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Autore: Nemesy_    28/01/2023    0 recensioni
Dopo che Arcadia Bay è stata rasa al suolo, Max e Chloe fuggono dal tornado abbandonando per sempre la loro città natale per raggiungere i Caulfield a Seattle, ma la tempesta non ha ancora terminato con loro. L'unico modo per sopravvivere, sarà ricominciare da zero. Solo quando le nuvole saranno state spazzate via definitivamente, potranno essere certamente sicure che la tempesta sia davvero passata. Ha così inizio la loro nuova vita, che non risulta essere affatto semplice a causa delle grandi perdite, dei traumi subiti e dei forti sensi di colpa. Il percorso che le attende alla scoperta dei loro sentimenti, sarà pieno di ostacoli che metteranno a dura prova il loro rapporto di amicizia. Riusciranno le due ragazze a superare le difficoltà che si troveranno a dover affrontare? Torneranno a riappropriarsi delle loro vite e ricominciare di nuovo a vivere? Ma soprattutto, la loro unione, resterà per sempre una bella amicizia, diventerà un grande amore, o sarà destinata a perire esattamente come Arcadia Bay?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Chloe Price, Kate Marsh, Max Caulfield, Victoria Chase
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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“Tutto comincia in un attimo, in un giorno qualunque della vita, quando meno te lo aspetti”.

 

                                        (Roberto Battaglia)

 

Giovedì 27 luglio 2017

Ashley si svegliò di soprassalto dopo aver avuto un incubo, in cui scappava da un uomo incappucciato che la inseguiva per ucciderla. La mente e il suo inconscio le stavano giocando un brutto scherzo. Nonostante Shonei aveva deciso di non dire nulla a Steven, lei continuava a temere ancora la possibilità che un giorno, l’uomo venisse a conoscenza della verità e che la sistemasse una volta per tutte. Mentre cercava di calmarsi, guardò dall’altro lato del letto notando l’assenza di Shonei. Sospirò portandosi una mano tra i capelli. Si rivestì velocemente e uscì dalla stanza. Shonei era seduta a tavola davanti a una tazza di caffè e un piatto ormai vuoto, dove prima c’erano delle uova strapazzate. Non alzò nemmeno una volta lo sguardo verso la ragazza, continuando a leggere il giornale che aveva tra le mani. Ashley si sedette sul divano e solo allora Shonei disse qualcosa, ma senza staccare gli occhi dal giornale. “C’è del pane tostato e delle uova strapazzate, anche se ormai saranno fredde. Non pensavo ti saresti svegliata così tardi. Ah, c’è anche del caffè, serviti pure da sola”.

Ashley si alzò dal divano per raggiungere la cucina e prendere tutto l’occorrente per fare colazione. Andò a sedersi a tavola davanti alla ragazza che ancora non le degnava di uno sguardo. Mentre mangiava, di tanto in tanto alzava lo sguardo verso la ragazza e i suoi occhi, finivano per soffermarsi inevitabilmente sul labbro tumefatto. Nonostante la curiosità di sapere che diavolo le fosse successo, non le chiese nulla. Poi a un tratto disse: “Tutto questo non è naturale”.

Shonei non disse nulla continuando con la sua lettura.

“È completamente sbagliato”.

Shonei girò una pagina del giornale ignorando i suoi commenti e chiese: “Che programmi hai per oggi?”

Ashley continuò a guardarla, infastidita dalla sua indifferenza.

“Sai, dovresti disfare i bagagli”.

“E se non volessi farlo?”

“Sono cazzi tuoi, infondo è la roba. Per quanto mi riguarda potresti anche scaraventarla a terra e camminarci sopra. Però ti consiglio di togliermi i bagagli dai coglioni. Non li voglio tra i piedi rischiando di inciampare e cadere”.

Shonei alzò lo sguardo verso di lei aggiungendo: “Anche se sono più che convinta che non ti dispiacerebbe affatto”.

“Vai al diavolo!” disse Ashley alzandosi velocemente dalla tavola.

“Dovresti finire di fare colazione, non credi?”

Ashley la guardò con disprezzo e poi si diresse verso la stanza da letto, mentre Shonei riportava l’attenzione al giornale.

 

 

Max arrivò allo studio fotografico mentre Ellis era indaffarata nel suo ufficio.

“Buongiorno Max”.

“Buongiorno Ellis, scusami per il ritardo”.

“Non devi preoccuparti, tratterrò qualcosa dal tuo stipendio per questi…ehm…” disse Ellis guardando l’orologio da parete. “Accidenti, cinque minuti di ritardo, ma come hai osato?” aggiunse con ironia strappando una risata da Max. “Allora, come sta la tua amica?”

Max prese posto sulla sua sedia girevole davanti al suo laptop. “Grazie a Dio sta bene”.

“Cosa è successo per l’esattezza?”

“È caduta dalle scale sbattendo la testa, procurandosi anche una leggera frattura alla gamba, ma nonostante tutto non ha riportato nulla di grave”.

“Meno male, poteva andarle peggio”.

“Già, non farmici pensare” disse Max sospirando appoggiandosi allo schienale della sedia.

“Invece la tua caviglia come va?” chiese Ellis incrociando le braccia al petto e sedendosi sulla scrivania davanti alla ragazza, lasciando una gamba penzolare.

“Sicuramente meglio della sua testa e della sua gamba”.

“Quando la dimettono?”

“Oggi”.

Dopo una breve pausa, Ellis chiese: “Posso farti una domanda?”

“Certo, chiedi pure”.

“Ma questa Chloe, è la tua ex migliore amica? Quella che ti sei ritrovata davanti come per magia?”

“Sì, è lei”.

“Quindi suppongo che voi…”

“Stiamo cercando di sistemare le cose”.

“E l’altra invece? Come si chiama… ehm…”

“Shonei”.

“Giusto, Shonei”.

“Abbiamo avuto alti e bassi ma adesso va meglio… credo…”

“Credi?”

“Beh, lo spero”.

Ellis cominciò a ridere. “Non credo di aver mai conosciuto qualcuno con così tanti problemi a relazionarsi con gli altri”.

“Cosa vorresti dire?”

“I tuoi rapporti sembrano sempre così burrascosi. Se ci pensi bene, anche il tuo rapporto con me è stato problematico, almeno all’inizio”.

“Sai, ora che mi ci fai pensare è proprio così. Chissà, forse non sono gli altri ad essere problematici, ma la sottoscritta” disse Max indicandosi.

“No, non credo che sia tu il problema, sei una persona così semplice”.

“Allora vorrei tanto che le mie relazioni interpersonali, fossero semplici come me”.

Ellis scese dalla scrivania per sedersi sull’altra sedia per accendere il suo laptop. “Diciamo che sotto questo aspetto, la tua vita è molto movimentata. Non mi sorprenderei se ci fosse anche qualcuno all’orizzonte”.

Max confusa dal suo commento chiese: “In che senso?”

“Non hai nessuno che ti gironzola intorno per corteggiarti?” chiese Ellis senza staccare gli occhi dal suo laptop, cercando di non mostrarsi troppo interessata alla sua risposta.

Max si ritrovò a pensare a Shonei per qualche istante. “No, non c’è nessuno, o forse dovrei dire che c’era, ma…”

“Ma?”

“Non è nemmeno cominciata” disse Max accendendo il suo laptop.

“Come mai?”

“Credo che non ci fossero le basi per iniziare una relazione”.

“Sarà rimasto davvero deluso”.

“Chi?”

“Ma come chi? Il tuo spasimante”.

“Veramente…” disse Max interrompendosi. Non era certamente il caso di affermare che si trattasse di una donna. “Mi sto ritrovando a vivere situazioni che non mi sarei mai aspettata. Il che rende tutto molto più complicato e confuso”.

Ellis si voltò a guardarla studiandola per un momento. “Non capisco perché parli sempre per enigmi”.

“Per enigmi?”

“Sei sempre così vaga. Parli ma è come se non dicessi mai nulla. Insomma, mi riesce difficile riuscire a comprendere esattamente di cosa tu stia parlando. Non riveli mai nulla, per l’appunto sei molto vaga. Dovresti cercare di essere più diretta”.

“Ma davvero?” chiese Max ironica. “Io sarei quella vaga? Tu invece non sei per nulla enigmatica, giusto?”

“Io sono molto diretta”.

“Sì, sempre se decidi di parlare e rispondere alle domande che ti faccio”.

“Touché” disse Ellis alzando le mani in segno di resa, mentre Max rideva soddisfatta di averla messa a tacere.

 

 

Il dottor Drake Coleman entrò nella stanza di Chloe che stava smanettando con il suo telefono. “Buongiorno signorina Price”.

“Buongiorno”.

“Come va questa mattina?”

“Decisamente bene” rispose la ragazza con fin troppo entusiasmo.

“Bene, mi fa piacere saperlo”.

“Quindi suppongo che oggi io possa uscire”.

“A dire il vero…”

“Cosa c’è adesso?” chiese la ragazza allarmata.

“Vede Price, la tac non ha riscontrato nulla ieri ma gradirei davvero fare alcuni accertamenti, giusto per assicurarci che vada tutto bene”.

“Io sto bene”.

“Sì, ma da quello che ho potuto capire, sta lavorando tanto e riposa poco. In questo caso anche se uscisse di qui, le consiglierei di staccare da tutto e stare a riposo”.

“E lo farò, ma fuori di qui”.

“Ieri il suo datore di lavoro ha espresso una certa preoccupazione in merito alle sue condizioni. Lui è d’accordo sul fatto che dovrebbe prendersi una pausa. Quindi anche se uscisse di qui, non tornerà al lavoro molto presto. Direi che sia il caso di approfittarne, non crede? Facciamo qualche altro accertamento e poi sarà libera di tornarsene a casa”.

“La ringrazio per le buone intenzioni dottore, ma non voglio rimanere qui dentro un minuto di più”.

“A nessuno piace stare in ospedale e la capisco perfettamente. Forse sono troppo scrupoloso, ma questo è il mio mestiere. Non ha idea di quanti incidenti domestici succedano ogni giorno. Molto spesso le cadute accidentali hanno come causa la distrazione, ma altre volte no. Le ragioni possono essere svariate. Magari sta assumendo farmaci che hanno delle controindicazioni e…”

“Io non assumo nessun farmaco”.

“Le cadute possono essere anche causate da condizioni fisiche che compromettono la mobilità o l'equilibrio. Con un’attenta analisi e approfondimento sul suo stato di salute generale, potremmo scongiurare qualsiasi altro tipo di problema”.

“Per caso sta cercando di spaventarmi?”

“Assolutamente no, mi creda. Con alcune cadute improvvise, senza alcun segno di perdita di coscienza, è possibile recuperare nel giro di secondi o minuti. La sua invece, non so ancora bene come classificarla. Mi ha detto prima che era per distrazione, poi per la stanchezza. Cerchi di comprendere la mia preoccupazione”.

Chloe ripensò alle vertigini avvertite prima della caduta.

“Quello che le sto chiedendo è di rimanere qui ancora per qualche giorno. La sottoporremo ad alcune analisi e se dovesse essere tutto apposto, sarà libera di andare. Così io sarò anche più tranquillo”.

“È così che fate qui dentro per spillare soldi alla gente?”

“Mi deve credere Price, non è quella la mia intenzione. Voglio solo assicurarmi che stia bene” disse l’uomo sorridendo.

“Per quanto tempo?”

“Per qualche giorno. Allora, che ne dice?”

“E va bene” disse Chloe sbuffando.

“Una scelta saggia”.

“Ma non mi dica” rispose la ragazza con sarcasmo.

Il dottore uscì dalla stanza e Chloe decise di chiamare Max per avvisarla.

 

 

Max stava recuperando delle foto da consegnare a un cliente, quando le squillò il telefono. “Pronto”.

“Max, sono Chloe”.

“Ehi, ciao, tutto ok?”

“Sì, beh… più o meno”.

“Che succede?”

“Oggi non esco di qui”.

“Cosa? Per quale motivo?”

“Il dottore mi ha chiesto di rimanere per qualche altro giorno per alcuni accertamenti”.

“Pensavo che fosse tutto ok” disse Max cominciando a preoccuparsi.

“Ed è così, ma vogliono essere assolutamente certi che sia tutto apposto”.

“Oh, va bene. Aspetta, allora hai bisogno di qualche altro ricambio e…”

“Credo proprio di sì”.

“Ci penso io, tu non preoccuparti di nulla. Passo dal tuo appartamento per recuperare qualcosa e nel pomeriggio sarò lì da te. Purtroppo adesso non posso perché sono al lavoro”.

“Mi dispiace causarti tanti fastidi”.

“Non scherzare Chloe, non mi da nessun fastidio darti una mano”.

“Grazie Max, ti devo molto”.

Dopo aver terminato la telefonata, Max rimase qualche istante a riflettere sul da farsi, finché non le venne un’idea. Cercò tra i suoi contatti in rubrica e avviò la chiamata.

“Pronto” disse la voce dall’altro capo del telefono.

“Ehi, ciao…”

 

 

Era cominciato l’orario delle visite e Chloe, stanca di starsene a letto, afferrò le stampelle alzandosi per avvicinarsi alle finestre della stanza. Detestava utilizzare quelle stampelle ma non aveva altra scelta, soprattutto quando doveva alzarsi per andare in bagno. Rimase a guardare fuori dalla finestra con uno sguardo perso. Erano trascorse solo ventiquattro ore dal suo ricovero e già si sentiva come in gabbia. Voleva soltanto andare via e non sprecare il suo tempo in un letto di ospedale. Dopo la telefonata fatta a Max, aveva ricevuto quella di Lauren, che alla notizia della sua permanenza prolungata in ospedale, aveva tirato un profondo sospiro di sollievo. Aveva chiamato anche Steph, per avvisarla che non avrebbe lasciato l’ospedale e per dirle che Max sarebbe passata dall’appartamento per recuperare la sua roba. Avevano chiacchierato per un po’ e Steph l’aveva messa al corrente della sua intenzione di concedersi una possibilità con Jessie. Chloe non era affatto entusiasta della sua decisione, ma l’avrebbe sostenuta in ogni caso.

 

La ragazza stanca di stare in piedi a causa della gamba un po’ dolorante, si voltò per tornare a stendersi. Una delle stampelle le sfuggì di mano finendo a terra, non cercò nemmeno di recuperarla. Proseguì con l’unica stampella rimasta e arrivò al letto con qualche difficoltà. Si sedette imprecando e scaraventando l’altra stampella contro il pavimento con frustrazione. “Fanculo!”

Restò seduta con il capo chino a fissarla, non accorgendosi della ragazza ferma all’entrata della stanza che aveva assistito alla scena. La ragazza con uno zaino in spalla, entrò nella stanza lasciando una piccola valigia su una delle sedie. Poi si avvicinò lentamente alla stampella per raccoglierla, sotto lo sguardo sorpreso di Chloe.

“Non dovresti trattarle così, queste ti servono” disse Shonei senza guardarla, dirigendosi verso l’altra stampella per recuperarla. Le appese con le maniglie sulle sponde nella parte posteriore del letto. Chloe continuava a guardarla senza fiatare.

Shonei ritornò alla sedia dove aveva lasciato la valigia appoggiandovi sopra anche lo zaino. Si fissarono per qualche istante a disagio, ma poi la ragazza riuscì a trovare il coraggio per dire qualcosa. “Max mi ha chiamata dicendomi che non saresti uscita oggi. Così ha pensato che sarebbe stata una buona idea se fossi andata io a recuperare qualcosa dal tuo appartamento, ed eccomi qui”.

Chloe continuò a guardarla senza dire nulla.

“Credo che le sue reali intenzioni…”

“Non mi sorprende, lei è fatta così” disse Chloe interrompendola.

“Anche se è stata lei a mandarmi, io ho voluto approfittare di questa occasione per parlare con te. Mi dispiace davvero tanto per quanto è successo. Ti giuro che non era mia intenzione farti del male”.

“Beh, ho cominciato io” disse Chloe chinando il capo.

“Ma sono stata io a provocarti”.

“Sì, lo hai fatto”.

“Non avrei dovuto colpirti. Noi due siamo amiche e questo non sarebbe dovuto accadere. Non abbiamo mai litigato così, siamo sempre andate d’accordo. Insomma, io sono quella che dovrebbe salvarti il culo e non rompertelo”.

Shonei fece una pausa cercare di trovare il coraggio di dire quello che le passava per la testa in quel momento. “Io non amo queste situazioni… insomma… tu… sei importante per me e la tua amicizia conta molto e… cazzo… quanto odio queste cose” disse Shonei in imbarazzo, facendo comparire un sorriso sul volto dell’altra.

“Non ci stai per provare con me, vero?” chiese Chloe.

“Ti piacerebbe, ma sai che non sei il mio tipo. Ascolta, io voglio che tu sappia che… insomma… io non lo avrei mai fatto davvero”.

“Cosa?”

“Andarci a letto, la mia era solo una provocazione, perché mi avevi fatta incazzare”.

Chloe annuì lentamente tornando seria. “Non so cosa mi sia successo. Quando hai detto quella cosa io… non ci ho visto più”.

“Dovresti imparare a gestire un po’ meglio la tua gelosia”.

“Cosa? No, non era gelosia”.

“Ah no?” chiese Shonei scettica. “Tu sei una persona gelosa e io sono capace di far perdere le staffe anche a un bradipo. Siamo un’accoppiata vincente”.

Chloe rise scuotendo la testa e poi disse seria: “È la mia migliore amica, sono cresciuta con lei e mi viene naturale difenderla e proteggerla”.

“Lo comprendo”.

Restarono in silenzio per qualche istante a fissarsi.

“Ti chiedo scusa Chloe”.

“Ti devo delle scuse anche io, abbiamo esagerato entrambe”.

“Allora tra noi è tutto ok?”

“Credo di sì” disse Chloe con un’alzata di spalle.

“Certo che è messo male” disse Shonei ridacchiando indicando il labbro dove le aveva sferrato il pugno.

“Beh, anche il tuo non sta messo proprio bene”.

“Sarà che sono io quella con il sacco da boxe, ma tu quando ti incazzi picchi duro”.

Si sorrisero e poi Shonei le si avvicinò per un abbraccio veloce. Quando si staccò dall’amica, prese la valigia spostandosi dall’altro lato del letto appoggiandola sul materasso. “Qui dentro ci sono alcuni ricambi, asciugamani, spazzolino da denti, dentifricio, sapone e altra roba che potrebbe servirti”.

“Hai pensato proprio a tutto, eh?”

“Sì, posso sembrare imbranata in queste cose ma è tutta impressione. Ora ti sistemo io la roba, tu resta seduta”.

“Agli ordini” disse Chloe mentre la ragazza estraeva la roba mettendola nell’armadio accanto al letto.

“Che figata avere una stanza tutta per te” disse Shonei guardando l’altro letto vuoto.

“Già, sono stata fortunata, non penso che avrei gradito avere compagnia”.

“Non è certamente una vacanza stare qui dentro”.

Dopo aver sistemato tutto e aver infilato la valigia nell’armadio, Shonei afferrò l’altra sedia spostandola più vicina al letto per sedersi, mentre Chloe si stendeva sul letto.

“Allora, perché mai ti vogliono tenere ancora qui?”

“Vogliono fare altri accertamenti”.

“Perché?”

“Non ne ho la più pallida idea”.

“Mi devo preoccupare?”

“No, io sto bene, ma dottore non esclude la possibilità che io possa essere caduta per qualche ragione particolare”.

“Tipo?”

“Che ne so”.

“Come sei caduta?”

“Ero distratta”.

“Distratta? Hai visto qualche bomba sexy in giro?”

“Ma finiscila, ero al lavoro”.

“Allora perché?”

Chloe sospirò decidendo di dirle la verità. “Non sono caduta per distrazione”.

“Cosa vuoi dire?”

“Ero nell’ufficio di Asher e mi stavo occupando degli ordini. Poi ho iniziato a sentirmi stanca e ho avvertito un po’ di capogiro”.

“E?”

“Sono andata al bagno e quando sono scesa per prendere dell’acqua, sono tornate le vertigini”.

“Ma che cazzo… il dottore lo sa questo?”

“No”.

“Perché non glielo hai detto?”

“Perché è stato solo un capogiro, niente di più e poi volevo uscire”.

“Beh, visto che adesso resti, forse sarebbe il caso di metterlo al corrente”.

“No, non c’è bisogno che lo sappia. Tanto devo essere sottoposta ad altri esami e se c’è qualcosa che non va, me lo diranno”.

Shonei sospirò. “Max lo sa questo?”

“No e non deve saperlo, non voglio che si preoccupi per niente”.

“Lauren sa che sei in ospedale?”

“Si, lo sa”.

“Beh, almeno questo”.

“Cosa hai in quello zaino?” chiese Chloe indicandolo lo zainetto sull’altra sedia.

“Ah, giusto. Visto che resterai qui per qualche giorno, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere qualcosa per passare il tempo”.

Shonei prese lo zaino appoggiandoselo in grembo. “Allora, vediamo… ecco qua” disse estraendo un pacco di sigarette e un accendino.

“Shon, ma cosa… guarda che sono in un ospedale, non in campeggio”.

“E allora?”

“Come diavolo faccio a fumare?”

“Beh, sei sola in stanza. Magari potresti aspettare il calare delle tenebre, chiudere la porta e metterti davanti alla finestra aperta”.

“Tu sei completamente fuori di testa”.

“Oh piantala, io te le lascio nel caso cambiassi idea”.

La ragazza rimise le sigarette e l’accendino nello zaino. “Poi ti ho portato questo”.

“Il mio portatile”.

“Sì”.

“Come hai fatto ad entrare nell’appartamento?”

“Semplice, ho scassinato la porta” disse seria Shonei per poi alzare gli occhi al cielo, notando l’espressione scioccata di Chloe. “Andiamo su, avevo le chiavi”.

“Quindi hai visto Steph?”

“Sono andata al Paradise per recuperare le chiavi di Steph”.

“Oh, lei è… sì insomma…”

“Se sono viva, vuol dire che non è successo nulla”.

“Certo…”

“Mi ha anche detto dove prendere questa” disse Shonei mentre le mostrava una chiavetta usb. “Dentro ci sono una miriade di film”.

“Okay”.

“Poi ti ho portato qualche rivista” disse estraendone un paio appoggiandole sul letto.

Chloe sgranò gli occhi afferrandone una per vedere la copertina. “Ma che cazzo, Shon!”

“Cosa c’è?”

“Questa roba te la riporti indietro”.

“Da quando sei diventata così pudica?”

“Sono riviste per adulti Shon e io sono in un cazzo di ospedale”.

“Ricordo di essere stata ricoverata anche io una volta e ti posso assicurare che quelle mi hanno tenuto molto compagnia”.

Chloe roteò gli occhi in alto e allargando le braccia esasperata. In quel momento entrò nella stanza la giovane infermiera che era passata il giorno prima, mentre lei era al telefono con Lauren. Aveva con sé un carrello che spinse dall’altro lato del letto, avvicinandosi alla paziente.

“Buongiorno”.

“Buongiorno” risposero le due ragazze osservandola.

“Le dispiace se le medico la ferita alla testa? Sarei dovuta passare prima, ma oggi c’è un vero trambusto in ospedale”.

“No, nessun problema”.

“Lo credo bene” disse Shonei in un sussurro guardando l’infermiera.

“Mi dica se per caso le faccio male”.

“Ti fai dare del lei adesso?” chiese Shonei con ironia alla sua amica che la fulminò con gli occhi.

“Puoi chiamarmi anche Chloe” disse la ragazza, rivolgendosi all’infermiera che stava iniziando a srotolare la fascia intorno alla testa.

“Ok” rispose l’infermiera sorridendo.

“E il tuo nome?” chiese Shonei.

“Mi chiamo Peggy”.

“Bel nome, io mi chiamo Shonei”.

Chloe guardava l’amica mentre mentalmente imprecava contro di lei.

Dopo aver rimosso la fascia e la benda, l’infermiera le disinfettò la ferita ripulendola. A Chloe sfuggì un piccolo lamento per il dolore.

“Scusami Chloe, sto ripulendo la ferita ma ho quasi finito”.

“Non lamentarti, Peggy sembra sapere bene cosa sta facendo. Ha mani esperte”.

L’infermiera le lanciò un’occhiata mentre Chloe riusciva a percepire il doppio senso di quella frase.

“Lavori qui da molto?”

“Sono tre anni”.

“Sembri molto giovane”.

“Ho ventisette anni” disse l’infermiera mettendo una benda sulla ferita.

“Pensavo meno”.

“Beh, mi fa piacere saperlo”.

“Io ne ho ventisei”.

L’infermiera annuì con cordialità cominciando a fasciare la testa di Chloe, mentre Shonei continuava a spostare lo sguardo lungo tutto il suo corpo. Quando completò la medicazione, salutò le ragazze lasciando la stanza sotto lo sguardo bramoso di Shonei.

“Porca vacca, ma l’hai vista? Devo farmi ricoverare al più presto” disse guardando l’amica.

“Sei davvero un caso senza speranza” disse Chloe appoggiando la testa sul cuscino non riuscendo a trattenere una risata.

“Sei proprio fortunata”.

“Forse hai dimenticato che sono distesa su un letto di ospedale”.

“Sì, ma è appena entrata una visione da quella porta. Adesso sì che dovresti stare attenta alle distrazioni, non vorrei che ti rompessi l’altra gamba”.

“Torniamo un attimo a Steph”.

“Sicuramente è ancora incazzata con me per quello che è successo, ma fa buon viso a cattivo gioco a causa di quello che ti è capitato. Diciamo che è una semplice tregua”.

“Forse, però credo che ci sia anche un’altra ragione se è così tranquilla”.

“E sarebbe?”

“A quanto pare ha deciso di concedersi una possibilità con Jessie”.

Shonei restò a guardarla senza emettere un fiato. Sembrava del tutto sorpresa da quella notizia.

“Tutto ok Shon?”

“Sì, certo. Non sono affatto felice di questo ma sa ha deciso così…”

“Già…”

“Si vede che è una che ama farsi del male. Credo che la tua amica sia un po’ masochista, ma va bene”.

“Shon, forse dovremmo darle un po’ di fiducia, non credi?”

“Fallo tu se vuoi, io continuo a dire che sia una pessima idea. Mi ci giocherei la testa sul fatto che le piaccia esclusivamente la salsiccia. Lo sai anche tu che ho ragione. Alla fine sarà Steph a rimetterci e quando succederà, io sarò lì a ricordarle di averla avvisata”.

“Spero che vada tutto bene ma in caso contrario, evita di farglielo pesare ulteriormente”.

Rimasero in silenzio per qualche istante e poi Chloe chiese: “Posso farti una domanda?”

“Certo”.

“Tra te e Max… che rapporto c’è?”

“Che cazzo di domanda è questa?”

“Lei sembra tenerci davvero tanto a te nonostante ti conosca da poco”.

Shonei prima sorrise scuotendo la testa e poi il suo volto si fece serio. “Beh, non posso negarlo. Lei si è affezionata molto a me e anche io a lei. Ci conosciamo da poco, ma abbiamo legato davvero tanto. A questo proposito, vorrei precisare una cosa a scanso di equivoci. Io e lei siamo amiche e non puoi chiedermi di starle lontana, quindi metti da parte la tua cazzo di gelosia immotivata. Lei non sarebbe affatto contenta di sapere che stai provando a tenerci lontane, quindi non avanzare pretese del genere, perché non le prenderò nemmeno in considerazione. Lei è mia amica tanto quanto te e non voglio perdere la tua amicizia, esattamente come non voglio perdere la sua. Ti assicuro che non hai motivo di preoccuparti. Capisci cosa sto dicendo?”

“Si, lo capisco”.

“Bene”.

“Hai affermato di sapere altre cose di lei che io non conosco. Era soltanto un’altra provocazione o c’è del vero?”

Shonei emise un sospiro. “Ascolta Chloe, tu e lei vi state finalmente riavvicinando. Sono sicura che se c’è qualcosa che non sai di lei, prima o poi te lo dirà. Devi darle un po’ di tempo”.

“Allora c’è davvero qualcosa che non so?”

“Chloe, io vorrei evitare di tradire la sua fiducia. Lei non se lo merita, su questo converrai con me”.

“Si, hai ragione”.

In quel momento arrivò un messaggio sul telefono di Shonei. La ragazza lo lesse alzandosi dalla sedia. “Ok, adesso devo proprio andare, ho da fare”.

“Va bene”.

“Ah, Max arriverà nel pomeriggio”.

“Grazie per essere passata” disse Chloe e Shonei si avvicinò per un veloce abbraccio.

“Mi stai facendo diventare troppo smielata” disse Shonei allontanandosi. “Se ti serve qualcos’altro, fammi uno squillo”.

“Lo farò” rispose Chloe sorridendo. Poi appoggiò la testa sul cuscino guardando il soffitto. Non poteva fare a meno di chiedersi cosa ci fosse sotto. Cosa non sapeva di Max? Cominciò a chiedersi se Shonei non fosse venuta a conoscenza del suo potere di viaggiare nel tempo, ma scartò subito l’idea. Se Max le avesse raccontato qualcosa del suo potere, sicuramente le avrebbe anche detto che ne fosse a conoscenza anche lei. Shonei invece non ne voleva parlare, quindi doveva essere per forza qualcos’altro, ma cosa? Continuò ad arrovellarsi il cervello a lungo. Era innegabile il fastidio che provasse in quel momento, nel sapere che Shonei conoscesse qualcosa di personale della sua migliore amica e che lei non ne sapesse nulla. Era un fastidio che aveva provato fin troppe volte per non riconoscerlo. La gelosia aveva sempre fatto parte di lei, ma quando si trattava di Max, era anche peggio. Shonei aveva ragione.

 

 

Shonei tornò al suo appartamento trovando Ashley seduta sul divano in attesa del suo ritorno.

“Hai fatto bene ad avvisarmi. Allora, quando arriva?”

“Questa sera”.

“Hai risposto al suo messaggio?”

“No”.

“Ti ha chiesto spiegazioni?”

Ashley scossa la testa.

“Bene, adesso ti dico cosa faremo” disse Shonei sedendosi sul divano accanto alla ragazza. “Innanzitutto, questa sera usciremo per andare al Rhythm. Aspetteremo che lui ti chiami, perché è sicuro che lo farà. Quando succederà, gli dirai dove sei e aspetteremo il suo arrivo. Così potrai dirgli come stanno le cose”. Poi Shonei avvicinò il suo viso a quello di Ashley. “Dovrai essere molto convincente e mostrargli quanto tu sia felice di stare con me, anche se non è la verità. Lui deve credere a ogni cazzo di parola che uscirà dalla tua stramaledetta bocca. Voglio avvisarti in anticipo che mi prenderò qualche libertà con te. Quindi se dovessi toccarti o baciarti mi raccomando, non fare la faccia schifata, perché tutto questo fa parte dello spettacolo. Sono stata chiara?”

Ashley annuì senza guardarla.

“Non ti ho sentita”.

“Sì!” disse con ostilità Ashley, questa volta guardandola negli occhi come per sfidarla.

“Bene” rispose Shonei sorridendo, assaporando già la sua vendetta.

 

 

Nel pomeriggio Max raggiunse l’amica in ospedale che la mise subito al corrente della visita ricevuta da Shonei, cosa che non la sorprese affatto, dopotutto la sua intenzione era proprio quella di farle riappacificare. Dopo aver trascorso del tempo a chiacchierare, Max propose all’amica di camminare un po’, del resto non poteva starsene distesa al letto tutto il giorno. Chloe a malincuore accettò il suo consiglio. Stavano camminando lentamente una di fianco all’altra per il corridoio, quando Max lesse tristezza sul volto di Chloe.

“Cos’hai?”

“Io? Nulla”.

Max continuò a guardarla intuendo che stesse mentendo. A Chloe non restò altro che vuotare il sacco. Si fermò davanti un’ampia finestra appoggiandosi di spalle, mentre Max le si fermava davanti. “Il fatto è che questo non ci voleva” disse Chloe indicandosi. “Desideravo passare del tempo con te. Magari andare da qualche parte o portarti al mare e invece eccomi qui, in questo cazzo di ospedale”.

“Non devi abbatterti in questo modo, un incidente può succedere a tutti. La cosa importante in questo momento, è che tu stia bene. A essere sincera, non mi dispiace affatto che ti tengano qui ancora per un po’ per fare altri controlli”.

“Chissà perché questo non mi sorprende” disse Chloe contrariata.

“Oh avanti, posso sempre venire a trovarti, così passeremo comunque del tempo insieme e soprattutto non ucciderai nessuno” disse Max ironicamente strappandole un sorriso.

“Però non è la stessa cosa e poi non voglio obbligarti a venire qui ogni santo giorno. Anche tu avrai i tuoi impegni con il lavoro e gli amici. Non puoi startene rinchiusa in ospedale qui con me”.

“Prima di tutto, lavoro soltanto mezza giornata quindi ho il pomeriggio libero. Gli amici se la possono benissimo cavare anche senza di me, la mia presenza non è strettamente necessaria. E ti posso assicurare che avremo tempo per fare tutto ciò che desideri, solo non adesso. Infondo, non rimarrai in ospedale per sempre e per ultima cosa, non meno importante, adesso mi trovo esattamente dove vorrei essere”.

Il cuore di Chloe saltò un battito a quell’ultima frase. Forse era stato il modo in cui l’amica lo aveva affermato in modo così convincente. Oppure era semplicemente la consapevolezza di sapere che Max, non volesse altro che starle accanto. Rimase in silenzio guardandola in modo strano.

“Stai bene?” chiese a un tratto Max.

Chloe sorrise nervosamente. “Sì, sì, sto bene. Promettimi soltanto che non rinuncerai a niente per stare con me”.

“Non lo farò, puoi stare tranquilla”.

“Bene”.

Max notò con quale fatica l’amica restava in piedi a causa della gamba. “Forse è il caso di ritornare nella tua stanza” disse la ragazza iniziando a dare un passo lungo il corridoio.

Chloe con l’intenzione di fermarla, lasciò la stampella destra che finì inevitabilmente a terra. “No, restiamo…”

Nel movimento avventato che fece, si dimenticò completamente della sua gamba, appoggiando il piede a terra che rialzò subito dopo aver percepito il dolore. Stava per perdere l’equilibrio e l’amica le si piazzò davanti, afferrandola giusto in tempo evitando che cadesse. “Attenta!”

Chloe istintivamente si aggrappò all’amica tenendo le braccia avvolte attorno alla sua schiena, mentre Max le teneva intorno alla vita. Quello che era iniziato come un chiaro tentativo di evitare di cadere, si era trasformato in un abbracciò vero e proprio. Restarono in quella posizione per qualche istante che sembrava un’eternità. Poi lentamente si allontanarono guardandosi negli occhi, con i loro volti troppo vicini che si colorarono ben presto di rosso per l’imbarazzo. Quando finalmente Chloe allentò la presa su di lei, si rese conto di quanto forte la stesse stringendo. Rimosse le braccia chiedendosi se Max se ne fosse accorta. “S-scusa… mi dispiace… io…”

Max rimosse le braccia dalla vita di Chloe sentendo il cuore batterle forte nel petto, temendo che potesse esplodere da un momento all’altro. “N-non devi scusarti…” disse in completo imbarazzo, chinandosi per afferrare la stampella finita a terra e porgendola all’amica.

“Grazie Max” disse la ragazza prendendo la stampella. “Sono proprio sbadata” aggiunse sorridendo nervosa. “Forse hai ragione, meglio che torniamo in stanza”.

Così le due ragazze ritornarono nella stanza cercando di comportarsi come se nulla fosse, ma il pensiero di ciò che era appena successo, le accompagno per tutto il resto della giornata.

 

 

In serata Shonei e Ashley raggiunsero il locale e dopo circa mezz’ora, quest’ultima ricevette una telefonata da parte del suo ragazzo, che le comunicava di essere appena ritornato in città e che non aveva con sé le chiavi per poter entrare nel suo appartamento. Ashley gli rispose che se voleva recuperare le chiavi, doveva raggiungerla al Rhythm. Il ragazzo trovò tutto molto strano, infondo l’aveva già avvisata in mattinata del suo arrivo. Shonei e Ashley nel frattempo si spostarono al bar restando in piedi, ordinando da bere in attesa dell’arrivo di Jeffrey. Quando lui entrò nel locale, si guardò intorno per cercare di individuare la ragazza. Quando Shonei si accorse della sua presenza, lasciò il drink sul bancone per afferrare Ashley, attirandola a sé per baciarla, un po’ più a lungo del previsto. Voleva concedere al ragazzo il tempo di accorgersi di loro. Jeffrey che stava continuando a cercare con lo sguardo Ashley, vide la scena strabuzzando gli occhi incredulo. Rimase fermo a qualche passo di distanza dal bar osservando paralizzato la scena, mentre altra gente gli passava di fianco. A un tratto strinse i pugni investito dalla rabbia, causata non solo da ciò che stava facendo la sua ragazza, ma anche dalla presenza insopportabile di Shonei. Si diresse verso di loro infuriato. “Ehi!” esclamò alzando la voce non solo per la rabbia, ma anche per sovrastare l’alto volume della musica.

Shonei mise fine al bacio sussurrando alla ragazza. “Occhio a quello che fai”.

Poi si voltarono entrambe verso Jeffrey che aveva uno sguardo torvo in viso.

“Eeeeehi Jeffrey, ciao amico” disse Shonei e poi si voltò verso Ashley. “Non mi avevi detto che sarebbe arrivato. Potevamo organizzare qualcosa per stare tutti insieme”.

Jeffrey spostò il suo sguardo confuso e scioccato verso Ashley e Shonei ne approfittò per metterle un braccio sulle spalle. “Vuoi unirti a noi? Possiamo offrirti da bere?”

“Cosa cazzo è questa storia?!” chiese Jeffrey rivolto esclusivamente ad Ashley.

La ragazza cercò di far fronte a quella situazione ricordando le raccomandazioni di Shonei. Si stampò sul volto un sorriso deciso e malizioso come al solito. “A te cosa sembra?”

“Mi prendi per il culo?!”

Ashley cercò le chiavi dell’appartamento nella sua borsa e dopo averle estratte le consegnò a lui. Nel frattempo Shonei si godeva attentamente la scena. Non pensava che sarebbe stato così divertente vedere l’orgoglio ferito di Jeffrey, nel sapere che era stato tradito dalla sua ragazza. Per di più sapere che a soffiarle la ragazza da sotto al naso, fosse stata proprio lei, una donna. Jeffrey prese le chiavi con uno strattone, fissando Shonei che continuava a sorridere.

“Oh avanti, non fare l’offeso, come se non lo sapessi già”.

“Sapere cosa?!”

“Che io e Ashley stiamo insieme da quando siete ritornati a Portland”.

Jeffrey aveva sin dall’inizio il sospetto che loro due potessero vedersi di tanto in tanto, ma avere una relazione, questo era decisamente troppo. Forse aveva cercato semplicemente di negare quella possibilità. Del resto, occhio non vede cuore non duole. Jeffrey non poteva immaginare che quella di Shonei, fosse soltanto una mezza verità, perché la verità era che oltre al sesso, tra loro due non c’era mai stato nulla di concreto.

Shonei guardò un attimo Ashley fingendosi sorpresa. “Pensavo glielo avessi detto. Oh cazzo, scusami Jeff, non immaginavo che tu non lo sapessi ancora”. Riprese il bicchiere con il suo drink, facendo un sorso fissandolo dritto negli occhi. “Mi dispiace tanto che tu lo abbia saputo in questo modo”.

Jeffrey si avvicinò di un passo alla sua ragazza. “Dimmi che queste sono tutte stronzate!”

Ashley nonostante si sentisse morire dentro, riuscì a sostenere lo sguardo arrabbiato e addolorato del suo ragazzo, interpretando bene la sua parte. L’aiutò il fatto di sapere che da quel momento in poi, Jeffrey non avrebbe dovuto guardarsi le spalle. Che sarebbe stato al sicuro, lontano dalla furia di Steven. “Jeffrey, è stato bello finché è durato. Andiamo oltre e fattene una ragione. Io non ti voglio più, anzi…”

Shonei restò a guardare la ragazza con attenzione, in attesa che gli desse finalmente il colpo di grazia.

“Io non ti ho mai voluto. Tornare qui e rivedere Shonei, mi ha fatto capire cosa voglio davvero, cosa ho sempre voluto” disse la ragazza con convinzione, ricevendo uno sguardo di ammirazione da parte di Shonei, quando si rese conto dell’effetto che quelle parole avevano avuto su Jeffrey.

“Sono soltanto cazzate!” disse lui tentando di afferrare un polso della ragazza.

A quel punto Shonei intervenne respingendo la mano di Jeffrey. “Levale le mani di dosso!”

“Altrimenti cosa fai, eh?!” chiese Jeffrey furibondo avvicinandosi a lei con tono minaccioso.

Shonei non si tirò indietro, anzi tenne lo sguardo di sfida puntato su di lui. “Cosa si prova Jeffrey?! Cosa si prova ad essere presi a calci in culo?! La percepisci l’umiliazione di essere stato tradito dalla persona di cui ti sei sempre fidato?! Riesci a sentire la sensazione di essere completamente solo?! Di non sapere più di chi fidarti, eh?! Lo senti?!”

Jeffrey la guardò dapprima confuso da quelle parole piene di rancore, ma poi comprese cosa fosse successo. Shonei aveva scoperto di essere stata tradita da Ashley a causa sua. Quello che però non comprese, era la macchinazione in atto ai suoi danni. Ciò che la sua ragazza gli aveva appena detto, non corrispondeva alla verità, ma lui non sospettava nulla.

Jeffrey distolse lo sguardo da Shonei per riportarlo sulla sua ragazza, o per meglio dire, ex ragazza.

“Te ne pentirai, forse non oggi, non domani, ma lo farai! Rimpiangerai la tua scelta per il resto della tua miserabile vita!”

Detto questo si allontanò ancora arrabbiato e ferito nell’orgoglio. La verità era che amava Ashley, l’aveva sempre amata.

Shonei sorrise guardando la ragazza al suo fianco, soddisfatta per aver inferto un colpo basso a Jeffrey. “Sei stata davvero favolosa. Devo ammetterlo, hai una certa attitudine nel fare l’attrice. Potresti sfondare nel mondo del cinema”.

Shonei la guardò con disprezzo, mentre una lacrima le scendeva su una guancia. Si diresse immediatamente verso il bagno, pur di starle lontana. Shonei la seguì con lo sguardo continuando a bere serenamente il suo drink.

 

 

Giovedì 3 agosto 2017

Era passata una settimana da quando Chloe aveva accettato con riluttanza di restare in ospedale, per essere sottoposta ad altri esami. L’avevano rivoltata come un calzino e mancavano solo alcuni risultati degli ultimi test effettuati, poi sarebbe stata finalmente libera. Durante la settimana di ricovero, aveva ricevuto telefonate di Lauren, visite dagli amici e anche da alcuni colleghi del Paradise, dove Ian era diventato temporaneamente il responsabile. Anche Steph aveva avuto l’occasione di andarla a trovare. Una volta da sola e l’altra in compagnia della sua attuale ragazza, se così si poteva definire. A detta di Steph le cose procedevano bene tra loro, ma agli occhi di Chloe sembrava solo un’affermazione per non destare preoccupazione. In realtà c’erano delle cose che Steph non riusciva proprio a mandare giù. Era logico pensare che Jessie facesse ancora fatica a lasciarsi andare del tutto. Del resto la ragazza era stata chiara sin dall’inizio. Le aveva chiesto di avere pazienza e Steph era stata comprensiva. Però nonostante il suo impegno nel far funzionare le cose, viveva male quella situazione. Con il ricovero di Chloe in ospedale, Jessie avrebbe potuto approfittarne per passare più tempo insieme a lei. Ad esempio, avrebbe potuto passare la notte da Steph, ma questo era avvenuto solo per un paio di notti e tra l’altro, non era mai successo nulla tra loro. Steph non le aveva fatto pressioni come sempre, però la cosa stava nettamente degenerando. Infatti anche scambiarsi un semplice bacio era diventato complicato, perché questo poteva avere luogo solo quando erano completamente da sole. Tutto questo Steph lo accettava facendo buon viso a cattivo gioco cercando di non pensarci, ma queste limitazioni le pesavano parecchio. In tutta la sua vita non aveva mai avuto problemi con la sua sessualità e non si era mai nascosta da nessuno. Eppure con Jessie, iniziava a sentirsi quasi come un ladro. Come se tutto ciò che desiderava fosse sbagliato, inclusa la loro relazione. Per quanto riguardava il suo rapporto con Shonei, c’era ben poco da dire. Tutto era tornato alla normalità, come se nulla fosse successo. Come se quel bacio provocatorio di Shonei non fosse mai avvenuto e questo era decisamente strano trattandosi di Steph. L’argomento tra loro non venne mai affrontato nemmeno una volta. Nel frattempo, la convivenza tra Ashley e Shonei, almeno per i primi giorni, si era complicata parecchio dopo il due di picche rifilato a Jeffrey. Per cercare di smorzare l’ostilità della ragazza nei suoi confronti, Shonei aveva cambiato radicalmente atteggiamento, anche se continuava ad avere una certa autorità su di lei. Se prima sembrava volesse impartirle degli ordini, adesso si sforzava di chiederle le cose in maniera più delicata, con gentilezza. Oltre al cambiamento nel suo modo di porsi nei confronti della ragazza, c’era stato anche qualcos’altro che aveva spiazzato Ashley.

 

 

Tre giorni dopo la rottura con Jeffrey

Mentre Ashley era seduta sul divano a guardare la tv facendo zapping, Shonei le si piazzò davanti guardandola con attenzione. L’altra non perse tempo ad aggredirla verbalmente.

“Ti levi?! Guarda che non sei trasparente, anche se devo ammettere che mi piacerebbe tantissimo!”

“Hai finito di mettere in ordine la casa?”

“Vorrai dire il tuo porcile!”

“Bene, allora potresti uscire a farti un giro”.

“Come scusa?!”

“Ho notato che non esci più con le tue amiche”.

La ragazza sgranò gli occhi incredula e infuriata. “Forse non ci esco più, perché qualcuno ha deciso di sequestrarmi!”

“Io non ho nessuna intenzione di tenerti segregata in casa”.

“Sì invece!”

“Non credo di aver mai affermato neanche lontanamente una cosa del genere. Però se tu pensi che io lo abbia fatto, ti prego, illuminami”.

Ashley aprì la bocca per risponderle, ma ripensando alla loro conversazione, si rese conto che Shonei avesse effettivamente ragione. “Levati di torno e lasciami in pace!”

Shonei sospirò con un’alzata di spalle. “Va bene, come vuoi tu, ma ricorda che puoi andare dove ti pare. L’unica cosa che voglio da te, è il rispetto che merito”.

“Pff, che meriti?! Tu non meriti un cazzo da me!”

“Sai bene a cosa mi riferisco”.

“No, non lo so, illuminami!” disse Ashley con ostilità, facendole il verso.

“Puoi stare con chi ti pare, anche in compagnia di uomini se ti va, ma senza passare mai il limite. Ti è vietato flirtare con loro e soprattutto non puoi scoparteli” disse Shonei infilandosi le mani nelle tasche dei jeans.

“E se io volessi farmi una bella scopata con una donna?! In quel caso per te andrebbe bene?!” chiese con sarcasmo.

Shonei la guardò dritta negli occhi non riuscendo a trattenersi dal ridere.

“Che diavolo hai da ridere?!”

“Io in quel caso non mi preoccuperei”.

“E per quale cazzo di motivo?!”

“Beh, è molto semplice. In tutta la tua vita hai avuto poco interesse verso le donne. C’è stata qualcun'altra prima di me, questo è vero, ma non era granché e ti sei stufata subito. Io invece sono stata l’unica donna che ti sei portata a letto ripetutamente. Vuoi forse provare a negarlo?”

Ashley incrociò le braccia al petto indispettita dalla sua spiegazione, che evidentemente corrispondeva alla verità. “E se io decidessi di farlo?! Dopotutto mi stai impedendo di avere delle relazioni con gli uomini! In qualche modo dovrò pure compensare!” disse Ashley per provocarla.

“Sì, hai ragione, in questo caso ti auguro buona fortuna”.

“Che cosa?!”

“Puoi provare a stare con un’altra donna se ti va, ma tanto sappiamo bene che non lo farai”.

“Tu dici?!”

Shonei si chinò avvicinando di più con il suo viso a quello della ragazza, sussurrando: “Non riesci a stare con nessun’altra a parte me”.

“Non esserne tanto sicura!”

“Se sono così sicura di me stessa, lo devo soltanto a te” disse Shonei allontanandosi sorridendo.

“Sai, non ti farebbe male abbassare la cresta ogni tanto!”

Shonei si mise addosso una camicia smanicata con l’intenzione di uscire, ma prima tirò fuori il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni, ne estrasse duecento dollari appoggiandoli sul tavolinetto davanti al divano. “Vai a fare shopping e stasera fatti un giro con le tue amiche” disse senza guardarla, avviandosi verso la porta.

Ashley sgranò gli occhi incredula. “Non accetterò mai i tuoi soldi!”

