“Tutto
comincia in un attimo, in un giorno qualunque della vita, quando meno
te lo
aspetti”.
(Roberto
Battaglia)
Giovedì
27 luglio 2017
Ashley si
svegliò di soprassalto dopo aver avuto un incubo, in cui
scappava da un uomo
incappucciato che la inseguiva per ucciderla. La mente e il suo
inconscio le
stavano giocando un brutto scherzo. Nonostante Shonei aveva deciso di
non dire
nulla a Steven, lei continuava a temere ancora la
possibilità che un giorno,
l’uomo venisse a conoscenza della verità e che la
sistemasse una volta per
tutte. Mentre cercava di calmarsi, guardò
dall’altro lato del letto notando
l’assenza di Shonei. Sospirò portandosi una mano
tra i capelli. Si rivestì velocemente
e uscì dalla stanza. Shonei era seduta a tavola davanti a
una tazza di caffè e
un piatto ormai vuoto, dove prima c’erano delle uova
strapazzate. Non alzò
nemmeno una volta lo sguardo verso la ragazza, continuando a leggere il
giornale che aveva tra le mani. Ashley si sedette sul divano e solo
allora
Shonei disse qualcosa, ma senza staccare gli occhi dal giornale. “C’è
del
pane tostato e delle uova strapazzate, anche se ormai saranno fredde.
Non
pensavo ti saresti svegliata così tardi. Ah,
c’è anche del caffè, serviti pure da
sola”.
Ashley si
alzò dal divano per raggiungere la cucina e prendere tutto
l’occorrente per
fare colazione. Andò a sedersi a tavola davanti alla ragazza
che ancora non le
degnava di uno sguardo. Mentre mangiava, di tanto in tanto alzava lo
sguardo
verso la ragazza e i suoi occhi, finivano per soffermarsi
inevitabilmente sul
labbro tumefatto. Nonostante la curiosità di sapere che
diavolo le fosse
successo, non le chiese nulla. Poi a un tratto disse: “Tutto
questo non è
naturale”.
Shonei non
disse nulla continuando con la sua lettura.
“È
completamente sbagliato”.
Shonei
girò
una pagina del giornale ignorando i suoi commenti e chiese: “Che
programmi
hai per oggi?”
Ashley
continuò a guardarla, infastidita dalla sua indifferenza.
“Sai,
dovresti disfare i bagagli”.
“E se
non
volessi farlo?”
“Sono
cazzi tuoi, infondo è la roba. Per quanto mi riguarda
potresti anche
scaraventarla a terra e camminarci sopra. Però ti consiglio
di togliermi i
bagagli dai coglioni. Non li voglio tra i piedi rischiando di
inciampare e
cadere”.
Shonei
alzò
lo sguardo verso di lei aggiungendo: “Anche se sono
più che convinta che non
ti dispiacerebbe affatto”.
“Vai
al
diavolo!” disse
Ashley alzandosi velocemente dalla tavola.
“Dovresti
finire di fare colazione, non credi?”
Ashley la
guardò con disprezzo e poi si diresse verso la stanza da
letto, mentre Shonei
riportava l’attenzione al giornale.
Max
arrivò
allo studio fotografico mentre Ellis era indaffarata nel suo ufficio.
“Buongiorno
Max”.
“Buongiorno
Ellis, scusami per il ritardo”.
“Non
devi
preoccuparti, tratterrò qualcosa dal tuo stipendio per
questi…ehm…” disse Ellis
guardando l’orologio
da parete. “Accidenti, cinque minuti di ritardo, ma
come hai osato?” aggiunse
con ironia strappando una risata da Max. “Allora,
come sta la tua amica?”
Max prese
posto sulla sua sedia girevole davanti al suo laptop. “Grazie
a Dio sta bene”.
“Cosa
è
successo per l’esattezza?”
“È
caduta
dalle scale sbattendo la testa, procurandosi anche una leggera frattura
alla
gamba, ma nonostante tutto non ha riportato nulla di grave”.
“Meno
male, poteva andarle peggio”.
“Già,
non
farmici pensare” disse
Max sospirando appoggiandosi allo schienale della sedia.
“Invece
la
tua caviglia come va?” chiese Ellis
incrociando le braccia al petto e sedendosi sulla scrivania
davanti alla ragazza, lasciando una gamba penzolare.
“Sicuramente
meglio della sua testa e della sua gamba”.
“Quando
la dimettono?”
“Oggi”.
Dopo una
breve pausa, Ellis chiese: “Posso farti una
domanda?”
“Certo,
chiedi pure”.
“Ma
questa Chloe, è la tua ex migliore amica? Quella che ti sei
ritrovata davanti
come per magia?”
“Sì,
è
lei”.
“Quindi
suppongo che voi…”
“Stiamo
cercando di sistemare le cose”.
“E
l’altra invece? Come si chiama…
ehm…”
“Shonei”.
“Giusto,
Shonei”.
“Abbiamo
avuto alti e bassi ma adesso va meglio…
credo…”
“Credi?”
“Beh,
lo spero”.
Ellis
cominciò a ridere. “Non credo di aver
mai conosciuto qualcuno con così tanti
problemi a relazionarsi con gli altri”.
“Cosa
vorresti dire?”
“I
tuoi rapporti
sembrano sempre così burrascosi. Se ci pensi bene, anche il
tuo rapporto con me
è stato problematico, almeno all’inizio”.
“Sai,
ora
che mi ci fai pensare è proprio così.
Chissà, forse non sono gli altri ad
essere problematici, ma la sottoscritta” disse Max
indicandosi.
“No,
non
credo che sia tu il problema, sei una persona così
semplice”.
“Allora
vorrei tanto che le mie relazioni interpersonali, fossero semplici come
me”.
Ellis scese
dalla scrivania per sedersi sull’altra sedia per accendere il
suo laptop. “Diciamo
che sotto questo aspetto, la tua vita è molto movimentata.
Non mi sorprenderei
se ci fosse anche qualcuno all’orizzonte”.
Max confusa dal
suo commento chiese: “In che senso?”
“Non
hai nessuno
che ti gironzola intorno per corteggiarti?” chiese Ellis
senza staccare gli occhi dal suo laptop,
cercando di non mostrarsi troppo interessata alla sua risposta.
Max si
ritrovò a pensare a Shonei per qualche istante. “No,
non c’è nessuno, o forse
dovrei dire che c’era, ma…”
“Ma?”
“Non
è
nemmeno cominciata” disse
Max accendendo il suo laptop.
“Come
mai?”
“Credo
che non ci fossero le basi per iniziare una relazione”.
“Sarà
rimasto davvero deluso”.
“Chi?”
“Ma
come
chi? Il tuo spasimante”.
“Veramente…”
disse Max
interrompendosi. Non era certamente il caso di affermare che si
trattasse di
una donna. “Mi sto ritrovando a vivere situazioni
che non mi sarei mai
aspettata. Il che rende tutto molto più complicato e
confuso”.
Ellis si
voltò a guardarla studiandola per un momento. “Non
capisco perché parli
sempre per enigmi”.
“Per
enigmi?”
“Sei
sempre così vaga. Parli ma è come se non dicessi
mai nulla. Insomma, mi riesce
difficile riuscire a comprendere esattamente di cosa tu stia parlando.
Non
riveli mai nulla, per l’appunto sei molto vaga. Dovresti
cercare di essere più
diretta”.
“Ma
davvero?” chiese Max
ironica. “Io sarei quella vaga? Tu invece non sei
per nulla enigmatica,
giusto?”
“Io
sono
molto diretta”.
“Sì,
sempre se decidi di parlare e rispondere alle domande che ti
faccio”.
“Touché”
disse Ellis
alzando le mani in segno
di resa, mentre Max rideva soddisfatta di averla messa a tacere.
Il dottor Drake
Coleman entrò nella stanza di Chloe che stava smanettando
con il suo telefono. “Buongiorno
signorina Price”.
“Buongiorno”.
“Come
va
questa mattina?”
“Decisamente
bene” rispose la
ragazza con fin troppo entusiasmo.
“Bene,
mi
fa piacere saperlo”.
“Quindi
suppongo che oggi io possa uscire”.
“A
dire
il vero…”
“Cosa
c’è
adesso?” chiese la
ragazza allarmata.
“Vede
Price, la tac non ha riscontrato nulla ieri ma gradirei davvero fare
alcuni
accertamenti, giusto per assicurarci che vada tutto bene”.
“Io
sto
bene”.
“Sì,
ma
da quello che ho potuto capire, sta lavorando tanto e riposa poco. In
questo
caso anche se uscisse di qui, le consiglierei di staccare da tutto e
stare a
riposo”.
“E lo
farò, ma fuori di qui”.
“Ieri
il
suo datore di lavoro ha espresso una certa preoccupazione in merito
alle sue
condizioni. Lui è d’accordo sul fatto che dovrebbe
prendersi una pausa. Quindi
anche se uscisse di qui, non tornerà al lavoro molto presto.
Direi che sia il
caso di approfittarne, non crede? Facciamo qualche altro accertamento e
poi
sarà libera di tornarsene a casa”.
“La
ringrazio per le buone intenzioni dottore, ma non voglio rimanere qui
dentro un
minuto di più”.
“A
nessuno piace stare in ospedale e la capisco perfettamente. Forse sono
troppo
scrupoloso, ma questo è il mio mestiere. Non ha idea di
quanti incidenti
domestici succedano ogni giorno. Molto spesso le cadute accidentali
hanno come
causa la distrazione, ma altre volte no. Le ragioni possono essere
svariate.
Magari sta assumendo farmaci che hanno delle controindicazioni
e…”
“Io
non assumo
nessun farmaco”.
“Le
cadute possono essere anche causate da condizioni fisiche che
compromettono la
mobilità o l'equilibrio. Con un’attenta analisi e
approfondimento sul suo stato
di salute generale, potremmo scongiurare qualsiasi altro tipo di
problema”.
“Per
caso
sta cercando di spaventarmi?”
“Assolutamente
no, mi creda. Con alcune cadute improvvise, senza alcun segno di
perdita di coscienza,
è possibile recuperare nel giro di secondi o minuti. La sua
invece, non so
ancora bene come classificarla. Mi ha detto prima che era per
distrazione, poi
per la stanchezza. Cerchi di comprendere la mia
preoccupazione”.
Chloe
ripensò alle vertigini avvertite prima della caduta.
“Quello
che le sto chiedendo è di rimanere qui ancora per qualche
giorno. La
sottoporremo ad alcune analisi e se dovesse essere tutto apposto,
sarà libera
di andare. Così io sarò anche più
tranquillo”.
“È
così
che fate qui dentro per spillare soldi alla gente?”
“Mi
deve
credere Price, non è quella la mia intenzione. Voglio solo
assicurarmi che stia
bene” disse
l’uomo
sorridendo.
“Per
quanto tempo?”
“Per
qualche giorno. Allora, che ne dice?”
“E va
bene” disse Chloe
sbuffando.
“Una
scelta saggia”.
“Ma
non
mi dica” rispose la
ragazza con sarcasmo.
Il dottore
uscì dalla stanza e Chloe decise di chiamare Max per
avvisarla.
Max stava
recuperando delle foto da consegnare a un cliente, quando le
squillò il
telefono. “Pronto”.
“Max,
sono Chloe”.
“Ehi,
ciao, tutto ok?”
“Sì,
beh…
più o meno”.
“Che
succede?”
“Oggi
non
esco di qui”.
“Cosa?
Per quale motivo?”
“Il
dottore mi ha chiesto di rimanere per qualche altro giorno per alcuni
accertamenti”.
“Pensavo
che fosse tutto ok” disse
Max cominciando a preoccuparsi.
“Ed
è
così, ma vogliono essere assolutamente certi che sia tutto
apposto”.
“Oh,
va
bene. Aspetta, allora hai bisogno di qualche altro ricambio
e…”
“Credo
proprio di sì”.
“Ci
penso
io, tu non preoccuparti di nulla. Passo dal tuo appartamento per
recuperare
qualcosa e nel pomeriggio sarò lì da te.
Purtroppo adesso non posso perché sono
al lavoro”.
“Mi
dispiace
causarti tanti fastidi”.
“Non
scherzare Chloe, non mi da nessun fastidio darti una mano”.
“Grazie
Max, ti devo molto”.
Dopo aver
terminato la telefonata, Max rimase qualche istante a riflettere sul da
farsi,
finché non le venne un’idea. Cercò tra
i suoi contatti in rubrica e avviò la
chiamata.
“Pronto”
disse la voce
dall’altro capo del
telefono.
“Ehi,
ciao…”
Era
cominciato l’orario delle visite e Chloe, stanca di starsene
a letto, afferrò
le stampelle alzandosi per avvicinarsi alle finestre della stanza.
Detestava
utilizzare quelle stampelle ma non aveva altra scelta, soprattutto
quando
doveva alzarsi per andare in bagno. Rimase a guardare fuori dalla
finestra con
uno sguardo perso. Erano trascorse solo ventiquattro ore dal suo
ricovero e già
si sentiva come in gabbia. Voleva soltanto andare via e non sprecare il
suo
tempo in un letto di ospedale. Dopo la telefonata fatta a Max, aveva
ricevuto
quella di Lauren, che alla notizia della sua permanenza prolungata in
ospedale,
aveva tirato un profondo sospiro di sollievo. Aveva chiamato anche
Steph, per
avvisarla che non avrebbe lasciato l’ospedale e per dirle che
Max sarebbe
passata dall’appartamento per recuperare la sua roba. Avevano
chiacchierato per
un po’ e Steph l’aveva messa al corrente della sua
intenzione di concedersi una
possibilità con Jessie. Chloe non era affatto entusiasta
della sua decisione,
ma l’avrebbe sostenuta in ogni caso.
La ragazza
stanca di stare in piedi a causa della gamba un po’
dolorante, si voltò per
tornare a stendersi. Una delle stampelle le sfuggì di mano
finendo a terra, non
cercò nemmeno di recuperarla. Proseguì con
l’unica stampella rimasta e arrivò
al letto con qualche difficoltà. Si sedette imprecando e
scaraventando l’altra
stampella contro il pavimento con frustrazione. “Fanculo!”
Restò
seduta
con il capo chino a fissarla, non accorgendosi della ragazza ferma
all’entrata
della stanza che aveva assistito alla scena. La ragazza con uno zaino
in
spalla, entrò nella stanza lasciando una piccola valigia su
una delle sedie. Poi
si avvicinò lentamente alla stampella per raccoglierla,
sotto lo sguardo
sorpreso di Chloe.
“Non
dovresti trattarle così, queste ti servono” disse Shonei
senza guardarla, dirigendosi verso
l’altra stampella per recuperarla. Le appese con le maniglie
sulle sponde nella
parte posteriore del letto. Chloe continuava a guardarla senza fiatare.
Shonei
ritornò
alla sedia dove aveva lasciato la valigia appoggiandovi sopra anche lo
zaino.
Si fissarono per qualche istante a disagio, ma poi la ragazza
riuscì a trovare
il coraggio per dire qualcosa. “Max mi ha chiamata
dicendomi che non saresti
uscita oggi. Così ha pensato che sarebbe stata una buona
idea se fossi andata
io a recuperare qualcosa dal tuo appartamento, ed eccomi qui”.
Chloe
continuò a guardarla senza dire nulla.
“Credo
che le sue reali intenzioni…”
“Non
mi
sorprende, lei è fatta così” disse Chloe
interrompendola.
“Anche
se
è stata lei a mandarmi, io ho voluto approfittare di questa
occasione per
parlare con te. Mi dispiace davvero tanto per quanto è
successo. Ti giuro che
non era mia intenzione farti del male”.
“Beh,
ho
cominciato io” disse
Chloe chinando il capo.
“Ma
sono
stata io a provocarti”.
“Sì,
lo
hai fatto”.
“Non
avrei dovuto colpirti. Noi due siamo amiche e questo non sarebbe dovuto
accadere. Non abbiamo mai litigato così, siamo sempre andate
d’accordo.
Insomma, io sono quella che dovrebbe salvarti il culo e non
rompertelo”.
Shonei fece
una pausa cercare di trovare il coraggio di dire quello che le passava
per la
testa in quel momento. “Io non amo queste
situazioni… insomma… tu… sei
importante per me e la tua amicizia conta molto e…
cazzo… quanto odio queste
cose” disse Shonei in imbarazzo, facendo comparire
un sorriso sul volto
dell’altra.
“Non
ci
stai per provare con me, vero?” chiese Chloe.
“Ti
piacerebbe, ma sai che non sei il mio tipo. Ascolta, io voglio che tu
sappia
che… insomma… io non lo avrei mai fatto
davvero”.
“Cosa?”
“Andarci
a letto, la mia era solo una provocazione, perché mi avevi
fatta incazzare”.
Chloe
annuì
lentamente tornando seria. “Non so cosa mi sia
successo. Quando hai detto
quella cosa io… non ci ho visto più”.
“Dovresti
imparare a gestire un po’ meglio la tua gelosia”.
“Cosa?
No, non era gelosia”.
“Ah
no?” chiese Shonei
scettica. “Tu sei
una persona gelosa e io sono capace di far perdere le staffe anche a un
bradipo. Siamo un’accoppiata vincente”.
Chloe rise
scuotendo la testa e poi disse seria: “È
la mia migliore amica, sono
cresciuta con lei e mi viene naturale difenderla e
proteggerla”.
“Lo
comprendo”.
Restarono in
silenzio per qualche istante a fissarsi.
“Ti
chiedo scusa Chloe”.
“Ti
devo
delle scuse anche io, abbiamo esagerato entrambe”.
“Allora
tra noi è tutto ok?”
“Credo
di
sì” disse Chloe con
un’alzata di spalle.
“Certo
che è messo male” disse
Shonei ridacchiando indicando il labbro dove le aveva sferrato il pugno.
“Beh,
anche
il tuo non sta messo proprio bene”.
“Sarà
che
sono io quella con il sacco da boxe, ma tu quando ti incazzi picchi
duro”.
Si sorrisero
e poi Shonei le si avvicinò per un abbraccio veloce. Quando
si staccò
dall’amica, prese la valigia spostandosi dall’altro
lato del letto
appoggiandola sul materasso. “Qui dentro ci sono
alcuni ricambi,
asciugamani, spazzolino da denti, dentifricio, sapone e altra roba che
potrebbe
servirti”.
“Hai
pensato proprio a tutto, eh?”
“Sì,
posso sembrare imbranata in queste cose ma è tutta
impressione. Ora ti sistemo
io la roba, tu resta seduta”.
“Agli
ordini” disse Chloe
mentre la ragazza estraeva la roba mettendola nell’armadio
accanto al letto.
“Che
figata avere una stanza tutta per te” disse Shonei
guardando l’altro letto vuoto.
“Già,
sono stata fortunata, non penso che avrei gradito avere
compagnia”.
“Non
è certamente
una vacanza stare qui dentro”.
Dopo aver
sistemato tutto e aver infilato la valigia nell’armadio,
Shonei afferrò l’altra
sedia spostandola più vicina al letto per sedersi, mentre
Chloe si stendeva sul
letto.
“Allora,
perché
mai ti vogliono tenere ancora qui?”
“Vogliono
fare altri accertamenti”.
“Perché?”
“Non
ne
ho la più pallida idea”.
“Mi
devo
preoccupare?”
“No,
io
sto bene, ma dottore non esclude la possibilità che io possa
essere caduta per
qualche ragione particolare”.
“Tipo?”
“Che
ne
so”.
“Come
sei
caduta?”
“Ero
distratta”.
“Distratta?
Hai visto qualche bomba sexy in giro?”
“Ma
finiscila, ero al lavoro”.
“Allora
perché?”
Chloe
sospirò decidendo di dirle la verità.
“Non sono caduta per distrazione”.
“Cosa
vuoi dire?”
“Ero
nell’ufficio di Asher e mi stavo occupando degli ordini. Poi
ho iniziato a
sentirmi stanca e ho avvertito un po’ di capogiro”.
“E?”
“Sono
andata al bagno e quando sono scesa per prendere dell’acqua,
sono tornate le
vertigini”.
“Ma
che
cazzo… il dottore lo sa questo?”
“No”.
“Perché
non glielo hai detto?”
“Perché
è
stato solo un capogiro, niente di più e poi volevo
uscire”.
“Beh,
visto che adesso resti, forse sarebbe il caso di metterlo al
corrente”.
“No,
non
c’è bisogno che lo sappia. Tanto devo essere
sottoposta ad altri esami e se c’è
qualcosa che non va, me lo diranno”.
Shonei
sospirò. “Max lo sa questo?”
“No e
non
deve saperlo, non voglio che si preoccupi per niente”.
“Lauren
sa che sei in ospedale?”
“Si,
lo
sa”.
“Beh,
almeno
questo”.
“Cosa
hai
in quello zaino?” chiese
Chloe indicandolo lo zainetto sull’altra sedia.
“Ah,
giusto. Visto che resterai qui per qualche giorno, ho pensato che ti
avrebbe
fatto piacere avere qualcosa per passare il tempo”.
Shonei prese
lo zaino appoggiandoselo in grembo. “Allora,
vediamo… ecco qua” disse
estraendo un pacco di sigarette e un accendino.
“Shon,
ma
cosa… guarda che sono in un ospedale, non in
campeggio”.
“E
allora?”
“Come
diavolo faccio a fumare?”
“Beh,
sei
sola in stanza. Magari potresti aspettare il calare delle tenebre,
chiudere la
porta e metterti davanti alla finestra aperta”.
“Tu
sei
completamente fuori di testa”.
“Oh
piantala, io te le lascio nel caso cambiassi idea”.
La ragazza
rimise le sigarette e l’accendino nello zaino. “Poi
ti ho portato questo”.
“Il
mio
portatile”.
“Sì”.
“Come
hai
fatto ad entrare nell’appartamento?”
“Semplice,
ho scassinato la porta” disse seria
Shonei per poi alzare gli occhi al cielo, notando
l’espressione scioccata di Chloe. “Andiamo
su, avevo le chiavi”.
“Quindi
hai visto Steph?”
“Sono
andata al Paradise per recuperare le chiavi di Steph”.
“Oh,
lei
è… sì insomma…”
“Se
sono
viva, vuol dire che non è successo nulla”.
“Certo…”
“Mi ha
anche detto dove prendere questa” disse Shonei
mentre le mostrava una chiavetta usb. “Dentro
ci sono una miriade di film”.
“Okay”.
“Poi
ti
ho portato qualche rivista” disse
estraendone un paio appoggiandole sul letto.
Chloe
sgranò
gli occhi afferrandone una per vedere la copertina. “Ma
che cazzo, Shon!”
“Cosa
c’è?”
“Questa
roba te la riporti indietro”.
“Da
quando sei diventata così pudica?”
“Sono
riviste per adulti Shon e io sono in un cazzo di ospedale”.
“Ricordo
di essere stata ricoverata anche io una volta e ti posso assicurare che
quelle
mi hanno tenuto molto compagnia”.
Chloe
roteò
gli occhi in alto e allargando le braccia esasperata. In quel momento
entrò
nella stanza la giovane infermiera che era passata il giorno prima,
mentre lei era
al telefono con Lauren. Aveva con sé un carrello che spinse
dall’altro lato del
letto, avvicinandosi alla paziente.
“Buongiorno”.
“Buongiorno”
risposero le due
ragazze osservandola.
“Le
dispiace se le medico la ferita alla testa? Sarei dovuta passare prima,
ma oggi
c’è un vero trambusto in ospedale”.
“No,
nessun problema”.
“Lo
credo
bene” disse Shonei
in un sussurro guardando l’infermiera.
“Mi
dica
se per caso le faccio male”.
“Ti
fai
dare del lei adesso?” chiese Shonei
con ironia alla sua amica che la fulminò con gli occhi.
“Puoi
chiamarmi anche Chloe” disse la
ragazza, rivolgendosi all’infermiera che stava iniziando a
srotolare la fascia intorno alla testa.
“Ok”
rispose
l’infermiera sorridendo.
“E il
tuo
nome?” chiese Shonei.
“Mi
chiamo Peggy”.
“Bel
nome, io mi chiamo Shonei”.
Chloe
guardava l’amica mentre mentalmente imprecava contro di lei.
Dopo aver
rimosso
la fascia e la benda, l’infermiera le disinfettò
la ferita ripulendola. A Chloe
sfuggì un piccolo lamento per il dolore.
“Scusami
Chloe, sto ripulendo la ferita ma ho quasi finito”.
“Non
lamentarti, Peggy sembra sapere bene cosa sta facendo. Ha mani
esperte”.
L’infermiera
le lanciò un’occhiata mentre Chloe riusciva a
percepire il doppio senso di
quella frase.
“Lavori
qui da molto?”
“Sono
tre
anni”.
“Sembri
molto giovane”.
“Ho
ventisette anni” disse
l’infermiera mettendo una benda sulla ferita.
“Pensavo
meno”.
“Beh,
mi
fa piacere saperlo”.
“Io ne
ho
ventisei”.
L’infermiera
annuì con cordialità cominciando a fasciare la
testa di Chloe, mentre Shonei
continuava a spostare lo sguardo lungo tutto il suo corpo. Quando
completò la
medicazione, salutò le ragazze lasciando la stanza sotto lo
sguardo bramoso di
Shonei.
“Porca
vacca, ma l’hai vista? Devo farmi ricoverare al
più presto” disse guardando
l’amica.
“Sei
davvero un caso senza speranza” disse Chloe
appoggiando la testa sul cuscino non riuscendo a
trattenere una risata.
“Sei
proprio fortunata”.
“Forse
hai dimenticato che sono distesa su un letto di ospedale”.
“Sì,
ma è
appena entrata una visione da quella porta. Adesso sì che
dovresti stare
attenta alle distrazioni, non vorrei che ti rompessi l’altra
gamba”.
“Torniamo
un attimo a Steph”.
“Sicuramente
è ancora incazzata con me per quello che è
successo, ma fa buon viso a cattivo
gioco a causa di quello che ti è capitato. Diciamo che
è una semplice tregua”.
“Forse,
però credo che ci sia anche un’altra ragione se
è così tranquilla”.
“E
sarebbe?”
“A
quanto
pare ha deciso di concedersi una possibilità con
Jessie”.
Shonei
restò
a guardarla senza emettere un fiato. Sembrava del tutto sorpresa da
quella
notizia.
“Tutto
ok
Shon?”
“Sì,
certo. Non sono affatto felice di questo ma sa ha deciso
così…”
“Già…”
“Si
vede
che è una che ama farsi del male. Credo che la tua amica sia
un po’ masochista,
ma va bene”.
“Shon,
forse dovremmo darle un po’ di fiducia, non credi?”
“Fallo
tu
se vuoi, io continuo a dire che sia una pessima idea. Mi ci giocherei
la testa sul
fatto che le piaccia esclusivamente la salsiccia. Lo sai anche tu che
ho
ragione. Alla fine sarà Steph a rimetterci e quando
succederà, io sarò lì a
ricordarle di averla avvisata”.
“Spero
che vada tutto bene ma in caso contrario, evita di farglielo pesare
ulteriormente”.
Rimasero in
silenzio per qualche istante e poi Chloe chiese: “Posso
farti una domanda?”
“Certo”.
“Tra
te e
Max… che rapporto c’è?”
“Che
cazzo di domanda è questa?”
“Lei
sembra tenerci davvero tanto a te nonostante ti conosca da
poco”.
Shonei prima
sorrise scuotendo la testa e poi il suo volto si fece serio. “Beh,
non posso
negarlo. Lei si è affezionata molto a me e anche io a lei.
Ci conosciamo da
poco, ma abbiamo legato davvero tanto. A questo proposito, vorrei
precisare una
cosa a scanso di equivoci. Io e lei siamo amiche e non puoi chiedermi
di starle
lontana, quindi metti da parte la tua cazzo di gelosia immotivata. Lei
non
sarebbe affatto contenta di sapere che stai provando a tenerci lontane,
quindi
non avanzare pretese del genere, perché non le
prenderò nemmeno in
considerazione. Lei è mia amica tanto quanto te e non voglio
perdere la tua
amicizia, esattamente come non voglio perdere la sua. Ti assicuro che
non hai
motivo di preoccuparti. Capisci cosa sto dicendo?”
“Si,
lo
capisco”.
“Bene”.
“Hai
affermato
di sapere altre cose di lei che io non conosco. Era soltanto
un’altra
provocazione o c’è del vero?”
Shonei emise
un sospiro. “Ascolta Chloe, tu e lei vi state
finalmente riavvicinando. Sono
sicura che se c’è qualcosa che non sai di lei,
prima o poi te lo dirà. Devi
darle un po’ di tempo”.
“Allora
c’è davvero qualcosa che non so?”
“Chloe,
io vorrei evitare di tradire la sua fiducia. Lei non se lo merita, su
questo
converrai con me”.
“Si,
hai
ragione”.
In quel
momento arrivò un messaggio sul telefono di Shonei. La
ragazza lo lesse
alzandosi dalla sedia. “Ok, adesso devo proprio
andare, ho da fare”.
“Va
bene”.
“Ah,
Max arriverà
nel pomeriggio”.
“Grazie
per essere passata” disse
Chloe e Shonei si avvicinò per un veloce abbraccio.
“Mi
stai
facendo diventare troppo smielata” disse Shonei
allontanandosi. “Se ti serve
qualcos’altro,
fammi uno squillo”.
“Lo
farò”
rispose Chloe
sorridendo. Poi appoggiò la testa sul cuscino guardando il
soffitto. Non poteva
fare a meno di chiedersi cosa ci fosse sotto. Cosa non sapeva di Max?
Cominciò
a chiedersi se Shonei non fosse venuta a conoscenza del suo potere di
viaggiare
nel tempo, ma scartò subito l’idea. Se Max le
avesse raccontato qualcosa del
suo potere, sicuramente le avrebbe anche detto che ne fosse a
conoscenza anche
lei. Shonei invece non ne voleva parlare, quindi doveva essere per
forza
qualcos’altro, ma cosa? Continuò ad arrovellarsi
il cervello a lungo. Era
innegabile il fastidio che provasse in quel momento, nel sapere che
Shonei
conoscesse qualcosa di personale della sua migliore amica e che lei non
ne
sapesse nulla. Era un fastidio che aveva provato fin troppe volte per
non riconoscerlo.
La gelosia aveva sempre fatto parte di lei, ma quando si trattava di
Max, era
anche peggio. Shonei aveva ragione.
Shonei
tornò
al suo appartamento trovando Ashley seduta sul divano in attesa del suo
ritorno.
“Hai
fatto bene ad avvisarmi. Allora, quando arriva?”
“Questa
sera”.
“Hai
risposto al suo messaggio?”
“No”.
“Ti ha
chiesto spiegazioni?”
Ashley
scossa la testa.
“Bene,
adesso ti dico cosa faremo” disse Shonei
sedendosi sul divano accanto alla ragazza. “Innanzitutto,
questa sera usciremo per andare al Rhythm. Aspetteremo che lui ti
chiami,
perché è sicuro che lo farà. Quando
succederà, gli dirai dove sei e aspetteremo
il suo arrivo. Così potrai dirgli come stanno le
cose”. Poi Shonei avvicinò
il suo viso a quello di Ashley. “Dovrai essere
molto convincente e mostrargli
quanto tu sia felice di stare con me, anche se non è la
verità. Lui deve
credere a ogni cazzo di parola che uscirà dalla tua
stramaledetta bocca. Voglio
avvisarti in anticipo che mi prenderò qualche
libertà con te. Quindi se dovessi
toccarti o baciarti mi raccomando, non fare la faccia schifata,
perché tutto questo
fa parte dello spettacolo. Sono stata chiara?”
Ashley
annuì
senza guardarla.
“Non
ti
ho sentita”.
“Sì!”
disse con
ostilità Ashley, questa
volta guardandola negli occhi come per sfidarla.
“Bene”
rispose Shonei
sorridendo,
assaporando già la sua vendetta.
Nel
pomeriggio Max raggiunse l’amica in ospedale che la mise
subito al corrente
della visita ricevuta da Shonei, cosa che non la sorprese affatto,
dopotutto la
sua intenzione era proprio quella di farle riappacificare. Dopo aver
trascorso
del tempo a chiacchierare, Max propose all’amica di camminare
un po’, del resto
non poteva starsene distesa al letto tutto il giorno. Chloe a
malincuore accettò
il suo consiglio. Stavano camminando lentamente una di fianco
all’altra per il
corridoio, quando Max lesse tristezza sul volto di Chloe.
“Cos’hai?”
“Io?
Nulla”.
Max
continuò
a guardarla intuendo che stesse mentendo. A Chloe non restò
altro che vuotare
il sacco. Si fermò davanti un’ampia finestra
appoggiandosi di spalle, mentre
Max le si fermava davanti. “Il fatto è
che questo non ci voleva” disse
Chloe indicandosi. “Desideravo passare del tempo con
te. Magari andare da
qualche parte o portarti al mare e invece eccomi qui, in questo cazzo
di
ospedale”.
“Non
devi
abbatterti in questo modo, un incidente può succedere a
tutti. La cosa
importante in questo momento, è che tu stia bene. A essere
sincera, non mi
dispiace affatto che ti tengano qui ancora per un po’ per
fare altri controlli”.
“Chissà
perché questo non mi sorprende” disse Chloe
contrariata.
“Oh
avanti, posso sempre venire a trovarti, così passeremo
comunque del tempo
insieme e soprattutto non ucciderai nessuno” disse Max
ironicamente strappandole un sorriso.
“Però
non
è la stessa cosa e poi non voglio obbligarti a venire qui
ogni santo giorno.
Anche tu avrai i tuoi impegni con il lavoro e gli amici. Non puoi
startene
rinchiusa in ospedale qui con me”.
“Prima
di
tutto, lavoro soltanto mezza giornata quindi ho il pomeriggio libero.
Gli amici
se la possono benissimo cavare anche senza di me, la mia presenza non
è
strettamente necessaria. E ti posso assicurare che avremo tempo per
fare tutto ciò
che desideri, solo non adesso. Infondo, non rimarrai in ospedale per
sempre e
per ultima cosa, non meno importante, adesso mi trovo esattamente dove
vorrei
essere”.
Il cuore di
Chloe saltò un battito a quell’ultima frase. Forse
era stato il modo in cui
l’amica lo aveva affermato in modo così
convincente. Oppure era semplicemente
la consapevolezza di sapere che Max, non volesse altro che starle
accanto. Rimase
in silenzio guardandola in modo strano.
“Stai
bene?” chiese a un
tratto Max.
Chloe
sorrise nervosamente. “Sì,
sì, sto bene. Promettimi soltanto che non
rinuncerai a niente per stare con me”.
“Non
lo
farò, puoi stare tranquilla”.
“Bene”.
Max
notò con
quale fatica l’amica restava in piedi a causa della gamba. “Forse
è il caso
di ritornare nella tua stanza” disse la ragazza
iniziando a dare un passo
lungo il corridoio.
Chloe con
l’intenzione di fermarla, lasciò la stampella
destra che finì inevitabilmente a
terra. “No, restiamo…”
Nel
movimento avventato che fece, si dimenticò completamente
della sua gamba,
appoggiando il piede a terra che rialzò subito dopo aver
percepito il dolore.
Stava per perdere l’equilibrio e l’amica le si
piazzò davanti, afferrandola giusto
in tempo evitando che cadesse. “Attenta!”
Chloe
istintivamente
si aggrappò all’amica tenendo le braccia avvolte
attorno alla sua schiena,
mentre Max le teneva intorno alla vita. Quello che era iniziato come un
chiaro
tentativo di evitare di cadere, si era trasformato in un
abbracciò vero e
proprio. Restarono in quella posizione per qualche istante che sembrava
un’eternità.
Poi lentamente si allontanarono guardandosi negli occhi, con i loro
volti
troppo vicini che si colorarono ben presto di rosso per
l’imbarazzo. Quando
finalmente Chloe allentò la presa su di lei, si rese conto
di quanto forte la
stesse stringendo. Rimosse le braccia chiedendosi se Max se ne fosse
accorta. “S-scusa…
mi dispiace… io…”
Max rimosse
le braccia dalla vita di Chloe sentendo il cuore batterle forte nel
petto,
temendo che potesse esplodere da un momento all’altro. “N-non
devi scusarti…”
disse in completo imbarazzo, chinandosi per afferrare la
stampella finita a
terra e porgendola all’amica.
“Grazie
Max” disse la
ragazza prendendo la stampella. “Sono proprio
sbadata” aggiunse
sorridendo nervosa. “Forse hai ragione, meglio che
torniamo in stanza”.
Così
le due
ragazze ritornarono nella stanza cercando di comportarsi come se nulla
fosse,
ma il pensiero di ciò che era appena successo, le accompagno
per tutto il resto
della giornata.
In serata Shonei
e Ashley raggiunsero il locale e dopo circa mezz’ora,
quest’ultima ricevette
una telefonata da parte del suo ragazzo, che le comunicava di essere
appena ritornato
in città e che non aveva con sé le chiavi per
poter entrare nel suo
appartamento. Ashley gli rispose che se voleva recuperare le chiavi,
doveva
raggiungerla al Rhythm. Il ragazzo trovò tutto molto strano,
infondo l’aveva
già avvisata in mattinata del suo arrivo. Shonei e Ashley
nel frattempo si
spostarono al bar restando in piedi, ordinando da bere in attesa
dell’arrivo di
Jeffrey. Quando lui entrò nel locale, si guardò
intorno per cercare di
individuare la ragazza. Quando Shonei si accorse della sua presenza,
lasciò il
drink sul bancone per afferrare Ashley, attirandola a sé per
baciarla, un po’
più a lungo del previsto. Voleva concedere al ragazzo il
tempo di accorgersi di
loro. Jeffrey che stava continuando a cercare con lo sguardo Ashley,
vide la
scena strabuzzando gli occhi incredulo. Rimase fermo a qualche passo di
distanza dal bar osservando paralizzato la scena, mentre altra gente
gli
passava di fianco. A un tratto strinse i pugni investito dalla rabbia,
causata non
solo da ciò che stava facendo la sua ragazza, ma anche dalla
presenza
insopportabile di Shonei. Si diresse verso di loro infuriato. “Ehi!”
esclamò
alzando la voce non solo per la rabbia, ma anche per sovrastare
l’alto volume
della musica.
Shonei mise
fine al bacio sussurrando alla ragazza. “Occhio a
quello che fai”.
Poi si
voltarono entrambe verso Jeffrey che aveva uno sguardo torvo in viso.
“Eeeeehi
Jeffrey, ciao amico” disse
Shonei e poi si voltò verso Ashley. “Non
mi avevi detto che sarebbe arrivato.
Potevamo organizzare qualcosa per stare tutti insieme”.
Jeffrey
spostò
il suo sguardo confuso e scioccato verso Ashley e Shonei ne
approfittò per
metterle un braccio sulle spalle. “Vuoi unirti a
noi? Possiamo offrirti da
bere?”
“Cosa
cazzo è questa storia?!” chiese Jeffrey
rivolto esclusivamente ad Ashley.
La ragazza
cercò di far fronte a quella situazione ricordando le
raccomandazioni di
Shonei. Si stampò sul volto un sorriso deciso e malizioso
come al solito. “A
te cosa sembra?”
“Mi
prendi per il culo?!”
Ashley
cercò
le chiavi dell’appartamento nella sua borsa e dopo averle
estratte le consegnò a
lui. Nel frattempo Shonei si godeva attentamente la scena. Non pensava
che
sarebbe stato così divertente vedere l’orgoglio
ferito di Jeffrey, nel sapere che
era stato tradito dalla sua ragazza. Per di più sapere che a
soffiarle la
ragazza da sotto al naso, fosse stata proprio lei, una donna. Jeffrey
prese le
chiavi con uno strattone, fissando Shonei che continuava a sorridere.
“Oh
avanti, non fare l’offeso, come se non lo sapessi
già”.
“Sapere
cosa?!”
“Che
io e
Ashley stiamo insieme da quando siete ritornati a Portland”.
Jeffrey
aveva sin dall’inizio il sospetto che loro due potessero
vedersi di tanto in
tanto, ma avere una relazione, questo era decisamente troppo. Forse
aveva
cercato semplicemente di negare quella possibilità. Del
resto, occhio non vede
cuore non duole. Jeffrey non poteva immaginare che quella di Shonei,
fosse
soltanto una mezza verità, perché la
verità era che oltre al sesso, tra loro
due non c’era mai stato nulla di concreto.
Shonei
guardò
un attimo Ashley fingendosi sorpresa. “Pensavo
glielo avessi detto. Oh
cazzo, scusami Jeff, non immaginavo che tu non lo sapessi
ancora”. Riprese
il
bicchiere con il suo drink, facendo
un sorso fissandolo dritto negli occhi. “Mi
dispiace tanto che tu lo abbia
saputo in questo modo”.
Jeffrey si
avvicinò di un passo alla sua ragazza. “Dimmi
che queste sono tutte
stronzate!”
Ashley
nonostante si sentisse morire dentro, riuscì a sostenere lo
sguardo arrabbiato
e addolorato del suo ragazzo, interpretando bene la sua parte.
L’aiutò il fatto
di sapere che da quel momento in poi, Jeffrey non avrebbe dovuto
guardarsi le
spalle. Che sarebbe stato al sicuro, lontano dalla furia di Steven. “Jeffrey,
è stato bello finché è durato. Andiamo
oltre e fattene una ragione. Io non ti
voglio più, anzi…”
Shonei
restò
a guardare la ragazza con attenzione, in attesa che gli desse
finalmente il
colpo di grazia.
“Io
non
ti ho mai voluto. Tornare qui e rivedere Shonei, mi ha fatto capire
cosa voglio
davvero, cosa ho sempre voluto” disse la ragazza
con convinzione, ricevendo uno sguardo di
ammirazione da parte di Shonei, quando si rese conto
dell’effetto che quelle
parole avevano avuto su Jeffrey.
“Sono
soltanto
cazzate!” disse lui
tentando di afferrare un polso della ragazza.
A quel punto
Shonei intervenne respingendo la mano di Jeffrey. “Levale
le mani di dosso!”
“Altrimenti
cosa fai, eh?!” chiese
Jeffrey furibondo avvicinandosi a lei con tono minaccioso.
Shonei non
si tirò indietro, anzi tenne lo sguardo di sfida puntato su
di lui. “Cosa si
prova Jeffrey?! Cosa si prova ad essere presi a calci in culo?! La
percepisci
l’umiliazione di essere stato tradito dalla persona di cui ti
sei sempre
fidato?! Riesci a sentire la sensazione di essere completamente solo?!
Di non
sapere più di chi fidarti, eh?! Lo senti?!”
Jeffrey la
guardò dapprima confuso da quelle parole piene di rancore,
ma poi comprese cosa
fosse successo. Shonei aveva scoperto di essere stata tradita da Ashley
a causa
sua. Quello che però non comprese, era la macchinazione in
atto ai suoi danni. Ciò
che la sua ragazza gli aveva appena detto, non corrispondeva alla
verità, ma
lui non sospettava nulla.
Jeffrey
distolse lo sguardo da Shonei per riportarlo sulla sua ragazza, o per
meglio
dire, ex ragazza.
“Te ne
pentirai, forse non oggi, non domani, ma lo farai! Rimpiangerai la tua
scelta
per il resto della tua miserabile vita!”
Detto questo
si allontanò ancora arrabbiato e ferito
nell’orgoglio. La verità era che amava
Ashley, l’aveva sempre amata.
Shonei
sorrise guardando la ragazza al suo fianco, soddisfatta per aver
inferto un
colpo basso a Jeffrey. “Sei stata davvero favolosa.
Devo ammetterlo, hai una
certa attitudine nel fare l’attrice. Potresti sfondare nel
mondo del cinema”.
Shonei la
guardò con disprezzo, mentre una lacrima le scendeva su una
guancia. Si diresse
immediatamente verso il bagno, pur di starle lontana. Shonei la
seguì con lo
sguardo continuando a bere serenamente il suo drink.
Giovedì
3 agosto 2017
Era passata
una settimana da quando Chloe aveva accettato con riluttanza di restare
in
ospedale, per essere sottoposta ad altri esami. L’avevano
rivoltata come un
calzino e mancavano solo alcuni risultati degli ultimi test effettuati,
poi
sarebbe stata finalmente libera. Durante la settimana di ricovero,
aveva
ricevuto telefonate di Lauren, visite dagli amici e anche da alcuni
colleghi
del Paradise, dove Ian era diventato temporaneamente il responsabile.
Anche Steph
aveva avuto l’occasione di andarla a trovare. Una volta da
sola e l’altra in compagnia
della sua attuale ragazza, se così si poteva definire. A
detta di Steph le cose
procedevano bene tra loro, ma agli occhi di Chloe sembrava solo
un’affermazione
per non destare preoccupazione. In realtà c’erano
delle cose che Steph non riusciva
proprio a mandare giù. Era logico pensare che Jessie facesse
ancora fatica a
lasciarsi andare del tutto. Del resto la ragazza era stata chiara sin
dall’inizio. Le aveva chiesto di avere pazienza e Steph era
stata comprensiva. Però
nonostante il suo impegno nel far funzionare le cose, viveva male
quella
situazione. Con il ricovero di Chloe in ospedale, Jessie avrebbe potuto
approfittarne per passare più tempo insieme a lei. Ad
esempio, avrebbe potuto
passare la notte da Steph, ma questo era avvenuto solo per un paio di
notti e
tra l’altro, non era mai successo nulla tra loro. Steph non
le aveva fatto pressioni
come sempre, però la cosa stava nettamente degenerando.
Infatti anche scambiarsi
un semplice bacio era diventato complicato, perché questo
poteva avere luogo solo
quando erano completamente da sole. Tutto questo Steph lo accettava
facendo
buon viso a cattivo gioco cercando di non pensarci, ma queste
limitazioni le
pesavano parecchio. In tutta la sua vita non aveva mai avuto problemi
con la
sua sessualità e non si era mai nascosta da nessuno. Eppure
con Jessie,
iniziava a sentirsi quasi come un ladro. Come se tutto ciò
che desiderava fosse
sbagliato, inclusa la loro relazione. Per quanto riguardava il suo
rapporto con
Shonei, c’era ben poco da dire. Tutto era tornato alla
normalità, come se nulla
fosse successo. Come se quel bacio provocatorio di Shonei non fosse mai
avvenuto e questo era decisamente strano trattandosi di Steph.
