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Autore: An apple for Malfoy    27/01/2023    0 recensioni
"La felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo qualcuno si ricorda di accendere la luce. “
- Albus Silente
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Solo per una sera...

Le settimane scivolarono lentamente.

Durante le lezioni comuni con le loro case e in sala grande, Draco ed Hermione si erano scambiati qualche sguardo di sfuggita ma nulla di più. Nei corridoi, entrambi facevano attenzione ad evitarsi.
Draco era sempre in giro con Blaise e Hermione era sempre in giro con Harry e Ron.
Dopo quello che era successo nel bagno delle ragazze, i due amici non la lasciavano quasi mai sola. Aveva cercato di rassicurarli sul fatto che fosse tutto sotto controllo e che, non appena arrivati alla Tana , avrebbero approfondito la questione con gli tri membri dell'Ordine.

Arrivò così dicembre e tutti si preparavano a tornare a casa per le vacanze di Natale. Hermione sapeva che le avrebbe fatto bene allontanarsi da Hogwarts, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti. I suoi genitori sarebbero partiti per l'Australia per una breve vacanza e Ron invitò lei ed Harry ad unirsi ai festeggiamenti di famiglia. Stare con i Weasley era come sentirsi sempre a casa.

Dopo aver sistemato i bagagli , la ragazza scese nella sala comune dei Grifondoro e vide i due amici vicino al fuoco con la mappa del malandrino aperta.

"Malfoy sparisce nella stanza delle Necessità ogni dannato giorno e ci rimane per ore. Vorrei proprio capire cosa combina. Sta attento a non farsi beccare perché fuori c'è quasi sempre Zabini a guardia", disse Harry osservando la mappa.

"Sicuro! Figurati se quello può mai usare quella stanza per qualcosa di buono" disse Ron divorando delle cioccorane.

"Ancora con questa mappa? Lasciate perdere. Ve l'ho detto, alla Tana spiegheremo tutto e chiederemo a tuo padre e all'Ordine di indagare. Stiamo fuori da questa situazione" disse Hermione mentendo. Avrebbe continuato ad indagare per conto suo, tenendo gli amici all'oscuro di tutto. Cercava prove concrete e non indizi fuorvianti.

"Hermione, ti rendi conto che quel mangiamorte ha cercato di ucciderti? No, vero? Perchè non hai lasciato che Harry lo schiantasse?" disse Ron furente.

"Perché, razza di idiota , Harry stava utilizzando un incantesimo di quel dannato libro. E' ovviamente magia oscura" disse Hermione adirata. "Faresti bene a disfartene, Harry. Noi non utilizzeremo MAI quel tipo di magia."

I due amici rimasero in silenzio ad osservare Hermione salire nei dormitori.

"Col cavolo che ti disfi di quel libro, Harry! Sai meglio di me che con quello possiamo arrivare ad avere per la prima volta voti decenti in pozioni."

"Lo so, Ron. Ma Hermione ha ragione riguardo quell'incantesimo. Non avrei dovuto utilizzarlo. D'ora in poi lo useremo solo per le lezioni."

Harry e Ron avevano uno sguardo rassegnato, consapevoli del fatto che l'amica avesse ragione.

La ragazza prese un libro dal baule e si accomodó sul letto. Dopo alcuni minuti, iniziarono a riaffiorare nella sua mente i ricordi di Draco nel bagno delle ragazze. Non riusciva a non pensare a quel profondo sentimento di angoscia e turbamento che aveva letto negli occhi del ragazzo. Credeva alle parole e alla sofferenza di Draco e sapeva che non fosse la destinataria di quella collana. Ma chi voleva uccidere e perché? Magari voleva colpire Harry, pensó. Però, se avesse voluto colpire l'amico, lo avrebbe potuto fare in quel bagno.
Perché allora quando Harry aveva provato a lanciargli il Sectumsempra , Draco non aveva accennato a difendersi?
Probabilmente se fosse stato solo, gli avrebbe consentito di colpirlo. Forse Draco credeva di meritare lui stesso di morire per ciò che le aveva fatto.

Draco era sempre stato un ragazzino spocchioso e arrogante, con la stessa aria spavalda del padre ma, riflettendoci, non aveva mai fatto loro del male, non fisicamente, tranne per il naso rotto ad Harry. In cuor suo, Hermione sapeva che non ne fosse capace e non perché non conoscesse un modo per farlo , semplicemente non voleva e, in questa situazione, non era poi così tanto diverso.

