per
questo” al contrario di quello di Klaus, il ragionamento di Kol non aveva un
filo logico neanche a piangere, ma era più facile credere alla paura.
“Kol, ti ascolti
quando parli? I poteri, qualsiasi potere, non si attivano perché qualcuno pensa di averlo” ribatté Klaus, sempre
molto calmo. “Dovresti saperlo meglio di me, visto che hai studiato la magia
per anni, però in questo caso ti posso decisamente confermare che i poteri si
attivano da soli. Quando si è attivata la mia trasformazione in lupo mannaro
per la prima volta e ho così scoperto di essere un ibrido, ti assicuro che me
ne sono accorto e non ci pensavo
neanche lontanamente. Hai avuto un incubo, tutto qui.”
“E se non fosse tutto
qui? E se fosse vero? Io non posso rischiare, non lo capisci? Non posso
aspettare che ti succeda qualcosa per verificare se possiedo o meno quel
potere, io non voglio che ti succeda
qualcosa, non potrei farcela, non potrei superare anche questo, non posso
perdere anche te, Nik, non posso!” e tutte le emozioni e le paure, il terrore e
tutto ciò che provava senza saperlo deflagrò letteralmente nel cuore di Kol che
esplose in questa confessione disperata.
Per un istante Klaus
rimase interdetto, poi la portata di ciò che Kol aveva appena ammesso arrivò
alla sua comprensione… e a quel punto fu lui a non rendersi più conto di quello
che faceva e che diceva.
“Non mi succederà
niente, Kol, non mi succederà niente, stai tranquillo” gli disse, baciandolo,
avvolgendolo in un abbraccio caldo e protettivo e distendendosi sul letto con
lui. Il sangue gli bruciava nelle vene e gli rimbombava nelle orecchie e tutto
quello che sentiva erano le parole che aveva detto Kol: non posso perderti, non ce la farei senza di te, non voglio che ti
succeda qualcosa. Chi mai gli aveva detto cose simili? Chi mai si era
mostrato così disperato all’idea che potesse accadergli qualcosa di male?
Mentre lo baciava e ancora una volta placava la sua foga perdendosi nelle sue
labbra morbide, si rese conto che aveva bisogno di qualcosa di più, che la
brama che lo aveva invaso avrebbe trovato pace solo spingendosi fino al limite,
superando ogni pensiero cosciente; rimaneva tuttavia in lui quel tanto che
bastava per comprendere che, se Kol avesse reagito in qualsiasi modo, se si
fosse mostrato spaventato e lo avesse respinto, avrebbe avuto la forza di
fermarsi. Questo sì. Solo che… Kol non lo fermò, Kol era accogliente, docile e
pareva che fosse stato fatto apposta per fondersi con lui e farlo sentire a casa, per assecondare i suoi movimenti
e desideri. Klaus lo prese, sempre baciandolo, sempre respirando con lui,
sempre ascoltando ogni fremito del suo corpo per non fare niente che Kol non
volesse. Ma Kol accettava tutto, voleva tutto, era perso in lui esattamente
allo stesso modo. Era quella l’attenzione che desiderava senza saperlo? Mille
anni di incomprensioni svanirono nell’unione dei loro corpi, delle loro menti e
dei loro spiriti fino all’esplosione totale dell’universo e oltre e di miliardi
di scintille luminose nel momento del massimo piacere.
Solo alla fine di
tutto, sempre tenendo Kol stretto tra le braccia, Klaus sembrò riprendere una
certa qual padronanza di sé.
“Senti, io… mi
dispiace, non so cosa mi sia preso, è che mi hai fatto sentire così importante,
così accolto, mi hai detto quelle cose e io… credo di aver esagerato, ecco”
cercò di spiegare qualcosa che non aveva niente di logico. “Mi sento così bene
quando mi sei vicino, mi sembra che tutto andrà per il meglio, mi fai sentire
accettato, come se non fossi più il mostro che sono, non mi giudichi e questo
per me è qualcosa di nuovo. Però se… beh, se vuoi posso soggiogarti e farti
dimenticare quello che… quello che è successo ora, insomma, se ti senti a
disagio.”