L’argomento tra
loro non venne mai affrontato nemmeno una volta. Nel frattempo, la
convivenza
tra Ashley e Shonei, almeno per i primi giorni, si era complicata
parecchio
dopo il due di picche rifilato a Jeffrey. Per cercare di smorzare
l’ostilità
della ragazza nei suoi confronti, Shonei aveva cambiato radicalmente
atteggiamento,
anche se continuava ad avere una certa autorità su di lei.
Se prima sembrava
volesse impartirle degli ordini, adesso si sforzava di chiederle le
cose in
maniera più delicata, con gentilezza. Oltre al cambiamento
nel suo modo di
porsi nei confronti della ragazza, c’era stato anche
qualcos’altro che aveva
spiazzato Ashley.
Tre
giorni dopo la rottura con Jeffrey
Mentre
Ashley era seduta sul divano a guardare la tv facendo zapping, Shonei
le si
piazzò davanti guardandola con attenzione. L’altra
non perse tempo ad
aggredirla verbalmente.
“Ti
levi?! Guarda che non sei trasparente, anche se devo ammettere che mi
piacerebbe tantissimo!”
“Hai
finito di mettere in ordine la casa?”
“Vorrai
dire il tuo porcile!”
“Bene,
allora potresti uscire a farti un giro”.
“Come
scusa?!”
“Ho
notato che non esci più con le tue amiche”.
La
ragazza sgranò gli occhi incredula e infuriata. “Forse
non ci esco più, perché
qualcuno ha deciso di sequestrarmi!”
“Io
non ho nessuna intenzione di tenerti segregata in casa”.
“Sì
invece!”
“Non
credo di aver mai affermato neanche lontanamente una cosa del genere.
Però se
tu pensi che io lo abbia fatto, ti prego, illuminami”.
Ashley
aprì la bocca per risponderle, ma ripensando alla loro
conversazione, si rese
conto che Shonei avesse effettivamente ragione. “Levati
di torno e lasciami
in pace!”
Shonei
sospirò con un’alzata di spalle. “Va
bene, come vuoi tu, ma ricorda che puoi
andare dove ti pare. L’unica cosa che voglio da te,
è il rispetto che merito”.
“Pff,
che meriti?! Tu non meriti un cazzo da me!”
“Sai
bene a cosa mi riferisco”.
“No,
non lo so, illuminami!” disse Ashley con
ostilità, facendole il verso.
“Puoi
stare con chi ti pare, anche in compagnia di uomini se ti va, ma senza
passare
mai il limite. Ti è vietato flirtare con loro e soprattutto
non puoi scoparteli”
disse Shonei
infilandosi le mani nelle tasche dei jeans.
“E se
io volessi farmi una bella scopata con una donna?! In quel caso per te
andrebbe
bene?!” chiese
con sarcasmo.
Shonei la
guardò dritta negli occhi non riuscendo a trattenersi dal
ridere.
“Che
diavolo hai da ridere?!”
“Io in
quel caso non mi preoccuperei”.
“E per
quale cazzo di motivo?!”
“Beh,
è molto semplice. In tutta la tua vita hai avuto poco
interesse verso le donne.
C’è stata qualcun'altra prima di me, questo
è vero, ma non era granché e ti sei
stufata subito. Io invece sono stata l’unica donna che ti sei
portata a letto ripetutamente.
Vuoi forse provare a negarlo?”
Ashley
incrociò le braccia al petto indispettita dalla sua
spiegazione, che
evidentemente corrispondeva alla verità. “E
se io decidessi di farlo?! Dopotutto
mi stai impedendo di avere delle relazioni con gli uomini! In qualche
modo
dovrò pure compensare!” disse Ashley
per provocarla.
“Sì,
hai ragione, in questo caso ti auguro buona fortuna”.
“Che
cosa?!”
“Puoi
provare a stare con un’altra donna se ti va, ma tanto
sappiamo bene che non lo
farai”.
“Tu
dici?!”
Shonei si
chinò avvicinando di più con il suo viso a quello
della ragazza, sussurrando: “Non
riesci a stare con nessun’altra a parte me”.
“Non
esserne tanto sicura!”
“Se
sono così sicura di me stessa, lo devo soltanto a
te” disse Shonei
allontanandosi
sorridendo.
“Sai,
non ti farebbe male abbassare la cresta ogni tanto!”
Shonei si
mise addosso una camicia smanicata con l’intenzione di
uscire, ma prima tirò fuori
il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni, ne estrasse
duecento
dollari appoggiandoli sul tavolinetto davanti al divano.
“Vai a fare
shopping e stasera fatti un giro con le tue amiche” disse
senza guardarla,
avviandosi verso la porta.
Ashley
sgranò gli occhi incredula. “Non
accetterò mai i tuoi soldi!”
“È
un
po’ troppo tardi per questo, non credi? Voglio dire, vivi nel
mio appartamento,
mangi il mio cibo, usi tutto quello che mi appartiene”.
“Perché
tu mia hai costretta a stare qui da te! Mi hai sequestrata e questo,
nel caso
non lo sapessi, è reato!”
“No
Ashley, è qui che ti sbagli. Vuoi andare alla polizia? Bene,
fallo pure, ma
ricordati che io non ti ho mai costretta a fare nulla. Io ti ho fatto
una proposta
che tu hai accettato”.
“Sì,
ma con il ricatto!”
“Allora
cosa stai aspettando? Vai alla polizia e racconta tutto sin
dall’inizio, ma
ricorda che così attirerai l’attenzione anche su
Steven. Non credo che lui ne sarà
felice” disse
Shonei scuotendo la testa aprendo la porta. Poi prima di uscire
dall’appartamento aggiunse: “Esci e non
stare sempre chiusa in casa, che ti
stai inacidendo parecchio”.
Ashley
rimase sola nell’appartamento riflettendo, mentre fissava i
soldi sul tavolinetto.
Alla fine li prese convincendo sé stessa, che quei soldi se
li meritava. Shonei
l’aveva messa in quella situazione e occuparsi di lei, era il
minimo che
potesse fare. Dopotutto se l’era cercata.
Nel
pomeriggio Shonei raggiunse Chloe in ospedale. La trovò
davanti alla finestra a
guardare fuori. Non aveva più la testa fasciata e non
utilizzava più le stampelle
per stare in piedi, anche se portava ancora il tutore.
La ragazza
bussò allo stipite della porta per attirare
l’attenzione dell’amica. “Ancora
non finisce la tua incarcerazione? Per caso c’è da
pagare una cauzione?”
“Infatti
mi sento come in carcere” rispose Chloe
avvicinandosi a lei.
“Scusa
se
non sono venuta a trovarti più spesso, ma ho avuto un
po’ da fare”.
“Lavoro?”
“Tra
le
altre cose”.
“Non
preoccuparti, non sono stata troppo tempo da sola in questo inferno,
Max viene
tutti i giorni”.
“Ti
trovo
bene”.
“Si,
effettivamente sto molto meglio”.
“Quando
ti fanno uscire?”
“Sinceramente
non lo so, ma credo che ormai sono agli sgoccioli della mia forzata
permanenza.
In caso contrario, ho intenzione di evadere”.
“Se ti
serve aiuto ci penso io”.
“Benissimo,
allora siamo d’accordo” disse Chloe
ridendo insieme alla sua amica.
“Cos’è
risultato dagli esami fatti fino ad ora?”
“Assolutamente
nulla”.
“È
tutto
ok? Niente fuori dal normale?” chiese la
ragazza un po’ sorpresa.
“Niente
di niente” rispose
Chloe, non immaginando a cosa aveva causato il suo malessere. I
risultati di
alcuni esami, non avevano evidenziato nulla di anomalo. Inoltre, dopo
più di
ventiquattro ore, era sparita ogni traccia dell’ansiolitico
ingerito
inconsapevolmente attraverso la bibita manomessa da Ian.
“Mi fa
piacere saperlo. Allora, visto che non sai ancora per quando tempo
resterai, ti
serve qualcos’altro?”
“No,
pensa
che ho ancora le sigarette che mi hai portato”.
“Non
le
hai fumate?”
“Beh,
era
quella la mia intenzione, ma non ce l’ho fatta a resistere.
Per fortuna non mi
hanno beccata”.
“Dimmi,
dov’è la tua infermiera personale?”
“Non
è la
mia infermiera personale”.
“Sicura?”
“Non
fare
l’idiota”.
“Lauren
si è fatta sentire?”
“Eccome,
mi chiama spesso per sapere come sto. Ho come la vaga sensazione che
gongola
all’idea di sapere che sono rinchiusa qui dentro”.
“Oh
avanti, è soltanto preoccupata per te” disse Shonei
facendo una breve pausa. Poi fece un sospiro e
disse: “Senti Chloe…”
“Dimmi”.
Shonei
sorrise nervosamente.
“Che
succede?”
“Volevo
informarti di una cosa, visto che sei ancora qui dentro e non hai modo
di
scoprirlo da te. Voglio evitare che tu lo venga a saperlo da qualcun
altro”.
“Di
cosa
si tratta?” chiese
Chloe confusa.
“Si
tratta di Ashley, vedi lei… adesso vive nel mio
appartamento”.
Chloe rimase
in silenzio per qualche istante a fissarla senza emettere un fiato. Poi
a un
tratto chiese: “Mi prendi per il culo?”
“No,
affatto. Lei aveva bisogno di un posto dove stare e ho pensato di darle
una
mano”.
“Ma
scusa,
non stava con quel tizio…”
“Jeffrey,
si stava con lui ma e finita quindi…”
“E non
poteva farsi ospitare da una delle sue amiche?”
“È
quello
che ha fatto”.
“No,
non
credo proprio, tu non sei sua amica”.
“Ah
no? E
cosa sarei?”
“Non
lo
so, ma il vostro non è affatto un rapporto di amicizia.
Già immagino cosa
succede tra quelle quattro mura”.
“Ti
sbagli, non sta succedendo nulla”.
“Si
certo, come no, ti credo sulla parola”.
“Te lo
giuro, io e lei non stiamo insieme”.
“Ma te
la
scopi”.
“Non
più,
anche perché frequento un’altra persona
adesso”.
“Oddio,
adesso chi è l’altra?”
“Beh…
lei
è…Janet”.
“Cosa?
Janet?
Ma tu sei completamente fuori di testa”.
Shonei fece
un’alzata di spalle. “Non è la
prima volta che ce la spassiamo. Lei non si
aspetta nulla e a me sta bene così”.
“Ma
Ashley resterà da te solo temporaneamente
o…”
“Non
le
sto mettendo fretta e poi avere qualcuno in casa mi fa
comodo”.
“Già,
immagino
la comodità” disse
Chloe insinuando qualcosa.
“Non
ci
vado a letto se è quello a cui stai pensando. Lo sai che
passo poco tempo nel
mio appartamento, c’è bisogno di qualcuno che lo
tenga in ordine”.
“È
questo
il suo contributo? Tenere in ordine il tuo appartamento,
perché non si cerca un
lavoro?”
“Oh
andiamo, ce la vedi a lavorare?”
“No,
al
massimo me la immagino a rifarsi le unghie”.
“Adesso
che ti ho messa al corrente, sono decisamente più
tranquilla. Così non ti verrà
un infarto nel caso dovessi vederla uscire dal mio
appartamento”.
“Oh,
grazie per il pensiero” disse Chloe
sarcastica, avvicinandosi al comodino per bere un po’ di
acqua.
“Finalmente
addio stampelle, eh?”
“Si,
riesco a camminare senza problemi” rispose Chloe,
cominciando a camminare per la stanza come se
stesse sfilando. Infine arrivò fino alla finestra,
allargando le braccia. “Vedi?”
“Oh
sì,
lo vedo”.
Appena Chloe
si voltò per tornare indietro, vide Max davanti alla porta
della stanza con un
sacchetto in mano, che la guardava sorpresa e preoccupata allo stesso
tempo. Di
istinto Chloe appoggiò le mani sull’altro letto
vuoto, come per reggersi.
Shonei corrugò la fronte confusa e poi si voltò
verso il punto in cui guardava
Chloe. “Ehi… ciao Max” salutò
la ragazza un po’ a disagio. Non si erano
più riviste dopo l’ultima volta che avevano
chiarito le cose tra loro.
“Ciao
Shon”
rispose Max
altrettanto a disagio. Poi si voltò verso Chloe. “Ma
sei impazzita per caso?”
Max
appoggiò
il sacchetto di carta sul comodino e si avvicinò velocemente
a Chloe, per
aiutarla. Shonei guardò con attenzione la scena bizzarra che
si stava svolgendo
sotto i suoi occhi. Max si mise di fianco all’amica
sorreggendola con un
braccio attorno alla vita, mentre Chloe si aggrappava a lei con un
braccio
sulle spalle. A passo lento Max riportò l’amica a
letto, facendola sedere. “Non
dovresti camminare senza stampelle” disse con tono
di rimprovero.
Shonei
sgranò gli occhi sorridendo, con una strana espressione sul
volto che Chloe
notò subito.
“Sì
hai
ragione, scusa Max”.
“Dovresti
stare più attenta. Come stai oggi?”
“Bene,
molto meglio ed è per questo che ho iniziato a…
camminare senza stampelle” mentì
Chloe. In realtà stava più che
bene già da qualche giorno.
“Ti
serve
qualcosa al bar?”
“Magari
una bibita”.
“Nient’altro?”
“No,
va
bene così”.
“Tu
hai
bisogno di qualcosa?” chiese questa
volta rivolta a Shonei.
“Oh
no,
grazie Max, sto bene così”.
“Ok,
allora torno subito e tu non muoverti da lì” disse Max
indicando Chloe mentre lasciava la stanza.
Chloe
sospirò stendendosi sul letto mentre Shonei sorridendo,
prese una sedia per
sedersi accanto all’amica. “Wow, cosa
hanno appena visto i miei occhi”.
“Non
so
di cosa tu stia parlando” disse Chloe
evitando lo sguardo indagatore dell’amica.
“Avanti,
cos’è questa storia? Hai iniziato a fare la
moribonda appena è entrata” disse Shonei
ridacchiando divertita.
“Beh,
non
sto… proprio bene…”
“Ti
sembro una deficiente per caso? Non me la darai a bere così
facilmente. Avanti,
sputa il rospo”.
Chloe
sospirò di nuovo sconfitta dalla sua insistenza. “Odio
stare qui dentro e se
non sono scappata, lo devo soprattutto a lei. Mi viene a trovare tutti
i giorni
e resta finché non termina l’orario delle visite.
Mi piace avere la sua
compagnia e non voglio perdere nemmeno un minuto lontana da lei. Tre
anni sono
troppi da recuperare”.
Shonei
inclinò il capo guardandola stringendo gli occhi a due
fessure. “Io non
credo di capire. Insomma, comprendo quello che hai detto, ma di certo
non
spiega il motivo per cui ti mostri moribonda in sua presenza”.
“Non
faccio la moribonda” disse
Chloe indispettita.
“Ti
piace
ricevere le sue attenzioni, vero?”
“No,
non
è… cioè… il fatto
è che…”
“Che?”
incitò
Shonei.
“Temo
che
se lei vedesse che sto bene, potrebbe decidere di non venire
più a trovarmi.
Insomma, non sarebbe necessaria la sua presenza, capisci?”
“Cazzo,
non ti facevo così”.
“Così
come?”
“Beh,
hai
escogitato un piano subdolo per tenerla qui con te”.
“Non
è un
piano”.
“Ah
no?” chiese Shonei
ridacchiando.
Chloe
roteò
gli occhi esasperata.
“Ehi,
va
bene, io non giudico” disse Shonei
divertita, alzando le mani in segno di resa. “Solo
che a
causa tua non può prendere altri impegni”.
“Grazie
per farmi sentire una vera merda”.
“Figurati”.
“Non
hai
intenzione di dirglielo, vero?”
“Ma
neanche per sogno, dopotutto avete bisogno di trascorrere del tempo
insieme e con
te qui dentro, diventa tutto più complicato. E poi si vede
che ti piace troppo
essere coccolata” disse
Shonei prendendosi gioco di lei.
“Ma
cosa…”
Shonei
continuò a ridere di tutta quella situazione.
“Sei
una
stronza”.
“E tu
sei
troppo divertente”.
Chloe
incrociò le braccia al petto mettendo il broncio, ma non
durò a lungo visto che
sopraggiunse Max. In quel preciso istante il suo volto si distese.
“Eccomi
qua” disse la
ragazza ritornando nella stanza con alcune lattine di pepsi.
“Grazie
Max”.
“Di
nulla”.
Max prese
l’altra sedia mettendola affianco a quella di Shonei e si
sedette. Le due
ragazze si guardarono brevemente sorridendosi e poi distolsero lo
sguardo l’una
dall’altra. Erano evidentemente in imbarazzo per tutto quello
che era successo
tra loro e trovarsi davanti a Chloe, non rendeva le cose più
semplici. Come
avrebbe reagito la ragazza, se avesse saputo di loro? Considerando la
reazione
avuta alle provocazioni di Shonei, sicuramente non bene.
“Allora,
cosa dicono i dottori?”
“Niente
di nuovo. Al momento sono sana come un pesce. Spero tanto di uscire
presto da
qui, perché non ne posso davvero più. Mi sento
come in gabbia”.
“Ma
sei
in buona compagnia quindi non lamentarti” disse Shonei
lanciando un’occhiata a Max.
“Non
mi
lamento per la compagnia”.
“Beh,
adesso devo proprio andare” disse Shonei
alzandosi dalla sedia.
“Vai
di
già?”
“Si,
ho
parecchio da fare”.
“Ok,
grazie per essere passata” disse Chloe.
“Ci
vediamo presto e spero fuori di qui” disse Shonei. “Ciao”.
“Ciao
Shon” risposero le
due ragazze.
Poi quando
Shonei
era proprio sul punto di uscire dalla stanza, Chloe aggiunse con
ironia: “Mi
raccomando, salutami Ashley”.
Shonei si
voltò dando una veloce occhiata a Max, che la guardava con
un’espressione
confusa sul volto. “Lo farò”.
Appena la
ragazza lasciò definitivamente la stanza, Max si
voltò a guardare Chloe. “Cosa
vuol dire? Perché dovrebbe salutarti Ashley? Sta andando
via?”
“Oh,
tu
non lo sai?”
“Sapere
cosa?”
“Beh,
a
quanto pare Ashley si è trasferita da Shon”.
“Cosa?”
chiese Max
esterrefatta.
“Già,
ma
lei dice che non c’è nulla tra loro, anche
perché adesso frequenta
qualcun'altra, indovina chi”.
“Chi?”
“Janet”.
Max rimase
imbambolata a cercare di assimilare le notizie appena ricevute. Non
sapeva
davvero cosa pensare. Per un attimo si sentì addirittura
colpevole di quanto
stesse accadendo. Era chiaro che Shonei sentisse il bisogno di avere
qualcuno al
suo fianco. Magari qualcuno come lei, che con estrema
semplicità era riuscita
ad aprire uno spiraglio, ma adesso che si era tirata indietro, Shonei
sembrava
essere tornata al punto di partenza.
“Cosa
c’è
in quel sacchetto?” chiese
Chloe distogliendola dai suoi pensieri.
“Ho
portato qualcosa di buono. Oggi non farai cena con la spazzatura
dell’ospedale,
ma mangerai un doppio cheeseburger con formaggio, cipolla, cetrioli,
ketchup e
senape. Il tutto accompagnato da patatine fritte e le pepsi che ho
preso adesso
giù al bar”.
“Tu
sei
la migliore amica che si possa mai avere”.
“Certo,
ma non esultare tanto, perché ormai sarà
già freddo”.
“Credimi,
sarà sempre meglio della sbobba che passano qui”.
“Questo
è
vero. Ho preso due porzioni di tutto”.
“Quindi
ceneremo insieme”.
“Questa
era l’idea”.
“Beh,
allora organizziamoci come si deve. Che ne dici di guardare qualcosa in
tv?
Oppure potremmo vedere un film sul portatile che mi ha portato Shon.
Steph mi ha
mandato una chiavetta piena zeppa di film”.
“Ottima
idea”.
Così
le due
ragazze cenarono insieme, chiacchierando e scherzando tra loro. Alla
fine
optarono per guardare un film in tv, perché sceglierne uno
dalla chiavetta di
Steph, era un’impresa impossibile. C’era troppa
roba tra cui scegliere e
nell’indecisione, Chloe mise via il portatile. Si stesero una
di fianco
all’altra sul letto, appoggiandosi di spalle al cuscino
guardando la tv da
parete davanti a loro. A un certo punto ci fu una scena intima e
romantica tra
i protagonisti e Chloe cominciò a sorridere, pensando
all’imbarazzo che
sicuramente l’amica stava provando. “Vuoi
che cambio canale?” chiese
divertita.
Max
sospirò
alle parole di Chloe, che come al solito non perdeva occasione per
metterla a
disagio. “Non c'è bisogno che cambi
canale, non sono una ragazzina. Magari
forse dovresti soltanto smetterla di commentare come al tuo
solito”.
Chloe rise. “È
vero, non sei più una ragazzina ma ti imbarazzi ancora per
cose di questo tipo”.
“Non
mi
imbarazza la scena ma tu, che è ben diverso”.
“Ti
imbarazzo io? Ma...”
“Ti
prego, fai silenzio e guarda il film”.
“Ok,
come
vuoi tu” disse Chloe
sorridendo, riportando l’attenzione allo schermo, anche se
durò per poco.
Infatti subito iniziò a rimuginare sulla storia di Max con
Lucas, ignorando completamente
il film.
Chissà
se loro
due lo hanno mai fatto. Con tutte quelle riviste per adulti che Lucas
teneva
nascoste sotto al letto, ci sarebbe ben poco da sorprendersi.
Però anche se lui
ci avesse provato, non è detto che Max abbia accettato. E se
invece lo avesse
fatto? Dopotutto sono stati insieme per un anno. Quante cose possono
succedere
in un anno? No, è impossibile, lei si imbarazza sempre
così facilmente, che non
riesco proprio a immaginarla in intimità con qualcuno. A
essere del tutto
sincera, non mi piace nemmeno l’idea di lei con…
ma che cazzo… ok, devo
piantarla di pensarci. In fondo non sono affari miei. Lei è
adulta e può fare
quello che le pare. Potrebbe averlo anche fatto… e allora?
Devo smetterla di
essere paranoica. Meglio che mi concentro sul film.
Nonostante
tutte le buone intenzioni, Chloe non riuscì a smettere di
pensarci. Lanciò una
breve occhiata all’amica che sentendosi osservata, si
voltò verso di lei.
“Cosa
c’è?”
“Eh?”
“Cosa
hai?”
“Io?
Niente” rispose
Chloe continuando a guardare lo schermo.
Decise di
lasciar
perdere e non chiederle nulla, anche se il suo istinto le diceva tutto
il
contrario. Alla fine la curiosità ebbe la meglio,
soprattutto forse sentiva un certo
fastidio al pensiero che la sua migliore amica, fosse stata
così tanto in intimità
con qualcuno.
“Ehm...
Max?”
“Stai
per
fare un'altra delle tue battute?” chiese Max
continuando a tenere gli occhi fissi sullo
schermo.
“No,
assolutamente no. Volevo solo sapere se posso farti una
domanda”.
“Certo
che puoi”.
“Ok,
però
è… molto... personale”.
Max
accorgendosi della sua esitazione la guardò con sorpresa. “E
quando mai
questo ti ha fermato?”
“Ah,
giusto” disse Chloe
sorridendo nervosamente. “Quindi posso?”
“Si,
tanto me la farai comunque” disse Max
riportando l’attenzione al film.
“Allora...
stavo pensando... a te e Lucas. La vostra storia è durata
davvero tanto.
Insomma, le mie pseudo storie non sono durate mai
più…”.
“Di un
gatto in tangenziale” disse Max
completando la frase dell’amica.
“Già…
quindi…
sai, mi stavo chiedendo se…”
“Santo
cielo Chloe, ma vuoi farmi questa benedetta domanda? Mi stai facendo
salire
l’ansia?”
“Ok,
allora te la faccio così, a bruciapelo”.
“Era
ora”.
“Avete
mai avuto rapporti?”
Max si
voltò
di scatto verso di lei senza sapere cosa rispondere.
“Cioè,
avete mai…”
“Chloe,
ho capito cosa stai chiedendo”.
“Ah,
bene”.
“Immaginavo
che prima o poi mi avresti fatto una domanda del genere. Sei
così prevedibile
e… noiosa” disse
completamente in imbarazzo.
“Io
noiosa? Ma se mi trovano tutti molto divertente, inclusa tu”.
“Ne
sei proprio
sicura?”
“A te
piacciono le mie battute, quindi non criticare perché chi
disprezza compra. E
comunque non sono prevedibile e se a te sembra il contrario,
è solo perché mi
conosci molto bene”.
“Infatti
ti
conosco e mi fa molto piacere sapere che sei rimasta la stessa di
sempre, che
non sei cambiata affatto” disse Max
indispettita.
“Temevi
che io potessi cambiare?” chiese Chloe
guardandola con attenzione.
“Non
ho
detto questo, però… sei a Portland, gente
diversa, vita diversa. Sono cambiate
così tante cose che non mi sorprenderebbe se lo fossi anche
tu”.
“Sai
che
anche io temevo la stessa cosa?”
“Siamo
state lontane così a lungo. In tre anni di tempo potrebbe
succedere di tutto. Direi
che è più che normale aspettarsi dei
cambiamenti”.
“Già,
però io sono sempre la stessa come puoi vedere”.
“Si,
lo
vedo” disse Max
sorridendo.
“E
dimmi,
anche tu sei spaventata da questa possibilità?”
“Quindi
tu sei… spaventata? Da cosa?”
“Che
tu
non sia più la stessa Max che conosco”.
“Ti ho
dato questa impressione?”
“Non
lo
so, forse sì”.
“Quando?”
“Ad
esempio quando non mi volevi più tra i piedi. Credevo
davvero che non mi avresti
dato nessuna possibilità”.
“Chloe,
ero arrabbiata”.
https://www.youtube.com/watch?v=DbjkjTsOKx8&ab_channel=AlbertoGuerrilla
“Lo
so,
il fatto è che non ricordo di averti mai vista
così ostile nei miei confronti.
Tranne quella volta, quando…” disse Chloe
interrompendosi di colpo. Stava per fare
riferimento allo schiaffo ricevuto da lei a causa di quello che era
avvenuto
con Duncan.
“Quando?”
“Ehm…
sai
che c’è, lasciamo stare. L’importante
è che adesso siamo di nuovo insieme, giusto?”
“Giusto”.
Si voltarono
a guardare la tv e dopo qualche istante Chloe corrugò la
fronte.
“Maaaax,
la domanda”.
“Ecco,
lo
sapevo che finiva così e io che speravo te ne fossi
dimenticata”.
“A
quanto
vedo non sono l'unica a essere rimasta la stessa” disse Chloe,
ridacchiando per la vana
speranza di Max.
“Non
siamo mai arrivati a quel punto” disse Max in
imbarazzo, continuando a guardare il televisore.
Chloe
sgranò
gli occhi. “Tu e lui… non avete
mai...”
Max
sospirò.
“Ok,
quindi non lo avete fatto”.
“Credo
di
avertelo appena detto”.
“Ma
proprio niente di niente?”
“Santo
cielo Chloe, la vuoi smettere?”
“È
solo
che non riesco a immaginare che Lucas non ci abbia nemmeno
provato”.
“Sì
che
ci ha provato”.
“Ah!”
esclamò
Chloe, desiderando di
prendere a calci nel sedere il ragazzo. “Beh, se
non avete fatto niente di
niente...”
“Non
ho
mai detto questo. Ho detto solo che non lo abbiamo fatto.
Cioè, non ci siamo
spinti fino a quel punto”.
“A-aah,
quindi qualcosa avete fatto. Dimmi cosa” disse Chloe con
malizia, anche se non trovava affatto
divertente quella conversazione. Però nonostante tutto non
riusciva a farne
proprio a meno, voleva sapere fino a che punto si fosse spinto Lucas.
“Adesso
basta Chloe, non risponderò più a nessuna delle
tue domande. Sono cose
personali e non te le dirò nemmeno sotto tortura”.
“Ma
non è
giusto” disse Chloe
contrariata. “E se iniziassi a farti il
solletico?”
“E se
io
ti rompessi l'altra gamba?”
“Se
prometti di venirmi a trovare tutti i giorni, allora te lo
concedo”.
“Non
mi
tentare”.
Chloe
cominciò a ridere arrendendosi all’idea che non
avrebbe ricevuto nessuna
risposta esauriente. “Comunque mi fa
piacere”.
“Cosa?”
“Che
non
l'hai fatto”.
Max si
voltò
verso di lei confusa. “Cosa vorresti
dire?”
“Niente
di che, mi fa soltanto piacere che tu non l’abbia fatto con
lui”.
“E per
quale ragione?”
“Ehm...
beh...” rispose
Chloe in difficoltà senza sapere bene cosa intendesse dire.
Poi riflettendoci
per qualche istante disse: “Se la vostra storia non
è durata, vuol dire che
non eravate fatti per stare insieme. Non era la persona giusta e quindi
è stato
un bene, che tu non abbia condiviso con lui questa esperienza. Insomma,
la tua
prima volta dovrebbe essere speciale, romantica e soprattutto dovrebbe
succedere con una persona che ti ama davvero”.
“E chi
lo
dice?”
“Cosa?”
chiese Chloe
sorpresa. “Non dirmi
che preferiresti condividere qualcosa di così importante con
un tizio
qualsiasi? Magari con manette ai polsi e fruste?” chiese
con ironia.
“Ma
quanto sei idiota, non intendevo dire questo. Volevo semplicemente
farti non notare
che non puoi essere tu a dire cosa è meglio per
me”.
“Ah,
ecco
che ci risiamo. Guarda che lo dicevo per te. Penso che meriti qualcuno
che ti
ami per davvero e che…”
“E chi
ti
dice che Lucas non mi amasse?”
“E va
bene ok, mi arrendo”.
“La
tua
prima volta sarà stata romantica allora” disse Max con
sarcasmo.
“La
mia?
Oh no, è stata tutt’altro che romantica. Ho
condiviso la mia prima volta con la
persona sbagliata, al momento sbagliato, con i sentimenti sbagliati e
le
ragioni sbagliate. Forse è per questo che per te spero in
qualcosa di meglio.
Comunque, anche se la mia prima volta è stata completamente
sprecata con un
deficiente, dopo ho recuperato con l’arrivo di Rachel. Quella
è stata la mia
prima vera volta”.
“Perché?”
“Perché
ero davvero innamorata” disse Chloe
ripensando a Rachel.
A un tratto
Max chiese: “Ti piacciono ancora i
ragazzi?”
“Adesso
cosa c’entra questo? Sei la solita impicciona” disse divertita
Chloe.
“Mi
hai
fatto una domanda personale, credo di essermela guadagnata anche io
questa
possibilità”.
“Stai
facendo un po' troppe domande impicciona” continuò
Chloe.
“Perché
se fai delle domande tu e tutto lecito e se le faccio io sono
un'impicciona?”
“Semplice,
perché lo sei”.
Max
sospirò tornando
a guardare la tv mentre Chloe la fissava sorridendo.
“Sì
mi
piacciono ancora, ma solo da guardare”.
“E che
diavolo significa?”
“Che
se
proprio dovessi avere una relazione seria, preferirei una
donna”.
“Perché?
Pensi
che gli uomini non siano in grado di portare avanti una relazione
seria?”
“Non
ho
mai pensato nulla del genere. Le mie preferenze non hanno nulla a che
vedere
con la loro capacità di relazionarsi. Questo è
qualcosa di soggettivo, che fa
parte di me. Conosco anche donne che preferiscono gli uomini,
nonostante siano
attratte da altre donne, sai?”
“Perché
preferisci le donne? Cosa c’è di
differente?”
“Max,
non
c’è nessuna buona ragione specifica,
l’amore non si può razionalizzare. Ci si
innamora di chi ci si innamora, succede e basta. I sentimenti non si
possono controllare
e anche se ci provassi, non ci riusciresti mai”.
Max
tornò a
guardare la tv senza nessun interesse.
Chloe si
girò su un fianco guardando l’amica. “Posso
chiederti cosa non ha funzionato
tra te e Lucas?”
“Tra
me e
lui non è mai successo nulla, perché io non
volevo. Non mi sentivo pronta e lui
non era della mia stessa idea”.
“Ti ha
forzata in qualche modo?” chiese Chloe con
timore.
“No,
lui
non mi ha mai fatto pressioni. Ha sempre rispettato la mia decisione,
però a
lungo andare ha iniziato a sospettare che io non lo amassi”.
“Perché
non volevi stare con lui?”
“Sì,
ma
non era solo questo. Quando lui diceva di amarmi io… me ne
restavo in completo silenzio.
Credo di aver frainteso i sentimenti che nutrivo per lui. Credevo di
amarlo ma
non era così. Gli volevo molto bene e gliene voglio ancora,
ma questo non è
amore”.
Chloe
ripensò al diario identificandosi con il ragazzo. Forse Max
aveva davvero
frainteso i sentimenti che provava verso di lei. Aveva scambiato
l’affetto per
la sua migliore amica, per amore. Per qualche ragione a lei ancora
sconosciuta,
questo pensiero non le piaceva così tanto.
Max si
voltò
verso Chloe che continuava a guardarla ascoltandola con attenzione. “Tu
hai
avuto molte esperienze con i ragazzi e nonostante questo, pensi che la
tua
prima volta sia stata con Rachel, perché l’amavi.
Era la prima volta che stavi
con una ragazza, ma non ti sei tirata indietro. Non sei scappata via,
non eri
spaventata, perché eri guidata dai tuoi sentimenti per
lei”.
“Hai
ragione su tutto, tranne che per una cosa”.
“Quale?”
“Non
sono
scappata, ma ero terrorizzata da morire”.
“Però
lo
hai fatto lo stesso perché eri innamorata. Questo non fa
altro che avvalorare
ciò che sto dicendo. Io Lucas non lo amavo e il pensiero che
abbia sofferto a
causa mia, mi fa sentire una vera stronza”.
“Non
puoi
sentirti così solo perché ricambiavi gli stessi
sentimenti. Come ho detto
prima, i sentimenti non li puoi controllare. Non puoi importi di amare
qualcuno,
come non puoi nemmeno concederti, solo per soddisfare le aspettative
altrui”.
“Ma tu
lo
hai fatto”.
“Certo,
perché ero un’idiota, ma non l’ho fatto
per accontentare qualcuno. L’ho fatto
per me, per scappare dalla mia vita che era un inferno. Sono stata una
stupida
e tu non sei così. Tu sei migliore di me, quindi non
commettere i miei stessi
errori. Fai ciò che senti e fallo per le ragioni
giuste”.
Restarono a
guardarsi per qualche altro istante e poi Chloe aggiunse: “E
se per caso qualcuno
ti forza per farti fare qualcosa che non vuoi, facendo leva sul tuo
senso di
colpa, allora dovrà vedersela con me”.
Max sorrise
riportando la sua attenzione al film. Chloe fece lo stesso dicendo: “E
così,
sei vergine”.
Max si
voltò
di colpo fulminandola con lo sguardo mentre l’altra se la
rideva.
“Ehi,
non
fare quella faccia, mi sto riferendo al tuo segno zodiacale” disse Chloe,
mettendo un braccio
sulle spalle dell’amica attirandola a sé. “Ok,
adesso la smetto, guardiamo questa
merda di film di cui non ho capito un accidenti”.
Max rise
appoggiando la testa sulla spalla e mettendo un braccio attorno alla
vita della
ragazza.
“Mi
sei
mancata tanto Max” aggiunse
Chloe sottovoce.
“Anche
tu
Chloe” disse Max
stringendo con il braccio l’amica.
Shonei era
in compagnia di Janet al Rithym a spassarsela. Dopo aver ballato a
perdifiato,
raggiunsero il bar ordinando di nuovo da bere. Janet si sedette su uno
sgabello
accanto a Shonei, tenendo un gomito appoggiato sul bancone e il mento
sul palmo
della mano. Era evidentemente alticcia ed euforica. Per la ragazza
sembrava
come essere tornata indietro nel tempo, a quando frequentava
assiduamente
Shonei. Tutto era abbastanza simile, tranne per una cosa che non
mancò di fare
notare alla ragazza. “Sai una cosa?”
“Cosa?”
“Mi
è
davvero mancato tutto questo, tu mi sei mancata. È stato un
bene il tuo ritorno
in città”.
“Non
credo proprio che tu ti sia annoiata in mia assenza. Sono sicura che
hai avuto
molta compagnia”.
La ragazza
scoppiò a ridere girandosi completamente verso di lei. “Si,
hai
perfettamente ragione. Per me ogni occasione è buona per
divertirsi”.
Mentre
Shonei beveva un sorso dal suo drink, Janet le si avvicinò
sussurrandole nell’orecchio
con tono malizioso. “E tu hai sempre saputo bene
come farlo”.
Shonei si
voltò a guardarla mentre Janet faceva scorrere una mano
sulla sua gamba, fino a
raggiungere l'interno coscia.
“Che
ne dici
se ce ne andiamo di qui e passiamo alla parte più divertente
di tutta la serata?
Magari con qualche piccolo aiutino, come ai vecchi tempi” disse sorridendo
la ragazza,
alludendo a qualcosa di ben specifico.
“Non
uso
più quella roba”.
Janet
ricominciò a ridere. “Ma dai, non ti
credo. Com’è possibile che la grande
Shonei Sanders, non sappia più come divertirsi?”
“Parlo
suo serio Janet e poi pensavo che fossi io il tuo grande
spasso”.
“Ed
è
così infatti, però non sarebbe male fare un tuffo
nel passato”.
“Non
mi
impasticco più Janet”.
“E da
quando?”
“Da
quando sono ritornata in città, non voglio più
essere dipendente da quella roba”.
“Oh
avanti, non lo sei mai stata davvero. Hai sempre tenuto tutto sotto
controllo,
o quasi tutto. Lo sai che con un aiutino ci si diverte di
più. Diventata tutto
molto più intenso ed eccitante” disse la ragazza
con malizia. Poi si avvicinò di più a lei,
mentre con la mano risaliva avvicinandosi sempre più alla
sua intimità. “Il
fatto che tu non ne faccia più uso, non vuol dire che non
hai la possibilità di
procurartene qualcuna, giusto per chiudere in bellezza la
serata”.
La ragazza si
fiondò sulle sue labbra baciandola con trasporto e Shonei
non si tirò indietro.
Quando Janet mise fine al bacio, rimase con il viso vicino a quello
dell’altra
e chiese: “Allora?”
Poco dopo Shonei
prese il telefono chiamando qualcuno di sua conoscenza, per procurarsi
delle
pasticche di Blue Dream, così da poter accontentare la
ragazza.
L’infermiera
Peggy aveva appena terminato il suo turno, quando camminando per il
corridoio,
si trovò a passare davanti alla stanza di Chloe. Diede una
fugace occhiata all’interno
senza fermarsi, proseguendo per la sua strada. Poi si bloccò
di colpo e
pensando di aver visto qualcosa di anomalo, tornò indietro
per controllare nella
stanza. Si fermò sulla soglia con sguardo sorpreso e poi si
avvicinò al letto
sorridendo. Le due ragazze erano distese sul letto addormentate con la
tv ancora
accesa. La testa di Chloe era appoggiata su quella di Max, che teneva
un braccio
stretto attorno alla sua vita. L’infermiera passò
dall’altro lato del letto e
bisbigliando, chiamò Chloe per cercare di svegliarla.
“Chloe,
svegliati”.
Chloe
aprì
gli occhi ritrovandosi davanti Peggy. “Che succede?
Mi fate uscire?” chiese
la ragazza ancora intontita.
“Tu
no,
ma lei sì” disse
l’infermiera indicando Max.
Chloe
guardò
al suo fianco vedendo l’amica addormentata, che continuava a
tenerla stretta. “Oh
merda!”
“Già,
l’orario di visite e finito un’ora fa”.
“Mi
dispiace Peggy, ci siamo addormentate”.
“Fortuna
che nessuno sembra essersene accorto. Ho terminato il mio turno proprio
adesso
e sto per andare via. Sveglia la tua ragazza, così
può uscire dall’ospedale con
me senza destare sospetti” disse
l’infermiera, allontanandosi per uscire dalla stanza.
“Cosa
hai
detto?” chiese Chloe,
mentre osservava Peggy che si voltava di nuovo verso di lei. “Lei…
non è… la
mia ragazza” precisò sentendosi
stranamente in imbarazzo.
Peggy la
osservò per qualche istante seria e poi sorrise: “Ok,
allora ho frainteso.
Adesso vado a cambiarmi e torno”.
Chloe
guardò
Max che continuava beatamente a dormire. Invece di svegliarla, rimase
ad
osservarla ripensando alle parole di Peggy. “La
mia… ragazza” disse bisbigliando.
Rimase immobile pensando a quanto sarebbe strano, immaginare Max come
la sua ragazza.
Guardò il braccio dell’amica stretto attorno alla
sua vita. Sorrise appoggiando
una mano sul braccio della ragazza, accarezzandola con le dita. “Dormigliona,
svegliati”.
Max si
ridestò dal sonno faticando ad aprire gli occhi. Rimosse il
braccio dalla sua
amica, strofinandosi le mani sul viso. Poi le rimosse guardando il
televisore
acceso. “Oddio, mi sono addormentata”.
“Non
sei
l’unica. È passata di qua l’infermiera
che mi ha svegliata. L’orario di visite
è terminato un’ora fa”.
“Oddio,
devo
uscire immediatamente da qui. Forse dovrei riavvolgere il
tempo” disse Max
allarmata.
“Riavvolgere
un’ora intera? Per caso i tuoi poteri si sono sviluppati fino
a questo punto?” chiese Chloe con
ironia.
“No,
però
se mi vedono…”
“Tranquilla,
uscirai in compagnia di Peggy. Nessuno farà
domande”.
“Chi
è
Peggy?”
“L’infermiera”.
“Ah”.
Chloe la
guardava sorridendo.
“Che
c’è?”
“Non
riusciamo proprio a restare sveglie davanti alla tv”.
“Parla
per te, io riesco a restare sveglia”.
“Sì
certo, si vede benissimo”.
“Sono
solo stanca, ecco tutto”.
“Sei
venuta tutti i giorni a trovarmi, forse è per questo che sei
sfinita. Tra
lavoro e…”
“Non
sono
stanca per quello”.
L’infermiera
tornò nella stanza e dopo le presentazioni, le due amiche si
salutarono,
dandosi appuntamento per l’indomani. Peggy si
offrì di accompagnare Max a casa.
Quando la ragazza arrivò al suo appartamento, non
poté fare a meno di pensare a
Shonei. Sul tardi, decise di chiamarla per sapere come stavano
realmente le
cose. Era preoccupata per lei e non riusciva a credere che fosse finita
di
nuovo tra le braccia di Ashley. Eppure aveva affermato che non ci fosse
più
nulla tra loro. Le aveva forse mentito?
Shonei era
nella sua auto con Janet. Le due erano ormai su di giri, tra alcool e
la
pasticca ingerita poco prima. Mentre Shonei guidava ridendo,
l’altra le si
buttava addosso, vogliosa e impaziente di fare sesso con lei.
“Ok,
stai
al tuo posto tigre”.
“Io…
sono… al mio… posto” disse
Janet tra un bacio e l'altro, lasciandole segni sul collo e mordendole
un
orecchio. Poi fece scorrere una mano dal petto di Shonei, fino a
raggiungere
l'orlo dei pantaloni.
“Ehi,
non
adesso” disse Shonei,
bloccandole la mano mentre continuava a guidare.
“Shhh,
sta zitta e pensa a guidare” disse Janet,
cominciando a sbottonarle i pantaloni e
abbassarle la zip mentre Shonei rideva.
“Ok,
fai
come ti pare, ma se andiamo a sbattere da qualche parte sarà
tutta colpa tua”.
Janet
infilò
una mano tra le sue gambe cominciando a muoverla, mentre Shonei
cominciò a
stringere forte il volante dall’eccitazione. Proprio in quel
momento il suo
telefono iniziò a squillare.
“Merda!”
imprecò
Shonei, cercando di afferrare
il telefono appoggiato sul cruscotto dell’auto, mentre Janet
si fiondava ancora
una volta sul suo collo.
“Pronto!”
“Ciao
Shon, sono Max”.
“Oh,
ehi…
ciao”.
“Scusa
se
ti chiamo a quest’ora ma volevo parlare con te di una
cosa”.
“Ahia!”
esclamò
Shonei dal dolore, per aver
ricevuto un morso sul collo da Janet.
“Cosa
succede?” chiese Max
confusa e preoccupata.
“Oh,
no
niente. Allora… stavi dicendo?”
Janet
continuò a muovere la mano tra le gambe di Shonei senza
fermarsi, velocizzando
i movimenti.
“Chloe
mi
ha detto una cosa strana su Ashley. È vero che adesso vive
con te?”
“Sì,
cioè… più o meno”.
“Chiudi
quel telefono” bisbigliò
Janet contro l’orecchio di Shonei.
“Cosa
hai
detto?” chiese Max
confusa.
“Eh?
Io?
No, non dicevo... nulla” disse Shonei,
lanciando un’occhiataccia alla ragazza di fianco. Janet
ridacchiò divertita continuando nel suo intento.
Max
riuscì a
sentire la risatina. “Shon, ma dove sei?”
“In
macchina” disse
Shonei deglutendo.
“Ma
stai
bene? Sembri così stran…” disse Max,
mentre un’altra voce si sovrapponeva alla sua.
“Bagnata”
disse Janet
bisbigliando.
“Cazzo,
smettila!”
disse Shonei.
“Shon,
ma
che sta succedendo? C’è qualcuno lì con
te?” chiese Max,
sospettando che si trattasse proprio di
Ashley.
Nonostante
il tentativo, Shonei non riuscì a mettere a freno Janet che
continuò
imperterrita a toccarla. La ragazza strinse il telefono nella mano
chiudendo
gli occhi per un istante. “S-senti Max, ora non
ho… proprio tempo per…”
“Shonei…?”
“Ascolta
Max, devo riattaccare adesso. Qualsiasi cosa tu voglia
dirmi… dovrà attendere a
domani” disse Shonei
sbrigativa, cercando di trattenere un gemito.
“Ma
Shon,
io volevo solo…”
“No,
adesso non posso e poi cosa diavolo vuoi sapere? Questi non sono
più… cazzo…”
Ormai era
vicina all’apice e questa volta staccò in fretta
la mano che era sul volante e con
uno strattone, rimosse via la mano di Janet mettendo così
fine alla sua
tortura.