“È un po’ troppo tardi per questo, non credi? Voglio dire, vivi nel mio appartamento, mangi il mio cibo, usi tutto quello che mi appartiene”.

“Perché tu mia hai costretta a stare qui da te! Mi hai sequestrata e questo, nel caso non lo sapessi, è reato!”

“No Ashley, è qui che ti sbagli. Vuoi andare alla polizia? Bene, fallo pure, ma ricordati che io non ti ho mai costretta a fare nulla. Io ti ho fatto una proposta che tu hai accettato”.

“Sì, ma con il ricatto!”

“Allora cosa stai aspettando? Vai alla polizia e racconta tutto sin dall’inizio, ma ricorda che così attirerai l’attenzione anche su Steven. Non credo che lui ne sarà felice” disse Shonei scuotendo la testa aprendo la porta. Poi prima di uscire dall’appartamento aggiunse: “Esci e non stare sempre chiusa in casa, che ti stai inacidendo parecchio”.

Ashley rimase sola nell’appartamento riflettendo, mentre fissava i soldi sul tavolinetto. Alla fine li prese convincendo sé stessa, che quei soldi se li meritava. Shonei l’aveva messa in quella situazione e occuparsi di lei, era il minimo che potesse fare. Dopotutto se l’era cercata.

 

 

Nel pomeriggio Shonei raggiunse Chloe in ospedale. La trovò davanti alla finestra a guardare fuori. Non aveva più la testa fasciata e non utilizzava più le stampelle per stare in piedi, anche se portava ancora il tutore.

La ragazza bussò allo stipite della porta per attirare l’attenzione dell’amica. “Ancora non finisce la tua incarcerazione? Per caso c’è da pagare una cauzione?”

“Infatti mi sento come in carcere” rispose Chloe avvicinandosi a lei.

“Scusa se non sono venuta a trovarti più spesso, ma ho avuto un po’ da fare”.

“Lavoro?”

“Tra le altre cose”.

“Non preoccuparti, non sono stata troppo tempo da sola in questo inferno, Max viene tutti i giorni”.

“Ti trovo bene”.

“Si, effettivamente sto molto meglio”.

“Quando ti fanno uscire?”

“Sinceramente non lo so, ma credo che ormai sono agli sgoccioli della mia forzata permanenza. In caso contrario, ho intenzione di evadere”.

“Se ti serve aiuto ci penso io”.

“Benissimo, allora siamo d’accordo” disse Chloe ridendo insieme alla sua amica.

“Cos’è risultato dagli esami fatti fino ad ora?”

“Assolutamente nulla”.

“È tutto ok? Niente fuori dal normale?” chiese la ragazza un po’ sorpresa.

“Niente di niente” rispose Chloe, non immaginando a cosa aveva causato il suo malessere. I risultati di alcuni esami, non avevano evidenziato nulla di anomalo. Inoltre, dopo più di ventiquattro ore, era sparita ogni traccia dell’ansiolitico ingerito inconsapevolmente attraverso la bibita manomessa da Ian.

“Mi fa piacere saperlo. Allora, visto che non sai ancora per quando tempo resterai, ti serve qualcos’altro?”

“No, pensa che ho ancora le sigarette che mi hai portato”.

“Non le hai fumate?”

“Beh, era quella la mia intenzione, ma non ce l’ho fatta a resistere. Per fortuna non mi hanno beccata”.

“Dimmi, dov’è la tua infermiera personale?”

“Non è la mia infermiera personale”.

“Sicura?”

“Non fare l’idiota”.

“Lauren si è fatta sentire?”

“Eccome, mi chiama spesso per sapere come sto. Ho come la vaga sensazione che gongola all’idea di sapere che sono rinchiusa qui dentro”.

“Oh avanti, è soltanto preoccupata per te” disse Shonei facendo una breve pausa. Poi fece un sospiro e disse: “Senti Chloe…”

“Dimmi”.

Shonei sorrise nervosamente.

“Che succede?”

“Volevo informarti di una cosa, visto che sei ancora qui dentro e non hai modo di scoprirlo da te. Voglio evitare che tu lo venga a saperlo da qualcun altro”.

“Di cosa si tratta?” chiese Chloe confusa.

“Si tratta di Ashley, vedi lei… adesso vive nel mio appartamento”.

Chloe rimase in silenzio per qualche istante a fissarla senza emettere un fiato. Poi a un tratto chiese: “Mi prendi per il culo?”

“No, affatto. Lei aveva bisogno di un posto dove stare e ho pensato di darle una mano”.

“Ma scusa, non stava con quel tizio…”

“Jeffrey, si stava con lui ma e finita quindi…”

“E non poteva farsi ospitare da una delle sue amiche?”

“È quello che ha fatto”.

“No, non credo proprio, tu non sei sua amica”.

“Ah no? E cosa sarei?”

“Non lo so, ma il vostro non è affatto un rapporto di amicizia. Già immagino cosa succede tra quelle quattro mura”.

“Ti sbagli, non sta succedendo nulla”.

“Si certo, come no, ti credo sulla parola”.

“Te lo giuro, io e lei non stiamo insieme”.

“Ma te la scopi”.

“Non più, anche perché frequento un’altra persona adesso”.

“Oddio, adesso chi è l’altra?”

“Beh… lei è…Janet”.

“Cosa? Janet? Ma tu sei completamente fuori di testa”.

Shonei fece un’alzata di spalle. “Non è la prima volta che ce la spassiamo. Lei non si aspetta nulla e a me sta bene così”.

“Ma Ashley resterà da te solo temporaneamente o…”

“Non le sto mettendo fretta e poi avere qualcuno in casa mi fa comodo”.

“Già, immagino la comodità” disse Chloe insinuando qualcosa.

“Non ci vado a letto se è quello a cui stai pensando. Lo sai che passo poco tempo nel mio appartamento, c’è bisogno di qualcuno che lo tenga in ordine”.

“È questo il suo contributo? Tenere in ordine il tuo appartamento, perché non si cerca un lavoro?”

“Oh andiamo, ce la vedi a lavorare?”

“No, al massimo me la immagino a rifarsi le unghie”.

“Adesso che ti ho messa al corrente, sono decisamente più tranquilla. Così non ti verrà un infarto nel caso dovessi vederla uscire dal mio appartamento”.

“Oh, grazie per il pensiero” disse Chloe sarcastica, avvicinandosi al comodino per bere un po’ di acqua.

“Finalmente addio stampelle, eh?”

“Si, riesco a camminare senza problemi” rispose Chloe, cominciando a camminare per la stanza come se stesse sfilando. Infine arrivò fino alla finestra, allargando le braccia. “Vedi?”

“Oh sì, lo vedo”.

Appena Chloe si voltò per tornare indietro, vide Max davanti alla porta della stanza con un sacchetto in mano, che la guardava sorpresa e preoccupata allo stesso tempo. Di istinto Chloe appoggiò le mani sull’altro letto vuoto, come per reggersi. Shonei corrugò la fronte confusa e poi si voltò verso il punto in cui guardava Chloe. “Ehi… ciao Max” salutò la ragazza un po’ a disagio. Non si erano più riviste dopo l’ultima volta che avevano chiarito le cose tra loro.

“Ciao Shon” rispose Max altrettanto a disagio. Poi si voltò verso Chloe. “Ma sei impazzita per caso?”

Max appoggiò il sacchetto di carta sul comodino e si avvicinò velocemente a Chloe, per aiutarla. Shonei guardò con attenzione la scena bizzarra che si stava svolgendo sotto i suoi occhi. Max si mise di fianco all’amica sorreggendola con un braccio attorno alla vita, mentre Chloe si aggrappava a lei con un braccio sulle spalle. A passo lento Max riportò l’amica a letto, facendola sedere. “Non dovresti camminare senza stampelle” disse con tono di rimprovero.

Shonei sgranò gli occhi sorridendo, con una strana espressione sul volto che Chloe notò subito.

“Sì hai ragione, scusa Max”.

“Dovresti stare più attenta. Come stai oggi?”

“Bene, molto meglio ed è per questo che ho iniziato a… camminare senza stampelle” mentì Chloe. In realtà stava più che bene già da qualche giorno.

“Ti serve qualcosa al bar?”

“Magari una bibita”.

“Nient’altro?”

“No, va bene così”.

“Tu hai bisogno di qualcosa?” chiese questa volta rivolta a Shonei.

“Oh no, grazie Max, sto bene così”.

“Ok, allora torno subito e tu non muoverti da lì” disse Max indicando Chloe mentre lasciava la stanza.

Chloe sospirò stendendosi sul letto mentre Shonei sorridendo, prese una sedia per sedersi accanto all’amica. “Wow, cosa hanno appena visto i miei occhi”.

“Non so di cosa tu stia parlando” disse Chloe evitando lo sguardo indagatore dell’amica.

“Avanti, cos’è questa storia? Hai iniziato a fare la moribonda appena è entrata” disse Shonei ridacchiando divertita.

“Beh, non sto… proprio bene…”

“Ti sembro una deficiente per caso? Non me la darai a bere così facilmente. Avanti, sputa il rospo”.

Chloe sospirò di nuovo sconfitta dalla sua insistenza. “Odio stare qui dentro e se non sono scappata, lo devo soprattutto a lei. Mi viene a trovare tutti i giorni e resta finché non termina l’orario delle visite. Mi piace avere la sua compagnia e non voglio perdere nemmeno un minuto lontana da lei. Tre anni sono troppi da recuperare”.

Shonei inclinò il capo guardandola stringendo gli occhi a due fessure. “Io non credo di capire. Insomma, comprendo quello che hai detto, ma di certo non spiega il motivo per cui ti mostri moribonda in sua presenza”.

“Non faccio la moribonda” disse Chloe indispettita.

“Ti piace ricevere le sue attenzioni, vero?”

“No, non è… cioè… il fatto è che…”

“Che?” incitò Shonei.

“Temo che se lei vedesse che sto bene, potrebbe decidere di non venire più a trovarmi. Insomma, non sarebbe necessaria la sua presenza, capisci?”

“Cazzo, non ti facevo così”.

“Così come?”

“Beh, hai escogitato un piano subdolo per tenerla qui con te”.

“Non è un piano”.

“Ah no?” chiese Shonei ridacchiando.

Chloe roteò gli occhi esasperata.

“Ehi, va bene, io non giudico” disse Shonei divertita, alzando le mani in segno di resa. “Solo che a causa tua non può prendere altri impegni”.

“Grazie per farmi sentire una vera merda”.

“Figurati”.

“Non hai intenzione di dirglielo, vero?”

“Ma neanche per sogno, dopotutto avete bisogno di trascorrere del tempo insieme e con te qui dentro, diventa tutto più complicato. E poi si vede che ti piace troppo essere coccolata” disse Shonei prendendosi gioco di lei.

“Ma cosa…”

Shonei continuò a ridere di tutta quella situazione.

“Sei una stronza”.

“E tu sei troppo divertente”.

Chloe incrociò le braccia al petto mettendo il broncio, ma non durò a lungo visto che sopraggiunse Max. In quel preciso istante il suo volto si distese.

“Eccomi qua” disse la ragazza ritornando nella stanza con alcune lattine di pepsi.

“Grazie Max”.

“Di nulla”.

Max prese l’altra sedia mettendola affianco a quella di Shonei e si sedette. Le due ragazze si guardarono brevemente sorridendosi e poi distolsero lo sguardo l’una dall’altra. Erano evidentemente in imbarazzo per tutto quello che era successo tra loro e trovarsi davanti a Chloe, non rendeva le cose più semplici. Come avrebbe reagito la ragazza, se avesse saputo di loro? Considerando la reazione avuta alle provocazioni di Shonei, sicuramente non bene.

“Allora, cosa dicono i dottori?”

“Niente di nuovo. Al momento sono sana come un pesce. Spero tanto di uscire presto da qui, perché non ne posso davvero più. Mi sento come in gabbia”.

“Ma sei in buona compagnia quindi non lamentarti” disse Shonei lanciando un’occhiata a Max.

“Non mi lamento per la compagnia”.

“Beh, adesso devo proprio andare” disse Shonei alzandosi dalla sedia.

“Vai di già?”

“Si, ho parecchio da fare”.

“Ok, grazie per essere passata” disse Chloe.

“Ci vediamo presto e spero fuori di qui” disse Shonei. “Ciao”.

“Ciao Shon” risposero le due ragazze.

Poi quando Shonei era proprio sul punto di uscire dalla stanza, Chloe aggiunse con ironia: “Mi raccomando, salutami Ashley”.

Shonei si voltò dando una veloce occhiata a Max, che la guardava con un’espressione confusa sul volto. “Lo farò”.

Appena la ragazza lasciò definitivamente la stanza, Max si voltò a guardare Chloe. “Cosa vuol dire? Perché dovrebbe salutarti Ashley? Sta andando via?”

“Oh, tu non lo sai?”

“Sapere cosa?”

“Beh, a quanto pare Ashley si è trasferita da Shon”.

“Cosa?” chiese Max esterrefatta.

“Già, ma lei dice che non c’è nulla tra loro, anche perché adesso frequenta qualcun'altra, indovina chi”.

“Chi?”

“Janet”.

Max rimase imbambolata a cercare di assimilare le notizie appena ricevute. Non sapeva davvero cosa pensare. Per un attimo si sentì addirittura colpevole di quanto stesse accadendo. Era chiaro che Shonei sentisse il bisogno di avere qualcuno al suo fianco. Magari qualcuno come lei, che con estrema semplicità era riuscita ad aprire uno spiraglio, ma adesso che si era tirata indietro, Shonei sembrava essere tornata al punto di partenza.

“Cosa c’è in quel sacchetto?” chiese Chloe distogliendola dai suoi pensieri.

“Ho portato qualcosa di buono. Oggi non farai cena con la spazzatura dell’ospedale, ma mangerai un doppio cheeseburger con formaggio, cipolla, cetrioli, ketchup e senape. Il tutto accompagnato da patatine fritte e le pepsi che ho preso adesso giù al bar”.

“Tu sei la migliore amica che si possa mai avere”.

“Certo, ma non esultare tanto, perché ormai sarà già freddo”.

“Credimi, sarà sempre meglio della sbobba che passano qui”.

“Questo è vero. Ho preso due porzioni di tutto”.

“Quindi ceneremo insieme”.

“Questa era l’idea”.

“Beh, allora organizziamoci come si deve. Che ne dici di guardare qualcosa in tv? Oppure potremmo vedere un film sul portatile che mi ha portato Shon. Steph mi ha mandato una chiavetta piena zeppa di film”.

“Ottima idea”.

 

 

Così le due ragazze cenarono insieme, chiacchierando e scherzando tra loro. Alla fine optarono per guardare un film in tv, perché sceglierne uno dalla chiavetta di Steph, era un’impresa impossibile. C’era troppa roba tra cui scegliere e nell’indecisione, Chloe mise via il portatile. Si stesero una di fianco all’altra sul letto, appoggiandosi di spalle al cuscino guardando la tv da parete davanti a loro. A un certo punto ci fu una scena intima e romantica tra i protagonisti e Chloe cominciò a sorridere, pensando all’imbarazzo che sicuramente l’amica stava provando. “Vuoi che cambio canale?” chiese divertita.

Max sospirò alle parole di Chloe, che come al solito non perdeva occasione per metterla a disagio. “Non c'è bisogno che cambi canale, non sono una ragazzina. Magari forse dovresti soltanto smetterla di commentare come al tuo solito”.

Chloe rise. “È vero, non sei più una ragazzina ma ti imbarazzi ancora per cose di questo tipo”.

“Non mi imbarazza la scena ma tu, che è ben diverso”.

“Ti imbarazzo io? Ma...”

“Ti prego, fai silenzio e guarda il film”.

“Ok, come vuoi tu” disse Chloe sorridendo, riportando l’attenzione allo schermo, anche se durò per poco. Infatti subito iniziò a rimuginare sulla storia di Max con Lucas, ignorando completamente il film.

 

 

Chissà se loro due lo hanno mai fatto. Con tutte quelle riviste per adulti che Lucas teneva nascoste sotto al letto, ci sarebbe ben poco da sorprendersi. Però anche se lui ci avesse provato, non è detto che Max abbia accettato. E se invece lo avesse fatto? Dopotutto sono stati insieme per un anno. Quante cose possono succedere in un anno? No, è impossibile, lei si imbarazza sempre così facilmente, che non riesco proprio a immaginarla in intimità con qualcuno. A essere del tutto sincera, non mi piace nemmeno l’idea di lei con… ma che cazzo… ok, devo piantarla di pensarci. In fondo non sono affari miei. Lei è adulta e può fare quello che le pare. Potrebbe averlo anche fatto… e allora? Devo smetterla di essere paranoica. Meglio che mi concentro sul film.

 

 

Nonostante tutte le buone intenzioni, Chloe non riuscì a smettere di pensarci. Lanciò una breve occhiata all’amica che sentendosi osservata, si voltò verso di lei.

“Cosa c’è?”

“Eh?”

“Cosa hai?”

“Io? Niente” rispose Chloe continuando a guardare lo schermo.

Decise di lasciar perdere e non chiederle nulla, anche se il suo istinto le diceva tutto il contrario. Alla fine la curiosità ebbe la meglio, soprattutto forse sentiva un certo fastidio al pensiero che la sua migliore amica, fosse stata così tanto in intimità con qualcuno.

“Ehm... Max?”

“Stai per fare un'altra delle tue battute?” chiese Max continuando a tenere gli occhi fissi sullo schermo.

“No, assolutamente no. Volevo solo sapere se posso farti una domanda”.

“Certo che puoi”.

“Ok, però è… molto... personale”.

Max accorgendosi della sua esitazione la guardò con sorpresa. “E quando mai questo ti ha fermato?”

“Ah, giusto” disse Chloe sorridendo nervosamente. “Quindi posso?”

“Si, tanto me la farai comunque” disse Max riportando l’attenzione al film.

“Allora... stavo pensando... a te e Lucas. La vostra storia è durata davvero tanto. Insomma, le mie pseudo storie non sono durate mai più…”.

“Di un gatto in tangenziale” disse Max completando la frase dell’amica.

“Già… quindi… sai, mi stavo chiedendo se…”

“Santo cielo Chloe, ma vuoi farmi questa benedetta domanda? Mi stai facendo salire l’ansia?”

“Ok, allora te la faccio così, a bruciapelo”.

“Era ora”.

“Avete mai avuto rapporti?”

Max si voltò di scatto verso di lei senza sapere cosa rispondere.

“Cioè, avete mai…”

“Chloe, ho capito cosa stai chiedendo”.

“Ah, bene”.

“Immaginavo che prima o poi mi avresti fatto una domanda del genere. Sei così prevedibile e… noiosa” disse completamente in imbarazzo.

“Io noiosa? Ma se mi trovano tutti molto divertente, inclusa tu”.

“Ne sei proprio sicura?”

“A te piacciono le mie battute, quindi non criticare perché chi disprezza compra. E comunque non sono prevedibile e se a te sembra il contrario, è solo perché mi conosci molto bene”.

“Infatti ti conosco e mi fa molto piacere sapere che sei rimasta la stessa di sempre, che non sei cambiata affatto” disse Max indispettita.

“Temevi che io potessi cambiare?” chiese Chloe guardandola con attenzione.

“Non ho detto questo, però… sei a Portland, gente diversa, vita diversa. Sono cambiate così tante cose che non mi sorprenderebbe se lo fossi anche tu”.

“Sai che anche io temevo la stessa cosa?”

“Siamo state lontane così a lungo. In tre anni di tempo potrebbe succedere di tutto. Direi che è più che normale aspettarsi dei cambiamenti”.

“Già, però io sono sempre la stessa come puoi vedere”.

“Si, lo vedo” disse Max sorridendo.

“E dimmi, anche tu sei spaventata da questa possibilità?”

“Quindi tu sei… spaventata? Da cosa?”

“Che tu non sia più la stessa Max che conosco”.

“Ti ho dato questa impressione?”

“Non lo so, forse sì”.

“Quando?”

“Ad esempio quando non mi volevi più tra i piedi. Credevo davvero che non mi avresti dato nessuna possibilità”.

“Chloe, ero arrabbiata”.

https://www.youtube.com/watch?v=DbjkjTsOKx8&ab_channel=AlbertoGuerrilla

“Lo so, il fatto è che non ricordo di averti mai vista così ostile nei miei confronti. Tranne quella volta, quando…” disse Chloe interrompendosi di colpo. Stava per fare riferimento allo schiaffo ricevuto da lei a causa di quello che era avvenuto con Duncan.

“Quando?”

“Ehm… sai che c’è, lasciamo stare. L’importante è che adesso siamo di nuovo insieme, giusto?”

“Giusto”.

Si voltarono a guardare la tv e dopo qualche istante Chloe corrugò la fronte.

“Maaaax, la domanda”.

“Ecco, lo sapevo che finiva così e io che speravo te ne fossi dimenticata”.

“A quanto vedo non sono l'unica a essere rimasta la stessa” disse Chloe, ridacchiando per la vana speranza di Max.

“Non siamo mai arrivati a quel punto” disse Max in imbarazzo, continuando a guardare il televisore.

Chloe sgranò gli occhi. “Tu e lui… non avete mai...”

Max sospirò.

“Ok, quindi non lo avete fatto”.

“Credo di avertelo appena detto”.

“Ma proprio niente di niente?”

“Santo cielo Chloe, la vuoi smettere?”

“È solo che non riesco a immaginare che Lucas non ci abbia nemmeno provato”.

“Sì che ci ha provato”.

“Ah!” esclamò Chloe, desiderando di prendere a calci nel sedere il ragazzo. “Beh, se non avete fatto niente di niente...”

“Non ho mai detto questo. Ho detto solo che non lo abbiamo fatto. Cioè, non ci siamo spinti fino a quel punto”.

“A-aah, quindi qualcosa avete fatto. Dimmi cosa” disse Chloe con malizia, anche se non trovava affatto divertente quella conversazione. Però nonostante tutto non riusciva a farne proprio a meno, voleva sapere fino a che punto si fosse spinto Lucas.

“Adesso basta Chloe, non risponderò più a nessuna delle tue domande. Sono cose personali e non te le dirò nemmeno sotto tortura”.

“Ma non è giusto” disse Chloe contrariata. “E se iniziassi a farti il solletico?”

“E se io ti rompessi l'altra gamba?”

“Se prometti di venirmi a trovare tutti i giorni, allora te lo concedo”.

“Non mi tentare”.

Chloe cominciò a ridere arrendendosi all’idea che non avrebbe ricevuto nessuna risposta esauriente. “Comunque mi fa piacere”.

“Cosa?”

“Che non l'hai fatto”.

Max si voltò verso di lei confusa. “Cosa vorresti dire?”

“Niente di che, mi fa soltanto piacere che tu non l’abbia fatto con lui”.

“E per quale ragione?”

“Ehm... beh...” rispose Chloe in difficoltà senza sapere bene cosa intendesse dire. Poi riflettendoci per qualche istante disse: “Se la vostra storia non è durata, vuol dire che non eravate fatti per stare insieme. Non era la persona giusta e quindi è stato un bene, che tu non abbia condiviso con lui questa esperienza. Insomma, la tua prima volta dovrebbe essere speciale, romantica e soprattutto dovrebbe succedere con una persona che ti ama davvero”.

“E chi lo dice?”

“Cosa?” chiese Chloe sorpresa. “Non dirmi che preferiresti condividere qualcosa di così importante con un tizio qualsiasi? Magari con manette ai polsi e fruste?” chiese con ironia.

“Ma quanto sei idiota, non intendevo dire questo. Volevo semplicemente farti non notare che non puoi essere tu a dire cosa è meglio per me”.

“Ah, ecco che ci risiamo. Guarda che lo dicevo per te. Penso che meriti qualcuno che ti ami per davvero e che…”

“E chi ti dice che Lucas non mi amasse?”

“E va bene ok, mi arrendo”.

“La tua prima volta sarà stata romantica allora” disse Max con sarcasmo.

“La mia? Oh no, è stata tutt’altro che romantica. Ho condiviso la mia prima volta con la persona sbagliata, al momento sbagliato, con i sentimenti sbagliati e le ragioni sbagliate. Forse è per questo che per te spero in qualcosa di meglio. Comunque, anche se la mia prima volta è stata completamente sprecata con un deficiente, dopo ho recuperato con l’arrivo di Rachel. Quella è stata la mia prima vera volta”.

“Perché?”

“Perché ero davvero innamorata” disse Chloe ripensando a Rachel.

A un tratto Max chiese: “Ti piacciono ancora i ragazzi?”

“Adesso cosa c’entra questo? Sei la solita impicciona” disse divertita Chloe.

“Mi hai fatto una domanda personale, credo di essermela guadagnata anche io questa possibilità”.

“Stai facendo un po' troppe domande impicciona” continuò Chloe.

“Perché se fai delle domande tu e tutto lecito e se le faccio io sono un'impicciona?”

“Semplice, perché lo sei”.

Max sospirò tornando a guardare la tv mentre Chloe la fissava sorridendo.

“Sì mi piacciono ancora, ma solo da guardare”.

“E che diavolo significa?”

“Che se proprio dovessi avere una relazione seria, preferirei una donna”.

“Perché? Pensi che gli uomini non siano in grado di portare avanti una relazione seria?”

“Non ho mai pensato nulla del genere. Le mie preferenze non hanno nulla a che vedere con la loro capacità di relazionarsi. Questo è qualcosa di soggettivo, che fa parte di me. Conosco anche donne che preferiscono gli uomini, nonostante siano attratte da altre donne, sai?”

“Perché preferisci le donne? Cosa c’è di differente?”

“Max, non c’è nessuna buona ragione specifica, l’amore non si può razionalizzare. Ci si innamora di chi ci si innamora, succede e basta. I sentimenti non si possono controllare e anche se ci provassi, non ci riusciresti mai”.

Max tornò a guardare la tv senza nessun interesse.

Chloe si girò su un fianco guardando l’amica. “Posso chiederti cosa non ha funzionato tra te e Lucas?”

“Tra me e lui non è mai successo nulla, perché io non volevo. Non mi sentivo pronta e lui non era della mia stessa idea”.

“Ti ha forzata in qualche modo?” chiese Chloe con timore.

“No, lui non mi ha mai fatto pressioni. Ha sempre rispettato la mia decisione, però a lungo andare ha iniziato a sospettare che io non lo amassi”.

“Perché non volevi stare con lui?”

“Sì, ma non era solo questo. Quando lui diceva di amarmi io… me ne restavo in completo silenzio. Credo di aver frainteso i sentimenti che nutrivo per lui. Credevo di amarlo ma non era così. Gli volevo molto bene e gliene voglio ancora, ma questo non è amore”.

Chloe ripensò al diario identificandosi con il ragazzo. Forse Max aveva davvero frainteso i sentimenti che provava verso di lei. Aveva scambiato l’affetto per la sua migliore amica, per amore. Per qualche ragione a lei ancora sconosciuta, questo pensiero non le piaceva così tanto.

Max si voltò verso Chloe che continuava a guardarla ascoltandola con attenzione. “Tu hai avuto molte esperienze con i ragazzi e nonostante questo, pensi che la tua prima volta sia stata con Rachel, perché l’amavi. Era la prima volta che stavi con una ragazza, ma non ti sei tirata indietro. Non sei scappata via, non eri spaventata, perché eri guidata dai tuoi sentimenti per lei”.

“Hai ragione su tutto, tranne che per una cosa”.

“Quale?”

“Non sono scappata, ma ero terrorizzata da morire”.

“Però lo hai fatto lo stesso perché eri innamorata. Questo non fa altro che avvalorare ciò che sto dicendo. Io Lucas non lo amavo e il pensiero che abbia sofferto a causa mia, mi fa sentire una vera stronza”.

“Non puoi sentirti così solo perché ricambiavi gli stessi sentimenti. Come ho detto prima, i sentimenti non li puoi controllare. Non puoi importi di amare qualcuno, come non puoi nemmeno concederti, solo per soddisfare le aspettative altrui”.

“Ma tu lo hai fatto”.

“Certo, perché ero un’idiota, ma non l’ho fatto per accontentare qualcuno. L’ho fatto per me, per scappare dalla mia vita che era un inferno. Sono stata una stupida e tu non sei così. Tu sei migliore di me, quindi non commettere i miei stessi errori. Fai ciò che senti e fallo per le ragioni giuste”.

Restarono a guardarsi per qualche altro istante e poi Chloe aggiunse: “E se per caso qualcuno ti forza per farti fare qualcosa che non vuoi, facendo leva sul tuo senso di colpa, allora dovrà vedersela con me”.

Max sorrise riportando la sua attenzione al film. Chloe fece lo stesso dicendo: “E così, sei vergine”.

Max si voltò di colpo fulminandola con lo sguardo mentre l’altra se la rideva.

“Ehi, non fare quella faccia, mi sto riferendo al tuo segno zodiacale” disse Chloe, mettendo un braccio sulle spalle dell’amica attirandola a sé. “Ok, adesso la smetto, guardiamo questa merda di film di cui non ho capito un accidenti”.

Max rise appoggiando la testa sulla spalla e mettendo un braccio attorno alla vita della ragazza.

“Mi sei mancata tanto Max” aggiunse Chloe sottovoce.

“Anche tu Chloe” disse Max stringendo con il braccio l’amica.

 

 

Shonei era in compagnia di Janet al Rithym a spassarsela. Dopo aver ballato a perdifiato, raggiunsero il bar ordinando di nuovo da bere. Janet si sedette su uno sgabello accanto a Shonei, tenendo un gomito appoggiato sul bancone e il mento sul palmo della mano. Era evidentemente alticcia ed euforica. Per la ragazza sembrava come essere tornata indietro nel tempo, a quando frequentava assiduamente Shonei. Tutto era abbastanza simile, tranne per una cosa che non mancò di fare notare alla ragazza. “Sai una cosa?”

“Cosa?”

“Mi è davvero mancato tutto questo, tu mi sei mancata. È stato un bene il tuo ritorno in città”.

“Non credo proprio che tu ti sia annoiata in mia assenza. Sono sicura che hai avuto molta compagnia”.

La ragazza scoppiò a ridere girandosi completamente verso di lei. “Si, hai perfettamente ragione. Per me ogni occasione è buona per divertirsi”.

Mentre Shonei beveva un sorso dal suo drink, Janet le si avvicinò sussurrandole nell’orecchio con tono malizioso. “E tu hai sempre saputo bene come farlo”.

Shonei si voltò a guardarla mentre Janet faceva scorrere una mano sulla sua gamba, fino a raggiungere l'interno coscia.

“Che ne dici se ce ne andiamo di qui e passiamo alla parte più divertente di tutta la serata? Magari con qualche piccolo aiutino, come ai vecchi tempi” disse sorridendo la ragazza, alludendo a qualcosa di ben specifico.

“Non uso più quella roba”.

Janet ricominciò a ridere. “Ma dai, non ti credo. Com’è possibile che la grande Shonei Sanders, non sappia più come divertirsi?”

“Parlo suo serio Janet e poi pensavo che fossi io il tuo grande spasso”.

“Ed è così infatti, però non sarebbe male fare un tuffo nel passato”.

“Non mi impasticco più Janet”.

“E da quando?”

“Da quando sono ritornata in città, non voglio più essere dipendente da quella roba”.

“Oh avanti, non lo sei mai stata davvero. Hai sempre tenuto tutto sotto controllo, o quasi tutto. Lo sai che con un aiutino ci si diverte di più. Diventata tutto molto più intenso ed eccitante” disse la ragazza con malizia. Poi si avvicinò di più a lei, mentre con la mano risaliva avvicinandosi sempre più alla sua intimità. “Il fatto che tu non ne faccia più uso, non vuol dire che non hai la possibilità di procurartene qualcuna, giusto per chiudere in bellezza la serata”.

La ragazza si fiondò sulle sue labbra baciandola con trasporto e Shonei non si tirò indietro. Quando Janet mise fine al bacio, rimase con il viso vicino a quello dell’altra e chiese: “Allora?”

Poco dopo Shonei prese il telefono chiamando qualcuno di sua conoscenza, per procurarsi delle pasticche di Blue Dream, così da poter accontentare la ragazza.

 

 

L’infermiera Peggy aveva appena terminato il suo turno, quando camminando per il corridoio, si trovò a passare davanti alla stanza di Chloe. Diede una fugace occhiata all’interno senza fermarsi, proseguendo per la sua strada. Poi si bloccò di colpo e pensando di aver visto qualcosa di anomalo, tornò indietro per controllare nella stanza. Si fermò sulla soglia con sguardo sorpreso e poi si avvicinò al letto sorridendo. Le due ragazze erano distese sul letto addormentate con la tv ancora accesa. La testa di Chloe era appoggiata su quella di Max, che teneva un braccio stretto attorno alla sua vita. L’infermiera passò dall’altro lato del letto e bisbigliando, chiamò Chloe per cercare di svegliarla.

“Chloe, svegliati”.

Chloe aprì gli occhi ritrovandosi davanti Peggy. “Che succede? Mi fate uscire?” chiese la ragazza ancora intontita.

“Tu no, ma lei sì” disse l’infermiera indicando Max.

Chloe guardò al suo fianco vedendo l’amica addormentata, che continuava a tenerla stretta. “Oh merda!”

“Già, l’orario di visite e finito un’ora fa”.

“Mi dispiace Peggy, ci siamo addormentate”.

“Fortuna che nessuno sembra essersene accorto. Ho terminato il mio turno proprio adesso e sto per andare via. Sveglia la tua ragazza, così può uscire dall’ospedale con me senza destare sospetti” disse l’infermiera, allontanandosi per uscire dalla stanza.

“Cosa hai detto?” chiese Chloe, mentre osservava Peggy che si voltava di nuovo verso di lei. “Lei… non è… la mia ragazza” precisò sentendosi stranamente in imbarazzo.

Peggy la osservò per qualche istante seria e poi sorrise: “Ok, allora ho frainteso. Adesso vado a cambiarmi e torno”.

Chloe guardò Max che continuava beatamente a dormire. Invece di svegliarla, rimase ad osservarla ripensando alle parole di Peggy. “La mia… ragazza” disse bisbigliando. Rimase immobile pensando a quanto sarebbe strano, immaginare Max come la sua ragazza. Guardò il braccio dell’amica stretto attorno alla sua vita. Sorrise appoggiando una mano sul braccio della ragazza, accarezzandola con le dita. “Dormigliona, svegliati”.

Max si ridestò dal sonno faticando ad aprire gli occhi. Rimosse il braccio dalla sua amica, strofinandosi le mani sul viso. Poi le rimosse guardando il televisore acceso. “Oddio, mi sono addormentata”.

“Non sei l’unica. È passata di qua l’infermiera che mi ha svegliata. L’orario di visite è terminato un’ora fa”.

“Oddio, devo uscire immediatamente da qui. Forse dovrei riavvolgere il tempo” disse Max allarmata.

“Riavvolgere un’ora intera? Per caso i tuoi poteri si sono sviluppati fino a questo punto?” chiese Chloe con ironia.

“No, però se mi vedono…”

“Tranquilla, uscirai in compagnia di Peggy. Nessuno farà domande”.

“Chi è Peggy?”

“L’infermiera”.

“Ah”.

Chloe la guardava sorridendo.

“Che c’è?”

“Non riusciamo proprio a restare sveglie davanti alla tv”.

“Parla per te, io riesco a restare sveglia”.

“Sì certo, si vede benissimo”.

“Sono solo stanca, ecco tutto”.

“Sei venuta tutti i giorni a trovarmi, forse è per questo che sei sfinita. Tra lavoro e…”

“Non sono stanca per quello”.

L’infermiera tornò nella stanza e dopo le presentazioni, le due amiche si salutarono, dandosi appuntamento per l’indomani. Peggy si offrì di accompagnare Max a casa. Quando la ragazza arrivò al suo appartamento, non poté fare a meno di pensare a Shonei. Sul tardi, decise di chiamarla per sapere come stavano realmente le cose. Era preoccupata per lei e non riusciva a credere che fosse finita di nuovo tra le braccia di Ashley. Eppure aveva affermato che non ci fosse più nulla tra loro. Le aveva forse mentito?

 

 

Shonei era nella sua auto con Janet. Le due erano ormai su di giri, tra alcool e la pasticca ingerita poco prima. Mentre Shonei guidava ridendo, l’altra le si buttava addosso, vogliosa e impaziente di fare sesso con lei.

“Ok, stai al tuo posto tigre”.

“Io… sono… al mio… posto” disse Janet tra un bacio e l'altro, lasciandole segni sul collo e mordendole un orecchio. Poi fece scorrere una mano dal petto di Shonei, fino a raggiungere l'orlo dei pantaloni.

“Ehi, non adesso” disse Shonei, bloccandole la mano mentre continuava a guidare.

“Shhh, sta zitta e pensa a guidare” disse Janet, cominciando a sbottonarle i pantaloni e abbassarle la zip mentre Shonei rideva.

“Ok, fai come ti pare, ma se andiamo a sbattere da qualche parte sarà tutta colpa tua”.

Janet infilò una mano tra le sue gambe cominciando a muoverla, mentre Shonei cominciò a stringere forte il volante dall’eccitazione. Proprio in quel momento il suo telefono iniziò a squillare.

“Merda!” imprecò Shonei, cercando di afferrare il telefono appoggiato sul cruscotto dell’auto, mentre Janet si fiondava ancora una volta sul suo collo.

“Pronto!”

“Ciao Shon, sono Max”.

“Oh, ehi… ciao”.

“Scusa se ti chiamo a quest’ora ma volevo parlare con te di una cosa”.

“Ahia!” esclamò Shonei dal dolore, per aver ricevuto un morso sul collo da Janet.

“Cosa succede?” chiese Max confusa e preoccupata.

“Oh, no niente. Allora… stavi dicendo?”

Janet continuò a muovere la mano tra le gambe di Shonei senza fermarsi, velocizzando i movimenti.

“Chloe mi ha detto una cosa strana su Ashley. È vero che adesso vive con te?”

“Sì, cioè… più o meno”.

“Chiudi quel telefono” bisbigliò Janet contro l’orecchio di Shonei.

“Cosa hai detto?” chiese Max confusa.

“Eh? Io? No, non dicevo... nulla” disse Shonei, lanciando un’occhiataccia alla ragazza di fianco. Janet ridacchiò divertita continuando nel suo intento.

Max riuscì a sentire la risatina. “Shon, ma dove sei?”

“In macchina” disse Shonei deglutendo.

“Ma stai bene? Sembri così stran…” disse Max, mentre un’altra voce si sovrapponeva alla sua.

“Bagnata” disse Janet bisbigliando.

“Cazzo, smettila!” disse Shonei.

“Shon, ma che sta succedendo? C’è qualcuno lì con te?” chiese Max, sospettando che si trattasse proprio di Ashley.

Nonostante il tentativo, Shonei non riuscì a mettere a freno Janet che continuò imperterrita a toccarla. La ragazza strinse il telefono nella mano chiudendo gli occhi per un istante. “S-senti Max, ora non ho… proprio tempo per…”

“Shonei…?”

“Ascolta Max, devo riattaccare adesso. Qualsiasi cosa tu voglia dirmi… dovrà attendere a domani” disse Shonei sbrigativa, cercando di trattenere un gemito.

“Ma Shon, io volevo solo…”

“No, adesso non posso e poi cosa diavolo vuoi sapere? Questi non sono più… cazzo…”

Ormai era vicina all’apice e questa volta staccò in fretta la mano che era sul volante e con uno strattone, rimosse via la mano di Janet mettendo così fine alla sua tortura.

“Questi non sono più affari tuoi Max. Adesso scusami ma ti devo lasciare, ci sentiamo un’altra volta” disse Shonei chiudendo la chiamata senza nemmeno salutare.

Max ci rimase male dall’atteggiamento di Shonei, eppure erano rimaste amiche nonostante il suo rifiuto di avere una relazione con lei. Si sedette sul letto guardando il telefono tra le sue mani.

Shonei guardò la ragazza al suo fianco che era in attesa di qualche suo rimprovero che però non arrivò.

“Allora, dove eravamo rimaste?” chiese Shonei mentre Janet si mordeva il labbro inferiore sorridendo con malizia.

 

Appena entrarono nell'appartamento, Shonei non accese nemmeno la luce, fiondandosi famelica sulla bocca di Janet. La spinse con irruenza contro la porta, afferrandole una gamba e portandosela all'altezza dei fianchi. Poi fece scivolare una mano sotto alla gonna fino ad arrivare agli slip, iniziando a darle piacere. Janet iniziò a gemere sotto il tocco della ragazza. Ritornarono a baciarsi con veemenza e quando si fermarono un attimo per riprendere fiato, Shonei rimosse la mano e camminò all'indietro attirando la ragazza verso di sé, conducendola verso il tavolo della cucina. Poi si voltò facendo trovare la ragazza contro il tavolo. L’afferrò per i fianchi facendole fare un saltello e ritrovandosi avvolta dalle gambe di Janet. Adagiò la ragazza con poca delicatezza sul tavolo, sporgendosi su di lei per baciarla. Janet le mise le mani sui glutei attirandola più vicina, mentre Shonei le abbassava le bretelle del vestito, baciandole il collo. Poi riportò di nuovo la sua mano sotto la gonna torturandola. Janet continuò a gemere sempre più forte, tenendo gli occhi chiusi mentre stringeva le mani tra i capelli di Shonei, che le stava lasciando segni sul collo. La stanza era completamente al buio, a parte alcune luci provenienti dalle finestre. A un tratto Janet riaprì gli occhi e lanciò un urlo di spavento, pietrificando Shonei all’istante.

“Ma che cazzo…” disse Shonei mentre l'altra le dava una spinta allontanandola.

Sentì una voce provenire alla sua destra, il punto esatto dove puntavano gli occhi di Janet.

“Che diavolo stai facendo?” chiese la ragazza accendendo la luce.

Shonei si voltò verso di lei ferma sulla porta della stanza da letto, mentre Janet scendeva dal tavolo dandosi una sistemata al vestito abbassandosi la gonna.

“Janet?” chiese la ragazza incredula.

“Ashley?” chiese l'altra altrettanto sbalordita.

Le due ragazze si conoscevano da tempo, proprio grazie al loro interesse in comune, Shonei. Tra loro non era mai corso buon sangue e a giudicare dal loro sguardo omicida che si stavano scambiando, era evidentemente come non fosse cambiato nulla.

Janet, con tono infastidito si rivolse direttamente a Shonei. “Non sapevo che avessi ospiti in casa”.

“Oh, beh, nemmeno io” rispose Shonei che poi si voltò a guardare di nuovo Ashley, che si mise con le braccia conserte assumendo uno sguardo di sfida. “Ma non dovevi uscire?”

“Si, ma come puoi vedere sono rientrata prima del previsto” rispose Ashley.

“Lo vedo”.

“Lei vive qui adesso?” chiese Janet.

“Ehm, beh...”

“Sì Shon, rispondi alla domanda. Io vivo qui adesso?”

“Piantala” rispose Shonei indicandola.

Janet iniziò a dirigersi verso la porta.

“Ehi, dove vai?” chiese Shonei.

“E me lo chiedi?”

“Oh avanti, non puoi andartene via così. Ci stavamo divertendo, no?”

“Si, fino a quando non è comparsa dal nulla la tua ragazza, o forse dovrei definirla ex, su questo sono molto confusa” disse Janet con tono tagliente.

“Lei non è la mia ragazza, anche se vive con me al momento”.

“Ok e adesso cosa ti aspetti che faccia?”

“Beh, potremmo continuare la nostra serata...”

“Con lei presente?” chiese Janet incredula, indicando Ashley. “Non ti sono venute strane idee per la testa, vero? Perché in quel caso vorrei essere del tutto chiara con te, io non farò mai una cosa a tre con lei”.

“Il disgusto è reciproco mia cara” disse Ashley.

“Fottiti Ashley”.

“Veramente qui di fottuta ci sei soltanto tu”.

“Volete chiudere il becco tutte e due?!” si intromise Shonei perdendo la pazienza. “Siete proprio delle gran teste di cazzo!”

Janet, infastidita dalle parole rivolte anche a lei, si diresse di nuovo verso la porta.

“Ehi, no no no, fermati!” disse Shonei piazzandosi davanti alla ragazza per fermarla.

“Uuuh, poverina si è offesa” disse Ashley mettendo su un finto broncio e simulando il movimento di una mano, che si asciugava una lacrima.

Shonei ignorò il commento di Ashley tenendo la ragazza per le braccia. “Scusami, ok? Avanti, non roviniamoci la serata così. Ce ne possiamo andare nell'altra stanza”.

La preoccupazione fece capolino sul volto di Ashley.

“E va bene” rispose Janet sorridendo con malizia, godendosi l'espressione indignata di Ashley. Uno pari, palla al centro, ma era chiaro che se proprio doveva esserci una vincitrice, quella non sarebbe stata di certo Ashley.

Le due ragazze si diressero verso l'altra stanza e Ashley se ne tornò a letto. Era infastidita dall'idea di Shonei che aveva avuto la sfacciataggine di portarsi qualcuna da scoparsi. Certo, quella era casa sua e poteva portarci chiunque volesse, ma era chiaro che ci fosse qualcosa sotto. Forse era soltanto una ripicca nei suoi confronti. Decise di non pensarci e appoggiò la testa sul cuscino cercando di dormire. Però dopo qualche minuto iniziò a sentire qualcosa. Si tirò su, tenendosi sugli avambracci, sentendo dei gemiti giungere dall'altra stanza.

“Non ci posso credere” disse Ashley sbuffando, stendendosi di nuovo sul letto. Nel frattempo i gemiti continuavano senza sosta. “Ma che cazzo!”

Ashley si girò e rigirò nel letto, fino a quando non si mise a sedere urlando. “La volete piantare lì dentro?! Sto cercando di dormire cazzo!”

I gemiti si fermarono giusto un istante e poi ricominciarono, anche più forti di prima. Quello era decisamente un affronto. Ashley grugnì di rabbia stringendo i pugni, poi si distese di nuovo sul letto. Prese il cuscino di Shonei, piazzandolo sulla sua testa per attutire gli schiamazzi che l'avrebbero tenuta sveglia ancora a lungo.

 

 

Venerdì 4 agosto 2017

Il mattino seguente, il dottor Drake Coleman ricevette i risultati dell’ultimo test diagnostico eseguito su Chloe. Sembrava tutto apposto e non aveva più nessuna scusa per trattenere la ragazza. Così chiamò Lauren per informarla dello stato di salute della sua fidanzata, precisando che le avrebbe permesso di lasciare l’ospedale. Lauren tirò un respiro di sollievo, perché adesso aveva la certezza che la sua ragazza stesse bene. Subito dopo la telefonata, il dottore raggiunse Chloe nella sua stanza.

“Buongiorno”.

“Buongiorno Doc”.

“Come va?”

“Come tutte le mattine, cioè benissimo” disse con tono tagliente.

“Beh, sono sicuro che adesso mi farò perdonare, infatti porto buone notizie”.

“Del tipo? Mi darete del cibo commestibile?”

Drake rise alle parole della ragazza. “No Chloe, è qualcosa di molto meglio. Sei pronta per essere dimessa?”

“Sto per uscire? Non mi sta prendendo per il culo, vero?”

“Assolutamente no Chloe, puoi finalmente tornare a casa. Gli ultimi test non hanno riscontrato nulla. Sei sana come un pesce e non c’è nulla che non va”.

In quel momento entrò Peggy nella stanza e sotto indicazione del dottore, rimosse il tutore dalla gamba di Chloe.

“Torno tra poco, nel frattempo puoi preparare la tua roba” disse Drake uscendo dalla stanza.

Chloe non se lo fece ripetere due volte e iniziò a sistemare la sua roba.

 

 

Ashley era seduta a tavola, non senza averle dato prima una ripulita. Aveva ancora impresso nella sua mente le due ragazze su quel maledetto tavolo. Scosse la testa cercando di rimuovere quella immagine dalla mente. Prese un sorso dalla sua tisana completamente stanca. Voleva ritornarsene a dormire immediatamente, visto che non aveva dormito granché bene. Shonei uscì dalla stanza dirigendosi verso la porta, seguita da Janet.

“Sei sicura di non voler rimanere a fare colazione?” chiese Shonei tenendola per una mano.

“No, ho un appuntamento con le mie amiche, ma grazie per il pensiero” rispose Janet, avvicinando le sue labbra a quelle di Shonei, baciandola con trasporto.

Ashley diede una sbirciata furtiva verso le due ragazze, con un'espressione di disgusto.

Terminato il bacio, Janet chiese: “Ci vediamo questa sera?”

“Ti chiamo io” disse Shonei aprendole la porta.

“Ok, allora a stasera” disse Janet, poi guardò verso Ashley sorridendo soddisfatta. “A presto, ex ragazza”.

Ashley non si voltò nemmeno verso di lei, ma alzò semplicemente il dito medio, continuando a bere la sua tisana. Quando la ragazza uscì dall'appartamento, Shonei si diresse verso la macchina del caffè. Poi dopo essersene versata una tazza, andò a sedersi davanti ad Ashley, estraendo il telefono dalla tasca posteriore e appoggiandolo sul tavolo. Shonei la osservò attentamente, notando le sue profonde occhiaie. “Non pensavo che Halloween fosse già arrivato”.

“Cosa?”