"Dice che mi ucciderà."

Ripensò alle parole che Draco aveva pronunciato e pensò che tutto questo avesse a che fare con Voldemort, ovviamente. Lui non aveva scelta. Non c'entrava solo suo padre ma era in ballo la sua vita e, nonostante questo, non voleva che qualcuno oltre a lui fosse coinvolto. Si stava logorando per questo. Non voleva dirle niente perché non poteva.

Si ricordò di ciò che Harry le riferì riguardo la conversazione tra Piton e Malfoy. Era stato addestrato per quella missione e, con sua zia Bellatrix, di certo non era stato poi così semplice, immaginò.

Quante altre persone dovevano soffrire per Voldemort e quante altre ne sarebbero morte per la sua brama di potere?

Con quei pensieri, Hermione scivolò lentamente in quello che sarebbe stato un sonno profondo e agitato.

Draco si rigirava nel letto ormai da ore. Non riusciva a prendere sonno.

Si mise steso con la faccia rivolta al soffitto e alcune immagini iniziarono a scorrergli davanti.

Rivisse la scena del bagno e rivide il viso spezzato dal dolore di Hermione. Aveva fatto soffrire una persona innocente e quella stessa persona le aveva anche teso la mano. Lui non lo meritava. Sentiva il peso di quello che le aveva fatto da settimane. Uccidere? Avrebbe dovuto uccidere qualcuno.

"Chiunque ostacoli il tuo cammino per raggiungere il tuo scopo, diviene automaticamente sacrificabile, Draco."

Ricordò le parole di Bellatrix dopo che il Signore Oscuro gli aveva affidato quella missione. Avrebbe dovuto agire come lui, essere crudele e spietato come lui.
Ma Draco non era così. Era sempre cresciuto come Lucius Malfoy ma, le attenzioni e l'affetto che gli aveva mostrato la madre, gli fecero capire che ci fosse un altro modo di vivere. L'amicizia spensierata che aveva avuto con Blaise fino al primo anno, prima di partire per Hogwarts, gli fece capire che, condividere qualcosa con qualcuno, lo facesse sentire meno solo.
Suo padre, ben presto, lo aveva privato di questo, imponendogli una rigida e severa istruzione.
Gli disse che i sentimenti sono per i deboli e che la gente non rispetta e segue quel tipo di persone. Lui era l'erede Malfoy purosangue e, come tale, avrebbe dovuto portare in alto il nome della sua casata.
Gli era stato insegnato il disprezzo per gli altri ma non l'amore. Sapeva come odiare ma non sapeva come amare. Aveva imparato a non fidarsi di nessuno ma ad utilizzare le persone come pedine e disfarsene quando esse non tornavano più utili. Vedendo i legami che le altre persone riuscivano a creare, Draco iniziava a provare invidia , sentimento diverso dal disprezzo perché essa implica desiderare qualcosa appartenente a qualcun altro mentre odiare è detestare qualcosa per un gusto personale o, semplicemente, per ciò che ci è sempre stato insegnato a disprezzare. In questo caso, per Harry, Ron e Hermione, provava invidia perché anche lui avrebbe voluto costruire un legame come il loro e, per un po', pensò di averlo avuto con Blaise. Ma, la loro, non sarebbe mai stata un'amicizia che avrebbero potuto vivere alla luce del sole in quanto ciò lo avrebbe reso debole, soprattutto perché Lucius Malfoy non approvava Blaise Zabini.

Pensò a quando il padre avrebbe voluto mandarlo a studiare a Durmstrang, scuola frequentata solo da purosangue.
Riflettè anche su come la madre si oppose all'idea in quanto sarebbe stato troppo lontano da casa.
Grazie a quel gesto, lui e Blaise non si separarono, non per quell'anno almeno.
Pensò però che forse avrebbe potuto essere tutto più facile e che, ora, senza alcun tipo di legame e grazie alla severa educazione che quella scuola gli avrebbe fornito, sarebbe riuscito a portare a termine quella missione senza vacillare.

Scrollò la testa sul cuscino e provò a chiudere gli occhi per dormire ma non ci riuscì. Gli tornarono in mente le parole di Hermione.

