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Autore: Hime Elsa    28/01/2023    0 recensioni
Meredith Rose è una ragazza irlandese di origini italiane di 24 anni che lavora in una focacceria gestita dai suoi genitori, occupandosi della preparazione delle focacce. Adora cucinarle ed ha chiamato il negozio "Rose e Focacce" proprio perché adora le focacce ed allo stesso tempo anche le rose, tant'è che la focacceria si distingue per essere abbellita di rose, scelta inusuale essendo un locale rustico.
Da sempre oggetto di bullismo da parte dei suoi coetanei a causa di un handicap di cui non le permette di parlare come gli altri, a causa di ciò non riesce ad instaurare un rapporto sociale con le persone, può solo contare l'appoggio e l'aiuto dei suoi genitori. Le cose iniziano a cambiare quando un certo Micheal viene assunto come fattorino del negozio e tramite questo ragazzo, conoscerà alcuni suoi amici e nuove persone, tra cui Anthony Pitton, un ragazzo dal carattere un po' tenebroso e dal passato tumultuoso. Come lei, anche Anthony si fida ben poco delle persone...
- IL RATING POTREBBE CAMBIARE DIVENTANDO UNA STORIA EROTICA!
- La storia verrà accompagnata da degli artwork disegnati dalla sottoscritta. (solo su wattpad)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dopo quell'uscita con Anthony, avevo cambiato idea su di lui. Magari non del tutto ma comunque avevo ormai capito che non fosse un ragazzo così antipatico e superficiale: dietro a quell'atteggiamento che lo usava come corazza, si nascondeva una persona gentile con un forte senso della giustizia. Tra l'altro quando mi fece i complimenti perché mi trovò carina, lo diceva sul serio e non per prendermi in giro come avevano fatto di solito i miei compagni di scuola. Era dunque anche molto sincero.
Ora che ci penso, quando mi accompagnò a casa in quel giorno, mi chiamò piccola. Sussultai quando mi salutò così. Non so cosa intendeva per piccola, è vero che di statura ero molto bassa (non superavo i 155 cm di altezza) ma dal suo tono di voce sembrava più un vezzeggiativo legato al mio carattere che alla mia bassa statura e questa cosa mi fece molto imbarazzare. Nessun ragazzo mi aveva trattata così prima d'ora: Micheal era molto gentile con me ma appunto, era solo un amico e comunque lui era innamorato di un'altra, mentre Anthony durante l'uscita aveva avuto un atteggiamento protettivo nei miei confronti... che ci stesse provando con me?
No, no, no, impossibile. Semplicemente impossibile.
Forse mi vedeva come un'amica, forse come una sorellina più piccola. Figurati se un modello bello e di successo come lui avesse perso la testa per una sempliciotta come me, tra l'altro pure disabile.
Eppure lui mi aveva soprannominata piccola, quel vezzeggiativo mi mise non poco in confusione.
Forse in realtà era pure un vezzeggiativo che si poteva usare pure tra amici, tanto io di rapporti sociali non ci capivo nulla, che fosse l'amore o l'amicizia.
Mentre scrivevo ciò che stavo provando in questi ultimi giorni sul mio diario, squillò il cellulare.
Mi arrivò la notifica di un messaggio, era Micheal.
Mi scrisse se volevo andare a mangiare un panino al pub con lui e con il suo gruppo di amici la prossima domenica. Quindi non solo avrei rivisto il suo amico Stephen e la sua fiamma Charlotte ma avrei rivisto anche Anthony. Il sol pensiero su di lui il cuore batté forte.
Se non avessi conosciuto meglio Anthony in quell'uscita, non credo che avrei accettato. Perciò gli risposi sì con fare felice.

-

Il giorno dopo uscii a fare compere per trovare un vestito adatto all'occasione. Tutto questo perché avevo avvertito a mia madre dell'uscita e specificando che ci sarebbe stato pure Anthony, si elettrizzò tantissimo.
«Devi assolutamente comprare un vestito nuovo per fare colpo su di lui!»
Sospirai.
Quando faceva così, era insopportabile.
Non avevo la minima di forza di parlare per ovvi motivi e neanche la voglia di scrivere sulla lavagnetta. Per farla stare zitta, acconsentii ed infine ragionandoci, avevo vestiti molto vecchi ed era arrivato il momento di rinnovare il mio guardaroba.
Così andai in tutti i negozi della città ma non c'era nulla che mi convinceva. Vestiti troppo costosi, oppure non c'erano della mia taglia, o troppo scomodi... incominciavo a perdere le speranze. Che poi tutto questo casino per mangiare ad un pub? Capisco che c'era di mezzo Anthony ma se le altre ragazze, per l'occasione si fossero vestite più casual?
Avrei voluto contattare Isabelle o Charlotte per chiedere consigli sulla moda dal momento che una era modella e l'altra una stilista ma purtroppo non avevo i loro numeri di cellulare.
L'ultimo negozio era il più antico della città, noto oltre che per la sua anzianità, anche per i buoni prezzi rispetto agli altri. Difatti c'era sempre tanta folla.
Entrai ed un vestito rosa con le fragoline mi catturò l'attenzione: era semplicemente carinissimo.