“Beh, hai gli occhi da panda”.

“Ah ah ah, sei molto divertente. Questo che vedi, non è altro che il risultato di una notte insonne” disse la ragazza indicando le sue occhiaie. “Una notte passata ad ascoltare cose del tipo: Oh sì, non fermarti Shon, sto venendo. È stato davvero disgustoso”.

“Tu dici? Mh, molto strano”.

“Cosa è strano?”

“Che lo consideri disgustoso. Dopotutto, anche tu ti sei trovata spesso al suo posto” disse Shonei divertita, bevendo un altro sorso del suo caffè.

Ashley la fulminò con gli occhi. “Se non ti dispiace, gradirei che tu vada a fottere da un'altra parte. Soprattutto vorrei che non scopassi su questo cazzo di tavolo. Io ci mangio qui sopra”.

“Ah, beh... allora farò più attenzione, ma vorrei ricordarti che questa è casa mia”.

“Allora in questo caso potrei andare a vivere da un’altra parte”.

“Uhm, fammi pensare… ehm… no, non credo che sia fattibile”.

“Giusto, io sono sotto sequestro”.

“Oooh, ancora con questa storia? Quando te lo metterai in quella zucca vuota, che puoi fare quello che ti pare?”

“Allora posso andare a let…”

“Tutto tranne quello”.

“Sei una stronza! Non ho mai odiato così tanto qualcuno come sto odiando te! È questo che vuoi?! Tenermi buona come se fossi il tuo cazzo di cagnolino?! Ti diverte così tanto rovinare la vita agli altri?! Sei soltanto una gran figlia di puttana!”

“Beh, su questo non posso darti torto” rispose Shonei allo sfogo della ragazza.

“Ora si spiega il motivo per cui la tua famiglia si è liberata di te!” disse Ashley con rabbia, alzandosi da tavola per dirigersi verso la sua stanza.

Shonei la seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve dalla sua vista. Sospirò scuotendo la testa, appoggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le mani tra i capelli, chiudendo gli occhi. Iniziò a chiedersi cosa avrebbe ottenuto, tenendo forzatamente la ragazza legata a lei. Era evidente che Ashley non riusciva a vedere al di là del suo naso. A un tratto il suo telefono cominciò a squillare, ridestandola dai suoi pensieri. Lo afferrò leggendo sul display il nome della sua amica.

“Ehi, cosa succede? Hai deciso finalmente di evadere dalla prigione? Vuoi delle lenzuola legate l’una con l’altra, oppure…”

“Non credo che sarà necessario”.

“Mh, come mai?”

“Mi dimettono questa mattina”.

“Oh cazzo, credevo che ormai tu fossi diventata la mascotte lì dentro”.

“Volevo chiamare Max, ma poi ho pensato che la mattina lavora”.

“E quindi hai pensato alla sottoscritta”.

“Pensi di poter venire a prendermi?”

“Certo che sì, dammi il tempo di farmi figa e vengo”.

“C’è il doppio senso?”

“Ormai dovresti conoscermi”.

“Allora è un doppio senso”.

“Ci vediamo tra poco”.

“Ok, ti aspetto”.

 

 

Max stava facendo colazione insieme alle sue amiche, quando si accorse del sorriso sul volto di Victoria. “Stamattina sembri particolarmente di buon umore. A cosa dobbiamo questo onore?”

“Vorresti dire che solitamente sono di cattivo umore?”

“Non proprio, ma spesso sei intrattabile” si intromise Kate.

“Pff, non è affatto vero” disse seria Victoria, sentendosi quasi offesa. Poi a un tratto cambiò umore sorridendo di nuovo. “A dire il vero, c'è una motivazione”.

“Sei come un libro aperto per noi” disse Kate.

“Allora, come mai così felice?” chiese Max, tornando al nocciolo della questione.

“Questo è un periodo particolarmente piacevole del mio lavoro”.

“Perché di solito non ti piace?” chiese Kate confusa.

“Ma certo che mi piace il mio lavoro, però adesso mi sta dando della grandi soddisfazioni”.

“Come mai?”

“Sto scattando foto a dei modelli e tra tutti ce n’è uno, si chiama Marcus ed è la fine del mondo. Ha dei pettorali scolpiti e bicipiti duri come la roccia” disse Victoria travolta dall’entusiasmo, gesticolando animatamente con le mani, mentre Max e Kate la osservavano con la bocca spalancata.

“Vi dico in tutta onestà che ci sto facendo un pensierino. Ho anche saputo che è single. Riuscite a crederci? È single, un tipo del genere? Ma non esiste proprio che un figo così resti tutto solo. Ammetto di aver avuto qualche dubbio all’inizio, sui suoi possibili interessi ma ho chiesto in giro e non è affatto gay. Questo vuol dire che ho via libera con lui. Inoltre, ho notato che mi lancia delle occhiate alquanto inequivocabili. Per tutto il tempo in cui gli scatto delle foto, sento i suoi occhi addosso”.

“Ehm, tecnicamente i modelli guardano verso l’obbiettivo e non chi gli scatta le foto” disse Max.

“Stai cercando di mandare in frantumi il mio sogno proibito?”

“Io? Certo che no, anche se devo ammettere che questo atteggiamento è decisamente poco professionale”.

“Ma chi se ne frega. Dio, quando mi guarda sento brividi in tutto il corpo”.

“Oh ti prego, questa conversazione è davvero troppo per cominciare la giornata” disse Kate.

“Saranno i miei ormoni. Insomma, è da molto che non mi dò da fare con qualcuno”.

“Ok, va bene, non entrare in particolari. Abbiamo capito la situazione” disse Max.

Victoria incrociò le braccia al petto indispettita e guardandole disse: “Sapete, non c'è proprio gusto a parlare di ragazzi con voi due. Credo che dovrò trovarmi qualche altra amica come confidente”.

“Oh, ti prego, fallo” disse Kate ricevendo un’occhiataccia da Victoria. Poi si rivolse a Max. “E a te come va il lavoro?”

“Bene”.

“Wow, mi raccomando Max, non esagerare troppo con i dettagli. Io sarò anche troppo entusiasta, ma tu dai l’impressione di lavorare soltanto perché devi” disse Victoria con sarcasmo.

“Non è assolutamente vero questo e poi, al momento non sta succedendo niente di particolare allo studio. L'unico evento straordinario è la mostra di Ellis. A proposito, vi avevo già detto che siete state invitate anche voi?”

“Sì, lo hai già detto, ma io sono troppo impegnata con quelle illustrazioni e poi, ho già un impegno con i ragazzi” disse Kate.

“Ringrazia Ellis da parte mia per l'invito, ma ho intenzione di allargare i miei orizzonti altrove per questa sera, non so se mi spiego” disse Victoria con malizia.

“Oh cielo!” esclamò Kate, appoggiando la testa tra le sue mani dalla disperazione.

“Va bene, allora ci andrò da sola” disse Max. 

Ritornarono tutti a bere i loro caffè, quando ad un tratto Max si bloccò. “Scusa Victoria, ma hai detto di non poter venire alla mostra... stasera?”

“Uhm... sì, è quello che ho detto”.

“Ma non è oggi la mostra”.

“Santo cielo Max, ma dove hai la testa?”

“Avevi detto che la mostra era per il quattro e oggi...” precisò Kate. Poi prese il telefono appoggiato sul tavolo e guardò la data sul display. “…è giorno quattro, venerdì”.

“Oddio!” esclamò Max, andando nel panico. Tra i suoi impegni di lavoro e il tempo passato con Chloe, aveva completamente dimenticato la mostra. “E adesso cosa faccio?”

“Rilassati Max, la mostra è per stasera e poi tu sei solo una ospite”.

“Lo so, ma io non sono pronta. Insomma, cosa dovrei indossare?”

“Visto che siamo in estate, potresti mettere il costume da bagno” disse Victoria, ricevendo un'occhiataccia di disappunto da Kate.

“Non scherzare Vic” disse Max agitandosi.

“Ma da quando ti fai problemi sul tuo abbigliamento?”

“Tu non capisci. Alla mostra parteciperà gente di un certo spessore e quindi saranno vestiti di tutto punto, con abiti eleganti e...”

“Quando dici spessore, ti riferisci ai loro portafogli?” chiese Victoria.

“Precisamente, questa mostra è stata organizzata proprio allo scopo di racimolare soldi”.

“Quindi temi di non essere all'altezza?”

“Non credo di avere tra il mio guardaroba degli abiti adatti per l'occasione”.

“Però grazie a me il tuo guardaroba ha fatto un salto di qualità” disse Victoria ricevendo altre occhiatacce. “Cosa c'è? Indossa il migliore che hai e...”

“Mi meraviglio di te Victoria. Sei sempre stata attenta a queste cose, ed ora sembra quasi che non ti importi nulla del disagio di Max. Pensare a quel modello ti sta dando al cervello”.

“E va bene, santo cielo, cosa volete che faccia? Potrei prestarti qualcosa, ma non ti starebbe bene addosso, perché sono più alta di te”.

“Avevo deciso di andare in giro per negozi alla ricerca di un vestito adatto, ma l’ho completamente dimenticato e ora non faccio più in tempo”.

“Io devo andare al lavoro, però torno per pranzo. Possiamo faro un giro dopo, ok?”

“Va bene Victoria”.

“Troveremo qualcosa di adatto e magari potremmo strappare il pelo a Donnie e farne una borsetta”.

“Victoria!”

“Stavo scherzando Kate, accidenti come sei suscettibile”. Victoria sospirò esausta. “Non so cosa fareste senza di me”.

 

 

Shonei, dopo essere andata a prendere Chloe in ospedale, la riaccompagnò a casa aiutandola a trasportare tutta la sua roba nell'appartamento. Poi mentre Chloe, ne approfittava per fare una bella doccia, Shon si mise a giocare con Flerk che stranamente sembrava ben disposto. Steph entrò nell'appartamento con alcune buste della spesa, trovandola carponi sul pavimento davanti al gatto, mentre emetteva dei versi strani. Rimase ferma con la mano sulla maniglia della porta, mentre Flerk iniziava a soffiare verso di lei.

Shonei si voltò alle sue spalle vedendo Steph fissarla. “Ah, ora capisco il cambio di umore di Flerk”.

“Gesù, ma che diavolo ci fai qui? Come sei entrata?”

“Innanzitutto non sono Gesù e poi, sono entrata dalla porta come fanno tutti” rispose rialzandosi da terra.

Steph chiuse la porta, lasciò le buste della spesa sul tavolo e si girò verso di lei a braccia conserte, restando in attesa di qualcosa.

“Cosa c'è?”

“Dove sono le mie chiavi? Non me le hai più riconsegnate”.

“Le ho lasciate a Chloe”.

“Non dire cazzate e tira fuori le chiavi”.

“Whoa, whoa, che cazzo ti prende questa mattina?”

“Ti ho detto di darmi le chiavi” ribadì Steph, avvicinandosi a lei con fare minaccioso.

Shonei iniziò a indietreggiare, ma poi si fermò. Non poteva permetterle di fare il bello e il cattivo tempo con lei. “Beh, allora se pensi che io abbia le tue chiavi, vieni a prendertele da sola” disse allargando le braccia.

Steph si avvicinò velocemente piazzandosi davanti a lei, cominciando a tastarle le tasche posteriori dei jeans. Nel frattempo Shonei non poté fare a meno di sorridere.

“Che diavolo hai da sorridere tanto?”

“Acqua, acqua, acqua...” disse Shonei ridacchiando.

“Mi fa piacere sapere che lo trovi tanto divertente, ma non è un gioco” disse Steph infastidita, mentre stava passando verso le tasche anteriori.

“Fuochino, fuochino... fuoco”.

Steph si fermò dopo aver tastato anche le tasche anteriori. “Ma qui non c'è niente”.

“Controlla meglio, se ti sposti più al centro sono sicura che ti brucerai, perché lì c'è un vero incendio” disse Shonei sorridendo con malizia.

Steph rimosse le mani dalle tasche della ragazza. “Sei davvero una pervertita del cazzo”.

Si allontanò da lei dirigendosi verso il tavolo per svuotare le buste della spesa.

“Hai già finito con le ricerche? Che delusione, proprio adesso che stavo iniziando a prenderci gusto”.

Chloe uscì dal bagno con l'accappatoio addosso. Steph si voltò verso di lei sgranando gli occhi. “Sei uscita?”

“Ebbene sì”.

Steph si fiondò tra le braccia di Chloe. “Oddio, sono così felice di vederti qui”.

“Wow, non credevo di esserti mancata così tanto” disse Chloe sorridendo, ricambiando l'abbraccio della sua amica.

“Non ne potevo più di tenere tra le palle il tuo cazzo di gatto. Finalmente tornerai ad occupartene tu” aggiunse Steph.

“Ah, ora capisco” disse Chloe, delusa dal motivo per cui l’amica aveva sentito così tanto la sua mancanza.

Steph mise fine all'abbraccio voltandosi verso Shonei. “Allora è stata lei a farti entrare”.

“Beh, ti avevo detto di averle lasciato le chiavi”.

“Potevi dirmelo che era uscita dall'ospedale, invece di permettermi di... di...” disse Steph interrompendosi.

“Ispezionarmi a dovere?” suggerì Shonei sorridendo. Poi abbassò la voce, anche se era chiaro che Chloe l'avrebbe ascoltata. “Non preoccuparti, le tue molestie nei miei confronti rimarranno tra di noi”.

Steph spalancò la bocca diventando paonazza in volto e forse, non era solo per la rabbia, ma anche per l’imbarazzo. Si allontanò immediatamente per chiudersi nella sua stanza.

Chloe guardò Shon con aria interrogativa. “Che mi sono persa?”

“Un'ispezione molto hot”.

“Si, certo. Adesso vado a vestirmi”.

“Che ne dici se dopo ti offro da bere per essere stata finalmente rimessa in libertà?”

“Non male come idea, però vorrei tanto fare una cosa. Avrei assolutamente bisogno di una spuntata ai capelli”.

“Uhm, anche io ne avrei bisogno ma rimando continuamente. Ok dai, facciamo così, ci prendiamo prima qualcosa da bere e magari ti faccio mettere anche qualcosa sotto ai denti. Mi sembri così sciupata”.

“Ieri Max mi ha tenuto compagnia con cheeseburger, patatine fritte e bibite. Non hai idea di quanto mi manca abbuffarmi di schifezze”.

Shonei sentendo pronunciare il nome di Max, non poté fare altro che ripensare alla telefonata della sera prima. Era stata molto dura con lei, ma dopotutto l’aveva chiamata in un momento poco opportuno. Tra l’altro voleva sapere cose di cui non si doveva interessare. Max aveva scelto di mettere fine alla loro relazione, anche se era un po’ troppo, definirla tale. “Allora abbuffiamoci di schifezze e poi andiamo da Allison”.

“Abbuffarci a quest'ora?”

“È sempre il momento giusto per un'abbuffata”.

“Ok, sono tutta tua”.

“Oh, ti prego, non dirlo mai più. Ci trovo qualche riferimento sessuale nella tua frase. Direi che è quasi un invito a provarci con te. Brrrr, mi vengono i brividi solo a pensarci” disse Shonei facendo ridere l'amica.

Dopo essere uscite dall’appartamento, salirono sull’auto di Shonei e si diressero verso la loro destinazione. Il loro intento non era solo quello di rifocillarsi di schifezze. Infatti dopo tutto quello che era successo, c'era il desiderio inespresso da parte di entrambe, di passare del tempo insieme e ritrovare uno straccio di normalità e di feeling che c'era sempre stato tra di loro. Durante il tragitto conversarono di tutto fino a quando l’attenzione di Chloe, non si spostò sull’argomento Ashley. “Allora, hai mandato i miei saluti alla tua convivente?”

“No, mi dispiace”.

“Come mai? Non sei rientrata a casa stanotte?”

“Tutto il contrario, il problema è proprio perché sono tornata al mio appartamento”.

“Cosa cazzo hai combinato adesso?”

“Diciamo solo, che sono rientrata in buona compagnia e lei non ha gradito la sorpresa”.

“Janet?” tirò a indovinare Chloe. Dopotutto, era stata proprio Shonei ad affermare che si stessero frequentando, anche se con lei non si poteva mai essere sicure di niente.

“Sì, ero con lei”.

“E sei ancora viva?” chiese Chloe fingendosi sorpresa.

“So come destreggiarmi”.

“Quindi?” chiese Chloe, incitandola a proseguire.

“Ci ha beccate in un momento particolare”.

“Non vorrei fare l'impicciona, ma...”

“Stavo cercando di sbattermela sul tavolo” disse Shonei ridendo.

“Ah ecco, un classico” disse Chloe ridendo, scuotendo la testa.

“Ehi, lo sai che ho scelto luoghi ben peggiori”.

“Non me lo ricordare per favore. Sai, non riesco proprio a capire quale sia il tuo scopo... ops, scusami... non volevo utilizzare quel termine. Sei troppo sensibile a certe parole. Volevo dire, intento” disse Chloe ironica.

Shonei rise per le parole di Chloe. “Nessuno mi capisce come te”.

“Ne sono certa. Comunque, credevo volessi stare con Ashley e invece ti sbatti Janet, per di più sotto ai suoi occhi. Insomma, non ci trovi qualcosa di distorto in tutta questa situazione? Sembra quasi che tu voglia dare a tutte un buon pretesto per ucciderti”.

“L'ho fatto anche con te? Anche tu volevi uccidermi dopo quello che ho detto di Max? Guarda che puoi dirlo”.

“Dire cosa? Io non sono un'assassina. È vero, ti ho presa a pugni, ma non ti avrei certamente uccisa. Che cazzo di discorsi fai?”

Shonei dapprima sorrise e poi ricominciò a ridere, ricevendo un pugno sul braccio da parte di Chloe.

“Comunque, se vuoi il mio parere, credo che tu ti stia cacciando in un bel guaio. Ti trovi tra due bombe pronte ad esplodere da un momento all’altro. Perché non ti decidi una buona volta? Scegli con chi stare e…”

“Chloe, io non ho relazioni, lo sai che non sono il tipo. Io voglio sentirmi libera di fare quello che mi pare e con chi mi pare”.

“E Janet allora?”

“Janet e io ci stiamo divertendo come abbiamo sempre fatto”.

“Ok, ma Ashley cosa c’entra in tutto questo?”

“Assolutamente niente. Io e lei siamo soltanto amiche e la sto ospitando a casa”.

“Non è che stai cercando di farla ingelosire usando Janet?”

“No, non sto facendo nulla del genere”.

“Ti giuro che a volte faccio davvero fatica a comprenderti”.

“Bene, allora siamo in due, perché nemmeno io mi capisco” disse Shonei con ironia.

“Che cogliona” disse Chloe sorridendo, scuotendo la testa.

Poco dopo giunsero a destinazione e continuarono a chiacchierare, mentre divoravano le loro tanto agognate schifezze, ritrovando la sintonia di sempre.

 

 

Allo studio fotografico, Max ed Ellis si erano occupate dello sviluppo di alcune foto. Terminato il lavoro, decisero di andare a prendere un caffè, visto che da quel momento in poi, non sarebbe arrivato nessun altro cliente. Ellis aveva deciso di chiudere prima per prepararsi alla serata importante che l’attendeva. Erano al solito bar, poco distante dallo studio a sorseggiare i loro caffè.

“E così finalmente ti sei liberata del tutore” disse Max.

“Già, era ora, non ne potevo più. Comunque non preoccuparti, continuerai a lavorare con me ancora per molto”.

“È una minaccia?”

“Secondo te?”

“Sì, è una minaccia. Allora, oggi è il grande giorno, eh?”

“Già…” rispose Ellis pensierosa.

“Sei nervosa?”

“Ti dirò, di solito non lo sono ma oggi è diverso”.

“Forse perché non è una semplice mostra, c’è un obbiettivo importante dietro”.

“Sì… certo… è proprio per quello” disse Ellis poco convinta. Non che non le importasse dello scopo principale di quella mostra, ma il suo nervosismo era dovuto a tutt’altro.

Max notò che c’era qualcosa di strano in lei, sembrava diversa dal solito. Sembrava decisamente preoccupata. Nonostante l’evidenza, Max decise di non indagare oltre, perché anche lei aveva le sue preoccupazioni. Sicuramente il suo problema era di poco conto, se paragonato alla presentazione di una mostra. A questo proposito, trovò il coraggio di porle qualche domanda per cercare di avere qualche indizio su come vestirsi, senza chiederlo direttamente.

“Allora, quante persone saranno presenti alla mostra?”

“Direi che saranno all’incirca un centinaio, credo… sai che non lo so”.

“È tanta gente”.

“Sì, forse ho esagerato con gli inviti”.

“Sono sicura che così racimolerai tanto denaro per la tua causa”.

“Lo spero”.

“Suppongo che tu abbia scelto persone molto… come dire, facoltose…giusto?”

Ellis la guardò per qualche istante e poi rispose: “Sì, per riuscire a vendere le mie foto, ho bisogno di persone che hanno larghe disponibilità finanziare. Sai, di solito la gente fottutamente ricca non vede l’ora di spendere i propri soldi, per acquistare qualcosa da portarsi a casa e mettere tutto in bella mostra con gli amici. Per non parlare poi delle aste a cui partecipano. Li vedi tutti con la bava alla bocca, intenti ad appropriarsi di qualche gingillo di poco valore a cui non sono per niente interessati. Più che una lotta a l’ultimo sangue, è una lotta all’ultimo dollaro. Stessa cosa succede alle beneficienze, alla fine sono sempre le stesse persone a prendervi parte e hanno tutti lo stesso intento”.

“E quale sarebbe?”

“Semplice, mostrare quanto sia grande il loro cuore. Indovina, qual è il metodo di misurazione per la loro generosità verso il prossimo? I soldi, tutto gira attorno loro. Spenderebbero fino all’ultimo centesimo per mostrare quanto sono ricchi”.

Max la guardò sbalordita. “Wow, caspita se sei cinica”.

Ellis cominciò a ridere. “Max, dimentichi che io provengo da quell’ambiente. Lo so bene come funzionano queste cose”.

“Ma non credi di essere un po’ ipocrita sotto un certo punto di vista?”

“E perché mai?”

“Beh, hai una bassa opinione della gente appartenente al tuo stesso ambiente, però nonostante questo li hai invitati alla tua mostra”.

“Questo non è essere ipocrita, ma furba. Sfrutto le mie conoscenze, per arrecare dei benefici a chi è stato meno fortunato di loro”.

Max continuava a guardarla con attenzione, riflettendo.

“Un po’ come Robin Hood che ruba ai ricchi per donare ai poveri. Solo che lui si macchia la fedina penale per furto. Io tecnicamente faccio lo stesso, ma in modo pulito e sotto gli occhi di tutti per non destare sospetti” aggiunse Ellis cominciando a ridere coinvolgendo anche Max.

“Tu stai scherzando, vero?”

“No Max, parlo sul serio. È proprio quello che sto facendo” disse Ellis.

Così il sorriso dal volto di Max scomparì. “Quindi, seguendo il tuo ragionamento, stai per far spendere tanti soldi a persone che non stimi, vendendogli cose di poco valore?”

“Poco valore? Accidenti, non so se sentirmi offesa dalle tue parole. Max, stiamo parlando del mio lavoro, di foto che ho scattato e che nessuno ha mai visto. Sono i miei migliori scatti”.

“Forse non te ne sei resa conto, ma tu stessa hai sminuito il tuo lavoro. Hai affermato che spenderebbero tutto, anche per cose di poco valore. Che non ha importanza se partecipano ad un’asta, o a una beneficienza, perché tanto il loro unico scopo, è quello di dimostrare chi riesce a farla più lontano”.

Ellis continuò a guardarla in modo serio e poi rise divertita dalle parole della ragazza. “Ti riferisci a pisciare più lontano Max?”

Max roteò gli occhi in alto.

“Sì, come esempio direi non è male, ma ne ho uno migliore. Fanno a gara per vedere chi ce l’ha più lungo” aggiunse Ellis continuando a ridere.

“Ok, va bene, non hai compreso per nulla il mio concetto”.

“No Max, l’ho capito eccome” disse Ellis tornando seria. “Sai, è davvero ammirevole il tuo modo di esprimere con forza la tua opinione. Parlare con te lo trovo davvero molto stimolante”.

Max non aspettandosi quel cambio di rotta di Ellis, rimase in silenzio non sapendo più cosa rispondere. Così tornò a bere il suo caffè.

Ellis notando il disagio causato alla ragazza, pensando di aver fatto il passo più lungo della gamba, cerco di rimediare. “Allora, non ho ben capito perché siamo arrivate a discutere di questo, ma per caso c’era qualcosa di specifico che volevi chiedermi?”

“No, lascia stare, tanto ho avuto comunque la mia risposta”.

“E cioè?” chiese Ellis tremendamente confusa.

“Ho compreso che mi troverò davanti a persone completamente superficiali e snob, che non perderanno occasione di criticare chi non appartiene alla loro stirpe” disse Max con sarcasmo.

“Oddio Max, hai frainteso. Non nego che tra loro ci saranno anche quel genere di persone, ma non saranno di certo le uniche. Ci sarà anche gente importante, di tutto rispetto, che conosce l’arte della fotografia”.

“Oh, bene…”

“Non sei comunque serena. Cosa c’è?”

“Beh, io… credo che non mi sentirò proprio a mio agio”.

“Perché no? Non capisco. È una mostra fotografica, dovresti essere del tutto a tuo agio”.

Max non disse nulla mentre Ellis la guardava con attenzione.

“Correggimi se sbaglio, ma ho come l’impressione che tu non mi stia dicendo proprio tutto”.

Max sospirò con frustrazione.

“Avanti, sputa il rospo, ti ascolto. Dimmi cosa ti passa per la testa”.

Max valutò attentamente la possibilità di rivelarle quale fosse la sua preoccupazione. Tanto avrebbe potuto riavvolgere il tempo, nel caso Ellis le avesse riso in faccia.

“Allora?” incitò Ellis in attesa.

Alla fine Max si arrese sospirando e decise di provare. “In questi giorni sono stata molto indaffarata, tra il lavoro e tutto il resto. Così ho dimenticato la tua mostra”.

Ellis sgranò gli occhi sorpresa, non sapendo bene come prendere quella informazione. Contava davvero così poco l’invito per la sua mostra?

“Avevo intenzione di andare a comprare qualcosa di più appropriato per l'occasione. Insomma, come hai detto tu, ci sarà gente di un certo livello e non vorrei sembrare un'aliena rispetto a tutti gli altri, visto che non è esattamente il mio ambiente. Voglio dire che non mi sentirei a mio agio con persone di questo calibro. Magari saranno tutti vestiti in modo elegante e... sto dicendo una marea di stupidaggini, vero?”

“Cosa? Oh no, non sono affatto delle stupidaggini”.

“Invece sì, mi riescono proprio bene le figuracce”.

“Ehi, è tutta colpa mia. Non ho messo in conto che in una serata del genere, potessi sentiresti come un pesce fuor d'acqua. Avrei dovuto darti tutte le indicazioni per questa mostra”.

“Ho già partecipato a una mostra alla galleria dei Chase, ma credo che questa sia una cosa del tutto diversa”.

“Oh, non immagini quanto” disse con un filo di voce Ellis pensierosa, tanto che Max non riuscì a capire.

“Cosa hai detto?”

“Dicevo che l'abbigliamento per me non è assolutamente importante, ma conosco gli invitati quindi, direi che potresti optare per qualcosa di sobrio, non eccessivamente elegante”.

“Credo proprio che quando Victoria tornerà dal lavoro, dovrà aiutarmi a scegliere un vestito adatto per l'occasione”.

“Non pensavo che il mio invito ti avrebbe causato tutti questi problemi”.

“Non è colpa tua, ma mia. Ho dimenticato la tua mostra e mi vergogno da morire per questo. Adesso già avrei un abito e non sarei qui ad annoiarti con queste stupidaggini”.

Ellis le sorrise. “Forse io potrei aiutarti se me lo permetti”.

“In che modo?”

“Posso accompagnarti io a cercare l'abito adatto”.

“Cosa? Oh no, non se ne parla nemmeno. Sono sicura che hai qualcosa di molto più importante da fare prima che cominci la mostra, invece di scorrazzare in giro per la città”.

“Ok, come vuoi, ma se cambi idea...”

“Non succederà”.

Ellis annuì sorridendo se pur nascondendo la sua delusione. Dopo aver bevuto il loro caffè ritornarono allo studio, dove trovarono Margaret impegnata a chiacchierare con Audrey.

“Mamma, cosa ci fai qui?”

“Sono qui per vedere mia figlia, o almeno credo di averne una”.

“Non mi aspettavo una visita proprio oggi. Credevo che ci saremmo viste stasera”.

“Ed è così infatti, ma è chiaro che oggi non ti avrò tutta per me, quindi eccomi qui”.

“Mi fa sempre piacere vederti mamma, lo sai”.

“Buongiorno Max” disse Margaret rivolta alla ragazza.

“Buongiorno sign...”

“Ah ah, solo Margaret” corresse la donna.

“Giusto, Margaret”.

“Allora Ellis, che ne dici di andare a mangiare un boccone insieme?”

“Ehm, veramente avrei un po' da fare al momento”.

“Ecco l’ennesimo tentativo di sgattaiolare via da tua madre”.

“Non sto sgattaiolando, voglio solo assicurarmi che sia tutto perfetto per stasera”.

“C'è tempo per questo, mancano ancora molte ore alla mostra. Sappi che non accetto un no come risposta”.

“E va bene mamma, hai vinto tu” disse Ellis arrendendosi all'insistenza della donna. “Audrey chiudi tu lo studio”. Poi guardò Max. “Sei libera di andare. Ci vediamo stasera, ok?”

“Certo”.

“Ci sarai anche tu Max?” chiese Margaret.

“Sì” rispose Max sorrise un po' a disagio.

“Bene, così avrò buona compagnia”.

“Allora a stasera Max” disse Ellis.

“Neanche per sogno” si intromise Margaret spiazzando le due ragazze.

“Può unirsi a noi. Che ne dici Max, per te andrebbe bene?”

“Mamma, credo che lei abbia da fare al momento”.

“Oooh, non essere la solita guastafeste”. Poi rivolgendosi a Max disse: “Mi piacerebbe che pranzassi con noi se questo non ti crea disturbo”.

“Ehm... io... apprezzo davvero il suo invito...” disse Max in estrema difficoltà. Voleva andare via per potersi occupare della ricerca di un vestito e quel contrattempo non ci voleva. Però non volendo essere scortese con la donna, accettò il suo invito. “Va bene, accetto volentieri”.

Ellis rimase sorpresa dalla sua decisione, chiedendosi come avrebbe fatto per il vestito.

“Bene, allora è deciso, possiamo andare” disse Margaret allegramente, mentre sua figlia meditava su come aiutare Max.

 

 

Chloe e Shonei entrarono nel salone di Allison, trovandola indaffarata ad acconciare i capelli di una donna. Un altro paio di ragazze, che dovevano essere le sue aiutanti, si occupavano di altre clienti.

“Wow, ma guarda chi c'è” disse Allison vedendole entrare. “Ti hanno dimessa dall'ospedale finalmente”.

“Ebbene sì, ti sono mancata?”

“Neanche per sogno, accidenti a te”.

“Mi aspettavo una reazione diversa da parte tua”.

“La tua cara fidanzata mi ha chiamata spesso in questi giorni, da quando sei finita in ospedale”.

“Davvero?”

“Ti sembra che io stia scherzando? È stata un vero tormento. Era terribilmente preoccupata per te”.

“La solita esagerata” disse Chloe.

“Come mai siete qui voi due?”

“I miei capelli hanno bisogno di una sistemata. Meglio approfittarne ora, visto che molto probabilmente non andrò al lavoro per molto”.

“Ti hanno licenziata?”

“No, ma sarò sicuramente in convalescenza forzata”.

“Beh, vedi il lato positivo. Potrai startene a casa a poltrire tutto il giorno. Magari potresti passare il tempo al telefono con la tua fidanzata, così me la togli dalle scatole”.

Dopo una ventina di minuti, nel salone rimasero solo Chloe e Shonei come clienti.

“Bene accomodati” disse Allison rivolta a Chloe, indicandole la poltroncina con il lavello, pronta a farle uno shampo. Shonei si fece avanti sedendosi al posto dell’amica. “E tu cosa c'entri?” chiese confusa.

“Per caso credevi che fossi venuta qui solo per darle sostegno morale?” chiese Shonei indicando Chloe.

“Oook” rispose Allison alzando le mani in segno di resa.

Poco dopo Shonei e Chloe, erano sedute sulle poltroncine davanti agli specchi. Allison si occupò di Shonei mentre Nicky, una delle due aiutanti, si occupò di Chloe.

“Solo una spuntatina anche per me” raccomandò Shonei.

“Non ti andrebbe di cambiare un po' pettinatura?” chiese Allison a Chloe.

“Cosa hanno i mie capelli che non va?”

“Nulla, però ogni tanto fa bene cambiare. Questo vale anche per te Chloe. Soprattutto perché non ho ancora ben capito che taglio di capelli porti”.

“Alla cazzo di cane” intervenne Shonei.

“Beh, a me piace distinguermi dalla massa” precisò Chloe difendendo la sua capigliatura.

“E ci riesci anche bene” aggiunse Allison con ironia.

“Ehi, occhio a quello che dici o mi faccio ricoverare di nuovo” minacciò Chloe.

“Per amor del cielo, non farlo” disse Allison. Poi si voltò verso Nicky. “Mi raccomando, solo una spuntatina”.

“Cazzo, tu sì che sai come farti valere” si complimentò Shonei con Chloe, dandole il cinque.

“Idiota” disse Allison.

“Allora, come va con il tuo spasimante?” chiese Shonei guardando Allison attraverso lo specchio.

“Hai uno spasimante?” chiese Chloe incredula.

“Non hai idea di quante cose possano succedere in una settimana” disse Shonei.

“Cos'altro mi sono persa?”

“Non darle retta Chloe” disse Allison.

“Vorresti negarlo? Ma se non fate altro che appartarvi, stando ben lontano dagli altri”.

Allison sorrise lanciandole una frecciatina. “Per caso sei gelosa?”

“Io gelosa? Di te? Ma quando mai?”

“Beh, hai il classico atteggiamento di una persona che sta rosicando. Forse ti brucia troppo l’idea di non avere nessuna possibilità con me”.

“Se ti va, facciamo ancora in tempo a rimediare” rispose Shonei facendo ridere l'aiutante di Allison.

“Ecco qualcuno che apprezza le mie battute e conosce il senso dell'umorismo” disse Shonei guardando Nicky.

“Secondo me dovresti cercare di tenertela nelle mutande… ora che sei impegnata” disse Chloe, pensando che stesse provandoci con la ragazza.

Allison sgranò gli occhi incredula. “Oh mio Dio, non posso crederci. Shonei è fidanzata”.

“Ma non potevi startene zitta?” chiese Shonei a Chloe. “Così la farai ingelosire”.

“Mi dispiace, ma io posso essere gelosa solo di una persona” disse Allison sorridendo con sguardo sognante.

“E scommetto che il suo nome è Aaron, come sei sdolcinata” disse Shonei con un’espressione di disgusto.

“Oh cazzo, quindi è vero. Te la intenti con Aaron” disse Chloe. “Mi devo ricordare di chiedere a Lauren. Sono sicura più che sicura che lei sia ben informata”.

“Cosa ti dicevo?” chiese Shonei rivolta a Chloe, mentre recuperava una rivista presa dal ripiano dello specchio. Poi guardò di nuovo Allison attraverso lo specchio. “Allora, siete ufficialmente una coppia o cosa?”

“Ci stiamo lavorando”.

“Quindi si scopa alla grande” disse Shonei sfogliando qualche pagina della rivista che aveva tra le mani.

“Non sono affari che ti riguardano ma una cosa posso dirtela, non puoi più provarci con me”.

“Perché sei impegnata con lui? E qual è il problema? Io non sono gelosa e anzi, stimo davvero Aaron” disse Shonei facendo ridere Chloe.

Allison le tirò i capelli per farle abbassare la testa all'indietro.

“Ehi, guarda che così mi fai solo eccitare di più”.

“Dio, ma sei incorreggibile. Sei la donna più somigliante a un uomo che io abbia mai conosciuto”.

“Quindi stai dicendo che se fossi stata un uomo, ti saresti concessa a me?”

“Cosa? Ma neanche morta, sei troppo perversa”.

“Beh, nel caso cambiassi idea, fammi uno squillo”.

“Sogna pure. Allora, non per farmi gli affari tuoi ma chi è lei?”

“Perché vuoi saperlo?”

“Perché quando stai con noi non sei mai in compagnia”.

“È vero, ma non resto con voi tutta la sera”.

“Quindi ti nascondi?”

“Non è una che si nasconde, credimi” affermò Chloe ridacchiando.

“Comunque, oltre alla mia curiosità c’è un’altra ragione per cui voglio sapere chi è la tua donna misteriosa”.

“Ah sì? E quale?”

“Voglio farle le mie più sentite condoglianze” disse Allison portandosi una mano sul cuore mentre Chloe se la rideva.

“Non credo che tu la conosca, ma se ascolti bene riuscirai a sentire in lontananza dei gemiti di piacere”.

“Per caso ti stai auto elogiando per le tue prestazioni sessuali?”

“Non ne ho alcun bisogno. Se vuoi posso mostrartele direttamente” disse Shonei guardandola attraverso lo specchio, passandosi la lingua sulle labbra.

“Per fortuna non ci sono altre clienti” disse Nicky ridendo.

“Dici bene, rischierei di chiudere la mia attività per linguaggio osceno in luogo pubblico e tu resteresti senza lavoro” disse Allison alla sua aitante.

“Considerati fortunata che non si tratti di atti osceni” disse Chloe facendo sorridere Shonei.

Dopo qualche istante di silenzio, Allison disse: “Sai cosa potresti fare Chloe? Dovresti approfittare di questo momento per raggiungere Lauren, visto che non hai un cazzo da fare adesso”.

Chloe rimase in silenzio con un’espressione strana stampata sul volto.

“Non ha tutti torti. Dovresti farci un pensierino” aggiunse Shonei.

“Non lo so, insomma lei ha ancora il corso da seguire e io...”

“Quale corso?” chiese Allison.

“Il corso di aggiornamento, mi sembra ovvio”.

“Ma è terminato”.

“Cosa?” chiese Chloe incredula.

“Non dirmi che non lo sapevi, ma di che diavolo parlate quando siete al telefono?”

“Io inizio a farmene un'idea” disse Shonei.

“Ricordo che mi ha accennato che stava per terminare, ma non ha detto quando”.

“A me lo ha detto ieri sera”.

“Ora che mi ci fai pensare, ieri non ci siamo sentite”.

“È Molto probabile che oggi si metta in viaggio per andare a trovare la sua famiglia a Sacramento. Sicuramente ti avviserà in giornata”.

“La famiglia? Oh cazzo!” imprecò Shonei.

“Cosa c’è?” chiese Chloe confusa.

“Chloe, non andare da Lauren perché è una trappola” disse Shonei allarmata.

“Ma di che diavolo stai parlando?” chiese Allison.

“Scusami Allison, capisco che Lauren sia la tua migliore amica e ti assicuro che mi sta a genio, ma cazzo, non può incastrare la mia amica così”.

“Incastrare?” chiese Chloe ancora più confusa.

“Sì, la conosco questa tattica” disse rivolgendosi a Chloe. “Tu vai da lei per farle una sorpresa e alla fine ti ritrovi circondata dalla sua famiglia, che ti dà una pacca sulla spalla, chiedendoti se avete già fissato la data del matrimonio”.

“Shon, ma che razza di donne hai frequentato?” chiese Allison ridendo.

“Questa è la tattica che usate”.

“Io non uso tattiche del genere e poi vorrei farti notare, che anche tu sei una donna”.

“Me ne sono accorta, ma non sono come tutto il resto della specie. Io non cerco di incastrare nessuno, anche perché sostanzialmente non ne ho una famiglia, grazie a Dio”.

“Tu sei un uomo mancato” disse Allison.

“Per questo mi piace la figa”.

Chloe ricominciò a ridere.

“E ti dirò di più, anni fa stavo con una tizia che praticava l'astrologia per hobby. Non so cosa diavolo ha fatto con la sua cazzo di stregoneria ma…”.

“Quella non è stregoneria” disse Nicky.

“Lasciatemi finire il discorso. Praticamente è riuscita a capire chi ero in un'altra vita precedente”.

“Oh cazzo, non crederai a quella roba?” chiese Allison incredula.

“Neanche per sogno, ma secondo me ci ha preso in pieno. Indovina cosa ero una volta?”

“Un rospo?” chiese Allison divertita.

“Sì, un rospo che con un bacio si è trasformato in principe” aggiunse Chloe.

“Ero un uomo e indovinate cosa facevo per vivere?”

“Non ne ho la più pallida idea” disse Nicky.

“Il pappone” disse Shonei mentre le alte ridevano.

“Chissà perché questo non mi sorprende affatto” disse Allison.

“Neanche a me sorprende” aggiunse Chloe.

“Non sei mai stata attratta da un uomo?” chiese Nicky curiosa.

“No mai, neanche una volta”.

“Nicky, non farle domande del genere altrimenti la inciti a corteggiarti” disse Chloe.

“Che tipo di donne ti piacciono?” continuò Nicky mentre continuava ad occuparsi dei capelli di Chloe.

“Ok, come vuoi, però poi non dirci che non ti abbiamo avvisata” disse Allison alla sua aiutante.

“Non ho un tipo”.

“Che bugiarda” si intromise Chloe.

“Io non ho un tipo, a me basta semplicemente che respiri”.

“Non è vero. Nicky, ti dico io che tipo di donne le piacciono” disse Chloe.

“Sentiamo”.

“Bene, spara le tue stronzate” disse Shonei.

“Tecnicamente le piacciono tutte le donne...”

“Visto? È quello che dicevo” confermò Shonei.

“Ma...”

“Non c'è nessun ma”.

“Invece sì, Shon. In particolare ti piacciono le donne alte, sexy, con un fisico santuario da modella e soprattutto molto, molto, molto, stronze”.

Allison e Nicky ricominciarono a ridere.

“Ti sbagli, posso assicurarti che mi piacciono anche un altro genere di donne, tipo…” si interruppe di colpo Shonei, rendendosi conto che stava per commettere un grosso errore, nel fare il nome di Max.

“Tipo?” chiese Chloe curiosa.

“Aaah, lasciamo stare questi discorsi e tu Allison, datti da fare con i miei capelli, non posso stare qui tutto il giorno” disse Shonei evitando di rispondere alla domanda.

 

Dopo aver lasciato lo studio, Margaret, Ellis e Max, si erano dirette a uno dei migliori ristoranti presenti in zona. Erano sedute a tavolo gustando la prima portata. Margaret era seduta davanti a sua figlia e Max tra loro due. Mentre madre e figlia chiacchieravano, Max osservava con attenzione la donna. Aveva un nonché di somigliante con la madre di Victoria. Forse la somiglianza, era semplicemente dovuta al loro abbigliamento molto elegante, sempre ben curata, i capelli ben pettinati e il trucco sempre perfetto. Anche se le due donne appartenevano allo stesso ceto sociale, Max era molto affascinata da Margaret, dalla sua estrema bellezza e dal suo modo di porsi. Nonostante il suo portamento distinto, che poteva trarre facilmente in inganno, Max non poteva fare a meno di notare, quanto in realtà la donna fosse molto alla mano. Vedendola, poteva benissimo sembrare una di quelle persone altezzose, con l'aria di superiorità, che guardano dall'alto in basso gli altri. Che amano ostentare i loro averi e le loro qualità, alla continua ricerca di attenzioni, ammirazione e molto spesso invidia. Margaret, sembrava non avere niente di tutto questo, esattamente come sua figlia.

“Come ti senti per questa mostra?”

“Bene, spero di riuscire nel mio intento”.

“Sono sicura che sarà un gran successo”.

“È quello che spero”.

“Tu cosa ne pensi Max?”

“Credo che Ellis abbia avuto davvero una splendida idea. Sta mettendo a disposizione la sua arte per una nobile causa, aiutando chi non ha le possibilità economiche per realizzare il proprio sogno. Sono sicura anche io, che andrà a meraviglia”.

Le due ragazze si guardarono sorridendo.

“Tu Max, dove ti sei laureata?”

“A una scuola privata di Seattle. Era un corso biennale”.

“Quindi ti sei laureata a tempo di record” disse la donna sorridente.

“Già, così sembra”.

“Non mi sorprende affatto. Conosco bene mia figlia e se ti ha scelta per lavorare con lei, è perché ti ritiene all'altezza”.

“Niente di più vero” aggiunse Ellis.

“Grazie per la fiducia”.

“Dunque sei di Seattle” disse la donna.

Max annuì.

“Suppongo che le tue famiglia viva là”.

“Sì”.

“I tuoi di cosa si occupano?”

“Mio padre lavora presso la Fish & Fish, l'azienda di pesca industriale nel pacifico e si occupa della distribuzione. Mia madre invece, lavora come segretaria in un ambulatorio privato”.

“Hai fratelli o sorelle?”

“No, sono figlia unica”.

“Non mi è mai piaciuta l'idea di avere solo un figlio. Forse perché io stessa ho avuto dei fratelli e ne conosco i vantaggi”.

“Non sempre è un vantaggio avere dei fratelli” disse Ellis.

La donna scosse la testa con disappunto. Il commento di Ellis, era dovuto al suo rapporto turbolento con il fratello.

“Potresti spiegare ad Ellis quanto possa essere importante avere dei fratelli?” chiese la donna a Max.

“Io?”

“Beh, tu sei figlia unica, quindi chi meglio di te può far comprendere la situazione? Ad esempio, non ti sei mai sentita sola?”

“A dire il vero, avevo un'amica con cui passavo la maggior parte del mio tempo. Spesso restava a casa mia e viceversa. Siamo praticamente cresciute insieme, quindi non mi sono mai sentita sola, almeno fino ai dodici anni” disse Max pensando a Chloe.

Ellis capì che molto probabilmente, la ragazza si riferisse alla sua migliore amica che aveva ritrovato in città.

“Beh, questo è l'esempio di quanto sto dicendo”.

“Mamma, era soltanto un'amica, non una sorella” la contraddisse Ellis.

“Sì, ma è come se…”

“Non è proprio la stessa cosa”.

“E allora Gary? Lo hai sempre considerato come un fratello o sbaglio? Eppure lui è soltanto un amico”.

“Oh cielo”.

“Max, pensi che se non avessi avuto questa amica, avresti sofferto la solitudine?”

Max si sentì un po' a disagio, per essere stata tirata nel mezzo di una divergenza di opinione tra madre e figlia. Soprattutto perché al centro di quella discussione, finiva per sbandierare i fatti suoi. “Io... sì, mi sarei sentita... molto sola...” rispose infine Max pensierosa.

Ellis continuava a tenere lo sguardo fisso su di lei.

“Visto? È come dico io” ribadì la donna a sua figlia.

“Ciò non toglie che a volte è meglio non avere fratelli. Purtroppo io non ho avuto questa fortuna” disse Ellis mettendo fine alla discussione.

In quel momento squillò il telefono di Ellis, che scusandosi si alzò di fretta per allontanarsi e rispondere. Margaret sospirò un po' frustrata dell'atteggiamento di sua figlia, che diventava sempre molto intrattabile, quando si trattava di suo fratello, o di suo padre. Poi cercando di non pensarci tornando a conversare con Max. “I tuoi genitori saranno sicuramente orgogliosi di te”.

“Sì, lo sono e anche io di averli come genitori. Devo tutto a loro se sono riuscita a diventare una fotografa. Hanno fatto dei sacrifici per permettermi di realizzare il sogno che ho sin da quando ero bambina. Sappiamo bene quanto costi frequentare una scuola privata”.

“Lo so molto bene”.

“Ed è per questo che trovo l'iniziativa di Ellis davvero ammirevole”.

La donna sorrise alle parole sincere di Max verso sua figlia, ma nello stesso tempo si sentiva triste. Max aveva ricevuto tutto il sostegno che a Ellis era mancato.

 

 

Le ragazze erano in macchina e stavano tornando a casa. Shonei guidava e Chloe, tenendo il braccio appoggiato allo sportello con il finestrino abbassato, guardava scorrere il traffico persa nei suoi pensieri. Continuava a pensare alle parole di Allison. A un tratto Shonei, accorgendosi che qualcosa non andava, le diede una pacca sul ginocchio: “Su col morale Chloe, finalmente sei fuori. Cosa hai?”

“Niente”.

“Allora, perché quella faccia?”

Chloe rispose con una semplice alzata di spalle.

“Andrai da Lauren?”

“Cosa? Assolutamente no. Voglio tornare presto a lavoro, infatti chiederò ad Asher se...”

“Certo che sei un'idiota”.

“Perché?” chiese Chloe voltandosi a guardare la sua amica.

“Come perché? Hai la possibilità di andare dalla tua ragazza e non lo fai. Diciamo che almeno su questo punto non posso che essere d'accordo con te. Non puoi conoscere la sua famiglia adesso, è troppo presto. Però hai Max, potresti approfittarne per passare più tempo con lei, invece di pensare a questo cazzo di lavoro. Ti facevo più furba di così”.