"Devi sapere che io non volto le spalle mai a nessuno, capito?"

Sapeva che la ragazza dicesse il vero. Non avrebbe sopportato l'idea che potesse essere ulteriormente coinvolta in quella situazione.
Come poteva ancora tendergli la mano nonostante ciò che le aveva fatto?

Entrambi non si erano risparmiati con gli insulti durante gli anni. Lui l'aveva chiamata Sanguemarcio e lei non si era tirata indietro quando gli aveva sferrato quel pugno in faccia il terzo anno.
Pensò anche al fatto che lo avesse sempre battuto quasi in tutto, tranne che a quidditch, ricordando come il primo anno non fosse stata in grado neanche di far alzare la scopa da terra. Rise a quel pensiero.
Ma lei era brava in tutto il resto, riusciva in qualsiasi cosa. Capitava, il quarto anno, che la incrociasse in biblioteca, vedendola immersa nella lettura e sommersa da almeno una decina di tomi grandi quanto lei. Si ritrovava ad osservarla spesso, senza rendersene conto.
Quando non capiva qualcosa, la ragazza aggrottava le sopracciglia e poggiava l'indice sul naso. Mentre, quando arrivava ad esser vicina ad una qualche sorta di epifania, puntava l'indice in alto, davanti al naso e spalancava gli occhi per la felicità, immergendosi di nuovo sul libro e scrivendo contemporaneamente appunti con una piuma su una pergamena che aveva sempre accanto. Si scostava, con delicati movimenti, i ricci castani arruffati che le ricadevano sul viso. Era così impegnata nello studio che non vide come Viktor Krum le sbavasse dietro. Si ricordò poi del Ballo del Ceppo e a quando rimase senza parole e senza insulti da rivolgerle vedendola scendere dalla scalinata, fasciata in quel vestito blu pervinca. Si rese conto di quanto fosse cresciuta , mantenendo quel caratterino sagace e pungente.
Non poteva esimersi dal pensare che, in altre circostanze, avrebbe potuto dichiarare che Hermione fosse una ragazza piuttosto bella.
Con quei pensieri abbastanza bizzarri, Draco scivoló tra le braccia di Morfeo.

Il giorno arrivò presto e Draco vide molti suoi compagni tornare a casa per le vacanze di Natale. Per lui, il ritorno a casa non era contemplato in quanto ancora impegnato a terminare ciò che era diventato il suo peggior incubo.
Ne era in realtà sollevato anche se rattristato per la madre, sentimento totalmente diverso invece rivolto al padre, rinchiuso ancora ad Azkaban. Malfoy Manor era diventato un via vai di mangiamorte, per non contare il fatto che sua zia Bellatrix si fosse trasferita lì. Voldemort utilizzava la villa come base d'appoggio per torture, missioni e riunioni.
Per Draco non era più casa quindi, ritornare lì, sarebbe stato un po' come ritornare in un luogo freddo, spoglio e asettico.

"Amico, dobbiamo sbrigarci" disse Blaise, destando Draco dai suoi pensieri. Vedendo il poco tempo rimasto a disposizione, l'amico decise che sarebbe rimasto al castello per aiutarlo.

Draco iniziò a trascorrere le giornate ad escogitare un altro modo sicuro per uccidere Silente mentre, di sera, quando il castello era ormai vuoto, si rifugiava nella stanza delle necessità per finire di aggiustare l'armadio svanitore. Mancava poco e doveva sbrigarsi.

Quando non faceva una di queste due cose, andava in biblioteca con Blaise per studiare. Doveva superare i dannati M.A.G.O. in quanto Piton gli aveva comunicato che il suo rendimento scolastico era peggiorato. Doveva impegnarsi per non destare sospetti, nonostante fosse già a conoscenza del fatto che alcuni insegnanti dubitassero di lui: figlio di mangiamorte , sicuramente marchiato come il padre e sicuramente al servizio del Signore Oscuro.
Ma nessuno mai osò sbattergli la verità in faccia, se non Harry. Si accigliò al pensiero di come Hermione non gli avesse mai detto quelle cose, quasi dubitando invece delle parole dell'amico.
Forse non lo giudicava perché lei stessa era sempre stata vittima di pregiudizi, esattamente come lui. Studiava ed eccelleva probabilmente per non dar modo alle persone di di pensarla diversamente, esattamente come faceva Draco.
Reclinò il capo e chiuse gli occhi per un istante, scuotendo impercettibilmente la testa.