“Questi
non sono più affari tuoi Max. Adesso scusami ma ti devo
lasciare, ci sentiamo
un’altra volta” disse
Shonei chiudendo la chiamata senza nemmeno salutare.
Max ci
rimase male dall’atteggiamento di Shonei, eppure erano
rimaste amiche
nonostante il suo rifiuto di avere una relazione con lei. Si sedette
sul letto guardando
il telefono tra le sue mani.
Shonei
guardò la ragazza al suo fianco che era in attesa di qualche
suo rimprovero che
però non arrivò.
“Allora,
dove eravamo rimaste?” chiese Shonei
mentre Janet si mordeva il labbro inferiore sorridendo con
malizia.
Appena entrarono
nell'appartamento, Shonei non accese nemmeno la luce, fiondandosi
famelica
sulla bocca di Janet. La spinse con irruenza contro la porta,
afferrandole una
gamba e portandosela all'altezza dei fianchi. Poi fece scivolare una
mano sotto
alla gonna fino ad arrivare agli slip, iniziando a darle piacere. Janet
iniziò
a gemere sotto il tocco della ragazza. Ritornarono a baciarsi con
veemenza e
quando si fermarono un attimo per riprendere fiato, Shonei rimosse la
mano e
camminò all'indietro attirando la ragazza verso di
sé, conducendola verso il
tavolo della cucina. Poi si voltò facendo trovare la ragazza
contro il tavolo.
L’afferrò per i fianchi facendole fare un saltello
e ritrovandosi avvolta dalle
gambe di Janet. Adagiò la ragazza con poca delicatezza sul
tavolo, sporgendosi
su di lei per baciarla. Janet le mise le mani sui glutei attirandola
più
vicina, mentre Shonei le abbassava le bretelle del vestito, baciandole
il collo.
Poi riportò di nuovo la sua mano sotto la gonna
torturandola. Janet continuò a
gemere sempre più forte, tenendo gli occhi chiusi mentre
stringeva le mani tra
i capelli di Shonei, che le stava lasciando segni sul collo. La stanza
era
completamente al buio, a parte alcune luci provenienti dalle finestre.
A un
tratto Janet riaprì gli occhi e lanciò un urlo di
spavento, pietrificando
Shonei all’istante.
“Ma
che
cazzo…” disse Shonei
mentre l'altra le dava una spinta allontanandola.
Sentì
una
voce provenire alla sua destra, il punto esatto dove puntavano gli
occhi di Janet.
“Che
diavolo stai facendo?” chiese la
ragazza accendendo la luce.
Shonei si
voltò verso di lei ferma sulla porta della stanza da letto,
mentre Janet
scendeva dal tavolo dandosi una sistemata al vestito abbassandosi la
gonna.
“Janet?”
chiese la
ragazza incredula.
“Ashley?”
chiese l'altra
altrettanto
sbalordita.
Le due
ragazze si conoscevano da tempo, proprio grazie al loro interesse in
comune,
Shonei. Tra loro non era mai corso buon sangue e a giudicare dal loro
sguardo
omicida che si stavano scambiando, era evidentemente come non fosse
cambiato
nulla.
Janet, con
tono infastidito si rivolse direttamente a Shonei. “Non
sapevo che avessi
ospiti in casa”.
“Oh,
beh,
nemmeno io” rispose
Shonei che poi si voltò a guardare di nuovo Ashley, che si
mise con le braccia
conserte assumendo uno sguardo di sfida. “Ma non
dovevi uscire?”
“Si,
ma
come puoi vedere sono rientrata prima del previsto” rispose Ashley.
“Lo
vedo”.
“Lei
vive
qui adesso?” chiese Janet.
“Ehm,
beh...”
“Sì
Shon,
rispondi alla domanda. Io vivo qui adesso?”
“Piantala”
rispose Shonei
indicandola.
Janet
iniziò
a dirigersi verso la porta.
“Ehi,
dove vai?” chiese
Shonei.
“E me
lo
chiedi?”
“Oh
avanti, non puoi andartene via così. Ci stavamo divertendo,
no?”
“Si,
fino
a quando non è comparsa dal nulla la tua ragazza, o forse
dovrei definirla ex,
su questo sono molto confusa” disse Janet con
tono tagliente.
“Lei
non
è la mia ragazza, anche se vive con me al momento”.
“Ok e
adesso cosa ti aspetti che faccia?”
“Beh,
potremmo continuare la nostra serata...”
“Con
lei
presente?” chiese Janet
incredula, indicando Ashley. “Non ti sono venute
strane idee per la testa,
vero? Perché in quel caso vorrei essere del tutto chiara con
te, io non farò
mai una cosa a tre con lei”.
“Il
disgusto è reciproco mia cara” disse Ashley.
“Fottiti
Ashley”.
“Veramente
qui di fottuta ci sei soltanto tu”.
“Volete
chiudere il becco tutte e due?!” si intromise
Shonei perdendo la pazienza. “Siete proprio
delle gran teste di cazzo!”
Janet,
infastidita dalle parole rivolte anche a lei, si diresse di nuovo verso
la
porta.
“Ehi,
no
no no, fermati!” disse
Shonei piazzandosi davanti alla ragazza per fermarla.
“Uuuh,
poverina si è offesa” disse Ashley
mettendo su un finto broncio e simulando il movimento di una
mano, che si asciugava una lacrima.
Shonei
ignorò il commento di Ashley tenendo la ragazza per le
braccia. “Scusami,
ok? Avanti, non roviniamoci la serata così. Ce ne possiamo
andare nell'altra
stanza”.
La
preoccupazione fece capolino sul volto di Ashley.
“E va
bene” rispose Janet
sorridendo con malizia, godendosi l'espressione indignata di Ashley.
Uno pari,
palla al centro, ma era chiaro che se proprio doveva esserci una
vincitrice,
quella non sarebbe stata di certo Ashley.
Le due
ragazze si diressero verso l'altra stanza e Ashley se ne
tornò a letto. Era
infastidita dall'idea di Shonei che aveva avuto la sfacciataggine di
portarsi
qualcuna da scoparsi. Certo, quella era casa sua e poteva portarci
chiunque
volesse, ma era chiaro che ci fosse qualcosa sotto. Forse era soltanto
una
ripicca nei suoi confronti. Decise di non pensarci e
appoggiò la testa sul
cuscino cercando di dormire. Però dopo qualche minuto
iniziò a sentire
qualcosa. Si tirò su, tenendosi sugli avambracci, sentendo
dei gemiti giungere
dall'altra stanza.
“Non
ci
posso credere” disse
Ashley sbuffando, stendendosi di nuovo sul letto. Nel frattempo i
gemiti
continuavano senza sosta. “Ma che cazzo!”
Ashley si
girò e rigirò nel letto, fino a quando non si
mise a sedere urlando. “La
volete piantare lì dentro?! Sto cercando di dormire
cazzo!”
I gemiti si
fermarono giusto un istante e poi ricominciarono, anche più
forti di prima.
Quello era decisamente un affronto. Ashley grugnì di rabbia
stringendo i pugni,
poi si distese di nuovo sul letto. Prese il cuscino di Shonei,
piazzandolo
sulla sua testa per attutire gli schiamazzi che l'avrebbero tenuta
sveglia
ancora a lungo.
Venerdì
4 agosto 2017
Il mattino
seguente, il dottor Drake Coleman ricevette i risultati
dell’ultimo test
diagnostico eseguito su Chloe. Sembrava tutto apposto e non aveva
più nessuna
scusa per trattenere la ragazza. Così chiamò
Lauren per informarla dello stato
di salute della sua fidanzata, precisando che le avrebbe permesso di
lasciare
l’ospedale. Lauren tirò un respiro di sollievo,
perché adesso aveva la certezza
che la sua ragazza stesse bene. Subito dopo la telefonata, il dottore
raggiunse
Chloe nella sua stanza.
“Buongiorno”.
“Buongiorno
Doc”.
“Come
va?”
“Come
tutte le mattine, cioè benissimo” disse con tono
tagliente.
“Beh,
sono sicuro che adesso mi farò perdonare, infatti porto
buone notizie”.
“Del
tipo? Mi darete del cibo commestibile?”
Drake rise
alle parole della ragazza. “No Chloe, è
qualcosa di molto meglio. Sei pronta
per essere dimessa?”
“Sto
per
uscire? Non mi sta prendendo per il culo, vero?”
“Assolutamente
no Chloe, puoi finalmente tornare a casa. Gli ultimi test non hanno
riscontrato
nulla. Sei sana come un pesce e non c’è nulla che
non va”.
In quel
momento entrò Peggy nella stanza e sotto indicazione del
dottore, rimosse il
tutore dalla gamba di Chloe.
“Torno
tra poco, nel frattempo puoi preparare la tua roba” disse Drake
uscendo dalla stanza.
Chloe non se
lo fece ripetere due volte e iniziò a sistemare la sua roba.
Ashley era
seduta a tavola, non senza averle dato prima una ripulita. Aveva ancora
impresso nella sua mente le due ragazze su quel maledetto tavolo.
Scosse la
testa cercando di rimuovere quella immagine dalla mente. Prese un sorso
dalla
sua tisana completamente stanca. Voleva ritornarsene a dormire
immediatamente,
visto che non aveva dormito granché bene. Shonei
uscì dalla stanza dirigendosi
verso la porta, seguita da Janet.
“Sei
sicura di non voler rimanere a fare colazione?” chiese Shonei
tenendola per una mano.
“No,
ho
un appuntamento con le mie amiche, ma grazie per il pensiero”
rispose Janet,
avvicinando le sue
labbra a quelle di Shonei, baciandola con trasporto.
Ashley diede
una sbirciata furtiva verso le due ragazze, con un'espressione di
disgusto.
Terminato il
bacio, Janet chiese: “Ci vediamo questa
sera?”
“Ti
chiamo io” disse
Shonei aprendole la porta.
“Ok,
allora a stasera” disse
Janet, poi guardò verso Ashley sorridendo soddisfatta. “A
presto, ex ragazza”.
Ashley non
si voltò nemmeno verso di lei, ma alzò
semplicemente il dito medio, continuando
a bere la sua tisana. Quando la ragazza uscì
dall'appartamento, Shonei si
diresse verso la macchina del caffè. Poi dopo essersene
versata una tazza, andò
a sedersi davanti ad Ashley, estraendo il telefono dalla tasca
posteriore e
appoggiandolo sul tavolo. Shonei la osservò attentamente,
notando le sue profonde
occhiaie. “Non pensavo che Halloween fosse
già arrivato”.
“Cosa?”
“Beh,
hai
gli occhi da panda”.
“Ah ah
ah, sei molto divertente. Questo che vedi, non è altro che
il risultato di una
notte insonne” disse
la ragazza indicando le sue occhiaie. “Una notte
passata ad ascoltare cose
del tipo: Oh sì, non fermarti Shon, sto venendo.
È stato davvero disgustoso”.
“Tu
dici?
Mh, molto strano”.
“Cosa
è
strano?”
“Che
lo consideri
disgustoso. Dopotutto, anche tu ti sei trovata spesso al suo
posto” disse Shonei
divertita, bevendo un
altro sorso del suo caffè.
Ashley la
fulminò con gli occhi. “Se non ti
dispiace, gradirei che tu vada a fottere
da un'altra parte. Soprattutto vorrei che non scopassi su questo cazzo
di
tavolo. Io ci mangio qui sopra”.
“Ah,
beh... allora farò più attenzione, ma vorrei
ricordarti che questa è casa mia”.
“Allora
in questo caso potrei andare a vivere da un’altra
parte”.
“Uhm,
fammi pensare… ehm… no, non credo che sia
fattibile”.
“Giusto,
io sono sotto sequestro”.
“Oooh,
ancora con questa storia? Quando te lo metterai in quella zucca vuota,
che puoi
fare quello che ti pare?”
“Allora
posso andare a let…”
“Tutto
tranne quello”.
“Sei
una
stronza! Non ho mai odiato così tanto qualcuno come sto
odiando te! È questo
che vuoi?! Tenermi buona come se fossi il tuo cazzo di cagnolino?! Ti
diverte
così tanto rovinare la vita agli altri?! Sei soltanto una
gran figlia di
puttana!”
“Beh,
su
questo non posso darti torto” rispose Shonei
allo sfogo della ragazza.
“Ora
si
spiega il motivo per cui la tua famiglia si è liberata di
te!” disse Ashley con
rabbia, alzandosi da
tavola per dirigersi verso la sua stanza.
Shonei la
seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve dalla sua
vista. Sospirò
scuotendo la testa, appoggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le
mani tra i
capelli, chiudendo gli occhi. Iniziò a chiedersi cosa
avrebbe ottenuto, tenendo
forzatamente la ragazza legata a lei. Era evidente che Ashley non
riusciva a
vedere al di là del suo naso. A un tratto il suo telefono
cominciò a squillare,
ridestandola dai suoi pensieri. Lo afferrò leggendo sul
display il nome della
sua amica.
“Ehi,
cosa succede? Hai deciso finalmente di evadere dalla prigione? Vuoi
delle
lenzuola legate l’una con l’altra,
oppure…”
“Non
credo
che sarà necessario”.
“Mh,
come
mai?”
“Mi
dimettono questa mattina”.
“Oh
cazzo, credevo che ormai tu fossi diventata la mascotte lì
dentro”.
“Volevo
chiamare Max, ma poi ho pensato che la mattina lavora”.
“E
quindi
hai pensato alla sottoscritta”.
“Pensi
di
poter venire a prendermi?”
“Certo
che sì, dammi il tempo di farmi figa e vengo”.
“C’è
il
doppio senso?”
“Ormai
dovresti conoscermi”.
“Allora
è
un doppio senso”.
“Ci
vediamo
tra poco”.
“Ok,
ti
aspetto”.
Max stava
facendo colazione insieme alle sue amiche, quando si accorse del
sorriso sul
volto di Victoria. “Stamattina sembri
particolarmente di buon umore. A cosa
dobbiamo questo onore?”
“Vorresti
dire che solitamente sono di cattivo umore?”
“Non
proprio, ma spesso sei intrattabile” si intromise
Kate.
“Pff,
non
è affatto vero” disse
seria Victoria, sentendosi quasi offesa. Poi a un tratto
cambiò umore
sorridendo di nuovo. “A dire il vero,
c'è una motivazione”.
“Sei
come
un libro aperto per noi” disse Kate.
“Allora,
come mai così felice?” chiese Max,
tornando al nocciolo della questione.
“Questo
è
un periodo particolarmente piacevole del mio lavoro”.
“Perché
di solito non ti piace?” chiese Kate
confusa.
“Ma
certo
che mi piace il mio lavoro, però adesso mi sta dando della
grandi soddisfazioni”.
“Come
mai?”
“Sto
scattando foto a dei modelli e tra tutti ce n’è
uno, si chiama Marcus ed è la
fine del mondo. Ha dei pettorali scolpiti e bicipiti duri come la
roccia” disse Victoria
travolta
dall’entusiasmo, gesticolando animatamente con le mani,
mentre Max e Kate la
osservavano con la bocca spalancata.
“Vi
dico
in tutta onestà che ci sto facendo un pensierino. Ho anche
saputo che è single.
Riuscite a crederci? È single, un tipo del genere? Ma non
esiste proprio che un
figo così resti tutto solo. Ammetto di aver avuto qualche
dubbio all’inizio,
sui suoi possibili interessi ma ho chiesto in giro e non è
affatto gay. Questo
vuol dire che ho via libera con lui. Inoltre, ho notato che mi lancia
delle
occhiate alquanto inequivocabili. Per tutto il tempo in cui gli scatto
delle
foto, sento i suoi occhi addosso”.
“Ehm,
tecnicamente i modelli guardano verso l’obbiettivo e non chi
gli scatta le foto”
disse Max.
“Stai
cercando di mandare in frantumi il mio sogno proibito?”
“Io?
Certo che no, anche se devo ammettere che questo atteggiamento
è decisamente
poco professionale”.
“Ma
chi
se ne frega. Dio, quando mi guarda sento brividi in tutto il
corpo”.
“Oh ti
prego, questa conversazione è davvero troppo per cominciare
la giornata” disse Kate.
“Saranno
i miei ormoni. Insomma, è da molto che non mi dò
da fare con qualcuno”.
“Ok,
va
bene, non entrare in particolari. Abbiamo capito la
situazione” disse Max.
Victoria
incrociò le braccia al petto indispettita e guardandole
disse: “Sapete, non
c'è proprio gusto a parlare di ragazzi con voi due. Credo
che dovrò trovarmi
qualche altra amica come confidente”.
“Oh,
ti
prego, fallo” disse
Kate ricevendo un’occhiataccia da Victoria. Poi si rivolse a
Max. “E a te
come va il lavoro?”
“Bene”.
“Wow,
mi
raccomando Max, non esagerare troppo con i dettagli. Io sarò
anche troppo
entusiasta, ma tu dai l’impressione di lavorare soltanto
perché devi” disse Victoria
con sarcasmo.
“Non
è
assolutamente vero questo e poi, al momento non sta succedendo niente
di
particolare allo studio. L'unico evento straordinario è la
mostra di Ellis. A
proposito, vi avevo già detto che siete state invitate anche
voi?”
“Sì,
lo
hai già detto, ma io sono troppo impegnata con quelle
illustrazioni e poi, ho
già un impegno con i ragazzi” disse Kate.
“Ringrazia
Ellis da parte mia per l'invito, ma ho intenzione di allargare i miei
orizzonti
altrove per questa sera, non so se mi spiego” disse Victoria
con malizia.
“Oh
cielo!” esclamò
Kate,
appoggiando la testa tra le sue mani dalla disperazione.
“Va
bene,
allora ci andrò da sola” disse Max.
Ritornarono
tutti a bere i loro caffè, quando ad un tratto Max si
bloccò. “Scusa
Victoria, ma hai detto di non poter venire alla mostra...
stasera?”
“Uhm...
sì, è quello che ho detto”.
“Ma
non è
oggi la mostra”.
“Santo
cielo Max, ma dove hai la testa?”
“Avevi
detto che la mostra era per il quattro e oggi...”
precisò Kate. Poi prese il telefono
appoggiato sul tavolo e guardò la data sul display. “…è
giorno quattro,
venerdì”.
“Oddio!”
esclamò Max, andando nel panico. Tra
i suoi impegni di lavoro e il tempo passato con Chloe, aveva
completamente
dimenticato la mostra. “E adesso cosa
faccio?”
“Rilassati
Max, la mostra è per stasera e poi tu sei solo una
ospite”.
“Lo
so,
ma io non sono pronta. Insomma, cosa dovrei indossare?”
“Visto
che siamo in estate, potresti mettere il costume da bagno” disse Victoria,
ricevendo
un'occhiataccia di disappunto da Kate.
“Non
scherzare Vic” disse
Max agitandosi.
“Ma da
quando ti fai problemi sul tuo abbigliamento?”
“Tu
non
capisci. Alla mostra parteciperà gente di un certo spessore
e quindi saranno
vestiti di tutto punto, con abiti eleganti e...”
“Quando
dici spessore, ti riferisci ai loro portafogli?” chiese Victoria.
“Precisamente,
questa mostra è stata organizzata proprio allo scopo di
racimolare soldi”.
“Quindi
temi di non essere all'altezza?”
“Non
credo di avere tra il mio guardaroba degli abiti adatti per
l'occasione”.
“Però
grazie a me il tuo guardaroba ha fatto un salto di
qualità” disse Victoria
ricevendo altre
occhiatacce. “Cosa c'è? Indossa il
migliore che hai e...”
“Mi
meraviglio di te Victoria. Sei sempre stata attenta a queste cose, ed
ora
sembra quasi che non ti importi nulla del disagio di Max. Pensare a
quel
modello ti sta dando al cervello”.
“E va
bene,
santo cielo, cosa volete che faccia? Potrei prestarti qualcosa, ma non
ti
starebbe bene addosso, perché sono più alta di
te”.
“Avevo
deciso di andare in giro per negozi alla ricerca di un vestito adatto,
ma l’ho
completamente dimenticato e ora non faccio più in
tempo”.
“Io
devo
andare al lavoro, però torno per pranzo. Possiamo faro un
giro dopo, ok?”
“Va
bene
Victoria”.
“Troveremo
qualcosa di adatto e magari potremmo strappare il pelo a Donnie e farne
una borsetta”.
“Victoria!”
“Stavo
scherzando Kate, accidenti come sei suscettibile”. Victoria
sospirò esausta. “Non so
cosa fareste senza di me”.
Shonei, dopo
essere andata a prendere Chloe in ospedale, la riaccompagnò
a casa aiutandola a
trasportare tutta la sua roba nell'appartamento. Poi mentre Chloe, ne
approfittava per fare una bella doccia, Shon si mise a giocare con
Flerk che
stranamente sembrava ben disposto. Steph entrò
nell'appartamento con alcune
buste della spesa, trovandola carponi sul pavimento davanti al gatto,
mentre
emetteva dei versi strani. Rimase ferma con la mano sulla maniglia
della porta,
mentre Flerk iniziava a soffiare verso di lei.
Shonei si
voltò alle sue spalle vedendo Steph fissarla. “Ah,
ora capisco il cambio di
umore di Flerk”.
“Gesù,
ma
che diavolo ci fai qui? Come sei entrata?”
“Innanzitutto
non sono Gesù e poi, sono entrata dalla porta come fanno
tutti” rispose
rialzandosi da terra.
Steph chiuse
la porta, lasciò le buste della spesa sul tavolo e si
girò verso di lei a
braccia conserte, restando in attesa di qualcosa.
“Cosa
c'è?”
“Dove
sono le mie chiavi? Non me le hai più
riconsegnate”.
“Le ho
lasciate a Chloe”.
“Non
dire
cazzate e tira fuori le chiavi”.
“Whoa,
whoa, che cazzo ti prende questa mattina?”
“Ti ho
detto di darmi le chiavi” ribadì
Steph, avvicinandosi a lei con fare minaccioso.
Shonei
iniziò a indietreggiare, ma poi si fermò. Non
poteva permetterle di fare il
bello e il cattivo tempo con lei. “Beh, allora se
pensi che io abbia le tue chiavi,
vieni a prendertele da sola” disse allargando le
braccia.
Steph si
avvicinò velocemente piazzandosi davanti a lei, cominciando
a tastarle le
tasche posteriori dei jeans. Nel frattempo Shonei non poté
fare a meno di
sorridere.
“Che
diavolo hai da sorridere tanto?”
“Acqua,
acqua, acqua...” disse
Shonei ridacchiando.
“Mi fa
piacere sapere che lo trovi tanto divertente, ma non è un
gioco” disse Steph
infastidita, mentre stava
passando verso le tasche anteriori.
“Fuochino,
fuochino... fuoco”.
Steph si
fermò dopo aver tastato anche le tasche anteriori. “Ma
qui non c'è niente”.
“Controlla
meglio, se ti sposti più al centro sono sicura che ti
brucerai, perché lì c'è
un vero incendio” disse
Shonei sorridendo con malizia.
Steph
rimosse le mani dalle tasche della ragazza. “Sei
davvero una pervertita del
cazzo”.
Si
allontanò
da lei dirigendosi verso il tavolo per svuotare le buste della spesa.
“Hai
già
finito con le ricerche? Che delusione, proprio adesso che stavo
iniziando a
prenderci gusto”.
Chloe
uscì
dal bagno con l'accappatoio addosso. Steph si voltò verso di
lei sgranando gli
occhi. “Sei uscita?”
“Ebbene
sì”.
Steph si
fiondò tra le braccia di Chloe. “Oddio,
sono così felice di vederti qui”.
“Wow,
non
credevo di esserti mancata così tanto” disse Chloe
sorridendo, ricambiando l'abbraccio della sua
amica.
“Non
ne
potevo più di tenere tra le palle il tuo cazzo di gatto.
Finalmente tornerai ad
occupartene tu” aggiunse
Steph.
“Ah,
ora
capisco” disse Chloe,
delusa dal motivo per cui l’amica aveva sentito
così tanto la sua mancanza.
Steph mise
fine all'abbraccio voltandosi verso Shonei. “Allora
è stata lei a farti
entrare”.
“Beh,
ti
avevo detto di averle lasciato le chiavi”.
“Potevi
dirmelo che era uscita dall'ospedale, invece di permettermi di...
di...” disse Steph
interrompendosi.
“Ispezionarmi
a dovere?” suggerì
Shonei sorridendo. Poi abbassò la voce, anche se era chiaro
che Chloe l'avrebbe
ascoltata. “Non preoccuparti, le tue molestie nei
miei confronti rimarranno
tra di noi”.
Steph
spalancò la bocca diventando paonazza in volto e forse, non
era solo per la
rabbia, ma anche per l’imbarazzo. Si allontanò
immediatamente per chiudersi
nella sua stanza.
Chloe
guardò
Shon con aria interrogativa. “Che mi sono
persa?”
“Un'ispezione
molto hot”.
“Si,
certo. Adesso vado a vestirmi”.
“Che
ne
dici se dopo ti offro da bere per essere stata finalmente rimessa in
libertà?”
“Non
male
come idea, però vorrei tanto fare una cosa. Avrei
assolutamente bisogno di una
spuntata ai capelli”.
“Uhm,
anche io ne avrei bisogno ma rimando continuamente. Ok dai, facciamo
così, ci
prendiamo prima qualcosa da bere e magari ti faccio mettere anche
qualcosa
sotto ai denti. Mi sembri così sciupata”.
“Ieri
Max
mi ha tenuto compagnia con cheeseburger, patatine fritte e bibite. Non
hai idea
di quanto mi manca abbuffarmi di schifezze”.
Shonei
sentendo pronunciare il nome di Max, non poté fare altro che
ripensare alla
telefonata della sera prima. Era stata molto dura con lei, ma dopotutto
l’aveva
chiamata in un momento poco opportuno. Tra l’altro voleva
sapere cose di cui
non si doveva interessare. Max aveva scelto di mettere fine alla loro
relazione, anche se era un po’ troppo, definirla tale. “Allora
abbuffiamoci
di schifezze e poi andiamo da Allison”.
“Abbuffarci
a quest'ora?”
“È
sempre
il momento giusto per un'abbuffata”.
“Ok,
sono
tutta tua”.
“Oh,
ti
prego, non dirlo mai più. Ci trovo qualche riferimento
sessuale nella tua
frase. Direi che è quasi un invito a provarci con te. Brrrr,
mi vengono i
brividi solo a pensarci” disse Shonei
facendo ridere l'amica.
Dopo essere
uscite
dall’appartamento, salirono sull’auto di Shonei e
si diressero verso la loro
destinazione. Il loro intento non era solo quello di rifocillarsi di
schifezze.
Infatti dopo tutto quello che era successo, c'era il desiderio
inespresso da
parte di entrambe, di passare del tempo insieme e ritrovare uno
straccio di
normalità e di feeling che c'era sempre stato tra di loro.
Durante il tragitto conversarono
di tutto fino a quando l’attenzione di Chloe, non si
spostò sull’argomento
Ashley. “Allora, hai mandato i miei saluti alla tua
convivente?”
“No,
mi
dispiace”.
“Come
mai? Non sei rientrata a casa stanotte?”
“Tutto
il
contrario, il problema è proprio perché sono
tornata al mio appartamento”.
“Cosa
cazzo hai combinato adesso?”
“Diciamo
solo, che sono rientrata in buona compagnia e lei non ha gradito la
sorpresa”.
“Janet?”
tirò
a indovinare Chloe. Dopotutto, era
stata proprio Shonei ad affermare che si stessero frequentando, anche
se con
lei non si poteva mai essere sicure di niente.
“Sì,
ero
con lei”.
“E sei
ancora viva?” chiese
Chloe fingendosi sorpresa.
“So
come
destreggiarmi”.
“Quindi?”
chiese Chloe,
incitandola a proseguire.
“Ci ha
beccate in un momento particolare”.
“Non
vorrei fare l'impicciona, ma...”
“Stavo
cercando di sbattermela sul tavolo” disse Shonei
ridendo.
“Ah
ecco,
un classico” disse
Chloe ridendo, scuotendo la testa.
“Ehi,
lo
sai che ho scelto luoghi ben peggiori”.
“Non
me
lo ricordare per favore. Sai, non riesco proprio a capire quale sia il
tuo
scopo... ops, scusami... non volevo utilizzare quel termine. Sei troppo
sensibile a certe parole. Volevo dire, intento” disse Chloe
ironica.
Shonei rise
per le parole di Chloe. “Nessuno mi capisce come
te”.
“Ne
sono
certa. Comunque, credevo volessi stare con Ashley e invece ti sbatti
Janet, per
di più sotto ai suoi occhi. Insomma, non ci trovi qualcosa
di distorto in tutta
questa situazione? Sembra quasi che tu voglia dare a tutte un buon
pretesto per
ucciderti”.
“L'ho
fatto anche con te? Anche tu volevi uccidermi dopo quello che ho detto
di Max? Guarda
che puoi dirlo”.
“Dire
cosa? Io non sono un'assassina. È vero, ti ho presa a pugni,
ma non ti avrei
certamente uccisa. Che cazzo di discorsi fai?”
Shonei
dapprima sorrise e poi ricominciò a ridere, ricevendo un
pugno sul braccio da
parte di Chloe.
“Comunque,
se vuoi il mio parere, credo che tu ti stia cacciando in un bel guaio.
Ti trovi
tra due bombe pronte ad esplodere da un momento all’altro.
Perché non ti decidi
una buona volta? Scegli con chi stare e…”
“Chloe,
io non ho relazioni, lo sai che non sono il tipo. Io voglio sentirmi
libera di
fare quello che mi pare e con chi mi pare”.
“E
Janet
allora?”
“Janet
e
io ci stiamo divertendo come abbiamo sempre fatto”.
“Ok,
ma
Ashley cosa c’entra in tutto questo?”
“Assolutamente
niente. Io e lei siamo soltanto amiche e la sto ospitando a
casa”.
“Non
è
che stai cercando di farla ingelosire usando Janet?”
“No,
non
sto facendo nulla del genere”.
“Ti
giuro
che a volte faccio davvero fatica a comprenderti”.
“Bene,
allora siamo in due, perché nemmeno io mi capisco”
disse Shonei con
ironia.
“Che
cogliona” disse
Chloe sorridendo, scuotendo
la testa.
Poco dopo
giunsero a destinazione e continuarono a chiacchierare, mentre
divoravano le
loro tanto agognate schifezze, ritrovando la sintonia di sempre.
Allo studio
fotografico, Max ed Ellis si erano occupate dello sviluppo di alcune
foto. Terminato
il lavoro, decisero di andare a prendere un caffè, visto che
da quel momento in
poi, non sarebbe arrivato nessun altro cliente. Ellis aveva deciso di
chiudere
prima per prepararsi alla serata importante che l’attendeva.
Erano al solito
bar, poco distante dallo studio a sorseggiare i loro caffè.
“E
così
finalmente ti sei liberata del tutore” disse Max.
“Già,
era
ora, non ne potevo più. Comunque non preoccuparti,
continuerai a lavorare con
me ancora per molto”.
“È
una
minaccia?”
“Secondo
te?”
“Sì,
è
una minaccia. Allora, oggi è il grande giorno, eh?”
“Già…”
rispose Ellis
pensierosa.
“Sei
nervosa?”
“Ti
dirò,
di solito non lo sono ma oggi è diverso”.
“Forse
perché non è una semplice mostra,
c’è un obbiettivo importante dietro”.
“Sì…
certo… è proprio per quello” disse Ellis poco
convinta. Non che non le importasse dello
scopo principale di quella mostra, ma il suo nervosismo era dovuto a
tutt’altro.
Max
notò che
c’era qualcosa di strano in lei, sembrava diversa dal solito.
Sembrava
decisamente preoccupata. Nonostante l’evidenza, Max decise di
non indagare
oltre, perché anche lei aveva le sue preoccupazioni.
Sicuramente il suo problema
era di poco conto, se paragonato alla presentazione di una mostra. A
questo
proposito, trovò il coraggio di porle qualche domanda per
cercare di avere
qualche indizio su come vestirsi, senza chiederlo direttamente.
“Allora,
quante persone saranno presenti alla mostra?”
“Direi
che saranno all’incirca un centinaio, credo… sai
che non lo so”.
“È
tanta
gente”.
“Sì,
forse ho esagerato con gli inviti”.
“Sono
sicura che così racimolerai tanto denaro per la tua
causa”.
“Lo
spero”.
“Suppongo
che tu abbia scelto persone molto… come dire,
facoltose…giusto?”
Ellis la
guardò per qualche istante e poi rispose: “Sì,
per riuscire a vendere le mie
foto, ho bisogno di persone che hanno larghe disponibilità
finanziare. Sai, di
solito la gente fottutamente ricca non vede l’ora di spendere
i propri soldi,
per acquistare qualcosa da portarsi a casa e mettere tutto in bella
mostra con gli
amici. Per non parlare poi delle aste a cui partecipano. Li vedi tutti
con la
bava alla bocca, intenti ad appropriarsi di qualche gingillo di poco
valore a
cui non sono per niente interessati. Più che una lotta a
l’ultimo sangue, è una
lotta all’ultimo dollaro. Stessa cosa succede alle
beneficienze, alla fine sono
sempre le stesse persone a prendervi parte e hanno tutti lo stesso
intento”.
“E
quale
sarebbe?”
“Semplice,
mostrare quanto sia grande il loro cuore. Indovina, qual è
il metodo di
misurazione per la loro generosità verso il prossimo? I
soldi, tutto gira
attorno loro. Spenderebbero fino all’ultimo centesimo per
mostrare quanto sono
ricchi”.
Max la
guardò sbalordita. “Wow, caspita se sei
cinica”.
Ellis
cominciò a ridere. “Max, dimentichi che
io provengo da quell’ambiente. Lo so
bene come funzionano queste cose”.
“Ma
non
credi di essere un po’ ipocrita sotto un certo punto di
vista?”
“E
perché
mai?”
“Beh,
hai
una bassa opinione della gente appartenente al tuo stesso ambiente,
però
nonostante questo li hai invitati alla tua mostra”.
“Questo
non è essere ipocrita, ma furba. Sfrutto le mie conoscenze,
per arrecare dei
benefici a chi è stato meno fortunato di loro”.
Max
continuava a guardarla con attenzione, riflettendo.
“Un
po’
come Robin Hood che ruba ai ricchi per donare ai poveri. Solo che lui
si
macchia la fedina penale per furto. Io tecnicamente faccio lo stesso,
ma in modo
pulito e sotto gli occhi di tutti per non destare sospetti” aggiunse Ellis
cominciando a ridere coinvolgendo
anche Max.
“Tu
stai
scherzando, vero?”
“No
Max,
parlo sul serio. È proprio quello che sto facendo”
disse Ellis.
Così
il
sorriso dal volto di Max scomparì. “Quindi,
seguendo il tuo ragionamento,
stai per far spendere tanti soldi a persone che non stimi, vendendogli
cose di
poco valore?”
“Poco
valore? Accidenti, non so se sentirmi offesa dalle tue parole. Max,
stiamo parlando
del mio lavoro, di foto che ho scattato e che nessuno ha mai visto.
Sono i miei
migliori scatti”.
“Forse
non te ne sei resa conto, ma tu stessa hai sminuito il tuo lavoro. Hai
affermato che spenderebbero tutto, anche per cose di poco valore. Che
non ha
importanza se partecipano ad un’asta, o a una beneficienza,
perché tanto il
loro unico scopo, è quello di dimostrare chi riesce a farla
più lontano”.
Ellis
continuò a guardarla in modo serio e poi rise divertita
dalle parole della
ragazza. “Ti riferisci a pisciare più
lontano Max?”
Max
roteò
gli occhi in alto.
“Sì,
come
esempio direi non è male, ma ne ho uno migliore. Fanno a
gara per vedere chi ce
l’ha più lungo” aggiunse
Ellis continuando a ridere.
“Ok,
va
bene, non hai compreso per nulla il mio concetto”.
“No
Max,
l’ho capito eccome” disse
Ellis tornando seria. “Sai, è davvero
ammirevole il tuo modo di esprimere
con forza la tua opinione. Parlare con te lo trovo davvero molto
stimolante”.
Max non
aspettandosi quel cambio di rotta di Ellis, rimase in silenzio non
sapendo più
cosa rispondere. Così tornò a bere il suo
caffè.
Ellis
notando il disagio causato alla ragazza, pensando di aver fatto il
passo più
lungo della gamba, cerco di rimediare. “Allora, non
ho ben capito perché
siamo arrivate a discutere di questo, ma per caso c’era
qualcosa di specifico
che volevi chiedermi?”
“No,
lascia stare, tanto ho avuto comunque la mia risposta”.
“E
cioè?”
chiese Ellis
tremendamente confusa.
“Ho
compreso che mi troverò davanti a persone completamente
superficiali e snob,
che non perderanno occasione di criticare chi non appartiene alla loro
stirpe” disse Max con
sarcasmo.
“Oddio
Max, hai frainteso. Non nego che tra loro ci saranno anche quel genere
di
persone, ma non saranno di certo le uniche. Ci sarà anche
gente importante, di
tutto rispetto, che conosce l’arte della
fotografia”.
“Oh,
bene…”
“Non
sei
comunque serena. Cosa c’è?”
“Beh,
io…
credo che non mi sentirò proprio a mio agio”.
“Perché
no? Non capisco. È una mostra fotografica, dovresti essere
del tutto a tuo agio”.
Max non
disse nulla mentre Ellis la guardava con attenzione.
“Correggimi
se sbaglio, ma ho come l’impressione che tu non mi stia
dicendo proprio tutto”.
Max
sospirò
con frustrazione.
“Avanti,
sputa il rospo, ti ascolto. Dimmi cosa ti passa per la testa”.
Max
valutò
attentamente la possibilità di rivelarle quale fosse la sua
preoccupazione. Tanto
avrebbe potuto riavvolgere il tempo, nel caso Ellis le avesse riso in
faccia.
“Allora?”
incitò
Ellis in
attesa.
Alla fine
Max si arrese sospirando e decise di provare. “In
questi giorni sono stata
molto indaffarata, tra il lavoro e tutto il resto. Così ho
dimenticato la tua
mostra”.
Ellis
sgranò
gli occhi sorpresa, non sapendo bene come prendere quella informazione.
Contava
davvero così poco l’invito per la sua mostra?
“Avevo
intenzione di andare a comprare qualcosa di più appropriato
per l'occasione.
Insomma, come hai detto tu, ci sarà gente di un certo
livello e non vorrei
sembrare un'aliena rispetto a tutti gli altri, visto che non
è esattamente il
mio ambiente. Voglio dire che non mi sentirei a mio agio con persone di
questo
calibro. Magari saranno tutti vestiti in modo elegante e... sto dicendo
una
marea di stupidaggini, vero?”
“Cosa?
Oh
no, non sono affatto delle stupidaggini”.
“Invece
sì, mi riescono proprio bene le figuracce”.
“Ehi,
è
tutta colpa mia. Non ho messo in conto che in una serata del genere,
potessi
sentiresti come un pesce fuor d'acqua. Avrei dovuto darti tutte le
indicazioni per
questa mostra”.
“Ho
già
partecipato a una mostra alla galleria dei Chase, ma credo che questa
sia una
cosa del tutto diversa”.
“Oh,
non
immagini quanto” disse
con un filo di voce Ellis pensierosa, tanto che Max non
riuscì a capire.
“Cosa
hai
detto?”
“Dicevo
che l'abbigliamento per me non è assolutamente importante,
ma conosco gli
invitati quindi, direi che potresti optare per qualcosa di sobrio, non
eccessivamente elegante”.
“Credo
proprio che quando Victoria tornerà dal lavoro,
dovrà aiutarmi a scegliere un
vestito adatto per l'occasione”.
“Non
pensavo che il mio invito ti avrebbe causato tutti questi
problemi”.
“Non
è
colpa tua, ma mia. Ho dimenticato la tua mostra e mi vergogno da morire
per
questo. Adesso già avrei un abito e non sarei qui ad
annoiarti con queste
stupidaggini”.
Ellis le
sorrise. “Forse io potrei aiutarti se me lo
permetti”.
“In
che
modo?”
“Posso
accompagnarti io a cercare l'abito adatto”.
“Cosa?
Oh
no, non se ne parla nemmeno. Sono sicura che hai qualcosa di molto
più
importante da fare prima che cominci la mostra, invece di scorrazzare
in giro per
la città”.
“Ok,
come
vuoi, ma se cambi idea...”
“Non
succederà”.
Ellis
annuì
sorridendo se pur nascondendo la sua delusione. Dopo aver bevuto il
loro caffè
ritornarono allo studio, dove trovarono Margaret impegnata a
chiacchierare con
Audrey.
“Mamma,
cosa ci fai qui?”
“Sono
qui
per vedere mia figlia, o almeno credo di averne una”.
“Non
mi aspettavo
una visita proprio oggi. Credevo che ci saremmo viste
stasera”.
“Ed
è
così infatti, ma è chiaro che oggi non ti
avrò tutta per me, quindi eccomi qui”.
“Mi fa
sempre piacere vederti mamma, lo sai”.
“Buongiorno
Max” disse Margaret
rivolta alla ragazza.
“Buongiorno
sign...”
“Ah
ah,
solo Margaret” corresse
la donna.
“Giusto,
Margaret”.
“Allora
Ellis, che ne dici di andare a mangiare un boccone insieme?”
“Ehm,
veramente avrei un po' da fare al momento”.
“Ecco
l’ennesimo tentativo di sgattaiolare via da tua
madre”.
“Non
sto sgattaiolando,
voglio solo assicurarmi che sia tutto perfetto per stasera”.
“C'è
tempo per questo, mancano ancora molte ore alla mostra. Sappi che non
accetto
un no come risposta”.
“E va
bene mamma, hai vinto tu” disse Ellis
arrendendosi all'insistenza della donna. “Audrey
chiudi tu
lo studio”. Poi guardò Max. “Sei
libera di andare. Ci vediamo stasera,
ok?”
“Certo”.
“Ci
sarai
anche tu Max?” chiese
Margaret.
“Sì”
rispose Max
sorrise un po' a disagio.
“Bene,
così avrò buona compagnia”.
“Allora
a
stasera Max” disse
Ellis.
“Neanche
per sogno” si
intromise Margaret spiazzando le due ragazze.
“Può
unirsi a noi. Che ne dici Max, per te andrebbe bene?”
“Mamma,
credo che lei abbia da fare al momento”.
“Oooh,
non essere la solita guastafeste”. Poi
rivolgendosi a Max disse: “Mi piacerebbe che
pranzassi con noi se questo non ti crea disturbo”.
“Ehm...
io... apprezzo davvero il suo invito...” disse Max in
estrema difficoltà. Voleva andare via per
potersi occupare della ricerca di un vestito e quel contrattempo non ci
voleva.
Però non volendo essere scortese con la donna,
accettò il suo invito. “Va
bene, accetto volentieri”.
Ellis rimase
sorpresa dalla sua decisione, chiedendosi come avrebbe fatto per il
vestito.
“Bene,
allora
è deciso, possiamo andare” disse Margaret
allegramente, mentre sua figlia meditava su come aiutare
Max.
Chloe e
Shonei entrarono nel salone di Allison, trovandola indaffarata ad
acconciare i
capelli di una donna. Un altro paio di ragazze, che dovevano essere le
sue
aiutanti, si occupavano di altre clienti.
“Wow,
ma
guarda chi c'è” disse
Allison vedendole entrare. “Ti hanno dimessa
dall'ospedale finalmente”.
“Ebbene
sì, ti sono mancata?”
“Neanche
per sogno, accidenti a te”.
“Mi
aspettavo una reazione diversa da parte tua”.
“La
tua
cara fidanzata mi ha chiamata spesso in questi giorni, da quando sei
finita in
ospedale”.
“Davvero?”
“Ti
sembra che io stia scherzando? È stata un vero tormento. Era
terribilmente
preoccupata per te”.
“La
solita esagerata” disse
Chloe.
“Come
mai
siete qui voi due?”
“I
miei
capelli hanno bisogno di una sistemata. Meglio approfittarne ora, visto
che
molto probabilmente non andrò al lavoro per molto”.
“Ti
hanno
licenziata?”
“No,
ma
sarò sicuramente in convalescenza forzata”.
“Beh,
vedi il lato positivo. Potrai startene a casa a poltrire tutto il
giorno.
Magari potresti passare il tempo al telefono con la tua fidanzata,
così me la
togli dalle scatole”.
Dopo una
ventina di minuti, nel salone rimasero solo Chloe e Shonei come
clienti.
“Bene
accomodati” disse
Allison rivolta a Chloe, indicandole la poltroncina con il lavello,
pronta a
farle uno shampo. Shonei si fece avanti sedendosi al posto
dell’amica. “E tu
cosa c'entri?” chiese confusa.
“Per
caso
credevi che fossi venuta qui solo per darle sostegno morale?”
chiese Shonei
indicando Chloe.
“Oook”
rispose Allison
alzando le mani in
segno di resa.
Poco dopo
Shonei e Chloe, erano sedute sulle poltroncine davanti agli specchi.
Allison si
occupò di Shonei mentre Nicky, una delle due aiutanti, si
occupò di Chloe.
“Solo
una
spuntatina anche per me” raccomandò
Shonei.
“Non
ti
andrebbe di cambiare un po' pettinatura?” chiese Allison a
Chloe.
“Cosa
hanno i mie capelli che non va?”
“Nulla,
però ogni tanto fa bene cambiare. Questo vale anche per te
Chloe. Soprattutto
perché non ho ancora ben capito che taglio di capelli
porti”.
“Alla
cazzo di cane” intervenne
Shonei.
“Beh,
a
me piace distinguermi dalla massa” precisò
Chloe difendendo la sua capigliatura.
“E ci
riesci anche bene” aggiunse
Allison con ironia.
“Ehi,
occhio a quello che dici o mi faccio ricoverare di nuovo” minacciò
Chloe.
“Per
amor
del cielo, non farlo” disse Allison.
Poi si voltò verso Nicky. “Mi
raccomando, solo una
spuntatina”.
“Cazzo,
tu sì che sai come farti valere” si
complimentò Shonei con Chloe, dandole il cinque.
“Idiota”
disse Allison.
“Allora,
come va con il tuo spasimante?” chiese Shonei
guardando Allison attraverso lo specchio.