“Forse hai ragione. Tanto la decisione di tenermi ferma è di Asher”.

“Esatto, per questo devi approfittare di questa occasione. Se poi invece dovessi decidere di andare da Lauren, sono più che sicura che Max capirà”.

Chloe rimase in silenzio riportando l'attenzione oltre il finestrino. Shonei le lanciò un'occhiata dubbiosa. “Perché è così, vero? Max è una persona comprensiva”.

“Sì, certo” rispose Chloe con un filo di voce continuando a guardare fuori.

“Max sa di Lauren, vero? Voglio dire, avete passato molto tempo insieme. Sicuramente avete chiacchierato di tutto quanto”.

La ragazza non rispose appoggiando il capo all'indietro, contro il poggiatesta e in quel momento Shon comprese la situazione.

“Cristo Santo, lei non lo sa, non le hai ancora detto niente” affermò sbalordita.

Chloe rimase in silenzio confermando i sospetti di Shonei.

“Ma cosa cazzo stai aspettando? Ti giuro che non comprendo davvero la motivazione per cui le stai nascondendo una cosa del genere”.

“Non le sto nascondendo nulla. Sto soltanto aspettando il momento più opportuno per dirglielo”.

“Il momento opportuno? E questo che cazzo dovrebbe significare? Stai mentendo alla tua amica...”

“Non sto mentendo, ma solo omettendo un particolare che prima o poi le rivelerò”.

“Forse non le stai mentendo, ma tu comunque vivi nella menzogna. Ad esempio, lei ti ha parlato del fatto che ha avuto un ragazzo”.

“E allora?”

“Perché non ne hai approfittato per dirle di Lauren?”

“Tu non capisci”.

“Infatti non capisco. L'unica cosa che so, è che Max è la tua migliore amica e non sa ancora che hai una ragazza. Questo è fuori da ogni logica”.

“Io temo che rivelandole una cosa del genere, lei possa pensare che dopotutto non stavo così male, se ho avuto il tempo di trovarmi una ragazza. Lauren invece si preoccuperebbe e tornerebbe in città, non voglio rovinarle i piani”.

“Hai appena detto una delle più colossali stronzate che io abbia mai sentito in vita mia. Max ti ha vista avere un attacco di panico. Niente e nessuno può cancellare dalla sua mente, il fatto che tu abbia passato l'inferno. Stessa cosa vale per lei. E poi che diamine, sono passati tre anni, ed è chiaro che alla fine tu sia andata avanti con la tua vita. La stessa cosa ha fatto lei. Si è laureata, si è addirittura trovato un fidanzato, ma non ti ha nascosto un cazzo perché non avrebbe alcun senso. Lauren ha completato il corso, i convegni e tutte quelle stronzate e sta per andare dalla sua famiglia, che non vede da chissà quando. E poi tu e Max siete tornare ad essere amiche e Lauren non ha nessun motivo di preoccuparsi. Quindi non rovinerai un bel niente”.

Chloe assunse un’espressione triste, il che mandò più in confusione l'amica che ogni tanto le lanciava un'occhiata. “Scusa se te lo dico ma stai sbagliando tutto. Per quanto tempo vorrai ancora nascondere la verità a Max? Vuoi aspettare che Lauren torni in città, così che lei potrà scoprirlo con i suoi occhi? Oppure magari hai intenzione di mollare la tua ragazza, in modo da non fare sapere nulla della tua relazione?”

“Ma non dire cazzate”.

“Chloe, io sto solo cercando di farti ragionare. Se non ti decidi a mettere tutto in chiaro, prima o poi questo ti si ritorcerà contro. Oggi ometti qualcosa, domani ti troverai a raccontare una piccola bugia, un’altra e poi un’altra ancora. E poi prima che tu te ne renda conto, ti ritroverai sommersa dalle tue stesse balle. La cosa assurda lo sai qual è? Che a furia di raccontarle, finirai per crederci anche tu”.

Chloe aveva ascoltato tutto guardandola in modo strano. “Sembra quasi che tu stia parlando per esperienza”.

Shonei incontrò brevemente il suo sguardo e poi tornò a guardare la strada davanti a sé. “Hai detto che io mi trovo tra due bombe pronte ad esplodere. Beh, mi dispiace dirtelo ma tu non ti trovi in una posizione tanto diversa dalla mia. Max è la tua migliore amica e dovrebbe sapere tutto ciò che ti riguarda. Anche per Lauren è la stessa e identità cosa. Cazzo, è la tua ragazza. Se non puoi aprirti con loro due, con chi diavolo dovresti farlo? Sembra quasi che tu stia cercando solo scuse per chissà quale ragione che io non conosco”.

Chloe sospirò lasciandosi prendere dallo sconforto. Shonei aveva ragione, forse stava soltanto trovando scuse per guadagnare tempo, ma tempo per cosa? Non lo sapeva neppure lei. La ragione restava un mistero, ma l'unica cosa che sapeva per certo, era che non riusciva proprio a trovare la forza di rivelare la verità alle due ragazze.

In quel momento il suo telefono cominciò a squillare, lo estrasse dalla tasca leggendo il nome sul display. Shonei fece lo stesso e disse: “Ma guarda un po', parli del diavolo...”

Chloe rispose al telefono. “Ehi, Lauren”.

“Ciao Chloe, come stai?”

“Bene, anzi, direi benissimo. Mi hanno finalmente dimessa dall'ospedale”.

“Davvero? Quindi è tutto a posto?” chiese la ragazza fingendosi del tutto estranea ai fatti.

“Sì, mi hanno rivoltata come un calzino e alla fine, ne è venuto fuori che sono sana come un pesce”.

“Questa è decisamente una gran bella notizia”.

“Già, ma anche tu ne hai una, o sbaglio?”

“Io?”

“Allison mi ha detto che il corso è terminato”.

“Ah sì, è vero, infatti ti ho chiamata proprio per questo. Volevo avvisarti già ieri ma non è stato possibile”.

“Sarai al settimo cielo”.

“Non immagini quanto, ma sono felice il doppio sapendo che stai bene”.

“Quindi adesso partirai per Sacramento?”

“Tra un’ora Christopher passa a prenderci per accompagnarci all’aeroporto. Proprio adesso stiamo terminando di preparare i bagagli”.

“Finalmente rincontrerai la tua famiglia”.

“Già, non vedo l'ora. Scusa la domanda, ma Allison quanto ti ha avvisata?”

“Sono stata al suo salone con Shonei, avevo bisogno di darmi una sistemata ai capelli”.

“Ah, Shonei e lì con te?”

“Sì”.

“Salutamela”.

“Ti saluta Lauren” disse Chloe rivolta all'amica.

“Ciao Lauren, ricorda di portarmi un souvenir quando torni” disse Shonei alzando un po' la voce per farsi sentire.

“Che tipo di souvenir?”

“Chiede di che tipo di souvenir” disse Chloe a Shonei facendo da tramite.

“Non lo so, magari una donna. Non sono mai stata con una di Sacramento.

“L'hai sentita, vero?” chiese Chloe scuotendo la testa mentre Lauren rideva.

“Sì, l'ho sentita. Dille che potrei accontentarla io, ma non sono più disponibile”.

“Ehi!” esclamò Chloe contrariata.

“Potrei portarle qualcun'altra, se non fosse che questo può essere facilmente inteso come rapimento”.

“Dice che non può rapire una donna per accontentare i tuoi bollenti spiriti” disse Chloe.

“Maledetta legge del cazzo” disse Shonei mentre le altre due ridevano.

“Allora, cosa farai oggi che sei finalmente libera?”

“Non lo so ancora”.

“A proposito, Allison mi ha detto che ha conosciuto altra gente, tra cui un certo Aaron, che a quanto pare le ha messo gli occhi addosso”.

“Oh, davvero?” chiese Chloe cominciando a sudare freddo. Non le aveva detto nulla del fatto che frequentassero altre persone.

“Già, che tipi sono?”

“Chi?”.

“Ma come chi? Gli altri” disse Lauren ridendo.

“Oh beh... loro sono ok”.

“Sei stata davvero esaustiva nella risposta” disse Lauren con ironia.

“Non c'è molto da dire, a parte il fatto che adesso quando devo offrire da bere a qualcuno, mi si svuota il portafogli in un lampo” disse Chloe cercando di distrarla con una battuta.

Lauren rise e poi disse con un po' di malizia: “Non preoccuparti cara, perché quando torno non avrai tempo più per nessuno, se non per la sottoscritta”.

Nonostante il tono malizioso della ragazza, Chloe percepì quelle parole in modo negativo. Infatti, se Lauren fosse tornata a Portland, sicuramente non avrebbe avuto più tanto tempo da trascorrere con la sua amica. Si chiese se non fosse quella, la vera ragione per cui non la metteva al corrente di Max. Forse considerava Lauren un ostacolo per la loro amicizia? Aveva le idee ancora troppo confuse al riguardo.

“Chloe, ci sei ancora?” chiese Lauren spezzando il silenzio e i pensieri di Chloe.

“Sì, sono qui”.

“Allora, non hai nulla da dire?” continuò Lauren in tono malizioso.

“Oh... beh... ho molto da dire ma non mi sembra il momento adatto, ci sono orecchie indiscrete” disse Chloe.

Shonei sorrise ascoltando le parole dell'amica. “Oh no, fate pure. Io starò qui buona a pensare ai fatti miei, come se non ci fossi”.

“Oddio, è davvero irrecuperabile. È anche una guardona” disse Lauren ridendo, avendola ascoltata.

“Lauren ha detto che sei guardona”.

“Dille che tramite telefono, non c'è proprio nulla da guardare”.

“Però ascolteresti tutto” disse Chloe.

“Sai che scandalo. Però non immaginavo che foste quel genere di persone che in mancanza di altro, si accontentano di qualche parola hot per eccitarsi”.

“Noi non facciamo cose di questo tipo” disse Chloe.

“Sì certo, come no”.

“Chloe, potresti mettere il vivavoce?” chiese Lauren.

“Cosa? Perché?”

“Tu fallo”.

“E va bene, ma dimmi prima per quale motivo”.

“Devo dire due parole a Shon e promettimi che non mi interromperai per nessuna ragione”.

“Oddio, sto iniziando seriamente a preoccuparmi”.

“Avanti Chloe...”

“E va bene, ma so già che me ne pentirò” disse Chloe inserendo il vivavoce. “Ti vuole dire qualcosa” aggiunse rivolgendosi a Shonei che la guardava con aria interrogativa.

“Shon, mi senti?”

“Forte e chiaro”.

“Ok, ascoltami attentamente”.

“Dimmi tutto”.

Lauren rimase in silenzio per qualche istante, mentre Shonei fermava l'auto ad un incrocio in attesa che scattasse il verde. “E allora?” incitò la ragazza.

A quel punto Lauren disse con un flebile sospiro: “Questa notte ti ho sognata”.

Chloe e Shonei si guardarono con aria interrogativa.

“Ok… e quindi?”

“Eravamo a letto insieme”.

“Cosa?” chiese Chloe scioccata. “Stai scherzando vero?”

Lauren ignorò la sua ragazza continuando a parlare: “È tutto il giorno che non faccio altro che pensare a te”.

Le ragazze continuarono a guardarsi sgranando gli occhi.

“Alle tue mani sul mio corpo che mi toccano ovunque” disse Lauren con tono provocante.

“Non è divertente” disse Chloe infastidita dalle parole della sua fidanzata e soprattutto dal tono di voce che stava utilizzando.

“Cazzo, non sta succedendo per davvero” disse Shonei più scioccata di Chloe.

“Non riesco a smettere di pensare al modo in cui assaggiavi ogni parte di me”.

“Lauren!” disse Chloe in tono di rimprovero.

“Vorrei baciarti dappertutto, farti sentire il fuoco che brucia dentro di me” continuò Lauren in modo sensuale, entrando di più nella parte. “Vorrei tanto vederti, per far diventare questo sogno una realtà”.

“Sto per togliere il vivavoce!” minacciò Chloe.

“Mi sto eccitando sempre di più, immaginandoci insieme, nude, con i nostri corpi sudati. Rotolandoci tra le lenzuola…”

Chloe rimosse immediatamente il vivavoce. “Adesso basta!”

“Ehi” esclamò Lauren ridendo, tornando al suo tono normale di voce.

“Ma si può sapere cosa ti salta in mente?” chiese Chloe.

“Oh avanti, volevo solo dimostrare che nemmeno lei sarebbe immune a cose di questo tipo, anche se per telefono”.

“Tu sei fuori di testa”.

“Cosa sta dicendo?” chiese Shonei curiosa mentre scattava il verde.

“Voleva dimostrare che anche a te piacciono queste cose”.

Shonei strappò dalle sue mani il telefono mentre guidava. “Sai Lauren, non sono mai stata così asciutta in tutta la mia vita”. Poi riconsegnò il telefono all’amica.

Lauren rise alle sue parole.

“C’è poco da ridere” disse Chloe, sentendosi ancora un po’ offesa per lo spettacolo poco gradevole a cui aveva dovuto assistere. Per fortuna Shonei aveva avuto la decenza di non prendervi parte, il che era strano.

“Ok Chloe, mi dispiace che tu la prenda in questo modo… ma neanche tanto”.

“Cosa?” chiese Chloe incredula.

“Mi piace quando diventi gelosa”.

“Ah, grazie tante” disse Chloe con sarcasmo.

“Questa tua gelosia mi porta inevitabilmente ad avere pensieri sconci su di te” disse Lauren in modo malizioso. “Vuoi sapere quali?”

“Lauren…”

“Oooh, va bene, la smetto ma sappi che non finisce qui”.

“Io invece credo proprio di sì”.

“Fino a quando non ritorno a Portland e poi ti mostrerò tutti pensieri osceni che faccio su di te”.

“Adesso basta”.

“Sì, adesso basta, altrimenti sarò io a dover fare una doccia fredda. Ora ti devo proprio lasciare, devo finire di preparare i bagagli. Ti richiamo non appena arriviamo”.

“I tuoi sanno che stai per raggiungerli?”

“Sì, li ho avvisati”.

“Quando ci vuole per arrivare?”

“Circa cinque ore e mezzo”.

“Mh”.

“Chloe, che hai?”

“Niente”.

“Chloe, non stare in pena” disse Lauren comprendendo quale fosse la sua preoccupazione.

“È facile per te dirlo” disse istintivamente Chloe pentendosi immediatamente. “Scusami… è solo che…”

“Lo so Chloe” disse Lauren con tono dolce conoscendo le sue paure. “Non mi succederà niente”.

“Va bene”.

“Ci sentiamo più tardi. Ti amo Chloe”.

“Ti amo anche io Lauren”.

Chloe chiuse la chiamata sospirando.

“Stai bene?”

“Sì, ma la mia mente no”.

“Non essere sempre così catastrofica”.

Chloe annuì e poi guardò Shonei riflettendo. “Non ti sei eccitata con Lauren, vero?”

“Cosa? Ma stai scherzando?” chiese Shonei ridendo divertita. “Quella roba non funziona con me. Ascoltandola le mie parti basse sono diventate aride come il deserto”.

Chloe non poté fare a meno di ridere alle parole dell’amica.

 

 

Durante il pranzo, Max aveva colto l’occasione per andare in bagno e inviare un messaggio a Victoria, avvisandola di avere avuto un contrattempo. L’amica le aveva risposto che sarebbe ritornata al lavoro prima del previsto e che se voleva il suo aiuto, avrebbe dovuto sbrigarsi. Max le rispose che non dipendeva da lei e Victoria la rassicurò, che sarebbe uscita prima dal lavoro in serata. Max non esultò all'idea, ma non aveva altra scelta. Nel frattempo sperava che quel pranzo non si prolungasse ancora più del dovuto, altrimenti sarebbe stato un vero problema per lei. Purtroppo non fu così fortunata e quando finalmente Ellis la riaccompagnò a casa, entrò di corsa nel suo appartamento trovando solo Kate a giocare con Donnie.

“Ehi, ciao Max”.

“Dov'è Victoria?”

“È andata via poco fa, l'hai mancata per poco”.

“Dannazione!”

“Ehi, sta tranquilla, ha detto che rientrerà prima questa sera. Avrete il tempo per la vostra ricerca”.

“Odio fare le cose all'ultimo momento, mi mette l’ansia”.

“Se ti agiti così peggiori soltanto la situazione. Allora, com'è andato il pranzo?

“Benissimo, mi ci voleva proprio un contrattempo per impedirmi di andare a cercare un vestito” disse Max sarcastica, mentre si andava a sedere accanto all'amica sul divano.

“Fai un respiro e calmati, agitarti non servirà a nulla”.

Il telefono di Max, cominciò a squillare e lei rispose senza guardare chi fosse. “Pronto!” disse Max quasi infastidita.

“Non so se ho sbagliato numero, oppure ho sentito male”.

“Oh, ciao Chloe, scusami tanto… ero un po' sovrappensiero”.

“Spero che non stavi pensando a me in questo momento”.

“No tranquilla, non sei la causa”.

“Indovina”.

“Cosa dovrei indovinare?”

“La notizia che stai per ricevere”.

“Ti fanno uscire dall'ospedale?”

“No, ancora meglio. Sono già fuori da questa mattina”.

“Davvero? Allora vuol dire che è tutto apposto. Stai bene”.

“Sì”.

“Perché non mi hai chiamata subito? Magari potevo...”

“Fare cosa? Mollare il lavoro per correre da me? Non lo avrei mai permesso, così ho chiamato Shon”.

“Ah, lei sta bene?”

“Sì, perché?”

“Ehm... niente… non ci fare caso, oggi sono davvero fuori” disse Max ripensando a Shonei. Avrebbe voluto parlarne faccia a faccia con lei, per capire come stavano le cose tra loro. Era stata così sfuggente, sbrigativa e anche ostile al telefono, che pensava potesse avercela con lei a causa del suo rifiuto”.

“Ma si può sapere che succede?”

“Non è nulla di che, tranquilla”.

“Senti, visto che sono finalmente libera, che ne diresti se questa sera usciamo insieme? Poco fa mi ha chiamato Jonathan e ha detto, che vorrebbero passare una serata tutti insieme al Paradise. Però se vuoi possiamo starcene anche per conto nostro”.

“Oh Chloe, mi piacerebbe tanto ma stasera non posso”.

“Ah” esclamò sorpresa Chloe. “E come mai, se posso chiedere”.

“Ho un altro impegno. Ti avevo accennato della mostra di Ellis, ebbene è proprio per questa sera”.

“Capisco, è una vera disdetta” disse Chloe cercando di nascondere meglio che poteva il suo dispiacere.

“Mi dispiace davvero tanto Chloe. Magari possiamo vederci domani se ti va”.

“Sì, certamente. Allora è per via della mostra che sei così sclerata?”

“Ehi, non sono sclerata. Comunque sì, in un certo senso”.

“Posso fare qualcosa per te?”

“Non credo, ma grazie lo stesso”.

“Okay, allora ti lascio alle tue cose”.

“Ci sentiamo domani Chloe”.

“A domani Max”.

Misero fine alla telefonata e mentre Max ritornava a pensare al suo dilemma, Chloe prese Flerk in braccio. “Oggi mi sa che resto con te, non mi va di festeggiare. Sei contento, eh?”

Erano già le sei, quando Victoria rientrò dal lavoro sfinita. Non le andava di uscire appena rientrata, ma avrebbe aiutato Max a qualsiasi caso.

“Allora, dammi almeno il tempo di fare una doccia veloce”.

“Ok, ma fai in fretta per favore”.

Dopo aver finito di fare la doccia ed essersi vestita, la ragazza uscì dalla sua stanza. Kate e Max la guardarono in modo strano.

“Sembri particolarmente in tiro questa sera” disse Kate.

“Beh, è ovvio. Ho un appuntamento” disse con malizia.

“Ok, non voglio sapere altro. Adesso andiamo a cercare un vestito” disse Max alzandosi dal divano.

Proprio in quel momento qualcuno suonò al campanello. Kate si diresse alla porta. “Forse sono i ragazzi”.

Ma quando la ragazza aprì la porta, si ritrovò un uomo davanti con una specie di divisa addosso e un paio di scatole in mano. Sembrava un fattorino.

“Buonasera, posso fare qualcosa per lei?”

“Devo effettuare una consegna...”

“Ehm, credo ci sia un errore, non stiamo aspettando nessuna consegna”.

Victoria e Max si avvicinarono alla porta guardando l'uomo.

“No, questo è l'indirizzo giusto, ho già controllato”.

“Per chi è la consegna?” chiese Victoria.

“È per...” disse l'uomo interrompendosi un attimo per leggere il nome su una cartella. “...Maxine Caulfield”.

Victoria e Kate si voltarono a guardarla e lei alzò le spalle. Non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo.

“Chi di voi è Max Caulfield?”

“Sono io” rispose Max facendo un passo avanti.

“Bene, metta una firma qui?” chiese l'uomo porgendole la cartella, indicandole il punto dove firmare sul foglio.

“Bene, vi auguro un buon proseguimento” disse l'uomo dopo aver consegnato le due scatole alla destinataria.

Kate chiuse la porta mentre Max appoggiava le scatole sul tavolo della cucina.

“Ma cosa ci sarà lì dentro?” chiese Kate curiosa.

“Potrebbe esserci una bomba” rispose Victoria ridendo.

“Non scherzare” l'ammonì Kate.

“Fifona”.

Max nel frattempo guardava le scatole dubbiosa.

“Non hai intenzione di aprirle?” chiese Victoria.

“Sì”.

“E allora vedi di fare in fretta se dobbiamo andare in giro per negozi e poi, non voglio fare tardi al mio appuntamento”.

Max aprì prima la scatola più grande. Le ragazze le si affiancarono subito per vedere cosa fosse. Sgranarono gli occhi vedendo il suo contenuto. Max afferrò l’abito, estraendolo completamente dalla scatola.

“Wow, ma è bellissimo!” disse Kate con un luccichio negli occhi.

“Cazzo Max, a quanto pare hai un ammiratore segreto e non ci hai detto nulla”.

“Ma cosa... ci deve essere un errore”.

“E no mia cara, il fattorino ha fatto il tuo nome. Beh, mettila in questo modo, abbiamo finalmente risolto il problema di cosa indossare stasera”.

“Aprì l'altra scatola” incitò Kate.

Così Max lasciò l'abito per scoprire che nell’altra scatola c’erano delle scarpe nere.

“Ora, a giudicare da quello che vedono i miei occhi, sono due le possibilità. O ci stai nascondendo qualche fidanzato, oppure hai uno stalker psicopatico che ti ha messo gli occhi addosso e tu non ne sai niente. E spero con tutto il cuore, che si tratti della prima ipotesi, perché mi vengono i brividi al solo pensiero che sappia dove abiti”.

“Victoria!” esclamò Kate in tono di rimprovero.

Victoria la ignorò iniziando a ispezionare bene scatola più grande e infatti trovò quello che stava cercando, una piccola busta da lettere. “E ora stiamo per scoprire il tuo ammiratore segreto, mi auguro non si tratti di Shonei”.

Max la fulminò con lo sguardo.

“Ma tanto non credo che lei abbia dei gusti così raffinati, quindi direi che possiamo stare tranquille”.

Victoria consegnò la busta a Max, che aveva ancora un'espressione allibita sul volto. Un pensiero si stava facendo largo nella sua mente, ma fino all'ultimo negò quella possibilità. Aprì la busta estraendone il biglietto. Si allontanò dalle altre ragazze e ne lesse il contenuto.

 

 

Posso immaginare la tua faccia adesso. Anzi, credo di riuscire quasi a sentire le tue parole di disapprovazione nei miei confronti per questo gesto, ma poco importa. Per una volta voglio essere io a tenerti testa. Mi hai esplicitamente detto di non volere il mio aiuto e io infatti, non te lo sto dando. In realtà sto aiutando me stessa perché a causa di mia madre, rischi seriamente di non presenziare alla mia mostra e questa è una cosa che non posso assolutamente accettare. Per me è davvero importante che tu ci sia questa sera. Spero che il vestito e le scarpe ti piacciano. Ho occhio per certe cose, quindi suppongo di non aver sbagliato ne taglia, ne numero di scarpe. Consideralo il mio ringraziamento speciale per quanto hai fatto per me, perché credimi Max, tu mi hai aiutato davvero tanto e non ti ringrazierò mai abbastanza. A stasera...

 

                                                                                                                     Ellis

 

 

Max smise quasi di respirare. Quella che era nata come una semplice possibilità, si era trasformata presto in realtà.

“E allora?” chiese Victoria sulle spine.

Max non rispose e Victoria prese il biglietto dalla sua mano leggendo. Un sorriso si aprì sul suo volto. “È stata Ellis”.

“Ellis?” chiese Kate frastornata.

“Beh, questo è quello che si dice tempismo perfetto. Ha anche ha buon gusto”.

“Sapeva del tuo problema?” chiese Kate.

“Sì, le ho detto tutto, si era anche offerta di accompagnarmi e io ho rifiutato. Non mi sarei mai aspettata che prendesse un'iniziativa del genere”.

Kate prese il biglietto dalle mani di Victoria per leggerlo. “Perché ha messo i puntini di sospensione? Sembra quasi che ci sia dell’altro”.

“Ed ecco che salta fuori la psicologa che c’è in te” disse Victoria.

“Io non posso accettare”.

“Invece è esattamente quello che farai Max. Indosserai questo abito e andrai a quella dannata mostra. Potremmo non riuscire a trovare qualcosa che ti piaccia e in quel caso, cosa farai?”

“Victoria ha ragione ed Ellis è stata molto carina, sarebbe scortese non accettare”.

Max sospirò arrendendosi all’evidenza. Annuì guardando il vestito nella scatola. “E va bene”.

“Quindi è deciso. Adesso provatelo, voglio vedere come ti sta” disse Victoria entusiasta.

 

 

Sacramento

La capitale dello Stato della California, fu fondata nel 1848 durante il periodo della conquista del West e della corsa all’oro, diventando successivamente un centro importante per le attività agricole e commerciali, divenendo così fondamentale per i trasporti con ferrovie e diligenze. La città, attraversata dall’omonimo fiume e dal fiume American, agli inizi era abitata dalle tribù indiane Miwok, Maidu e Shonommey, di cui alcune tracce sono conservate presso il California State Indian Museum, un piccolo museo dedicato esclusivamente a esposizioni di oggetti e foto dei nativi della California. Altri musei presenti in città, come il California State Railroad Museum, il museo più affascinante della città, dove erano esposte locomotive, carrozze, oggetti e immagini che hanno fatto la storia di quel mezzo di trasporto. Inoltre era anche possibile fare un giro a bordo di un vecchio treno, per percorrere in tutta la sua lunghezza il fiume Sacramento. Nel California Automobile Museum, era possibile ammirare vecchie macchine di epoca. Il Wells Fargo History Museum, era dedicato ai servizi dei trasporti e comunicazioni, via pony express o telegrafo, ma anche navi a vapore e ferrovie. Altri musei sono: Il Sacramento History Museum, Schoolhouse Museum il Crocker Art Museum e il California Museum.

 

Oltre ai tanti musei ci sono vari edifici e attrazioni storiche, come la Governor’s Mansion, una splendida villa bianca a tre piani, in stile vittoriano. Il Tower Bridge, che attraversa il fiume Sacramento e che con una piccola deviazione, permette di giungere a West Sacramento, una cittadina al di là del fiume sulle cui sponde la sagoma a piramide del The Ziggurat. La Roman Catholic Cathedral of the Blessed Sacrament, in stile rinascimentale con una cupola e tre guglie e gli interni in stile vittoriano, con molte decorazioni e dipinti alle finestre. Lo zoo, dove sono preservate specie endemiche, rare ed esotiche, come i giaguari, linci, giraffe, scimmie, canguri rossi e panda rossi. Non mancano parchi come Capitol Park con alberi, fiori e memoriali e naturalmente da cui si può ammirare lo State Capitol. Poi Capitol Mall, un viale alberato, l’arteria principale della città che collega lo State Capitol a West Sacramento passando per l’omonimo fiume. Alla città non mancano anche attrazioni romantiche, come la possibilità di fare un giro in battello sui fiumi, ma una delle attrazioni più caratteristiche, è indubbiamente il Delta King Riverboat. Un albergo situato all’interno di un antico battello ormai in disuso risalente all’epoca in cui questi battelli solcavano le acque di Sacramento.

 

Appena atterrate all’aeroporto internazionale della città, Daisy e Lauren salirono su un taxi che le avrebbe condotte a casa Parker. Nonostante l’ora, faceva ancora abbastanza caldo, ma non in modo eccessivo. Solitamente in estate nelle ore diurne, le temperature potevano raggiungere anche i quaranta gradi. L’unico lato positivo, era la poca presenza di umidità. Durante il tragitto, Lauren inviò un messaggio a Chloe, per non farla stare in pensiero.

 

Lauren: Volevo avvisarti che siamo arrivate, ti chiamo più tardi. 😘

Chloe: Grazie per avermi avvisata.

Ø Adesso sono più tranquilla.

Lauren: A dopo… 💋

 

Dopo aver inviato il messaggio, la ragazza abbassò il finestrino guardando fuori. Le era mancata molto la sua città dove era nata e cresciuta, ma soprattutto le erano mancati i suoi amici e la sua famiglia, che aveva dovuto abbandonare per non causare loro problemi a causa della sua relazione con Joseph, che si era rivelata altamente nociva. Mentre osservava la vita della città scorrere attraverso il finestrino abbassato, provava dentro di sé sentimenti contrastanti. Da una parte era contenta di trovarsi lì ma dall’altra, in un angolino nascosto della sua mente, si sentiva sopraffatta dall’ansia. Come se da un momento all’altro potesse succedere qualcosa, contaminando la gioia di poter finalmente riabbracciare le persone che amava. Però forse la sua paura, non era dovuta tanto a quello che poteva succedere, ma a chi avrebbe potuto incontrare. Infatti si era trovata più volte a balzare con lo sguardo da una parte all’altra, come per assicurarsi di non riconoscere un volto che purtroppo, non avrebbe mai potuto dimenticare. Daisy al suo fianco si accorse dello stato d’animo della ragazza, anche perché conosceva la sua storia e le motivazioni che l’avevano inevitabilmente spinta a lasciare la città. Prese una mano della ragazza al suo fianco per farle coraggio. Lauren si voltò verso la donna che le sorrideva incoraggiante e strinse la sua mano, ricambiando il sorriso.

 

 

Portland

Shonei era distesa sul letto con la schiena appoggiata contro la testiera e stava leggendo il giornale. Ashley era appena uscita dalla doccia, con il corpo avvolto nell’accappatoio. Entrò nella camera da letto e diede un’occhiata alla ragazza completamente assorta nella lettura. In un primo momento, Ashley pensò di andare a vestirsi fuori dalla stanza, ma poi ci ripensò. Aprì l’armadio dando le spalle a Shonei, estraendo da uno dei cassetti in basso, degli slip in pizzo nero indossandoli. Solo dopo si sfilò l’accappatoio e sempre dando le spalle, indossò il reggiseno anche in pizzo. Shonei a quel punto, piegò leggermente l’angolo del giornale in alto dandole una breve sbirciata. Poi si costrinse a riportare l’attenzione al suo giornale. Ashley a quel punto si diresse verso il comodino dalla sua parte del letto dove era solita dormire, ed estrasse da uno dei cassetti, un grande vasetto di crema per il corpo. Ritornò davanti all’armadio appoggiando una gamba sul bordo del letto. Il suo intento, era quello di piazzarsi frontalmente alla ragazza. Affondò alcune dita nel vasetto per prendere un po’ di crema, iniziando poi a spalmarla lentamente lungo tutta la gamba. Shonei si ritrovò di nuovo a lanciare qualche occhiata verso la ragazza, che inevitabilmente sorrise percependo il suo sguardo bruciarle addosso. Non c’era bisogno di voltarsi per assicurarsi che la stesse guardando. La conosceva fin troppo bene e nessun litigio, l’avrebbe fatta mai desistere dal godersi lo spettacolo. Ashley continuò a spalmarsi la crema sul tutto il corpo, impedendo all’altra di capire cosa diavolo stesse leggendo. Un po’ frustrata ma anche divertita dalla richiesta di attenzioni di Ashley, Shonei sorrise abbassando il giornale, incrociando le mani sulla pancia guardandola senza nascondersi. A quel punto Ashley si voltò verso la ragazza con aria interrogativa. “Cosa c’è?”

“Niente, stavo solo pensando che se continui così finirai il barattolo intero”.

“E ti dispiacerebbe che… finisse?” chiese Ashley senza specificare cosa, lasciando aleggiare nell’aria il doppio senso di quella frase.

Shonei scosse la testa ridendo. “So cosa stai cercando di fare”.

“Ah sì? E dimmi, cosa starei facendo?”

“Deve mancarti proprio tanto fare sesso con me”.

“Cosa? Neanche per sogno, ma capisco quanto ti piaccia l’idea”.

“Quindi, se io adesso mi avvicinassi a te… non avesti problemi di controllo?” chiese Shonei con tono malizioso, inginocchiandosi e dirigendosi verso di lei.

Ashley la vide avvicinarsi senza allontanarsi dal bordo del letto. Era chiaro che la ragazza stesse giocando con lei per dimostrare di averci visto giusto. Decise di stare al gioco, non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta. Così, si ritrovarono una davanti all’altra. Shonei appoggiò le mani sui suoi fianchi e la fece voltare di spalle.

“Io non ho problemi di autocontrollo. Quella sei tu” disse Ashley.

“Ah… davvero?” chiese Shonei sussurrandole in un orecchio.

Ashley sentì venirle la pelle d’oca e sperò tanto che l’altra non se ne accorgesse, anche se era del tutto improbabile. Shonei prese un po’ di crema dal barattolo e iniziò a spalmargliela lentamente sulla schiena e sulle spalle. “Finisco io, visto che avresti qualche difficoltà a farlo da sola”.

“Sei molto gentile, cosa è successo? Ti è venuta per caso una crisi di coscienza?”

“Nessuna crisi di coscienza. Piuttosto sei tu quella in crisi… di astinenza” disse Shonei ridacchiando divertita.

Ashley strinse gli occhi sconfitta. Era evidente che la ragazza si fosse accorta della reazione suscitata dal contatto delle mani, sulla sua pelle.

“Non esaltarti troppo”.

“E tu non fare strani pensieri”.

Rimasero in silenzio finché Shonei non terminò di spalmarle la crema. “Ecco fatto, ho finito. A meno che tu non voglia che io continui”.

Ashley questa volta si allontanò mettendo della distanza tra loro. “Credo che possa bastare” disse la ragazza, mentre Shonei tornava a sdraiarsi sul letto riflettendo, senza staccarle gli occhi di dosso.

 

 

Sacramento

Le due donne scesero dal taxi insieme all’autista che le aiutò a scaricare i bagagli. Nel frattempo Lauren era rimasta imbambolata a guardare verso la grande casa a due piani in cui era cresciuta. Il cortile era tenuto sempre in ordine e nell’aria si sentiva un forte odore di erba appena tagliata, segno che suo padre non aveva perso le sue vecchie abitudini. Due auto erano parcheggiate davanti ai due garage con le saracinesche abbassate. Una la riconobbe perché apparteneva a suo padre, l’altra invece non ne aveva nessuna idea.

“Allora? Hai intenzione di restare ancora lì per molto, o mi dai una mano a portare qualche bagaglio?” chiese Daisy ridestandola dai suoi pensieri.

“Oh sì, certo”.

Le due donne presero i bagagli e si diressero verso la casa, salirono i tre scalini del portico. Sulla sinistra c’era una panchina, dove Lauren era solita sedersi durante l’estate a bere qualcosa di dissetante, chiacchierando con qualche amica, o con qualcuno della famiglia.

“A te l’onore” disse Daisy indicandole la porta di ingresso.

Lauren con il cuore che le batteva a mille, lasciò i bagagli suonando il campanello della porta. Rimasero in attesa per qualche istante, mentre dall’interno della casa giungevano delle voci. La porta si aprì dopo pochi secondi, Lauren si trovò davanti suo padre che prima la guardò sorpreso e poi sorrise.

“Ciao papà” disse Lauren con la voce già tremante dall’emozione.

“Lauren…” disse l’uomo stringendola in un forte abbraccio.

“Sono arrivate?” chiese una voce ansiosa provenire dall’interno della casa, mentre l’uomo si staccava dall’abbraccio di sua figlia.

Poco dopo comparve sull’uscio della porta anche la madre che appena la vide, si fiondò su di lei abbracciandola, tenendola stretta a lungo mentre il volto di Lauren si riempiva di lacrime dall’emozione. Nel frattempo l’uomo si avvicinò a Daisy per salutarla e abbracciarla. “Daisy, è davvero un piacere rivederti”.

“Lo è anche per me Peter” rispose la donna ricambiando l’abbraccio.

Quando la madre si decise a lasciare andare la figlia, abbracciò la sua migliore amica. “Daisy, vieni qui e fatti abbracciare”.

“Ciao Jenna, è così bello rivederti”.

“Dai, entriamo dentro che qui si muore dal caldo” disse Peter aiutando la figlia con i bagagli.

Appena entrati in casa si accomodarono in salotto, mentre Jenna andava a prendere qualche bibita fresca per dissetare le due viaggiatrici.

Peter prese posto su una poltrona, mentre Lauren e Daisy sul divano. L’uomo non riusciva a staccarle gli occhi di dosso a sua figlia. “Dio, sembra passata una vita dall’ultima volta che ti ho vista e sei sempre bellissima”.

“Ha preso tutto da sua madre” disse Daisy sorridendo.

“Qualcuno sta tramando alle mie spalle?” chiese Jenna rientrando in salotto, appoggiando sul tavolino davanti al divano, un vassoio con quattro bicchieri e una caraffa di limonata fresca alla menta, con ghiaccio.

“Stavamo giusto dicendo che Lauren ha preso la bellezza tutta da sua madre” rispose Peter.

“E purtroppo non solo quella” aggiunse ironica Daisy, mentre Jenna le porgeva un bicchiere di limonata.

Lauren la guardò con un’espressione imbronciata.

“A cosa ti riferisci?” chiese Jenna curiosa.

“La sua sfacciataggine è simile alla tua”.

“Ma non è vero… io non sono sfacciata” disse Lauren con poca convinzione.

“Davvero? Vogliamo parlare…”

“Ah-ah, non provarci nemmeno Daisy. Altrimenti dovrò parlare a mamma della tua conquista”.

“Oddio, non cominciate con questi discorsi” disse Peter alzando le mani in segno di resa.

“Davvero? Finalmente ti sei decisa Daisy” disse l’amica, mentre la donna fulminava con lo sguardo Lauren.

“Che c’è, perché mi guardi così?”

In quel momento sentirono suonare il campanello di casa e Peter andò ad aprire la porta. Poco dopo entrarono nel salotto due ragazzi, i fratelli di Lauren, Vicky e Gleen, che appena la videro le andarono incontro per abbracciarla. Così Lauren si trovò a versare altre lacrime. Dopo aver salutato anche Daisy e aver chiacchierato un po’ tutti insieme, le due donne andarono a fare una doccia e sistemare i loro bagagli. Daisy avrebbe occupato la stanza degli ospiti e Lauren la sua vecchia stanza.

 

 

Portland

Max nella sua stanza, dopo aver indossato il vestito, aprì un’anta dell’armadio guardandosi allo specchio. L’abito era stretto in vita mentre verso il fondo, la gonna tendeva ad allargarsi, lasciandole scoperte le ginocchia. Le spalline erano larghe, con uno scollo a v non eccessivo. I sandali erano muniti di tacchi larghi e non eccessivamente alti, per renderli più comodi da indossare e un cinturino alla caviglia. Max restò a fissarsi a lungo allo specchio, fino a quando non le comparve un sorriso sul volto. Le piaceva davvero il vestito scelto da Ellis e le calzava a pennello. Si decise finalmente a uscire dalla sua stanza, mentre le due amiche stavano conversando. Si interruppero bruscamente mentre guardavano la ragazza sgranando gli occhi.

Victoria emise un fischio di apprezzamento. “Però, non male. Stasera farai strage di cuori”.

“Ma non dire fesserie”.

“Max, ti sta d’incanto” disse Kate con ammirazione.

“Dici?”

“Direi proprio di sì”

“Però manca ancora qualcosa” disse Victoria guardandola attentamente. “Ok, ci penso io ora”.

Andò nella sua stanza e ne uscì con una piccola borsetta, che si abbinava benissimo all’abito. Poi si spostò dietro Max e le agganciò una catenina in argento al collo con un ciondolo a forma di goccia. “Adesso sì che sei perfetta” disse la ragazza soddisfatta del risultato finale.

 

 

Al The Heart of Art Photographic Gallery, Ellis stava assicurandosi che fosse tutto pronto per la serata. All’entrata della galleria, c’era un leggio con un libro e una penna, che permettesse agli ospiti di poter firmare, oppure scrivere le loro impressioni in merito alla mostra, o qualche scatto in particolare. Alla reception nell’ampia hall, era già presente Jerry intento a conversare con Noah Graham, proprietario della galleria e mentore di Ellis. L’iniziativa per quella mostra era venuta ad entrambi e avevano collaborato insieme per realizzarla. Lungo il corridoio, era stata aggiunta un po’ di illuminazione a pavimento, oltre ai faretti al soffitto. Erano stati accesi i condizionatori per rendere la temperatura gradevole. Sempre nella hall era stato allestimento uno buffet. I lunghi tavoli ricoperti da tovaglie color panna, erano pieni zeppi di bevande e diversi piatti, come stuzzichini e finger food e dolci. C’erano anche un paio di ragazze che si sarebbero occupate di rifornire le tavole nel caso, venisse a mancare qualcosa. A completare il tutto, c’era anche della musica di sottofondo con volume non eccessivamente alto, utile per immergersi completamente nel percorso della mostra. Ellis fece un ultimo giro fermandosi di tanto in tanto, davanti ad alcune foto incorniciate appese alle pareti. In tutto erano presenti trenta stampe di un formato di 50x70. Superato il lungo corridoio, si addentrò nell’ampia sala posta alla fine della galleria. Camminò fino in fondo, dirigendosi verso l’immagine appesa alla parete davanti a sé. Al di sotto della foto, c’era attaccata una targhetta con tanto di nome. Ellis fece un lungo sospiro un po’ preoccupata. Noah le si avvicinò lentamente da dietro, appoggiandole una mano sulla spalla cogliendola del tutto di sorpresa.

Ellis fece un saltello dallo spavento. “Gesù, potresti evitare di essere così silenzioso quando ti avvicini?” chiese, portandosi una mano al petto facendo ridere l’uomo.

“Sei tesa come una corda di violino stasera, eppure non è la tua prima mostra”. L’uomo si infilò le mani in tasca guardando l’immagine che Ellis stava osservando. “Deve essere davvero importante per te”.

“Già”.

“Sarà meglio che tu vada prepararti, la mostra comincerà tra poco”.

“Sì” rispose Ellis senza aggiungere altro. Poi fece dietrofront, per tornare a casa a prepararsi.

Arrivata la sera, Kate si unì ad Aaron e Timothy per raggiungere il Paradise e incontrarsi con Jonathan, Chris ed Allison, che erano già sul posto ad attenderli. Ashley, dopo essersi messa in tiro, indossando un nuovo vestito acquistato con i soldi di Shonei, uscì con le sue amiche. Chloe invece, dopo aver saputo della indisponibilità della sua migliore amica, le era passata completamente la voglia di fare qualsiasi cosa. Così, aveva deciso di trascorrere la serata tra le mura domestiche, in compagnia del suo fedele amico Flerk. Quindi aveva ordinato una pizza da asporto e birre, poi si era munita di posacenere, sigarette e accendino e si era piazzata sul divano davanti al televisore. Steph aveva proposto a Jessie di uscire, visto che non era di turno per la sera. Anche loro decisero di andare al Paradise, come anche Shonei e Janet.

 

 

Dopo essere ritornata in galleria, Ellis e Noah incominciarono a salutare gli ospiti che stavano arrivando poco alla volta. Arrivò anche Audrey che le si avvicinò salutandola.

“Allora Ellis, come ti senti per il grande evento?”

“Benissimo”.

La segreteria la guardò con scetticismo. L’altra accorgendosi della sua occhiata, disse: “Sono solo un tantino nervosa, ma niente di preoccupante”.

“Se lo dici tu. Hai preparato qualcosa da dire per dare il benvenuto ai tuoi ospiti?”

“Avrei dovuto?”

“Mi stai prendendo in giro?”

Ellis le sorrise. “Non ho preparato nulla ma non preoccuparti, serviranno poche parole. La maggior parte di questa gente non vede l'ora di spendere un po' di soldi e buttarsi a capofitto sul buffet”.

Audrey rise alle sue parole, soffermandosi a guardarla con più attenzione. Ellis indossava dei pantaloni neri, abbinati a delle scarpe Oxford con lacci sul davanti. Una classica camicia bianca attillata, sbottonata sul collo e un blazer sopra, in tinta con i pantaloni. “Oggi sei particolarmente affascinante”.

Ellis la guardò mentre il suo sorriso si allargava sul suo volto. “Grazie, non ci stai provando con me, vero?”

“No, ma semmai dovessi cambiare sponda te lo farò sapere”.

Ellis rise alle parole della ragazza che era riuscita, anche se per poco, ad alleggerire quel senso di oppressione che sentiva dentro. Continuava a lanciare sguardi verso l'entrata della galleria in trepidante attesa. Ogni volta che vedeva entrare qualcuno, rimaneva delusa nell'accorgersi che non era la persona che stava attendendo con ansia.

“Vedrai che verrà” la rassicurò Audrey, comprendo il motivo della sua agitazione.

“E se invece non venisse? Insomma... lei dovrebbe...”

“Oddio, adesso calmati e andiamo a prenderci qualcosa da bere” disse Audrey prendendola sottobraccio e trascinandola verso il buffet.

Presero due calici di champagne bevendo mentre facevano quattro chiacchiere.

“Gary non viene?” chiese Audrey.

“Non è in città per via del lavoro”.

Dopo aver mandato velocemente il resto del contenuto del suo calice, Ellis sentì una voce alle sue spalle.

“Eccola qui, la mia adorata figlia. Ciao Audrey”.

“Buonasera Margaret”.

“Ciao Mamma” salutò Ellis abbracciandola. “Grazie per essere venuta”.

“Oh Ellis, non mi sarei persa questa mostra per niente al mondo, anche perché vorrei tanto acquistare qualcosa da appendere in casa”.

“Non devi farlo per forza solo perché sei mia madre. Non ti ho invitata per questo”.

“Io non mi sento affatto obbligata. Voglio semplicemente avere qualcosa per abbellire le pareti di casa. Qualcosa che mi ricordi quanto sono fiera di mia figlia” disse la donna accarezzandole il viso con una mano.

Ellis l'abbracciò di nuovo dandole un bacio sulla guancia. “Ti voglio bene mamma”.

“Anche io Ellis”.

Si staccarono e poi la donna disse: “Allora, si può avere da bere?”

“Certamente” rispose Ellis riempiendole un calice di champagne e porgendoglielo.

La donna ne prese un sorso e poi chiese: “Ma dov'è Max? Non dovrebbe essere già qui?”

L'espressione di Ellis si rabbuiò di nuovo.

“Sono sicura che arriverà presto” disse Audrey.

“Scusate, torno subito” disse Ellis, allontanandosi per raggiungere la reception, continuando a guardare verso l'entrata e dando una sbirciata al suo telefono, per vedere se ci fossero dei messaggi.

“È successo qualcosa che non so?” chiese la donna preoccupandosi per sua figlia.

“Non esattamente, ma ora ti spiego”.

Così Audrey raccontò cosa ci fosse dietro il malcontento di sua figlia. Nel frattempo Ellis si spostava nella hall intrattenendosi a chiacchierare con alcuni ospiti.

Noah le si avvicinò sussurrandole nell'orecchio. “Credo sia arrivato il momento”.

“Aspettiamo solo qualche altro minuto”.

“C'è già parecchia gente, non possiamo farli attendere oltre”.

Alla fine Ellis si lasciò convincere a malincuore. Si riavvicinò alla reception prendendo un microfono. Lo accese guardando ancora un’ultima volta verso l'entrata e poi disse: “Un attimo di attenzione prego”.

La sua voce attirò tutti gli ospiti che erano intenti, chi a fare quattro chiacchiere e chi a rimpinzarsi al buffet. Margaret e Audrey guardarono nella sua direzione sorridendole.

“Innanzitutto tutto, vorrei ringraziarvi per essere venuti qui questa sera. Come ben sapete, questa non è soltanto una mostra ma qualcosa di più. Grazie alla collaborazione con Noah…” disse indicando l'uomo al suo fianco che sorrise facendo un inchino con il capo. In quel momento sopraggiunse Max, giusto in tempo per ascoltare il suo discorso. Ellis però non si accorse subito di lei. “…siamo riusciti ad organizzare questo evento molto importante, che ci sta molto a cuore e che dovrebbe stare a cuore ad ognuno di noi, perché se siamo tutti qui riuniti stasera, è perché amiamo l'arte. E quale modo migliore per celebrare l'arte, se non quello di dare la possibilità a giovani talenti, di potersi esprimere e dare nuova linfa vitale a tutto ciò che noi amiamo? Ci sono tanti ragazzi lì fuori, che non hanno la possibilità finanziaria per poter accedere a delle scuole private per poter studiare fotografia. Trovandosi costretti a rinunciare, vedendosi sfumare il sogno di una vita, un sogno che è anche il nostro. Quindi lo scopo principale oggi, non è solo quello di goderci una serata all'insegna dell'arte, ma permettere alle nuove generazioni di crearne di nuova”.