"Draco, tutto bene?" gli chiese Blaise.

Non disse nulla. Tirò una discreta quantità d'aria col naso ed inarcó le sopracciglia, sbadigliando.

"Io dico che ti stai torturando troppo per la storia della Granger. So che non volevi che ci finisse in mezzo ma non l'hai fatto di proposito. E poi hai detto che lei l'ha superata, no?" disse Blaise sfogliando l'ennesimo libro.

"Stai minimizzando, Blaise. Sarebbe potuta morire, lo capisci? "disse bisbigliando, avvicinandosi all'amico.

"Draco, te l'ho detto e te lo ripeto. Sapevi a cosa andavi incontro continuando con questa missione. Io sto solo cercando di aiutarti e, come te, voglio che nessuno nel mentre si faccia male. Non puoi scusarti con la Granger senza che lei sappia cosa stai combinando perché sai che potrebbe torturarti fino ad estorcerti l'informazione. L'hai già allontanata quindi direi che ignorare la situazione possa essere il prossimo passo."

"Non si arrenderà, Blaise. Continuerà ad indagare e sono convinto che questa volta potrebbe farsi più male dell'ultima."

O peggio, morire.

Strinse forte gli occhi per scacciare via quel pensiero.

"T'importa davvero di lei? "chiese Blaise all'amico.

"M'importa solo che non muoia nessuno al di fuori di tu sai chi" disse Draco, sussurrando e arricciando la bocca.

Sapeva che non le avrebbe mai più fatto del male, ma questo non poteva assicurarlo. Era un qualcosa che avrebbe potuto sfuggire al suo controllo.
Il piano di Voldemort includeva tante cose, tra cui anche dei progetti per i nati babbani. Non avrebbe potuto salvarla in quel caso. Non da lui.

Draco sobbalzó quando Blaise chiuse con violenza un libro.

"Sei un idiota! È notte e potrebbero sentirci" disse Draco furente.

"Rilassati, amico. È tutto insonorizzato, nessuno sa che siamo qui."
Sbadiglió, alzandosi dal tavolo posto al centro della Stanza Delle Necessità.
"Direi che è ora di spassarsela. Che ne dici di un po' felicità liquida?"

Prese da un mobiletto una bottiglia di liquido ambrato che, la luce del camino, rendeva più caldo e invitante.

"Ma da dove diamine lo hai preso? Anzi, sai che ti dico? Non me ne importa."
Afferrò i bicchieri al centro del tavolo e li mise davanti a Blaise, attendendo che stappasse la bottiglia. Il rumore del firewhisky mentre scendeva come una colata d'oro liquido nei bicchieri, riempiva la stanza. L'odore del whisky era forte e deciso, accompagnato da un aroma dolce di cannella. Avvicinò il bicchiere per inumidirsi le labbra,  passò la lingua su di esse e, sul suo volto, comparve un'espressione soddisfatta.

"Ottima annata! "

Blaise lo guardò stupefatto.

"Da quando sei un intenditore di alcool?"

"Da sempre. In casa, mio padre aveva sempre scorte di qualunque genere, soprattutto da offrire in caso di riunioni importanti per smorzare l'atmosfera tesa", disse Draco facendo roteare il liquido nel bicchiere davanti al viso per studiarlo.

"Perché allora non sono mai venuto a conoscenza di questa tua, diciamo, passione?"

"Ti pare che giro ad Hogwarts con le bottiglie di alcool in mano? E poi, dovessero scoprirlo i professori, sarebbe la fine della nostra carriera scolastica, non che adesso me ne importi più di tanto."

Blaise si avvicinò all'amico con aria divertita.

"Per un momento, credevo di star parlando con la Granger" e scoppiò a ridere.

Draco fece altrettanto. Effettivamente aveva sempre preferito non correre personalmente molti rischi, scegliendo piuttosto gli altri per gli affari sporchi. Era prudente ma non si privava del divertimento, sempre nei limiti di un contesto scolastico, proprio come Hermione.

In quel momento, il biondo si sentì più leggero, quasi vuoto. Libero. Per una sera, la libreria di Draco Malfoy, aveva chiuso per ferie. Tutti i cassetti erano sigillati per bene, tutte le sue emozioni erano sotto controllo.