“Hai
uno
spasimante?” chiese
Chloe incredula.
“Non
hai idea
di quante cose possano succedere in una settimana” disse Shonei.
“Cos'altro
mi sono persa?”
“Non
darle retta Chloe” disse
Allison.
“Vorresti
negarlo? Ma se non fate altro che appartarvi, stando ben lontano dagli
altri”.
Allison
sorrise lanciandole una frecciatina. “Per caso sei
gelosa?”
“Io
gelosa? Di te? Ma quando mai?”
“Beh,
hai
il classico atteggiamento di una persona che sta rosicando. Forse ti
brucia
troppo l’idea di non avere nessuna possibilità con
me”.
“Se ti
va,
facciamo ancora in tempo a rimediare” rispose Shonei
facendo ridere l'aiutante di Allison.
“Ecco
qualcuno che apprezza le mie battute e conosce il senso
dell'umorismo” disse Shonei
guardando Nicky.
“Secondo
me dovresti cercare di tenertela nelle mutande… ora che sei
impegnata” disse Chloe,
pensando che stesse provandoci
con la ragazza.
Allison
sgranò gli occhi incredula. “Oh mio Dio,
non posso crederci. Shonei è
fidanzata”.
“Ma
non
potevi startene zitta?” chiese Shonei a
Chloe. “Così la farai
ingelosire”.
“Mi
dispiace, ma io posso essere gelosa solo di una persona” disse Allison
sorridendo con sguardo
sognante.
“E
scommetto che il suo nome è Aaron, come sei
sdolcinata” disse Shonei con
un’espressione di
disgusto.
“Oh
cazzo, quindi è vero. Te la intenti con Aaron” disse Chloe. “Mi
devo ricordare di
chiedere a Lauren. Sono sicura più che sicura che lei sia
ben informata”.
“Cosa
ti
dicevo?” chiese
Shonei rivolta a Chloe, mentre recuperava una rivista presa dal ripiano
dello
specchio. Poi guardò di nuovo Allison attraverso lo
specchio. “Allora, siete
ufficialmente una coppia o cosa?”
“Ci
stiamo lavorando”.
“Quindi
si scopa alla grande” disse Shonei
sfogliando qualche pagina della rivista che aveva tra le
mani.
“Non
sono
affari che ti riguardano ma una cosa posso dirtela, non puoi
più provarci con
me”.
“Perché
sei impegnata con lui? E qual è il problema? Io non sono
gelosa e anzi, stimo davvero
Aaron” disse Shonei
facendo ridere Chloe.
Allison le
tirò i capelli per farle abbassare la testa all'indietro.
“Ehi,
guarda che così mi fai solo eccitare di
più”.
“Dio,
ma
sei incorreggibile. Sei la donna più somigliante a un uomo
che io abbia mai
conosciuto”.
“Quindi
stai dicendo che se fossi stata un uomo, ti saresti concessa a
me?”
“Cosa?
Ma
neanche morta, sei troppo perversa”.
“Beh,
nel
caso cambiassi idea, fammi uno squillo”.
“Sogna
pure. Allora, non per farmi gli affari tuoi ma chi è
lei?”
“Perché
vuoi saperlo?”
“Perché
quando stai con noi non sei mai in compagnia”.
“È
vero,
ma non resto con voi tutta la sera”.
“Quindi
ti nascondi?”
“Non
è
una che si nasconde, credimi” affermò
Chloe ridacchiando.
“Comunque,
oltre alla mia curiosità c’è
un’altra ragione per cui voglio sapere chi è la
tua donna misteriosa”.
“Ah
sì? E
quale?”
“Voglio
farle
le mie più sentite condoglianze” disse Allison
portandosi una mano sul cuore mentre Chloe se
la rideva.
“Non
credo che tu la conosca, ma se ascolti bene riuscirai a sentire in
lontananza
dei gemiti di piacere”.
“Per
caso
ti stai auto elogiando per le tue prestazioni sessuali?”
“Non
ne
ho alcun bisogno. Se vuoi posso mostrartele direttamente” disse Shonei
guardandola attraverso
lo specchio, passandosi la lingua sulle labbra.
“Per
fortuna non ci sono altre clienti” disse Nicky
ridendo.
“Dici
bene, rischierei di chiudere la mia attività per linguaggio
osceno in luogo
pubblico e tu resteresti senza lavoro” disse Allison
alla sua aitante.
“Considerati
fortunata che non si tratti di atti osceni” disse Chloe
facendo sorridere Shonei.
Dopo qualche
istante di silenzio, Allison disse: “Sai cosa
potresti fare Chloe? Dovresti
approfittare di questo momento per raggiungere Lauren, visto che non
hai un
cazzo da fare adesso”.
Chloe rimase
in silenzio con un’espressione strana stampata sul volto.
“Non
ha
tutti torti. Dovresti farci un pensierino” aggiunse Shonei.
“Non
lo
so, insomma lei ha ancora il corso da seguire e io...”
“Quale
corso?” chiese
Allison.
“Il
corso
di aggiornamento, mi sembra ovvio”.
“Ma
è
terminato”.
“Cosa?”
chiese Chloe
incredula.
“Non
dirmi che non lo sapevi, ma di che diavolo parlate quando siete al
telefono?”
“Io
inizio a farmene un'idea” disse Shonei.
“Ricordo
che mi ha accennato che stava per terminare, ma non ha detto
quando”.
“A me
lo
ha detto ieri sera”.
“Ora
che
mi ci fai pensare, ieri non ci siamo sentite”.
“È
Molto
probabile che oggi si metta in viaggio per andare a trovare la sua
famiglia a
Sacramento. Sicuramente ti avviserà in giornata”.
“La
famiglia? Oh cazzo!” imprecò
Shonei.
“Cosa
c’è?” chiese Chloe
confusa.
“Chloe,
non
andare da Lauren perché è una trappola”
disse Shonei
allarmata.
“Ma di
che diavolo stai parlando?” chiese Allison.
“Scusami
Allison, capisco che Lauren sia la tua migliore amica e ti assicuro che
mi sta
a genio, ma cazzo, non può incastrare la mia amica
così”.
“Incastrare?”
chiese Chloe
ancora
più confusa.
“Sì,
la
conosco questa tattica” disse
rivolgendosi a Chloe. “Tu vai da lei per farle una
sorpresa e
alla fine ti ritrovi circondata dalla sua famiglia, che ti
dà una pacca sulla spalla,
chiedendoti se avete già fissato la data del
matrimonio”.
“Shon,
ma
che razza di donne hai frequentato?” chiese Allison
ridendo.
“Questa
è
la tattica che usate”.
“Io
non
uso tattiche del genere e poi vorrei farti notare, che anche tu sei una
donna”.
“Me ne
sono accorta, ma non sono come tutto il resto della specie. Io non
cerco di
incastrare nessuno, anche perché sostanzialmente non ne ho
una famiglia, grazie
a Dio”.
“Tu
sei un
uomo mancato” disse
Allison.
“Per
questo mi piace la figa”.
Chloe
ricominciò a ridere.
“E ti
dirò di più, anni fa stavo con una tizia che
praticava l'astrologia per hobby.
Non so cosa diavolo ha fatto con la sua cazzo di stregoneria
ma…”.
“Quella
non è stregoneria” disse
Nicky.
“Lasciatemi
finire il discorso. Praticamente è riuscita a capire chi ero
in un'altra vita
precedente”.
“Oh
cazzo, non crederai a quella roba?” chiese Allison
incredula.
“Neanche
per sogno, ma secondo me ci ha preso in pieno. Indovina cosa ero una
volta?”
“Un
rospo?” chiese
Allison divertita.
“Sì,
un
rospo che con un bacio si è trasformato in
principe” aggiunse Chloe.
“Ero
un
uomo e indovinate cosa facevo per vivere?”
“Non
ne
ho la più pallida idea” disse Nicky.
“Il
pappone” disse
Shonei mentre le alte ridevano.
“Chissà
perché questo non mi sorprende affatto” disse Allison.
“Neanche
a me sorprende” aggiunse
Chloe.
“Non
sei
mai stata attratta da un uomo?” chiese Nicky
curiosa.
“No
mai,
neanche una volta”.
“Nicky,
non farle domande del genere altrimenti la inciti a
corteggiarti” disse Chloe.
“Che
tipo
di donne ti piacciono?” continuò
Nicky mentre continuava ad occuparsi dei capelli di Chloe.
“Ok,
come
vuoi, però poi non dirci che non ti abbiamo
avvisata” disse Allison
alla sua aiutante.
“Non
ho
un tipo”.
“Che
bugiarda” si
intromise Chloe.
“Io
non
ho un tipo, a me basta semplicemente che respiri”.
“Non
è
vero. Nicky, ti dico io che tipo di donne le piacciono” disse Chloe.
“Sentiamo”.
“Bene,
spara le tue stronzate” disse Shonei.
“Tecnicamente
le piacciono tutte le donne...”
“Visto?
È
quello che dicevo” confermò
Shonei.
“Ma...”
“Non
c'è
nessun ma”.
“Invece
sì, Shon. In particolare ti piacciono le donne alte, sexy,
con un fisico
santuario da modella e soprattutto molto, molto, molto,
stronze”.
Allison e Nicky
ricominciarono a ridere.
“Ti
sbagli, posso assicurarti che mi piacciono anche un altro genere di
donne,
tipo…” si interruppe
di colpo Shonei, rendendosi conto che stava per commettere un grosso
errore,
nel fare il nome di Max.
“Tipo?”
chiese Chloe
curiosa.
“Aaah,
lasciamo stare questi discorsi e tu Allison, datti da fare con i miei
capelli,
non posso stare qui tutto il giorno” disse Shonei
evitando di rispondere alla domanda.
Dopo aver
lasciato lo studio, Margaret, Ellis e Max, si erano dirette a uno dei
migliori
ristoranti presenti in zona. Erano sedute a tavolo gustando la prima
portata.
Margaret era seduta davanti a sua figlia e Max tra loro due. Mentre
madre e
figlia chiacchieravano, Max osservava con attenzione la donna. Aveva un
nonché
di somigliante con la madre di Victoria. Forse la somiglianza, era
semplicemente dovuta al loro abbigliamento molto elegante, sempre ben
curata, i
capelli ben pettinati e il trucco sempre perfetto. Anche se le due
donne
appartenevano allo stesso ceto sociale, Max era molto affascinata da
Margaret,
dalla sua estrema bellezza e
dal suo modo di porsi.
Nonostante il suo portamento distinto, che poteva trarre facilmente in
inganno,
Max non poteva fare a meno di notare, quanto in realtà la
donna fosse molto alla
mano. Vedendola, poteva benissimo sembrare una di quelle persone
altezzose, con
l'aria di superiorità, che guardano dall'alto in basso gli
altri. Che amano
ostentare i loro averi e le loro qualità, alla continua
ricerca di attenzioni,
ammirazione e molto spesso invidia. Margaret, sembrava non avere niente
di
tutto questo, esattamente come sua figlia.
“Come
ti
senti per questa mostra?”
“Bene,
spero di riuscire nel mio intento”.
“Sono
sicura che sarà un gran successo”.
“È
quello
che spero”.
“Tu
cosa ne
pensi Max?”
“Credo
che Ellis abbia avuto davvero una splendida idea. Sta mettendo a
disposizione
la sua arte per una nobile causa, aiutando chi non ha le
possibilità economiche
per realizzare il proprio sogno. Sono sicura anche io, che
andrà a meraviglia”.
Le due
ragazze si guardarono sorridendo.
“Tu
Max,
dove ti sei laureata?”
“A una
scuola privata di Seattle. Era un corso biennale”.
“Quindi
ti sei laureata a tempo di record” disse la donna
sorridente.
“Già,
così sembra”.
“Non
mi
sorprende affatto. Conosco bene mia figlia e se ti ha scelta per
lavorare con
lei, è perché ti ritiene all'altezza”.
“Niente
di più vero” aggiunse
Ellis.
“Grazie
per la fiducia”.
“Dunque
sei di Seattle” disse
la donna.
Max
annuì.
“Suppongo
che le tue famiglia viva là”.
“Sì”.
“I
tuoi
di cosa si occupano?”
“Mio
padre lavora presso la Fish & Fish, l'azienda di pesca
industriale nel
pacifico e si occupa della distribuzione. Mia madre invece, lavora come
segretaria in un ambulatorio privato”.
“Hai
fratelli o sorelle?”
“No,
sono
figlia unica”.
“Non
mi è
mai piaciuta l'idea di avere solo un figlio. Forse perché io
stessa ho avuto
dei fratelli e ne conosco i vantaggi”.
“Non
sempre è un vantaggio avere dei fratelli” disse Ellis.
La donna
scosse la testa con disappunto. Il commento di Ellis, era dovuto al suo
rapporto turbolento con il fratello.
“Potresti
spiegare ad Ellis quanto possa essere importante avere dei
fratelli?” chiese la donna
a Max.
“Io?”
“Beh,
tu
sei figlia unica, quindi chi meglio di te può far
comprendere la situazione? Ad
esempio, non ti sei mai sentita sola?”
“A
dire
il vero, avevo un'amica con cui passavo la maggior parte del mio tempo.
Spesso
restava a casa mia e viceversa. Siamo praticamente cresciute insieme,
quindi
non mi sono mai sentita sola, almeno fino ai dodici anni” disse Max
pensando a Chloe.
Ellis
capì
che molto probabilmente, la ragazza si riferisse alla sua migliore
amica che
aveva ritrovato in città.
“Beh,
questo è l'esempio di quanto sto dicendo”.
“Mamma,
era soltanto un'amica, non una sorella” la contraddisse
Ellis.
“Sì,
ma è
come se…”
“Non
è proprio
la stessa cosa”.
“E
allora
Gary? Lo hai sempre considerato come un fratello o sbaglio? Eppure lui
è
soltanto un amico”.
“Oh
cielo”.
“Max,
pensi che se non avessi avuto questa amica, avresti sofferto la
solitudine?”
Max si
sentì
un po' a disagio, per essere stata tirata nel mezzo di una divergenza
di
opinione tra madre e figlia. Soprattutto perché al centro di
quella
discussione, finiva per sbandierare i fatti suoi. “Io...
sì, mi sarei
sentita... molto sola...” rispose infine Max
pensierosa.
Ellis continuava
a tenere lo sguardo fisso su di lei.
“Visto?
È
come dico io” ribadì
la donna a sua figlia.
“Ciò
non
toglie che a volte è meglio non avere fratelli. Purtroppo io
non ho avuto questa
fortuna” disse Ellis
mettendo fine alla discussione.
In quel
momento squillò il telefono di Ellis, che scusandosi si
alzò di fretta per
allontanarsi e rispondere. Margaret sospirò un po' frustrata
dell'atteggiamento
di sua figlia, che diventava sempre molto intrattabile, quando si
trattava di
suo fratello, o di suo padre. Poi cercando di non pensarci tornando a
conversare con Max. “I tuoi genitori saranno
sicuramente orgogliosi di te”.
“Sì,
lo
sono e anche io di averli come genitori. Devo tutto a loro se sono
riuscita a
diventare una fotografa. Hanno fatto dei sacrifici per permettermi di
realizzare il sogno che ho sin da quando ero bambina. Sappiamo bene
quanto
costi frequentare una scuola privata”.
“Lo so
molto bene”.
“Ed
è per
questo che trovo l'iniziativa di Ellis davvero ammirevole”.
La donna
sorrise alle parole sincere di Max verso sua figlia, ma nello stesso
tempo si
sentiva triste. Max aveva ricevuto tutto il sostegno che a Ellis era
mancato.
Le ragazze erano
in macchina e stavano tornando a casa. Shonei guidava e Chloe, tenendo
il
braccio appoggiato allo sportello con il finestrino abbassato, guardava
scorrere il traffico persa nei suoi pensieri. Continuava a pensare alle
parole
di Allison. A un tratto Shonei, accorgendosi che qualcosa non andava,
le diede
una pacca sul ginocchio: “Su col morale Chloe,
finalmente sei fuori. Cosa hai?”
“Niente”.
“Allora,
perché
quella faccia?”
Chloe
rispose con una semplice alzata di spalle.
“Andrai
da Lauren?”
“Cosa?
Assolutamente no. Voglio tornare presto a lavoro, infatti
chiederò ad Asher se...”
“Certo
che sei un'idiota”.
“Perché?”
chiese Chloe
voltandosi a guardare la sua amica.
“Come
perché? Hai la possibilità di andare dalla tua
ragazza e non lo fai. Diciamo
che almeno su questo punto non posso che essere d'accordo con te. Non
puoi
conoscere la sua famiglia adesso, è troppo presto.
Però hai Max, potresti
approfittarne per passare più tempo con lei, invece di
pensare a questo cazzo
di lavoro. Ti facevo più furba di così”.
“Forse
hai ragione. Tanto la decisione di tenermi ferma è di
Asher”.
“Esatto,
per questo devi approfittare di questa occasione. Se poi invece dovessi
decidere di andare da Lauren, sono più che sicura che Max
capirà”.
Chloe rimase
in silenzio riportando l'attenzione oltre il finestrino. Shonei le
lanciò
un'occhiata dubbiosa. “Perché
è così, vero? Max è una persona
comprensiva”.
“Sì,
certo” rispose Chloe
con un filo di voce continuando a guardare fuori.
“Max
sa
di Lauren, vero? Voglio dire, avete passato molto tempo insieme.
Sicuramente
avete chiacchierato di tutto quanto”.
La ragazza
non rispose appoggiando il capo all'indietro, contro il poggiatesta e
in quel
momento Shon comprese la situazione.
“Cristo
Santo, lei non lo sa, non le hai ancora detto niente” affermò
sbalordita.
Chloe rimase
in silenzio confermando i sospetti di Shonei.
“Ma
cosa
cazzo stai aspettando? Ti giuro che non comprendo davvero la
motivazione per
cui le stai nascondendo una cosa del genere”.
“Non
le
sto nascondendo nulla. Sto soltanto aspettando il momento
più opportuno per
dirglielo”.
“Il
momento
opportuno? E questo che cazzo dovrebbe significare? Stai mentendo alla
tua
amica...”
“Non
sto
mentendo, ma solo omettendo un particolare che prima o poi le
rivelerò”.
“Forse
non le stai mentendo, ma tu comunque vivi nella menzogna. Ad esempio,
lei ti ha
parlato del fatto che ha avuto un ragazzo”.
“E
allora?”
“Perché
non ne hai approfittato per dirle di Lauren?”
“Tu
non
capisci”.
“Infatti
non capisco. L'unica cosa che so, è che Max è la
tua migliore amica e non sa
ancora che hai una ragazza. Questo è fuori da ogni
logica”.
“Io
temo
che rivelandole una cosa del genere, lei possa pensare che dopotutto
non stavo così
male, se ho avuto il tempo di trovarmi una ragazza. Lauren invece si
preoccuperebbe e tornerebbe in città, non voglio rovinarle i
piani”.
“Hai
appena detto una delle più colossali stronzate che io abbia
mai sentito in vita
mia. Max ti ha vista avere un attacco di panico. Niente e nessuno
può
cancellare dalla sua mente, il fatto che tu abbia passato l'inferno.
Stessa
cosa vale per lei. E poi che diamine, sono passati tre anni, ed
è chiaro che
alla fine tu sia andata avanti con la tua vita. La stessa cosa ha fatto
lei. Si
è laureata, si è addirittura trovato un
fidanzato, ma non ti ha nascosto un
cazzo perché non avrebbe alcun senso. Lauren ha completato
il corso, i convegni
e tutte quelle stronzate e sta per andare dalla sua famiglia, che non
vede da
chissà quando. E poi tu e Max siete tornare ad essere amiche
e Lauren non ha
nessun motivo di preoccuparsi. Quindi non rovinerai un bel
niente”.
Chloe
assunse un’espressione triste, il che mandò
più in confusione l'amica che ogni
tanto le lanciava un'occhiata. “Scusa se te lo dico
ma stai sbagliando
tutto. Per quanto tempo vorrai ancora nascondere la verità a
Max? Vuoi
aspettare che Lauren torni in città, così che lei
potrà scoprirlo con i suoi
occhi? Oppure magari hai intenzione di mollare la tua ragazza, in modo
da non
fare sapere nulla della tua relazione?”
“Ma
non
dire cazzate”.
“Chloe,
io sto solo cercando di farti ragionare. Se non ti decidi a mettere
tutto in
chiaro, prima o poi questo ti si ritorcerà contro. Oggi
ometti qualcosa, domani
ti troverai a raccontare una piccola bugia, un’altra e poi
un’altra ancora. E
poi prima che tu te ne renda conto, ti ritroverai sommersa dalle tue
stesse
balle. La cosa assurda lo sai qual è? Che a furia di
raccontarle, finirai per
crederci anche tu”.
Chloe aveva
ascoltato tutto guardandola in modo strano. “Sembra
quasi che tu stia
parlando per esperienza”.
Shonei
incontrò brevemente il suo sguardo e poi tornò a
guardare la strada davanti a
sé. “Hai detto che io mi trovo tra due
bombe pronte ad esplodere. Beh, mi
dispiace dirtelo ma tu non ti trovi in una posizione tanto diversa
dalla mia.
Max è la tua migliore amica e dovrebbe sapere tutto
ciò che ti riguarda. Anche
per Lauren è la stessa e identità cosa. Cazzo,
è la tua ragazza. Se non puoi
aprirti con loro due, con chi diavolo dovresti farlo? Sembra quasi che
tu stia
cercando solo scuse per chissà quale ragione che io non
conosco”.
Chloe
sospirò lasciandosi prendere dallo sconforto. Shonei aveva
ragione, forse stava
soltanto trovando scuse per guadagnare tempo, ma tempo per cosa? Non lo
sapeva
neppure lei. La ragione restava un mistero, ma l'unica cosa che sapeva
per
certo, era che non riusciva proprio a trovare la forza di rivelare la
verità
alle due ragazze.
In quel
momento il suo telefono cominciò a squillare, lo estrasse
dalla tasca leggendo
il nome sul display. Shonei fece lo stesso e disse: “Ma
guarda un po', parli
del diavolo...”
Chloe
rispose al telefono. “Ehi, Lauren”.
“Ciao
Chloe, come stai?”
“Bene,
anzi, direi benissimo. Mi hanno finalmente dimessa
dall'ospedale”.
“Davvero?
Quindi è tutto a posto?” chiese la
ragazza fingendosi del tutto estranea ai fatti.
“Sì,
mi
hanno rivoltata come un calzino e alla fine, ne è venuto
fuori che sono sana
come un pesce”.
“Questa
è
decisamente una gran bella notizia”.
“Già,
ma
anche tu ne hai una, o sbaglio?”
“Io?”
“Allison
mi ha detto che il corso è terminato”.
“Ah
sì, è
vero, infatti ti ho chiamata proprio per questo. Volevo avvisarti
già ieri ma
non è stato possibile”.
“Sarai
al
settimo cielo”.
“Non
immagini quanto, ma sono felice il doppio sapendo che stai
bene”.
“Quindi
adesso partirai per Sacramento?”
“Tra
un’ora Christopher passa a prenderci per accompagnarci
all’aeroporto. Proprio
adesso stiamo terminando di preparare i bagagli”.
“Finalmente
rincontrerai la tua famiglia”.
“Già,
non
vedo l'ora. Scusa la domanda, ma Allison quanto ti ha
avvisata?”
“Sono
stata
al suo salone con Shonei, avevo bisogno di darmi una sistemata ai
capelli”.
“Ah,
Shonei e lì con te?”
“Sì”.
“Salutamela”.
“Ti
saluta Lauren” disse
Chloe rivolta all'amica.
“Ciao
Lauren, ricorda di portarmi un souvenir quando torni” disse Shonei
alzando un po' la voce
per farsi sentire.
“Che
tipo
di souvenir?”
“Chiede
di che tipo di souvenir” disse Chloe a
Shonei facendo da tramite.
“Non
lo
so, magari una donna. Non sono mai stata con una di Sacramento.
“L'hai
sentita, vero?” chiese
Chloe scuotendo la testa mentre Lauren rideva.
“Sì,
l'ho
sentita. Dille che potrei accontentarla io, ma non sono più
disponibile”.
“Ehi!”
esclamò
Chloe contrariata.
“Potrei
portarle qualcun'altra, se non fosse che questo può essere
facilmente inteso
come rapimento”.
“Dice
che
non può rapire una donna per accontentare i tuoi bollenti
spiriti” disse Chloe.
“Maledetta
legge del cazzo” disse
Shonei mentre le altre due ridevano.
“Allora,
cosa farai oggi che sei finalmente libera?”
“Non
lo
so ancora”.
“A
proposito, Allison mi ha detto che ha conosciuto altra gente, tra cui
un certo
Aaron, che a quanto pare le ha messo gli occhi addosso”.
“Oh,
davvero?” chiese
Chloe cominciando a sudare freddo. Non le aveva detto nulla del fatto
che
frequentassero altre persone.
“Già,
che
tipi sono?”
“Chi?”.
“Ma
come
chi? Gli altri” disse
Lauren ridendo.
“Oh
beh... loro sono ok”.
“Sei
stata davvero esaustiva nella risposta” disse Lauren con
ironia.
“Non
c'è
molto da dire, a parte il fatto che adesso quando devo offrire da bere
a
qualcuno, mi si svuota il portafogli in un lampo” disse Chloe
cercando di distrarla con
una battuta.
Lauren rise
e poi disse con un po' di malizia: “Non
preoccuparti cara, perché quando
torno non avrai tempo più per nessuno, se non per la
sottoscritta”.
Nonostante
il tono malizioso della ragazza, Chloe percepì quelle parole
in modo negativo.
Infatti, se Lauren fosse tornata a Portland, sicuramente non avrebbe
avuto più
tanto tempo da trascorrere con la sua amica. Si chiese se non fosse
quella, la
vera ragione per cui non la metteva al corrente di Max. Forse
considerava
Lauren un ostacolo per la loro amicizia? Aveva le idee ancora troppo
confuse al
riguardo.
“Chloe,
ci sei ancora?” chiese
Lauren spezzando il silenzio e i pensieri di Chloe.
“Sì,
sono
qui”.
“Allora,
non hai nulla da dire?” continuò
Lauren in tono malizioso.
“Oh...
beh... ho molto da dire ma non mi sembra il momento adatto, ci sono
orecchie
indiscrete” disse
Chloe.
Shonei
sorrise ascoltando le parole dell'amica. “Oh no,
fate pure. Io starò qui
buona a pensare ai fatti miei, come se non ci fossi”.
“Oddio,
è
davvero irrecuperabile. È anche una guardona” disse Lauren
ridendo, avendola
ascoltata.
“Lauren
ha detto che sei guardona”.
“Dille
che tramite telefono, non c'è proprio nulla da
guardare”.
“Però
ascolteresti tutto” disse
Chloe.
“Sai
che
scandalo. Però non immaginavo che foste quel genere di
persone che in mancanza
di altro, si accontentano di qualche parola hot per
eccitarsi”.
“Noi
non
facciamo cose di questo tipo” disse Chloe.
“Sì
certo, come no”.
“Chloe,
potresti mettere il vivavoce?” chiese Lauren.
“Cosa?
Perché?”
“Tu
fallo”.
“E va
bene, ma dimmi prima per quale motivo”.
“Devo
dire due parole a Shon e promettimi che non mi interromperai per
nessuna
ragione”.
“Oddio,
sto iniziando seriamente a preoccuparmi”.
“Avanti
Chloe...”
“E va
bene, ma so già che me ne pentirò” disse Chloe
inserendo il vivavoce. “Ti vuole dire
qualcosa”
aggiunse rivolgendosi a Shonei che la guardava con aria
interrogativa.
“Shon,
mi
senti?”
“Forte
e
chiaro”.
“Ok,
ascoltami attentamente”.
“Dimmi
tutto”.
Lauren
rimase in silenzio per qualche istante, mentre Shonei fermava l'auto ad
un
incrocio in attesa che scattasse il verde. “E
allora?” incitò la
ragazza.
A quel punto
Lauren disse con un flebile sospiro: “Questa notte
ti ho sognata”.
Chloe e Shonei
si guardarono con aria interrogativa.
“Ok…
e
quindi?”
“Eravamo
a letto insieme”.
“Cosa?”
chiese Chloe
scioccata. “Stai
scherzando vero?”
Lauren
ignorò la sua ragazza continuando a parlare: “È
tutto il giorno che non
faccio altro che pensare a te”.
Le ragazze
continuarono a guardarsi sgranando gli occhi.
“Alle
tue
mani sul mio corpo che mi toccano ovunque” disse Lauren con
tono provocante.
“Non
è
divertente” disse
Chloe infastidita dalle parole della sua fidanzata e soprattutto dal
tono di
voce che stava utilizzando.
“Cazzo,
non sta succedendo per davvero” disse Shonei
più scioccata di Chloe.
“Non
riesco a smettere di pensare al modo in cui assaggiavi ogni parte di
me”.
“Lauren!”
disse Chloe in
tono
di rimprovero.
“Vorrei
baciarti dappertutto, farti sentire il fuoco che brucia dentro di
me” continuò
Lauren in modo sensuale,
entrando di più nella parte. “Vorrei
tanto vederti, per far diventare questo
sogno una realtà”.
“Sto
per
togliere il vivavoce!” minacciò
Chloe.
“Mi
sto
eccitando sempre di più, immaginandoci insieme, nude, con i
nostri corpi
sudati. Rotolandoci tra le lenzuola…”
Chloe rimosse
immediatamente il vivavoce. “Adesso
basta!”
“Ehi”
esclamò
Lauren ridendo, tornando al
suo tono normale di voce.
“Ma si
può sapere cosa ti salta in mente?” chiese Chloe.
“Oh
avanti, volevo solo dimostrare che nemmeno lei sarebbe immune a cose di
questo
tipo, anche se per telefono”.
“Tu
sei
fuori di testa”.
“Cosa
sta
dicendo?” chiese
Shonei curiosa mentre scattava il verde.
“Voleva
dimostrare che anche a te piacciono queste cose”.
Shonei
strappò dalle sue mani il telefono mentre guidava. “Sai
Lauren, non sono mai
stata così asciutta in tutta la mia vita”.
Poi riconsegnò il telefono
all’amica.
Lauren rise
alle sue parole.
“C’è
poco
da ridere” disse
Chloe, sentendosi ancora un po’ offesa per lo spettacolo poco
gradevole a cui
aveva dovuto assistere. Per fortuna Shonei aveva avuto la decenza di
non prendervi
parte, il che era strano.
“Ok
Chloe, mi dispiace che tu la prenda in questo modo… ma
neanche tanto”.
“Cosa?”
chiese Chloe
incredula.
“Mi
piace
quando diventi gelosa”.
“Ah,
grazie tante” disse
Chloe con sarcasmo.
“Questa
tua gelosia mi porta inevitabilmente ad avere pensieri sconci su di
te” disse Lauren in
modo malizioso. “Vuoi
sapere quali?”
“Lauren…”
“Oooh,
va
bene, la smetto ma sappi che non finisce qui”.
“Io
invece credo proprio di sì”.
“Fino
a
quando non ritorno a Portland e poi ti mostrerò tutti
pensieri osceni che
faccio su di te”.
“Adesso
basta”.
“Sì,
adesso basta, altrimenti sarò io a dover fare una doccia
fredda. Ora ti devo
proprio lasciare, devo finire di preparare i bagagli. Ti richiamo non
appena arriviamo”.
“I
tuoi
sanno che stai per raggiungerli?”
“Sì,
li
ho avvisati”.
“Quando
ci vuole per arrivare?”
“Circa
cinque ore e mezzo”.
“Mh”.
“Chloe,
che hai?”
“Niente”.
“Chloe,
non stare in pena” disse
Lauren comprendendo quale fosse la sua preoccupazione.
“È
facile
per te dirlo” disse
istintivamente Chloe pentendosi immediatamente. “Scusami…
è solo che…”
“Lo so
Chloe” disse Lauren
con tono dolce conoscendo le sue paure. “Non mi
succederà niente”.
“Va
bene”.
“Ci
sentiamo più tardi. Ti amo Chloe”.
“Ti
amo
anche io Lauren”.
Chloe chiuse
la chiamata sospirando.
“Stai
bene?”
“Sì,
ma
la mia mente no”.
“Non
essere sempre così catastrofica”.
Chloe
annuì
e poi guardò Shonei riflettendo. “Non ti
sei eccitata con Lauren, vero?”
“Cosa?
Ma
stai scherzando?” chiese
Shonei ridendo divertita. “Quella roba non funziona
con me. Ascoltandola le
mie parti basse sono diventate aride come il deserto”.
Chloe non
poté fare a meno di ridere alle parole dell’amica.
Durante il
pranzo, Max aveva colto l’occasione per andare in bagno e
inviare un messaggio
a Victoria, avvisandola di avere avuto un contrattempo.
L’amica le aveva
risposto che sarebbe ritornata al lavoro prima del previsto e che se
voleva il
suo aiuto, avrebbe dovuto sbrigarsi. Max le rispose che non dipendeva
da lei e
Victoria la rassicurò, che sarebbe uscita prima dal lavoro
in serata. Max non
esultò all'idea, ma non aveva altra scelta. Nel frattempo
sperava che quel
pranzo non si prolungasse ancora più del dovuto, altrimenti
sarebbe stato un
vero problema per lei. Purtroppo non fu così fortunata e
quando finalmente
Ellis la riaccompagnò a casa, entrò di corsa nel
suo appartamento trovando solo
Kate a giocare con Donnie.
“Ehi,
ciao Max”.
“Dov'è
Victoria?”
“È
andata
via poco fa, l'hai mancata per poco”.
“Dannazione!”
“Ehi,
sta
tranquilla, ha detto che rientrerà prima questa sera. Avrete
il tempo per la
vostra ricerca”.
“Odio
fare le cose all'ultimo momento, mi mette l’ansia”.
“Se ti
agiti così peggiori soltanto la situazione. Allora,
com'è andato il pranzo?”
“Benissimo,
mi ci voleva proprio un contrattempo per impedirmi di andare a cercare
un
vestito” disse Max
sarcastica, mentre si andava a sedere accanto all'amica sul divano.
“Fai
un
respiro e calmati, agitarti non servirà a nulla”.
Il telefono
di Max, cominciò a squillare e lei rispose senza guardare
chi fosse. “Pronto!”
disse Max quasi infastidita.
“Non
so
se ho sbagliato numero, oppure ho sentito male”.
“Oh,
ciao
Chloe, scusami tanto… ero un po' sovrappensiero”.
“Spero
che non stavi pensando a me in questo momento”.
“No
tranquilla, non sei la causa”.
“Indovina”.
“Cosa
dovrei indovinare?”
“La
notizia che stai per ricevere”.
“Ti
fanno
uscire dall'ospedale?”
“No,
ancora meglio. Sono già fuori da questa mattina”.
“Davvero?
Allora vuol dire che è tutto apposto. Stai bene”.
“Sì”.
“Perché
non mi hai chiamata subito? Magari potevo...”
“Fare
cosa? Mollare il lavoro per correre da me? Non lo avrei mai permesso,
così ho
chiamato Shon”.
“Ah,
lei
sta bene?”
“Sì,
perché?”
“Ehm...
niente…
non ci fare caso, oggi sono davvero fuori” disse Max
ripensando a Shonei. Avrebbe voluto parlarne
faccia a faccia con lei, per capire come stavano le cose tra loro. Era
stata
così sfuggente, sbrigativa e anche ostile al telefono, che
pensava potesse
avercela con lei a causa del suo rifiuto”.
“Ma si
può sapere che succede?”
“Non
è
nulla di che, tranquilla”.
“Senti,
visto che sono finalmente libera, che ne diresti se questa sera usciamo
insieme?
Poco fa mi ha chiamato Jonathan e ha detto, che vorrebbero passare una
serata
tutti insieme al Paradise. Però se vuoi possiamo starcene
anche per conto
nostro”.
“Oh
Chloe, mi piacerebbe tanto ma stasera non posso”.
“Ah”
esclamò
sorpresa Chloe. “E come
mai, se posso chiedere”.
“Ho un
altro impegno. Ti avevo accennato della mostra di Ellis, ebbene
è proprio per
questa sera”.
“Capisco,
è una vera disdetta” disse
Chloe cercando di nascondere meglio che poteva il suo dispiacere.
“Mi
dispiace davvero tanto Chloe. Magari possiamo vederci domani se ti
va”.
“Sì,
certamente. Allora è per via della mostra che sei
così sclerata?”
“Ehi,
non
sono sclerata. Comunque sì, in un certo senso”.
“Posso
fare qualcosa per te?”
“Non
credo, ma grazie lo stesso”.
“Okay,
allora
ti lascio alle tue cose”.
“Ci
sentiamo domani Chloe”.
“A
domani
Max”.
Misero fine
alla telefonata e mentre Max ritornava a pensare al suo dilemma, Chloe
prese
Flerk in braccio. “Oggi mi sa che resto con te, non
mi va di festeggiare.
Sei contento, eh?”
Erano
già le
sei, quando Victoria rientrò dal lavoro sfinita. Non le
andava di uscire appena
rientrata, ma avrebbe aiutato Max a qualsiasi caso.
“Allora,
dammi almeno il tempo di fare una doccia veloce”.
“Ok,
ma
fai in fretta per favore”.
Dopo aver
finito di fare la doccia ed essersi vestita, la ragazza uscì
dalla sua stanza.
Kate e Max la guardarono in modo strano.
“Sembri
particolarmente in tiro questa sera” disse Kate.
“Beh,
è
ovvio. Ho un appuntamento” disse con
malizia.
“Ok,
non
voglio sapere altro. Adesso andiamo a cercare un vestito” disse Max
alzandosi dal divano.
Proprio in
quel momento qualcuno suonò al campanello. Kate si diresse
alla porta. “Forse
sono i ragazzi”.
Ma quando la
ragazza aprì la porta, si ritrovò un uomo davanti
con una specie di divisa
addosso e un paio di scatole in mano. Sembrava un fattorino.
“Buonasera,
posso fare qualcosa per lei?”
“Devo
effettuare una consegna...”
“Ehm,
credo ci sia un errore, non stiamo aspettando nessuna
consegna”.
Victoria e
Max si avvicinarono alla porta guardando l'uomo.
“No,
questo è l'indirizzo giusto, ho già
controllato”.
“Per
chi
è la consegna?” chiese
Victoria.
“È
per...”
disse l'uomo
interrompendosi un attimo per leggere il nome su una cartella. “...Maxine
Caulfield”.
Victoria e
Kate si voltarono a guardarla e lei alzò le spalle. Non
aveva la più pallida
idea di cosa stesse succedendo.
“Chi
di
voi è Max Caulfield?”
“Sono
io”
rispose Max
facendo
un passo avanti.
“Bene,
metta
una firma qui?” chiese
l'uomo porgendole la cartella, indicandole il punto dove firmare sul
foglio.
“Bene,
vi
auguro un buon proseguimento” disse l'uomo
dopo aver consegnato le due scatole alla
destinataria.
Kate chiuse
la porta mentre Max appoggiava le scatole sul tavolo della cucina.
“Ma
cosa
ci sarà lì dentro?” chiese
Kate curiosa.
“Potrebbe
esserci una bomba” rispose
Victoria ridendo.
“Non
scherzare” l'ammonì
Kate.
“Fifona”.
Max nel
frattempo guardava le scatole dubbiosa.
“Non
hai
intenzione di aprirle?” chiese Victoria.
“Sì”.
“E
allora
vedi di fare in fretta se dobbiamo andare in giro per negozi e poi, non
voglio
fare tardi al mio appuntamento”.
Max
aprì
prima la scatola più grande. Le ragazze le si affiancarono
subito per vedere
cosa fosse. Sgranarono gli occhi vedendo il suo contenuto. Max
afferrò l’abito,
estraendolo completamente dalla scatola.
“Wow,
ma
è bellissimo!” disse
Kate con un luccichio negli occhi.
“Cazzo
Max, a quanto pare hai un ammiratore segreto e non ci hai detto
nulla”.
“Ma
cosa... ci deve essere un errore”.
“E no
mia
cara, il fattorino ha fatto il tuo nome. Beh, mettila in questo modo,
abbiamo
finalmente risolto il problema di cosa indossare stasera”.
“Aprì
l'altra scatola” incitò
Kate.
Così
Max
lasciò l'abito per scoprire che nell’altra scatola
c’erano delle scarpe nere.
“Ora,
a
giudicare da quello che vedono i miei occhi, sono due le
possibilità. O ci stai
nascondendo qualche fidanzato, oppure hai uno stalker psicopatico che
ti ha
messo gli occhi addosso e tu non ne sai niente. E spero con tutto il
cuore, che
si tratti della prima ipotesi, perché mi vengono i brividi
al solo pensiero che
sappia dove abiti”.
“Victoria!”
esclamò
Kate in tono
di rimprovero.
Victoria la
ignorò iniziando a ispezionare bene scatola più
grande e infatti trovò quello
che stava cercando, una piccola busta da lettere. “E
ora stiamo per scoprire
il tuo ammiratore segreto, mi auguro non si tratti di Shonei”.
Max la
fulminò con lo sguardo.
“Ma
tanto
non credo che lei abbia dei gusti così raffinati, quindi
direi che possiamo
stare tranquille”.
Victoria
consegnò la busta a Max, che aveva ancora un'espressione
allibita sul volto. Un
pensiero si stava facendo largo nella sua mente, ma fino all'ultimo
negò quella
possibilità. Aprì la busta estraendone il
biglietto. Si allontanò dalle altre
ragazze e ne lesse il contenuto.
Posso
immaginare la tua faccia adesso. Anzi, credo di riuscire quasi a
sentire le tue
parole di disapprovazione nei miei confronti per questo gesto, ma poco
importa.
Per una volta voglio essere io a tenerti testa. Mi hai esplicitamente
detto di
non volere il mio aiuto e io infatti, non te lo sto dando. In
realtà sto
aiutando me stessa perché a causa di mia madre, rischi
seriamente di non
presenziare alla mia mostra e questa è una cosa che non
posso assolutamente
accettare. Per me è davvero importante che tu ci sia questa
sera. Spero che il
vestito e le scarpe ti piacciano. Ho occhio per certe cose, quindi
suppongo di
non aver sbagliato ne taglia, ne numero di scarpe. Consideralo il mio
ringraziamento speciale per quanto hai fatto per me, perché
credimi Max, tu mi hai
aiutato davvero tanto e non ti ringrazierò mai abbastanza. A
stasera...
Ellis
Max smise quasi
di respirare. Quella che era nata come una semplice
possibilità, si era
trasformata presto in realtà.
“E
allora?” chiese
Victoria sulle spine.
Max non
rispose e Victoria prese il biglietto dalla sua mano leggendo. Un
sorriso si
aprì sul suo volto. “È stata
Ellis”.
“Ellis?”
chiese Kate
frastornata.
“Beh,
questo è quello che si dice tempismo perfetto. Ha anche ha
buon gusto”.
“Sapeva
del tuo problema?” chiese
Kate.
“Sì,
le
ho detto tutto, si era anche offerta di accompagnarmi e io ho
rifiutato. Non mi
sarei mai aspettata che prendesse un'iniziativa del genere”.
Kate prese
il biglietto dalle mani di Victoria per leggerlo.
“Perché ha messo i puntini
di sospensione? Sembra quasi che ci sia dell’altro”.
“Ed
ecco
che salta fuori la psicologa che c’è in
te” disse Victoria.
“Io
non
posso accettare”.
“Invece
è
esattamente quello che farai Max. Indosserai questo abito e andrai a
quella
dannata mostra. Potremmo non riuscire a trovare qualcosa che ti piaccia
e in
quel caso, cosa farai?”
“Victoria
ha ragione ed Ellis è stata molto carina, sarebbe scortese
non accettare”.
Max
sospirò
arrendendosi all’evidenza. Annuì guardando il
vestito nella scatola. “E va
bene”.
“Quindi
è
deciso. Adesso provatelo, voglio vedere come ti sta” disse Victoria
entusiasta.
Sacramento
La capitale
dello Stato della California, fu fondata nel 1848 durante il periodo
della
conquista del West e della corsa all’oro, diventando
successivamente un centro
importante per le attività agricole e commerciali, divenendo
così fondamentale per
i trasporti con ferrovie e diligenze. La città, attraversata
dall’omonimo fiume
e dal fiume American, agli inizi era abitata dalle tribù
indiane Miwok, Maidu e
Shonommey, di cui alcune tracce sono conservate presso il California
State
Indian Museum, un piccolo museo dedicato esclusivamente a esposizioni
di
oggetti e foto dei nativi della California. Altri musei presenti in
città, come
il California State Railroad Museum, il museo più
affascinante della città, dove
erano esposte locomotive, carrozze, oggetti e immagini che hanno fatto
la
storia di quel mezzo di trasporto. Inoltre era anche possibile fare un
giro a
bordo di un vecchio treno, per percorrere in tutta la sua lunghezza il
fiume
Sacramento. Nel California Automobile Museum, era possibile ammirare
vecchie
macchine di epoca. Il Wells Fargo History Museum, era dedicato ai
servizi dei
trasporti e comunicazioni, via pony express o telegrafo, ma anche navi
a vapore
e ferrovie. Altri musei sono: Il Sacramento History Museum, Schoolhouse
Museum
il Crocker Art Museum e il California Museum.
Oltre ai
tanti musei ci sono vari edifici e attrazioni storiche, come la
Governor’s
Mansion, una splendida villa bianca a tre piani, in stile vittoriano.
Il Tower
Bridge, che attraversa il fiume Sacramento e che con una piccola
deviazione,
permette di giungere a West Sacramento, una cittadina al di
là del fiume sulle
cui sponde la sagoma a piramide del The Ziggurat. La Roman Catholic
Cathedral
of the Blessed Sacrament, in stile rinascimentale con una cupola e tre
guglie e
gli interni in stile vittoriano, con molte decorazioni e dipinti alle
finestre.
Lo zoo, dove sono preservate specie endemiche, rare ed esotiche, come i
giaguari,
linci, giraffe, scimmie, canguri rossi e panda rossi. Non mancano
parchi come Capitol
Park con alberi, fiori e memoriali e naturalmente da cui si
può ammirare lo State
Capitol. Poi Capitol Mall, un viale alberato, l’arteria
principale della città
che collega lo State Capitol a West Sacramento passando per
l’omonimo fiume. Alla
città non mancano anche attrazioni romantiche, come la
possibilità di fare un
giro in battello sui fiumi, ma una delle attrazioni più
caratteristiche, è
indubbiamente il Delta King Riverboat. Un albergo situato
all’interno di un
antico battello ormai in disuso risalente all’epoca in cui
questi battelli solcavano
le acque di Sacramento.