Gli ospiti cominciarono ad applaudire al suo discorso di apertura della mostra, inclusa Max che era un po’ troppo indietro per essere individuata. Ellis rimase in attesa che gli applausi cessassero, perché aveva ancora qualcos'altro da aggiungere. Quando finalmente riprese la parola, disse: “Quelli che vedrete oggi, sono...” disse Ellis interrompendosi di colpo, quando finalmente si accorse Max. Margaret seguì lo sguardo di sua figlia, notando anche lei la ragazza. Ellis sorrise e riprese il suo discorso. “Stavo dicendo… che quelli che vedrete, sono degli scatti che ho fatto nel corso della mia carriera di fotografa. Sono foto inedite, di cui nessuno conosce nemmeno l'esistenza. Oggi, le metto a disposizione di tutti coloro che vogliono acquistarle. Tutti i proventi andranno in beneficenza alla scuola di fotografia di Portland, per permettere a tutti i nuovi e giovani talenti, di entrare a fare parte del grande mondo dell'arte fotografica. Tutto questo sarà possibile soltanto grazie a voi e alle vostre donazioni, quindi siate generosi... e vi porterete a casa un pezzo di me” aggiunse facendo ridere gli ospiti. “Vorrei aggiungere un'ultima cosa non meno importante. Le foto qui presenti sono in tutto trenta, di cui una non mi appartiene. Sappiate che non è in vendita, però ci tenevo particolarmente a mostrarvela. Appartiene a qualcuno che stimo tantissimo, sia come persona sia per la sua professionalità. Detto questo, auguro una buona mostra a tutti, grazie”.

Si elevò un altro applauso, mentre Ellis lasciava velocemente il microfono con l'intento di andare Max. Mentre tentava di raggiungere la ragazza, alcuni le strinsero la mano per salutarla. Ellis ricambiò i saluti solo per non essere scortese. Quando poi si trovò ad un metro di distanza da lei, senza nessuno intorno a bloccarle la visuale, si bloccò di colpo insieme al suo respiro. Quando l'aveva individuata tra la folla, era riuscita a scorgere soltanto il suo volto ma adesso riusciva a vederla in tutta la sua interezza. La ragazza alla fine aveva indossato l'abito che le aveva fatto recapitare. Max la guardò sorridendo timidamente. Margaret non molto distante, si accorse della reazione di sua figlia alla vista della ragazza e comprese in quel preciso istante, che la motivazione per cui prima Ellis era tanto nervosa, non era dovuto a ciò che aveva in serbo per la ragazza, ma c'era dell'altro. Ellis sembrava ammaliata da Max e questo poteva voler dire soltanto una cosa. Forse i suoi sospetti iniziali, sul fatto che ci fosse qualcuno nella sua vita, non era poi così lontano dalla realtà. Forse quella persona esisteva davvero, ed era Max. Sorrise all'idea, ma il suo sorriso si spense quando vide qualcuno dirigersi verso sua figlia, con l'intento di fermarsi a chiacchierare. Visto che era qualcuno che conosceva, si affrettò a raggiungerlo e salutarlo, così che Ellis potesse occuparsi di Max. Ellis che si era voltata sentendosi chiamare dall’uomo, vide la madre fermarlo per salutarlo. Ellis riportò il suo sguardo su Max e finalmente si decise ad avanzare, fermandosi davanti a lei sorridendo. “Sei venuta, credevo che non ti avrei vista”.

“Scusa per il ritardo ma c'è un traffico assurdo oggi”.

“Dove sono Kate e Victoria?”

“Victoria, è appena andata via. È stata lei ad accompagnarmi, per oggi aveva già un altro impegno e anche Kate. Però ti ringraziano tanto per l'invito. Spero non ti dispiaccia”.

“Scherzi? Per me l'importante è che ci sia tu”.

“Beh, eccomi qua”.

“Accidenti Max, il vestito sembra sia stato creato appositamente per te. Sei... bellissima”.

“Grazie” disse Max in imbarazzo. “Anche tu stai bene”.

“Mai quanto te. Vieni, vorrei presentarti una persona”.

Max la seguì e si fermarono alla reception, dove c'era Noah a chiacchierare con qualcuno.

“Ehi Noah”.

L'uomo si voltò verso di lei. “Ellis”.

“Noah, vorrei presentarti Maxine Caulfield. Max, lui è Noah Graham, il mio mentore. Se sono diventata una fotografa, lo devo principalmente a lui”.

“Non esagerare Ellis. Piacere di conoscerti Maxine”.

“Piacere mio signor...”

“Oh no, per te sono soltanto Noah”.

“Ma solo se per te sono soltanto Max”.

“Allora affare fatto” disse l'uomo stringendole calorosamente la mano. “Ellis mi ha parlato davvero molto bene di te”.

“Oh, bene” disse Max non sapendo cos'altro rispondere.

“Spero che la mostra sia di tuo gradimento”.

“Sono più che certa che lo sarà”.

“Appena avrai finito di vedere gli scatti, gradirei che mi raggiugessi”.

Max stranita dalla sua richiesta sorrise cortesemente. “Va bene”.

“Allora a dopo Max”.

“Non potrò farti da cicerone Max, ma vorrei mostrarti una foto” le disse Ellis.

Max seguì Ellis fermandosi a guardare la prima foto.

“L’ora blu”.

“Te lo avevo detto che te l’avrei mostrata, anche se per adesso dovrai accontentarti di una foto”.

Max rimase sbalordita dalla bellezza dello scatto. “È così bella che mi sembra di vederla dal vivo. È davvero stupenda Ellis”.

“Grazie Max”.

“Ciao Max” salutò Audrey avvicinandosi.

“Ciao Audrey”.

Ellis vide Noah farle il segno di avvicinarsi. “Scusate ragazze, ma adesso devo lasciarvi. Vi raggiungo appena posso”.

“Va bene, vai pure” disse Max sorridendole.

“Beh, che ne dici se guardiamo la mostra insieme?” chiese la segretaria.

“Ottima idea” rispose Max.

 

 

Il Paradise era strapieno di gente quella sera. I ragazzi si erano divisi in gruppetti. Allison ed Aaron erano seduti al bar a bere qualcosa, cercando un po’ di privacy. Jonathan, Chris e Kate erano seduti sui divanetti a chiacchierare. Timothy, Steph e Jessie erano in pista a ballare nella mischia.

“Io non capisco perché mai Chloe non sia voluta uscire. Dopo una settimana buttata in ospedale, pensavo che si sarebbe data alla pazza gioia” disse Chris rivolto a Jonathan.

“Beh, pazza gioia un corno, dimentichi che manca il pezzo forte” rispose Jonathan, mentre Kate li guardava con aria interrogativa.

“Poco fa Allison mi ha detto che è partita oggi” disse Chris.

“Scusate la mia curiosità, ma di chi state parlando?” chiese Kate.

“Di un’amica, Lauren. È andata a New York per lavoro e adesso va dalla sua famiglia a Sacramento” rispose Chris.

“Ah, ok”.

In quel momento entrò nel locale Shonei in compagnia di Janet, che dopo averli individuati, si diressero verso di loro.

“Ehi, ciao ragazzi”.

“Ciao Shon”.

“Vi ricordate di Janet”.

“E come potremmo mai dimenticarcene” rispose Jonathan.

Janet sorrise. “Ciao ragazzi”.

“Dove sono gli altri?”

“Sono sparpagliati in giro” rispose Chris.

“Vado a prendere da bere e torno. Tu cosa vuoi?” disse Shonei rivolta alla ragazza.

“Quello che prendi tu”.

“Ok” rispose Shonei allontanandosi.

“Siediti con noi Janet” disse Chris, facendole segno sul posto accanto a lui.

Quando Shonei raggiunse il bar, Allison ed Aaron che erano seduti un po’ distanti dalla sua posizione, non si accorsero subito della sua presenza.

“Ehi Eddie, due martini dry per favore” disse Shonei rivolgendosi all’amico che era di turno insieme a Ian.

“Martini in arrivo Shon” rispose il ragazzo.

A quel punto, Allison si sporse sul bancone guardando oltre Aaron e vide la ragazza. “Ehi Shon”.

Shonei si voltò verso di loro e sorrise. “Ehi piccioncini, vedo che vi state dando da fare lontano da occhi indiscreti”.

Aaron rise alla sua insinuazione, mentre Allison alzava il dito medio verso di lei. Shonei ridacchiò avvicinandosi ai due ragazzi. “Non vedo Chloe”.

“Lei non è uscita stasera”.

“Cosa?” chiese sorpresa.

“Credo che le manchi molto Lauren”.

“Dannazione, se lo avessi saputo prima sarei passata a prenderla con la forza”.

“Lauren è la tua amica?” chiese Aaron.

“Sì, la ragazza di Chloe”.

“Davvero? Non pensavo che Chloe avesse una ragazza”.

“Ma non te lo avevo già detto?”

“Non che io ricordi”.

Shonei rise. “Si vede che era troppo occupato a sbavarti addosso per poterti ascoltare”.

“Lo credo bene, guarda che fisico che mi ritrovo” disse Allison con malizia. “A proposito, sei venuta da sola o…”

“No, sono con Janet”.

“La ragazza che ci hai presentato giorni fa al Rhythm?”

“Sì, proprio lei”.

“Un momento, non sarà lei la tua…” disse la ragazza, interrompendosi quando vide l’espressione divertita dell’altra. “Oh cazzo, è lei!”

Eddie appoggiò sul bancone le ordinazioni. “Ecco i tuoi martini”.

Shonei prese i due bicchieri ringraziando l’amico.

“È lei cosa?” chiese Aaron confuso.

“La ragazza di Shon”.

“Io non oserei definirla proprio così, ma va bene. L’importante è che tu non diventi troppo gelosa” disse Shonei allontanandosi ridendo.

Mentre stava raggiungendo gli altri vide Timothy ritornare al suo posto. Diede un’occhiata in pista, notando anche Steph e Jessie ballare insieme. Si fermò un istante a guardarle scuotendo la testa e ritornò a sedersi.

 

 

Mentre Ellis era occupata a chiacchierare con qualcuno davanti all’entrata, ricevendo i primi complimenti per i suoi scatti, Max si godeva la mostra. Audrey si era allontanata da lei dopo aver ricevuto una telefonata. A un certo punto Max si fermò affascinata da una foto ritratto in bianco e nero. Rimase lì a contemplarla completamente rapita. L’immagine rappresentava una donna di profilo completamente nuda, seduta a terra, con le ginocchia incrociate, appoggiandosi su una mano, mentre con l’altra teneva stretto al suo petto un lenzuolo bianco, come per nascondersi. Ciò che più l’affascinava di quello scatto, era lo sguardo della ragazza rivolto verso l’obbiettivo. C’era qualcosa in quegli occhi che la scrutavano e da cui non riusciva a distogliere lo sguardo. Max fece un passo in avanti per guardare la foto più da vicino immergendosi in quello sguardo magnetico. Ellis si spostò più all’interno della galleria e così si accorse della ragazza, ferma ad osservare la foto che ha aveva segnato la sua vita. Qualcun si fermò parlare con la fotografa, distraendola dalla sua attenzione su Max.

“Devo farti i miei più sentiti complimenti Ellis. Questa mostra è pura poesia e mi sono completamente innamorato di ogni scatto. Sappi che avrai un mio cospicuo contributo”.

“Oh, la ringrazio infintamente Donald”.

Sopraggiunsero altre due persone con loro, ormai Ellis si sentiva completamente braccata, ma di tanto in tanto riusciva a lanciare un’occhiata a Max.

 

 

A un certo punto un ragazzo si fermò accanto a Max che stava ancora guardando la foto.

“È davvero incredibile la bellezza di questa foto. Ellis ci sa davvero fare con la macchina fotografica. Riesce a rendere il soggetto più bello di quello che è realmente” disse il ragazzo guardando la foto.

Max si girò verso di lui. “A dire il vero, credo che il soggetto sia bello anche senza doverlo migliorare”.

Il ragazzo si voltò osservandola attentamente mentre le sorrideva. “Sì, hai perfettamente ragione ma sono convinto che a questa mostra, ci siano ragazze molto più belle e affascinanti di lei”.

Max si sentì a disagio per il chiaro tentativo di approcciò del ragazzo. Sorrise cortesemente. “Beh, grazie del complimento, ma credo che lei sia senza ombra di dubbio, il miglior soggetto per una foto” rispose cercando di rimanere l'argomento sul tema della fotografia.

“Forse sarà anche il soggetto migliore per una fotografia, ma non dal vivo”. Il tizio era uno di quelli che non si arrendeva facilmente. “Accidenti, sono un maleducato, non mi sono nemmeno presentato. Io sono Roland” disse il ragazzo porgendole la mano.

“Piacere, io sono Max”.

“Ah, quindi sei quella Maxine” disse il ragazzo felicemente sorpreso.

“Scusami, ma non credo di capire”.

Roland ignorò il commento della ragazza. “Conosco Ellis da tanto tempo e non manco mai a una sua mostra. Tu invece? È la prima volta che ci vieni? Non mi sembra di avere avuto mai il piacere di conoscerti in altre occasioni… sfortunatamente”.

“Io sono un'amica e collega di Ellis e non la conosco da tantissimo tempo. Questa è la sua prima mostra a cui partecipo”.

“È così fortunata Ellis, sempre accerchiata da belle ragazze e avvenenti amiche”.

 

 

Ellis che continuava a chiacchierare con gli ospiti, si accorse della presenza del ragazzo che conosceva fin troppo bene. “Ehm... potete scusarmi un attimo? Torno subito” disse la ragazza allontanandosi velocemente dal gruppo. Si avvicinò al buffet per prendere due calici di champagne e si diresse verso la ragazza in tutta fretta.

 

 

“Quindi sei una grande fotografa anche tu” affermò il ragazzo cercando di mantenere viva la conversazione.

“Eccomi qui, scusami tanto per l’attesa” disse Ellis, porgendole un bicchiere che Max prese.

“Oh, grazie Ellis”.

“Prego” rispose Ellis, mettendole un braccio attorno ai fianchi, gesto che non passò inosservato al ragazzo.

“Oh, ciao Roland, sono contenta di rivederti. Allora, cosa ne pensi delle mie nuove foto?”

“Sono particolarmente affascinanti, come sempre del resto”.

“Ti ringrazio, sei sempre molto gentile”.

“Sono soltanto sincero. Beh, credo che adesso dovrò continuare il giro, non vorrei perdermi il resto”.

“Giusto, infondo è per questo che sei qui” disse Ellis sorridendo, anche se la sua frase sembrava più una frecciatina nei suoi confronti.

“Esatto Ellis. Bene, allora vi lascio. Mi ha fatto davvero piacere conoscerti Max, spero di rivederti presto, magari in qualche altra occasione”.

Max si sforzò di sorridere annuendo.

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“Scusami tanto per averti lasciata sola ma sai, con tutta questa gente mi riesce difficile fare quello che mi pare. Di solito durante una mostra non mi perdo in chiacchiere, ma è anche una serata di beneficienza e non posso esimermi dal dare qualche stretta di mano in giro”.

“Sì lo so, non devi preoccuparti”.

“Credo sia meglio che resti con te. Non si sa mai che tipi viscidi si possano accostare a te”.

“È un viscido?”

“Sì, ci conosciamo da un casino di tempo e viene alle mie mostre solo per rimorchiare”.

“Ha detto che sei circondata sempre da belle e avvenenti ragazze”.

“Ecco spiegato il motivo per cui viene alla mie mostre”.

Max rise accorgendosi solo in quel momento che il braccio di Ellis era ancora appoggiato attorno ai suoi fianchi. Ellis seguì lo sguardo della ragazza e tirò subito indietro la mano.

“Oh, scusami Max” disse Ellis a disagio. “Allora, ho visto che sei ferma qui da parecchio a osservare questa foto. Che ne pensi, ti piace?”

“È davvero una bella foto, ha qualcosa di magico e lei è bellissima”.

“Sì, è un bel soggetto”.

“Ha posato per te?”

“Sì, non è l'unica foto che ho di lei. Ho fatto altri scatti sempre in bianco e nero ma… questa è decisamente la migliore”.

“Fa la modella per caso?”

“Non che io sappia, almeno ai tempi non lo era. Ha posato per me come fa Bonnie. Adoravo scattarle foto”.

“Solo foto di nudo?”

“No, però per la maggior parte lo sono”.

“Deve essere una vera professionista se non ha mai provato imbarazzo a farsi scattare foto così”.

“Non era mai in imbarazzo, ma io sì”.

“Tu?”

“Quando lavoro non presto attenzione alla nudità di una persona. In realtà per me è come se fosse vestita. In questo modo chi posa per me non si sente mai a disagio. Credo di guardare con più interesse quelle vestite. Infondo quelle svestite non hanno nulla da nascondere. È già tutto in bella mostra” disse ironica.

Max sorrise scuotendo la testa tornando a guardare la foto.

“Ma con lei è stato diverso”.

La ragazza si voltò di nuovo verso di lei in attesa che proseguisse. A quel punto Ellis chiese: “Cosa vedi in questa foto?”

“C’è qualcosa in quello sguardo, non so bene come spiegarlo. Ci stavo pensando prima che mi interrompesse Ronald”.

“Bene, adesso non ti interromperà più nessuno” disse Ellis sorridendo, bevendo un sorso di champagne.

Max si avvicinò di nuovo alla foto. “Cosa avrebbe dovuto rappresentare questa foto?”

“Nulla di preciso è soltanto una foto”.

“Sì, ma c’è qualcosa che rende questo scatto così… triste. Sì, ecco cosa trasmette, tristezza. Sembra quasi un addio”.

Ellis rimase sbalordita dalle sue parole e gli occhi le si inumidirono.

Max si voltò a guardarla. “È così?”

Ellis deglutì mandando giù tutto ad un fiato, il contenuto del suo bicchiere. “Sono davvero sorpresa”.

“Di cosa?”

“Di quello che sei riuscita a vedere. Pensavo di essere troppo coinvolta emotivamente per riuscire a leggere quello sguardo. Lei si chiama Eleonor, questo è il suo nome”.

Max si ricordò della cartella sul laptop di Ellis, denominata proprio con quel nome.

“Ricordi quando ti ho parlato di quel sogno ricorrente?”

Max annuì.

“Beh, era lei il mio sogno. Lo è stato a lungo, fino a quando ho compreso di essermi completamente innamorata di lei. Fino a quel momento, non avevo mai mescolato il lavoro con la mia vita privata. Avrei voluto affrontare quella situazione in maniera del tutto diversa. Magari parlarne con lei e invece… ero così coinvolta che alla fine mi sono lasciata andare e durante una sessione… l’ho baciata, è stato più forte di me… non sono riuscita a controllarmi”.

Ellis raccontava la sua vicenda, tenendo gli occhi fissi in quelli di Eleonor che la fissava dalla foto. “Quell’evento ha segnato la fine della nostra collaborazione che durava ormai da circa un anno. Lei non era interessata a me, non come avrei voluto. Da quel momento in poi, le cose sarebbero state troppo difficili tra noi. Non potevamo più lavorare insieme come se non fosse mai successo nulla. Così, lei ha deciso di interrompere per sempre le nostre sessioni. Vorrei poter dire che fossi d’accordo con la sua scelta, ma non lo ero affatto. Anche se sapevo che era la cosa giusta da fare, non riuscivo ad accettarla. Però non ho avuto altra scelta. Dopo due mesi, venni a sapere che aveva lasciato Portland per lavoro e da quel momento non l’ho più rivista. Non so più nulla di lei. Il consiglio che ti ho dato quel giorno è sempre valido Max. Devi stare sola attenta che le cose non ti sfuggano di mano, come è successo a me”.

“Ma avevi detto di avere affrontato la situazione” disse Max confusa.

“Sì, l’ho fatto ma nel modo sbagliato. Mi sono lasciata trasportare dai miei sentimenti verso di lei”.

Max rimase in silenzio a guardarla riuscendo a percepire il dolore che portava ancora dentro. “Sei ancora… innamorata di lei?”

Ellis si voltò verso la ragazza. “Così credevo…”

Rimasero a fissarsi per qualche istante e poi una donna che le raggiunse, interrompendole. “Ciao Ellis, scusa se ti interrompo ma avrei bisogno di parlarti un attimo se è possibile”.

“Oh, ma certo, arrivo subito”.

Ellis si rivolse a Max. “Continua il tuo giro, io cerco di raggiungerti il più presto possibile”.

“Va bene”.

Max si voltò di nuovo verso la foto non riuscendo a staccare gli occhi. Ellis che si stava allontanando in compagnia della donna, si voltò verso di lei ancora intenta a fissare la foto. Sembrava completamente rapita. Poi si rivolse alla donna al suo fianco, che aveva iniziato a farle domande sua una foto che voleva acquistare.

“Potresti scusarmi un momento? Arrivo subito” disse la fotografa raggiungendo velocemente la sua segretaria.

“Audrey”.

“Ellis, dimmi?”

“Avvisa Noah di non permettere a nessuno di acquistare la foto di nudo?”

“Oh, come mai?”

“Ci ho ripensato. Se qualcuno dovesse fare un’offerta per quello scatto, deve rispondere che è stato già venduto”.

“E se vogliono offrire davvero tanto?”

“Non ha importanza quanto siano disposti a sborsare. Quella foto non è in vendita”.

“Va bene, lo avviso subito” disse Audrey, confusa dal suo ripensamento.

Nel frattempo Margaret raggiunse Max. “Eccoti qui”.

“Ciao Margaret”.

“Scusami se non ti ho raggiunta subito ma sai, conosco la maggior parte delle persone presenti qui. È davvero un tormento”.

“Non scusarti”.

Margaret guardò la foto di Eleonor. “Oh, finalmente ha deciso di sbarazzarsene. Sono anni che le dico di smetterla di pensare a lei”.

La donna si voltò a guardare Max sorridendo. “Si vede che i suoi interessi sono cambiati adesso. Vieni Max, proseguiamo con il giro”.

 

 

Al Paradise, tutti i ragazzi erano seduti sullo stesso divanetto a chiacchierare. La serata proseguiva tranquillamente, anche se non mancarono alcuni scambi di sguardi poco amichevoli, da parte di Steph nei confronti di Shonei. Janet nel frattempo non mancava di accarezzare i capelli di Shonei, sussurrarle qualcosa all’orecchio e darle un bacio di tanto in tanto. Questo atteggiamento non fece altro che aumentare l’ostilità di Steph nei suoi confronti. Però era abbastanza evidente che il vero problema non fosse Shonei, ma il suo rapporto con Jessie. Con lei, non si sarebbe mai potuta lasciare andare a gesti affettuosi, soprattutto davanti ad altri. Era già successo che Steph avesse tentato di prenderle una mano, senza ottenere nessun risultato. A un certo punto Shonei e Janet si alzarono per raggiungere il bar per ordinare qualcos’altro. Dopo aver terminato di bere i loro drink, Shonei si diresse al bagno mentre Janet si ributtava in pista a ballare, in attesa di essere raggiunta dalla ragazza. Mentre Shonei era in bagno quando qualcun altro entrò, chiudendosi nella cabina di fianco alla sua. A un tratto la ragazza sentì la voce riconoscibilissima di Jessie, che sembrava aver chiamato la sua amica Mary. Così non poté fare altro che ascoltare la conversazione.

“Allora, dove sei? Davvero? Siete soltanto voi due?... ah, però… è fantastico. Quindi le cose si stanno facendo davvero serie, eh?”

Mentre Shonei ascoltava la conversazione, si rese conto che il tono di voce di Jessie era alquanto strano. Sembrava che la ragazza si stesse sforzando in tutti modi di sembrare serena e felice con l’amica, ma sembrava non esserlo affatto.

“Oh, io sono al Paradise con Steph e altri suoi amici. Sì certo, mi diverto eccome. Però mi manca uscire con te. No, le altre non le ho chiamate, con loro finirebbe solo in un modo, lo sai. Ma no, non devi preoccuparti per me, io sto bene. Tu pensa a divertirti con il tuo ragazzo. Certo, ci vediamo presto… ok, ciao”.

Shonei uscì dalla sua cabina spostandosi davanti a uno dei lavelli per lavarsi le mani, mentre rifletteva su ciò che aveva appena ascoltato. In quella breve conversazione che aveva ascoltato, aveva compreso che Mary si fosse fidanzata e Jessie, invece di essere felice per lei, sembrava triste e forse anche preoccupata. Ma forse non era preoccupata per l’amica, ma per sé stessa. Mentre continuava a lavarsi le mani, sentì la porta aprirsi alle sue spalle. Alzando lo sguardo, vide il volto sorpreso della ragazza attraverso lo specchio. Jessie si avvicinò al lavello per lavarsi le mani in assoluto silenzio, mentre Shonei continuava a guardarla attraverso lo specchio. Si raddrizzò scrollando le mani nel lavello e si diresse verso la parete dove era situato il distributore asciugamani di carta. Ne strappò via due fogli e mentre si asciugava le mani, tornò di nuovo davanti al lavello appoggiandosi di spalle, non staccando nemmeno per un momento lo sguardo dalla ragazza. Jessie continuò a sentire il suo sguardo bruciarle addosso.

“Deve essere davvero difficile per te” disse a un tratto Shonei.

Jessie spostò il suo sguardo verso Shonei. “Cosa?”

“La tua situazione”.

Jessie la guardò confusa. “Di cosa stai parlando?”

“Oooh avanti, non fare la finta tonda. Lo sai bene a cosa mi sto riferendo. Non pensare che io non sappia cosa stai facendo”.

“E cosa starei facendo?”

“Stai cercando di rimanere a galla aggrappandoti a Steph, ma prima o poi cadrai giù e lei con te”.

“Non so cosa stai cercando di dirmi…”

“Mary si è trovata un fidanzato e non ha il tempo di stare con te. Magari un’uscita a quattro potrebbe risolvere il problema, ma la tua amica non sa come stanno le cose con Steph, vero? Lei pensa che voi due siate soltanto delle semplici amiche e tu, non hai nessuna intenzione di rivelarle la verità perché a te non sono mai interessate le donne. E poi chissà cosa potrebbe pensare la tua amica di te. Inoltre con le altre tue amiche non vuoi averci niente a che fare. Il tuo ragazzo ti ha mollata dopo una storia durata per anni. Non mi sorprenderebbe sapere che magari è stato l’unico ragazzo che tu abbia mai avuto in tutta la tua vita. E anche se non fosse così, sei sempre stata circondata dalle attenzioni di qualcuno, ma adesso le cose sono cambiate e hai paura. Sei tremendamente spaventata, ed è per questo che ti sei aggrappata a Steph con tutte le tue forze, perché sai che lei non ti volterebbe mai le spalle. Però Steph è stupidamente innamorata di te e questo complica le cose, ma a te non importa perché tu sei disposta a tutto, pur di non far diventare realtà un dei tuoi peggiori incubi, cioè quello di rimanere completamente sola”.

Shonei aveva espresso il suo pensiero lasciando la ragazza senza parole.

“Sei così egoista, che non ti importa assolutamente niente di quanto potresti farle male. Per te sembra quasi tutto un gioco” continuò Shonei aggredendola.

“Io non sto giocando con lei” disse Jessie con un filo di voce, ferita da quanto le era stato appena detto, anche se a farle più male, era la concreta possibilità che la ragazza avesse perfettamente ragione.

“E io ti credo, lo so che non stai giocando, o almeno non di proposito. Sei spinta da ragioni del tutto umane e più forti di te. Però non stai facendo assolutamente nulla per proteggerla da tutto questo. Lei ci tiene davvero tanto e tu hai il dovere di risparmiarle l’ennesima delusione, perché lo sappiamo entrambe che tu non la ami. È ora che tu sistemi le cose e devi farlo prima che sia troppo tardi, perché più tempo aspetti più sarà peggio per lei.

“Io… ci tengo a lei…” disse Jessie con il magone in gola.

Shonei a quel punto si scostò dal lavello buttando gli asciugamani di carta, nel cesto della spazzatura. Poi si avvicinò a lei addolcendo un po’ il tono di voce. “Lo so, ma non quanto lei. Se tu l’amassi, le cose sarebbero diverse ma purtroppo non è così, quindi cerca di fare la cosa giusta, fallo per lei”. 

Detto questo, Shonei si allontanò dalla ragazza uscendo dal bagno, mentre Jessie si asciugava una lacrima che scendeva sul viso.

Quando Shonei si trovò a passare dal bar, vide Steph seduta su uno sgabello con lo sguardo puntato sul suo drink bevuto per metà. Tentennò per qualche istante, indecisa se avvicinarla o meno e alla fine, si avvicinò al bancone con la scusa di ordinare qualcosa da bere. “Eddie, un whisky e coca”.

“Stai facendo il pieno stasera?” chiese il ragazzo sorridendo.

“Sì, sono ancora troppo sobria per i miei gusti” rispose la ragazza sedendosi affianco a Steph senza che lei si voltasse.

Steph continuò a guardare il suo drink completamente assorta. Shonei, non sapeva se rivolgerle la parola in quel momento fosse una mossa astuta, visto il suo stato d’animo, ma ci provò lo stesso. “Finirà per tornarsene da solo nella bottiglia”.

Steph alzò lo sguardo, voltandosi verso di lei con aria interrogativa.

“Il tuo drink” disse Shonei indicandolo.

Steph guardò il bicchiere che aveva davanti, lo afferrò portandoselo alle labbra bevendo un sorso del suo contenuto.

“Ecco a te Shon” disse Eddie servendola il suo whisky per poi allontanarsi.

Shonei fece un sorso e poi si voltò a guardare Steph. “È tutto ok?”

“Direi di sì, almeno fino a qualche secondo fa” rispose Steph, mettendo ben in evidenza che la sua presenza non fosse gradita.

La ragazza infastidita dalla sua risposta disse: “Penso che tu abbia problemi ben più grandi della mia compagnia”.

“Ah sì? E quali sarebbero?”

“Ad esempio la tua relazione straordinaria con Jessie” disse Shonei con sarcasmo.

Steph prese un altro sorso dal suo drink con un sorriso tirato. “E della tua ne vogliamo parlare?”

“Janet?”

“Sì, proprio lei”.

“C’è poco da dire, la nostra non è una vera e propria relazione”.

“Come tutte del resto, quindi non venirmi a dare lezioni in merito all’argomento”.

“Non è questa la mia intenzione”.

“Allora cos’è che vuoi?”

“Che tu non commetta l’errore di credere seriamente di avere una possibilità con lei, perché sai bene che non è così”.

“Ma tu cosa ne sai? Hai la sfera di cristallo per caso?” chiese infastidita.

“Non ne ho bisogno, si vede lontano un miglio che non ha il tuo stesso interesse”.

“Bene e anche se fosse? A te cosa diavolo interessa?”

“Non voglio che tu rimanga scottata ancora…”

“Oooh ma piantala Shon, sono veramente stufa di te e delle tue stronzate!”

“Non sono affatto stronzate! Io sono davvero preoccupata per te e lo è anche Chloe, ma a quanto pare siamo le uniche” disse Shonei iniziando a scaldarsi. “Non hai più nemmeno un briciolo di amor proprio! Non te ne frega più niente nemmeno di te stessa, ti stai completamente annullando e per chi?! Per una persona che non sarà mai in grado di darti quello di cui hai bisogno?!”

“Smettila Shon, non voglio più ascoltarti” disse Steph esausta, alzando una mano per zittirla.

“Fa male guardare in faccia alla realtà, vero?!” continuò Shonei imperterrita.

“Tu non sai nemmeno cosa diavolo sia la verità!”

“Lei non ricambierà mai i tuoi sentimenti!”

“Adesso basta!”

“Quanto tempo ti ci vuole per capire che per lei, sei soltanto un ripiego?!”

Steph si voltò di scatto verso di lei con un’espressione ferita sul volto. Poi mandò giù tutto a d’un fiato il resto del suo drink e si alzò dallo sgabello.

“Mi dispiace… io” disse Shonei rendendosi conto di aver esagerato e cercando di rimediare.

Steph si allontanò da lei in silenzio tornando dagli altri. Shonei sospirò sconfitta, poi voltandosi alla sua destra, vide Jessie che era finalmente uscita dal bagno. Quando le passò accanto, si fermò per un breve istante fissandola e poi si incamminò per tornare da Steph.

 

 

Max continuava il suo giro in compagnia di Margaret e Audrey, che si era unita a loro. Si trovavano nell’ampia sala posta alla fine della galleria. Al centro della parete frontale, si era fermato un gruppetto di persone che impediva loro di vedere oltre. Max incuriosita, iniziò ad avvicinarsi mentre Margaret e Audrey, si scambiavano uno sguardo complice sorridendo. Avvicinandosi al gruppetto di persone, Max ascoltò la loro conversazione.

“Devo dire che questa Maxine Caulfield ha decisamente buon gusto. Trovo davvero fantastica questa foto”.

“Non è facile riuscire a scattare questo genere foto. Se non sei davvero in gamba rischi di cadere facilmente nel volgare” disse un uomo sulla cinquantina, fissando con attenzione la foto.

“Io non ho ancora capito chi sia questa Maxine”.

“Da come ho capito lavora fianco a fianco ad Ellis”.

“Sì, anche io ho saputo lo stesso da una mia amica che si è fatta scattare delle foto allo studio”.

Nonostante la poca visuale, dovuta alle spalle delle persone che stavano chiacchierando tra loro, Max riuscì a trovare un varco guardando verso la parete. Il suo cuore perse un battito sgranando gli occhi incredula. Non riusciva a credere ai suoi occhi, ma alla parete c’era uno scatto che aveva fatto a Bonnie. Sotto alla foto c’era fissata una targhetta nera, con sopra scritto il suo nome con caratteri dorati. Rimase a fissare la sua foto completamente scioccata mentre alle sue orecchie, giungevano le voci ovattate delle persone che continuavano a fare apprezzamenti.

Audrey e Margaret si guardarono con complicità e quest’ultima raggiunse Max, ancora stordita dalla situazione del tutto inaspettata. “Max, è una foto davvero stupenda. Hai fatto un ottimo lavoro”.

A un tratto le voci delle persone cessarono e ascoltando le parole della donna, si voltarono incuriosite verso Max.

“Oh, quindi tu sei l’autrice della foto, devo farti i miei più sentiti complimenti” disse un uomo con ammirazione.

“G-grazie…” disse Max impacciata.

“Il tuo scatto è un’opera d’arte, mi piace tantissimo. Congratulazioni davvero” disse un altro.

“Mi fa piacere sapere che le piaccia”.

“Senza nulla togliere a tua figlia per cui nutro una profonda ammirazione, ma questa fotografia mi ha praticamente rapita” disse una donna rivolgendosi a Margaret.

“Non mi offendo, perché è evidente che qui siamo dinanzi a un altro talento, ed Ellis ne è pienamente consapevole” rispose Margaret sorridendo.

“Ne ho viste di belle foto oggi, ma la tua è al pari di quelle di Ellis. Trovo che sia davvero molto raffinata ed espressiva. È davvero un peccato che non sia in vendita. Questa è una foto di classe, esprime sensualità e intimità senza sfociare nel volgare. Inoltre l’utilizzo del bianco e nero dona molta eleganza allo scatto, risaltando ancora di più la bellezza della modella. Ancora congratulazioni Maxine, spero davvero che le tue foto continueranno a essere esposte in futuro com’è giusto che sia, così che io possa vedere altri tuoi lavori” disse l’uomo sulla cinquantina che sembrava sapere il fatto suo. Sicuramente non faceva parte di quegli ospiti di cui parlava Ellis.

“La ringrazio davvero tanto per le sue parole” disse Max sorridendo.

Altre persone si fermarono a osservare la foto, mentre Max faceva alcuni passi indietro seguita da Margaret. Rimasero ancora un po’ a guardare la foto. “Va tutto bene Max?” chiese la donna guardandola.

“S-sì… è solo…”

“Non te lo aspettavi”.

“Esattamente, Ellis non mi ha detto… nulla... questo mi ha colto di sorpresa”.

“Invece a me no” disse la donna ricevendo un’occhiata dalla ragazza. “Conosco bene mia figlia e se ha fatto questo…” disse la donna indicando il quadro. “…vuol dire che nutre una profonda stima per te e il tuo lavoro. Per Ellis non è affatto facile ammettere che ci sia qualcuno in gamba come lei. È sempre molto competitiva quando si tratta del suo lavoro. Questo lo ha preso sicuramente da suo padre”.

Audrey le avvicinò sorridendo e Max le chiese: “Tu lo sapevi, non è vero?”

“Ebbene sì, ammetto che ne ero a conoscenza”.

Mentre Audrey conversava con Margaret, Max abbassò lo sguardo pensando ad Ellis. Istintivamente si voltò alle sue spalle facendo un paio di passi, guardandosi intorno come per cercarla. A un tratto si bloccò di colpo, quando i suoi occhi incrociarono quelli di Ellis, che la osservava con attenzione da una certa distanza, tenendo le mani in tasca. Rimasero ferme a fissarsi per secondi che sembravano un’eternità. Alla fine un timido sorriso comparve sul volto di entrambe. Poi Ellis le voltò le spalle allontanandosi, mentre Max continuava a guardarla.

 

 

Chloe stava dormendo da circa mezz'ora con la scatola di pizza appoggiata sulla pancia. Flerk era seduto su di lei approfittando della situazione, per accaparrarsi ciò che rimaneva della pizza. Il telefono appoggiato sul tavolino iniziò a squillare. La ragazza si ridestò di colpo afferrando il telefono senza guardare chi la stesse chiamando. Con gli occhi ancora chiusi e Flerk intento a divorare gli avanzi, rispose alla chiamata.

“Pronto…”

“Chloe”.

“Chi sei?” disse la sua voce ancora impastata dal sonno.

“Ma come chi sono? Lauren, sai la tua fidanzata, quella bella ragazza con il fisico perfetto, lo sguardo ammaliante e...” rispose a tono basso.

“No, non può essere, io non ho una ragazza del genere. La mia fidanzata non è così perfetta” disse Chloe con tono serio mentre sorrideva.

Lauren restò in silenzio per qualche istante, giusto il tempo di assimilare le parole della ragazza. “Sei fortunata che io non sia lì con te in questo momento, altrimenti avresti un gran bel problema da risolvere”.

Chloe cominciò a ridere divertita. “Pensavo che non mi avresti più chiamata”.

“Avevo troppa voglia di sentirti”.

“Dove sei?”

“Sono a casa dei miei e per la precisione, nella mia vecchia stanza. Ma per caso stavi dormendo?”

“Sì”.

“Scusami, non volevo disturbarti”.

“Non mi disturbi affatto. Mi sono addormentata sul divano davanti al televisore con il mio compagno”.

“Compagno?”

“Sì, quel gran figo con il fisico atletico e perfetto, lo sguardo ammaliante e... tanto, tanto… pelo”.

“Bleah, è disgustoso”.

“Però ci sa fare?”

“A fare cosa?”

“A mangiare gli avanzi di pizza” rispose la ragazza, accarezzando Flerk che si leccava i baffi mentre Lauren rideva.

Poi riflettendo Lauren chiese: “Quindi sei rimasta a casa?”

“Sì, non mi andava di uscire”.

“Steph?”

“Lei uscita”.

“E tu dopo una settimana buttata in ospedale, hai preferito stare in casa da sola?”

“Già, ma non sono sola, c’è il mio fedele amico peloso. In questa settimana ha sentito tanto la mia mancanza. Di solito quando non sono in casa, cerca attenzioni da Steph”.

“Aww, che carino”.

“Sì certo, dillo a Steph questo, sono sicura che sarà completamente d’accordo con te” disse sarcastica.

“Ascolta Chloe, stavo pensando…”

“Noooo, tu pensi?” chiese la ragazza fingendosi sorpresa per prenderla in giro.

“Questa me la segno insieme a tutto il resto. Allora, dicevo… che ne pensi del mio approccio con Shon?”

“Stai scherzando, vero? Davvero ne stiamo parlando ancora?”

“Ti avevo detto che non sarebbe finita lì”.

“La prossima volta che hai intenzione di provocare qualcuno in quel modo, assicurati che io non sia presente”.

“Quindi mi posso permettere di rifarlo ancora?”

“Sì, tu provaci e ti giuro che non rispondo più di me” disse Chloe seria.

“Mmm, mi piace quando sei gelosa” disse Lauren cambiando tono di voce.

Chloe sgranò gli occhi, scansando la scatola di pizza e Flerk dalla sua pancia. “Non dirmi che stai per rifarlo”.

“Rifare cosa?” chiese la ragazza con tono provocante.

Chloe si portò una mano sugli occhi ridendo. “Non ci credo”.

“A cosa non credi?” continuò Lauren con tono sensuale e provocatorio.

“Puoi tornare a essere seria per favore?”

“Ma io sono tremendamente seria, vuoi vedere quanto?”

“Ehm, no grazie”.

“Oh avanti, stai al gioco una volta tanto. Cosa ti costa? Se non posso fare queste cose con te, con chi dovrei farle?”.

“Ah… e cosa staresti facendo per la precisione?”

“Chiudi gli occhi”.

“Perché?”

“Giuro che quando torno...”

“E va bene, come vuoi tu” disse la ragazza chiudendo gli occhi.

“Hai chiuso gli occhi?”

“Sì”.

“E come faccio a sapere che non stai mentendo?”

“Lo sapevo che avresti detto questo”.

“Forse dovremmo fare una video chiamata” disse Lauren con tono malizioso.

“Hai idea di quanto sia stupida questa cosa?”

“Questa cosa ha un nome”.

“Lo so”.

“Non è come farlo dal vivo però...”

“Lauren, non farò sesso al telefono con te e poi, come diavolo ti è venuta in mente una cosa del genere?”

“Pensavo fossi di mentalità più aperta”.

“Mi dispiace deluderti, ma questa cosa è...”

“E va bene, hai vinto tu. Vuol dire che farò tutto da sola e tu dovrai ascoltare fino all'ultimo parola”.

“Santo cielo Lauren, mi hai svegliata per questo?”

“Immagina che adesso io sia lì e...”

Chloe scosse la testa sospirando.

“Vorrei tanto essere lì con te e baciarti tutta. Sentire il calore del tuo corpo e delle tue mani su di me. Mi manca l'odore della tua pelle e il suo sapore nella mia bocca”.

“Lauren!” disse in tono di rimprovero mentre Lauren rideva di gusto.

“Dio Chloe, quanto vorrei vedere la tua espressione adesso” disse Lauren ridendo.

“Non è piacevole essere prese per il culo dalla propria ragazza”.

Poi Lauren tornò seria. “Mi manchi un casino”.

“Mi manchi tanto anche tu. Allora, come sta la tua famiglia? E soprattutto come hanno reagito al tuo arrivo?”

“Loro stanno tutti bene, ed è stato così emozionante rivederli dopo tanto tempo”.

“Mi fa piacere saperlo”.

“Sai, ho intenzione di dire alla mia famiglia di te”.

“Oh-oh!” esclamò Chloe.

“Di cosa hai paura? Non sei nemmeno qui. Sicuramente mi chiederanno se c'è qualcuno nella mia vita e...”

“Ma come, non te lo hanno ancora chiesto?”

“No, abbiamo parlato di tante cose ma non della mia vita privata, almeno non per ora. Sarà perché questo argomento, ci riporta alla mente cose difficili del passato e non è facile”.

“Tu stai bene?”

“Sì, beh... devo ammettere che giunta in città, ho avvertito un po’ di ansia. Ero emozionata e felice ma... sono successe così tante cose qui. Ci sono tanti ricordi piacevoli e altri molto meno”.

“Promettimi che se ne sentirai il bisogno mi chiamerai. Se per caso dovessi avere problemi, voglio saperlo”.

“Te lo prometto, ma devi stare tranquilla. Non preoccuparti, ok?”

“E invece mi preoccupo”.

“Guarda che se non la smetti iniziò a molestarti per telefono” minacciò in modo ironico Lauren, per cercare di sviare dall'argomento e tranquillizzare la ragazza.

“Oh no, ti prego” supplicò Chloe ridendo in compagnia della ragazza.

“Beh, adesso ti lascio dormire. Ti auguro buonanotte Chloe, ci sentiamo domani, ok?”

“Certo, buonanotte Lauren”.

Terminata la telefonata l’espressione di Chloe divenne subito triste, non poteva fare a meno di sentirsi sola. Era innegabile che Lauren le mancasse tanto, ma le mancava anche Max, nonostante potesse vederla in qualsiasi momento. Tranne per quanto aveva degli impegni, come quella stessa sera. Sospirò chiudendo gli occhi portandosi un braccio sulla fronte. Flerk, quasi come se avesse percepito il suo senso di solitudine, le si avvicinò accoccolandosi più vicino a lei. Chloe sorrise mentre lo accarezzava. “Cosa farei senza di te”.

 

 

Al Paradise la serata procedeva tranquillamente, ma l’umore si Steph non era certamente dei migliori. Inoltre la ragazza continuava a sentirsi gli occhi di Shonei addosso. Stanca della situazione e non riuscendo a divertirsi in compagnia degli altri, decise di tornare a casa. Salutò gli amici e si allontanò in compagnia di Jessie. Durante il tragitto in auto, la tensione era così alta che si poteva tagliare con un coltello. Non ci fu un minimo di conversazione tra loro, almeno fino a quando non si ritrovarono davanti alla porta dell’appartamento di Jessie. A quel punto la ragazza chiese a Steph: “Ti va di entrare?”

“No, sono stanca e voglio andare a dormire” rispose la ragazza un po’ irritata.

“Va tutto bene?”

“Sì, alla grande. Adesso scusami ma…”

“Cos’hai?”

“Niente, non ho assolutamente nulla”.

“Sei stata strana per tutta la sera e non capisco perché siamo dovute andare via prima”.

“Potevi rimanere se volevi, non eri costretta a rientrare con me”.

“Sei arrabbiata?”

“No, non sono arrabbiata…”

“Allora cosa?!” chiese la ragazza alzando leggermente la voce, mentre qualcuno passava per il corridoio.

A quel punto Jessie entrò nel suo appartamento, facendo segno all’altra di entrare. Steph scosse la testa infastidita dalla richiesta della ragazza. Dopo essere entrata, chiuse la porta alle sue spalle e si voltò verso Jessie, che la fissava con aria interrogativa.

“Dimmi cosa c’è che non va, perché mi sembra abbastanza evidente che oggi ti girano”.

“Non so cosa diavolo stiamo facendo” disse Steph.

“In che senso? Non capisco a cosa ti riferisci”.

“A questa cosa che c’è tra noi e che non so nemmeno come definire”.

“Steph…”

“Sono stufa di tutto”.

“Di cosa, di me?”

“No, non di te, almeno non direttamente”.

“Cosa ti infastidisce così tanto?”

“Praticamente tutto! Sono stata sola nel mio appartamento per una settimana! Sei rimasta a dormire da me soltanto due notti e solo perché te l’ho chiesto io! Non abbiamo più fatto sesso e per me va bene, perché non voglio importi nulla e posso aspettare! Il punto è che non so più cosa sto aspettando! Non parliamo mai di come stanno le cose tra di noi! Sono sempre io a cercarti, per un contatto, anche per un semplice bacio! Mi sembra di elemosinare attenzioni! Non è così che dovrebbe funzionare una relazione e tu lo sai!”

“Credevo di essere stata chiara al riguardo. Ti avevo detto di avere pazienza…”

“E io ne ho di pazienza, quanta ne vuoi però… anche quando siamo con i ragazzi, non so mai come mi devo comportare! Mi sento come in gabbia, impossibilitata a far qualsiasi cosa! Quando sono con te, niente di quel che faccio è sicuro, neanche porgerti un semplice bicchiere!”

“Perché?” chiese Jessie con un filo di voce.

“Perché non so nemmeno come potresti prenderla, se per caso le nostri mani dovessero sfiorarsi per puro caso davanti agli altri! Mi sento fuori posto, tu mi fai sentire fuori posto! Non posso guardarti troppo a lungo, altrimenti qualcuno potrebbe intuire qualcosa e tu non vuoi che si sappia! Non posso prenderti per mano o baciarti, nemmeno se siamo per strada in mezzo a degli estranei! Mi fai sentire quasi… come se io fossi… sbagliata! Io non sono sbagliata! Non mi sono mai sentita così come adesso mi stai facendo sentire tu! Io non ce la faccio…”

“Mi dispiace Steph, io non pensavo…”

“E questo il punto, tu non pensi a queste cose mentre invece dovresti”.

Rimasero una dinanzi all’altra abbassando lo sguardo non sapendo più cosa fare o dire. Entrambe finirono per ripensare alle loro rispettive conversazioni avute con Shonei. A un tratto Jessie alzò i suoi occhi puntandoli su Steph e senza dire nulla, si avvicinò a lei facendo scontrare le sue labbra con le sue. Steph rimase sorpresa dal suo gesto, ma nel giro di pochi secondi si ritrovò a rispondere al bacio. Si staccarono per riprendere fiato e Jessie appoggiando la fronte a quella della ragazza disse: “Resta, non andare via”.