"Un brindisi a tutti i nostri compagni e un brindisi a noi" disse Blaise alzando il bicchiere, facendo fuoriuscire un po' di firewhisky che finì sui pantaloni di Draco.

Il ragazzo alzò gli occhi in aria. Blaise tollerava l'alcool come Draco tollerava una lezione di Lumacorno.

"Andiamo. È ora di tornare nei dormitori."

Afferrò l'amico, sorreggendolo per non farlo cadere. Uscirono dalla stanza, prestando attenzione a non essere scoperti e si incamminarono verso i dormitori.

"Posso dirti una cosa? Shhhh" disse Blaise biascicando all'orecchio dell'amico.
"Sai la rossa Weasley? Ginny.... Ecco. Ti confesso che... non è affatto male. Però io... non ti ho detto niente" e mise il dito sulla bocca di Draco.

Un po' se lo aspettava dato che Pansy aveva indagato bene prima di affermare che, Blaise, avesse fatto apprezzamenti su Ginny in passato.

"Ma avevi detto che è una traditrice del suo sangue e che non l'avresti mai toccata" disse Draco accigliato.

"Beh, hai ragione, ovviamente. MA, e dico ma, potrebbe darsi che, di tutta questa faccenda del sangue, io ne abbia le palle piene" e scrolló le spalle, facendo barcollare il biondo che lo sorreggeva.

"In che senso?"

"Ti risulta che ci siano prove in merito alla nostra superiorità rispetto a quella dei nati babbani? Non credo. E poi, onestamente, da quello che so da Pansy, nessuna famiglia purosangue è ormai così tanto pura, detto fra noi" e strizzó un occhiolino all'amico.

"Vorresti dire che..."

"Esattamente quello che pensi. La madre di Penelope di serpeverde, pare abbia avuto una relazione con un nato babbano durante la sua permanenza al San Mugo. Casualmente, Penelope, è nata 9 mesi dopo essere uscita dall'ospedale."

"Balle! Pansy dovrebbe smetterla di mettere queste voci in giro" sbuffó Draco.

"Pansy non sbaglia su queste cose. Ha praticamente una fitta rete di spie in ogni Casa di Hogwarts. Sa tutto ciò che vuole e fa dire alla gente ciò che vuole. Se ci pensi è geniale. Ti servirebbe avere un supporto del genere, fidati."

Effettivamente, avrebbe potuto tornargli utile.

" Tu e Pansy per caso bevete insieme? Perché questi sono discorsi che solo una persona alticcia potrebbe fare."

"Credi che vuoi, Malfoy. Pansy potrebbe anche dirti la taglia di mutande di Silente, ammesso che le indossi" e scoppiò in una fragorosa risata.

Draco ruotó gli occhi al cielo e provò a trascinare Blaise su per le scale dei dormitori, buttandolo a peso morto sul letto.

"Ora dormi e prova a non sparare più cazzate."

Nel mentre, il ragazzo si sfilava lentamente il cravattino, rimuginando sulle parole dell'amico. Pansy poteva essere un ottimo aggancio per poter controllare al meglio il loro piano. Non avrebbe di certo corso il rischio che la ragazza lo scoprisse, ma avrebbe trovato il modo per sfruttare quell'arma.
Avrebbe, inoltre, potuto evitare conseguenze come quelle successe Ad Hermione.

Si sfiló il maglione e lo buttó sulla sedia, pensando al fatto che avrebbe potuto mietere la sua prima vittima.
Con qualche fumo dell'alcool ad annebbiargli il cervello, Draco pensò a quando andava a trovare Hermione, controllando sempre i suoi parametri vitali per accertarsi che fosse in via di guarigione.
Indifesa ed innocente, questo vedeva il ragazzo. Nulla di Hermione in quel momento la ricollegava ad una sporca Sanguemarcio, anzi.
Sentiva lui di essere sporco per ciò che aveva fatto e per quello che avrebbe potuto accaderle.

"Blaise, per caso sai se..."

Si interruppe vedendo l'amico caduto in un sonno così profondo da sembrare simile al coma.
Si sfiló i pantaloni e si mise il pigiama, pronto a scoprire se quella notte avrebbe chiuso occhio.

 

   
 
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