Appena
atterrate all’aeroporto internazionale della
città, Daisy e Lauren salirono su
un taxi che le avrebbe condotte a casa Parker. Nonostante
l’ora, faceva ancora abbastanza
caldo, ma non in modo eccessivo. Solitamente in estate nelle ore
diurne, le
temperature potevano raggiungere anche i quaranta gradi.
L’unico lato positivo,
era la poca presenza di umidità. Durante il tragitto, Lauren
inviò un messaggio
a Chloe, per non farla stare in pensiero.
Lauren:
Volevo avvisarti che siamo arrivate, ti chiamo più tardi. 😘
Chloe: Grazie
per
avermi avvisata.
Ø
Adesso sono
più tranquilla.
Lauren: A
dopo… 💋
Dopo aver
inviato il messaggio, la
ragazza abbassò il finestrino guardando fuori. Le era
mancata molto la sua città
dove era nata e cresciuta, ma soprattutto le erano mancati i suoi amici
e la
sua famiglia, che aveva dovuto abbandonare per non causare loro
problemi a
causa della sua relazione con Joseph, che si era rivelata altamente
nociva. Mentre
osservava la vita della città scorrere attraverso il
finestrino abbassato,
provava dentro di sé sentimenti contrastanti. Da una parte
era contenta di
trovarsi lì ma dall’altra, in un angolino nascosto
della sua mente, si sentiva
sopraffatta dall’ansia. Come se da un momento
all’altro potesse succedere
qualcosa, contaminando la gioia di poter finalmente riabbracciare le
persone
che amava. Però forse la sua paura, non era dovuta tanto a
quello che poteva
succedere, ma a chi avrebbe potuto incontrare. Infatti si era trovata
più volte
a balzare con lo sguardo da una parte all’altra, come per
assicurarsi di non
riconoscere un volto che purtroppo, non avrebbe mai potuto dimenticare.
Daisy
al suo fianco si accorse dello stato d’animo della ragazza,
anche perché
conosceva la sua storia e le motivazioni che l’avevano
inevitabilmente spinta a
lasciare la città. Prese una mano della ragazza al suo
fianco per farle
coraggio. Lauren si voltò verso la donna che le sorrideva
incoraggiante e strinse
la sua mano, ricambiando il sorriso.
Portland
Shonei era
distesa sul letto con la schiena appoggiata contro la testiera e stava
leggendo
il giornale. Ashley era appena uscita dalla doccia, con il corpo
avvolto
nell’accappatoio. Entrò nella camera da letto e
diede un’occhiata alla ragazza
completamente assorta nella lettura. In un primo momento, Ashley
pensò di
andare a vestirsi fuori dalla stanza, ma poi ci ripensò.
Aprì l’armadio dando
le spalle a Shonei, estraendo da uno dei cassetti in basso, degli slip
in pizzo
nero indossandoli. Solo dopo si sfilò
l’accappatoio e sempre dando le spalle,
indossò il reggiseno anche in pizzo. Shonei a quel punto,
piegò leggermente
l’angolo del giornale in alto dandole una breve sbirciata.
Poi si costrinse a riportare
l’attenzione al suo giornale. Ashley a quel punto si diresse
verso il comodino
dalla sua parte del letto dove era solita dormire, ed estrasse da uno
dei
cassetti, un grande vasetto di crema per il corpo. Ritornò
davanti all’armadio
appoggiando una gamba sul bordo del letto. Il suo intento, era quello
di
piazzarsi frontalmente alla ragazza. Affondò alcune dita nel
vasetto per
prendere un po’ di crema, iniziando poi a spalmarla
lentamente lungo tutta la
gamba. Shonei si ritrovò di nuovo a lanciare qualche
occhiata verso la ragazza,
che inevitabilmente sorrise percependo il suo sguardo bruciarle
addosso. Non
c’era bisogno di voltarsi per assicurarsi che la stesse
guardando. La conosceva
fin troppo bene e nessun litigio, l’avrebbe fatta mai
desistere dal godersi lo
spettacolo. Ashley continuò a spalmarsi la crema sul tutto
il corpo, impedendo
all’altra di capire cosa diavolo stesse leggendo. Un
po’ frustrata ma anche
divertita dalla richiesta di attenzioni di Ashley, Shonei sorrise
abbassando il
giornale, incrociando le mani sulla pancia guardandola senza
nascondersi. A
quel punto Ashley si voltò verso la ragazza con aria
interrogativa. “Cosa
c’è?”
“Niente,
stavo solo pensando che se continui così finirai il
barattolo intero”.
“E ti
dispiacerebbe che… finisse?” chiese Ashley
senza specificare cosa, lasciando aleggiare
nell’aria il doppio senso di quella frase.
Shonei
scosse la testa ridendo. “So cosa stai cercando di
fare”.
“Ah
sì? E
dimmi, cosa starei facendo?”
“Deve
mancarti proprio tanto fare sesso con me”.
“Cosa?
Neanche per sogno, ma capisco quanto ti piaccia
l’idea”.
“Quindi,
se io adesso mi avvicinassi a te… non avesti problemi di
controllo?” chiese Shonei
con tono malizioso, inginocchiandosi
e dirigendosi verso di lei.
Ashley la
vide avvicinarsi senza allontanarsi dal bordo del letto. Era chiaro che
la
ragazza stesse giocando con lei per dimostrare di averci visto giusto.
Decise
di stare al gioco, non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta.
Così, si
ritrovarono una davanti all’altra. Shonei appoggiò
le mani sui suoi fianchi e
la fece voltare di spalle.
“Io
non
ho problemi di autocontrollo. Quella sei tu” disse Ashley.
“Ah…
davvero?” chiese
Shonei sussurrandole in un orecchio.
Ashley
sentì
venirle la pelle d’oca e sperò tanto che
l’altra non se ne accorgesse, anche se
era del tutto improbabile. Shonei prese un po’ di crema dal
barattolo e iniziò
a spalmargliela lentamente sulla schiena e sulle spalle. “Finisco
io, visto
che avresti qualche difficoltà a farlo da sola”.
“Sei
molto gentile, cosa è successo? Ti è venuta per
caso una crisi di coscienza?”
“Nessuna
crisi di coscienza. Piuttosto sei tu quella in crisi… di
astinenza” disse Shonei
ridacchiando divertita.
Ashley strinse
gli occhi sconfitta. Era evidente che la ragazza si fosse accorta della
reazione suscitata dal contatto delle mani, sulla sua pelle.
“Non
esaltarti troppo”.
“E tu
non
fare strani pensieri”.
Rimasero in
silenzio finché Shonei non terminò di spalmarle
la crema. “Ecco fatto, ho
finito. A meno che tu non voglia che io continui”.
Ashley
questa volta si allontanò mettendo della distanza tra loro. “Credo
che possa
bastare” disse la ragazza, mentre Shonei tornava a
sdraiarsi sul letto
riflettendo, senza staccarle gli occhi di dosso.
Sacramento
Le due donne
scesero dal taxi insieme all’autista che le aiutò
a scaricare i bagagli. Nel
frattempo Lauren era rimasta imbambolata a guardare verso la grande
casa a due
piani in cui era cresciuta. Il cortile era tenuto sempre in ordine e
nell’aria
si sentiva un forte odore di erba appena tagliata, segno che suo padre
non
aveva perso le sue vecchie abitudini. Due auto erano parcheggiate
davanti ai
due garage con le saracinesche abbassate. Una la riconobbe
perché apparteneva a
suo padre, l’altra invece non ne aveva nessuna idea.
“Allora?
Hai intenzione di restare ancora lì per molto, o mi dai una
mano a portare
qualche bagaglio?”
chiese Daisy ridestandola dai suoi pensieri.
“Oh
sì,
certo”.
Le due donne
presero i bagagli e si diressero verso la casa, salirono i tre scalini
del
portico. Sulla sinistra c’era una panchina, dove Lauren era
solita sedersi
durante l’estate a bere qualcosa di dissetante,
chiacchierando con qualche
amica, o con qualcuno della famiglia.
“A te
l’onore” disse Daisy
indicandole la porta di ingresso.
Lauren con
il cuore che le batteva a mille, lasciò i bagagli suonando
il campanello della
porta. Rimasero in attesa per qualche istante, mentre
dall’interno della casa
giungevano delle voci. La porta si aprì dopo pochi secondi,
Lauren si trovò
davanti suo padre che prima la guardò sorpreso e poi sorrise.
“Ciao
papà” disse Lauren
con la voce già tremante dall’emozione.
“Lauren…” disse
l’uomo stringendola in un
forte abbraccio.
“Sono
arrivate?” chiese
una voce ansiosa provenire dall’interno della casa, mentre
l’uomo si staccava
dall’abbraccio di sua figlia.
Poco dopo
comparve sull’uscio della porta anche la madre che appena la
vide, si fiondò su
di lei abbracciandola, tenendola stretta a lungo mentre il volto di
Lauren si
riempiva di lacrime dall’emozione. Nel frattempo
l’uomo si avvicinò a Daisy per
salutarla e abbracciarla. “Daisy, è
davvero un piacere rivederti”.
“Lo
è
anche per me Peter”
rispose la donna ricambiando l’abbraccio.
Quando la
madre si decise a lasciare andare la figlia, abbracciò la
sua migliore amica. “Daisy,
vieni qui e fatti abbracciare”.
“Ciao
Jenna, è così bello rivederti”.
“Dai,
entriamo dentro che qui si muore dal caldo” disse Peter
aiutando la figlia con i bagagli.
Appena
entrati in casa si accomodarono in salotto, mentre Jenna andava a
prendere
qualche bibita fresca per dissetare le due viaggiatrici.
Peter prese
posto su una poltrona, mentre Lauren e Daisy sul divano.
L’uomo non riusciva a
staccarle gli occhi di dosso a sua figlia. “Dio,
sembra passata una vita
dall’ultima volta che ti ho vista e sei sempre
bellissima”.
“Ha
preso
tutto da sua madre”
disse Daisy sorridendo.
“Qualcuno
sta tramando alle mie spalle?” chiese Jenna
rientrando in salotto, appoggiando sul tavolino
davanti al divano, un vassoio con quattro bicchieri e una caraffa di
limonata
fresca alla menta, con ghiaccio.
“Stavamo
giusto dicendo che Lauren ha preso la bellezza tutta da sua
madre” rispose Peter.
“E
purtroppo non solo quella” aggiunse
ironica Daisy, mentre Jenna le porgeva un bicchiere di
limonata.
Lauren la
guardò con un’espressione imbronciata.
“A
cosa
ti riferisci?”
chiese Jenna curiosa.
“La
sua
sfacciataggine è simile alla tua”.
“Ma
non è
vero… io non sono sfacciata” disse Lauren
con poca convinzione.
“Davvero?
Vogliamo parlare…”
“Ah-ah,
non provarci nemmeno Daisy. Altrimenti dovrò parlare a mamma
della tua
conquista”.
“Oddio,
non cominciate con questi discorsi” disse Peter
alzando le mani in segno di resa.
“Davvero?
Finalmente ti sei decisa Daisy” disse
l’amica, mentre la donna fulminava con lo sguardo
Lauren.
“Che
c’è,
perché mi guardi così?”
In quel
momento sentirono suonare il campanello di casa e Peter andò
ad aprire la
porta. Poco dopo entrarono nel salotto due ragazzi, i fratelli di
Lauren, Vicky
e Gleen, che appena la videro le andarono incontro per abbracciarla.
Così
Lauren si trovò a versare altre lacrime. Dopo aver salutato
anche Daisy e aver
chiacchierato un po’ tutti insieme, le due donne andarono a
fare una doccia e
sistemare i loro bagagli. Daisy avrebbe occupato la stanza degli ospiti
e
Lauren la sua vecchia stanza.
Portland
Max nella
sua stanza, dopo aver indossato il vestito, aprì
un’anta dell’armadio
guardandosi allo specchio. L’abito era stretto in vita mentre
verso il fondo,
la gonna tendeva ad allargarsi, lasciandole scoperte le ginocchia. Le
spalline erano
larghe, con uno scollo a v non eccessivo. I sandali erano muniti di
tacchi
larghi e non eccessivamente alti, per renderli più comodi da
indossare e un cinturino
alla caviglia. Max restò a fissarsi a lungo allo specchio,
fino a quando non le
comparve un sorriso sul volto. Le piaceva davvero il vestito scelto da
Ellis e
le calzava a pennello. Si decise finalmente a uscire dalla sua stanza,
mentre
le due amiche stavano conversando. Si interruppero bruscamente mentre
guardavano
la ragazza sgranando gli occhi.
Victoria
emise un fischio di apprezzamento. “Però,
non male. Stasera farai strage di
cuori”.
“Ma
non
dire fesserie”.
“Max,
ti
sta d’incanto” disse
Kate con ammirazione.
“Dici?”
“Direi
proprio di sì”
“Però
manca ancora qualcosa” disse Victoria
guardandola attentamente. “Ok, ci penso io
ora”.
Andò
nella
sua stanza e ne uscì con una piccola borsetta, che si
abbinava benissimo
all’abito. Poi si spostò dietro Max e le
agganciò una catenina in argento al
collo con un ciondolo a forma di goccia. “Adesso
sì che sei perfetta” disse
la ragazza soddisfatta del risultato finale.
Al The Heart
of Art Photographic Gallery, Ellis stava assicurandosi che fosse tutto
pronto
per la serata. All’entrata della galleria, c’era un
leggio con un libro e una penna,
che permettesse agli ospiti di poter firmare, oppure scrivere le loro
impressioni
in merito alla mostra, o qualche scatto in particolare. Alla reception
nell’ampia hall, era già presente Jerry intento a
conversare con Noah Graham,
proprietario della galleria e mentore di Ellis. L’iniziativa
per quella mostra
era venuta ad entrambi e avevano collaborato insieme per realizzarla.
Lungo il
corridoio, era stata aggiunta un po’ di illuminazione a
pavimento, oltre ai
faretti al soffitto. Erano stati accesi i condizionatori per rendere la
temperatura gradevole. Sempre nella hall era stato allestimento uno
buffet. I lunghi
tavoli ricoperti da tovaglie color panna, erano pieni zeppi di bevande
e
diversi piatti, come stuzzichini e finger food e dolci.
C’erano anche un paio
di ragazze che si sarebbero occupate di rifornire le tavole nel caso,
venisse a
mancare qualcosa. A completare il tutto, c’era anche della
musica di sottofondo
con volume non eccessivamente alto, utile per immergersi completamente
nel
percorso della mostra. Ellis fece un ultimo giro fermandosi di tanto in
tanto,
davanti ad alcune foto incorniciate appese alle pareti. In tutto erano
presenti
trenta stampe di un formato di 50x70. Superato il lungo corridoio, si
addentrò
nell’ampia sala posta alla fine della galleria.
Camminò fino in fondo,
dirigendosi verso l’immagine appesa alla parete davanti a
sé. Al di sotto della
foto, c’era attaccata una targhetta con tanto di nome. Ellis
fece un lungo
sospiro un po’ preoccupata. Noah le si avvicinò
lentamente da dietro,
appoggiandole una mano sulla spalla cogliendola del tutto di sorpresa.
Ellis fece
un saltello dallo spavento. “Gesù,
potresti evitare di essere così
silenzioso quando ti avvicini?” chiese, portandosi
una mano al petto
facendo ridere l’uomo.
“Sei
tesa
come una corda di violino stasera, eppure non è la tua prima
mostra”.
L’uomo si infilò le mani in tasca
guardando l’immagine che Ellis stava osservando. “Deve
essere davvero
importante per te”.
“Già”.
“Sarà
meglio che tu vada prepararti, la mostra comincerà tra
poco”.
“Sì”
rispose Ellis
senza aggiungere altro.
Poi fece dietrofront, per tornare a casa a prepararsi.
Arrivata la
sera, Kate si unì ad Aaron e Timothy per raggiungere il
Paradise e incontrarsi
con Jonathan, Chris ed Allison, che erano già sul posto ad
attenderli. Ashley,
dopo essersi messa in tiro, indossando un nuovo vestito acquistato con
i soldi
di Shonei, uscì con le sue amiche. Chloe invece, dopo aver
saputo della indisponibilità
della sua migliore amica, le era passata completamente la voglia di
fare
qualsiasi cosa. Così, aveva deciso di trascorrere la serata
tra le mura
domestiche, in compagnia del suo fedele amico Flerk. Quindi aveva
ordinato una
pizza da asporto e birre, poi si era munita di posacenere, sigarette e
accendino e si era piazzata sul divano davanti al televisore. Steph
aveva
proposto a Jessie di uscire, visto che non era di turno per la sera.
Anche loro
decisero di andare al Paradise, come anche Shonei e Janet.
Dopo essere
ritornata in galleria, Ellis e Noah incominciarono a salutare gli
ospiti che
stavano arrivando poco alla volta. Arrivò anche Audrey che
le si avvicinò
salutandola.
“Allora
Ellis, come ti senti per il grande evento?”
“Benissimo”.
La
segreteria la guardò con scetticismo. L’altra
accorgendosi della sua occhiata,
disse: “Sono solo un tantino nervosa, ma niente di
preoccupante”.
“Se lo
dici tu. Hai preparato qualcosa da dire per dare il benvenuto ai tuoi
ospiti?”
“Avrei
dovuto?”
“Mi
stai
prendendo in giro?”
Ellis le
sorrise. “Non ho preparato nulla ma non
preoccuparti, serviranno poche
parole. La maggior parte di questa gente non vede l'ora di spendere un
po' di
soldi e buttarsi a capofitto sul buffet”.
Audrey rise
alle sue parole, soffermandosi a guardarla con più
attenzione. Ellis indossava
dei pantaloni neri, abbinati a delle scarpe Oxford con lacci sul
davanti. Una
classica camicia bianca attillata, sbottonata sul collo e un blazer
sopra, in
tinta con i pantaloni. “Oggi sei particolarmente
affascinante”.
Ellis la
guardò mentre il suo sorriso si allargava sul suo volto. “Grazie,
non ci
stai provando con me, vero?”
“No,
ma
semmai dovessi cambiare sponda te lo farò sapere”.
Ellis rise
alle parole della ragazza che era riuscita, anche se per poco, ad
alleggerire
quel senso di oppressione che sentiva dentro. Continuava a lanciare
sguardi
verso l'entrata della galleria in trepidante attesa. Ogni volta che
vedeva
entrare qualcuno, rimaneva delusa nell'accorgersi che non era la
persona che
stava attendendo con ansia.
“Vedrai
che verrà” la
rassicurò Audrey, comprendo il motivo della sua agitazione.
“E se
invece non venisse? Insomma... lei dovrebbe...”
“Oddio,
adesso calmati e andiamo a prenderci qualcosa da bere” disse Audrey
prendendola sottobraccio
e trascinandola verso il buffet.
Presero due
calici di champagne bevendo mentre facevano quattro chiacchiere.
“Gary
non
viene?” chiese
Audrey.
“Non
è in
città per via del lavoro”.
Dopo aver
mandato velocemente il resto del contenuto del suo calice, Ellis
sentì una voce
alle sue spalle.
“Eccola
qui, la mia adorata figlia. Ciao Audrey”.
“Buonasera
Margaret”.
“Ciao
Mamma” salutò
Ellis
abbracciandola. “Grazie per essere
venuta”.
“Oh
Ellis, non mi sarei persa questa mostra per niente al mondo, anche
perché vorrei
tanto acquistare qualcosa da appendere in casa”.
“Non
devi
farlo per forza solo perché sei mia madre. Non ti ho
invitata per questo”.
“Io
non
mi sento affatto obbligata. Voglio semplicemente avere qualcosa per
abbellire
le pareti di casa. Qualcosa che mi ricordi quanto sono fiera di mia
figlia” disse la donna
accarezzandole il viso
con una mano.
Ellis
l'abbracciò di nuovo dandole un bacio sulla guancia. “Ti
voglio bene mamma”.
“Anche
io
Ellis”.
Si
staccarono e poi la donna disse: “Allora, si
può avere da bere?”
“Certamente”
rispose Ellis
riempiendole un calice di champagne e porgendoglielo.
La donna ne
prese un sorso e poi chiese: “Ma dov'è
Max? Non dovrebbe essere già qui?”
L'espressione
di Ellis si rabbuiò di nuovo.
“Sono
sicura che arriverà presto” disse Audrey.
“Scusate,
torno subito” disse
Ellis, allontanandosi per raggiungere la reception, continuando a
guardare verso
l'entrata e dando una sbirciata al suo telefono, per vedere se ci
fossero dei
messaggi.
“È
successo qualcosa che non so?” chiese la donna
preoccupandosi per sua figlia.
“Non
esattamente, ma ora ti spiego”.
Così
Audrey
raccontò cosa ci fosse dietro il malcontento di sua figlia.
Nel frattempo Ellis
si spostava nella hall intrattenendosi a chiacchierare con alcuni
ospiti.
Noah le si
avvicinò sussurrandole nell'orecchio.
“Credo sia arrivato il momento”.
“Aspettiamo
solo qualche altro minuto”.
“C'è
già
parecchia gente, non possiamo farli attendere oltre”.
Alla fine Ellis
si lasciò convincere a malincuore. Si riavvicinò
alla reception prendendo un
microfono. Lo accese guardando ancora un’ultima volta verso
l'entrata e poi
disse: “Un attimo di attenzione prego”.
La sua voce
attirò tutti gli ospiti che erano intenti, chi a fare
quattro chiacchiere e chi
a rimpinzarsi al buffet. Margaret e Audrey guardarono nella sua
direzione
sorridendole.
“Innanzitutto
tutto, vorrei ringraziarvi per essere venuti qui questa sera. Come ben
sapete,
questa non è soltanto una mostra ma qualcosa di
più. Grazie alla collaborazione
con Noah…” disse
indicando l'uomo al suo fianco che sorrise facendo un inchino con il
capo. In
quel momento sopraggiunse Max, giusto in tempo per ascoltare il suo
discorso.
Ellis però non si accorse subito di lei. “…siamo
riusciti ad organizzare
questo evento molto importante, che ci sta molto a cuore e che dovrebbe
stare a
cuore ad ognuno di noi, perché se siamo tutti qui riuniti
stasera, è perché
amiamo l'arte. E quale modo migliore per celebrare l'arte, se non
quello di
dare la possibilità a giovani talenti, di potersi esprimere
e dare nuova linfa
vitale a tutto ciò che noi amiamo? Ci sono tanti ragazzi
lì fuori, che non
hanno la possibilità finanziaria per poter accedere a delle
scuole private per
poter studiare fotografia. Trovandosi costretti a rinunciare, vedendosi
sfumare
il sogno di una vita, un sogno che è anche il nostro. Quindi
lo scopo
principale oggi, non è solo quello di goderci una serata
all'insegna dell'arte,
ma permettere alle nuove generazioni di crearne di nuova”.
Gli ospiti
cominciarono ad applaudire al suo discorso di apertura della mostra,
inclusa
Max che era un po’ troppo indietro per essere individuata.
Ellis rimase in
attesa che gli applausi cessassero, perché aveva ancora
qualcos'altro da aggiungere.
Quando finalmente riprese la parola, disse: “Quelli
che vedrete oggi,
sono...” disse Ellis interrompendosi di colpo,
quando finalmente si accorse
Max. Margaret seguì lo sguardo di sua figlia, notando anche
lei la ragazza.
Ellis sorrise e riprese il suo discorso. “Stavo
dicendo… che quelli che
vedrete, sono degli scatti che ho fatto nel corso della mia carriera di
fotografa. Sono foto inedite, di cui nessuno conosce nemmeno
l'esistenza. Oggi,
le metto a disposizione di tutti coloro che vogliono acquistarle. Tutti
i
proventi andranno in beneficenza alla scuola di fotografia di Portland,
per
permettere a tutti i nuovi e giovani talenti, di entrare a fare parte
del grande
mondo dell'arte fotografica. Tutto questo sarà possibile
soltanto grazie a voi
e alle vostre donazioni, quindi siate generosi... e vi porterete a casa
un
pezzo di me” aggiunse facendo ridere gli ospiti.
“Vorrei aggiungere
un'ultima cosa non meno importante. Le foto qui presenti sono in tutto
trenta,
di cui una non mi appartiene. Sappiate che non è in vendita,
però ci tenevo
particolarmente a mostrarvela. Appartiene a qualcuno che stimo
tantissimo, sia come
persona sia per la sua professionalità. Detto questo, auguro
una buona mostra a
tutti, grazie”.
Si
elevò un
altro applauso, mentre Ellis lasciava velocemente il microfono con
l'intento di
andare Max. Mentre tentava di raggiungere la ragazza, alcuni le
strinsero la
mano per salutarla. Ellis ricambiò i saluti solo per non
essere scortese.
Quando poi si trovò ad un metro di distanza da lei, senza
nessuno intorno a
bloccarle la visuale, si bloccò di colpo insieme al suo
respiro. Quando l'aveva
individuata tra la folla, era riuscita a scorgere soltanto il suo volto
ma
adesso riusciva a vederla in tutta la sua interezza. La ragazza alla
fine aveva
indossato l'abito che le aveva fatto recapitare. Max la
guardò sorridendo
timidamente. Margaret non molto distante, si accorse della reazione di
sua
figlia alla vista della ragazza e comprese in quel preciso istante, che
la
motivazione per cui prima Ellis era tanto nervosa, non era dovuto a
ciò che
aveva in serbo per la ragazza, ma c'era dell'altro. Ellis sembrava
ammaliata da
Max e questo poteva voler dire soltanto una cosa. Forse i suoi sospetti
iniziali, sul fatto che ci fosse qualcuno nella sua vita, non era poi
così
lontano dalla realtà. Forse quella persona esisteva davvero,
ed era Max.
Sorrise all'idea, ma il suo sorriso si spense quando vide qualcuno
dirigersi
verso sua figlia, con l'intento di fermarsi a chiacchierare. Visto che
era
qualcuno che conosceva, si affrettò a raggiungerlo e
salutarlo, così che Ellis
potesse occuparsi di Max. Ellis che si era voltata sentendosi chiamare
dall’uomo, vide la madre fermarlo per salutarlo. Ellis
riportò il suo sguardo su
Max e finalmente si decise ad avanzare, fermandosi davanti a lei
sorridendo. “Sei
venuta, credevo che non ti avrei vista”.
“Scusa
per il ritardo ma c'è un traffico assurdo oggi”.
“Dove
sono Kate e Victoria?”
“Victoria,
è appena andata via. È stata lei ad
accompagnarmi, per oggi aveva già un altro
impegno e anche Kate. Però ti ringraziano tanto per
l'invito. Spero non ti
dispiaccia”.
“Scherzi?
Per me l'importante è che ci sia tu”.
“Beh,
eccomi qua”.
“Accidenti
Max, il vestito sembra sia stato creato appositamente per te. Sei...
bellissima”.
“Grazie”
disse Max in
imbarazzo. “Anche tu
stai bene”.
“Mai
quanto te. Vieni, vorrei presentarti una persona”.
Max la
seguì
e si fermarono alla reception, dove c'era Noah a chiacchierare con
qualcuno.
“Ehi
Noah”.
L'uomo si
voltò verso di lei. “Ellis”.
“Noah,
vorrei presentarti Maxine Caulfield. Max, lui è Noah Graham,
il mio mentore. Se
sono diventata una fotografa, lo devo principalmente a lui”.
“Non
esagerare Ellis. Piacere di conoscerti Maxine”.
“Piacere
mio signor...”
“Oh
no,
per te sono soltanto Noah”.
“Ma
solo
se per te sono soltanto Max”.
“Allora
affare fatto” disse
l'uomo stringendole calorosamente la mano. “Ellis
mi ha parlato davvero molto
bene di te”.
“Oh,
bene”
disse Max non
sapendo cos'altro rispondere.
“Spero
che la mostra sia di tuo gradimento”.
“Sono
più
che certa che lo sarà”.
“Appena
avrai finito di vedere gli scatti, gradirei che mi
raggiugessi”.
Max stranita
dalla sua richiesta sorrise cortesemente. “Va
bene”.
“Allora
a
dopo Max”.
“Non
potrò farti da cicerone Max, ma vorrei mostrarti una
foto” le disse Ellis.
Max
seguì
Ellis fermandosi a guardare la prima foto.
“L’ora
blu”.
“Te lo
avevo detto che te l’avrei mostrata, anche se per adesso
dovrai accontentarti
di una foto”.
Max rimase
sbalordita dalla bellezza dello scatto. “È
così bella che mi sembra di
vederla dal vivo. È davvero stupenda Ellis”.
“Grazie
Max”.
“Ciao
Max”
salutò
Audrey
avvicinandosi.
“Ciao
Audrey”.
Ellis vide Noah
farle il segno di avvicinarsi. “Scusate ragazze, ma
adesso devo lasciarvi.
Vi raggiungo appena posso”.
“Va
bene,
vai pure” disse Max
sorridendole.
“Beh,
che
ne dici se guardiamo la mostra insieme?” chiese la
segretaria.
“Ottima
idea” rispose Max.
Il Paradise
era strapieno di gente quella sera. I ragazzi si erano divisi in
gruppetti.
Allison ed Aaron erano seduti al bar a bere qualcosa, cercando un
po’ di
privacy. Jonathan, Chris e Kate erano seduti sui divanetti a
chiacchierare.
Timothy, Steph e Jessie erano in pista a ballare nella mischia.
“Io
non
capisco perché mai Chloe non sia voluta uscire. Dopo una
settimana buttata in
ospedale, pensavo che si sarebbe data alla pazza gioia” disse Chris
rivolto a Jonathan.
“Beh,
pazza gioia un corno, dimentichi che manca il pezzo forte” rispose
Jonathan, mentre Kate li
guardava con aria interrogativa.
“Poco
fa Allison
mi ha detto che è partita oggi” disse Chris.
“Scusate
la mia curiosità, ma di chi state parlando?” chiese Kate.
“Di
un’amica, Lauren. È andata a New York per lavoro e
adesso va dalla sua famiglia
a Sacramento” rispose
Chris.
“Ah,
ok”.
In quel
momento entrò nel locale Shonei in compagnia di Janet, che
dopo averli
individuati, si diressero verso di loro.
“Ehi,
ciao ragazzi”.
“Ciao
Shon”.
“Vi
ricordate di Janet”.
“E
come
potremmo mai dimenticarcene” rispose Jonathan.
Janet
sorrise. “Ciao ragazzi”.
“Dove
sono gli altri?”
“Sono
sparpagliati in giro” rispose Chris.
“Vado
a
prendere da bere e torno. Tu cosa vuoi?” disse Shonei
rivolta alla ragazza.
“Quello
che prendi tu”.
“Ok”
rispose Shonei
allontanandosi.
“Siediti
con noi Janet” disse
Chris, facendole segno sul posto accanto a lui.
Quando
Shonei raggiunse il bar, Allison ed Aaron che erano seduti un
po’ distanti
dalla sua posizione, non si accorsero subito della sua presenza.
“Ehi
Eddie, due martini dry per favore” disse Shonei
rivolgendosi all’amico che era di turno insieme
a Ian.
“Martini
in arrivo Shon” rispose
il ragazzo.
A quel
punto, Allison si sporse sul bancone guardando oltre Aaron e vide la
ragazza. “Ehi
Shon”.
Shonei si
voltò verso di loro e sorrise. “Ehi
piccioncini, vedo che vi state dando da
fare lontano da occhi indiscreti”.
Aaron rise
alla sua insinuazione, mentre Allison alzava il dito medio verso di
lei. Shonei
ridacchiò avvicinandosi ai due ragazzi. “Non
vedo Chloe”.
“Lei
non
è uscita stasera”.
“Cosa?”
chiese sorpresa.
“Credo
che le manchi molto Lauren”.
“Dannazione,
se lo avessi saputo prima sarei passata a prenderla con la
forza”.
“Lauren
è
la tua amica?” chiese
Aaron.
“Sì,
la
ragazza di Chloe”.
“Davvero?
Non pensavo che Chloe avesse una ragazza”.
“Ma
non
te lo avevo già detto?”
“Non
che
io ricordi”.
Shonei rise.
“Si vede che era troppo occupato a sbavarti addosso
per poterti ascoltare”.
“Lo
credo
bene, guarda che fisico che mi ritrovo” disse Allison
con malizia. “A proposito, sei venuta da
sola o…”
“No,
sono
con Janet”.
“La
ragazza che ci hai presentato giorni fa al Rhythm?”
“Sì,
proprio lei”.
“Un
momento, non sarà lei la tua…” disse la
ragazza, interrompendosi quando vide l’espressione
divertita dell’altra. “Oh cazzo,
è lei!”
Eddie
appoggiò sul bancone le ordinazioni. “Ecco
i tuoi martini”.
Shonei prese
i due bicchieri ringraziando l’amico.
“È
lei
cosa?” chiese Aaron
confuso.
“La ragazza di Shon”.
“Io
non
oserei definirla proprio così, ma va bene.
L’importante è che tu non diventi
troppo gelosa” disse
Shonei allontanandosi ridendo.
Mentre stava
raggiungendo gli altri vide Timothy ritornare al suo posto. Diede
un’occhiata
in pista, notando anche Steph e Jessie ballare insieme. Si
fermò un istante a
guardarle scuotendo la testa e ritornò a sedersi.
Mentre Ellis
era occupata a chiacchierare con qualcuno davanti
all’entrata, ricevendo i
primi complimenti per i suoi scatti, Max si godeva la mostra. Audrey si
era
allontanata da lei dopo aver ricevuto una telefonata. A un certo punto
Max si
fermò affascinata da una foto ritratto in bianco e nero.
Rimase lì a contemplarla
completamente rapita. L’immagine rappresentava una donna di
profilo
completamente nuda, seduta a terra, con le ginocchia incrociate,
appoggiandosi
su una mano, mentre con l’altra teneva stretto al suo petto
un lenzuolo bianco,
come per nascondersi. Ciò che più
l’affascinava di quello scatto, era lo
sguardo della ragazza rivolto verso l’obbiettivo.
C’era qualcosa in quegli
occhi che la scrutavano e da cui non riusciva a distogliere lo sguardo.
Max
fece un passo in avanti per guardare la foto più da vicino
immergendosi in
quello sguardo magnetico. Ellis si spostò più
all’interno della galleria e così
si accorse della ragazza, ferma ad osservare la foto che ha aveva
segnato la
sua vita. Qualcun si fermò parlare con la fotografa,
distraendola dalla sua
attenzione su Max.
“Devo
farti i miei più sentiti complimenti Ellis. Questa mostra
è pura poesia e mi
sono completamente innamorato di ogni scatto. Sappi che avrai un mio
cospicuo
contributo”.
“Oh,
la
ringrazio infintamente Donald”.
Sopraggiunsero
altre due persone con loro, ormai Ellis si sentiva completamente
braccata, ma
di tanto in tanto riusciva a lanciare un’occhiata a Max.
A un certo
punto un ragazzo si fermò accanto a Max che stava ancora
guardando la foto.
“È
davvero incredibile la bellezza di questa foto. Ellis ci sa davvero
fare con la
macchina fotografica. Riesce a rendere il soggetto più bello
di quello che è
realmente” disse il
ragazzo guardando la foto.
Max si
girò
verso di lui. “A dire il vero, credo che il
soggetto sia bello anche senza doverlo
migliorare”.
Il ragazzo
si voltò osservandola attentamente mentre le sorrideva. “Sì,
hai perfettamente
ragione ma sono convinto che a questa mostra, ci siano ragazze molto
più belle
e affascinanti di lei”.
Max si
sentì
a disagio per il chiaro tentativo di approcciò del ragazzo.
Sorrise
cortesemente. “Beh, grazie del complimento, ma
credo che lei sia senza ombra
di dubbio, il miglior soggetto per una foto”
rispose cercando di rimanere
l'argomento sul tema della fotografia.
“Forse
sarà anche il soggetto migliore per una fotografia, ma non
dal vivo”. Il tizio era
uno di quelli che non
si arrendeva facilmente. “Accidenti, sono un
maleducato, non mi sono nemmeno
presentato. Io sono Roland” disse il ragazzo
porgendole la mano.
“Piacere,
io sono Max”.
“Ah,
quindi sei quella Maxine” disse il ragazzo
felicemente sorpreso.
“Scusami,
ma non credo di capire”.
Roland
ignorò il commento della ragazza. “Conosco
Ellis da tanto tempo e non manco
mai a una sua mostra. Tu invece? È la prima volta che ci
vieni? Non mi sembra
di avere avuto mai il piacere di conoscerti in altre
occasioni… sfortunatamente”.
“Io
sono
un'amica e collega di Ellis e non la conosco da tantissimo tempo.
Questa è la sua
prima mostra a cui partecipo”.
“È
così
fortunata Ellis, sempre accerchiata da belle ragazze e avvenenti
amiche”.
Ellis che
continuava a chiacchierare con gli ospiti, si accorse della presenza
del
ragazzo che conosceva fin troppo bene. “Ehm...
potete scusarmi un attimo?
Torno subito” disse la ragazza allontanandosi
velocemente dal gruppo. Si
avvicinò al buffet per prendere due calici di champagne e si
diresse verso la
ragazza in tutta fretta.
“Quindi
sei una grande fotografa anche tu”
affermò il ragazzo cercando di mantenere viva la
conversazione.
“Eccomi
qui, scusami tanto per l’attesa” disse Ellis,
porgendole un bicchiere che Max prese.
“Oh,
grazie Ellis”.
“Prego” rispose Ellis,
mettendole un braccio
attorno ai fianchi, gesto che non passò inosservato al
ragazzo.
“Oh,
ciao
Roland, sono contenta di rivederti. Allora, cosa ne pensi delle mie
nuove foto?”
“Sono
particolarmente affascinanti, come sempre del resto”.
“Ti
ringrazio, sei sempre molto gentile”.
“Sono
soltanto
sincero. Beh, credo che adesso dovrò continuare il giro, non
vorrei perdermi il
resto”.
“Giusto,
infondo è per questo che sei qui” disse Ellis
sorridendo, anche se la sua frase sembrava più
una frecciatina nei suoi confronti.
“Esatto
Ellis. Bene, allora vi lascio. Mi ha fatto davvero piacere conoscerti
Max,
spero di rivederti presto, magari in qualche altra occasione”.
Max si
sforzò di sorridere annuendo.
https://www.youtube.com/watch?v=gAF6ieYUnRM&ab_channel=kikxfann
“Scusami
tanto per averti lasciata sola ma sai, con tutta questa gente mi riesce
difficile fare quello che mi pare. Di solito durante una mostra non mi
perdo in
chiacchiere, ma è anche una serata di beneficienza e non
posso esimermi dal
dare qualche stretta di mano in giro”.
“Sì
lo
so, non devi preoccuparti”.
“Credo
sia meglio che resti con te. Non si sa mai che tipi viscidi si possano
accostare a te”.
“È
un
viscido?”
“Sì,
ci
conosciamo da un casino di tempo e viene alle mie mostre solo per
rimorchiare”.
“Ha
detto
che sei circondata sempre da belle e avvenenti ragazze”.
“Ecco
spiegato
il motivo per cui viene alla mie mostre”.
Max rise
accorgendosi
solo in quel momento che il braccio di Ellis era ancora appoggiato
attorno ai
suoi fianchi. Ellis seguì lo sguardo della ragazza e
tirò subito indietro la
mano.
“Oh,
scusami Max” disse
Ellis a disagio. “Allora, ho visto che sei ferma
qui da parecchio a
osservare questa foto. Che ne pensi, ti piace?”
“È
davvero una bella foto, ha qualcosa di magico e lei è
bellissima”.
“Sì,
è un
bel soggetto”.
“Ha
posato per te?”
“Sì,
non
è l'unica foto che ho di lei. Ho fatto altri scatti sempre
in bianco e nero ma…
questa è decisamente la migliore”.
“Fa la
modella per caso?”
“Non
che
io sappia, almeno ai tempi non lo era. Ha posato per me come fa Bonnie.
Adoravo
scattarle foto”.
“Solo
foto
di nudo?”
“No,
però
per la maggior parte lo sono”.
“Deve
essere una vera professionista se non ha mai provato imbarazzo a farsi
scattare
foto così”.
“Non
era mai
in imbarazzo, ma io sì”.
“Tu?”
“Quando
lavoro non presto attenzione alla nudità di una persona. In
realtà per me è
come se fosse vestita. In questo modo chi posa per me non si sente mai
a
disagio. Credo di guardare con più interesse quelle vestite.
Infondo quelle
svestite non hanno nulla da nascondere. È già
tutto in bella mostra” disse ironica.
Max sorrise
scuotendo la testa tornando a guardare la foto.
“Ma
con
lei è stato diverso”.
La ragazza
si voltò di nuovo verso di lei in attesa che proseguisse. A
quel punto Ellis
chiese: “Cosa vedi in questa foto?”
“C’è
qualcosa in quello sguardo, non so bene come spiegarlo. Ci stavo
pensando prima
che mi interrompesse Ronald”.
“Bene,
adesso non ti interromperà più nessuno” disse Ellis
sorridendo, bevendo un sorso di champagne.
Max si
avvicinò di nuovo alla foto. “Cosa
avrebbe dovuto rappresentare questa foto?”
“Nulla
di
preciso è soltanto una foto”.
“Sì,
ma c’è
qualcosa che rende questo scatto così… triste.
Sì, ecco cosa trasmette, tristezza.
Sembra quasi un addio”.
Ellis rimase
sbalordita dalle sue parole e gli occhi le si inumidirono.
Max si
voltò
a guardarla. “È
così?”
Ellis
deglutì mandando giù tutto ad un fiato, il
contenuto del suo bicchiere. “Sono
davvero sorpresa”.
“Di
cosa?”
“Di
quello che sei riuscita a vedere. Pensavo di essere troppo coinvolta
emotivamente per riuscire a leggere quello sguardo. Lei si chiama
Eleonor,
questo è il suo nome”.
Max si
ricordò della cartella sul laptop di Ellis, denominata
proprio con quel nome.
“Ricordi
quando ti ho parlato di quel sogno ricorrente?”
Max
annuì.
“Beh,
era
lei il mio sogno. Lo è stato a lungo, fino a quando ho
compreso di essermi
completamente innamorata di lei. Fino a quel momento, non avevo mai
mescolato
il lavoro con la mia vita privata. Avrei voluto affrontare quella
situazione in
maniera del tutto diversa. Magari parlarne con lei e invece…
ero così coinvolta
che alla fine mi sono lasciata andare e durante una
sessione… l’ho baciata, è
stato più forte di me… non sono riuscita a
controllarmi”.
Ellis
raccontava la sua vicenda, tenendo gli occhi fissi in quelli di Eleonor
che la
fissava dalla foto. “Quell’evento ha
segnato la fine della nostra
collaborazione che durava ormai da circa un anno. Lei non era
interessata a me,
non come avrei voluto. Da quel momento in poi, le cose sarebbero state
troppo
difficili tra noi. Non potevamo più lavorare insieme come se
non fosse mai
successo nulla. Così, lei ha deciso di interrompere per
sempre le nostre
sessioni. Vorrei poter dire che fossi d’accordo con la sua
scelta, ma non lo
ero affatto. Anche se sapevo che era la cosa giusta da fare, non
riuscivo ad
accettarla. Però non ho avuto altra scelta. Dopo due mesi,
venni a sapere che aveva
lasciato Portland per lavoro e da quel momento non l’ho
più rivista. Non so più
nulla di lei. Il consiglio che ti ho dato quel giorno è
sempre valido Max. Devi
stare sola attenta che le cose non ti sfuggano di mano, come
è successo a me”.
“Ma
avevi
detto di avere affrontato la situazione” disse Max
confusa.
“Sì,
l’ho
fatto ma nel modo sbagliato. Mi sono lasciata trasportare dai miei
sentimenti
verso di lei”.
Max rimase in
silenzio a guardarla riuscendo a percepire il dolore che portava ancora
dentro.
“Sei ancora… innamorata di lei?”
Ellis si
voltò verso la ragazza. “Così
credevo…”
Rimasero a
fissarsi per qualche istante e poi una donna che le raggiunse,
interrompendole.
“Ciao Ellis, scusa se ti interrompo ma avrei bisogno
di parlarti un attimo
se è possibile”.
“Oh,
ma
certo, arrivo subito”.
Ellis si
rivolse a Max. “Continua il tuo giro, io cerco di
raggiungerti il più presto
possibile”.
“Va
bene”.
Max si
voltò
di nuovo verso la foto non riuscendo a staccare gli occhi. Ellis che si
stava
allontanando in compagnia della donna, si voltò verso di lei
ancora intenta a
fissare la foto. Sembrava completamente rapita. Poi si rivolse alla
donna al
suo fianco, che aveva iniziato a farle domande sua una foto che voleva
acquistare.
“Potresti
scusarmi un momento? Arrivo subito” disse la
fotografa raggiungendo velocemente la sua
segretaria.
“Audrey”.
“Ellis,
dimmi?”
“Avvisa
Noah
di non permettere a nessuno di acquistare la foto di nudo?”
“Oh,
come
mai?”
“Ci ho
ripensato. Se qualcuno dovesse fare un’offerta per quello
scatto, deve
rispondere che è stato già venduto”.
“E se
vogliono offrire davvero tanto?”
“Non
ha
importanza quanto siano disposti a sborsare. Quella foto non
è in vendita”.
“Va
bene,
lo avviso subito”
disse Audrey, confusa dal suo ripensamento.
Nel
frattempo Margaret raggiunse Max. “Eccoti
qui”.
“Ciao
Margaret”.
“Scusami
se non ti ho raggiunta subito ma sai, conosco la maggior parte delle
persone
presenti qui. È davvero un tormento”.
“Non
scusarti”.
Margaret
guardò la foto di Eleonor. “Oh,
finalmente ha deciso di sbarazzarsene. Sono
anni che le dico di smetterla di pensare a lei”.
La donna si
voltò a guardare Max sorridendo. “Si
vede che i suoi interessi sono cambiati
adesso. Vieni Max, proseguiamo con il giro”.