Sembrava quasi una supplica. Steph stava per risponderle di no, ma la ragazza glielo impedì, appoggiandole un dito sulle labbra. “Non voglio che finisca. Andrà meglio, vedrai”.

“È questo quello che vuoi?”

“Io voglio te” rispose Jessie rinnegando il pensiero che forse, le parole di Shonei corrispondessero alla pure e semplice verità. Non voleva rimanere sola, ma non voleva nemmeno rimanere legata a un passato che non le apparteneva più. Ognuno stava prendendo la propria strada e adesso, toccava anche a lei prendere la sua. Non sapeva dove l’avrebbe portata, ma non voleva fare del male alla ragazza chiudendo per sempre con lei, che le era stata accanto nonostante tutto. Dopotutto Steph sapeva come farsi voler bene, quindi perché no? Forse avrebbe potuto funzionare. Inoltre i sentimenti della ragazza nei suoi confronti, erano genuini. Certo, ci sarebbero state delle problematiche con la sua famiglia. Avrebbero accettato la sua decisione di stare con una donna? Non lo sapeva, ma al momento non le importava. Così afferrò una mano di Steph, conducendola nella sua stanza da letto quasi come per sigillare una promessa. La promessa che da quel momento in poi, anche lei si sarebbe impegnata per far funzionare quella relazione.

 

 

Dopo aver terminato il loro giro, Margaret, Audrey e Max ritornarono nell’atrio. Ellis stava stringendo la mano ad alcuni ospiti che stavano lasciando la galleria. Quando Noah vide Max le sorrise avvicinandosi. “Allora, che ne pensi della mostra? Ti è piaciuta?”

“È stato allestito tutto in maniera impeccabile e le foto, sono assolutamente fantastiche”.

“Immagino tu abbia visto anche la tua foto”.

“Sì, è stato difficile non accorgermene” disse Max un po' in imbarazzo. “Non so davvero cosa dire, se non grazie”.

“Non devi ringraziarmi. Ellis mi ha mostrato le foto che hai scattato e il tuo portfolio sul sito. Devo dire che sono rimasto molto impressionato dai tuoi scatti, quindi non è stato affatto difficile per Ellis, convincermi ad esporre quella che per lei, è la migliore foto che tu abbia scattato quel giorno”.

“Immaginavo ci fosse il suo zampino”.

“Sì, ma non pensare che io abbia accettato perché è stata lei a chiedermelo. Mi piacciono davvero molto le tue foto e a questo proposito, vorrei proporti una mostra dedicata esclusivamente ai tuoi lavori”.

Max sgranò gli occhi incredula mentre Margaret e Audrey la guardavano sorridendo, divertite dalla sua espressione. La ragazza era così sbalordita dalla proposta dell'uomo, che non sapeva davvero cosa rispondere.

Noah la guardò con aria interrogativa. “Va tutto bene Max?”

“Sì... scusami... è solo che non me lo aspettavo... non so davvero cosa dire...”

“Dì semplicemente di sì. Hai tutto il tempo che vuoi a disposizione per prendere una decisione e anche per prepararti all'evento nel caso decidessi di accettare”.

“Va bene, accetto molto volentieri, non so davvero come ringraziarla per l'opportunità che mi sta concedendo”.

“Sono io a ringraziare te, gli ospiti sono rimasti molto affascinati dalla tua foto e sono curiosi di vedere altro. Allora, affare fatto?” chiese l'uomo porgendole la mano che Max strinse calorosamente.

“Grazie ancora per la fiducia Noah”.

“Figurati, ora dovete scusarmi ma devo fare un controllo. Credo proprio che questa mostra stia per concludersi nel migliore dei modi”.

Noah si allontanò mentre Max era ancora lì imbambolata, rimuginando sulla proposta appena ricevuta. Sembrava un sogno che si stava realizzando e faceva fatica a crederci. Era la stessa incredulità che aveva provato in passato e che ben presto, si era trasformata in puro terrore quando aveva scoperto del pericolo che incombeva su Chloe. Era tornata di nuovo indietro rinunciando a tutto, pur di salvarla. Max temeva che da un momento all'altro si sarebbe svegliata, scoprendo che fosse tutto uno splendido sogno. Audrey le appoggiò una mano sulla spalla, ridestandola dal suo torpore.

“Stai bene Max?”

“S-sì, almeno credo...”

“Beh, io direi che per oggi hai avuto fin troppe sorprese. Dovresti rilassarti un po’, prima che ti venga un infarto” disse la ragazza ironica. “Vado a prenderti qualcosa da bere, torno subito”.

Max e Margaret rimasero da sole, ma quando quest'ultima vide Ellis nelle loro vicinanze, decise di allontanarsi anche lei. “Vado a prendere anche io qualcos'altro da bere Max”.

“Va bene”.

A quel punto Ellis la vide ferma nei pressi della reception e decise di andare da lei. Max sentendo avvicinarsi qualcuno alle sue spalle, si voltò ritrovandosi Ellis davanti.

“Ehi, Max”.

“Ehi...”

“Allora... come... come ti è sembrata la mostra?” chiese Ellis un po' nervosa.

“È stata assolutamente magnifica e le tuo foto sono davvero bellissime”.

“Grazie, mi fa piacere sentirtelo dire”.

Si sentivano entrambe cosi a disagio, che restarono a guardarsi senza aggiungere altro. Ellis si era data un gran da fare per portarla a quella mostra. Per lei aveva acquistato un abito e delle scarpe, togliendole il peso di una ricerca estenuante per negozi che forse non avrebbe portato a nulla, impedendole così di presenziare alla sua mostra. Voleva che Max capisse fino a che punto apprezzasse i suoi lavori. Quale modo migliore, se non quello di inserire una foto scattata dalla ragazza tra le sue, una fotografa affermata e molto conosciuta? Però la sua preoccupazione, era che forse aveva esagerato un tantino. Si era lasciata andare un po' troppo e il rischio che Max non potesse gradire, era decisamente alto. Inoltre, le sorprese per la ragazza non erano ancora terminate.

 

 

Max d'altro canto, si sentiva un po' in imbarazzo per tutto quello che Ellis, stava facendo per lei, senza poter in alcun modo ricambiare. Certo, aveva accettato di lavorare con lei per aiutarla allo studio, ma veniva pagata per questo. Le due cose non era per nulla paragonabili. In un certo senso si sentiva anche in colpa per essersi fatta pregare più volte, affinché accettasse il lavoro e soprattutto che ci ritornasse dopo la discussione avuta a causa di Victoria. Se la situazione fosse stata diversa, molto probabilmente Max avrebbe già avuto qualcosa da ridire in merito ai regali ricevuti, ma non era quello il caso. In nessun modo le avrebbe fatto pesare quanto aveva fatto per lei. Non poteva ricambiare, però almeno avrebbe accettato tutto senza fare storie. Avrebbe voluto dirle tutto questo, ma non riusciva a trovare la forza per farlo. Però riuscì almeno a spezzare quel silenzio imbarazzante. “Non so se lo sai ma Noah, mi ha proposto di fare una mostra delle mie foto” disse timidamente.

“Davvero? Ma è fantastico” disse Ellis sinceramente sorpresa.

“Tu... non ne sapevi davvero nulla?”

“No, lo giuro. Se aveva questa intenzione, non me ne ha parlato di certo. Sono davvero felice per te Max, te lo meriti”.

A quel punto Audrey e Margaret fecero ritorno con due calici di champagne a testa. “Eccoci qui. Questo è per te Max” disse Audrey porgendole un bicchiere.

“Grazie Audrey”.

“E questo è per la donna della serata” aggiunse Margaret, porgendone uno a sua figlia.

“Grazie mamma”.

“A questo punto direi che qui ci vuole un brindisi” propose Audrey.

Margaret sollevò il calice verso sua figlia. “Sì, buona idea. Facciamo un brindisi a questa mostra, sperando che Ellis riesca a raggiungere il suo obbiettivo...”

“Giusto” disse Audrey annuendo.

“... e anche gli altri” aggiunse Margaret lasciando sua figlia leggermente confusa.

“Alla mostra” disse Audrey.

Così le quattro donne fecero tintinnare i loro calici, bevendo un sorso dello champagne, mentre gli occhi di Max ed Ellis si incrociavano ancora una volta. Dopo altri dieci minuti Margaret decise di tornare a casa. Salutò le ragazze e poi diede un abbraccio a sua figlia.

“Grazie per essere venuta mamma”.

“Io ci sono sempre per te, lo sai”.

Sciolsero il loro abbraccio e la donna aggiunse: “Sono fiera di te Ellis”.  Poi si voltò avviandosi verso l'uscita.

“Aspetta, ti accompagno”.

“Ellis, sono venuta in macchina e penso di essere ancora in grado di guidare, a meno che tu non creda che io sia ubriaca”.

“Non ho potuto tenerti d'occhio, sai com'è” disse Ellis prendendola in giro.

“Farò finta di non averti sentito, anche perché non vivi più a casa e non sei una bambina, quindi non posso metterti in castigo” disse la donna con ironia.

“Volevo solo accompagnarti”.

“Vieni qui” disse Margaret facendola avvicinare. Dopodiché abbassò il tono di voce, per non farsi sentire da Max che era a pochi passi da loro insieme ad Audrey. “Capisco che tu voglia accompagnarmi, ma hai qualcosa di ben più importante da fare”.

“Ad esempio cosa? La mostra è quasi term...”

“Non parlo della mostra”.

Ellis alzò un sopracciglio chiedendosi a cosa si stesse riferendo sua madre. “Non so di cosa...”

“Ellis, non offendere la mia intelligenza” disse la donna appoggiandole una mano sul viso facendole una carezza.  “Accompagnala a casa”.

Poi le fece un occhiolino sorridendole e si allontanò, lasciando sua figlia frastornata. Si voltò per tornare dalle ragazze e quando i suoi occhi si posarono su Max, comprese a cosa si stesse riferendo sua madre. Si voltò di scatto verso l'entrata della galleria, ma la donna non c'era già più. Rimase ferma a riflettere chiedendosi se effettivamente sua madre avesse capito tutto. La galleria ormai si stava svuotando ed Ellis non ne poteva più di stare lì, soprattutto dopo aver trascorso la maggior parte del tempo a chiacchierare con chiunque. Di solito nelle mostre non si concedeva mai così tanto, restandosene in disparte, anche perché durante quegli eventi era gradito il silenzio assoluto. Però quella non era una semplice mostra e questo aveva complicato le cose.

Completamente sfinita, Ellis si avvicinò a Noah. “Ehi, dici che posso andare via?”

Noah rise sommessamente. “Stavo proprio pensando a quando me lo avresti chiesto”.

“Allora mi conosci proprio bene”.

“Certo che puoi andare, pensiamo io e Jerry a chiudere tutto. Domani ti faccio sapere com’è andata”.

“Bene, allora a domani”.

“Ci sentiamo domani Ellis”.

Ellis ritornò dalle ragazze. “Allora, che ne dite se vi dò un passaggio a casa?”

“Grazie, ma sono venuta con la mia auto” rispose Audrey. “Max, se vuoi ti accompagno io”.

“No!” disse istintivamente Ellis ricevendo delle occhiate interrogative dalle due ragazze. “Cioè, posso accompagnarla io. Non vorrete mica che io resti qui, vi prego”.

“Ma puoi andare via? C'è ancora gente nella galleria” disse Max.

“Non è necessaria la mia presenza. Ora se ne possono occupare Noah e Jerry. Dai andiamo, ti accompagno”.

Dopo essere uscite fuori dalla galleria, Max ed Ellis salutarono Audrey che si diresse verso la sua macchina. Poi Ellis disattivò l'antifurto della sua auto, dirigendosi verso il lato del passeggero. Aprì lo sportello facendo accomodare Max.

“Grazie”.

“Prego, occhio alle mani” disse Ellis chiudendo lo sportello. Poi passò dal lato del guidatore, sentendosi agitata. Salì a bordo chiudendo lo sportello e dando un'occhiata a Max. Si sorrisero brevemente e poi Ellis mise in moto l'auto.

Per quanto Ellis fosse stanca, non voleva assolutamente accompagnare Max a casa, o almeno non subito. Così dopo aver trovato il coraggio, chiese: “Max, ti andrebbe di fare un giro prima che ti accompagni a casa? Oppure magari, potremmo fermarci da qualche parte per bere qualcosa. Ovviamente solo se ti va, non voglio che tu ti senta obbligata. Molto probabilmente sei stanca e...”

Max la guardò con un sorriso stampato sul volto, ed Ellis accorgendosene, chiese: “Che c'è? Ho detto qualcosa che non va?”

“No, è che...” iniziò Max prima di interrompersi e cambiare rotta. “...per me va bene, ma preferirei qualcosa di analcolico adesso”.

“Bene, allora che analcolico sia” disse Ellis entusiasta. “Hai preferenze su dove andare?”

“No, va bene ovunque”.

“Se ti va, potremmo fare un salto al locale dove ti ho accompagnato l'altra volta. Com'era che si chiamava...”

“Il Paradise?”

“Sì, quello. Non ci sono mai stata. Allora?”

“Ok, va bene”.

Si diressero così al Paradise, dove gli altri ragazzi si stavano trattenendo ancora. Quando Max arrivò all'Interno del locale, si guardò intorno scorgendo su un divanetto sulla sinistra, Kate con tutti gli altri.

Max si diresse verso di loro, seguita da Ellis. Quando raggiunsero i ragazzi, Kate le salutò. “Ciao Max, ehi Ellis, cosa ci fate qui? Non eravate alla mostra?”

“Sì, ma siamo scappate dalla disperazione” rispose Ellis.

“Io non ero disperata” disse Max.

“Ok, ero io quella disperata” ammise Ellis, alzando le mani in segno di resa.

“Ellis, ti presento Jonathan, Chris, Allison, Aaron e lui è Timothy. Ragazzi, lei è Ellis”.

Dopo le dovute presentazioni e le strette di mano, Max si giro attorno con aria interrogativa. “Ma gli altri?”

“Eddie ed Emily sono di turno, Steph e Jessie sono andate via già da un bel pezzo. Invece Shonei e Janet sono uscite dal locale poco fa” disse Kate.

“Janet?” chiese Max sorpresa e confusa.

“Sì, Janet”.

“Ah, ok... ehm… e Chloe?”

“A quanto pare non aveva voglia di uscire oggi, ed è rimasta a casa”.

“Oh, ma sta bene?” chiese Max cominciando a preoccuparsi.

“Sì, sta benissimo, forse è solo un po' malinconica” disse Allison rispondendo al posto di Kate.

“Già, chissà perché” disse Chris ridacchiando.

Max li guardò confusa dalle loro parole.

“Sedetevi con noi” le invitò Kate.

“Grazie Kate, ma io ed Ellis andiamo a prenderci giusto qualcosa da bere e poi andiamo via”.

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Così si salutarono e le due ragazze raggiunsero il bar, ordinando entrambe degli analcolici. Poi trovarono un tavolo libero e si sedettero l'una di fronte all'altra.

“Se lo preferivi, potevamo restare con loro, per me non c'è nessun problema”.

“Lo so, è solo che non mi va di sentire troppe chiacchiere adesso”.

“Nemmeno le mie?” chiese la ragazza con ironia.

“Finché dici qualcosa di sensato, va bene”.

“Io dico sempre cose sensate” disse Ellis prendendo un sorso del suo drink. Poi guardandosi intorno aggiunse: “È davvero carino qui”.

Max la osservava non riuscendo a smettere di pensare a quello che aveva fatto per lei. Ellis sentendosi osservata le rivolse uno sguardo interrogativo. “Va tutto bene Max?”

“Grazie per tutto quello che hai fatto per me oggi. Mi rendo conto che il più delle volte, mi rivolgo a te in modo scontroso, soprattutto quando prendi delle iniziative che mi coinvolgono e che alle fine si rivelano fondamentali per me e il mio lavoro. Invece di ringraziarti finisco sempre per farti storie e... non ti ho mai detto quanto ti sono riconoscente per tutto quello che fai per me” disse finalmente Max, liberandosi di quel macigno che portava dentro.

Ellis rimase completamente sbalordita dalla sua ammissione e dalla sincerità con cui la ragazza, aveva pronunciato timidamente quelle parole. Dopo qualche istante comparve un sorriso sul suo volto. “Grazie a te Max”.

“A me? Io non credo di aver fatto nulla di straordinario e poi, non credo che potrò mai ricambiare quello che fai per me. Un giorno hai detto che la nostra collaborazione, avrebbe portato un arricchimento per entrambe. Che avremmo imparato qualcosa l'una dall'altra, ma io non credo di averti dato nulla”.

“Cosa? Perché mai pensi questo? Mi hai aiutato con il lavoro e non è poco. Avevo bisogno di te e tu non ti sei negata, nonostante il mio comportamento spesso ti abbia fatto desiderare di mandarmi al diavolo”.

“Non può essere paragonato quello che abbiamo fatto l'una per l'altra. È vero, ti ho aiutato con il lavoro ma vengo pagata per questo. Tu invece hai deciso di esporre una mia foto alla tua mostra. Mi hai comprato un vestito e delle scarpe, di cui non voglio nemmeno sapere il prezzo”.

“Adesso mi stai facendo delle storie o sbaglio?” chiese Ellis sorridendo.

“Oddio, scusami, hai perfettamente ragione” disse la ragazza mortificata.

“Max, non sentirti in debito verso di me, perché tutto quello che ho fatto è più che meritato. In tutta la mia carriera sino ad oggi, non avevo mai incontrato qualcuno come te. La passione che metti in tutto quello che fai, il tuo non sentirti mai all'altezza spronandoti a fare sempre meglio, il coraggio di provare a fare qualcosa che non ti appartiene… tutto questo è straordinario. Quella foto che ho esposto, mostra il tuo valore e soprattutto chi sei. Se Noah ti ha proposto una mostra, è perché in te vede quello che vedo io. Sono felice di averti come socia Max”.

Max rimase silenziosa senza sapere cosa dire.

“E poi quel vestito ti dona proprio tanto” aggiunse Ellis smorzando un po' la tensione accumulata di Max, facendola sorridere.

Restarono per un'altra ora a chiacchierare della mostra, senza rendersi conto di quanto fosse tardi. Il tempo sembrava essere volato. Poi quando decisero di andare via, si fermarono a salutare Allison ed Aaron, gli unici ad essersi trattenuti più a lungo. Uscirono dal locale e salirono in auto. Durante il tragitto, ogni tanto Ellis lanciava un'occhiata furtiva alla ragazza al suo fianco. La trovava davvero stupenda quella sera. Il vestito che aveva scelto per lei le calzava perfettamente, il trucco anche se leggero, le metteva in risalto il colore azzurro dei suoi occhi, il lucidalabbra intensificava il colore naturale delle sue labbra e quel dolce profumo alla vaniglia, che aveva ormai impregnato l'aria dell'abitacolo, la rendevano ancora più irresistibile.

Quando finalmente Ellis parcheggiò l'auto, scese subito per andare ad aprire la portiera dal lato del passeggero. Max scese dall'auto ed entrambe si diressero verso il portone dell’edificio.

“Ed eccoci arrivate” disse Ellis appena raggiunsero l'entrata.

“Già”.

“Domani prenditi la giornata libera”.

“Sei sicura?”

“Sì, non apro lo studio”.

Restarono a guardarsi in silenzio per qualche istante senza sapere cosa dire.

“Allora... grazie per la bella serata” riuscì finalmente a dire Max timidamente.

“Non sarebbe stata la stessa cosa senza di te. Sono stata davvero bene, come non succedeva da tempo”.

Max rimase un po' indecisa su cosa pensare. Non capiva esattamente a cosa si stesse riferendo Ellis, se alla mostra, a lei, o a entrambe. Il suo dubbio venne dissolto poco dopo.

“Dovremmo rifarlo qualche volta... voglio dire, non la mostra ma...” disse Ellis sorridendo nervosamente. “...uscire insieme per un drink, per due chiacchiere... sempre se per te va bene ovviamente”.

La ragazza non poté fare a meno di accorgersi del suo nervosismo e chiedersi il motivo. Di solito Ellis era sempre molto sicura di sé. Max anche se non era del tutto sicura di cosa le stesse realmente chiedendo, accettò la sua proposta, stufa di stare a rimuginare sempre su tutto. E poi dopo quella sera, non le avrebbe mai potuto negare nulla. “Certo, per me va bene”.

“Ok... allora... buonanotte Max” disse Ellis, infilandosi le mani nelle tasche, facendo quasi fatica ad allontanarsi da lei. Poi finalmente si voltò per tornare alla sua auto con passo esitante. Max nel frattempo aspettò che Ellis arrivasse all'auto. Entrambe si salutarono alzando una mano da lontano. Poi Ellis salì a bordo allontanarsi e mettendo fine a quella lunga e intensa serata.

 

 

Sabato 5 agosto 2017

Kate si svegliò alzandosi dal letto controvoglia, visto che la sera prima era rientrata molto tardi. Ancora assonnata uscì dalla sua stanza dirigendosi verso la cucina per preparare il caffè, con indosso ancora i pantaloncini e la maglietta a maniche corte del pigiama. La ragazza continuava a sbadigliare mezza addormentata mentre si riempiva una tazza di caffè, nella speranza di riuscire a svegliarsi. In quel momento sentì il rumore di una porta aprirsi, pensando si trattasse di una delle due sue amiche. Si voltò con la tazza in mano vedendo un ragazzo completamente nudo, dirigersi verso il bagno. La ragazza lanciò un urlo, portandosi velocemente una mano sugli occhi, rischiando di versarsi il caffè addosso. Il ragazzo, anche lui assonnato, la vide sgranando gli occhi saltando dallo spavento a causa dell'urlo.

“Chi diavolo sei?! Cosa ci fai qui?!” chiese la ragazza agitata, continuando a tenere la mano sugli occhi, mentre con l’altra reggeva la tazza.

“Oh... ehm... io... s-scusami... i-io sono...” disse il ragazzo altrettanto agitato. Poi guardò la ragazza alzando un sopracciglio. “Ma perché hai gli occhi coperti?” chiese confuso.

“E me lo chiedi?!” domandò Kate incredula.

“Io non credo di capire”.

“E allora guardati dannazione!”

Il ragazzo si guardò addosso e solo in quel momento, si accorse di essere completamente nudo e di non aver indossato nemmeno gli slip per uscire dalla stanza. “Oddio!”

Istintivamente si portò le mani alle parti basse per coprirsi.

“Dio?! Dio non c'entra proprio nulla per la tua incapacità di non sapere indossare un paio di mutande!”

“M-mi dispiace tanto, io non pensavo che ci fosse qualcuno e...”

“È questo il punto, non pensavi! Ora posso sapere chi diavolo sei e cosa ci fai nel nostro appartamento?! Ma soprattutto, da dove sei uscito?!”

Il ragazzo la guardò in modo strano riflettendo. “In che senso? Ti riferisci alla stanza, o a qualcos'altro?”

Kate rimosse lentamente la mano dagli occhi e dopo essersi assicurata che il ragazzo fosse coperto dove era necessario, lo guardò con aria interrogativa. “Secondo te a cosa mi dovrei riferire?! Certo che mi riferisco alla stanza, a cosa diavolo mi...” disse Kate bloccandosi di colpo arrossendo, comprendendo cos'altro intendesse il ragazzo. “Santo cielo, questo è un incubo! Sparisci immediatamente dalla mia vista!”

“O-ok, ma stai tranquilla” disse il ragazzo cercando di tranquillizzarla alzando le mani, scoprendo di nuovo le sue parti intime.

Kate istintivamente riportò la mano sugli occhi.

“Oh, scusami, mi dispiace tanto” disse il ragazzo riportando le mani sulle parti basse. Poi si avvicinò a lentamente alla ragazza, porgendole una mano. “Comunque, io sono Marcus”.

Kate dopo aver scoperto di nuovo i suoi occhi, vide la mano del ragazzo che fino a poco prima era poggiata sui gioielli di famiglia. Iniziò a chiedersi se quel tizio avesse qualche rotella fuori posto in seguito ad un incidente grave alla testa, o fosse così per natura. Assunse un'espressione disgustata e il ragazzo ritirò subito la mano.

“Ti dispiacerebbe se andassi almeno in bagno prima, credo di stare per farmela addosso e...”

“Sparisci immediatamente dalla mia vista o chiamo la polizia!” minacciò Kate.

Il ragazzo spaventato si diresse velocemente verso la stanza di Victoria, che proprio in quel momento stava uscendo. “Ma si può sapere cos'è tutto questo baccano?” chiese la ragazza assonnata mentre si grattava la testa.

“Buongiorno Victoria, ascolta… io avrei urgentemente bisogno di usare il bagno”.

Victoria guardò il ragazzo e poi Kate che la stava fissando con disappunto.

“Perché mi guardi così?”

“Non lo so Victoria, dimmelo tu!” disse Kate indicando il ragazzo.

Victoria a quel punto si voltò a guardare di nuovo il ragazzo, con più attenzione. “Ma sei completamente nudo?!”

“S-sì, io non pensavo ci fosse qualcuno e poi mi scappava e... tu ieri mi hai detto che non c'era nessuno e io...”

“Sei ancora qui?! Vai immediatamente a vestirti!”

“Si, ma devo andare assolutamente in bagno” si lamentò il ragazzo ritornando nella stanza per rivestirsi.

Victoria continuando a grattarsi la testa si diresse verso il tavolo della cucina per sedersi. “Tze, uomini!”

“È tutto qui quello che hai da dire?!”

Victoria con i gomiti appoggiati sul tavolo, si portò le dita alle tempie massaggiandosi, tenendo gli occhi chiusi. “Scusa, ma cosa dovrei dire?”

Kate le si piazzò davanti guardandola. “Forse non ti rendi realmente conto di quello che è successo! C'è un uomo nudo nel nostro appartamento, che se ne in giro per casa come se fosse la sua! Me lo sono trovato davanti e mi sono spaventata pensando che fosse un maniaco!”

“Non è un maniaco, lui è solo...”

“Non mi interessa sapere chi sia e cosa ci hai fatto con lui, anche se credo di essermene fatta già un'idea, ma lasciamo perdere! Il punto è un altro! Siamo in tre in questa casa! Hai voluto prendere questo appuntamento per permettere a tutte di avere la propria privacy! Privacy che oggi stesso è stata violata!”

“Oooh, non esagerare Kate!” disse Victoria alzando lo sguardo su di lei.

“Esagerare?! Esagerare dici?! Se ne andava in giro nudo per casa, come se nulla fosse!”

“Lui era nella mia stanza!”

“Sì, prima di decidere di fare prendere aria... al suo...” disse Kate gesticolando senza riuscire a trovare un termine ne adatto.

“Pene Kate, si chiama pene!”

“La mia privacy è stata violata nel momento esatto in cui lui è uscito dalla tua stanza! Quindi da oggi in poi, gradirei essere avvisata nel caso avessi intenzione di avere compagnia! E vorrei anche che dicessi ai tuoi amichetti, di tenerselo nelle proprie mutande!”

Il quel momento Max svegliata dalle loro voci, uscì dalla stanza completamente addormentata. Lei era rincasata più tardi di tutte e per la stanchezza, aveva dimenticato persino di struccarsi prima di andare a letto. Si avvicinò alle sue amiche camminando con passo instabile, con i capelli completamente spettinati in una massa informe, il trucco sciolto intorno agli occhi e sul viso, parlando con voce ancora impastata dal sonno. Sembrava uno zombie appena uscito dall'oltretomba. “Che sta succedendo qui?”

Il ragazzo uscì dalla stanza proprio in quel momento e quando vide Max, sgranò gli occhi portandosi una mano al petto. La ragazza lo guardò per qualche istante e chiese: “E tu chi diavolo sei?”

“Ecco ci risiamo, ci mancava solo lei adesso” si lamentò Victoria.

“Ah ecco, quindi il problema adesso siamo noi!” disse Kate ricominciando a discutere con lei.

Nel frattempo il ragazzo si stava trattenendo così tanto, che ormai non riusciva a stare più fermo. Gli scappava da morire e nonostante cercasse di attirare l'attenzione delle ragazze, loro continuarono a discutere. Tranne Max che assisteva alla scena come un automa, confusa da quando stesse accadendo. Il ragazzo non potendone più si rivolse a Max. “Ehi tu, Samara, potrei andare in bagno?! Ti scongiuro!”

Max annuì e quando il ragazzo sparì dietro la porta del bagno dopo averla ringraziata, la ragazza chiese frastornata: “Come… mi ha chiamata?”

Poi stanca del battibecco delle sue amiche, ritornò nella sua stanza buttandosi a peso morto sul letto, appoggiando la testa sul cuscino che da bianco, era diventato inevitabilmente nero a causa del trucco. Dopo essere uscito dal bagno, Marcus si scusò ancora una volta con Kate e prima di lasciare l’appartamento, chiese a Victoria un altro appuntamento per quella stessa sera che lei ovviamente accettò.

 

 

Ellis uscì dal bagno dopo aver fatto una doccia e mentre si stava rivestendo, il suo telefono iniziò a squillare. Afferrò il telefono appoggiato sul comodino di fianco al letto per rispondere. “Ehi Noah”.

“Buongiorno Ellis, sono sicuro che stavi attendendo mie notizie”.

Ellis si sedette sul letto. “Non immagini quanto. Allora, sono tutta orecchi”.

“Le foto sono state tutte vendute”.

“Davvero?”

“Sì”.

“Proprio tutte?”

 “Dalla prima all’ultima, tranne quella di Max e ovviamente la foto di ritratto. Non riesco proprio a comprendere il motivo per cui hai deciso di non venderla”.

“Adesso dimmi, quando sono stati generosi gli ospiti?”

“Sbaglio o stai evitando l’argomento?”

“Noah”.

“E va bene, come vuoi. Per rispondere alla tua domanda, dico soltanto che se non fosse stata una beneficenza, ti saresti portata a casa un bel gruzzoletto. Sono stati tutti molto generosi, l’idea di questa mostra ha funzionato alla grande. La somma è davvero ingente Ellis, ce l’abbiamo fatta”.

“Cazzo, sì!”

“Adesso la scuola privata di fotografia, potrà aprire le porte anche a coloro che non possono permettersi di pagarsi gli studi, ma che hanno un gran talento.

“Sì, era quello che volevo” disse Ellis ripensando al suo passato.

 

 

Steph rientrò nel suo appartamento trovando Chloe seduta al tavolo davanti a una tazza di caffè, con Flerk seduto vicino alle sue gambe.

“Ma guarda chi si rivede. Suppongo tu abbia passato la notte da Jessie”.

“Ebbene sì” rispose Steph servendosi una tazza di caffè per poi sedersi davanti all’amica.

“Vi siete date da fare?”

“Chloe”.

“Era solo una domanda”.

“Credo che le cose stiano andando per il verso giusto con lei. Ieri ne abbiamo parlato e credo che abbia intenzione di provarci davvero” disse Steph sorridente.

“Ah, devo dire che la cosa mi sorprende un po’, ma se tu sei felice lo sono anche io”.

“Allora, tu cosa fai oggi?”

“Poco fa ho chiamato Asher”.

“E?”

“Non mi vuole tra i piedi”.

“Beata te”.

“Ma io mi annoio”.

“Allora chiama Max, fate qualcosa insieme”.

“Ma lei lavora”.

“Allora dovrai aspettare a questa sera”.

“A proposito, Lauren è andata dai suoi a Sacramento”.

“Oh bene, quindi non dovrai attendere ancora molto per il suo ritorno”.

“Già…”

“Non mi sembri tanto entusiasta”.

“No, ma che dici, sinceramente non vedo l’ora” rispose Chloe cercando di risultare credibile.

“Bene”.

“Tu dici che io dovrei andare da lei?”

“Cosa?” chiese Steph sgranando gli occhi.

“Sì insomma, visto che non lavoro dovrei andarci? Credi che Lauren desideri avermi lì con lei? Magari non me lo chiederà più, però si aspetta che io…”

“Whoa, whoa, frena un attimo, stai dicendo sul serio?”

“Sì, cioè…”

“Ma non ti sembra di fare il passo più lungo della gamba? Non state insieme da chissà quanto. Potresti anche farlo però, sei consapevole che conoscerai la sua famiglia? Non ti sembra troppo formale e ufficiale come cosa?”

“Sì, è decisamente assurda questa idea”.

“Allora perché ci hai pensato?”

“Perché Allison pensa sia una buona idea. Cioè, tu al mio posto ci andresti?”

“Santo cielo, non lo so. Molto probabilmente non ci andrei, ma solo perché sarebbe troppo presto”.

“Hai ragione, meglio che io resti qui. Tanto presto lei ritornerà in città”.

“Sì, credo sia la scelta più sensata. Adesso faccio una doccia veloce e mi preparo per il lavoro”.

“Ok” disse Chloe sospirando.

 

 

Max finalmente si decise ad alzarsi dal letto, fece una doccia e tornò in stanza per vestirsi. Nel frattempo Kate stava preparando qualcosa per il pranzo e Victoria era seduta sul divano e stava guardando qualcosa sul suo laptop. A un tratto qualcuno suonò al campanello. Victoria non si mosse dalla sua posizione. Kate si voltò a guardarla. “Potresti andare a vedere chi è?”

“Tu sei più vicina”.

“Io sto cucinando!”

Le due ragazze erano agguerrite per la discussione avuta quel mattino.

“Ma certo, padrona!” disse Victoria con sarcasmo, alzandosi svogliatamente dal divano. Raggiunse la porta proprio quando Max usciva dalla sua stanza da letto.

“Buongiorno, dovrei fare…”

“Max, vieni qui, a quanto pare ci risiamo”.

Kate e Max la guardarono confuse e si avvicinarono alla porta. Davanti a loro, c’era lo stesso fattorino del giorno prima. In mano aveva qualcosa e certamente non era un vestito.

“Maxine Caulfield, metta una firma qui”.

Dopo aver firmato, il fattorino le consegnò ciò che doveva e se ne andò via augurando una buona giornata. Max appoggiò l’ennesima consegna sul tavolo della cucina e dalla forma, iniziò a farsi un’idea di cosa potesse essere. Scartò l’ennesimo regalo, trovandosi davanti alla foto incorniciata di Eleonor. “Oh mio Dio!”

“Hai deciso anche tu, di sostenere attivamente la nobile causa di Ellis acquistando un suo scatto?” chiese Victoria sorpresa.

“No, non ho comprato nulla”.

“Credo ci sia un biglietto” disse Kate indicandolo.

Max lo prese iniziando a leggere.

 

 

Sono sicura di sapere a cosa tu stia pensando in questo momento, che sto esagerando e dovrei smetterla subito, ma lascia che ti spieghi. Quando ieri ho visto com’eri presa da quella foto, non ho potuto fare a meno di pensare di donarlo a te. La ragione per cui l’ho fatto è molto semplice. Nessuno è stato attratto da quello scatto come te e nessuno, avrebbe mai potuto comprendere cosa celasse. Tu invece ci sei riuscita ancor prima che io ti raccontassi di lei. Per questo preferisco che lo tenga tu, perché sei l’unica che riesce ad apprezzarlo per davvero cogliendone ogni sfumatura. Quello non è un semplice scatto, in quella foto c’è un pezzo di me e della mia vita. È troppo personale per venderlo a chiunque. Scusa se mi sono presa ancora questa libertà con te, ma ti assicuro che è davvero l’ultima. Grazie ancora per tutto quanto e soprattutto per ieri sera.

 

                                                                                                                        Ellis

 

 

“Quindi la donna ritratta in questa foto è una persona importante per lei?” chiese Victoria dopo aver letto lettera insieme a Max.

“Già…”

Max si allontanò tornando nella sua stanza chiudendo la porta, mentre le sue amiche si guardavano confuse.

Ellis rispose dopo aver letto il nome di Max sul display del sui telefono. “Buongiorno”.

“Buongiorno Ellis, ti disturbo?”

“No, non mi disturbi affatto e poi mi aspettavo una tua telefonata”.

Max dall’altro lato del telefono sospirò. “Ellis, i-io non posso accettare…”

“Perché no?”

“Perché hai fatto decisamente troppo per me e non voglio che tu prenda l’abitudine di donarmi sempre qualcosa”.

“Max, la decisione di regalarti quella foto, l’ho presa subito dopo averne parlato. Ho fatto in modo che non venisse venduta per donarla a te. La mostra ormai è finita e non posso più venderla”.

“Beh, potresti utilizzarla un’altra volta, oppure tenerla con te”.

“No Max, non ci sono mostre programmate al momento e non posso portarla da me”.

“Perché?”

“Perché finalmente mi sono liberata di lei” disse Ellis, ricordando a Max il commento di Margaret a quella foto.

 “Ho accettato tutto Ellis, però questa foto non posso tenerla”.

“Posso saperne il motivo?”

“Perché ti riguarda da vicino, insomma lei è la tua…”

“Non dirlo”.

“Cosa?”

“Non dire che è la mia ex, perché non lo è affatto. Noi non abbiamo mai avuto una storia, quindi non sentirti a disagio nell’accettare quella foto. È vero, riguarda un periodo non semplice della mia vita, ma mi farebbe piacere se l’avessi tu perché ne comprendi il reale significato, cosa che altri non farebbero. Per me non sei un’estranea e il fatto che l’abbia tu, mi tranquillizza. Prendilo come un punto di partenza”.

“Partenza per cosa?”

“Per scoprire qualcosa in più su di me, visto che per te sono sempre un mistero”.

Max rimase a riflettere a lungo in estremo silenzio.

“Max, sei ancora lì?”

“Sì, ci sono”.

“Allora?”

“Va bene, terrò la foto ma a patto che tu la smetta di inviarmi continuamente regali”.

“Affare fatto” disse Ellis con entusiasmo.

“Ti ho lasciato vincere anche questa”.

“Non è una gara”.

“Ma stai gongolando”.

“Sarò sincera con te, assolutamente sì”.

“Grazie per il pensiero”.

“Di nulla Max”.

“Allora, si è saputo qualcosa della mostra?”

“Sì, le foto sono state tutte vendute e abbiamo ottenuto una somma considerevole”.

“Questa sì che è una bella notizia”.

“Sì”.

“Sono felice che tu sia riuscita nel tuo intento”.

“Anche io”.

“Adesso ti devo lasciare, ci vediamo lunedì?”

“Sì, buona giornata Max”.

“Anche a te Ellis, ciao”.

Ellis chiuse la chiamata con un grande sorriso stampato sul volto. Poi continuò a prepararsi per uscire e andare all’appuntamento con i suoi amici.

 

 

Max dopo aver parlato con Ellis decise di fare un’altra chiamata. Era arrivato il momento di capire alcune cose. Fece partire la chiamata e poco dopo una voce rispose.

“Pronto”.

“Ciao Shon, sono Max”.

“Ehi, ciao”.

“Ti disturbo?”

“No, dimmi pure”.

“Ascolta, stavo pensando che se ti va e non hai niente di meglio da fare, potremmo vederci per un caffè”.

“Oh… ehm… come mai?” chiese Shonei guardando Ashley che si stava preparando per uscire.

“Che domanda è questa? Voglio dire, siamo amiche, giusto? Possiamo andare a prendere un caffè insieme da qualche parte, senza avere per forza una ragione”.

“Ma certo”.

“Che ne dici di andare al bar qui vicino casa?”

“Ok, ci vediamo lì”.

“Va bene, allora a tra poco”.

“Sì, a dopo”.

“Ciao”.

Shonei interruppe la telefonata continuando a guardare Ashley. “Stai per uscire?”

“Sì, perché?”

“Niente, è solo che sei davvero uno schianto questa mattina”.

Ashley la guardò con aria interrogativa. Poi sorrise. “Grazie”.

“Non era proprio un complimento”.

“Ah no?”

“È solo strano che tu esca di mattina vestita così”.

“Ma cosa…”

“Dove devi andare?”

“Santo cielo Shon, cos’è questo, un terzo grado?”

“No, voglio solo sapere…”

“Esco con le ragazze”.

“Ok, era solo per sapere”.

“Va bene, adesso vado altrimenti faccio tardi” disse Ashley dirigendosi verso la porta.

“Aspetta” disse Shonei mentre Ashley si irrigidiva preoccupata.

Si voltò a guardare Shonei e lei chiese: “Hai bisogno di un passaggio, o di soldi?”

“No, ma grazie, non mi serve nulla”.

“Ok, ci vediamo dopo”.

“Certo”.

Ashley uscì e Shonei confusa, andò a prepararsi per raggiungere Max.

 

 

Ellis raggiunse i suoi compagni che la stavano già attendendo davanti a delle tazze di caffè. Appena entrata al bar si diresse al loro tavolo, sedendosi di fianco al suo miglior amico Gary. Davanti a loro c’erano Blake e Grace che si lanciavano sguardi strani, sorridendosi mentre si tenevano per mano.

“Eccomi qui” disse Ellis.

Gary la guardò. “Era ora”.

“Non ho fatto tardi”.

“No, però questi due stamattina non me la raccontano giusta” disse Gary indicando i due ragazzi davanti.

“Infatti, non ho potuto fare a meno di notare le loro espressioni a dir poco felici. Che diavolo è successo e come mai tutta questa fretta di vederci?”

“Io direi di farli crogiolare nel loro brodo ancora per un po’, tu che dici?” disse Grace al suo ragazzo.

“Devi solo provarci” minacciò Gary.

Ellis si diresse al bancone del bar ordinando un caffè e dopo essere stata servita, tornò al suo posto. “Allora, che ne dite di sputare il rospo?”

“Quanta fretta Ellis, per caso hai qualcosa di meglio da fare che stare con i tuoi amici?” chiese Blake.

“Non tergiversare” si intromise Gary.

“Sapete una cosa? Siete davvero poco attenti e mi meraviglio di te Ellis”.

Lei guardò Blake corrugando la fronte. “Ma di cosa stai parlando?”

“Andiamo ragazzi, non vedete nulla di diverso?” chiese Grace.

Ellis e Gary si guardarono tra loro alzando le spalle.

“Lascia perdere Grace, forse è meglio dire come stanno le cose perché non ci arriverebbero mai da soli”.

“Lo penso anche io” rispose la ragazza sconfitta.

“Vuoi essere tu a dare la notizia?”

“Con piacere” disse Grace raggiante mentre Ellis e Gary la guardavano incuriositi.

“Ieri, io e il qui presente Blake, siamo andati a cena fuori eeeee…” continuò la ragazza mettendo in mostra l’anello che portava alla mano. “…finalmente si è deciso a chiedermi di sposarlo”.

Ellis e Gary rimasero imbambolati e ci misero un po’ a metabolizzare la notizia. Poi finalmente sorrisero felici per i loro amici.

“Oh merda, non ci credo” disse Gary.

“Era ora ragazzi” disse Ellis alzandosi, per abbracciarli congratulandosi con loro, seguita da Gary.

“Vi piace l’anello?” chiese Grace felice, guardando Blake che le sorrideva.

Ellis le afferrò la mano guardando meglio l’anello. “È davvero bellissimo”.

“Ma se non lo avete nemmeno notato” disse Blake.

“Ehi amico, non prendertela. È colpa vostra se io ed Ellis ci siamo rassegnati all’idea che non avreste fatto mai il grande passo. Io non ci avrei scommesso”.

“Scusate se ve lo dico, ma Gary ha ragione. Insomma, nemmeno io ci speravo più”.

“Grazie per la fiducia ragazzi” disse Blake.

Gary si strofinò le mani guardando i futuri sposi. “Comunque, per l’occasione non dovremmo bere del caffè. Qui ci vuole qualcosa di forte”.

“Sono completamente d’accordo” disse Ellis.

“Voi due sarete davvero felici per noi solo quando vi faremo ubriacare” disse Grace.

“Non è un po’ presto per questo?” chiese Blake.

“No, per me qualsiasi momento può essere giusto” affermò Gary costringendo Blake ad andare a prendere qualcosa da bere, seguito da Grace.

Quando i due ragazzi si allontanarono Gary chiese: “Lo avresti mai creduto possibile?”

“No, per niente, ma sono felice per loro. Quei due sono fatti per stare insieme”.

“Lo credo anche io però, anche tu pensi che Blake glielo abbia chiesto perché ubriaco?”

“Sì, non ce lo vedo a fare una proposta di matrimonio da sobrio”.

Cominciarono a ridere di gusto mentre i ragazzi al bancone, in attesa del loro turno per farsi servire, si voltarono a guardare verso di loro con un’espressione interrogativa.

Quando tornarono serie, Gary chiese: “Allora, com’è andata la mostra?”

“Alla grande, sono riuscita a vendere tutto e gli ospiti sono stati molto generosi”.

“Beh, questa sì che è una grande giornata”.

“Già…” disse Ellis riflettendo se parlare al suo amico di tutto il resto.

Gary la osservò attentamente comprendendo che ci fosse dell’altro. “Poi?”

“Cosa?”

“Oh avanti, ho come l’impressione che ci sia dell’altro”.

“Ehm… no… è…”

Gary si voltò completamente verso di lei ed Ellis si arrese. “E va bene, te lo dico. Alla mostra ho deciso di esporre anche una foto scattata da Max”.

“Cosa? Dici sul serio?”

“Sì”.

“E lei?”

“Rischiava di non esserci. Aveva dimenticato la data della mostra e non aveva un abito adatto per l’evento. Quindi sarebbe dovuta andare in giro per negozi, ma grazie a mia madre non ha potuto farlo. Così ho provveduto a tutto io, mandandole un vestito e delle scarpe a casa”.

“Mi prendi per il culo, vero?”

“No, è vero e non è finita qui”.

“C’è dell’altro?”

“Le ho regalato l’ultimo scatto di Eleonor”.

“Tu cosa?! Ma sei impazzita?!”

“No, mi dovevo liberare di lei, giusto?”

“Sì, ma vendendo la foto”.

“Quella era la mia intenzione, ma quando ho visto come guardava quella foto, io… dovevi vederla Gary… era come rapita. Ha visto qualcosa che nessuno mai sarebbe riuscito a vedere”.

“Non lo so Ellis”.

“Cosa?”

“Lei ha gradito?”

“Beh, credo di sì, anche se…”

“Lo sapevo”.

“Cosa?”

“La trovo una mossa azzardata”.

“In che senso?”

“Beh, se per caso tutto quello che stai facendo, lo fai per un interesse nei suoi confronti, regalarle la foto di una tua…”

“Non era la mia ragazza”.

“Lo so, ma tu sei completamente persa per lei”.

“Lo ero” lo corresse Ellis.

“Davvero? E da quando?”

“Beh… io… non lo so di preciso…”

“Ma guardati, ti stai agitando” disse il ragazzo ridendo.

“Non sono agitata…”

“È per via di Max? A me puoi dirlo”.

“Mi sto mettendo in una situazione di merda, lo so”.

“No, non lo stai facendo”.

“E invece sì. Lei non è interessata alle donne, quindi che possibilità potrei mai avere io? Sto commettendo lo stesso errore che ho fatto in passato con Eleonor”.

“Ascoltami Ellis, io credo che tu possa concederti il lusso di essere interessata a chiunque tu voglia, però non aspettarti di avere la vittoria in pugno. Quello che sto cercando di dirti è che devi buttarti ma con moderazione. Non devi provarci con lei, non subito almeno. Passaci più tempo insieme e conoscila a fondo e soprattutto, concedi a lei di conoscerti. Non avere pretese e lascia che sia il tempo a dirti come stanno davvero le cose. Se deve nascere qualcosa tra voi, stanne pur certa che succederà”.

“E se invece non succede nulla?”

“Beh, almeno ci avrai provato. Dopo Eleonor non ti sei più concessa di essere felice, di divertirti, di conoscere gente nuova. Ti sei chiusa in una sfera di cristallo lasciando fuori tutti, inclusa la tua famiglia. Questo non va bene Ellis, questo non è vivere. Non ti riconosco più”.

Ellis sospirò appoggiandosi allo schienale del sedile premendosi le dita sulle palpebre degli occhi.

“Da quando non ti capita di provare interesse per qualcuno? E proprio adesso che succede, vorresti davvero negarlo a te stessa? E per che cosa poi? Differenza di età? Perché non è interessata alle donne?”

“Non è cosa da poco”.

“La sorella di mia madre si è riscoperta dopo due mariti, quattro figli e due nipoti. Ha la bellezza di sessantacinque anni, riesci a crederci?” chiese il ragazzo facendo ridere l’altra.

“Sei un imbecille”.

“Lo so, ma sono anche saggio di così. Ascolta, lei ti piace, quindi datti da fare” disse il ragazzo dandole un pugno sul braccio.

“Noah le ha proposto, una mostra dedicata ai suoi scatti”.

“Vedi?” chiese il ragazzo allargando le braccia. “Anche l’universo cospira a farti avere ciò che vuoi”.

“Ma cosa c’entra?”

“Questo è un chiaro segnale”.

“Tu sei fuori di testa”.