“Io non voglio
dimenticare proprio niente, Nik” rispose dolcemente Kol, che adesso pareva
anche lui più sereno. “È vero, non ti ho fermato, ti ho lasciato fare quello
che nemmeno io sapevo di volere e… e va bene così. E lo sai che io non ti
giudico, sono un mostro tanto quanto te, come potrei farlo? Ma… ma continuo a
non credere che il mio sia stato solo un incubo e non voglio che possa
avverarsi!”
Klaus, intenerito,
gli scompigliò affettuosamente i capelli.
“Allora facciamo
così: rimani a dormire qui e, se farai di nuovo quei sogni, allora ne parleremo
seriamente e cercheremo di scoprire i dettagli, tipo come hanno fatto a
catturarmi, dove mi hanno portato, se hanno preso anche Hope o Hayley, cose più
concrete, tanto per intenderci” gli disse. “Tua madre aveva delle visioni ben
precise, ricordi? Sapeva tutto sul branco, quanto sarebbe stato numeroso,
quando sarebbe arrivato, il problema fu che non le credettero, ma io ti crederò
se farai ancora quel sogno. Altrimenti vorrà dire che era davvero solo un
incubo, legato agli avvenimenti della giornata e… e beh, evidentemente alla
paura che hai di perdermi.”
“Va bene” acconsentì
Kol, tranquillizzato per il fatto che Klaus era disposto ad ascoltarlo. “Spero
anch’io che sia solo un incubo, lo spero davvero.”
“Ad ogni modo
sappiamo che Greta Sienna e quei Nazisti deprimenti sono capaci di tutto,
quindi possiamo aspettarci il peggio da loro e non c’è niente di male a
prendere precauzioni, l’importante è non lasciarsi paralizzare dal panico… come
stavi facendo tu, Kol. Domani ne parleremo anche con Freya, Rebekah, Hayley e
Elijah e metteremo in conto che quella pazza potrebbe davvero voler cominciare
attaccando gli ibridi e principalmente quelli della nostra famiglia. Su questo
il tuo sogno potrebbe non essere poi così sbagliato, pur senza essere una
visione del futuro, e ne terremo conto” riprese Klaus. “Non preoccuparti, andrà
tutto bene e la famiglia Mikaelson se la caverà anche questa volta.”
“Anche se io non sono
davvero un Mikaelson?” domandò Kol.
“Adesso lo sei molto più di quanto lo fossi mai stato prima”
concluse Klaus, stringendolo tra le braccia. E in quell’abbraccio tenero e
rassicurante Kol si addormentò sereno, senza altri incubi.
Anche Klaus, prima di
abbandonarsi ad un riposo pacificatore, ebbe il tempo di pensare a come si
sentiva completo, accolto e accettato da Kol e a come fosse rasserenante quella
sensazione. Ancora una volta si ritrovò a pensare che finalmente poteva capire
perché Elijah si fosse lasciato andare con Tristan De Martel, come fosse
impossibile placare la brama e il desiderio, ma anche il vero amore quando
avevi la fortuna di trovarlo. Lui, forse, era stato perfino geloso di Tristan,
temendo che potesse portargli via il fratello, ma ora poteva comprenderlo e
anche essere contento per Elijah, che aveva passato tutta la vita a occuparsi
della famiglia e ora, pur restando ad essa legato, dedicava del tempo anche a
costruire la sua vita con il giovane che aveva rubato il suo cuore e che
accendeva ogni fibra del suo essere. Era stato solo tanto a lungo, erano stati
soli entrambi, sia lui sia Elijah, e quando l’amore era arrivato inaspettato e
improvviso aveva scardinato e travolto ogni barriera e ogni certezza, senza
rispetto per niente e nessuno… e andava bene così.
Lo capiva perché, pensava,
era la stessa cosa che stava accadendo a lui con Kol.
Tutto lo stesso.
Fine capitolo quarto