Al Paradise,
tutti i ragazzi erano seduti sullo stesso divanetto a chiacchierare. La
serata
proseguiva tranquillamente, anche se non mancarono alcuni scambi di
sguardi
poco amichevoli, da parte di Steph nei confronti di Shonei. Janet nel
frattempo
non mancava di accarezzare i capelli di Shonei, sussurrarle qualcosa
all’orecchio e darle un bacio di tanto in tanto. Questo
atteggiamento non fece
altro che aumentare l’ostilità di Steph nei suoi
confronti. Però era abbastanza
evidente che il vero problema non fosse Shonei, ma il suo rapporto con
Jessie.
Con lei, non si sarebbe mai potuta lasciare andare a gesti affettuosi,
soprattutto
davanti ad altri. Era già successo che Steph avesse tentato
di prenderle una
mano, senza ottenere nessun risultato. A un certo punto Shonei e Janet
si
alzarono per raggiungere il bar per ordinare qualcos’altro.
Dopo aver terminato
di bere i loro drink, Shonei si diresse al bagno mentre Janet si
ributtava in
pista a ballare, in attesa di essere raggiunta dalla ragazza. Mentre
Shonei era
in bagno quando qualcun altro entrò, chiudendosi nella
cabina di fianco alla
sua. A un tratto la ragazza sentì la voce riconoscibilissima
di Jessie, che
sembrava aver chiamato la sua amica Mary. Così non
poté fare altro che
ascoltare la conversazione.
“Allora,
dove sei? Davvero? Siete soltanto voi due?... ah,
però… è fantastico. Quindi le
cose si stanno facendo davvero serie, eh?”
Mentre
Shonei ascoltava la conversazione, si rese conto che il tono di voce di
Jessie
era alquanto strano. Sembrava che la ragazza si stesse sforzando in
tutti modi di
sembrare serena e felice con l’amica, ma sembrava non esserlo
affatto.
“Oh,
io sono
al Paradise con Steph e altri suoi amici. Sì certo, mi
diverto eccome. Però mi
manca uscire con te. No, le altre non le ho chiamate, con loro
finirebbe solo
in un modo, lo sai. Ma no, non devi preoccuparti per me, io sto bene.
Tu pensa
a divertirti con il tuo ragazzo. Certo, ci vediamo presto…
ok, ciao”.
Shonei
uscì
dalla sua cabina spostandosi davanti a uno dei lavelli per lavarsi le
mani,
mentre rifletteva su ciò che aveva appena ascoltato. In
quella breve
conversazione che aveva ascoltato, aveva compreso che Mary si fosse
fidanzata e
Jessie, invece di essere felice per lei, sembrava triste e forse anche
preoccupata. Ma forse non era preoccupata per l’amica, ma per
sé stessa. Mentre
continuava a lavarsi le mani, sentì la porta aprirsi alle
sue spalle. Alzando
lo sguardo, vide il volto sorpreso della ragazza attraverso lo
specchio. Jessie
si avvicinò al lavello per lavarsi le mani in assoluto
silenzio, mentre Shonei
continuava a guardarla attraverso lo specchio. Si raddrizzò
scrollando le mani
nel lavello e si diresse verso la parete dove era situato il
distributore
asciugamani di carta. Ne strappò via due fogli e mentre si
asciugava le mani,
tornò di nuovo davanti al lavello appoggiandosi di spalle,
non staccando
nemmeno per un momento lo sguardo dalla ragazza. Jessie
continuò a sentire il
suo sguardo bruciarle addosso.
“Deve
essere davvero difficile per te” disse a un
tratto Shonei.
Jessie
spostò il suo sguardo verso Shonei. “Cosa?”
“La
tua
situazione”.
Jessie la
guardò confusa. “Di cosa stai
parlando?”
“Oooh
avanti, non fare la finta tonda. Lo sai bene a cosa mi sto riferendo.
Non
pensare che io non sappia cosa stai facendo”.
“E
cosa
starei facendo?”
“Stai
cercando di rimanere a galla aggrappandoti a Steph, ma prima o poi
cadrai giù e
lei con te”.
“Non
so
cosa stai cercando di dirmi…”
“Mary
si
è trovata un fidanzato e non ha il tempo di stare con te.
Magari un’uscita a
quattro potrebbe risolvere il problema, ma la tua amica non sa come
stanno le
cose con Steph, vero? Lei pensa che voi due siate soltanto delle
semplici
amiche e tu, non hai nessuna intenzione di rivelarle la
verità perché a te non
sono mai interessate le donne. E poi chissà cosa potrebbe
pensare la tua amica
di te. Inoltre con le altre tue amiche non vuoi averci niente a che
fare. Il
tuo ragazzo ti ha mollata dopo una storia durata per anni. Non mi
sorprenderebbe sapere che magari è stato l’unico
ragazzo che tu abbia mai avuto
in tutta la tua vita. E anche se non fosse così, sei sempre
stata circondata
dalle attenzioni di qualcuno, ma adesso le cose sono cambiate e hai
paura. Sei
tremendamente spaventata, ed è per questo che ti sei
aggrappata a Steph con
tutte le tue forze, perché sai che lei non ti volterebbe mai
le spalle. Però Steph
è stupidamente innamorata di te e questo complica le cose,
ma a te non importa
perché tu sei disposta a tutto, pur di non far diventare
realtà un dei tuoi
peggiori incubi, cioè quello di rimanere completamente
sola”.
Shonei aveva
espresso il suo pensiero lasciando la ragazza senza parole.
“Sei
così
egoista, che non ti importa assolutamente niente di quanto potresti
farle male.
Per te sembra quasi tutto un gioco” continuò
Shonei aggredendola.
“Io
non
sto giocando con lei”
disse Jessie con un filo di voce, ferita da quanto le era stato appena
detto,
anche se a farle più male, era la concreta
possibilità che la ragazza avesse
perfettamente ragione.
“E io
ti
credo, lo so che non stai giocando, o almeno non di proposito. Sei
spinta da
ragioni del tutto umane e più forti di te. Però
non stai facendo assolutamente
nulla per proteggerla da tutto questo. Lei ci tiene davvero tanto e tu
hai il
dovere di risparmiarle l’ennesima delusione,
perché lo sappiamo entrambe che tu
non la ami. È ora che tu sistemi le cose e devi farlo prima
che sia troppo
tardi, perché più tempo aspetti più
sarà peggio per lei.
“Io…
ci
tengo a lei…” disse
Jessie con il magone in gola.
Shonei a
quel punto si scostò dal lavello buttando gli asciugamani di
carta, nel cesto
della spazzatura. Poi si avvicinò a lei addolcendo un
po’ il tono di voce. “Lo
so, ma non quanto lei. Se tu l’amassi, le cose sarebbero
diverse ma purtroppo
non è così, quindi cerca di fare la cosa giusta,
fallo per lei”.
Detto
questo, Shonei si allontanò dalla ragazza uscendo dal bagno,
mentre Jessie si
asciugava una lacrima che scendeva sul viso.
Quando
Shonei si trovò a passare dal bar, vide Steph seduta su uno
sgabello con lo
sguardo puntato sul suo drink bevuto per metà.
Tentennò per qualche istante,
indecisa se avvicinarla o meno e alla fine, si avvicinò al
bancone con la scusa
di ordinare qualcosa da bere. “Eddie, un whisky e
coca”.
“Stai
facendo il pieno stasera?” chiese il
ragazzo sorridendo.
“Sì,
sono
ancora troppo sobria per i miei gusti” rispose la
ragazza sedendosi affianco a Steph senza che lei
si voltasse.
Steph
continuò a guardare il suo drink completamente assorta.
Shonei, non sapeva se
rivolgerle la parola in quel momento fosse una mossa astuta, visto il
suo stato
d’animo, ma ci provò lo stesso. “Finirà
per tornarsene da solo nella
bottiglia”.
Steph
alzò
lo sguardo, voltandosi verso di lei con aria interrogativa.
“Il
tuo
drink” disse Shonei
indicandolo.
Steph
guardò
il bicchiere che aveva davanti, lo afferrò portandoselo alle
labbra bevendo un
sorso del suo contenuto.
“Ecco
a
te Shon” disse Eddie
servendola il suo whisky per poi allontanarsi.
Shonei fece
un sorso e poi si voltò a guardare Steph. “È
tutto ok?”
“Direi
di
sì, almeno fino a qualche secondo fa” rispose Steph,
mettendo ben in evidenza che la sua presenza
non fosse gradita.
La ragazza
infastidita dalla sua risposta disse: “Penso che tu
abbia problemi ben più
grandi della mia compagnia”.
“Ah
sì? E
quali sarebbero?”
“Ad
esempio la tua relazione straordinaria con Jessie” disse Shonei con
sarcasmo.
Steph prese
un altro sorso dal suo drink con un sorriso tirato. “E
della tua ne vogliamo
parlare?”
“Janet?”
“Sì,
proprio lei”.
“C’è
poco
da dire, la nostra non è una vera e propria
relazione”.
“Come
tutte del resto, quindi non venirmi a dare lezioni in merito
all’argomento”.
“Non
è
questa la mia intenzione”.
“Allora
cos’è che vuoi?”
“Che
tu
non commetta l’errore di credere seriamente di avere una
possibilità con lei, perché
sai bene che non è così”.
“Ma tu
cosa ne sai? Hai la sfera di cristallo per caso?” chiese
infastidita.
“Non
ne
ho bisogno, si vede lontano un miglio che non ha il tuo stesso
interesse”.
“Bene
e
anche se fosse? A te cosa diavolo interessa?”
“Non
voglio che tu rimanga scottata ancora…”
“Oooh
ma
piantala Shon, sono veramente stufa di te e delle tue
stronzate!”
“Non
sono
affatto stronzate! Io sono davvero preoccupata per te e lo è
anche Chloe, ma a
quanto pare siamo le uniche” disse Shonei
iniziando a scaldarsi. “Non hai più
nemmeno
un briciolo di amor proprio! Non te ne frega più niente
nemmeno di te stessa,
ti stai completamente annullando e per chi?! Per una persona che non
sarà mai
in grado di darti quello di cui hai bisogno?!”
“Smettila
Shon, non voglio più ascoltarti” disse Steph
esausta, alzando una mano per zittirla.
“Fa
male
guardare in faccia alla realtà, vero?!”
continuò Shonei imperterrita.
“Tu
non
sai nemmeno cosa diavolo sia la verità!”
“Lei
non
ricambierà mai i tuoi sentimenti!”
“Adesso
basta!”
“Quanto
tempo ti ci vuole per capire che per lei, sei soltanto un
ripiego?!”
Steph si
voltò di scatto verso di lei con un’espressione
ferita sul volto. Poi mandò giù
tutto a d’un fiato il resto del suo drink e si
alzò dallo sgabello.
“Mi
dispiace…
io” disse Shonei
rendendosi conto di aver esagerato e cercando di rimediare.
Steph si
allontanò da lei in silenzio tornando dagli altri. Shonei
sospirò sconfitta,
poi voltandosi alla sua destra, vide Jessie che era finalmente uscita
dal
bagno. Quando le passò accanto, si fermò per un
breve istante fissandola e poi
si incamminò per tornare da Steph.
Max continuava
il suo giro in compagnia di Margaret e Audrey, che si era unita a loro.
Si
trovavano nell’ampia sala posta alla fine della galleria. Al
centro della
parete frontale, si era fermato un gruppetto di persone che impediva
loro di
vedere oltre. Max incuriosita, iniziò ad avvicinarsi mentre
Margaret e Audrey,
si scambiavano uno sguardo complice sorridendo. Avvicinandosi al
gruppetto di
persone, Max ascoltò la loro conversazione.
“Devo
dire che questa Maxine Caulfield ha decisamente buon gusto. Trovo
davvero
fantastica questa foto”.
“Non
è
facile riuscire a scattare questo genere foto. Se non sei davvero in
gamba
rischi di cadere facilmente nel volgare” disse un uomo
sulla cinquantina, fissando con attenzione la
foto.
“Io
non
ho ancora capito chi sia questa Maxine”.
“Da
come
ho capito lavora fianco a fianco ad Ellis”.
“Sì,
anche io ho saputo lo stesso da una mia amica che si è fatta
scattare delle foto
allo studio”.
Nonostante
la poca visuale, dovuta alle spalle delle persone che stavano
chiacchierando
tra loro, Max riuscì a trovare un varco guardando verso la
parete. Il suo cuore
perse un battito sgranando gli occhi incredula. Non riusciva a credere
ai suoi
occhi, ma alla parete c’era uno scatto che aveva fatto a
Bonnie. Sotto alla
foto c’era fissata una targhetta nera, con sopra scritto il
suo nome con
caratteri dorati. Rimase a fissare la sua foto completamente scioccata
mentre
alle sue orecchie, giungevano le voci ovattate delle persone che
continuavano a
fare apprezzamenti.
Audrey e
Margaret si guardarono con complicità e
quest’ultima raggiunse Max, ancora
stordita dalla situazione del tutto inaspettata. “Max,
è una foto davvero stupenda.
Hai fatto un ottimo lavoro”.
A un tratto
le voci delle persone cessarono e ascoltando le parole della donna, si
voltarono incuriosite verso Max.
“Oh,
quindi tu sei l’autrice della foto, devo farti i miei
più sentiti complimenti” disse un uomo
con ammirazione.
“G-grazie…” disse Max
impacciata.
“Il
tuo
scatto è un’opera d’arte, mi piace
tantissimo. Congratulazioni davvero” disse un altro.
“Mi fa
piacere sapere che le piaccia”.
“Senza
nulla togliere a tua figlia per cui nutro una profonda ammirazione, ma
questa
fotografia mi ha praticamente rapita” disse una donna
rivolgendosi a Margaret.
“Non
mi
offendo, perché è evidente che qui siamo dinanzi
a un altro talento, ed Ellis
ne è pienamente consapevole” rispose
Margaret sorridendo.
“Ne ho
viste di belle foto oggi, ma la tua è al pari di quelle di
Ellis. Trovo che sia
davvero molto raffinata ed espressiva. È davvero un peccato
che non sia in
vendita. Questa è una foto di classe, esprime
sensualità e intimità senza
sfociare nel volgare. Inoltre l’utilizzo del bianco e nero
dona molta eleganza
allo scatto, risaltando ancora di più la bellezza della
modella. Ancora
congratulazioni Maxine, spero davvero che le tue foto continueranno a
essere
esposte in futuro com’è giusto che sia,
così che io possa vedere altri tuoi
lavori” disse
l’uomo
sulla cinquantina che sembrava sapere il fatto suo. Sicuramente non
faceva
parte di quegli ospiti di cui parlava Ellis.
“La
ringrazio davvero tanto per le sue parole” disse Max
sorridendo.
Altre
persone si fermarono a osservare la foto, mentre Max faceva alcuni
passi
indietro seguita da Margaret. Rimasero ancora un po’ a
guardare la foto. “Va
tutto bene Max?” chiese la donna guardandola.
“S-sì…
è solo…”
“Non
te
lo aspettavi”.
“Esattamente,
Ellis non mi ha detto… nulla... questo mi ha colto di
sorpresa”.
“Invece
a
me no” disse la
donna ricevendo un’occhiata dalla ragazza. “Conosco
bene mia figlia e se ha
fatto questo…” disse la donna indicando
il quadro. “…vuol dire che nutre
una profonda stima per te e il tuo lavoro. Per Ellis non è
affatto facile ammettere
che ci sia qualcuno in gamba come lei. È sempre molto
competitiva quando si
tratta del suo lavoro. Questo lo ha preso sicuramente da suo
padre”.
Audrey le
avvicinò sorridendo e Max le chiese: “Tu
lo sapevi, non è vero?”
“Ebbene
sì, ammetto che ne ero a conoscenza”.
Mentre
Audrey conversava con Margaret, Max abbassò lo sguardo
pensando ad Ellis.
Istintivamente si voltò alle sue spalle facendo un paio di
passi, guardandosi
intorno come per cercarla. A un tratto si bloccò di colpo,
quando i suoi occhi incrociarono
quelli di Ellis, che la osservava con attenzione da una certa distanza,
tenendo
le mani in tasca. Rimasero ferme a fissarsi per secondi che sembravano
un’eternità. Alla fine un timido sorriso comparve
sul volto di entrambe. Poi
Ellis le voltò le spalle allontanandosi, mentre Max
continuava a guardarla.
Chloe stava
dormendo da circa mezz'ora con la scatola di pizza appoggiata sulla
pancia.
Flerk era seduto su di lei approfittando della situazione, per
accaparrarsi ciò
che rimaneva della pizza. Il telefono appoggiato sul tavolino
iniziò a
squillare. La ragazza si ridestò di colpo afferrando il
telefono senza guardare
chi la stesse chiamando. Con gli occhi ancora chiusi e Flerk intento a
divorare
gli avanzi, rispose alla chiamata.
“Pronto…”
“Chloe”.
“Chi
sei?” disse la sua
voce ancora impastata
dal sonno.
“Ma
come
chi sono? Lauren, sai la tua fidanzata, quella bella ragazza con il
fisico
perfetto, lo sguardo ammaliante e...” rispose a tono
basso.
“No,
non
può essere, io non ho una ragazza del genere. La mia
fidanzata non è così
perfetta” disse
Chloe con tono serio mentre sorrideva.
Lauren
restò
in silenzio per qualche istante, giusto il tempo di assimilare le
parole della
ragazza. “Sei fortunata che io non sia
lì con te in questo momento,
altrimenti avresti un gran bel problema da risolvere”.
Chloe
cominciò a ridere divertita. “Pensavo
che non mi avresti più chiamata”.
“Avevo
troppa
voglia di sentirti”.
“Dove
sei?”
“Sono
a
casa dei miei e per la precisione, nella mia vecchia stanza. Ma per
caso stavi
dormendo?”
“Sì”.
“Scusami,
non volevo disturbarti”.
“Non
mi
disturbi affatto. Mi sono addormentata sul divano davanti al televisore
con il
mio compagno”.
“Compagno?”
“Sì,
quel
gran figo con il fisico atletico e perfetto, lo sguardo ammaliante e...
tanto,
tanto… pelo”.
“Bleah,
è
disgustoso”.
“Però
ci
sa fare?”
“A
fare
cosa?”
“A
mangiare gli avanzi di pizza” rispose la
ragazza, accarezzando Flerk che si leccava i
baffi mentre Lauren rideva.
Poi
riflettendo Lauren chiese: “Quindi sei rimasta a
casa?”
“Sì,
non
mi andava di uscire”.
“Steph?”
“Lei
uscita”.
“E tu
dopo
una settimana buttata in ospedale, hai preferito stare in casa da
sola?”
“Già,
ma
non sono sola, c’è il mio fedele amico peloso. In
questa settimana ha sentito
tanto la mia mancanza. Di solito quando non sono in casa, cerca
attenzioni da
Steph”.
“Aww,
che
carino”.
“Sì
certo, dillo a Steph questo, sono sicura che sarà
completamente d’accordo con
te” disse
sarcastica.
“Ascolta
Chloe, stavo pensando…”
“Noooo,
tu
pensi?” chiese la
ragazza fingendosi sorpresa per prenderla in giro.
“Questa
me la segno insieme a tutto il resto. Allora, dicevo… che ne
pensi del mio
approccio con Shon?”
“Stai
scherzando, vero? Davvero ne stiamo parlando ancora?”
“Ti
avevo
detto che non sarebbe finita lì”.
“La
prossima volta che hai intenzione di provocare qualcuno in quel modo,
assicurati che io non sia presente”.
“Quindi
mi posso permettere di rifarlo ancora?”
“Sì,
tu
provaci e ti giuro che non rispondo più di me” disse Chloe
seria.
“Mmm,
mi
piace quando sei gelosa” disse Lauren
cambiando tono di voce.
Chloe
sgranò
gli occhi, scansando la scatola di pizza e Flerk dalla sua pancia. “Non
dirmi che stai per rifarlo”.
“Rifare
cosa?” chiese la
ragazza con tono provocante.
Chloe si
portò una mano sugli occhi ridendo. “Non
ci credo”.
“A
cosa
non credi?”
continuò
Lauren con tono sensuale e provocatorio.
“Puoi
tornare a essere seria per favore?”
“Ma io
sono tremendamente seria, vuoi vedere quanto?”
“Ehm,
no
grazie”.
“Oh
avanti, stai al gioco una volta tanto. Cosa ti costa? Se non posso fare
queste
cose con te, con chi dovrei farle?”.
“Ah…
e
cosa staresti facendo per la precisione?”
“Chiudi
gli occhi”.
“Perché?”
“Giuro
che quando torno...”
“E va
bene, come vuoi tu” disse
la ragazza chiudendo gli occhi.
“Hai
chiuso gli occhi?”
“Sì”.
“E
come
faccio a sapere che non stai mentendo?”
“Lo
sapevo che avresti detto questo”.
“Forse
dovremmo fare una video chiamata” disse Lauren
con tono malizioso.
“Hai
idea
di quanto sia stupida questa cosa?”
“Questa
cosa ha un nome”.
“Lo
so”.
“Non
è
come farlo dal vivo però...”
“Lauren,
non farò sesso al telefono con te e poi, come diavolo ti
è venuta in mente una
cosa del genere?”
“Pensavo
fossi di mentalità più aperta”.
“Mi
dispiace deluderti, ma questa cosa è...”
“E va
bene, hai vinto tu. Vuol dire che farò tutto da sola e tu
dovrai ascoltare fino
all'ultimo parola”.
“Santo
cielo Lauren, mi hai svegliata per questo?”
“Immagina
che adesso io sia lì e...”
Chloe scosse
la testa sospirando.
“Vorrei
tanto essere lì con te e baciarti tutta. Sentire il calore
del tuo corpo e
delle tue mani su di me. Mi manca l'odore della tua pelle e il suo
sapore nella
mia bocca”.
“Lauren!”
disse in tono di
rimprovero mentre Lauren rideva di gusto.
“Dio
Chloe, quanto vorrei vedere la tua espressione adesso” disse Lauren
ridendo.
“Non
è
piacevole essere prese per il culo dalla propria ragazza”.
Poi Lauren
tornò seria. “Mi manchi un
casino”.
“Mi
manchi tanto anche tu. Allora, come sta la tua famiglia? E soprattutto
come
hanno reagito al tuo arrivo?”
“Loro
stanno tutti bene, ed è stato così emozionante
rivederli dopo tanto tempo”.
“Mi fa
piacere saperlo”.
“Sai,
ho
intenzione di dire alla mia famiglia di te”.
“Oh-oh!”
esclamò
Chloe.
“Di
cosa
hai paura? Non sei nemmeno qui. Sicuramente mi chiederanno se
c'è qualcuno
nella mia vita e...”
“Ma
come,
non te lo hanno ancora chiesto?”
“No,
abbiamo parlato di tante cose ma non della mia vita privata, almeno non
per ora.
Sarà perché questo argomento, ci riporta alla
mente cose difficili del passato e
non è facile”.
“Tu
stai
bene?”
“Sì,
beh... devo ammettere che giunta in città, ho avvertito un
po’ di ansia. Ero
emozionata e felice ma... sono successe così tante cose qui.
Ci sono tanti
ricordi piacevoli e altri molto meno”.
“Promettimi
che se ne sentirai il bisogno mi chiamerai. Se per caso dovessi avere
problemi,
voglio saperlo”.
“Te lo
prometto, ma devi stare tranquilla. Non preoccuparti, ok?”
“E
invece
mi preoccupo”.
“Guarda
che se non la smetti iniziò a molestarti per
telefono”
minacciò in modo ironico Lauren, per
cercare di sviare dall'argomento e tranquillizzare la ragazza.
“Oh
no,
ti prego”
supplicò
Chloe ridendo in compagnia della ragazza.
“Beh,
adesso ti lascio dormire. Ti auguro buonanotte Chloe, ci sentiamo
domani, ok?”
“Certo,
buonanotte Lauren”.
Terminata la
telefonata l’espressione di Chloe divenne subito triste, non
poteva fare a meno
di sentirsi sola. Era innegabile che Lauren le mancasse tanto, ma le
mancava
anche Max, nonostante potesse vederla in qualsiasi momento. Tranne per
quanto
aveva degli impegni, come quella stessa sera. Sospirò
chiudendo gli occhi
portandosi un braccio sulla fronte. Flerk, quasi come se avesse
percepito il
suo senso di solitudine, le si avvicinò accoccolandosi
più vicino a lei. Chloe
sorrise mentre lo accarezzava. “Cosa farei senza di
te”.
Al Paradise
la serata procedeva tranquillamente, ma l’umore si Steph non
era certamente dei
migliori. Inoltre la ragazza continuava a sentirsi gli occhi di Shonei
addosso.
Stanca della situazione e non riuscendo a divertirsi in compagnia degli
altri,
decise di tornare a casa. Salutò gli amici e si
allontanò in compagnia di
Jessie. Durante il tragitto in auto, la tensione era così
alta che si poteva
tagliare con un coltello. Non ci fu un minimo di conversazione tra
loro, almeno
fino a quando non si ritrovarono davanti alla porta
dell’appartamento di
Jessie. A quel punto la ragazza chiese a Steph: “Ti
va di entrare?”
“No,
sono
stanca e voglio andare a dormire” rispose la
ragazza un po’ irritata.
“Va
tutto
bene?”
“Sì,
alla
grande. Adesso scusami ma…”
“Cos’hai?”
“Niente,
non ho assolutamente nulla”.
“Sei
stata strana per tutta la sera e non capisco perché siamo
dovute andare via
prima”.
“Potevi
rimanere se volevi, non eri costretta a rientrare con me”.
“Sei
arrabbiata?”
“No,
non
sono arrabbiata…”
“Allora
cosa?!” chiese la
ragazza alzando leggermente la voce, mentre qualcuno passava per il
corridoio.
A quel punto
Jessie entrò nel suo appartamento, facendo segno
all’altra di entrare. Steph
scosse la testa infastidita dalla richiesta della ragazza. Dopo essere
entrata,
chiuse la porta alle sue spalle e si voltò verso Jessie, che
la fissava con
aria interrogativa.
“Dimmi
cosa c’è che non va, perché mi sembra
abbastanza evidente che oggi ti girano”.
“Non
so
cosa diavolo stiamo facendo” disse Steph.
“In
che
senso? Non capisco a cosa ti riferisci”.
“A
questa
cosa che c’è tra noi e che non so nemmeno come
definire”.
“Steph…”
“Sono
stufa di tutto”.
“Di
cosa,
di me?”
“No,
non
di te, almeno non direttamente”.
“Cosa
ti
infastidisce così tanto?”
“Praticamente
tutto! Sono stata sola nel mio appartamento per una settimana! Sei
rimasta a
dormire da me soltanto due notti e solo perché te
l’ho chiesto io! Non abbiamo
più fatto sesso e per me va bene, perché non
voglio importi nulla e posso
aspettare! Il punto è che non so più cosa sto
aspettando! Non parliamo mai di
come stanno le cose tra di noi! Sono sempre io a cercarti, per un
contatto,
anche per un semplice bacio! Mi sembra di elemosinare attenzioni! Non
è così
che dovrebbe funzionare una relazione e tu lo sai!”
“Credevo
di essere stata chiara al riguardo. Ti avevo detto di avere
pazienza…”
“E io
ne
ho di pazienza, quanta ne vuoi però… anche quando
siamo con i ragazzi, non so
mai come mi devo comportare! Mi sento come in gabbia, impossibilitata a
far
qualsiasi cosa! Quando sono con te, niente di quel che faccio
è sicuro, neanche
porgerti un semplice bicchiere!”
“Perché?” chiese Jessie
con un filo di voce.
“Perché
non so nemmeno come potresti prenderla, se per caso le nostri mani
dovessero
sfiorarsi per puro caso davanti agli altri! Mi sento fuori posto, tu mi
fai
sentire fuori posto! Non posso guardarti troppo a lungo, altrimenti
qualcuno
potrebbe intuire qualcosa e tu non vuoi che si sappia! Non posso
prenderti per
mano o baciarti, nemmeno se siamo per strada in mezzo a degli estranei!
Mi fai
sentire quasi… come se io fossi… sbagliata! Io
non sono sbagliata! Non mi sono
mai sentita così come adesso mi stai facendo sentire tu! Io
non ce la faccio…”
“Mi
dispiace Steph, io non pensavo…”
“E
questo
il punto, tu non pensi a queste cose mentre invece dovresti”.
Rimasero una
dinanzi all’altra abbassando lo sguardo non sapendo
più cosa fare o dire.
Entrambe finirono per ripensare alle loro rispettive conversazioni
avute con
Shonei. A un tratto Jessie alzò i suoi occhi puntandoli su
Steph e senza dire
nulla, si avvicinò a lei facendo scontrare le sue labbra con
le sue. Steph
rimase sorpresa dal suo gesto, ma nel giro di pochi secondi si
ritrovò a
rispondere al bacio. Si staccarono per riprendere fiato e Jessie
appoggiando la
fronte a quella della ragazza disse: “Resta, non
andare via”.
Sembrava
quasi una supplica. Steph stava per risponderle di no, ma la ragazza
glielo
impedì, appoggiandole un dito sulle labbra. “Non
voglio che finisca. Andrà meglio,
vedrai”.
“È
questo
quello che vuoi?”
“Io
voglio te” rispose
Jessie rinnegando il pensiero che forse, le parole di Shonei
corrispondessero
alla pure e semplice verità. Non voleva rimanere sola, ma
non voleva nemmeno
rimanere legata a un passato che non le apparteneva più.
Ognuno stava prendendo
la propria strada e adesso, toccava anche a lei prendere la sua. Non
sapeva
dove l’avrebbe portata, ma non voleva fare del male alla
ragazza chiudendo per
sempre con lei, che le era stata accanto nonostante tutto. Dopotutto
Steph
sapeva come farsi voler bene, quindi perché no? Forse
avrebbe potuto funzionare.
Inoltre i sentimenti della ragazza nei suoi confronti, erano genuini.
Certo, ci
sarebbero state delle problematiche con la sua famiglia. Avrebbero
accettato la
sua decisione di stare con una donna? Non lo sapeva, ma al momento non
le
importava. Così afferrò una mano di Steph,
conducendola nella sua stanza da
letto quasi come per sigillare una promessa. La promessa che da quel
momento in
poi, anche lei si sarebbe impegnata per far funzionare quella relazione.
Dopo aver
terminato il loro giro, Margaret, Audrey e Max ritornarono
nell’atrio. Ellis
stava stringendo la mano ad alcuni ospiti che stavano lasciando la
galleria.
Quando Noah vide Max le sorrise avvicinandosi. “Allora,
che ne pensi della
mostra? Ti è piaciuta?”
“È
stato
allestito tutto in maniera impeccabile e le foto, sono assolutamente
fantastiche”.
“Immagino
tu abbia visto anche la tua foto”.
“Sì,
è
stato difficile non accorgermene” disse Max un
po' in imbarazzo. “Non so davvero cosa dire,
se non grazie”.
“Non
devi
ringraziarmi. Ellis mi ha mostrato le foto che hai scattato e il tuo
portfolio
sul sito. Devo dire che sono rimasto molto impressionato dai tuoi
scatti,
quindi non è stato affatto difficile per Ellis, convincermi
ad esporre quella
che per lei, è la migliore foto che tu abbia scattato quel
giorno”.
“Immaginavo
ci fosse il suo zampino”.
“Sì,
ma
non pensare che io abbia accettato perché è stata
lei a chiedermelo. Mi
piacciono davvero molto le tue foto e a questo proposito, vorrei
proporti una
mostra dedicata esclusivamente ai tuoi lavori”.
Max
sgranò
gli occhi incredula mentre Margaret e Audrey la guardavano sorridendo,
divertite dalla sua espressione. La ragazza era così
sbalordita dalla proposta
dell'uomo, che non sapeva davvero cosa rispondere.
Noah la
guardò con aria interrogativa. “Va tutto
bene Max?”
“Sì...
scusami... è solo che non me lo aspettavo... non so davvero
cosa dire...”
“Dì
semplicemente di sì. Hai tutto il tempo che vuoi a
disposizione per prendere
una decisione e anche per prepararti all'evento nel caso decidessi di
accettare”.
“Va
bene,
accetto molto volentieri, non so davvero come ringraziarla per
l'opportunità
che mi sta concedendo”.
“Sono
io
a ringraziare te, gli ospiti sono rimasti molto affascinati dalla tua
foto e
sono curiosi di vedere altro. Allora, affare fatto?” chiese l'uomo
porgendole la mano che
Max strinse calorosamente.
“Grazie
ancora per la fiducia Noah”.
“Figurati,
ora dovete scusarmi ma devo fare un controllo. Credo proprio che questa
mostra
stia per concludersi nel migliore dei modi”.
Noah si
allontanò mentre Max era ancora lì imbambolata,
rimuginando sulla proposta
appena ricevuta. Sembrava un sogno che si stava realizzando e faceva
fatica a
crederci. Era la stessa incredulità che aveva provato in
passato e che ben
presto, si era trasformata in puro terrore quando aveva scoperto del
pericolo
che incombeva su Chloe. Era tornata di nuovo indietro rinunciando a
tutto, pur
di salvarla. Max temeva che da un momento all'altro si sarebbe
svegliata,
scoprendo che fosse tutto uno splendido sogno. Audrey le
appoggiò una mano
sulla spalla, ridestandola dal suo torpore.
“Stai
bene Max?”
“S-sì,
almeno credo...”
“Beh,
io
direi che per oggi hai avuto fin troppe sorprese. Dovresti rilassarti
un po’,
prima che ti venga un infarto” disse la ragazza
ironica. “Vado a prenderti qualcosa da
bere, torno subito”.
Max e
Margaret rimasero da sole, ma quando quest'ultima vide Ellis nelle loro
vicinanze, decise di allontanarsi anche lei. “Vado
a prendere anche io
qualcos'altro da bere Max”.
“Va
bene”.
A quel punto
Ellis la vide ferma nei pressi della reception e decise di andare da
lei. Max
sentendo avvicinarsi qualcuno alle sue spalle, si voltò
ritrovandosi Ellis
davanti.
“Ehi,
Max”.
“Ehi...”
“Allora...
come... come ti è sembrata la mostra?” chiese Ellis un
po' nervosa.
“È
stata
assolutamente magnifica e le tuo foto sono davvero
bellissime”.
“Grazie,
mi fa piacere sentirtelo dire”.
Si sentivano
entrambe cosi a disagio, che restarono a guardarsi senza aggiungere
altro. Ellis
si era data un gran da fare per portarla a quella mostra. Per lei aveva
acquistato un abito e delle scarpe, togliendole il peso di una ricerca
estenuante per negozi che forse non avrebbe portato a nulla,
impedendole così
di presenziare alla sua mostra. Voleva che Max capisse fino a che punto
apprezzasse i suoi lavori. Quale modo migliore, se non quello di
inserire una
foto scattata dalla ragazza tra le sue, una fotografa affermata e molto
conosciuta?
Però la sua preoccupazione, era che forse aveva esagerato un
tantino. Si era
lasciata andare un po' troppo e il rischio che Max non potesse gradire,
era decisamente
alto. Inoltre, le sorprese per la ragazza non erano ancora terminate.
Max d'altro
canto, si sentiva un po' in imbarazzo per tutto quello che Ellis, stava
facendo
per lei, senza poter in alcun modo ricambiare. Certo, aveva accettato
di
lavorare con lei per aiutarla allo studio, ma veniva pagata per questo.
Le due
cose non era per nulla paragonabili. In un certo senso si sentiva anche
in
colpa per essersi fatta pregare più volte,
affinché accettasse il lavoro e
soprattutto che ci ritornasse dopo la discussione avuta a causa di
Victoria. Se
la situazione fosse stata diversa, molto probabilmente Max avrebbe
già avuto qualcosa
da ridire in merito ai regali ricevuti, ma non era quello il caso. In
nessun
modo le avrebbe fatto pesare quanto aveva fatto per lei. Non poteva
ricambiare,
però almeno avrebbe accettato tutto senza fare storie.
Avrebbe voluto dirle
tutto questo, ma non riusciva a trovare la forza per farlo.
Però riuscì almeno
a spezzare quel silenzio imbarazzante. “Non so se
lo sai ma Noah, mi ha
proposto di fare una mostra delle mie foto” disse
timidamente.
“Davvero?
Ma è fantastico”
disse Ellis sinceramente sorpresa.
“Tu...
non ne sapevi davvero nulla?”
“No,
lo
giuro. Se aveva questa intenzione, non me ne ha parlato di certo. Sono
davvero
felice per te Max, te lo meriti”.
A quel punto
Audrey e Margaret fecero ritorno con due calici di champagne a testa. “Eccoci
qui. Questo è per te Max” disse Audrey
porgendole un bicchiere.
“Grazie
Audrey”.
“E
questo
è per la donna della serata” aggiunse
Margaret, porgendone uno a sua figlia.
“Grazie
mamma”.
“A
questo
punto direi che qui ci vuole un brindisi” propose Audrey.
Margaret
sollevò il calice verso sua figlia. “Sì,
buona idea. Facciamo un brindisi a
questa mostra, sperando che Ellis riesca a raggiungere il suo
obbiettivo...”
“Giusto” disse Audrey
annuendo.
“... e
anche gli altri” aggiunse
Margaret lasciando sua figlia leggermente confusa.
“Alla
mostra” disse
Audrey.
Così
le
quattro donne fecero tintinnare i loro calici, bevendo un sorso dello
champagne, mentre gli occhi di Max ed Ellis si incrociavano ancora una
volta. Dopo
altri dieci minuti Margaret decise di tornare a casa. Salutò
le ragazze e poi
diede un abbraccio a sua figlia.
“Grazie
per essere venuta mamma”.
“Io ci
sono sempre per te, lo sai”.
Sciolsero il
loro abbraccio e la donna aggiunse: “Sono fiera di
te Ellis”. Poi
si voltò avviandosi verso l'uscita.
“Aspetta,
ti accompagno”.
“Ellis,
sono venuta in macchina e penso di essere ancora in grado di guidare, a
meno
che tu non creda che io sia ubriaca”.
“Non
ho
potuto tenerti d'occhio, sai com'è” disse Ellis
prendendola in giro.
“Farò
finta di non averti sentito, anche perché non vivi
più a casa e non sei una
bambina, quindi non posso metterti in castigo” disse la donna
con ironia.
“Volevo
solo accompagnarti”.
“Vieni
qui” disse Margaret
facendola avvicinare. Dopodiché abbassò il tono
di voce, per non farsi sentire
da Max che era a pochi passi da loro insieme ad Audrey. “Capisco
che tu
voglia accompagnarmi, ma hai qualcosa di ben più importante
da fare”.
“Ad
esempio cosa? La mostra è quasi term...”
“Non
parlo della mostra”.
Ellis
alzò
un sopracciglio chiedendosi a cosa si stesse riferendo sua madre. “Non
so di
cosa...”
“Ellis,
non offendere la mia intelligenza” disse la donna
appoggiandole una mano sul viso facendole una
carezza. “Accompagnala
a casa”.
Poi le fece
un occhiolino sorridendole e si allontanò, lasciando sua
figlia frastornata. Si
voltò per tornare dalle ragazze e quando i suoi occhi si
posarono su Max,
comprese a cosa si stesse riferendo sua madre. Si voltò di
scatto verso
l'entrata della galleria, ma la donna non c'era già
più. Rimase ferma a
riflettere chiedendosi se effettivamente sua madre avesse capito tutto.
La
galleria ormai si stava svuotando ed Ellis non ne poteva più
di stare lì,
soprattutto dopo aver trascorso la maggior parte del tempo a
chiacchierare con
chiunque. Di solito nelle mostre non si concedeva mai così
tanto, restandosene
in disparte, anche perché durante quegli eventi era gradito
il silenzio
assoluto. Però quella non era una semplice mostra e questo
aveva complicato le
cose.
Completamente
sfinita, Ellis si avvicinò a Noah. “Ehi,
dici che posso andare via?”
Noah rise
sommessamente. “Stavo proprio pensando a quando me
lo avresti chiesto”.
“Allora
mi conosci proprio bene”.
“Certo
che puoi andare, pensiamo io e Jerry a chiudere tutto. Domani ti faccio
sapere
com’è andata”.
“Bene,
allora a domani”.
“Ci
sentiamo domani Ellis”.
Ellis
ritornò
dalle ragazze. “Allora, che ne dite se vi
dò un passaggio a casa?”
“Grazie,
ma sono venuta con la mia auto” rispose Audrey.
“Max, se vuoi ti accompagno io”.
“No!” disse
istintivamente Ellis ricevendo
delle occhiate interrogative dalle due ragazze. “Cioè,
posso accompagnarla
io. Non vorrete mica che io resti qui, vi prego”.
“Ma
puoi
andare via? C'è ancora gente nella galleria” disse Max.
“Non
è
necessaria la mia presenza. Ora se ne possono occupare Noah e Jerry.
Dai
andiamo, ti accompagno”.
Dopo essere
uscite fuori dalla galleria, Max ed Ellis salutarono Audrey che si
diresse
verso la sua macchina. Poi Ellis disattivò l'antifurto della
sua auto,
dirigendosi verso il lato del passeggero. Aprì lo sportello
facendo accomodare
Max.
“Grazie”.
“Prego,
occhio alle mani”
disse Ellis chiudendo lo sportello. Poi passò dal lato del
guidatore,
sentendosi agitata. Salì a bordo chiudendo lo sportello e
dando un'occhiata a
Max. Si sorrisero brevemente e poi Ellis mise in moto l'auto.
Per quanto
Ellis fosse stanca, non voleva assolutamente accompagnare Max a casa, o
almeno
non subito. Così dopo aver trovato il coraggio, chiese: “Max,
ti andrebbe di
fare un giro prima che ti accompagni a casa? Oppure magari, potremmo
fermarci
da qualche parte per bere qualcosa. Ovviamente solo se ti va, non
voglio che tu
ti senta obbligata. Molto probabilmente sei stanca e...”
Max la
guardò con un sorriso stampato sul volto, ed Ellis
accorgendosene, chiese: “Che
c'è? Ho detto qualcosa che non va?”
“No,
è
che...”
iniziò Max
prima di interrompersi e cambiare rotta. “...per me
va bene, ma preferirei
qualcosa di analcolico adesso”.
“Bene,
allora che analcolico sia” disse Ellis
entusiasta. “Hai preferenze su dove
andare?”
“No,
va
bene ovunque”.
“Se ti
va, potremmo fare un salto al locale dove ti ho accompagnato l'altra
volta.
Com'era che si chiamava...”
“Il
Paradise?”
“Sì,
quello. Non ci sono mai stata. Allora?”
“Ok,
va
bene”.
Si diressero
così al Paradise, dove gli altri ragazzi si stavano
trattenendo ancora. Quando
Max arrivò all'Interno del locale, si guardò
intorno scorgendo su un divanetto
sulla sinistra, Kate con tutti gli altri.
Max si
diresse verso di loro, seguita da Ellis. Quando raggiunsero i ragazzi,
Kate le
salutò. “Ciao Max, ehi Ellis, cosa ci
fate qui? Non eravate alla mostra?”
“Sì,
ma
siamo scappate dalla disperazione” rispose Ellis.
“Io
non
ero disperata” disse
Max.
“Ok,
ero
io quella disperata”
ammise Ellis, alzando le mani in segno di resa.
“Ellis,
ti presento Jonathan, Chris, Allison, Aaron e lui è Timothy.
Ragazzi, lei è
Ellis”.
Dopo le
dovute presentazioni e le strette di mano, Max si giro attorno con aria
interrogativa. “Ma gli altri?”
“Eddie
ed
Emily sono di turno, Steph e Jessie sono andate via già da
un bel pezzo. Invece
Shonei e Janet sono uscite dal locale poco fa” disse Kate.
“Janet?” chiese Max
sorpresa e confusa.
“Sì,
Janet”.
“Ah,
ok... ehm… e Chloe?”
“A
quanto
pare non aveva voglia di uscire oggi, ed è rimasta a
casa”.
“Oh,
ma
sta bene?” chiese
Max cominciando a preoccuparsi.
“Sì,
sta
benissimo, forse è solo un po' malinconica” disse Allison
rispondendo al posto di Kate.
“Già,
chissà perché” disse
Chris ridacchiando.
Max li
guardò confusa dalle loro parole.
“Sedetevi
con noi” le
invitò
Kate.
“Grazie
Kate, ma io ed Ellis andiamo a prenderci giusto qualcosa da bere e poi
andiamo
via”.
https://www.youtube.com/watch?v=LO36F--Vn1g&ab_channel=NightFire201
Così
si
salutarono e le due ragazze raggiunsero il bar, ordinando entrambe
degli
analcolici. Poi trovarono un tavolo libero e si sedettero l'una di
fronte
all'altra.
“Se lo
preferivi, potevamo restare con loro, per me non c'è nessun
problema”.
“Lo
so, è
solo che non mi va di sentire troppe chiacchiere adesso”.
“Nemmeno
le mie?” chiese la
ragazza con ironia.
“Finché
dici qualcosa di sensato, va bene”.
“Io
dico
sempre cose sensate”
disse Ellis prendendo un sorso del suo drink. Poi guardandosi intorno
aggiunse:
“È davvero carino qui”.
Max la
osservava non riuscendo a smettere di pensare a quello che aveva fatto
per lei.
Ellis sentendosi osservata le rivolse uno sguardo interrogativo. “Va
tutto
bene Max?”
“Grazie
per tutto quello che hai fatto per me oggi. Mi rendo conto che il
più delle
volte, mi rivolgo a te in modo scontroso, soprattutto quando prendi
delle
iniziative che mi coinvolgono e che alle fine si rivelano fondamentali
per me e
il mio lavoro. Invece di ringraziarti finisco sempre per farti storie
e... non
ti ho mai detto quanto ti sono riconoscente per tutto quello che fai
per me” disse finalmente
Max, liberandosi di
quel macigno che portava dentro.
Ellis rimase
completamente sbalordita dalla sua ammissione e dalla
sincerità con cui la
ragazza, aveva pronunciato timidamente quelle parole. Dopo qualche
istante
comparve un sorriso sul suo volto. “Grazie a te
Max”.
“A me?
Io
non credo di aver fatto nulla di straordinario e poi, non credo che
potrò mai
ricambiare quello che fai per me. Un giorno hai detto che la nostra
collaborazione, avrebbe portato un arricchimento per entrambe. Che
avremmo
imparato qualcosa l'una dall'altra, ma io non credo di averti dato
nulla”.
“Cosa?
Perché mai pensi questo? Mi hai aiutato con il lavoro e non
è poco. Avevo
bisogno di te e tu non ti sei negata, nonostante il mio comportamento
spesso ti
abbia fatto desiderare di mandarmi al diavolo”.