“No, è solo che non voglio vederti vegetare. Voglio vederti lottare per ciò che desideri e anche se non dovesse funzionare, pazienza, chi se ne frega. Non muore nessuno e poi, avrai altre mille occasioni ma devi volerlo per davvero. Lasciati andare e non remare contromano. Lascia aperta la porta e fai entrare qualcuno nel tuo cuore… o almeno nel tuo letto”.

Ellis scosse la testa ridendo, ma sapeva che quello che stava dicendo l’amico non era sbagliato.

“Eccoci qui” disse Grace servendo un drink super alcolico, davanti a Gary ed Ellis.

Blake si sedette al suo posto con altri due bicchieri per sé e la sua futura sposa. “La prossima volta andate voi a prendervi da bere”.

“Prima cosa avevate tanto da ridere?” chiese Grace.

“Oh, ci stavamo chiedendo quanti anni dovremo aspettare per poter partecipare al vostro matrimonio” disse ironicamente Gary mentendo.

“Non abbiamo certamente una data, ma vogliamo sposarci al più presto” disse Grace dando un bacio a Blake.

“Smuoverò mari e monti affinché questo avvenga” aggiunse Blake.

“Beh, a questo punto non ci resta che scolarci il primo, di una lunga serie di drink” disse Gary.

“Primo e ultimo” precisò Blake.

“Stasera si fa bisboccia e non accetto un no come risposta” continuò Gary.

Alzarono tutti i bicchieri per il brindisi. “Brindiamo a voi ragazzi, al vostro e speriamo, imminente matrimonio” disse Ellis mentre un tintinnio di bicchieri si sollevò dal loro tavolo.

Dopo aver bevuto Gary si chinò verso Ellis bisbigliando: “E brindiamo anche a te e la tua nuova conquista”.

Nonostante il tono basso della voce, i ragazzi davanti riuscirono a sentirlo.

“Oddio, non posso crederci” disse Grace afferrando un braccio di Ellis sul tavolo. “Chi è lei? Voglio assolutamente conoscerla”.

“Non puoi tenerci all’oscuro di una notizia del genere” disse Blake. “Vogliamo i dettagli”.

Ellis fulminò con lo sguardo Gary che le sorrideva divertito. “Non posso farci niente se hanno le orecchie da segugio”.

Così Ellis fu costretta a raccontare tutto anche agli altri due amici, che appresero la notizia con grande entusiasmo.

 

 

Shonei raggiunse il bar dove Max la stava già attendendo da dieci minuti. Appena entrata si guardò attorno e quando individuò la ragazza, si diresse verso di lei che stava guardando fuori dalla finestra.

“Scusa per l’attesa”.

“Ehi, ciao Shon”.

“Ciao”.

Shonei si sedette davanti a lei.

“Posso offrirti un caffè?”

“Certo”.

Max fece cenno a un ragazzo che si avvicinò al loro tavolo per prendere le loro ordinazioni. Nell’attesa iniziarono a chiacchierare tra loro.

“Allora, come stai?” chiese Max.

“Bene”.

“Mi fa piacere saperlo”.

“E tu?”

“Anche io bene”.

Rimasero a guardarsi un po’ a disagio senza sapere bene come continuare. Max si sforzò di sorriderle, anche se le faceva male vedere come erano cambiate le cose tra di loro, dopo il suo rifiuto di stare con lei. Adesso Shonei le era davanti e se voleva capirci qualcosa, doveva cercare innanzitutto di mantenere la calma.

“Sai, ieri c’è stata la mostra”.

“Davvero, bello” disse Shonei senza sbilanciarsi troppo. Poi però si rese conto di quanto potesse sembrare strana e distaccata la sua risposta e così, anche se non era per niente interessata, chiese altro in merito. “Com’è andata?”

“Bene, in realtà è andata molto più che bene. A mia insaputa Ellis ha esposto una delle mie foto, sai quelle di nudo che ho scattato?”

“A tua insaputa?”

“Già”.

“Carino da parte sua”.

“Sembra sia piaciuta davvero tanto la mia foto”.

“Ne sono sicura, sei una brava fotografa”.

“Il proprietario della galleria mi ha anche proposto di organizzare una mostra tutta mia”.

“Bel colpo Max, questa sì che è una notizia”.

“Ieri sera dopo la mostra io ed Ellis siamo passate al Paradise. A quanto pare non ci siamo incontrate per poco. I ragazzi mi hanno detto che eri anche tu lì, in compagnia di Janet”.

“Sì, infatti c’eravamo anche noi”.

Di nuovo silenzio.

Max abbassò lo sguardo sui bracciali che portava al polso, cominciando a giocherellarci nervosamente. “Dimmi una cosa Shon, per caso non vuoi più avere nulla a che fare con me? Te lo chiedo perché se è così, lo voglio sapere. L’altra sera quando ti ho chiamata al telefono, ti sei comportata in modo strano, sembravi quasi infastidita dalla mia telefonata. Hai affermato che per me ci saresti sempre stata, che siamo amiche e che avrei sempre potuto contare su di te, ma il tuo atteggiamento sembra confermare tutto il contrario. Puoi essere sincera con me e dirmi cosa sta succedendo? Forse c’entra qualcosa il mio rifiuto di avere una relazione con te? Se fosse così lo capirei, forse ho preteso troppo da te…”

Shonei allungò un braccio sul tavolo afferrando la mano di Max, impegnata a torturare i bracciali. “Max…”

Max alzò lo sguardo verso di lei e proprio in quel momento, il ragazzo le raggiunse servendo le tazze di caffè.

Shonei le lasciò la mano ringraziando il ragazzo per poi riportare l’attenzione sulla ragazza, che stava fissando la tazza di caffè che aveva davanti. “Max, io ti devo delle scuse. So di essermi comportata male al telefono con te, però sappi che non ce l’ho con te. Il fatto è che…”

Max finalmente alzò lo sguardo verso di lei. “Continua…”

Shonei sorrise non sapendo esattamente cosa dire. “Ero in compagnia”.

“Questo lo avevo capito da me, anche se avresti potuto dirmelo invece di arrivare a chiudermi il telefono in faccia. Mi hai fatta anche preoccupare…”

“Lo so, mi dispiace. Il fatto è che hai chiamato in un momento davvero inopportuno, ed io non riuscivo più a… ero poco lucida…”

Max continuava a guardarla. “Eri ubriaca?”

“Cosa? No, no, io ero… potremo evitare di parlare su cosa stavo facendo in quel preciso istante?”

“Ma certo, non c’è nessun problema, anche se sai che puoi dirmi tutto”.

“No Max, forse… non proprio tutto” disse Shonei bevendo un sorso del suo caffè.

“Invece sì”.

“Credimi Max… no”.

“Ma cosa ci può essere di così…” disse Max, fermandosi di colpo guardando Shonei e intuendo di cosa si trattasse. “Oh… adesso credo di aver afferrato…”

Max abbassò lo sguardo a disagio.

“Bene, perché sai volevo evitare di dirlo”.

“Sì, comprendo benissimo. Quindi eri con Ashley?” chiese Max bevendo un sorso del suo caffè.

“No, ero in compagnia di Janet”.

“Oh bene” disse Max annuendo.

“Davvero?” chiese l’altra scettica.

“Sì”.

“Avanti Max, lei non ti piace affatto”.

“Beh, non ho molta simpatia per lei e credo che la cosa sia reciproca” ammise la ragazza mentre Shonei rideva.

“Chloe mi ha detto di Ashley e Janet. Quindi, stai con una, o con l’altra? Io non capisco”.

“Max, è complicato”.

“Allora rendilo più semplice affinché io possa comprendere, perché ti giuro che non capisco davvero quali siano le tue intenzioni e lo so che non sono affari miei questi, ma sono preoccupata per te. Io tengo alla tua amicizia e voglio soltanto che tu stia bene”.

“Di cosa sei preoccupata per davvero?”

“Ho paura che il mio rifiuto, possa avere in qualche modo a che fare con la tua situazione attuale”.

“Ashley ha rotto con il suo ragazzo, viveva con lui e al momento non ha un posto dove stare. Quindi la sto ospitando da me. Janet e io ci stiamo frequentando di nuovo”.

“Ma a te piace Ashley”.

“Sì, beh… le cose sono un po’ cambiate… non che lei non mi piaccia più ma…”

“È complicato” disse Max anticipando la ragazza.

“Esatto”.

“E con Janet è una cosa seria?”

“Non esattamente”.

“Il fatto è che loro due… insomma… non sono adatte a te”.

“Come scusa?”

“Il fatto è che tu… io sono sicura che tu stessi cercando altro…”

“Ti riferisci a quello che c’è stato tra di noi?”

“Sì, era come se tu stessi cercando altro e quando ti ho detto di no, sei ritornata alle tue vecchie abitudini”.

“Queste abitudini non mi hanno mai causato problemi. Avanti Max, cosa temi possa succedermi?”

“Non voglio che tu perda te stessa in relazioni che non possono darti ciò di cui hai bisogno”.

“Max, io sono quella che sono e tu mi hai conosciuta così. Non c’è niente di diverso adesso”.

“C’era qualcosa di diverso”.

“Sì, ma adesso…”

“È colpa mia se tu…”

“Non devi sentirti in colpa per qualcosa, tu non c’entri”.

“Come fai a dirlo quando entrambe sappiamo che non è così?”

“Ok, è vero, tu hai suscitato in me sentimenti contrastanti. Mi hai dato qualcosa su cui riflettere e mi hai mostrato qualcosa che non conoscevo e devo ammettere che è stato piacevole. Insomma, non mi sarei opposta a proseguire su quella strada, anche non conoscendo dove mi avrebbe condotto. Però Max, io adesso devo andare avanti con la mia vita e tu con la tua. Non sentirti responsabile se tra di noi non è potuta andare avanti. Se eravamo destinate a stare insieme, sarebbe semplicemente successo. Chissà, forse in un’altra vita magari”.

Max inevitabilmente sorrise ripensando al suo passato, quando aveva riavvolto il tempo utilizzando i suoi poteri per salvare il padre di William. Alla fine si era ritrovata in compagnia di Victoria e gli altri amici del Vortex Club, quindi dopotutto, non era così improbabile come possibilità. Forse in un’altra realtà alternativa lei e Shonei, avrebbero avuto davvero qualche possibilità.

“Perché sorridi?” chiese Shonei curiosa.

“Così…” rispose la ragazza con un’alzata di spalle.

“A volte sei davvero strana Max” disse Shonei sorridendo. “Tornando a noi due, ero seria quando dicevo che per te ci sarei sempre stata. Lo ribadisco e lo riconfermo, tu potrai sempre contare su di me, per qualsiasi cosa. Non sarai mai la mia ragazza, ma ciò non toglie che resti sempre mia amica. Se avrai bisogno di me, io sarò sempre disponibile” disse la ragazza facendo una pausa. Poi aggiunse con ironia: “Però avita di chiamarmi in momenti inappropriati”.

“Smettila” disse Max ridendo in imbarazzo.

“Adesso se vuoi, posso spiegarti meglio cosa stavamo facendo”.

“Shon!”

Shonei alzò le mani in segno di resa, ridendo. “Ok, ok, stavo solo scherzando”.

“Ti voglio bene Shon” disse Max seria.

Shonei smise di ridere tornando seria. “Te ne voglio anche io Max”.

Finirono di bere il loro caffè e dopo aver chiacchierato per un po’, Shonei si offrì di riaccompagnarla a casa. Dopo essersi salutate, la ragazza uscì dal parcheggio con la sua auto e si diresse verso casa. Durante il tragitto si fermò a un semaforo. Prese il telefono leggendo alcuni messaggi che aveva ricevuto quando era in compagnia di Max, di cui due appartenevano a Janet. C’era una foto della ragazza mezza nuda, che Shonei trovò divertente. Subito dopo un messaggio a cui Shonei rispose.

 

 

Janet: Vedi qualcosa che ti piace? 😏

Shonei: Farei prima a dirti cosa non mi piace.

 

 

La risposta dell’altra non tardò ad arrivare.

 

 

Janet: Bene, spara.

Shonei: Non mi piace che mi invii foto del genere, quando sono troppo lontana per poterti raggiungere.

Janet: Allora risolviamo il problema. Posso aspettarti, so essere molto paziente quando voglio. 😏

 

 

Shonei rise mentre dava un’occhiata al semaforo e mentre stava per riportare lo sguardo sul telefono, vide Ashley uscire da un locale in compagnia di qualcuno, ma non erano di certo le sue amiche come lei stessa, aveva affermato prima di uscire. Era in compagnia di un uomo che gentilmente le aprì lo sportello dalla parte del passeggero, per farla salire sulla sua bella auto costosa. L’espressione sul volto di Shonei si rabbuiò all’istante. Rimase a guardare i due allontanarsi con l’auto, mentre Janet restava in attesa di una sua risposta alla sua proposta.

 

 

Janet: Allora? 🙄

 

 

Shonei si affrettò a rispondere e anche se trovava allettante la proposta della sua attuale amante, rifiutò scusandosi.

 

 

Shonei: Non posso, mi dispiace.

Janet: Sei una vera delusione.

Shonei: No, sono solamente impegnata al momento, ma stasera mi farò perdonare.

Janet: Allora preparati, perché ti toccherà fare degli straordinari. 😏

 

 

Lanciò il telefono sul sedile affianco stringendo le mani al volante, fino a far diventare le nocche bianche. Era così devastata da ciò che aveva appena visto, che non si accorse nemmeno che fosse scattato il verde. Si ridestò soltanto quando sentì il suono dei clacson dietro di lei. Accelerò partendo a razzo, maledicendosi per aver anche solo pensato di riuscire a far comprendere alla ragazza, una cosa tanto semplice quanto evidente.

 

 

Matthew si trovava in una delle stanze al piano inferiore dello stabilimento abbandonato, dove da anni Steven svolgeva i suoi affari indisturbato. Era seduto intorno a un tavolo con un altro paio di scagnozzi a giocare a poker. A un tratto qualcun altro entrò nella stanza interrompendo la loro partita.

“Matt, Steven ti vuole vedere”.

“Cosa vuole?”

“Cosa cazzo vuoi che ne sappia io” disse l’uomo.

Uno dei ragazzi che era impegnato nella partita, si girò verso di lui davanti alla porta. “Aspetta coglione, dobbiamo finire questa mano”.

“Andate a dirlo a Steven, branco di rincoglioniti!” disse l’uomo uscendo dalla stanza, sbattendo la porta.

“Ok, vediamo cosa avete” disse Matthew ai suoi due avversari.

“Guardate e piangete” disse uno di loro entusiasta, mostrando le carte in suo possesso. “Full!”

“Aaah, io ho soltanto un tris di due” disse l’altro con frustrazione, scagliando le carte sul tavolo. “Cazzo di sfiga che ho oggi”.

L’altro rise sentendo di avere già la vittoria in pugno, allungando le braccia al centro per recuperare i soldi della vincita.

“Un momento, non così in fretta!” intervenne Matthew bloccandolo. “Non hai ancora visto le mie carte”.

“Ok, vediamo”.

Matthew appoggiò lentamente le carte sul tavolo. “Poker di assi!”

“Non è possibile cazzo, è già la seconda volta” disse il ragazzo sconfitto, mentre l’altro rideva al suo fianco.

Matthew a quel punto si alzò dalla sedia, recuperando la sua vincita. “È sempre un piacere vincere contro di voi. Adesso se volete scusarmi, devo andare”.

“Sì e già che ci sei, vedi di non tornare” disse il ragazzo che non accettava la sconfitta.

“Alla prossima, perdenti” aggiunse Matthew lasciando la stanza per raggiungere Steven di sopra.

Una volta raggiunto il piano superiore, bussò alla porta della stanza in cui si trovava Steven.

“Avanti”.

“Mi volevi vedere?”

“Sì, chiudi la porta e siediti”.

Il ragazzo fece come aveva detto mentre Steven lo guardava. “Quanti ne abbiamo persi questa settimana?”

“Questa settimana? Le vendite sono calate già da parecchio”.

“Che diavolo sta succedendo?”

“Dubito fortemente che parte dei tuoi clienti, si siano ripuliti così dall’oggi al domani”.

“Concorrenza?”

“Altrimenti non si spiega”.

“Se c’è davvero qualcuno che ci sta rovinando gli affari, lo sta facendo fregando tutti, anche gli stessi clienti. Molto probabilmente vende merce scadente”.

“Come intenti procedere? Abbassando un po’ l’asticella della qualità e quindi i prezzi?”

“Non ci penso nemmeno, se vogliono roba di ottima qualità, devono venire da me. Il problema è che siamo circondati da branchi di ragazzini che per fare i duri, snifferebbero anche la colla”.

Matthew annuì fingendosi comprensivo, in realtà non gli fregava un cazzo di come andavano i suoi affari. Finché veniva pagato a dovere, tutto filava liscio. Inoltre il ragazzo a volte considerava l’uomo un vero pappamolle. Se fosse stato lui a capo, avrebbe fatto rigare dritto chiunque e l’unico modo che conosceva per farlo, era usare le maniere forti.

“A proposito, ci sono novità su quell’altra cosa?”

“No, non al momento”.

“Cosa c’è? È troppo difficile questo compito per te? Devo forse incaricare qualcun altro?”

“No, me ne posso occupare tranquillamente io”.

“La tieni ancora d’occhio?”

“Ogni tanto, ma sai… mi hai chiesto di essere discreto”.

“Se non sbaglio ti avevo lasciato carta bianca, quindi cosa stai facendo per arrivare alla verità?”

“Escogiterò qualcosa”.

Steven lo guardò scettico. Poi si alzò per versarsi un bicchiere di scotch che era sul tavolo. “Datti da fare allora, mi sono rotto il cazzo di dovere pagare anche lei, soprattutto adesso che le entrate sono diminuite. Non voglio più che lavori per me”.

Si avvicinò alla finestra guardando fuori, mentre teneva il bicchiere in una mano. “Voglio mettere fine a questa storia una volta per tutte”.

L’uomo si voltò a guardare il ragazzo che lo osservava con attenzione. “Non deludermi”.

“Non lo farò Steven” disse Matthew con un sorriso che non prometteva nulla di buono, non per Shonei.

 

 

Chloe aveva pensato di chiamare Max, ma il desiderio di vederla era troppo forte e quindi uscì di casa per raggiungerla al suo appartamento. Quando bussò alla porta, Victoria che era seduta sul divano, guardò Max alle prese con il suo laptop.

“Non è che aspetti altre consegne? Perché in quel caso sarebbe meglio che andassi tu ad aprire la porta”.

“Tu non puoi andarci?” chiese Kate indaffarata con le sue illustrazioni.

“Mi sto facendo le unghie, non vedi?”

Max roteò gli occhi al cielo alzandosi dalla poltrona. “Smettetela tutte e due, vado io”.

Mentre la ragazza si dirigeva verso la porta, Victoria la bloccò consegnandole una penna. “Sai, nel caso dovessi mettere altre firme”.

“Molto divertente Victoria” disse Max allontanandosi mentre la ragazza rideva e Kate scuoteva la testa.

Aperta la porta, Max si ritrovò davanti Chloe.

“Ciao Max”.

“Ehi Chloe, entra”.

“Ciao ragazze”.

Kate rispose al saluto e Victoria disse: “Mh, falso allarme”.

Chloe la guardò alzando un sopracciglio. “Per caso aspettavate qualcun altro?”

Max chiuse la porta scuotendo la testa. “Non farci caso, infondo la conosci”.

“Ehi, che vorres…” rispose Victoria interrotta da una chiamata da parte di Marcus. “Scusate, vado in camera mia, è una telefonata di lavoro”.

“Si certo, di lavoro…” commentò Kate.

Max afferrò una mano di Chloe conducendola verso la sua stanza. “Andiamo di là”.

Appena passata la soglia e richiusa la porta Chloe guardò Max con un’espressione interrogativa. “Sbaglio o siete un po’ strane oggi”.

Max si sedette sul bordo letto. “Giornata strana”.

Chloe stava per sedersi accanto all’amica, ma si bloccò quando vide la foto incorniciata appoggiata sulla scrivania. Si avvicinò per guardarla meglio ed emise un fischio di apprezzamento. “Però, chi è questa boma sexy?” chiese prendendo la cornice e alzandola. Poi si voltò di scatto verso Max. “Non è Ellis, vero?”

“No, non è lei”.

“Meno male” disse Chloe senza pensarci.

Max la guardò con la confusione dipinta sul volto. “Per quale motivo?”

“Cosa?”

“Perché meno male?”

Solo in quel momento Chloe realizzò cosa avesse appena detto. Voleva darle una risposta sensata, ma la verità era che non sapeva nemmeno lei perché lo avesse detto. Poi riflettendo per qualche istante mentre Max la osservava in attesa, disse: “Ehm… beh… perché se fosse Ellis… adesso dovrei provarci con il tuo capo”.

Max scosse la testa sorridendo. “Oh… giusto… avrei dovuto immaginare una risposta del genere”.

Chloe rimise la cornice sulla scrivania e andò a sedersi di fianco all’amica. “Allora, hai comprato tu quella cornice?”

“No, in realtà è un regalo”.

“Da parte di chi?”

“Ellis”.

“Ah… e come mai?”

“Ha notato quanto mi piacesse la foto e…”

“Ti piace la foto?”

“Sì, perché?” chiese Max, pensando che forse Chloe fosse sul punto di insinuare qualcosa, o fare una delle sue solite battute.

“Niente”.

“Piace anche a te”.

“Per motivi diversi però è vero” disse Chloe con un sorriso furbo.

Max le diede un pugno sul braccio. “Non fare l’idiota”.

“Ahia!”

“Sei sempre la solita”.

“È stata molto gentile con te”.

“Se con questo gesto è stata gentile, allora per l’altro non saprei davvero come definirla”.

“C’è dell’altro?”

“Ha esposto alla sua mostra una foto scattata da me”.

“Davvero? Quale?”

A un tratto Max si trovò in difficoltà non sapendo cosa rispondere, stava quasi considerando di riavvolgere il tempo, ma si era ripromessa di non utilizzarlo continuamente. “Beh, Ellis non poteva scattare delle foto e così, le ho scattate io”.

“Che tipo di foto?”

“Ehm… beh… delle foto particolari”.

“Del tipo?”

“Foto di… nudo”.

“Cosa?” chiese Chloe sbalordita. “Tu hai scattato delle foto di nudo?”

“Già”.

“Mi prendi in giro, vero?”

“No” rispose Max sospirando scocciata.

“Oddio, era uomo o donna?”

“Donna”.

Chloe sembrava letteralmente allibita, ma poco dopo cominciò a ridere divertita.

“Che diavolo hai da ridere?” chiese Max un po’ infastidita.

“Scusami Max, è solo che non riesco a immaginarti a scattare delle foto a una persona completamente nuda”.

“Non era completamente nuda, cioè…”

“Per la miseria, non riesco a crederci”.

“E invece devi crederci perché l’ho fatto” disse Max un po’ imbronciata. Poi uscì dalla stanza recuperando il suo laptop che aveva lasciato sulla poltrona e tornò indietro. Si sedette di nuovo affianco all’amica, aprì una cartella contenente le foto che aveva scattato a Bonnie e gliele mostrò.

“Posso?” chiese Chloe afferrando il laptop dalle sue mani.

Max annuì e la ragazza mise il laptop sulle gambe, dando uno sguardo alle foto sgranando gli occhi sorpresa.

“Wow, queste le hai fatte tutte tu?”

“Sì” rispose Max in attesa di qualche battuta, che però non arrivò con sua grande sorpresa.

“Sono davvero bellissime Max. L’ho sempre detto che sei una grande fotografa”.

A quel punto l’espressione di Max si rasserenò e sorridendo all’amica. “Grazie”.

“Qual è stata esposta alla mostra?”

“Questa” rispose Max indicandola sullo schermo.

“È davvero bella”.

“Il soggetto o la foto? Sai, con te non si può mai sapere”.

“È la foto ad essere bella. Sono sicura che è piaciuta molto anche agli altri”.

“Sì, pensa che il proprietario della galleria mi ha proposto di organizzare una mostra tutta per me”.

“Ma questo è magnifico, non vedo l’ora. Io sarò l’ospite d’onore a quella mostra.

Max rise divertita. “Ah, davvero?”

“Certo, magari potrei anche posare per te visto che sono tanto fotogenica. Ti ricordi quando te lo dicevo?”

“Come potrei dimenticarlo”.

A un tratto Chloe chiese: “Perché non mi hai detto nulla delle foto che hai scattato?”

“Ehm, credo mi sia passato di mente, l’ho detto solo alle ragazze e a Shon”.

Chloe rivolse di scatto uno sguardo nella sua direzione, poi le riconsegnò il laptop con un’espressione strana.

“È tutto ok?”

“Sì, certo”.

“Chloe…”

La ragazza sospirò. “È solo che… vorrei che me ne parlassi di ciò che ti riguarda… non voglio essere sempre l’ultima a sapere qualcosa su di te”.

Max mise via il suo laptop. “Scusami per non avertelo detto prima”.

“Per questa volta ti perdono” disse Chloe assumendo un’aria di superiorità.

“Oh, grazie tante mia grande divinità” rispose la ragazza scherzando.

Cominciarono a ridere stendendosi sul letto, voltandosi una verso l’altra.

A un tratto Max chiese: “Perché ieri sera non sei uscita?”

“E tu come lo sai?”

“Dopo la mostra io ed Ellis siamo passate al Paradise, così ho saputo che sei rimasta a casa”.

“Non mi andava di uscire”.

“Ma se mi avevi chiamata per vederci”.

“Beh, per te avrei fatto uno strappo alla regola”.

“E cosa hai fatto tutta sola?”

“Ho mangiato da fare schifo, ho bevuto… non guardarmi così, ho bevuto con moderazione. Poi ho fumato… sigarette, ho tenuto compagnia alla mia tigre e ho permesso al televisore di ammirarmi mentre dormivo” rispose Chloe portando il conto sulle dita di una mano, mentre Max rideva.

“Come le classiche serate che abbiamo sempre passato insieme” disse Chloe.

“Già, le nostre serate migliori”.

“Magari un giorno di questi potremmo organizzarci”.

“Mi piacerebbe”.

Restarono a guardarsi senza aggiungere altro. Dopo qualche istante il telefono di Chloe iniziò a squillare. Le due ragazze continuarono a guardarsi fino a quando Max, un po’ a disagio disse: “Chloe, ti sta squillando il telefono”.

“Sì, lo sento”.

“Hai intenzione di rispondere?” chiese Max sorridendo.

“Sì, certo”.

Chloe si mise a sedere estraendo dalla tasca il telefono, è un brivido di paura le percosse lungo tutta la schiena. Non poteva rispondere a una telefonata di Lauren in presenza di Max.

“Chi è?”

“Oh, ehm… niente di importante” rispose Chloe, mettendo via il telefono e scusandosi mentalmente con Lauren.

Restarono a chiacchierare per altri dieci minuti e quando uscirono dalla stanza, Kate le informò di aver ricevuto una chiamata da Timothy, che a sua volta aveva ricevuto una telefonata da Jonathan, per dargli appuntamento al Paradise in serata. Chloe non ne fu molto contenta, perché infatti stava già valutando l’idea di invitare Max al suo appartamento per una serata in pieno relax. Purtroppo avrebbe dovuto attendere ancora, non poteva dare buca di nuovo agli altri, soprattutto dopo essere stata finalmente dimessa dall’ospedale.

“Chloe, ti va di rimanere per pranzo?” chiese Max.

“Oh, mi piacerebbe davvero tanto, ma ho già promesso a Steph di stare un po’ insieme oggi, visto che sono mancata per una settimana” inventò Chloe.

“Va bene, allora ci vediamo stasera?”

“Sì, a stasera Max, ciao Kate”.

“Ciao Chloe”.

Così la ragazza lasciò l’appartamento per raggiungere in fretta la sua auto per tornare a casa e richiamare Lauren. Si sarebbe inventata un’altra scusa per non averle potuto rispondere subito. Adesso erano libere entrambe e le telefonate sarebbero potute capitare in qualsiasi momento della giornata, come era appena successo in presenza di Max. Ormai le bugie rifilate alle due ragazze, stavano diventando sempre più frequenti.

Ashley tornò all’appartamento e non appena richiuse la porta, vide Shonei che stava richiudendo uno dei suoi bagagli sul divano.

“Che stai facendo?”

“A te cosa sembra?”

“Andiamo da qualche parte?” chiese Ashley confusa.

Shonei dopo aver chiuso il bagaglio si raddrizzò guardandola. “Io no, ma tu sì”.

“Un momento, ma di cosa stai parlando?”

“Voglio che te ne vada”.

“Per quale motivo?” chiesa la ragazza scioccata.

“Non puoi più rimanere qui”.

“Potresti spiegarmi per favore?”

“Non ti devo nessuna cazzo di spiegazione, questo è casa mia e non ti voglio più tra i piedi! Io ho la mia vita e tu hai la tua, questo è quanto!” rispose Shonei usando un tono che non ammetteva repliche.

Ashley rimase per un attimo intontita e confusa da ciò che stava accadendo, ma non si arrese. “Shon, ne possiamo parlare per favore?” chiese con tono calmo.

Shonei si diresse verso il frigo per prendersi una birra bevendone un lungo sorso, appoggiandosi di spalle al ripiano della cucina.

Ashley le si avvicinò lentamente piazzandosi davanti alla ragazza che evitava di guardarla. “Shon… guardami…”

A quel punto la ragazza alzò lo sguardo verso di lei, continuando a tenere la bottiglia di birra tra le mani. “Non so cosa mi sia passato per la testa quando ho deciso di tenerti con me. Questa era soltanto l’ultima spiaggia. Ci ho provato, eccome se ci ho provato. Volevo che funzionasse, che tu comprendessi fino in fondo tutto quello che stavo facendo per te. Ti ho salvata da Steven, non gli avrei mai permesso di metterti le mani addosso. Però Jeffrey meritava di perderti come ti ho persa io. Lui doveva pagare per quello che ha fatto, ma in quel caso tu saresti finita per strada, perché sono sicura che lui se la sarebbe presa con te. Non volevo rovinarti la vita perché nonostante tutto quello che hai fatto, sei importante per me e lo sei sempre stata”.

Ashley era ferma davanti alla ragazza senza emettere un fiato.

“Io non ho mai avuto intenzione di relegarti in casa come pensi. Ti ho lasciata libera di fare ciò che desideravi. Ti ho messo un tetto sulla testa, ti ho permesso di fare shopping, perché so bene quanto ti piace e non ho mai preteso che andassi a cercarti un lavoro, per contribuire alle spese della casa. Potevi uscire e divertirti con le tue amiche ogni volta che volevi. Ho condiviso tutto con te, dandoti tutto ciò che mi era possibile”.

“Shon…”

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“Avresti potuto attraversare quella porta e andartene in qualsiasi momento” disse Shonei indicandole la porta. “Sei sempre stata libera di lasciare questa casa e non tornare mai più, io non ti avrei di certo fermata. Ho cercato in tutti i modi di dimostrarti come potesse essere stare con me. Tu forse pensavi che non me ne fregasse più nulla di te, ma non sai quanta fatica ho fatto per non cedere ogni volta che andavamo a dormire la sera”.

Gli occhi di Ashley iniziarono a riempirsi di lacrime.

“In cambio ti ho chiesto solo una stramaledetta cosa, non era una regola ma una richiesta. Avevo cominciato a pensare che potesse davvero funzionare e che tu avresti capito, ma mi sbagliavo. Questa mattina ho scoperto che niente di tutto quello che ho fatto per te, è servito a qualcosa. Niente di tutto questo ti spingerà nella mia direzione. Potrei dare la mia vita per te e tu… tu non te ne renderesti nemmeno conto. Il tuo cuore non mi apparterrà in nessun caso”.

Le lacrime iniziarono a scendere sul volto di Ashley, quando capì di essere stata scoperta e finalmente comprendeva cosa ci fosse dietro quella sua apparente vendetta, nel tenerla legata a sé a tutti i costi. In realtà non era mai stata costretta a fare nulla che non volesse. Ripercorse con la mente tutti i momenti in cui Shonei le aveva lasciato dei soldi, quando le chiedeva espressamente di uscire di casa, magari per incontrare le sue amiche che tra l’altro, non aveva mai sopportato. Ripensò ai momenti in cui era stata gentile nei suoi confronti, nonostante tutto quello che era successo. Addirittura il giorno prima si era presa la briga di aiutarla a spalmarle la crema per il corpo sulla schiena. Si maledisse per non aver compreso le sue reali intenzioni, accecata dal pensiero che la ragazza stesse cercando soltanto di vendicarsi. Come poteva essere stata così cieca davanti all’evidenza? Eppure la conosceva bene, o almeno così credeva. Però poi si rese conto che in realtà non la conosceva abbastanza, perché Shonei aveva subito un mutamento. Non era più la stessa di un tempo, qualcosa dentro di lei era cambiato per sempre. Distrattamente pensò a Max, quella strana ragazza che era riuscita ad insinuarsi così tanto nella mente di Shonei, stravolgendola completamente. Che fosse lei la causa di tutto? Provò un profondo fastidio all’idea ma forse più che fastidio, era gelosia.

“Ti ho dato tutto cazzo, tutto… ma niente è mai abbastanza per te… io non abbastanza” disse Shonei che con gli occhi lucidi.

Per tutto il tempo la ragazza aveva parlato con estrema calma, senza lasciarsi mai travolgere dalla rabbia, cosa che sarebbe stata abbastanza ovvia trattandosi di lei. Però in quel momento non era il sentimento di rabbia a prevalere, ma il senso di sconfitta e delusione per come erano finite le cose. Chiunque, guardandola in quel preciso istante, avrebbe capito quanto stesse soffrendo. Però quando riprese a parlare di nuovo, il suo tono era cambiato come anche la sua espressione. Era come se si fosse appena ridestata da quel momento di smarrimento tornando in sé stessa, scacciando via tutto il dolore che quella situazione le aveva inferto. “Ma adesso basta, questa volta è davvero finita. Prendi la tua roba, vattene e non voltarti mai indietro. Da oggi, quella porta per te è chiusa. Non mi interessa più sapere come te la caverai fuori di qui. Ti ho protetta e mi sono presa cura di te fino ad ora, ma adesso non sei più un mio problema. Adesso te la devi cavare da sola, non potrai più contare su di me”.

“Shon, io non ho nessun posto dove andare” disse la ragazza con voce tremante dal pianto.

“Non sono più affari miei questi”.

“Dammi un po’di tempo… lascia che io trovi un’altra sistemazione prima…”

“No, non posso, non c’è più posto per te qui”.

“Shon… ti prego… fallo per me…”

“Per te?! Fare qualcosa per te?! Cosa cazzo credi che io abbia fatto fino ad ora?! Ho fatto anche troppo per te! Io non ti devo più niente! Niente! Dovresti essere tu a sentirti tu in debito nei miei confronti! Se non fosse stato per me, chissà in quale cazzo di casino saresti adesso!” disse Shonei con amarezza, alzando un po’ il tono di voce.

“Non mandarmi via così!” gridò Ashley in preda alla disperazione.

“E invece è esattamente quello che sto facendo” disse Shonei lasciando la bottiglia di birra sul ripiano. “Tornatene dal tuo uomo se ti vuole ancora”.

Ashley cambiò tono di voce e supplicò la ragazza ancora una volta. “Ti prego Shon…”

Shonei sembrava irremovibile e con sguardo determinato si avvicinò a lei, tirando fuori il portafogli dalla tasca. Ne estrasse due bigliettoni da cento dollari, afferrò una mano della ragazza consegnandole i soldi. “Questo è tutto ciò che posso fare per te. Prendi un taxi e vai dove ti pare, l’importante è che sia lontano da me”.

Shonei la superò per andare nella sua stanza ma prima di entrare, si fermò sulla soglia e senza voltarsi disse: “Non voglio trovarti qui quando esco”.

Poi si chiuse nella stanza sentendo i singhiozzi della ragazza farsi più forti. Pur di non ascoltarla, rischiando di provare pietà per lei e cambiare inevitabilmente idea, inserì le cuffie al suo telefono alzando il volume al massimo. Si sdraiò sul letto mettendo le cuffie nelle orecchie e ascoltò della musica in attesa che la ragazza decidesse ad andarsene.

Ashley se ne stava seduta sul divano a piangere ininterrottamente nella speranza che Shonei cambiasse idea, ma dentro di sé sapeva benissimo che non sarebbe mai successo, non questa volta. Il dolore che stava provando in quel momento era così insopportabile, che iniziò seriamente a pensare che avrebbe preferito di gran lunga una possibile vendetta di Shonei. Rimpianse che le intenzioni della ragazza, non fossero davvero quelle che lei temeva, perché in quel caso non le avrebbe mai cacciata di casa.

 

 

Arrivata la sera, Victoria uscì per conto suo insieme a Marcus, promettendo alle ragazze che le avrebbe raggiunte al Paradise più tardi. Quindi Max e Kate si unirono a Timothy ed Aaron. Jonathan, Chris, Allison e Chloe erano già sul posto. Steph e Jessie dopo aver trascorso il pomeriggio insieme, decisero ancora una volta di unirsi ai ragazzi e questa volta con uno spirito diverso. Shonei dopo essere uscita dalla stanza, tirò un respiro di sollievo vedendo che Ashley non c’era. Poi si diresse in bagno per una doccia veloce e dopo essersi preparata, uscì dal suo appartamento per passare a prendere Janet, prima di andare al locale.

Quando finalmente si ritrovarono tutti insieme al locale, si sedettero al solito posto. In pista c’era parecchia gente che stava ballando a ritmo di musica. Max rivolse un sorriso a Chloe sedendosi al suo fianco. Come promesso, arrivò anche Victoria con Marcus, che non mancò di presentare a tutti. Le ultime a raggiungere il Paradise fu Shonei in compagnia di Janet. Shonei preso posto al fianco di Max, che lanciò un’occhiata a Chloe che nascose un sorriso divertito, bevendo un sorso della sua birra. Si sentiva un po’ in difficoltà in quella situazione, vista la presenza di Janet con la quale non nutriva molta simpatia.

“Ciao Max” disse allegramente Janet, rivolgendole la parola sorprendendo la ragazza.

Shonei invece si rivolse a Steph e Jessie sedute davanti a lei. “Come butta ragazze?”

“Benissimo” rispose Jessie con entusiasmo mentre si scambiava un’occhiata complice con Steph che le sorrise.

“Ma davvero?” chiese Shonei sottovoce un po’ scettica e un po’ curiosa. Trovava quel modo di fare decisamente strano.

Alcuni dei ragazzi si alzarono per raggiungere il bar e prendere da bere a tutti, per poi approfittarne dell’occasione e fare un brindisi a Chloe, che era stata dimessa dall’ospedale. Dopo aver chiacchierato tra loro per un po’, ognuno prese la propria strada. Victoria e Marcus si spostarono ai tavoli, dall’altra parte del locale dinanzi al bar, dove Eddie era di turno e continuava a guardare verso di loro, chiedendosi chi diavolo fosse il ragazzo. Emily che passava dal bar per portare le ordinazioni dei clienti ai tavoli, punzecchiava l’amico facendo battutine che il ragazzo non trovava affatto divertente. Ormai la gelosia aveva preso il sopravvento. Allison ed Aaron raggiunsero il bar sedendosi su un paio di sgabelli, per appartarsi. I due ragazzi non stavano ancora insieme, almeno non ufficialmente, anche se tutti ormai avevano capito che ci fosse del tenero tra i due. Il resto dei ragazzi erano ancora tutti al proprio posto.

“E così la mia cara cuginetta ha finalmente trovato qualcuno” disse Timothy divertito.

Kate e Max si lanciarono un’occhiata strana e il ragazzo lo notò. “Voi due cosa sapete di quel tipo?”

“Lui è un modello a cui Victoria scatta delle foto. Lo ha conosciuto al lavoro” disse Max.

“Già” disse Kate un po’ scocciata.

“Cosa c’è, non ti sta simpatico?” chiese Timothy alla ragazza.

“Non esattamente”.

“Come mai?”

“Tim, ti dispiacerebbe cambiare argomento?”

“Caspita, che diavolo sarà mai successo”.

A quel punto Max intervenne. “Diciamo che le presentazioni non sono state proprio nella norma”.

“Max, ti prego, non farmici pensare”.

“Oh cazzo, adesso suscitate anche la mia curiosità” disse Chloe ridendo.

Max la guardò. “Non mettertici pure tu Chloe”.

“Oh avanti, che diavolo può essere successo di così terribile da non poterlo neanche raccontare?” chiese Jonathan.

“Se non riuscite nemmeno a dirlo, vuol dire che deve essere qualcosa di imbarazzante” aggiunse Steph.

Anche Shonei intervenne. “Questo è evidente, basta guardare le guance color porpora di Kate”.

Chris rise e disse: “Beh, allora dovete assolutamente raccontarlo, Jonathan adora questo tipo di racconti”.

“Parli per esperienza?” chiese Jessie.

“Ops, colpito e affondato” disse Chloe, ridendo insieme a Shonei per la storia che c’era dietro.

Poi Shonei lanciò uno sguardo attendo a Jessie e in quel momento notò qualcosa che non aveva mai visto prima. Steph teneva una mano appoggiata su quella di Jessie, che stranamente sembrava a suo agio, o almeno così sembrava. Janet la distrasse avvicinandosi di più a lei dandole un bacio.

“Victoria ha presentato il suo amico a tutti, tranne voi due, quindi deduco che voi lo abbiate conosciuto in altra sede” disse Timothy rivolto a Max e Kate.

“Magari Victoria lo ha invitato nel vostro appartamento per pranzo” ipotizzò Chris.

“Vogliamo chiudere qui l’argomento? Grazie” disse Kate stufa.

“Magari per pranzo, o magari per qualcos’altro…” insinuò Janet ridacchiando.

“Lavorano insieme” disse Chris.

“Quindi questo può voler dire soltanto una cosa. Victoria si è portata un po’ di lavoro a casa” disse Shonei facendo ridere tutti.

“È così? È venuto nel vostro appartamento?” chiese conferma Timothy.

A quel punto Chloe prese la palla al balzo come al solito. “Dipende da cosa intendi per venuto”.

Ricominciarono a ridere tutti, soprattutto Shonei che le diede un cinque alla sua amica, mentre Max le lanciava un’occhiata di rimprovero.

“Era una battuta Max” si giustificò Chloe.

“Beh, adesso sono stufa anche io di questo discorso. Lo abbiamo già conosciuto e non vi diremo altro” si impuntò Max, ricevendo uno sguardo riconoscente da Kate che le era seduta davanti.

Le due si sorrisero mentre gli altri si lamentavano di non poter sapere altro al riguardo.

“Non so voi, ma io mi sto iniziando ad annoiare” disse Janet. Poi avvicinandosi all’orecchio di Shonei aggiunse: “Ti va di andare a ballare?”

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“Oh, beh, se me lo chiedi così, non posso dirti di no” rispose Shonei, dopo aver mandato giù tutto ad un fiato il resto del suo drink. Poi si alzò porgendo una mano alla ragazza, che l’afferrò alzandosi a sua volta. “Qualcun altro vuole unirsi a noi? Chloe?”

“Il dottor Coleman mi ha consigliato di non esagerare”.

“Sì certo, sono tutte scuse le tue. Max?”

“No grazie” rispose Max, leggermente in imbarazzo ripensando a quando avevano ballato insieme e soprattutto a quello a cui aveva portato.

“Ah già, non vorrei rischiare di prenderle anche stasera” disse Shonei in modo ironico, lasciando alcuni dei ragazzi confusi perché non sapevano cosa fosse successo.

Chloe invece non gradì molto la sua battuta, però fece buon viso a cattivo gioco.

“E voi due?” chiese Shonei questa volta rivolta a Steph e Jessie. “Venite a fare due salti, o è chiedervi troppo?”

Sembrava le stesse sfidando a farlo e Jessie, ricordando la conversazione che avevano avuto la sera prima, si alzò di scatto prendendo per mano Steph. “Sì, perché no”.

Steph rimase sorpresa dal suo gesto, stessa cosa Shonei che iniziò a chiedersi seriamente come stessero le cose tra loro. Eppure era stata chiara con entrambe, possibile che fossero così ottuse da non capire?

Si diressero tutte in pista dove altra gente si stava divertendo e iniziarono a ballare a ritmo di musica. Nel frattempo gli altri ragazzi rimasti seduti, chiacchieravano tra loro lanciando ogni tanto un’occhiata alle due coppie. A un tratto Max si rivolse a Chloe al suo fianco, che stava tenendo un braccio appoggiato sullo schienale del divano in pelle alle sue spalle, mentre guardava in pista.

“Jessie è la ragazza di Steph?”

“Cosa?” chiese la ragazza avvicinandosi ulteriormente a Max, non avendo capito cosa le avesse appena chiesto, a causa del volume della musica che era decisamente aumentato.

“Jessie è la ragazza di Steph?” chiese di nuovo Max alzando un po’ il tono di voce per sovrastare il volume della musica.

“Se così si può dire”.

“Shon mi ha accennato qualcosa. Jessie sembra una persona apposto”.

“Questo nessuno lo nega. Sono sicura che sia una brava ragazza ma il punto è che non è interessata alle donne”.

“E tu cosa ne sai?”

Chloe alzò le spalle. “Intuito? Sesto senso? E poi ho un sensore come amica. Shon fiuta l’eterosessualità a miglia di distanza”.

Max sorrise scuotendo la testa. “Per te tutto quello che dice Shon è oro colato?”

“No, ma ci azzecca il più delle volte. Le sue ipotesi sono sempre molto attendibili, è un dato di fatto”.

“Se fosse così mi dispiacerebbe molto per Steph”.

“Anche a me, non ha molta fortuna nelle relazioni”.

“Magari questa volta Shon si sbaglia”.

“Purtroppo sono più che convinta che abbia ragione. Jessie è stata mollata dal suo ragazzo con cui stava da anni. È più che naturale commettere qualche sciocchezza dopo una rottura del genere. Buttarsi tra le braccia del primo che capita è una cosa che succede abbastanza spesso. Ognuno affronta il proprio dolore in maniera diversa. Forse Jessie sta facendo proprio questo, sta cercando di sfuggire al proprio dolore. Il punto è che si è buttata tra le braccia di una donna, il che rende tutto meno credibile”.

“Perché lo trovi incredibile? Pensi che una persona non possa cambiare idea durante tutto l’arco della sua vita?” chiese Max pensando a sé stessa.

“No, non sto dicendo affatto questo. Io stessa mi sono riscoperta quando ho conosciuto Rachel e prima di allora, stavo soltanto con ragazzi. Il punto è che Jessie era sul punto di trasferirsi con il suo fidanzato e avevano in progetto di sposarsi”.

“Ah, capisco” disse Max pensierosa. “Però, ciò non toglie che una persona possa capire cosa vuole davvero, in qualsiasi momento. Insomma, non c’è un tempo prestabilito e ha poca importanza se stai per sposarti, fidanzarti o altro, giusto?”

Chloe la guardò stranita dall’argomento e dal modo in cui l’amica esponeva a sua opinione in merito. “Certo, hai perfettamente ragione”.

Max sentendosi lo sguardo indagatore di Chloe addosso, si voltò riportando l’attenzione alle ragazze che stavano ballando divertendosi.

 

 

Shonei sembrava più concentrata a capire cosa diavolo stesse succedendo tra Jessie e Steph. Sembravano decisamente in sintonia e a loro agio quella sera. Le due ragazze si erano trovate anche a sfiorarsi più volte, in maniera decisamente al di sopra delle righe per una come Jessie. Janet che si era accorta della situazione, le appoggiò una mano su una guancia facendola voltare verso di lei.

“Si può sapere cosa hai?”

“Io? Niente”.

“Allora perché diavolo continui a guardare loro due, invece di concentrarti su di me”.

“No, io stavo solo…”

“Shon, non prendermi per il culo”.

“Il fatto è che Jessie non è affatto lesbica, capisci?”

Janet la guardò con aria interrogativa e rallentando i movimenti mentre stava ballando, chiese: “E allora?”

“E allora? Ma…”

“A te cosa importa?”

Shonei non rispose subito, ma poi disse: “Steph è una mia amica, non posso permettere che al prendano per il culo”.

Janet rise avvicinandosi a lei dandole un bacio sulla guancia. “Aww, come sei dolce a preoccuparti per lei, ma lei è un’adulta. Credo che sappia cavarsela benissimo anche da sola”. Poi avvicinandosi di più a lei sussurrò in modo malizioso: “Invece per quanto mi riguarda, ho bisogno di un po’ di aiuto”.

Shon si allontanò da lei, quel tanto che bastava per guardarla in volto e sorrise. “Ah, ma tu non sei affatto da sola”.

“Davvero?”

“Oh sì, vuoi una dimostrazione?”

Si abbracciarono ridendo, continuando a ballare e per un attimo gli occhi di Shonei, incontrarono quelli di Steph. Il sorriso scomparve dal volto della ragazza mentre Steph riportava l’attenzione su Jessie.

 

 

Poco dopo le quattro ragazze in pista da ballo, decisero di tornare dagli altri. Steph era un passo avanti a Jessie e stavano ridendo per una battuta di quest’ultima, ignare di chi fosse appena entrato nel locale. Quando Steph si voltò alle sue spalle continuando a ridere, vide Jessie bloccarsi di colpo con un’espressione seria e allo stesso tempo sorpresa. Per un attimo Steph pensò che stesse guardando proprio lei e chiese preoccupata: “Jessie, che succede?”