Purtroppo tutte le commesse erano occupate e così cercai di spicciarmela da sola, trovando il vestito della mia taglia.
Erano rimaste solo delle taglie 8 che corrispondevano ad una taglia 36 italiana. Una 36 con un petto gigantesco come il mio ed i fianchi larghi non mi sarebbe entrata neanche tra mille anni. C'era molto disordine nel negozio, difatti molti vestiti erano a terra senza alcun motivo. Probabilmente gente maleducata che una volta misurato un abito che non andava però bene, invece di metterlo a posto, lo buttavano chissà dove. Per poco non inciampai perché a terra c'era un vestito ed io non me ne accorsi proprio. Ironicamente era il vestito con le fragoline, controllai il cartellino per vedere la taglia... ed era della mia taglia! Era una 16! Che per l'appunto corrispondeva ad una 46 italiana.
«Queeestoooo èeee uuuun miracoooolooo» urlai quasi commossa.
Fortuna che c'era molta confusione nel negozio in modo che nessuno mi poté sentire altrimenti sarebbe stato imbarazzante.
Era molto stropicciato perché era a terra e chissà quante altre persone ci avevano messo i piedi sopra prima di me. Poco importava perché bastava lavarlo e poi una piccola stirata per renderlo nuovo come prima.
Cercando di raggiungere la fila verso la cassa, nel trambusto sentii delle voci familiari.
Nel lato della bijoutteria, c'erano Charlotte e le sue due amiche.
Ero indecisa se salutarle o fare finta di niente. Tuttavia, ripensandoci ai discorsi di mia madre, non potevo evitare sempre il contatto con le persone, soprattutto con quelle gentili. Mi feci perciò coraggio ed andai da loro per salutarle.
Le ragazze notarono la mia presenza e ricambiarono il saluto con gentilezza... tranne Scarlet che non proferì una parola. In compenso mi guardò schifata.
«Che bello vederti qui! Stai facendo shopping? Cosa hai preso di bello?» domandò premurosamente Isabelle.
Mostrai a loro il vestito che avevo scelto.
«Oh, ma è davvero carino!» squillò Charlotte. «A proposito, vieni domenica al pub The King?»
«Siiii, infaaattiiii l'hoooo preeesooo propriooo peeer queeell'occassioneee»
«Cosa diavolo c'entra un vestito del genere per andare al pub? Certo che di moda non capisci un cazzo»
«Scarlet!!»
«Che c'è? Cosa ho detto? Qualcuno doveva pur dirlo, no?»
«Allooooraaa... nooon vaaa beenee?» domandai io tremolante.
«Certo che va bene, tesoro. Sentiti libera di vestirti come vuoi. Non c'è scritto da nessuna parte che in un pub ti devi vestire casual o qualcosa di country. La nostra Scarlet ha voluto fare la sparata del secolo, tutto qua» Una Isabelle molto seria mi difese guardando truce Scarlet, quest'ultima impassibile ed indifferente... come se quello che mi aveva detto prima fosse tutto normale.
Cercai di cambiare discorso, sperando che Scarlet mi lasciasse in pace, domandai a loro come mai si trovassero qui.
«Anche noi a fare shopping, anche se in realtà stiamo facendo incetta di gioielli che di vestiti. Avrei bisogno di una collana nuova ed un nuovo paio di orecchini, quelli che ho attualmente sono diventati piuttosto vecchi e non mi piacciono più...» sbuffò Isabelle.
«Così io e le altre siamo entrate in questo negozio dal momento che vende un po' tutto... peccato che non abbia trovato nulla di interessante»
«Comunque Meredith» mi rivolse ad una certa Charlotte «quando hai tempo libero, puoi venire a casa mia, per prendere un tè e fare due chiacchiere. Sei sempre la benvenuta!»
«Oh, graaazieee miiilleee...»
Quell'invito da parte sua mi fece commuovere: nessuno lo aveva fatto prima ad ora dal momento che non avevo mai avuto amiche e tutte queste gentilezze da parte delle persone al di fuori del mio nucleo familiare non ero proprio abituata.
«Vabbè, in tal caso usciamo per andare in un altro negozio, vuoi venire pure tu con noi?» mi domandò Charlotte.
Mi sarebbe piaciuto ma non con quella Scarlet. Come se non bastasse, se stavo girovagando tra i negozi, era solo perché ero in pausa pranzo e dopo lo shopping, sarei dovuta ritornare al lavoro.
«Nooon posssoo...» tagliai corto.
«Capisco» fece lei un po' delusa mentre Scarlet si leggeva solo dalla faccia che esultava per la soddisfazione.
«Pazienza, sarà per la prossima volta. Ci vediamo domenica e... oh, salutami Micheal!»

   
 
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