“Non
può
essere paragonato quello che abbiamo fatto l'una per l'altra.
È vero, ti ho
aiutato con il lavoro ma vengo pagata per questo. Tu invece hai deciso
di
esporre una mia foto alla tua mostra. Mi hai comprato un vestito e
delle
scarpe, di cui non voglio nemmeno sapere il prezzo”.
“Adesso
mi stai facendo delle storie o sbaglio?” chiese Ellis
sorridendo.
“Oddio,
scusami, hai perfettamente ragione” disse la
ragazza mortificata.
“Max,
non
sentirti in debito verso di me, perché tutto quello che ho
fatto è più che
meritato. In tutta la mia carriera sino ad oggi, non avevo mai
incontrato
qualcuno come te. La passione che metti in tutto quello che fai, il tuo
non
sentirti mai all'altezza spronandoti a fare sempre meglio, il coraggio
di
provare a fare qualcosa che non ti appartiene… tutto questo
è straordinario.
Quella foto che ho esposto, mostra il tuo valore e soprattutto chi sei.
Se Noah
ti ha proposto una mostra, è perché in te vede
quello che vedo io. Sono felice
di averti come socia Max”.
Max rimase
silenziosa senza sapere cosa dire.
“E poi
quel vestito ti dona proprio tanto” aggiunse Ellis
smorzando un po' la tensione accumulata di
Max, facendola sorridere.
Restarono
per un'altra ora a chiacchierare della mostra, senza rendersi conto di
quanto
fosse tardi. Il tempo sembrava essere volato. Poi quando decisero di
andare
via, si fermarono a salutare Allison ed Aaron, gli unici ad essersi
trattenuti
più a lungo. Uscirono dal locale e salirono in auto. Durante
il tragitto, ogni
tanto Ellis lanciava un'occhiata furtiva alla ragazza al suo fianco. La
trovava
davvero stupenda quella sera. Il vestito che aveva scelto per lei le
calzava
perfettamente, il trucco anche se leggero, le metteva in risalto il
colore
azzurro dei suoi occhi, il lucidalabbra intensificava il colore
naturale delle
sue labbra e quel dolce profumo alla vaniglia, che aveva ormai
impregnato
l'aria dell'abitacolo, la rendevano ancora più
irresistibile.
Quando
finalmente Ellis parcheggiò l'auto, scese subito per andare
ad aprire la
portiera dal lato del passeggero. Max scese dall'auto ed entrambe si
diressero
verso il portone dell’edificio.
“Ed
eccoci arrivate”
disse Ellis appena raggiunsero l'entrata.
“Già”.
“Domani
prenditi
la giornata libera”.
“Sei
sicura?”
“Sì,
non
apro lo studio”.
Restarono a
guardarsi in silenzio per qualche istante senza sapere cosa dire.
“Allora...
grazie per la bella serata”
riuscì finalmente a dire Max timidamente.
“Non
sarebbe stata la stessa cosa senza di te. Sono stata davvero bene, come
non
succedeva da tempo”.
Max rimase
un po' indecisa su cosa pensare. Non capiva esattamente a cosa si
stesse
riferendo Ellis, se alla mostra, a lei, o a entrambe. Il suo dubbio
venne
dissolto poco dopo.
“Dovremmo
rifarlo qualche volta... voglio dire, non la mostra ma...” disse Ellis
sorridendo nervosamente.
“...uscire insieme per un drink, per due
chiacchiere... sempre se per te va
bene ovviamente”.
La ragazza
non poté fare a meno di accorgersi del suo nervosismo e
chiedersi il motivo. Di
solito Ellis era sempre molto sicura di sé. Max anche se non
era del tutto
sicura di cosa le stesse realmente chiedendo, accettò la sua
proposta, stufa di
stare a rimuginare sempre su tutto. E poi dopo quella sera, non le
avrebbe mai
potuto negare nulla. “Certo, per me va
bene”.
“Ok...
allora... buonanotte Max” disse Ellis,
infilandosi le mani nelle tasche, facendo quasi fatica ad
allontanarsi da lei. Poi finalmente si voltò per tornare
alla sua auto con
passo esitante. Max nel frattempo aspettò che Ellis
arrivasse all'auto. Entrambe
si salutarono alzando una mano da lontano. Poi Ellis salì a
bordo allontanarsi
e mettendo fine a quella lunga e intensa serata.
Sabato
5 agosto 2017
Kate si
svegliò alzandosi dal letto controvoglia, visto che la sera
prima era rientrata
molto tardi. Ancora assonnata uscì dalla sua stanza
dirigendosi verso la cucina
per preparare il caffè, con indosso ancora i pantaloncini e
la maglietta a
maniche corte del pigiama. La ragazza continuava a sbadigliare mezza
addormentata mentre si riempiva una tazza di caffè, nella
speranza di riuscire
a svegliarsi. In quel momento sentì il rumore di una porta
aprirsi, pensando si
trattasse di una delle due sue amiche. Si voltò con la tazza
in mano vedendo un
ragazzo completamente nudo, dirigersi verso il bagno. La ragazza
lanciò un
urlo, portandosi velocemente una mano sugli occhi, rischiando di
versarsi il
caffè addosso. Il ragazzo, anche lui assonnato, la vide
sgranando gli occhi
saltando dallo spavento a causa dell'urlo.
“Chi
diavolo sei?! Cosa ci fai qui?!” chiese la
ragazza agitata, continuando a tenere la mano
sugli occhi, mentre con l’altra reggeva la tazza.
“Oh...
ehm... io... s-scusami... i-io sono...” disse il
ragazzo altrettanto agitato. Poi guardò la ragazza
alzando un sopracciglio. “Ma perché hai
gli occhi coperti?” chiese
confuso.
“E me
lo
chiedi?!”
domandò
Kate incredula.
“Io
non
credo di capire”.
“E
allora
guardati dannazione!”
Il ragazzo
si guardò addosso e solo in quel momento, si accorse di
essere completamente
nudo e di non aver indossato nemmeno gli slip per uscire dalla stanza. “Oddio!”
Istintivamente
si portò le mani alle parti basse per coprirsi.
“Dio?!
Dio non c'entra proprio nulla per la tua incapacità di non
sapere indossare un
paio di mutande!”
“M-mi
dispiace tanto, io non pensavo che ci fosse qualcuno e...”
“È
questo
il punto, non pensavi! Ora posso sapere chi diavolo sei e cosa ci fai
nel
nostro appartamento?! Ma soprattutto, da dove sei uscito?!”
Il ragazzo
la guardò in modo strano riflettendo. “In
che senso? Ti riferisci alla
stanza, o a qualcos'altro?”
Kate rimosse
lentamente la mano dagli occhi e dopo essersi assicurata che il ragazzo
fosse
coperto dove era necessario, lo guardò con aria
interrogativa. “Secondo te a
cosa mi dovrei riferire?! Certo che mi riferisco alla stanza, a cosa
diavolo
mi...” disse Kate bloccandosi di colpo arrossendo,
comprendendo cos'altro
intendesse il ragazzo. “Santo cielo, questo
è un incubo! Sparisci
immediatamente dalla mia vista!”
“O-ok,
ma
stai tranquilla”
disse il ragazzo cercando di tranquillizzarla alzando le mani,
scoprendo di
nuovo le sue parti intime.
Kate
istintivamente riportò la mano sugli occhi.
“Oh,
scusami, mi dispiace tanto” disse il
ragazzo riportando le mani sulle parti basse. Poi si
avvicinò a
lentamente alla ragazza, porgendole una mano. “Comunque,
io sono Marcus”.
Kate dopo
aver scoperto di nuovo i suoi occhi, vide la mano del ragazzo che fino
a poco
prima era poggiata sui gioielli di famiglia. Iniziò a
chiedersi se quel tizio
avesse qualche rotella fuori posto in seguito ad un incidente grave
alla testa,
o fosse così per natura. Assunse un'espressione disgustata e
il ragazzo ritirò
subito la mano.
“Ti
dispiacerebbe se andassi almeno in bagno prima, credo di stare per
farmela
addosso e...”
“Sparisci
immediatamente dalla mia vista o chiamo la polizia!”
minacciò Kate.
Il ragazzo
spaventato si diresse velocemente verso la stanza di Victoria, che
proprio in
quel momento stava uscendo. “Ma si può
sapere cos'è tutto questo baccano?”
chiese la ragazza assonnata mentre si grattava la testa.
“Buongiorno
Victoria, ascolta… io avrei urgentemente bisogno di usare il
bagno”.
Victoria
guardò il ragazzo e poi Kate che la stava fissando con
disappunto.
“Perché
mi guardi così?”
“Non
lo
so Victoria, dimmelo tu!” disse Kate
indicando il ragazzo.
Victoria a
quel punto si voltò a guardare di nuovo il ragazzo, con
più attenzione. “Ma
sei completamente nudo?!”
“S-sì,
io
non pensavo ci fosse qualcuno e poi mi scappava e... tu ieri mi hai
detto che
non c'era nessuno e io...”
“Sei
ancora qui?! Vai immediatamente a vestirti!”
“Si,
ma
devo andare assolutamente in bagno” si
lamentò il ragazzo ritornando nella stanza per
rivestirsi.
Victoria
continuando a grattarsi la testa si diresse verso il tavolo della
cucina per
sedersi. “Tze, uomini!”
“È
tutto
qui quello che hai da dire?!”
Victoria con
i gomiti appoggiati sul tavolo, si portò le dita alle tempie
massaggiandosi,
tenendo gli occhi chiusi. “Scusa, ma cosa dovrei
dire?”
Kate le si
piazzò davanti guardandola. “Forse non
ti rendi realmente conto di quello
che è successo! C'è un uomo nudo nel nostro
appartamento, che se ne in giro per
casa come se fosse la sua! Me lo sono trovato davanti e mi sono
spaventata
pensando che fosse un maniaco!”
“Non
è un
maniaco, lui è solo...”
“Non
mi
interessa sapere chi sia e cosa ci hai fatto con lui, anche se credo di
essermene fatta già un'idea, ma lasciamo perdere! Il punto
è un altro! Siamo in
tre in questa casa! Hai voluto prendere questo appuntamento per
permettere a
tutte di avere la propria privacy! Privacy che oggi stesso è
stata violata!”
“Oooh,
non esagerare Kate!”
disse Victoria alzando lo sguardo su di lei.
“Esagerare?!
Esagerare dici?! Se ne andava in giro nudo per casa, come se nulla
fosse!”
“Lui
era
nella mia stanza!”
“Sì,
prima di decidere di fare prendere aria... al suo...” disse Kate
gesticolando senza
riuscire a trovare un termine ne adatto.
“Pene
Kate, si chiama pene!”
“La
mia
privacy è stata violata nel momento esatto in cui lui
è uscito dalla tua
stanza! Quindi da oggi in poi, gradirei essere avvisata nel caso avessi
intenzione
di avere compagnia! E vorrei anche che dicessi ai tuoi amichetti, di
tenerselo
nelle proprie mutande!”
Il quel
momento Max svegliata dalle loro voci, uscì dalla stanza
completamente
addormentata. Lei era rincasata più tardi di tutte e per la
stanchezza, aveva
dimenticato persino di struccarsi prima di andare a letto. Si
avvicinò alle sue
amiche camminando con passo instabile, con i capelli completamente
spettinati
in una massa informe, il trucco sciolto intorno agli occhi e sul viso,
parlando
con voce ancora impastata dal sonno. Sembrava uno zombie appena uscito
dall'oltretomba. “Che sta succedendo qui?”
Il ragazzo
uscì dalla stanza proprio in quel momento e quando vide Max,
sgranò gli occhi
portandosi una mano al petto. La ragazza lo guardò per
qualche istante e
chiese: “E tu chi diavolo sei?”
“Ecco
ci
risiamo, ci mancava solo lei adesso” si
lamentò Victoria.
“Ah
ecco,
quindi il problema adesso siamo noi!” disse Kate
ricominciando a discutere con lei.
Nel
frattempo il ragazzo si stava trattenendo così tanto, che
ormai non riusciva a
stare più fermo. Gli scappava da morire e nonostante
cercasse di attirare
l'attenzione delle ragazze, loro continuarono a discutere. Tranne Max
che
assisteva alla scena come un automa, confusa da quando stesse
accadendo. Il
ragazzo non potendone più si rivolse a Max. “Ehi
tu, Samara, potrei andare
in bagno?! Ti scongiuro!”
Max
annuì e
quando il ragazzo sparì dietro la porta del bagno dopo
averla ringraziata, la
ragazza chiese frastornata: “Come… mi ha
chiamata?”
Poi stanca
del battibecco delle sue amiche, ritornò nella sua stanza
buttandosi a peso
morto sul letto, appoggiando la testa sul cuscino che da bianco, era
diventato
inevitabilmente nero a causa del trucco. Dopo essere uscito dal bagno,
Marcus si
scusò ancora una volta con Kate e prima di lasciare
l’appartamento, chiese a
Victoria un altro appuntamento per quella stessa sera che lei
ovviamente
accettò.
Ellis
uscì
dal bagno dopo aver fatto una doccia e mentre si stava rivestendo, il
suo
telefono iniziò a squillare. Afferrò il telefono
appoggiato sul comodino di fianco
al letto per rispondere. “Ehi Noah”.
“Buongiorno
Ellis, sono sicuro che stavi attendendo mie notizie”.
Ellis si
sedette sul letto. “Non immagini quanto. Allora,
sono tutta orecchi”.
“Le
foto
sono state tutte vendute”.
“Davvero?”
“Sì”.
“Proprio
tutte?”
“Dalla
prima all’ultima, tranne quella di Max
e ovviamente la foto di ritratto. Non riesco proprio a comprendere il
motivo
per cui hai deciso di non venderla”.
“Adesso
dimmi, quando sono stati generosi gli ospiti?”
“Sbaglio
o stai evitando l’argomento?”
“Noah”.
“E va
bene, come vuoi. Per rispondere alla tua domanda, dico soltanto che se
non
fosse stata una beneficenza, ti saresti portata a casa un bel
gruzzoletto. Sono
stati tutti molto generosi, l’idea di questa mostra ha
funzionato alla grande.
La somma è davvero ingente Ellis, ce l’abbiamo
fatta”.
“Cazzo,
sì!”
“Adesso
la scuola privata di fotografia, potrà aprire le porte anche
a coloro che non
possono permettersi di pagarsi gli studi, ma che hanno un gran talento.
“Sì,
era
quello che volevo”
disse Ellis ripensando al suo passato.
Steph
rientrò nel suo appartamento trovando Chloe seduta al tavolo
davanti a una
tazza di caffè, con Flerk seduto vicino alle sue gambe.
“Ma
guarda chi si rivede. Suppongo tu abbia passato la notte da
Jessie”.
“Ebbene
sì” rispose Steph
servendosi una tazza di caffè per poi sedersi davanti
all’amica.
“Vi
siete
date da fare?”
“Chloe”.
“Era
solo
una domanda”.
“Credo
che le cose stiano andando per il verso giusto con lei. Ieri ne abbiamo
parlato
e credo che abbia intenzione di provarci davvero” disse Steph
sorridente.
“Ah,
devo
dire che la cosa mi sorprende un po’, ma se tu sei felice lo
sono anche io”.
“Allora,
tu cosa fai oggi?”
“Poco
fa
ho chiamato Asher”.
“E?”
“Non
mi
vuole tra i piedi”.
“Beata
te”.
“Ma io
mi
annoio”.
“Allora
chiama Max, fate qualcosa insieme”.
“Ma
lei
lavora”.
“Allora
dovrai aspettare a questa sera”.
“A
proposito,
Lauren è andata dai suoi a Sacramento”.
“Oh
bene,
quindi non dovrai attendere ancora molto per il suo ritorno”.
“Già…”
“Non
mi
sembri tanto entusiasta”.
“No,
ma
che dici, sinceramente non vedo l’ora” rispose Chloe
cercando di risultare credibile.
“Bene”.
“Tu
dici
che io dovrei andare da lei?”
“Cosa?” chiese Steph
sgranando gli occhi.
“Sì
insomma, visto che non lavoro dovrei andarci? Credi che Lauren desideri
avermi
lì con lei? Magari non me lo chiederà
più, però si aspetta che io…”
“Whoa,
whoa, frena un attimo, stai dicendo sul serio?”
“Sì,
cioè…”
“Ma
non
ti sembra di fare il passo più lungo della gamba? Non state
insieme da chissà
quanto. Potresti anche farlo però, sei consapevole che
conoscerai la sua
famiglia? Non ti sembra troppo formale e ufficiale come cosa?”
“Sì,
è
decisamente assurda questa idea”.
“Allora
perché ci hai pensato?”
“Perché
Allison pensa sia una buona idea. Cioè, tu al mio posto ci
andresti?”
“Santo
cielo, non lo so. Molto probabilmente non ci andrei, ma solo
perché sarebbe
troppo presto”.
“Hai
ragione, meglio che io resti qui. Tanto presto lei ritornerà
in città”.
“Sì,
credo sia la scelta più sensata. Adesso faccio una doccia
veloce e mi preparo
per il lavoro”.
“Ok” disse Chloe
sospirando.
Max
finalmente si decise ad alzarsi dal letto, fece una doccia e
tornò in stanza
per vestirsi. Nel frattempo Kate stava preparando qualcosa per il
pranzo e
Victoria era seduta sul divano e stava guardando qualcosa sul suo
laptop. A un
tratto qualcuno suonò al campanello. Victoria non si mosse
dalla sua posizione.
Kate si voltò a guardarla. “Potresti
andare a vedere chi è?”
“Tu
sei
più vicina”.
“Io
sto
cucinando!”
Le due
ragazze erano agguerrite per la discussione avuta quel mattino.
“Ma
certo, padrona!”
disse Victoria con sarcasmo, alzandosi svogliatamente dal divano.
Raggiunse la
porta proprio quando Max usciva dalla sua stanza da letto.
“Buongiorno,
dovrei fare…”
“Max,
vieni qui, a quanto pare ci risiamo”.
Kate e Max
la guardarono confuse e si avvicinarono alla porta. Davanti a loro,
c’era lo
stesso fattorino del giorno prima. In mano aveva qualcosa e certamente
non era
un vestito.
“Maxine
Caulfield, metta una firma qui”.
Dopo aver
firmato, il fattorino le consegnò ciò che doveva
e se ne andò via augurando una
buona giornata. Max appoggiò l’ennesima consegna
sul tavolo della cucina e
dalla forma, iniziò a farsi un’idea di cosa
potesse essere. Scartò l’ennesimo
regalo, trovandosi davanti alla foto incorniciata di Eleonor. “Oh
mio Dio!”
“Hai
deciso anche tu, di sostenere attivamente la nobile causa di Ellis
acquistando
un suo scatto?”
chiese Victoria sorpresa.
“No,
non
ho comprato nulla”.
“Credo
ci
sia un biglietto”
disse Kate indicandolo.
Max lo prese
iniziando a leggere.
Sono
sicura di sapere a cosa tu stia pensando in questo momento, che sto
esagerando
e dovrei smetterla subito, ma lascia che ti spieghi. Quando ieri ho
visto com’eri
presa da quella foto, non ho potuto fare a meno di pensare di donarlo a
te. La
ragione per cui l’ho fatto è molto semplice.
Nessuno è stato attratto da quello
scatto come te e nessuno, avrebbe mai potuto comprendere cosa celasse.
Tu invece
ci sei riuscita ancor prima che io ti raccontassi di lei. Per questo
preferisco
che lo tenga tu, perché sei l’unica che riesce ad
apprezzarlo per davvero
cogliendone ogni sfumatura. Quello non è un semplice scatto,
in quella foto c’è
un pezzo di me e della mia vita. È troppo personale per
venderlo a chiunque. Scusa
se mi sono presa ancora questa libertà con te, ma ti
assicuro che è davvero
l’ultima. Grazie ancora per tutto quanto e soprattutto per
ieri sera.
Ellis
“Quindi
la donna ritratta in questa foto è una persona importante
per lei?” chiese Victoria
dopo aver letto
lettera insieme a Max.
“Già…”
Max si
allontanò tornando nella sua stanza chiudendo la porta,
mentre le sue amiche si
guardavano confuse.
Ellis
rispose dopo aver letto il nome di Max sul display del sui telefono. “Buongiorno”.
“Buongiorno
Ellis, ti disturbo?”
“No,
non
mi disturbi affatto e poi mi aspettavo una tua telefonata”.
Max
dall’altro lato del telefono sospirò. “Ellis,
i-io non posso accettare…”
“Perché
no?”
“Perché
hai fatto decisamente troppo per me e non voglio che tu prenda
l’abitudine di
donarmi sempre qualcosa”.
“Max,
la
decisione di regalarti quella foto, l’ho presa subito dopo
averne parlato. Ho
fatto in modo che non venisse venduta per donarla a te. La mostra ormai
è
finita e non posso più venderla”.
“Beh,
potresti utilizzarla un’altra volta, oppure tenerla con
te”.
“No
Max,
non ci sono mostre programmate al momento e non posso portarla da
me”.
“Perché?”
“Perché
finalmente mi sono liberata di lei” disse Ellis,
ricordando a Max il commento di Margaret a
quella foto.
“Ho
accettato tutto Ellis, però questa foto
non posso tenerla”.
“Posso
saperne il motivo?”
“Perché
ti riguarda da vicino, insomma lei è la
tua…”
“Non
dirlo”.
“Cosa?”
“Non
dire
che è la mia ex, perché non lo è
affatto. Noi non abbiamo mai avuto una storia,
quindi non sentirti a disagio nell’accettare quella foto.
È vero, riguarda un
periodo non semplice della mia vita, ma mi farebbe piacere se
l’avessi tu
perché ne comprendi il reale significato, cosa che altri non
farebbero. Per me
non sei un’estranea e il fatto che l’abbia tu, mi
tranquillizza. Prendilo come
un punto di partenza”.
“Partenza
per cosa?”
“Per
scoprire qualcosa in più su di me, visto che per te sono
sempre un mistero”.
Max rimase a
riflettere a lungo in estremo silenzio.
“Max,
sei
ancora lì?”
“Sì,
ci
sono”.
“Allora?”
“Va
bene,
terrò la foto ma a patto che tu la smetta di inviarmi
continuamente regali”.
“Affare
fatto” disse Ellis
con entusiasmo.
“Ti ho
lasciato vincere anche questa”.
“Non
è
una gara”.
“Ma
stai
gongolando”.
“Sarò
sincera con te, assolutamente sì”.
“Grazie
per il pensiero”.
“Di
nulla
Max”.
“Allora,
si è saputo qualcosa della mostra?”
“Sì,
le
foto sono state tutte vendute e abbiamo ottenuto una somma
considerevole”.
“Questa
sì che è una bella notizia”.
“Sì”.
“Sono
felice che tu sia riuscita nel tuo intento”.
“Anche
io”.
“Adesso
ti devo lasciare, ci vediamo lunedì?”
“Sì,
buona
giornata Max”.
“Anche
a
te Ellis, ciao”.
Ellis chiuse
la chiamata con un grande sorriso stampato sul volto. Poi
continuò a prepararsi
per uscire e andare all’appuntamento con i suoi amici.
Max dopo
aver parlato con Ellis decise di fare un’altra chiamata. Era
arrivato il
momento di capire alcune cose. Fece partire la chiamata e poco dopo una
voce
rispose.
“Pronto”.
“Ciao
Shon, sono Max”.
“Ehi,
ciao”.
“Ti
disturbo?”
“No,
dimmi pure”.
“Ascolta,
stavo pensando che se ti va e non hai niente di meglio da fare,
potremmo
vederci per un caffè”.
“Oh…
ehm…
come mai?” chiese
Shonei guardando Ashley che si stava preparando per uscire.
“Che
domanda è questa? Voglio dire, siamo amiche, giusto?
Possiamo andare a prendere
un caffè insieme da qualche parte, senza avere per forza una
ragione”.
“Ma
certo”.
“Che
ne
dici di andare al bar qui vicino casa?”
“Ok,
ci
vediamo lì”.
“Va
bene,
allora a tra poco”.
“Sì,
a
dopo”.
“Ciao”.
Shonei
interruppe la telefonata continuando a guardare Ashley. “Stai
per uscire?”
“Sì,
perché?”
“Niente,
è solo che sei davvero uno schianto questa
mattina”.
Ashley la
guardò con aria interrogativa. Poi sorrise. “Grazie”.
“Non
era
proprio un complimento”.
“Ah
no?”
“È
solo
strano che tu esca di mattina vestita così”.
“Ma
cosa…”
“Dove
devi andare?”
“Santo
cielo Shon, cos’è questo, un terzo
grado?”
“No,
voglio solo sapere…”
“Esco
con
le ragazze”.
“Ok,
era
solo per sapere”.
“Va
bene,
adesso vado altrimenti faccio tardi” disse Ashley
dirigendosi verso la porta.
“Aspetta” disse Shonei
mentre Ashley si
irrigidiva preoccupata.
Si
voltò a
guardare Shonei e lei chiese: “Hai bisogno di un
passaggio, o di soldi?”
“No,
ma
grazie, non mi serve nulla”.
“Ok,
ci
vediamo dopo”.
“Certo”.
Ashley
uscì
e Shonei confusa, andò a prepararsi per raggiungere Max.
Ellis
raggiunse i suoi compagni che la stavano già attendendo
davanti a delle tazze
di caffè. Appena entrata al bar si diresse al loro tavolo,
sedendosi di fianco al
suo miglior amico Gary. Davanti a loro c’erano Blake e Grace
che si lanciavano
sguardi strani, sorridendosi mentre si tenevano per mano.
“Eccomi
qui” disse Ellis.
Gary la
guardò. “Era ora”.
“Non
ho fatto
tardi”.
“No,
però
questi due stamattina non me la raccontano giusta” disse Gary
indicando i due ragazzi
davanti.
“Infatti,
non ho potuto fare a meno di notare le loro espressioni a dir poco
felici. Che
diavolo è successo e come mai tutta questa fretta di
vederci?”
“Io
direi
di farli crogiolare nel loro brodo ancora per un po’, tu che
dici?” disse Grace al
suo ragazzo.
“Devi
solo provarci”
minacciò Gary.
Ellis si
diresse al bancone del bar ordinando un caffè e dopo essere
stata servita,
tornò al suo posto. “Allora, che ne dite
di sputare il rospo?”
“Quanta
fretta Ellis, per caso hai qualcosa di meglio da fare che stare con i
tuoi
amici?” chiese
Blake.
“Non
tergiversare” si
intromise Gary.
“Sapete
una cosa? Siete davvero poco attenti e mi meraviglio di te
Ellis”.
Lei
guardò
Blake corrugando la fronte. “Ma di cosa stai
parlando?”
“Andiamo
ragazzi,
non vedete nulla di diverso?” chiese Grace.
Ellis e Gary
si guardarono tra loro alzando le spalle.
“Lascia
perdere Grace, forse è meglio dire come stanno le cose
perché non ci
arriverebbero mai da soli”.
“Lo
penso
anche io” rispose la
ragazza sconfitta.
“Vuoi
essere tu a dare la notizia?”
“Con
piacere” disse Grace
raggiante mentre Ellis e Gary la guardavano incuriositi.
“Ieri,
io
e il qui presente Blake, siamo andati a cena fuori
eeeee…”
continuò la ragazza mettendo in
mostra l’anello che portava alla mano. “…finalmente
si è deciso a chiedermi
di sposarlo”.
Ellis e Gary
rimasero imbambolati e ci misero un po’ a metabolizzare la
notizia. Poi
finalmente sorrisero felici per i loro amici.
“Oh
merda,
non ci credo” disse
Gary.
“Era
ora
ragazzi” disse Ellis
alzandosi, per abbracciarli congratulandosi con loro, seguita da Gary.
“Vi
piace
l’anello?” chiese
Grace felice, guardando Blake che le sorrideva.
Ellis le
afferrò la mano guardando meglio l’anello. “È
davvero bellissimo”.
“Ma se
non lo avete nemmeno notato” disse Blake.
“Ehi
amico, non prendertela. È colpa vostra se io ed Ellis ci
siamo rassegnati
all’idea che non avreste fatto mai il grande passo. Io non ci
avrei scommesso”.
“Scusate
se ve lo dico, ma Gary ha ragione. Insomma, nemmeno io ci speravo
più”.
“Grazie
per la fiducia ragazzi” disse Blake.
Gary si
strofinò le mani guardando i futuri sposi.
“Comunque, per l’occasione non
dovremmo bere del caffè. Qui ci vuole qualcosa di
forte”.
“Sono
completamente d’accordo” disse Ellis.
“Voi
due
sarete davvero felici per noi solo quando vi faremo ubriacare” disse Grace.
“Non
è un
po’ presto per questo?” chiese Blake.
“No,
per
me qualsiasi momento può essere giusto”
affermò Gary costringendo Blake ad andare a prendere
qualcosa da bere, seguito da Grace.
Quando i due
ragazzi si allontanarono Gary chiese: “Lo avresti
mai creduto possibile?”
“No,
per
niente, ma sono felice per loro. Quei due sono fatti per stare
insieme”.
“Lo
credo
anche io però, anche tu pensi che Blake glielo abbia chiesto
perché ubriaco?”
“Sì,
non
ce lo vedo a fare una proposta di matrimonio da sobrio”.
Cominciarono
a ridere di gusto mentre i ragazzi al bancone, in attesa del loro turno
per
farsi servire, si voltarono a guardare verso di loro con
un’espressione interrogativa.
Quando tornarono
serie, Gary chiese: “Allora,
com’è andata la mostra?”
“Alla
grande, sono riuscita a vendere
tutto e gli ospiti sono stati molto generosi”.
“Beh,
questa sì che è una grande
giornata”.
“Già…”
disse Ellis riflettendo se parlare al suo amico di tutto il resto.
Gary la
osservò attentamente
comprendendo che ci fosse dell’altro. “Poi?”
“Cosa?”
“Oh
avanti, ho come l’impressione che
ci sia dell’altro”.
“Ehm…
no… è…”
Gary si
voltò completamente verso di
lei ed Ellis si arrese. “E va bene, te lo dico.
Alla mostra ho deciso di
esporre anche una foto scattata da Max”.
“Cosa?
Dici sul serio?”
“Sì”.
“E
lei?”
“Rischiava
di non esserci. Aveva dimenticato
la data della mostra e non aveva un abito adatto per
l’evento. Quindi sarebbe
dovuta andare in giro per negozi, ma grazie a mia madre non ha potuto
farlo.
Così ho provveduto a tutto io, mandandole un vestito e delle
scarpe a casa”.
“Mi
prendi per il culo, vero?”
“No,
è vero e non è finita qui”.
“C’è
dell’altro?”
“Le ho
regalato l’ultimo scatto di
Eleonor”.
“Tu
cosa?! Ma sei impazzita?!”
“No,
mi dovevo liberare di lei,
giusto?”
“Sì,
ma vendendo la foto”.
“Quella
era la mia intenzione, ma
quando ho visto come guardava quella foto, io… dovevi
vederla Gary… era come
rapita. Ha visto qualcosa che nessuno mai sarebbe riuscito a
vedere”.
“Non
lo so Ellis”.
“Cosa?”
“Lei
ha gradito?”
“Beh,
credo di sì, anche se…”
“Lo
sapevo”.
“Cosa?”
“La
trovo una mossa azzardata”.
“In
che senso?”
“Beh,
se per caso tutto quello che
stai facendo, lo fai per un interesse nei suoi confronti, regalarle la
foto di
una tua…”
“Non
era la mia ragazza”.
“Lo
so, ma tu sei completamente persa
per lei”.
“Lo
ero” lo corresse
Ellis.
“Davvero?
E da quando?”
“Beh…
io… non lo so di preciso…”
“Ma
guardati, ti stai agitando”
disse il ragazzo ridendo.
“Non
sono agitata…”
“È
per via di Max? A me puoi dirlo”.
“Mi
sto mettendo in una situazione di
merda, lo so”.
“No,
non lo stai facendo”.
“E
invece sì. Lei non è interessata
alle donne, quindi che possibilità potrei mai avere io? Sto
commettendo lo
stesso errore che ho fatto in passato con Eleonor”.
“Ascoltami
Ellis, io credo che tu
possa concederti il lusso di essere interessata a chiunque tu voglia,
però non
aspettarti di avere la vittoria in pugno. Quello che sto cercando di
dirti è
che devi buttarti ma con moderazione. Non devi provarci con lei, non
subito
almeno. Passaci più tempo insieme e conoscila a fondo e
soprattutto, concedi a
lei di conoscerti. Non avere pretese e lascia che sia il tempo a dirti
come
stanno davvero le cose. Se deve nascere qualcosa tra voi, stanne pur
certa che
succederà”.
“E se
invece non succede nulla?”
“Beh,
almeno ci avrai provato. Dopo
Eleonor non ti sei più concessa di essere felice, di
divertirti, di conoscere
gente nuova. Ti sei chiusa in una sfera di cristallo lasciando fuori
tutti,
inclusa la tua famiglia. Questo non va bene Ellis, questo non
è vivere. Non ti
riconosco più”.
Ellis
sospirò appoggiandosi allo
schienale del sedile premendosi le
dita sulle palpebre degli occhi.
“Da
quando non ti capita di provare interesse per qualcuno? E proprio
adesso che
succede, vorresti davvero negarlo a te stessa? E per che cosa poi?
Differenza
di età? Perché non è interessata alle
donne?”
“Non
è
cosa da poco”.
“La
sorella di mia madre si è riscoperta dopo due mariti,
quattro figli e due nipoti.
Ha la bellezza di sessantacinque anni, riesci a crederci?” chiese il
ragazzo facendo ridere
l’altra.
“Sei
un
imbecille”.
“Lo
so,
ma sono anche saggio di così. Ascolta, lei ti piace, quindi
datti da fare” disse il
ragazzo dandole un pugno
sul braccio.
“Noah
le
ha proposto, una mostra dedicata ai suoi scatti”.
“Vedi?” chiese il
ragazzo allargando le
braccia. “Anche l’universo cospira a
farti avere ciò che vuoi”.
“Ma
cosa
c’entra?”
“Questo
è
un chiaro segnale”.
“Tu
sei
fuori di testa”.
“No,
è
solo che non voglio vederti vegetare. Voglio vederti lottare per
ciò che
desideri e anche se non dovesse funzionare, pazienza, chi se ne frega.
Non muore
nessuno e poi, avrai altre mille occasioni ma devi volerlo per davvero.
Lasciati andare e non remare contromano. Lascia aperta la porta e fai
entrare
qualcuno nel tuo cuore… o almeno nel tuo letto”.
Ellis scosse
la testa ridendo, ma sapeva che quello che stava dicendo
l’amico non era
sbagliato.
“Eccoci
qui” disse Grace
servendo un drink super alcolico, davanti a Gary ed Ellis.
Blake si
sedette al suo posto con altri due bicchieri per sé e la sua
futura sposa. “La
prossima volta andate voi a prendervi da bere”.
“Prima
cosa avevate tanto da ridere?” chiese Grace.
“Oh,
ci
stavamo chiedendo quanti anni dovremo aspettare per poter partecipare
al vostro
matrimonio” disse
ironicamente Gary mentendo.
“Non
abbiamo certamente una data, ma vogliamo sposarci al più
presto” disse Grace
dando un bacio a Blake.
“Smuoverò
mari e monti affinché questo avvenga” aggiunse Blake.
“Beh,
a
questo punto non ci resta che scolarci il primo, di una lunga serie di
drink” disse Gary.
“Primo
e
ultimo”
precisò
Blake.
“Stasera
si fa bisboccia e non accetto un no come risposta”
continuò Gary.
Alzarono
tutti i bicchieri per il brindisi. “Brindiamo a voi
ragazzi, al vostro e
speriamo, imminente matrimonio” disse Ellis mentre
un tintinnio di bicchieri
si sollevò dal loro tavolo.
Dopo aver
bevuto Gary si chinò verso Ellis bisbigliando: “E
brindiamo anche a te e la
tua nuova conquista”.
Nonostante
il tono basso della voce, i ragazzi davanti riuscirono a sentirlo.
“Oddio,
non posso crederci”
disse Grace afferrando un braccio di Ellis sul tavolo. “Chi
è lei? Voglio
assolutamente conoscerla”.
“Non
puoi
tenerci all’oscuro di una notizia del genere” disse Blake. “Vogliamo
i dettagli”.
Ellis
fulminò con lo sguardo Gary che le sorrideva divertito. “Non
posso farci
niente se hanno le orecchie da segugio”.
Così
Ellis
fu costretta a raccontare tutto anche agli altri due amici, che
appresero la
notizia con grande entusiasmo.
Shonei
raggiunse il bar dove Max la stava già attendendo da dieci
minuti. Appena
entrata si guardò attorno e quando individuò la
ragazza, si diresse verso di
lei che stava guardando fuori dalla finestra.
“Scusa
per l’attesa”.
“Ehi,
ciao Shon”.
“Ciao”.
Shonei si
sedette davanti a lei.
“Posso
offrirti un caffè?”
“Certo”.
Max fece
cenno a un ragazzo che si avvicinò al loro tavolo per
prendere le loro
ordinazioni. Nell’attesa iniziarono a chiacchierare tra loro.
“Allora,
come stai?” chiese
Max.
“Bene”.
“Mi fa
piacere saperlo”.
“E
tu?”
“Anche
io
bene”.
Rimasero a
guardarsi un po’ a disagio senza sapere bene come continuare.
Max si sforzò di
sorriderle, anche se le faceva male vedere come erano cambiate le cose
tra di
loro, dopo il suo rifiuto di stare con lei. Adesso Shonei le era
davanti e se
voleva capirci qualcosa, doveva cercare innanzitutto di mantenere la
calma.
“Sai,
ieri c’è stata la mostra”.
“Davvero,
bello” disse Shonei
senza sbilanciarsi troppo. Poi però si rese conto di quanto
potesse sembrare
strana e distaccata la sua risposta e così, anche se non era
per niente
interessata, chiese altro in merito. “Com’è
andata?”
“Bene,
in
realtà è andata molto più che bene. A
mia insaputa Ellis ha esposto una delle
mie foto, sai quelle di nudo che ho scattato?”
“A tua
insaputa?”
“Già”.
“Carino
da parte sua”.
“Sembra
sia piaciuta davvero tanto la mia foto”.
“Ne
sono
sicura, sei una brava fotografa”.
“Il
proprietario
della galleria mi ha anche proposto di organizzare una mostra tutta
mia”.
“Bel
colpo Max, questa sì che è una notizia”.
“Ieri
sera
dopo la mostra io ed Ellis siamo passate al Paradise. A quanto pare non
ci
siamo incontrate per poco. I ragazzi mi hanno detto che eri anche tu
lì, in
compagnia di Janet”.
“Sì,
infatti c’eravamo anche noi”.
Di nuovo
silenzio.
Max
abbassò
lo sguardo sui bracciali che portava al polso, cominciando a
giocherellarci
nervosamente. “Dimmi una cosa Shon, per caso non
vuoi più avere nulla a che
fare con me? Te lo chiedo perché se è
così, lo voglio sapere. L’altra sera
quando ti ho chiamata al telefono, ti sei comportata in modo strano,
sembravi
quasi infastidita dalla mia telefonata. Hai affermato che per me ci
saresti
sempre stata, che siamo amiche e che avrei sempre potuto contare su di
te, ma
il tuo atteggiamento sembra confermare tutto il contrario. Puoi essere
sincera
con me e dirmi cosa sta succedendo? Forse c’entra qualcosa il
mio rifiuto di
avere una relazione con te? Se fosse così lo capirei, forse
ho preteso troppo
da te…”
Shonei
allungò un braccio sul tavolo afferrando la mano di Max,
impegnata a torturare
i bracciali. “Max…”
Max
alzò lo
sguardo verso di lei e proprio in quel momento, il ragazzo le raggiunse
servendo le tazze di caffè.
Shonei le
lasciò
la mano ringraziando il ragazzo per poi riportare
l’attenzione sulla ragazza,
che stava fissando la tazza di caffè che aveva davanti. “Max,
io ti devo
delle scuse. So di essermi comportata male al telefono con te,
però sappi che
non ce l’ho con te. Il fatto è
che…”
Max
finalmente alzò lo sguardo verso di lei. “Continua…”
Shonei
sorrise non sapendo esattamente cosa dire. “Ero in
compagnia”.
“Questo
lo avevo capito da me, anche se avresti potuto dirmelo invece di
arrivare a
chiudermi il telefono in faccia. Mi hai fatta anche
preoccupare…”
“Lo
so, mi
dispiace. Il fatto è che hai chiamato in un momento davvero
inopportuno, ed io
non riuscivo più a… ero poco
lucida…”
Max
continuava a guardarla. “Eri ubriaca?”
“Cosa?
No, no, io ero… potremo evitare di parlare su cosa stavo
facendo in quel
preciso istante?”
“Ma
certo, non c’è nessun problema, anche se sai che
puoi dirmi tutto”.
“No
Max, forse…
non proprio tutto”
disse Shonei bevendo un sorso del suo caffè.
“Invece
sì”.
“Credimi
Max… no”.
“Ma
cosa
ci può essere di così…” disse Max,
fermandosi di colpo guardando Shonei e intuendo di cosa si
trattasse. “Oh… adesso credo di aver
afferrato…”
Max
abbassò
lo sguardo a disagio.
“Bene,
perché sai volevo evitare di dirlo”.
“Sì,
comprendo benissimo. Quindi eri con Ashley?” chiese Max
bevendo un sorso del suo caffè.
“No,
ero
in compagnia di Janet”.
“Oh
bene” disse Max
annuendo.
“Davvero?” chiese
l’altra scettica.
“Sì”.
“Avanti
Max, lei non ti piace affatto”.
“Beh,
non
ho molta simpatia per lei e credo che la cosa sia reciproca” ammise la
ragazza mentre Shonei
rideva.
“Chloe
mi
ha detto di Ashley e Janet. Quindi, stai con una, o con
l’altra? Io non capisco”.
“Max,
è
complicato”.
“Allora
rendilo più semplice affinché io possa
comprendere, perché ti giuro che non
capisco davvero quali siano le tue intenzioni e lo so che non sono
affari miei
questi, ma sono preoccupata per te. Io tengo alla tua amicizia e voglio
soltanto
che tu stia bene”.
“Di
cosa
sei preoccupata per davvero?”
“Ho
paura
che il mio rifiuto, possa avere in qualche modo a che fare con la tua
situazione attuale”.
“Ashley
ha rotto con il suo ragazzo, viveva con lui e al momento non ha un
posto dove
stare. Quindi la sto ospitando da me. Janet e io ci stiamo frequentando
di
nuovo”.
“Ma a
te
piace Ashley”.
“Sì,
beh…
le cose sono un po’ cambiate… non che lei non mi
piaccia più ma…”
“È
complicato” disse
Max anticipando la ragazza.
“Esatto”.
“E con
Janet è una cosa seria?”
“Non
esattamente”.
“Il
fatto
è che loro due… insomma… non sono
adatte a te”.
“Come
scusa?”
“Il
fatto
è che tu… io sono sicura che tu stessi cercando
altro…”
“Ti
riferisci a quello che c’è stato tra di
noi?”
“Sì,
era
come se tu stessi cercando altro e quando ti ho detto di no, sei
ritornata alle
tue vecchie abitudini”.
“Queste
abitudini non mi hanno mai causato problemi. Avanti Max, cosa temi
possa
succedermi?”
“Non
voglio che tu perda te stessa in relazioni che non possono darti
ciò di cui hai
bisogno”.
“Max,
io
sono quella che sono e tu mi hai conosciuta così. Non
c’è niente di diverso
adesso”.
“C’era
qualcosa di diverso”.
“Sì,
ma
adesso…”
“È
colpa
mia se tu…”
“Non
devi
sentirti in colpa per qualcosa, tu non c’entri”.
“Come
fai
a dirlo quando entrambe sappiamo che non è
così?”
“Ok,
è
vero, tu hai suscitato in me sentimenti contrastanti. Mi hai dato
qualcosa su
cui riflettere e mi hai mostrato qualcosa che non conoscevo e devo
ammettere
che è stato piacevole. Insomma, non mi sarei opposta a
proseguire su quella
strada, anche non conoscendo dove mi avrebbe condotto. Però
Max, io adesso devo
andare avanti con la mia vita e tu con la tua. Non sentirti
responsabile se tra
di noi non è potuta andare avanti. Se eravamo destinate a
stare insieme,
sarebbe semplicemente successo. Chissà, forse in
un’altra vita magari”.
Max
inevitabilmente sorrise ripensando al suo passato, quando aveva
riavvolto il
tempo utilizzando i suoi poteri per salvare il padre di William. Alla
fine si
era ritrovata in compagnia di Victoria e gli altri amici del Vortex
Club, quindi
dopotutto, non era così improbabile come
possibilità. Forse in un’altra realtà
alternativa lei e Shonei, avrebbero avuto davvero qualche
possibilità.
“Perché
sorridi?” chiese
Shonei curiosa.
“Così…” rispose la
ragazza con un’alzata di
spalle.
“A
volte
sei davvero strana Max” disse Shonei
sorridendo. “Tornando a noi due, ero seria quando
dicevo
che per te ci sarei sempre stata. Lo ribadisco e lo riconfermo, tu
potrai
sempre contare su di me, per qualsiasi cosa. Non sarai mai la mia
ragazza, ma
ciò non toglie che resti sempre mia amica. Se avrai bisogno
di me, io sarò
sempre disponibile” disse la ragazza facendo una
pausa. Poi aggiunse con
ironia: “Però avita di chiamarmi in
momenti inappropriati”.
“Smettila” disse Max
ridendo in imbarazzo.
“Adesso
se vuoi, posso spiegarti meglio cosa stavamo facendo”.
“Shon!”
Shonei
alzò
le mani in segno di resa, ridendo. “Ok, ok, stavo
solo scherzando”.
“Ti
voglio bene Shon”
disse Max seria.
Shonei smise
di ridere tornando seria. “Te ne voglio anche io
Max”.
Finirono di
bere il loro caffè e dopo aver chiacchierato per un
po’, Shonei si offrì di
riaccompagnarla a casa. Dopo essersi salutate, la ragazza
uscì dal parcheggio
con la sua auto e si diresse verso casa. Durante il tragitto si
fermò a un
semaforo. Prese il telefono leggendo alcuni messaggi che aveva ricevuto
quando
era in compagnia di Max, di cui due appartenevano a Janet.