Solo dopo aver fatto un passo verso la ragazza, si accorse che stava guardando oltre lei. Si voltò e vide Owen che si stava avvicinando a passo lento e intimorito verso Jessie.

 

 

“Cazzo!” disse Chloe accorgendosi di cosa stesse succedendo.

A quel punto anche Shonei che era sul punto di sedersi, si voltò a guardare raggelandosi sul posto.

“Che sta succedendo?” chiese Max vedendo le ragazze preoccupate.

“Quello è Owen, l’ex di Jessie” rispose Chloe senza staccare gli occhi dalla scena.

 

 

Owen fece un cenno di saluto a Steph, prima di fermarsi davanti alla sua ex ragazza. “Ciao Jessie”.

La ragazza non rispose.

“Avrei bisogno di parlare un momento con te se non ti dispiace”.

Steph e Jessie si scambiarono uno sguardo.

“Cosa vuoi?” chiese Jessie.

“Il ragazzo diede una breve occhiata a Steph. “Potremmo andare a parlarne fuori?”

Jessie, dopo un attimo di esitazione annuì, guardando l’espressione allibita di Steph.

“Ok, ti aspetto fuori” disse il ragazzo uscendo dal locale.

Jessie si avvicinò a Steph. “Torno subito…”

“No! Non puoi! Cazzo lui… lui ti ha mollata Jess!”

“Lo so, ma devo sapere cosa ha da dire!”

“Scusa ma non ti capisco! La vostra storia ormai si è conclusa, che senso ha sapere cosa ha da dire?!”

“Steph, ti prego! Non ci metterò molto!”

“Non andare!”

“Steph, invece devo… cerca di capire! Torno subito!” disse la ragazza allontanandosi, uscendo fuori dal locale.

Steph rimase ferma per qualche istante lì dove era e poi si diresse al bar.

Shonei stava per andare da lei ma Chloe la fermò. “No Shon, non puoi”.

“Perché no?!”

“Perché non è il momento! E tu sei l’ultima persona che vorrebbe vedere adesso, quindi siediti!”

Shonei, anche se contrariata, si sedette al suo posto ma con il desiderio irrefrenabile di andare dritta da Jessie a dirgliene quattro.

 

 

Nel frattempo Jessie e Owen erano uno di fronte all’altro, accanto alla macchina di quest’ultimo.

“Come facevi a sapere che ero qui?”

“Mary, è stata lei a dirmi che ti avrei trovata qui”.

Jessie e la ragazza avevano parlato al telefono quella stessa sera. Era stata proprio lei a dire all’amica che sarebbe andata al Paradise con Steph.

“Perché sei qui?”

“Ho parlato con Mary”.

“Di cosa?”

“Lei è molto preoccupata per te. Mi ha detto di aver ricevuto una tua telefonata ieri sera. Lei pensa che tu stia soffrendo ma che ti sforzi di non renderlo troppo evidente”.

“No, si sbaglia di grosso, io sto benissimo” disse la ragazza, anche se la sua amica la conosceva bene e aveva perfettamente ragione.

“Vedi, il fatto è che non sei l’unica a stare male. Sto soffrendo tantissimo anche io. In questo periodo ho tentato di convincermi che andasse tutto bene, che fosse tutto apposto, ma non è affatto così. Stavo mentendo solo a me stesso. Il punto è che da quando abbiamo rotto…”

“Abbiamo?! Sei stato tu a mollarmi!”

“Sì, sono stato io, ma il punto non è questo. Il fatto è che io non riesco a smettere di pensare a te, ma soprattutto non riesco a smettere di amarti”.

“E allora perché non sei tornato da me?!”

“L’ho appena fatto” rispose il ragazzo lasciando la ragazza sgomenta. Si avvicinò a lei prendendole le mani. “Io ho agito in maniera del tutto sconsiderata. Mi sono comportato da vero egoista. Ho sbagliato, mi sono lasciato prendere dalla situazione e ho parlato senza riflettere. Quando Mary mi ha detto che stavi male, ho capito che siamo nella stessa situazione. La verità è che noi non possiamo stare l’uno senza l’altro”.

“Che cosa stai dicendo Owen?”

“Che ti amo e che voglio tornare con te”.

“No, questo non… io non ho nessuna intenzione di trasferirmi a New York”.

“E allora chi se ne importa, non mi interessa più andarci. Posso trovare un altro lavoro qui in città, magari un appartamentino tutto per noi. Jessie, io non vado da nessuna parte senza di te”.

“Ma tu ci tenevi a quel posto di lavoro…” disse Jessie cominciando a piangere.

Owen prese il volto della ragazza tra le sue mani. “Jessie, per me sei la cosa più importante al mondo e non potrei mai amare nessun’altra, come amo te”.

E con questo baciò la ragazza che non si oppose minimamente.

Steph era seduta su uno sgabello del bar, osservando il ghiaccio sciogliersi nel suo bicchiere. Era già al secondo drink da quando era lì, in attesa di sapere quali fossero le sue sorti.

“Ehi, va tutto bene Steph?” chiese Eddie preoccupato.

“Sì, certo” rispose la ragazza mandando giù l’ultimo sorso del suo drink. “Dammene un altro”.

“Steph…”

“Ti ho detto di darmene un altro!” ribadì la ragazza un po’ alterata.

“Va bene” si arrese il ragazzo.

Steph si appoggiò con i gomiti sul bancone, portando le dita alle sue tempie chiudendo gli occhi. A quel punto sentì una voce alle sue spalle.

“Steph…”

La ragazza riaprì gli occhi voltandosi verso Jessie, che sembrava sul punto di piangere.

“Cosa è successo? Dov’è Owen?”

“Lui… è andato via”.

“E cosa ha detto?”

Jessie non riusciva a rispondere.

“Jessie, cosa ha detto?”

“Lui vorrebbe… ritornare con me”.

In quel momento calò il gelo tra loro. Il tempo sembrava essersi fermato del tutto. Steph era così frastornata che nemmeno si accorse di Eddie che le stava servendo il suo drink. Poi quando finalmente si voltò vero di lui, restando a guardarlo senza vederlo per davvero, mentre il ragazzo diceva qualcosa di incomprensibile. Non riusciva nemmeno a percepire la musica ad alto volume e le voci della gente intorno, sembrava come chiusa in una bolla. Riportò l’attenzione sulla ragazza, sapendo che doveva fare il passo successivo. Come un condannato a morte che sa a cosa va incontro e sa di non poter sfuggire a ciò che lo attende. Era certa di come si sarebbe conclusa quella vicenda. Infondo non era di certo una novità per lei, ma nonostante tutto non era preparata all’ennesima sconfitta. I suoi occhi cercarono quelli di Jessie, che non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo verso di lei.

“Jessie… tu… che cosa gli hai risposto?”

Jessie aprì la bocca cercando di dire qualcosa ma senza riuscirci.

“È finita, vero? Tra noi intento…” disse Steph conoscendo già la risposta.

“No, io ho solo bisogno…”

“Jessie, evita di girarci intorno e prendere tempo!”

“Non è come pensi, ok?! È solo che… è successo tutto così all’improvviso e io…” disse la ragazza alzando finalmente lo sguardo.

“Cosa hai deciso?!”

“Io non ho deciso nulla!”

“Invece sì!”

“Ti ho detto che…”

“Bene, allora adesso ti facilito io il compito, visto che da sola non ci riusciresti mai! La scelta è semplice, o lui o me!”

“Cosa?!” chiese la ragazza sgranando gli occhi.

“O lui o me, non ci sono altre vie di mezzo! Non ci sono dei tempi da rispettare per prendere una decisione così semplice!”

“Io non posso…”

“Sì che puoi, nessuno più di te può sapere cosa vuoi per davvero! Quindi evita di rigirare il coltello nella piaga! Fai ciò che devi! Adesso!”

“Ma io non posso così, su due piedi…”

“Non hai tempo Jessie, tra un giorno, due settimane o un mese, non cambierà assolutamente nulla! Non ti permetterò di sprecare il mio tempo, quando in realtà sappiamo bene cosa deciderai alla fine!”

“Steph… io…” disse la ragazza cominciando a piangere.

Quelle lacrime non fecero altro che confermare quanto stesse dicendo Steph. “Mi dispiace così tanto… se solo… io…”

Steph abbassò lo sguardo non riuscendo più a guardarla. Nel frattempo Shonei, Chloe e gli altri, dalla loro posizione assistevano alla scena.

 

 

“Ma cosa succede?” chiese Jonathan, ignaro che tra le due ragazze ci fosse qualcosa. Nessuno di coloro che erano a conoscenza dei fatti, rispose alla sua domanda. Shonei faceva fatica a contenere la rabbia.

 

 

Jessie cercò di prendere una mano di Steph, ma lei la scansò via bruscamente. “Adesso vattene!”

“Steph…”

“Non osare più presentarti di nuovo al mio appartamento! Addio Jessie!”

Detto questo, Steph voltò le spalle alla ragazza prendendo il suo drink. A Jessie non restò altro da fare che girare i tacchi e andare via dal locale. Shonei non riuscì a staccarle gli occhi di dosso da Steph e stava per alzarsi e raggiungerla, ma Chloe la fermò ancora una volta. “Shon, lascia che vada io”.

Chloe si avvicinò a Steph con l’intenzione di parlare e offrirle tutto il suo sostegno, ma la ragazza appena la vide la mandò via bruscamente, affermando di voler essere lasciata in pace. A Chloe non restò che tornare indietro, mentre Steph continuava a ordinare da bere. Era passata un’ora da quando Jessie aveva lasciato il locale e Steph era ancora al bar. A un certo punto, stufa di stare in mezzo a tutto quel baccano, si allontanò uscendo dal Paradise per prendere una boccata d’aria.

 

 

Appoggiata contro il cofano di un'auto nel parcheggio, stava bevendo l'ennesima birra. I suoi sensi non erano ancora così annebbiati dall'alcool per non sentire il dolore e la delusione della sua ennesima relazione fallita. Mentre nella sua mente scorrevano le immagini di qualcosa che non sarebbe mai più successo, senti dei passi avvicinarsi lentamente alle sue spalle. Si voltò vedendo Shonei, poi tornò a guardare davanti a sé continuando a bere.

“Ehi, ti dispiace se rimango con te per il tempo di una sigaretta?”

Steph annuì senza guardarla e Shonei si appoggiò al cofano accanto a lei. “Ne vuoi una?” chiese Shonei porgendole il pacchetto di sigarette, ma lei scosse la testa.

Shonei accese una sigaretta, sbuffando del fumo guardando il cielo. “Oggi è davvero una bella serata”.

Steph si voltò verso di lei e disse: “Bella serata? Si certo, come no. Avanti Shon, lo sappiamo entrambe che non sei qui per fumare, o per fare la meteorologa”.

Shonei scoppiò a ridere guardandola per poi tornare seria. “Odio il mio modo di essere prevedibile”.

“Oppure sono io che ti conosco troppo bene, o forse sono troppo intelligente” rispose Steph sorridendo.

“Non ti esaltare troppo”.

“Si, forse è questo il mio problema. Mi esalto troppo credendo di essere giunta al traguardo di qualcosa che sembra non volere arrivare mai” disse Steph con un velo di tristezza.

“Mi dispiace tanto Steph”.

“No, non è vero. La verità è che infondo sei contenta, perché così hai potuto dimostrare quello che dicevi”.

“Ti giuro che mai come in questo caso, avrei preferito avere torto marcio”.

“Invece avevi ragione e io avrei dovuto ascoltarti”.

“No, tu hai fatto la cosa giusta, era quello che volevi in quel momento. Ti sei lasciata trasportare da cosa provavi e questo non può essere sbagliato, indipendente dal risultato finale. Sapere in anticipo cosa potrebbe accadere, non deve impedirci di vivere intensamente ogni momento di questa vita, perché se rinunciassimo anche a questo, cosa cazzo ci rimarrebbe?”

“Niente, ma questo lo pensi solo prima del fallimento. Quando poi ti rendi conto che le tue aspettative sono state deluse e tutti i tuoi sforzi non sono serviti a nulla, allora in quel caso rimpiangi di esserti data tanto da fare per qualcosa di irrealizzabile”. Rimase in silenzio qualche istante e poi aggiunse scuotendo la testa: “Dio, sono così patetica”.

“No, non lo sei. Sei semplicemente umana come tutti. Non lasciarti distruggere da tutto questo, non ne vale la pena. Non permettere a nessuno di annullare chi sei Steph, perché tu sei davvero una bella persona e meriti di essere molto più di un cazzo di esperimento, o di un ripiego. Resta come sei e non cambiare mai perché un giorno renderai felice qualcuno”.

Steph annuì guardando la bottiglia tra le sue mani. “Aveva deciso di provarci per davvero. Era sincera, questo lo so per certo, ma è bastato che arrivasse lui e… e nulla più”.

“Mi dispiace per aver esagerato ieri sera, io non sapevo che...”

“Lascia stare, avevi ragione”.

“Però questo non mi giustifica”.

“Sono abituata ai tuoi modi di fare”.

Shonei continuava a fumare, indecisa se dire ciò che le stava passando per la testa in quel momento. Non sapeva se in qualche modo, avrebbe aiutato la ragazza a sentirsi meno sola. “Lo so che non è la stessa cosa, ma oggi ho chiuso definitivamente con Ashley”.

Le due ragazze si guardarono per qualche istante.

“Ma non stai con Janet?”

“Sì, ma io sono sempre stata presa da Ashley. Avevi ragione quando dicevi che aveva troppo potere su di me”.

“Cosa è andato storto?”

“Mi sono accorta che per lei non sarei stata mai abbastanza. Lo so che le mie relazioni, non possono essere paragonate a quelle di nessun altro, ma non è comunque piacevole”.

“Perché mi stai dicendo tutto questo?”

“Perché stupidamente penso che possa farti stare un po’ meglio, ma lo so che non è così. Però voglio che tu sappia, che non sei da sola e che queste cose succedono a tutti, anche a una come me”.

“Per te è diverso Shon, tu non hai mai perso davvero la testa per qualcuno, beh… a parte Ashley. Non hai mai avuto davvero bisogno di qualcuno. Tu vivi alla giornata, senza nessun piano per il futuro. In un certo senso ti invidio, sai? Hai rotto con Ashley okay, ma adesso sei qui con Janet, ti butterai questa storia alle spalle e andrai avanti con la tua vita”.

Shonei cercò nella sua mente qualcosa di sensato, che potesse in qualche modo contraddire la ragazza, ma non trovò nulla. Infondo era vero, qualunque cosa succedesse, lei riusciva sempre a cavarsela, saltando su un altro treno in corsa, senza fermarsi e concedersi il tempo di stare male e spendere minuti preziosi della sua vita. Però su qualcosa Steph si sbagliava di grosso, ma del resto, come poteva sapere che Ashley non era stata l’unica persona che le aveva fatto perdere la testa? Non aveva parlato a nessuno di Max e di quello che era stato in grado di fare, stravolgendo completamente il modo di vedere le cose.

Shonei gettò la sigaretta a terra prestandola con un piede allontanandosi dal cofano. “Vieni dentro?”

“Resto ancora un po' qui se non ti dispiace”.

“Ok, ma se hai bisogno di qualcosa e dico qualsiasi cosa, sai dove trovarmi. Fammi uno fischio e sono da te”.

“Grazie, ma me la posso cavare da sola”.

Shonei la guardò con preoccupazione.

“Sto bene, tranquilla. Tu vai da Janet, non voglio rovinarvi la serata”.

“Stare con te non mi rovinerà nessuna serata”.

“Ti prego Shon, vai” disse Steph spingendola.

“Sicura?”

“Sì”.

“E va bene, allora vado” disse la ragazza esitando per qualche istante. Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e lentamente iniziò ad allontanarsi. Poi si fermò voltandosi verso di lei. “Lei non sa nemmeno cosa si è persa rinunciando a te”.

Steph non disse nulla mentre la guardava con un sorriso e un'espressione di gratitudine. Shonei riprese a camminare, lasciandola sola con i suoi pensieri e con l'intenzione di scacciarli via continuando a bere. Però la sua birra era quasi terminata, ed era certa che Eddie questa volta non le avrebbe servito più nessun altro alcolico. Tirò il capo all’indietro sospirando mentre chiudeva gli occhi. Poi li riaprì quando riconobbe la voce di qualcuno. Nel parcheggio c’era un suo conoscente e cliente fisso del locale.

“Ehi Willy”.

“Ciao Steph, oggi non sei di turno?” chiese il ragazzo avvicinandosi di qualche passo.

“Già, stai andando dentro?”

“Sì, ho appuntamento con degli amici. Tu cosa fai qui fuori?”

“Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria. Li dentro non si respira”.

“Capisco, beh, adesso è meglio che vada, non vorrei farli attendere ancora altrimenti chi li sente”.

“Sì, certo”.

“Ciao Steph” disse il ragazzo iniziando ad allontanarsi.

“Ehm, Willy”.

“Sì?”

“Mi faresti un favore?”

“Certo, se posso”.

“Se ti do dei soldi, mi prenderesti qualche birra?”

“Cosa?”

“Lo so che può sembrarti strano, ma non voglio mettere piede lì dentro”.

Il ragazzo la osservò attentamente, indicando la bottiglia che aveva tra le mani. “A me sembra che tu stia già bevendo, o sbaglio?”

“Sì, ma è quasi terminata”.

“Stai bene?”

“Io? Ma certo”.

“Sai, non sono tanto convinto di poterlo fare” disse lui poco convinto dello stato della ragazza. Era chiaro che avesse già bevuto. “Il fatto che tu abbia bisogno di qualcuno che ti prenda da bere e poi…”

“Va bene, sarò del tutto sincera. Ho avuto una pessima serata e ho bisogno di bere. Non sono ubriaca e non posso entrare lì dentro soltanto perché, c’è una persona che non voglio assolutamente vedere. Sto aspettando che vada via” inventò la ragazza sul momento.

“Non lo so…” disse il ragazzo poco convinto.

“Willy, ti prego. Mi basta che prendi qualche birra per te e per me, offro io”.

Il ragazzo sospirò. “Sei da sola?”

“No, dentro ci sono i miei amici”.

“E va bene” disse infine Willy.

“Grazie amico, ti devo un favore”.

Così Steph diede dei soldi al ragazzo per prendere delle birre per lei e per sé stesso.

 

 

Shonei nel frattempo, quando era rientrata nel locale, si era diretta subito al bar per ordinare qualcosa da bere. Chloe vedendola non arrivare, la raggiunse sedendosi accanto a lei.

“Come sta?”

“Esattamente come ci si aspetterebbe, ma starà bene. Bisogna soltanto lasciarla in pace”.

“Tu stai bene?”

“Sapevo come sarebbe finita e non ho fatto nulla per evitarlo”.

“Shon, non è colpa tua quello che è successo. Tu l'hai messa in guardia e anche io, ma la decisione spettava soltanto a lei”.

“Avrei potuto fare di più. Ieri sera ho parlato con Jessie”.

“Cosa?”

“Ho cercato di farla ragionare ma non c'è stato verso. Anzi, forse è proprio a causa di quello che le ho detto, che ha deciso di provarci per davvero con Steph”.

“Ho saputo della decisione di Jessie stamattina. Non so cosa tu abbia detto a Jessie, ma credimi, niente avrebbe impedito che questo succedesse”.

“Perché non me lo hai detto che stavano facendo sul serio?”

“Avrebbe cambiato qualcosa?”

“No, molto probabilmente no” rispose lei bevendo il suo drink.

In quel momento Willy si avvicinò al bancone del bar per prendere le birre e le ragazze ritornarono dagli altri.

 

 

Ashley, dopo aver lasciato l'appartamento di Shonei, aveva preso un taxi. Si era fermata a mangiare qualcosa in un locale e poi aveva girovagato a lungo senza sapere bene dove andare. Si era fermata in un parco a riflettere su tutto quello che era successo, cercando di capire cosa fare in quel momento. Alla fine si era alzata dalla panchina decidendo di ritornare da Jeffrey, ma quando giunse davanti alla porta del suo appartamento, non fece altro che sedersi a terra appoggiandosi alla parete di fianco alla porta, per circa un’ora. Alla fine se ne era andata via senza bussare alla porta e quindi senza scoprire che l’uomo, non le avrebbe mai aperto perché aveva lasciato per sempre la città.

 

 

Dopo un’altra mezz’ora, Shonei e Janet decisero di andare via. Salutarono tutti e uscirono dal locale. Arrivate all'auto, Shonei si accorse che Steph non era più dove l'aveva lasciata. Girandosi intorno, vide che era seduta a terra dall’altra parte del parcheggio, con la schiena e la testa contro la sua auto.

“Ma cosa... Janet, tu aspettami qui”.

“Ma dove vai?”

“Arrivo subito, non ci metterò molto” disse allontanandosi per raggiungere la ragazza.

“Sbrigati!” si lamentò la ragazza allargando le braccia.

Shonei raggiunse l'auto di Steph e si chinò verso di lei, scrollandole una spalla. “Ehi, Steph”.

La ragazza si ridestò di soprassalto.

“Ehi, sta tranquilla. Sono io...”

“Shon?” chiese Steph riconoscendola a stento. Era evidentemente ubriaca e al suo fianco, c’erano delle bottiglie di birra vuote.

“Merda Steph, stai da schifo”.

“Come sempre” rispose la ragazza ridendo.

“Ok, adesso devi alzarti, ti aiuto io” disse Shonei mettendo le braccia della ragazza attorno al suo collo. “Adesso reggiti, ok?”

Shonei la sollevò da terra facendola appoggiare all'auto. “Ecco fatto”.

“Ho sete” disse Steph.

“Ti vado a prendere una bottiglietta d'acqua”.

“Non voglio l’acqua” biascicò Steph.

“Cosa? No, per oggi ha finito di bere”.

“Perché?”

“Perché sei completamente ubriaca. Adesso è il caso che torni a casa, vado a chiamare Chloe”.

“No, non voglio” disse la ragazza afferrando le braccia dell'altra.

“Ok, ma devi tornare a casa”.

“Ho la mia auto”.

“Non se ne parla proprio, non puoi guidare in queste condizioni”.

“Io non voglio tornare a casa”.

“Invece dovrai andarci. Vieni con me, ti chiamo un taxi”.

Shonei mise un braccio della ragazza sulle sue spalle e un altro attorno alla vita, tenendola ben salda. Si allontanarono dall'auto, dirigendosi verso il marciapiede. Appena individuò un taxi che stava passando in quel momento, alzò un braccio. L'autista accostò l'auto al marciapiede. Shonei aprì lo sportello posteriore e fece salire a bordo la ragazza. Poi si rivolse all'uomo, dicendogli di accompagnarla a casa, lasciandogli l'indirizzo e dei soldi per pagare la corsa. Mentre i due parlavano Steph farfugliava qualcosa di incomprensibile, ridacchiando di tanti in tanto.

L'autista la guardò con aria scocciata. “La tua amica è completamente ubriaca, mi auguro che non mi vomiti in auto!”

“Non lo farà, sta tranquillo” disse le poco convinta.

Shonei tornò dalla ragazza. “Ehi Steph, adesso lui ti accompagna a casa, ok?”

“A casa...”

“Sì, appena scendi dal taxi fila subito al tuo appartamento. Prendi l'ascensore, niente scale, ok?”

Steph non rispose abbassando il capo in avanti.

“Mi hai sentita Steph?”

“Cosa... dove sono?” chiese rialzando la testa.

“Cristo Santo!” disse Shonei sospirando mentre la ragazza rideva.

Poi smise di ridere di colpo, appoggiando una mano sulla guancia della ragazza. “Hai la pelle così liscia”.

“Sì, sì, certo” disse Shonei prendendo il volto tra le mani della ragazza, per costringerla a guardarla. “Steph, adesso devi ascoltarmi... tu devi...”

“Ehi, ti decidi a chiudere quel cazzo di sportello e farmi fare il mio merdoso lavoro?! Non ho tutta la notte! Il mio turno è quasi finito e voglio tornarmene a casa cazzo!”

“E va bene amico, ma datti una calmata! Senti, se ti lascio altri venti dollari, mi faresti la cortesia di portarla fino al suo appartamento?!”

L'autista si voltò di scatto verso di lei fulminandola con lo sguardo. “Ti sembro forse una balia?!”

“Facciamo quaranta dollari?!”

“I tuoi soldi te li puoi ficcare dritti su per il culo! Ora chiudi quel cazzo di sportello, o fai uscire la tu amica di qui!”

Shonei stava per perdere la pazienza, ma poi vide Steph ridere con la testa poggiata all'indietro.

“Gesù, ma che... e va bene!”

Shonei mise la testa fuori dall'abitacolo guardando in direzione di Janet nel parcheggio. La ragazza era appoggiata alla sua auto, fumando una sigaretta in attesa del suo arrivo.

“Janet!” chiamò Shonei alzando un braccio.

La ragazza si voltò verso di lei.

“Torno subito, accompagno Steph a casa e torno. Tu aspettami lì, ok?”

“Ma che cazzo!” disse Janet spazientita.

“Non ci metterò molto!”

Detto questo, Shonei salì in auto chiudendo lo sportello, mentre Janet allargava le braccia infastidita e incredula.

“Vai pure!” disse Shonei rivolta all'autista.

L’uomo scosse la testa accelerando di colpo, così Steph finì con la testa sulle gambe di Shonei.

“Santo cielo!”

La ragazza la sollevò, mettendole un braccio sulle spalle avvicinandola, facendole appoggiare il capo sulla spalla. Nel frattempo la ragazza continuava a blaterale qualcosa di incomprensibile.

 

 

L'autista fermò l'auto permettendo alle due ragazze di scendere, per poi sfrecciare via in tutta fretta. Shonei mise il braccio sinistro della ragazza sulle sue spalle tenendola stretta, mentre con l'altro braccio le cingeva i fianchi. Camminarono lentamente verso l’edificio a causa del passo troppo instabile di Steph. Fortunatamente l'ascensore funzionava, altrimenti avrebbero dovuto salire parecchie scalinate e con la ragazza in quelle condizioni, non era di certo l'ideale. Una volta all’interno dell’edificio, presero l'ascensore arrivando al loro piano, uscirono percorrendo il corridoio fino a fermarsi davanti all'appartamento. Shonei fece appoggiare la ragazza di spalle alla parete, affianco alla porta.

“Hai le chiavi?”

“Sì... dovrei avercele...”

“Dove?”

“In tasca”.

“Quale tasca?” chiese Shon mentre l'altra si tastava distrattamente le tasche dei jeans.

“Non lo so… io…”

“Lascia stare, faccio io”.

La ragazza iniziò a cercarle le chiavi addosso e Steph non riuscendo più a reggersi in piedi, iniziò a scivolare contro la parete. “Whoa, whoa, fermati”.

Shonei l'afferrò per le braccia facendole rialzare. “Devi stare su, ok?”

Steph annuì appoggiando la testa contro la parete. L'altra ricominciò a cercare le chiavi, ma non trovandola in nessuna delle tasche, controllò nella borsa. La ragazza ricominciò a scivolare giù. A quel punto Shonei mise una gamba tra le sue, avvicinandosi ulteriormente per bloccare la sua discesa. Continuò la sua ricerca e finalmente le trovò. Poi rimanendo in posizione, infilò la chiave nella serratura aprendo la porta. Si spostò al fianco della ragazza tenendola con un braccio sui fianchi ed entrarono nell'appartamento. Richiuse la porta alle sue spalle e dopo aver lanciato la borsa sul divano, la condusse nella sua stanza. Appena dentro la camera, Shonei vide Flerk intenzionato ad unirsi a loro, così chiuse la porta impedendogli di entrate. “Oggi non puoi attentare alla sua vita”.

“Cosa?” chiese Steph.

“Niente, non preoccuparti”.

Shonei fece stendere la ragazza sul letto e accese la luce. Steph portò le braccia sul volto per proteggersi dal fascio di luce lamentandosi. A quel punto la ragazza spense per attivare una delle lampade sul comodino. Prese un indumento di Steph appoggiato sul letto e lo piazzò sulla lampada per diminuirne la luminosità e portare la stanza in penombra.

“Va bene così?”

“Mh…”

Shonei si avvicinò a lei sfilandole le scarpe mentre ascoltava alcuni lamenti della ragazza. “Tutto ok?”

“Gira... tutto…”

“Ci credo, hai bevuto come una spugna. Adesso l'ideale sarebbe vomitare per liberarti da tutto lo schifo che hai bevuto”.

“Che schifo...”

“Se vuoi ti aiuti io”.

“No... “

“Come vuoi” rispose la ragazza con un'alzata di spalle.

A un tratto Steph si girò mettendosi di lato, con il viso rivolto verso la porta, iniziando a singhiozzare. Shonei si sedette sul letto appoggiando una mano sulla gamba della ragazza. “Ehi, non piangere. Quella stronza non vale nessuna delle tue lacrime”.

“Tu avevi ragione sai? Io avrei dovuto ascoltarti. Dovevo darti retta, quando mi dicevi che lei… dannazione. Mi sono illusa come sempre. Tutte le mie storie sono state un vero disastro. Anche quando erano fottutamente lesbiche, c’era sempre qualcosa che non funzionava. Forse sono io il problema… non loro. Voglio dire... me le vado a cercare... è colpa mia... è colpa mia, vero?”

“Ehm... beh... i-io non...”

Shonei si sentina in difficoltà a rispondere.

“Non vuoi dirlo, ma sai che è così”.

“Ok, voglio essere del tutto sincera con te”.

Steph si voltò a guardarla cercando di tenere gli occhi aperti.

“Direi che le tue scelte in fatto di donne, sono davvero pessime”.

“Beh, grazie...”

“Io penso che dovresti smetterla di cercare qualcosa che non c'è. Quando incontri qualcuna che è già impegnata, cambia strada. Se è single e non è interessata alle donne, dattela a gambe. Il tuo problema è proprio questo. Incontri qualcuno che ti piace e non capisci più nulla. Nonostante ci siano segnali ben evidenti, tu continui a insistere perché non vuoi rinunciarci, perché non vuoi perdere un’occasione. Pensa a Jessie, adesso che è ritornata con il suo ragazzo, tu cosa hai perso per davvero?”

“Lei...”

“No, ti sbagli, lei non l'hai mai persa perché non ti è mai appartenuta. Avresti voluto, ma non è mai stata tua, o forse sì, ma solo nella tua testa. Hai continuato ad alimentare il pensiero di voi due insieme, credendo davvero che potesse realizzarsi”.

Steph continuava ad ascoltarla asciugandosi gli occhi.

“Sai cosa hai perso oggi? Hai perso un altro pezzo di te. Succede ogni volta che decidi di non mollare la presa, facendo del male soltanto a te stessa. Ogni volta ti sembra di aver fallito e te la prendi con te stessa, per le tue scelte, però poi passa e ci ricaschi di nuovo. Devi mettere fine a questo circolo vizioso. Non devi rovinare chi sei Steph”.

“E chi sono io? Perché giuro... di non saperlo più ormai” disse Steph con voce tremante.

“Tu sei una delle persone più in gamba che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Sei una amica leale, sincera, generosa, che non si tira mai indietro quando si tratta di aiutare qualcuno. Che sarebbe disposta a perdere anche l'appartamento e il lavoro, pur di tirar fuori dai guai un'amica. E poi sei davvero intelligente, spiritosa, matura, tu sei… perfetta” disse Shonei con sincerità.

“A dire il vero sei anche una testa di cazzo...” aggiunse ironica, facendo ridere la ragazza.

“...ma su quello si può chiudere un occhio” continuò Shonei sorridendo. “In poche parole, chiunque decida di rimanerti accanto può considerarsi fortunata, molto fortunata”.

“Non ho ancora avuto modo di incontrare questa persona”.

“E allora cercala. Fai come me, salta di fiore in fiore e se la trovi, ben venga, in caso contrario ti sarai fatta almeno delle gran belle scopate”.

Steph scoppiò a ridere contagiando anche lei.

“Che hai da ridere tanto, è vero”.

Poi si calmarono e Steph chiese: “È questo che fai? Cerchi qualcuno?”

“No, io non cerco qualcosa in cui non credo. L'amore è solo una grande balla, inventata appositamente per farci credere che esista qualcosa di bello a questo mondo. Però quando ti giri intorno, non vedi altro che malvagità, miseria, superficialità e quant'altro. Quindi no Steph, io non cerco nulla”.

“Forse è questo il segreto per vivere in pace con sé stessi. Tu te ne sbatti di tutto e tutti, prendi ciò che vuoi accontentandoti di soddisfare i tuoi bisogni. Poi ricominci di nuovo senza voltarti mai indietro. Forse dovrei farlo anch'io”.

“No, non puoi”.

“Perché no?”

“Perché noi due siamo diverse. Tu vivi di principi, credi in cose che io non credo. Desideri cose che io non desidero. Steph, rimani come sei, non cambiare per diventare come me, perché tu sei migliore di me”.

“E allora se è così, perché non sei tu a cambiare? Perché non ti decidi una buona volta a frenare la tua corsa verso il nulla? Potresti cominciate a trovarti un lavoro tanto per cominciare”.

“Ma io ce l'ho un lavoro”.

“Un vero lavoro” precisò Steph mettendosi supina, sollevandosi un po' appoggiando la testa sul cuscino.

“Quello che ho, non lo è?”

“Fare l'accompagnatrice non è un lavoro”.

“Hai ragione, infatti è puro divertimento. Insomma, chi è che si diverte a lavorare più di me?” chiese ironica.

“E non solo il lavoro. Tu piaci quasi a tutte e potresti avere qualsiasi donna ti piaccia. Sei bellissima, hai un fascino tutto tuo, potresti sistemarti una volta per tutte”.

Shonei sgranò gli occhi sorpresa sorridendole. “Mi hai appena fatto un complimento. Hai detto che sono bellissima. Aspetta, voglio registrarti mentre lo dici” disse la ragazza tirando fuori il telefono dalla tasca, attivando il registratore e avvicinandolo a Steph che rideva dandole uno schiaffo sul braccio.

“Ripeti quello che hai detto, ti prego.  Voglio proprio vedere la faccia che farai domani quando te lo farò riascoltare. Avanti, come mi trovi?”

“Smettila” disse Steph continuando a ridere.

“Oh no, adesso devi dirlo, perché se domani dovessi raccontartelo, non mi crederesti mai. Ho bisogno di una prova schiacciante. Avanti, ripetilo che mi trovi affascinante e bellissima”.

Shonei attivò la registrazione e Steph disse: “E va bene… sei bellissima e affascinante”.

Shonei fermò la registrazione riascoltando l’audio. “Cazzo, ho finalmente la prova che volevo. Sai cosa faccio? La metto come suoneria per il mio telefono”.

“Per compiacere il tuo smisurato ego e narcisismo?”

“Io non sono né egocentrica, né narcisa, sono semplicemente bellissima, che è molto diverso”.

Steph continuò a ridere mentre Shonei si rimetteva il telefono in tasca e si alzava dal letto. “Bene, adesso è meglio che vada, altrimenti chi la sente Janet”.

“No, non andare via… resta ancora un po' qui” disse Steph con voce lamentosa afferrandola per un braccio.

Shonei rimase sorpresa dalla sua richiesta. Non poteva rimanere sapendo che Janet era ancora in attesa del suo ritorno, ma non se la sentiva di negare a Steph quella cortesia. Aveva passato una brutta serata e lei era riuscita in qualche modo a farla ridere, scacciando per un poco il pensiero di Jessie. Lasciandola sola, avrebbe rischiato di farla intristire e piangersi addosso. “Ok, va bene, resto finché non ti addormenti”.

Shonei passò dall'altro lato del letto, appoggiò il suo telefono sul comodino, si sfilò le scarpe e si distese sul letto accanto alla ragazza.

“Grazie…”

“Lo faccio solo perché mi hai concesso un'intervista sulla mia estrema bellezza”.

“Idiota”.

Rimasero qualche istante in silenzio guardando il soffitto, poi Steph si girò completamente dal lato della ragazza, sollevandosi su un braccio, portandosi una mano alla bocca a causa di un leggero senso di nausea.

“Ehi, non stai per vomitarmi addosso, vero?” chiese Shonei preoccupata.

“Non credo” disse Steph ridacchiando mentre le sfuggiva un piccolo rutto.

“Oh...wow, questo è stato davvero...” disse Shonei alla ricerca di un termine adatto, mentre Steph crollava di nuovo con la testa sul cuscino ridendo.

“...Non lo so... direi raffinato... seducente e soprattutto, completamente disgustoso” continuò la ragazza ridendo insieme a Steph.

“Scusami Shon” disse Steph continuando a ridere senza riuscire a fermarsi.

“Non scusarti, io adoro le donne di polso” disse Shonei, mentre Steph le strattonava un braccio ridendo.

“Hai dei modi strani di approcciarti, sai?”

“Non sto cercando di abbordarti”.

“Lo so, l'ho capito quando mi hai spettinato i capelli ruttandomi in faccia”.

Continuarono a ridere finché a Steph non venne il mal di pancia. “Oddio, basta così… non ne posso più”.

“Hai usato questo metodo anche con lei?”

“No… però forse… avrei dovuto”.

“Già”.

“E tu che metodo usi? Voglio dire… come ti approcci a una donna?”

“Sicuramente non ruttando”.

Ricominciarono a ridere per qualche secondo e poi Shonei aggiunse: “Non lo so, diciamo che uso una tattica abbastanza semplice”.

“Tipo?”

“Sbavo”.

Steph continuò ridere e Shonei le disse: “Sei decisamente più bella quando ridi?”

“Questa… è una… di quelle cose che dici a tutte?”

“Sì e no”.

Rimasero per qualche istante in silenzio e poi a un tratto, Steph disse: “Mi dispiace di averti rovinato la serata con i miei problemi”.

“Ma che dici? Non hai rovinato un bel niente”.

“E invece sì, a quest'ora ti staresti divertendo con Janet”.

“Questo è vero, ma posso sempre rifarmi domani”.

“E se fosse arrabbiata con te?”

“So come farmi perdonare”.

“Lo immagino, però è un dato di fatto che io ti abbia rovinato la serata” disse Steph, voltandosi completamente verso la ragazza.

“Non preoccuparti, non morirò se per una sera mi astengo”.

“Sai, non è detto che tu... debba per forza astenerti. Cioè… non è necessario”.

Shonei voltò la testa verso di lei con sguardo confuso. “In che senso?”

“Visto che ho rovinato i tuoi piani per la serata, potrei rimediare offrendoti quello che hai perso a causa mia”.

Shonei rimase sbalordita da cosa aveva appena detto la ragazza. Quasi non riusciva a credere alle proprie orecchie. “Steph... cosa... mi stai proponendo?”

“È tutta colpa mia se sei qui, invece di essere da qualche parte con Janet a fare quello che fate di solito”.

“Cosa? No... questo è... non è... avanti non puoi dire sul serio. Oh cazzo, stai dicendo sul serio?”

“Se vuoi io potrei farlo...”

“Ma quanto cazzo hai bevuto per dire una cosa del genere?” chiese Shonei divertita.

“Non sono ubriaca...” disse Steph portandosi una mano tra i capelli spettinandoli di più. “Ok, forse lo sono... giusto un po'...”

“Un po’ eh?”

Steph restò a guardarla come in attesa di una sua risposta. Shonei si sentiva estremamente a disagio in quella situazione, non sapendo davvero cosa dire. Se ne restava lì, sdraiata di fianco a lei con la testa sul cuscino guardandola incredula, con le mani incrociate sulla pancia.

“Ti aspetti che io accetti?”

Steph fece un'alzata di spalle. “Cosa hai da perdere?”

“Steph... i-io non credo che tu ti renda realmente conto di... di quello che mi hai appena proposto. Voglio dire... tu sei tu, ed io... sono Shon, quella che non sopporti più della peste. Tu non sei in te in questo momento e se fossi sobria, non mi chiederesti niente del genere. Io non so...”

“Non pensavo che tu fossi il tipo di persona che si fa problemi di questo tipo. Di solito non perdi nemmeno un'occasione per ottenere quello che vuoi. Cosa c'è di diverso stavolta?”

“Steph, adesso parli così perché sei alterata dall'alcool e dalla delusione avuta da Jessie. Se adesso noi due... insomma...domani te ne pentiresti. Poi io sto con Janet, hai presente Janet, vero?”

“Allora è proprio la tua ragazza”.

“Beh, oddio ragazza... diciamo qualcosa di simile”.

Steph annuì come per aver intuito qualcosa. “Io credo che la vera ragione per cui tu non voglia farlo con me, è perché non ti piaccio, o magari ti faccio troppo pena per quello che è successo con Jessie e...”

“Cosa?”

“Non sono il tuo tipo, non rientro nei canoni di donna che ti porteresti a letto, non sono abbastanza per te… come non lo sono per nessuno”.

Shonei sgranò gli occhi alle parole della ragazza. Si sollevò sulle braccia guardando Steph, quasi con ammonimento. “Non è affatto vero”.

“Non c'è bisogno che ti giustifichi o che inventi storie, lo so come stanno le cose”.

“No, tu non sai un cazzo invece, non è affatto come dici. Tu sei proprio il tipo di donna che mi porterei a letto molto volentieri. Col cazzo che non sei abbastanza, tu saresti addirittura troppo per me. Sei bellissima, hai un corpo perfetto, sei sexy e... oh merda... ma cosa mi fai dire?”

“Io non ti ho chiesto di dire nulla”.

“Lo so cazzo” disse Shonei portandosi una mano tra i capelli.

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“Pensi davvero le cose che hai detto?”

Shonei si voltò di nuovo a guardarla. “Sì, certo”.

“Allora se è così perché ti stai tirando indietro?”

“Perché non mi devi nulla. Io non ti ho riaccompagnata per ottenere qualcosa in cambio. Io sono qui perché sono preoccupata per te, non posso...” disse Shonei interrompendosi.

Steph a quel punto si spostò dalla sua posizione, mettendosi a cavalcioni su di lei.

“Ma che stai facendo?” chiese Shonei quasi terrorizzata.

Steph prese il viso della ragazza tra le sue mani e si avvicinò a lei dandole dei leggeri e brevi baci sulla guancia, scendendo lentamente verso il collo. Si fermò di colpo dopo essersi accorta di quanto si fosse irrigidita la ragazza. “Shon, rilassati” sussurrò Steph, riprendendo a baciarla mentre Shonei l'afferrava per le braccia cercando di bloccarla.

“Steph, non è questo quello che vuoi”.

“Invece sì”.

“Fermati...”

La ragazza ignorò le sue parole, fiondandosi di nuovo sul suo collo e poi risalendo con i suoi baci, si ritrovò faccia a faccia con lei, che alla fine smise di opporsi mollando la presa dalle braccia. Steph si avvicinò fino a fare scontrare le loro labbra continuando a baciarla in modo famelico e alla fine Shonei cedette rispondendo al bacio tenendola per i fianchi. Steph approfondì il bacio schiudendo le labbra e insinuando la sua lingua nella bocca dell’altra. Shonei rispose al bacio stringendo il corpo della ragazza contro il suo, mentre l'altra iniziò a muoversi ondeggiando sopra di lei. Quando si fermarono per qualche istante per riprendere fiato, Shonei guardò intensamente negli occhi della ragazza e rimase esterrefatta leggendo in quello sguardo, il suo forte desiderio. La ragazza che non aveva mai perso un’occasione di lanciarle delle frecciatine e sguardi freddi come il ghiaccio, che l’aveva sempre odiata con tutta sé stessa, che non sopportava la sua presenza e che la riteneva in parte responsabile dei guai di Chloe. Una delle poche ragazze con cui non aveva tentato nessun tipo di approccio e sulla quale non aveva mia fatto pensieri strani, a parte quando si erano conosciute. Era incredibile ciò che stava avvenendo. Se avesse voluto, avrebbe potuto fermare tutto in quel preciso istante, però non fu così e senza nessun’altra esitazione, Shonei l’attirò per i fianchi di nuovo a sé, ricominciando a baciarla assaporando le sue labbra, ed esplorando la sua bocca con la lingua. Afferrò i bordi della maglietta di Steph, che alzò le braccia per permetterle di rimuoverla. L’indumento finì a terra. Fece scattare il gancio del reggiseno, che finì assieme alla maglietta sul pavimento e si fiondò a baciarle il collo, prendendo i suoi seni tra le mani, sentendo la sua pelle incresparsi. Steph inarcò la schiena all’indietro gemendo, quando sentì la bocca dell’altra scendere fino a raggiungerle uno dei capezzoli ormai turgidi dall’eccitazione, per succhiarlo, morderlo e baciarlo con bramosia. Le mani di Steph affondarono tra i capelli della ragazza, attirandola più vicina ansimando sempre più forte, mandando Shonei completamente in estasi. Poi si staccò da lei facendo scorrere le mani sul petto di Shonei, cominciando a sbottonare la camicia con qualche difficoltà. Riuscì a sbottonarle appena tre bottoni, poi stufa di quell'indumento, afferrò i due lembi di camicia e con uno strattone, l'aprì completamente sul davanti facendo saltare qualche bottone. Shonei a quel punto, si liberò completamente della camicia e del suo reggipetto. Poi invertì le loro posizioni facendo stendere la ragazza sul materasso, mettendo una gamba tra le sue, spingendo e facendo pressione contro la sua intimità strappando un gemito da lei. La baciò di nuovo scendendo ancora una volta sui suoi seni e proseguendo ancora la sua discesa verso il suo ventre, mentre Steph inarcava la schiena all'indietro, tenendo le dita tra i capelli di lei. Poi Shonei risalì di nuovo leccando lungo tutto il percorso, per ritrovare le labbra della ragazza, che spostò le mani verso i suoi pantaloni con l'intento slacciarle la cintura e sbottonarglieli, Shonei per facilitarle il compito, si sollevò facendo leva con le braccia ai lati della testa di Steph, permettendole così di sbottonarglieli e abbassare la zip. La ragazza fece scorrere una mano all'interno, muovendola contro la sua parte intima attraverso gli slip già umidi. Shonei iniziò ad ansimare più forte, stringendo gli occhi e muovendo i suoi fianchi seguendo i movimenti della mano della ragazza. Poi si raddrizzò staccandosi dalla ragazza, sfilandosi del tutto i pantaloni e rimuovendo anche di quelli di Steph. Ormai erano rimaste soltanto con gli slip. Shonei si distese tra le gambe della ragazza, mettendo una mano sulla sua intimità ricambiando il favore. L’aria ormai era surriscaldata dalla passione delle due ragazze e riempita dai suoni dei loro gemiti. Le loro ombre sulle pareti della stanza, si amavano all’unisono con loro. Steph fece scorrere le sue mani all'interno degli slip della ragazza, stringendo i suoi glutei desiderando più contatto. Shonei a quel punto si sfilò gli slip rimanendo completamente nuda. Afferrò l'orlo degli slip di Steph, che sollevò il bacino per facilitarne la rimozione. Steph si appoggiò di nuovo al materasso aspettando che la ragazza tornasse sopra di lei. Shonei si piazzò tra le sue gambe, ricominciando a muovere la sua mano contro la sua intimità, mentre Steph faceva lo stesso. Il loro respiro si fece più pesante e i movimenti più veloci. Poi Shonei, presa da una furia incontrollabile e travolgente, fece scorrere due dita attraverso l’apertura della ragazza penetrandola, bloccandole per un attimo il respiro. Poi iniziò a muoverle velocemente dentro e fuori con veemenza. Steph strinse il lenzuolo tra le sue mani, sentendo che il culmine era ormai vicino, ma Shonei si fermò di colpo rimuovendo la mano, stendendosi di nuovo su di lei e facendo combaciare le loro parti intime. Cominciò a muovere i suoi fianchi contro quelli della ragazza, mentre Steph avvinghiava le gambe contro il suo corpo, graffiandole la schiena con le unghie. Questa volta fu Steph a invertire i ruoli, rimettendosi a cavalcioni della ragazza e bloccandole le braccia ai lati della testa. Voleva prendere il controllo e Shonei la lascio fare, mentre i loro fluidi si mescolavano tra loro. Steph continuò a muoversi sul suo corpo sempre più esigente e desiderosa di raggiungere l'apice tenendo chiusi gli occhi, con la testa all'indietro gemendo. Shonei ansimando sempre più forte, si liberò dalla presa della ragazza e si mise a sedere continuando a tenerla stretta a sé, aumentando la velocità dei movimenti attirandola per i fianchi. Poi mise una mano dietro la nuca di Steph, costringendola a incontrare il suo sguardo.

“Guardami...” disse con il fiato corto. Voleva che la ragazza la guardasse, così da poter imprimere per sempre nella sua mente, il volto arrossato di Steph che non era mai stato così bello come in quel momento. Continuarono a muoversi l'una contro l'altra altra raggiugendo uno struggente orgasmo, rimanendo aggrappate l'una all'altra mentre i loro corpi accaldati, ardenti di passione e scossi da tremiti, crollavano sul letto sfiniti. Steph rimase con la testa appoggiata sul petto di Shonei che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro. Poi quando riuscirono lentamente a riprendere fiato, si addormentarono.

 

                                                               Continua…

   
 
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