C’era una foto della
ragazza mezza nuda, che Shonei trovò divertente. Subito dopo
un messaggio a cui
Shonei rispose.
Janet:
Vedi qualcosa che ti piace?
😏
Shonei: Farei
prima a dirti cosa non mi piace.
La risposta
dell’altra non tardò ad arrivare.
Janet:
Bene, spara.
Shonei:
Non mi piace che mi invii foto del genere, quando sono troppo lontana
per
poterti raggiungere.
Janet:
Allora risolviamo il problema. Posso aspettarti, so essere molto
paziente
quando voglio.
😏
Shonei rise
mentre dava un’occhiata al
semaforo e mentre stava per riportare lo sguardo sul telefono, vide
Ashley
uscire da un locale in compagnia di qualcuno, ma non erano di certo le
sue
amiche come lei stessa, aveva affermato prima di uscire. Era in
compagnia di un
uomo che gentilmente le aprì lo sportello dalla parte del
passeggero, per farla
salire sulla sua bella auto costosa. L’espressione sul volto
di Shonei si rabbuiò
all’istante. Rimase a guardare i due allontanarsi con
l’auto, mentre Janet
restava in attesa di una sua risposta alla sua proposta.
Janet: Allora?
🙄
Shonei si
affrettò a rispondere e anche se trovava allettante la
proposta della sua
attuale amante, rifiutò scusandosi.
Shonei: Non
posso, mi dispiace.
Janet:
Sei una vera delusione.
Shonei:
No, sono solamente impegnata al momento, ma stasera mi farò
perdonare.
Janet:
Allora preparati, perché ti toccherà fare degli
straordinari.
😏
Lanciò
il telefono sul sedile affianco
stringendo le mani al volante, fino a far diventare le nocche bianche.
Era così
devastata da ciò che aveva appena visto, che non si accorse
nemmeno che fosse
scattato il verde. Si ridestò soltanto quando
sentì il suono dei clacson dietro
di lei. Accelerò partendo a razzo, maledicendosi per aver
anche solo pensato di
riuscire a far comprendere alla ragazza, una cosa tanto semplice quanto
evidente.
Matthew si
trovava in una delle stanze
al piano inferiore dello stabilimento abbandonato, dove da anni Steven
svolgeva
i suoi affari indisturbato. Era seduto intorno a un tavolo con un altro
paio di
scagnozzi a giocare a poker. A un tratto qualcun altro entrò
nella stanza
interrompendo la loro partita.
“Matt,
Steven ti
vuole vedere”.
“Cosa
vuole?”
“Cosa
cazzo vuoi
che ne sappia io” disse
l’uomo.
Uno dei ragazzi
che era impegnato
nella partita, si girò verso di lui davanti alla porta. “Aspetta
coglione,
dobbiamo finire questa mano”.
“Andate
a dirlo a
Steven, branco di rincoglioniti!” disse
l’uomo uscendo dalla stanza, sbattendo la porta.
“Ok,
vediamo cosa
avete” disse Matthew
ai suoi due avversari.
“Guardate
e
piangete” disse uno di
loro entusiasta,
mostrando le carte in suo possesso. “Full!”
“Aaah,
io ho
soltanto un tris di due” disse
l’altro con frustrazione, scagliando le carte sul tavolo. “Cazzo
di sfiga
che ho oggi”.
L’altro
rise sentendo di avere già la
vittoria in pugno, allungando le braccia al centro per recuperare i
soldi della
vincita.
“Un
momento, non
così in fretta!” intervenne
Matthew bloccandolo. “Non hai ancora visto le mie
carte”.
“Ok,
vediamo”.
Matthew
appoggiò lentamente le carte
sul tavolo. “Poker di assi!”
“Non
è possibile
cazzo, è già la seconda volta”
disse il ragazzo sconfitto, mentre l’altro rideva al suo
fianco.
Matthew a quel
punto si alzò dalla
sedia, recuperando la sua vincita. “È
sempre un piacere vincere contro di voi.
Adesso se volete scusarmi, devo andare”.
“Sì
e già che ci
sei, vedi di non tornare” disse il
ragazzo che non accettava la sconfitta.
“Alla
prossima,
perdenti” aggiunse
Matthew lasciando la stanza
per raggiungere Steven di sopra.
Una volta
raggiunto il piano
superiore, bussò alla porta della stanza in cui si trovava
Steven.
“Avanti”.
“Mi
volevi
vedere?”
“Sì,
chiudi la
porta e siediti”.
Il ragazzo fece
come aveva detto
mentre Steven lo guardava. “Quanti ne abbiamo persi
questa settimana?”
“Questa
settimana?
Le vendite sono calate già da parecchio”.
“Che
diavolo sta
succedendo?”
“Dubito
fortemente che parte dei tuoi clienti, si siano ripuliti
così dall’oggi al
domani”.
“Concorrenza?”
“Altrimenti
non
si spiega”.
“Se
c’è davvero
qualcuno che ci sta rovinando gli affari, lo sta facendo fregando
tutti, anche
gli stessi clienti. Molto probabilmente vende merce scadente”.
“Come
intenti
procedere? Abbassando un po’ l’asticella della
qualità e quindi i prezzi?”
“Non
ci penso
nemmeno, se vogliono roba di ottima qualità, devono venire
da me. Il problema è
che siamo circondati da branchi di ragazzini che per fare i duri,
snifferebbero
anche la colla”.
Matthew
annuì fingendosi comprensivo,
in realtà non gli fregava un cazzo di come andavano i suoi
affari. Finché
veniva pagato a dovere, tutto filava liscio. Inoltre il ragazzo a volte
considerava l’uomo un vero pappamolle. Se fosse stato lui a
capo, avrebbe fatto
rigare dritto chiunque e l’unico modo che conosceva per
farlo, era usare le
maniere forti.
“A
proposito, ci
sono novità su quell’altra cosa?”
“No,
non al
momento”.
“Cosa
c’è? È
troppo difficile questo compito per te? Devo forse incaricare qualcun
altro?”
“No,
me ne posso
occupare tranquillamente io”.
“La
tieni ancora
d’occhio?”
“Ogni
tanto, ma
sai… mi hai chiesto di essere discreto”.
“Se
non sbaglio ti
avevo lasciato carta bianca, quindi cosa stai facendo per arrivare alla
verità?”
“Escogiterò
qualcosa”.
Steven lo
guardò scettico. Poi si alzò
per versarsi un bicchiere di scotch che era sul tavolo. “Datti
da fare
allora, mi sono rotto il cazzo di dovere pagare anche lei, soprattutto
adesso
che le entrate sono diminuite. Non voglio più che lavori per
me”.
Si
avvicinò alla finestra guardando
fuori, mentre teneva il bicchiere in una mano. “Voglio
mettere fine a questa
storia una volta per tutte”.
L’uomo
si voltò a guardare il ragazzo
che lo osservava con attenzione. “Non
deludermi”.
“Non
lo farò
Steven” disse Matthew
con un sorriso che non
prometteva nulla di buono, non per Shonei.
Chloe aveva
pensato di chiamare Max,
ma il desiderio di vederla era troppo forte e quindi uscì di
casa per
raggiungerla al suo appartamento. Quando bussò alla porta,
Victoria che era
seduta sul divano, guardò Max alle prese con il suo laptop.
“Non
è che
aspetti altre consegne? Perché in quel caso sarebbe meglio
che andassi tu ad
aprire la porta”.
“Tu
non puoi
andarci?” chiese Kate
indaffarata con le sue
illustrazioni.
“Mi
sto facendo
le unghie, non vedi?”
Max
roteò gli occhi al cielo alzandosi
dalla poltrona. “Smettetela tutte e due, vado
io”.
Mentre la
ragazza si dirigeva verso la
porta, Victoria la bloccò consegnandole una penna. “Sai,
nel caso dovessi
mettere altre firme”.
“Molto
divertente
Victoria” disse Max
allontanandosi mentre la
ragazza rideva e Kate scuoteva la testa.
Aperta la porta,
Max si ritrovò
davanti Chloe.
“Ciao
Max”.
“Ehi
Chloe, entra”.
“Ciao
ragazze”.
Kate rispose al
saluto e Victoria
disse: “Mh, falso allarme”.
Chloe la
guardò alzando un
sopracciglio. “Per caso aspettavate qualcun
altro?”
Max chiuse la
porta scuotendo la
testa. “Non farci caso, infondo la
conosci”.
“Ehi,
che vorres…” rispose
Victoria interrotta da una chiamata
da parte di Marcus. “Scusate, vado in camera mia,
è una telefonata di lavoro”.
“Si
certo, di
lavoro…”
commentò Kate.
Max
afferrò una mano di Chloe
conducendola verso la sua stanza. “Andiamo di
là”.
Appena passata
la soglia e richiusa la
porta Chloe guardò Max con un’espressione
interrogativa. “Sbaglio o siete un
po’ strane oggi”.
Max si sedette
sul bordo letto. “Giornata
strana”.
Chloe stava per
sedersi accanto
all’amica, ma si bloccò quando vide la foto
incorniciata appoggiata sulla
scrivania. Si avvicinò per guardarla meglio ed emise un
fischio di
apprezzamento. “Però, chi è
questa boma sexy?” chiese prendendo la
cornice e alzandola. Poi si voltò di scatto verso Max. “Non
è Ellis, vero?”
“No,
non è lei”.
“Meno
male” disse Chloe
senza pensarci.
Max la
guardò con la confusione
dipinta sul volto. “Per quale motivo?”
“Cosa?”
“Perché
meno male?”
Solo in quel
momento Chloe realizzò
cosa avesse appena detto. Voleva darle una risposta sensata, ma la
verità era
che non sapeva nemmeno lei perché lo avesse detto. Poi
riflettendo per qualche
istante mentre Max la osservava in attesa, disse: “Ehm…
beh… perché se fosse
Ellis… adesso dovrei provarci con il tuo capo”.
Max scosse la
testa sorridendo. “Oh…
giusto… avrei dovuto immaginare una risposta del
genere”.
Chloe rimise la
cornice sulla
scrivania e andò a sedersi di fianco all’amica. “Allora,
hai comprato tu
quella cornice?”
“No,
in realtà è
un regalo”.
“Da
parte di chi?”
“Ellis”.
“Ah…
e come mai?”
“Ha
notato quanto
mi piacesse la foto e…”
“Ti
piace la
foto?”
“Sì,
perché?” chiese Max,
pensando che forse Chloe fosse sul
punto di insinuare qualcosa, o fare una delle sue solite battute.
“Niente”.
“Piace
anche a te”.
“Per
motivi
diversi però è vero” disse Chloe con
un sorriso furbo.
Max le diede un
pugno sul braccio. “Non
fare l’idiota”.
“Ahia!”
“Sei
sempre la
solita”.
“È
stata molto
gentile con te”.
“Se
con questo
gesto è stata gentile, allora per l’altro non
saprei davvero come definirla”.
“C’è
dell’altro?”
“Ha
esposto alla
sua mostra una foto scattata da me”.
“Davvero?
Quale?”
A un tratto Max
si trovò in difficoltà
non sapendo cosa rispondere, stava quasi considerando di riavvolgere il
tempo,
ma si era ripromessa di non utilizzarlo continuamente. “Beh,
Ellis non
poteva scattare delle foto e così, le ho scattate
io”.
“Che
tipo di
foto?”
“Ehm…
beh… delle
foto particolari”.
“Del
tipo?”
“Foto
di… nudo”.
“Cosa?”
chiese Chloe
sbalordita. “Tu hai scattato
delle foto di nudo?”
“Già”.
“Mi
prendi in
giro, vero?”
“No”
rispose Max
sospirando scocciata.
“Oddio,
era uomo
o donna?”
“Donna”.
Chloe sembrava
letteralmente allibita,
ma poco dopo cominciò a ridere divertita.
“Che
diavolo hai
da ridere?” chiese Max un
po’
infastidita.
“Scusami
Max, è
solo che non riesco a immaginarti a scattare delle foto a una persona
completamente nuda”.
“Non
era
completamente nuda, cioè…”
“Per
la miseria,
non riesco a crederci”.
“E
invece devi
crederci perché l’ho fatto” disse Max
un po’ imbronciata. Poi uscì dalla stanza
recuperando il suo laptop che aveva
lasciato sulla poltrona e tornò indietro. Si sedette di
nuovo affianco
all’amica, aprì una cartella contenente le foto
che aveva scattato a Bonnie e
gliele mostrò.
“Posso?” chiese Chloe
afferrando il laptop dalle sue
mani.
Max
annuì e la ragazza mise il laptop
sulle gambe, dando uno sguardo alle foto sgranando gli occhi sorpresa.
“Wow,
queste le
hai fatte tutte tu?”
“Sì” rispose Max in
attesa di qualche battuta, che
però non arrivò con sua grande sorpresa.
“Sono
davvero
bellissime Max. L’ho sempre detto che sei una grande
fotografa”.
A quel punto
l’espressione di Max si rasserenò
e sorridendo all’amica. “Grazie”.
“Qual
è stata
esposta alla mostra?”
“Questa” rispose Max
indicandola sullo schermo.
“È
davvero bella”.
“Il
soggetto o la
foto? Sai, con te non si può mai sapere”.
“È
la foto ad essere
bella. Sono sicura che è piaciuta molto anche agli
altri”.
“Sì,
pensa che il
proprietario della galleria mi ha proposto di organizzare una mostra
tutta per
me”.
“Ma
questo è
magnifico, non vedo l’ora. Io sarò
l’ospite d’onore a quella mostra.
Max rise
divertita. “Ah, davvero?”
“Certo,
magari potrei
anche posare per te visto che sono tanto fotogenica. Ti ricordi quando
te lo
dicevo?”
“Come
potrei
dimenticarlo”.
A un tratto
Chloe chiese: “Perché
non mi hai detto nulla delle foto che hai scattato?”
“Ehm,
credo mi
sia passato di mente, l’ho detto solo alle ragazze e a
Shon”.
Chloe rivolse di
scatto uno sguardo
nella sua direzione, poi le riconsegnò il laptop con
un’espressione strana.
“È
tutto ok?”
“Sì,
certo”.
“Chloe…”
La ragazza
sospirò. “È solo
che…
vorrei che me ne parlassi di ciò che ti riguarda…
non voglio essere sempre l’ultima
a sapere qualcosa su di te”.
Max mise via il
suo laptop. “Scusami
per non avertelo detto prima”.
“Per
questa volta
ti perdono” disse Chloe
assumendo
un’aria di superiorità.
“Oh,
grazie tante
mia grande divinità” rispose la
ragazza scherzando.
Cominciarono a
ridere stendendosi sul
letto, voltandosi una verso l’altra.
A un tratto Max
chiese: “Perché
ieri sera non sei uscita?”
“E tu
come lo
sai?”
“Dopo
la mostra
io ed Ellis siamo passate al Paradise, così ho saputo che
sei rimasta a casa”.
“Non
mi andava di
uscire”.
“Ma se
mi avevi
chiamata per vederci”.
“Beh,
per te avrei
fatto uno strappo alla regola”.
“E
cosa hai fatto
tutta sola?”
“Ho
mangiato da
fare schifo, ho bevuto… non guardarmi così, ho
bevuto con moderazione. Poi ho
fumato… sigarette, ho tenuto compagnia alla mia tigre e ho
permesso al
televisore di ammirarmi mentre dormivo” rispose
Chloe portando il conto sulle dita di una mano, mentre Max rideva.
“Come
le
classiche serate che abbiamo sempre passato insieme” disse Chloe.
“Già,
le nostre
serate migliori”.
“Magari
un giorno
di questi potremmo organizzarci”.
“Mi
piacerebbe”.
Restarono a
guardarsi senza aggiungere
altro. Dopo qualche istante il telefono di Chloe iniziò a
squillare. Le due
ragazze continuarono a guardarsi fino a quando Max, un po’ a
disagio disse: “Chloe,
ti sta squillando il telefono”.
“Sì,
lo sento”.
“Hai
intenzione
di rispondere?” chiese Max
sorridendo.
“Sì,
certo”.
Chloe si mise a
sedere estraendo dalla
tasca il telefono, è un brivido di paura le percosse lungo
tutta la schiena.
Non poteva rispondere a una telefonata di Lauren in presenza di Max.
“Chi
è?”
“Oh,
ehm… niente
di importante” rispose Chloe,
mettendo
via il telefono e scusandosi mentalmente con Lauren.
Restarono a
chiacchierare per altri
dieci minuti e quando uscirono dalla stanza, Kate le informò
di aver ricevuto
una chiamata da Timothy, che a sua volta aveva ricevuto una telefonata
da
Jonathan, per dargli appuntamento al Paradise in serata. Chloe non ne
fu molto
contenta, perché infatti stava già valutando
l’idea di invitare Max al suo
appartamento per una serata in pieno relax. Purtroppo avrebbe dovuto
attendere
ancora, non poteva dare buca di nuovo agli altri, soprattutto dopo
essere stata
finalmente dimessa dall’ospedale.
“Chloe,
ti va di
rimanere per pranzo?” chiese Max.
“Oh,
mi
piacerebbe davvero tanto, ma ho già promesso a Steph di
stare un po’ insieme
oggi, visto che sono mancata per una settimana”
inventò Chloe.
“Va
bene, allora
ci vediamo stasera?”
“Sì,
a stasera
Max, ciao Kate”.
“Ciao
Chloe”.
Così
la ragazza lasciò l’appartamento
per raggiungere in fretta la sua auto per tornare a casa e richiamare
Lauren.
Si sarebbe inventata un’altra scusa per non averle potuto
rispondere subito. Adesso
erano libere entrambe e le telefonate sarebbero potute capitare in
qualsiasi
momento della giornata, come era appena successo in presenza di Max.
Ormai le
bugie rifilate alle due ragazze, stavano diventando sempre
più frequenti.
Ashley
tornò all’appartamento e non
appena richiuse la porta, vide Shonei che stava richiudendo uno dei
suoi
bagagli sul divano.
“Che
stai
facendo?”
“A te
cosa
sembra?”
“Andiamo
da
qualche parte?” chiese Ashley
confusa.
Shonei dopo aver
chiuso il bagaglio si
raddrizzò guardandola. “Io no, ma tu
sì”.
“Un
momento, ma
di cosa stai parlando?”
“Voglio
che te ne
vada”.
“Per
quale
motivo?” chiesa la
ragazza scioccata.
“Non
puoi più
rimanere qui”.
“Potresti
spiegarmi per favore?”
“Non
ti devo
nessuna cazzo di spiegazione, questo è casa mia e non ti
voglio più tra i
piedi! Io ho la mia vita e tu hai la tua, questo è
quanto!” rispose Shonei
usando un tono che non
ammetteva repliche.
Ashley rimase
per un attimo intontita
e confusa da ciò che stava accadendo, ma non si arrese. “Shon,
ne possiamo
parlare per favore?” chiese con tono calmo.
Shonei si
diresse verso il frigo per
prendersi una birra bevendone un lungo sorso, appoggiandosi di spalle
al
ripiano della cucina.
Ashley le si
avvicinò lentamente
piazzandosi davanti alla ragazza che evitava di guardarla. “Shon…
guardami…”
A quel punto la
ragazza alzò lo
sguardo verso di lei, continuando a tenere la bottiglia di birra tra le
mani. “Non
so cosa mi sia passato per la testa quando ho deciso di tenerti con me.
Questa
era soltanto l’ultima spiaggia. Ci ho provato, eccome se ci
ho provato. Volevo
che funzionasse, che tu comprendessi fino in fondo tutto quello che
stavo
facendo per te. Ti ho salvata da Steven, non gli avrei mai permesso di
metterti
le mani addosso. Però Jeffrey meritava di perderti come ti
ho persa io. Lui
doveva pagare per quello che ha fatto, ma in quel caso tu saresti
finita per
strada, perché sono sicura che lui se la sarebbe presa con
te. Non volevo
rovinarti la vita perché nonostante tutto quello che hai
fatto, sei importante
per me e lo sei sempre stata”.
Ashley era ferma
davanti alla ragazza
senza emettere un fiato.
“Io
non ho mai
avuto intenzione di relegarti in casa come pensi. Ti ho lasciata libera
di fare
ciò che desideravi. Ti ho messo un tetto sulla testa, ti ho
permesso di fare
shopping, perché so bene quanto ti piace e non ho mai
preteso che andassi a
cercarti un lavoro, per contribuire alle spese della casa. Potevi
uscire e
divertirti con le tue amiche ogni volta che volevi. Ho condiviso tutto
con te,
dandoti tutto ciò che mi era possibile”.
“Shon…”
https://www.youtube.com/watch?v=ZpbX7Xn2LFw&ab_channel=Apeiron
“Avresti
potuto
attraversare quella porta e andartene in qualsiasi momento” disse Shonei
indicandole la porta. “Sei
sempre stata libera di lasciare questa casa e non tornare mai
più, io non ti
avrei di certo fermata. Ho cercato in tutti i modi di dimostrarti come
potesse
essere stare con me. Tu forse pensavi che non me ne fregasse
più nulla di te,
ma non sai quanta fatica ho fatto per non cedere ogni volta che
andavamo a
dormire la sera”.
Gli occhi di
Ashley iniziarono a
riempirsi di lacrime.
“In
cambio ti ho
chiesto solo una stramaledetta cosa, non era una regola ma una
richiesta. Avevo
cominciato a pensare che potesse davvero funzionare e che tu avresti
capito, ma
mi sbagliavo. Questa mattina ho scoperto che niente di tutto quello che
ho
fatto per te, è servito a qualcosa. Niente di tutto questo
ti spingerà nella
mia direzione. Potrei dare la mia vita per te e tu… tu non
te ne renderesti
nemmeno conto. Il tuo cuore non mi apparterrà in nessun
caso”.
Le lacrime
iniziarono a scendere sul volto
di Ashley, quando capì di essere stata scoperta e finalmente
comprendeva cosa ci
fosse dietro quella sua apparente vendetta, nel tenerla legata a
sé a tutti i
costi. In realtà non era mai stata costretta a fare nulla
che non volesse. Ripercorse
con la mente tutti i momenti in cui Shonei le aveva lasciato dei soldi,
quando le
chiedeva espressamente di uscire di casa, magari per incontrare le sue
amiche
che tra l’altro, non aveva mai sopportato. Ripensò
ai momenti in cui era stata
gentile nei suoi confronti, nonostante tutto quello che era successo.
Addirittura
il giorno prima si era presa la briga di aiutarla a spalmarle la crema
per il
corpo sulla schiena. Si maledisse per non aver compreso le sue reali
intenzioni, accecata dal pensiero che la ragazza stesse cercando
soltanto di vendicarsi.
Come poteva essere stata così cieca davanti
all’evidenza? Eppure la conosceva
bene, o almeno così credeva. Però poi si rese
conto che in realtà non la
conosceva abbastanza, perché Shonei aveva subito un
mutamento. Non era più la
stessa di un tempo, qualcosa dentro di lei era cambiato per sempre.
Distrattamente pensò a Max, quella strana ragazza che era
riuscita ad insinuarsi
così tanto nella mente di Shonei, stravolgendola
completamente. Che fosse lei
la causa di tutto? Provò un profondo fastidio
all’idea ma forse più che
fastidio, era gelosia.
“Ti ho
dato tutto
cazzo, tutto… ma niente è mai abbastanza per
te… io non abbastanza” disse Shonei
che con gli occhi lucidi.
Per tutto il
tempo la ragazza aveva
parlato con estrema calma, senza lasciarsi mai travolgere dalla rabbia,
cosa
che sarebbe stata abbastanza ovvia trattandosi di lei. Però
in quel momento non
era il sentimento di rabbia a prevalere, ma il senso di sconfitta e
delusione
per come erano finite le cose. Chiunque, guardandola in quel preciso
istante,
avrebbe capito quanto stesse soffrendo. Però quando riprese
a parlare di nuovo,
il suo tono era cambiato come anche la sua espressione. Era come se si
fosse appena
ridestata da quel momento di smarrimento tornando in sé
stessa, scacciando via
tutto il dolore che quella situazione le aveva inferto. “Ma
adesso basta,
questa volta è davvero finita. Prendi la tua roba, vattene e
non voltarti mai
indietro. Da oggi, quella porta per te è chiusa. Non mi
interessa più sapere
come te la caverai fuori di qui. Ti ho protetta e mi sono presa cura di
te fino
ad ora, ma adesso non sei più un mio problema. Adesso te la
devi cavare da
sola, non potrai più contare su di me”.
“Shon,
io non ho nessun
posto dove andare” disse la
ragazza
con voce tremante dal pianto.
“Non
sono più
affari miei questi”.
“Dammi
un po’di
tempo… lascia che io trovi un’altra sistemazione
prima…”
“No,
non posso,
non c’è più posto per te qui”.
“Shon…
ti prego…
fallo per me…”
“Per
te?! Fare
qualcosa per te?! Cosa cazzo credi che io abbia fatto fino ad ora?! Ho
fatto
anche troppo per te! Io non ti devo più niente! Niente!
Dovresti essere tu a
sentirti tu in debito nei miei confronti! Se non fosse stato per me,
chissà in
quale cazzo di casino saresti adesso!”
disse Shonei con amarezza, alzando un po’ il tono di voce.
“Non
mandarmi via
così!”
gridò Ashley in preda alla
disperazione.
“E
invece è
esattamente quello che sto facendo”
disse Shonei lasciando la bottiglia di birra sul ripiano. “Tornatene
dal tuo
uomo se ti vuole ancora”.
Ashley
cambiò tono di voce e supplicò
la ragazza ancora una volta. “Ti prego
Shon…”
Shonei sembrava
irremovibile e con
sguardo determinato si avvicinò a lei, tirando fuori il
portafogli dalla tasca.
Ne estrasse due bigliettoni da cento dollari, afferrò una
mano della ragazza consegnandole
i soldi. “Questo è tutto ciò
che posso fare per te. Prendi un taxi e vai
dove ti pare, l’importante è che sia lontano da
me”.
Shonei la
superò per andare nella sua
stanza ma prima di entrare, si fermò sulla soglia e senza
voltarsi disse: “Non
voglio trovarti qui quando esco”.
Poi si chiuse
nella stanza sentendo i
singhiozzi della ragazza farsi più forti. Pur di non
ascoltarla, rischiando di
provare pietà per lei e cambiare inevitabilmente idea,
inserì le cuffie al suo
telefono alzando il volume al massimo. Si sdraiò sul letto
mettendo le cuffie
nelle orecchie e ascoltò della musica in attesa che la
ragazza decidesse ad andarsene.
Ashley se ne
stava seduta sul divano a
piangere ininterrottamente nella speranza che Shonei cambiasse idea, ma
dentro
di sé sapeva benissimo che non sarebbe mai successo, non
questa volta. Il
dolore che stava provando in quel momento era così
insopportabile, che iniziò seriamente
a pensare che avrebbe preferito di gran lunga una possibile vendetta di
Shonei.
Rimpianse che le intenzioni della ragazza, non fossero davvero quelle
che lei temeva,
perché in quel caso non le avrebbe mai cacciata di casa.
Arrivata la
sera, Victoria uscì per
conto suo insieme a Marcus, promettendo alle ragazze che le avrebbe
raggiunte
al Paradise più tardi. Quindi Max e Kate si unirono a
Timothy ed Aaron. Jonathan,
Chris, Allison e Chloe erano già sul posto. Steph e Jessie
dopo aver trascorso
il pomeriggio insieme, decisero ancora una volta di unirsi ai ragazzi e
questa
volta con uno spirito diverso. Shonei dopo essere uscita dalla stanza,
tirò un respiro
di sollievo vedendo che Ashley non c’era. Poi si diresse in
bagno per una
doccia veloce e dopo essersi preparata, uscì dal suo
appartamento per passare a
prendere Janet, prima di andare al locale.
Quando
finalmente si ritrovarono tutti
insieme al locale, si sedettero al solito posto. In pista
c’era parecchia gente
che stava ballando a ritmo di musica. Max rivolse un sorriso a Chloe
sedendosi
al suo fianco. Come promesso, arrivò anche Victoria con
Marcus, che non mancò
di presentare a tutti. Le ultime a raggiungere il Paradise fu Shonei in
compagnia di Janet. Shonei preso posto al fianco di Max, che
lanciò un’occhiata
a Chloe che nascose un sorriso divertito, bevendo un sorso della sua
birra. Si
sentiva un po’ in difficoltà in quella situazione,
vista la presenza di Janet
con la quale non nutriva molta simpatia.
“Ciao
Max” disse
allegramente Janet, rivolgendole la
parola sorprendendo la ragazza.
Shonei invece si
rivolse a Steph e
Jessie sedute davanti a lei. “Come butta
ragazze?”
“Benissimo” rispose Jessie
con entusiasmo mentre si
scambiava un’occhiata complice con Steph che le sorrise.
“Ma
davvero?” chiese Shonei
sottovoce un po’ scettica e un
po’ curiosa. Trovava quel modo di fare decisamente strano.
Alcuni dei
ragazzi si alzarono per
raggiungere il bar e prendere da bere a tutti, per poi approfittarne
dell’occasione e fare un brindisi a Chloe, che era stata
dimessa dall’ospedale.
Dopo aver chiacchierato tra loro per un po’, ognuno prese la
propria strada.
Victoria e Marcus si spostarono ai tavoli, dall’altra parte
del locale dinanzi
al bar, dove Eddie era di turno e continuava a guardare verso di loro,
chiedendosi chi diavolo fosse il ragazzo. Emily che passava dal bar per
portare
le ordinazioni dei clienti ai tavoli, punzecchiava l’amico
facendo battutine
che il ragazzo non trovava affatto divertente. Ormai la gelosia aveva
preso il
sopravvento. Allison ed Aaron raggiunsero il bar sedendosi su un paio
di
sgabelli, per appartarsi. I due ragazzi non stavano ancora insieme,
almeno non
ufficialmente, anche se tutti ormai avevano capito che ci fosse del
tenero tra
i due. Il resto dei ragazzi erano ancora tutti al proprio posto.
“E
così la mia
cara cuginetta ha finalmente trovato qualcuno” disse Timothy
divertito.
Kate e Max si
lanciarono un’occhiata
strana e il ragazzo lo notò. “Voi due
cosa sapete di quel tipo?”
“Lui
è un modello
a cui Victoria scatta delle foto. Lo ha conosciuto al lavoro” disse Max.
“Già” disse Kate un
po’ scocciata.
“Cosa
c’è, non ti
sta simpatico?” chiese Timothy
alla ragazza.
“Non
esattamente”.
“Come
mai?”
“Tim,
ti
dispiacerebbe cambiare argomento?”
“Caspita,
che
diavolo sarà mai successo”.
A quel punto Max
intervenne. “Diciamo
che le presentazioni non sono state proprio nella norma”.
“Max,
ti prego,
non farmici pensare”.
“Oh
cazzo, adesso
suscitate anche la mia curiosità”
disse Chloe ridendo.
Max la
guardò. “Non mettertici pure
tu Chloe”.
“Oh
avanti, che
diavolo può essere successo di così terribile da
non poterlo neanche
raccontare?” chiese Jonathan.
“Se
non riuscite
nemmeno a dirlo, vuol dire che deve essere qualcosa di
imbarazzante” aggiunse Steph.
Anche Shonei
intervenne. “Questo è
evidente, basta guardare le guance color porpora di Kate”.
Chris rise e
disse: “Beh, allora dovete
assolutamente raccontarlo, Jonathan adora questo tipo di
racconti”.
“Parli
per
esperienza?” chiese Jessie.
“Ops,
colpito e
affondato” disse Chloe,
ridendo insieme a Shonei
per la storia che c’era dietro.
Poi Shonei
lanciò uno sguardo attendo
a Jessie e in quel momento notò qualcosa che non aveva mai
visto prima. Steph
teneva una mano appoggiata su quella di Jessie, che stranamente
sembrava a suo
agio, o almeno così sembrava. Janet la distrasse
avvicinandosi di più a lei
dandole un bacio.
“Victoria
ha
presentato il suo amico a tutti, tranne voi due, quindi deduco che voi
lo abbiate
conosciuto in altra sede” disse
Timothy rivolto a Max e Kate.
“Magari
Victoria
lo ha invitato nel vostro appartamento per pranzo”
ipotizzò Chris.
“Vogliamo
chiudere
qui l’argomento? Grazie” disse Kate
stufa.
“Magari
per
pranzo, o magari per qualcos’altro…”
insinuò Janet ridacchiando.
“Lavorano
insieme” disse Chris.
“Quindi
questo
può voler dire soltanto una cosa. Victoria si è
portata un po’ di lavoro a casa” disse Shonei
facendo ridere tutti.
“È
così? È venuto
nel vostro appartamento?” chiese
conferma Timothy.
A quel punto
Chloe prese la palla al
balzo come al solito. “Dipende da cosa intendi per
venuto”.
Ricominciarono a
ridere tutti, soprattutto
Shonei che le diede un cinque alla sua amica, mentre Max le lanciava
un’occhiata di rimprovero.
“Era
una battuta
Max” si
giustificò Chloe.
“Beh,
adesso sono
stufa anche io di questo discorso. Lo abbiamo già conosciuto
e non vi diremo
altro” si
impuntò Max, ricevendo uno sguardo
riconoscente da Kate che le era seduta davanti.
Le due si
sorrisero mentre gli altri
si lamentavano di non poter sapere altro al riguardo.
“Non
so voi, ma
io mi sto iniziando ad annoiare”
disse Janet. Poi avvicinandosi all’orecchio di Shonei
aggiunse: “Ti va di
andare a ballare?”
https://www.youtube.com/watch?v=VQv8zm0FvTI&ab_channel=FansofJimmyCentury-Topic
“Oh,
beh, se me
lo chiedi così, non posso dirti di no”
rispose Shonei, dopo aver mandato giù tutto ad un fiato il
resto del suo drink.
Poi si alzò porgendo una mano alla ragazza, che
l’afferrò alzandosi a sua
volta. “Qualcun altro vuole unirsi a noi?
Chloe?”
“Il
dottor
Coleman mi ha consigliato di non esagerare”.
“Sì
certo, sono
tutte scuse le tue. Max?”
“No
grazie” rispose Max,
leggermente in imbarazzo ripensando
a quando avevano ballato insieme e soprattutto a quello a cui aveva
portato.
“Ah
già, non
vorrei rischiare di prenderle anche stasera”
disse Shonei in modo ironico, lasciando alcuni dei ragazzi confusi
perché non
sapevano cosa fosse successo.
Chloe invece non
gradì molto la sua
battuta, però fece buon viso a cattivo gioco.
“E voi
due?” chiese Shonei
questa volta rivolta a Steph e
Jessie. “Venite a fare due salti, o è
chiedervi troppo?”
Sembrava le
stesse sfidando a farlo e
Jessie, ricordando la conversazione che avevano avuto la sera prima, si
alzò di
scatto prendendo per mano Steph. “Sì,
perché no”.
Steph rimase
sorpresa dal suo gesto,
stessa cosa Shonei che iniziò a chiedersi seriamente come
stessero le cose tra
loro. Eppure era stata chiara con entrambe, possibile che fossero
così ottuse
da non capire?
Si diressero
tutte in pista dove altra
gente si stava divertendo e iniziarono a ballare a ritmo di musica. Nel
frattempo gli altri ragazzi rimasti seduti, chiacchieravano tra loro
lanciando
ogni tanto un’occhiata alle due coppie. A un tratto Max si
rivolse a Chloe al
suo fianco, che stava tenendo un braccio appoggiato sullo schienale del
divano in
pelle alle sue spalle, mentre guardava in pista.
“Jessie
è la
ragazza di Steph?”
“Cosa?” chiese la
ragazza avvicinandosi ulteriormente
a Max, non avendo capito cosa le avesse appena chiesto, a causa del
volume
della musica che era decisamente aumentato.
“Jessie
è la ragazza di Steph?”
chiese
di nuovo Max alzando un po’ il tono di voce per sovrastare il
volume della
musica.
“Se
così si può
dire”.
“Shon
mi ha
accennato qualcosa. Jessie sembra una persona apposto”.
“Questo
nessuno
lo nega. Sono sicura che sia una brava ragazza ma il punto è
che non è
interessata alle donne”.
“E tu
cosa ne
sai?”
Chloe
alzò le spalle. “Intuito? Sesto
senso? E poi ho un sensore come amica. Shon fiuta
l’eterosessualità a miglia di
distanza”.
Max sorrise
scuotendo la testa. “Per
te tutto quello che dice Shon è oro colato?”
“No,
ma ci
azzecca il più delle volte. Le sue ipotesi sono sempre molto
attendibili, è un
dato di fatto”.
“Se
fosse così mi
dispiacerebbe molto per Steph”.
“Anche
a me, non
ha molta fortuna nelle relazioni”.
“Magari
questa
volta Shon si sbaglia”.
“Purtroppo
sono
più che convinta che abbia ragione. Jessie è
stata mollata dal suo ragazzo con
cui stava da anni. È più che naturale commettere
qualche sciocchezza dopo una
rottura del genere. Buttarsi tra le braccia del primo che capita
è una cosa che
succede abbastanza spesso. Ognuno affronta il proprio dolore in maniera
diversa.
Forse Jessie sta facendo proprio questo, sta cercando di sfuggire al
proprio
dolore. Il punto è che si è buttata tra le
braccia di una donna, il che rende
tutto meno credibile”.
“Perché
lo trovi
incredibile? Pensi che una persona non possa cambiare idea durante
tutto l’arco
della sua vita?” chiese Max
pensando a sé stessa.
“No,
non sto
dicendo affatto questo. Io stessa mi sono riscoperta quando ho
conosciuto
Rachel e prima di allora, stavo soltanto con ragazzi. Il punto
è che Jessie era
sul punto di trasferirsi con il suo fidanzato e avevano in progetto di
sposarsi”.
“Ah,
capisco” disse Max
pensierosa. “Però, ciò non
toglie che una persona possa capire cosa vuole davvero, in qualsiasi
momento.
Insomma, non c’è un tempo prestabilito e ha poca
importanza se stai per
sposarti, fidanzarti o altro, giusto?”
Chloe la
guardò stranita
dall’argomento e dal modo in cui l’amica esponeva a
sua opinione in merito. “Certo,
hai perfettamente ragione”.
Max sentendosi
lo sguardo indagatore
di Chloe addosso, si voltò riportando l’attenzione
alle ragazze che stavano
ballando divertendosi.
Shonei sembrava
più concentrata a
capire cosa diavolo stesse succedendo tra Jessie e Steph. Sembravano
decisamente in sintonia e a loro agio quella sera. Le due ragazze si
erano
trovate anche a sfiorarsi più volte, in maniera decisamente
al di sopra delle righe
per una come Jessie. Janet che si era accorta della situazione, le
appoggiò una
mano su una guancia facendola voltare verso di lei.
“Si
può sapere
cosa hai?”
“Io?
Niente”.
“Allora
perché
diavolo continui a guardare loro due, invece di concentrarti su di
me”.
“No,
io stavo
solo…”
“Shon,
non
prendermi per il culo”.
“Il
fatto è che
Jessie non è affatto lesbica, capisci?”
Janet la
guardò con aria interrogativa
e rallentando i movimenti mentre stava ballando, chiese: “E
allora?”
“E
allora? Ma…”
“A te
cosa
importa?”
Shonei non
rispose subito, ma poi
disse: “Steph è una mia amica, non posso
permettere che al prendano per il culo”.
Janet rise
avvicinandosi a lei dandole
un bacio sulla guancia. “Aww, come sei dolce a
preoccuparti per lei, ma lei
è un’adulta. Credo che sappia cavarsela benissimo
anche da sola”. Poi
avvicinandosi di più a lei sussurrò in modo
malizioso: “Invece per quanto mi
riguarda, ho bisogno di un po’ di aiuto”.
Shon si
allontanò da lei, quel tanto
che bastava per guardarla in volto e sorrise. “Ah,
ma tu non sei affatto da
sola”.
“Davvero?”
“Oh
sì, vuoi una
dimostrazione?”
Si abbracciarono
ridendo, continuando
a ballare e per un attimo gli occhi di Shonei, incontrarono quelli di
Steph. Il
sorriso scomparve dal volto della ragazza mentre Steph riportava
l’attenzione su
Jessie.
Poco dopo le
quattro ragazze in pista
da ballo, decisero di tornare dagli altri. Steph era un passo avanti a
Jessie e
stavano ridendo per una battuta di quest’ultima, ignare di
chi fosse appena entrato
nel locale. Quando Steph si voltò alle sue spalle
continuando a ridere, vide
Jessie bloccarsi di colpo con un’espressione seria e allo
stesso tempo
sorpresa. Per un attimo Steph pensò che stesse guardando
proprio lei e chiese
preoccupata: “Jessie, che succede?”
Solo dopo aver
fatto un passo verso la
ragazza, si accorse che stava guardando oltre lei. Si voltò
e vide Owen che si
stava avvicinando a passo lento e intimorito verso Jessie.
“Cazzo!” disse Chloe
accorgendosi di cosa stesse
succedendo.
A quel punto
anche Shonei che era sul
punto di sedersi, si voltò a guardare raggelandosi sul posto.
“Che
sta
succedendo?” chiese Max
vedendo le ragazze preoccupate.
“Quello
è Owen,
l’ex di Jessie” rispose Chloe
senza staccare gli occhi dalla scena.
Owen fece un
cenno di saluto a Steph,
prima di fermarsi davanti alla sua ex ragazza. “Ciao
Jessie”.
La ragazza non
rispose.
“Avrei
bisogno di
parlare un momento con te se non ti dispiace”.
Steph e Jessie
si scambiarono uno
sguardo.
“Cosa
vuoi?” chiese Jessie.
“Il
ragazzo diede una breve occhiata a
Steph. “Potremmo andare a parlarne fuori?”
Jessie, dopo un
attimo di esitazione
annuì, guardando l’espressione allibita di Steph.
“Ok,
ti aspetto
fuori” disse il
ragazzo uscendo dal locale.
Jessie si
avvicinò a Steph. “Torno
subito…”
“No!
Non puoi!
Cazzo lui… lui ti ha mollata Jess!”
“Lo
so, ma devo
sapere cosa ha da dire!”
“Scusa
ma non ti capisco!
La vostra storia ormai si è conclusa, che senso ha sapere
cosa ha da dire?!”
“Steph,
ti prego!
Non ci metterò molto!”
“Non
andare!”
“Steph,
invece
devo… cerca di capire! Torno subito!”
disse la ragazza allontanandosi, uscendo fuori dal locale.
Steph rimase
ferma per qualche istante
lì dove era e poi si diresse al bar.
Shonei stava per
andare da lei ma
Chloe la fermò. “No Shon, non
puoi”.
“Perché
no?!”
“Perché
non è il
momento! E tu sei l’ultima persona che vorrebbe vedere
adesso, quindi siediti!”
Shonei, anche se
contrariata, si
sedette al suo posto ma con il desiderio irrefrenabile di andare dritta
da
Jessie a dirgliene quattro.
Nel frattempo
Jessie e Owen erano uno
di fronte all’altro, accanto alla macchina di
quest’ultimo.
“Come
facevi a
sapere che ero qui?”
“Mary,
è stata
lei a dirmi che ti avrei trovata qui”.
Jessie e la
ragazza avevano parlato al
telefono quella stessa sera. Era stata proprio lei a dire
all’amica che sarebbe
andata al Paradise con Steph.
“Perché
sei qui?”
“Ho
parlato con
Mary”.
“Di
cosa?”
“Lei
è molto
preoccupata per te. Mi ha detto di aver ricevuto una tua telefonata
ieri sera. Lei
pensa che tu stia soffrendo ma che ti sforzi di non renderlo troppo
evidente”.
“No,
si sbaglia
di grosso, io sto benissimo”
disse la ragazza, anche se la sua amica la conosceva bene e aveva
perfettamente
ragione.
“Vedi,
il fatto è
che non sei l’unica a stare male. Sto soffrendo tantissimo
anche io. In questo
periodo ho tentato di convincermi che andasse tutto bene, che fosse
tutto
apposto, ma non è affatto così. Stavo mentendo
solo a me stesso. Il punto è che
da quando abbiamo rotto…”
“Abbiamo?!
Sei
stato tu a mollarmi!”
“Sì,
sono stato
io, ma il punto non è questo. Il fatto è che io
non riesco a smettere di
pensare a te, ma soprattutto non riesco a smettere di amarti”.
“E
allora perché
non sei tornato da me?!”
“L’ho
appena
fatto” rispose il
ragazzo lasciando la
ragazza sgomenta. Si avvicinò a lei prendendole le mani.
“Io ho agito in
maniera del tutto sconsiderata. Mi sono comportato da vero egoista. Ho
sbagliato, mi sono lasciato prendere dalla situazione e ho parlato
senza
riflettere. Quando Mary mi ha detto che stavi male, ho capito che siamo
nella
stessa situazione. La verità è che noi non
possiamo stare l’uno senza l’altro”.
“Che
cosa stai
dicendo Owen?”
“Che
ti amo e che
voglio tornare con te”.
“No,
questo non…
io non ho nessuna intenzione di trasferirmi a New York”.
“E
allora chi se
ne importa, non mi interessa più andarci. Posso trovare un
altro lavoro qui in
città, magari un appartamentino tutto per noi. Jessie, io
non vado da nessuna
parte senza di te”.
“Ma tu
ci tenevi
a quel posto di lavoro…” disse
Jessie cominciando a piangere.
Owen prese il
volto della ragazza tra
le sue mani. “Jessie, per me sei la cosa
più importante al mondo e non
potrei mai amare nessun’altra, come amo te”.
E con questo
baciò la ragazza che non
si oppose minimamente.
Steph era seduta
su uno sgabello del
bar, osservando il ghiaccio sciogliersi nel suo bicchiere. Era
già al secondo
drink da quando era lì, in attesa di sapere quali fossero le
sue sorti.
“Ehi,
va tutto
bene Steph?” chiese Eddie
preoccupato.
“Sì,
certo” rispose la
ragazza mandando giù l’ultimo
sorso del suo drink. “Dammene un altro”.
“Steph…”
“Ti ho
detto di
darmene un altro!”
ribadì la
ragazza un po’ alterata.
“Va
bene” si arrese il
ragazzo.
Steph si
appoggiò con i gomiti sul
bancone, portando le dita alle sue tempie chiudendo gli occhi. A quel
punto
sentì una voce alle sue spalle.
“Steph…”
La ragazza
riaprì gli occhi voltandosi
verso Jessie, che sembrava sul punto di piangere.
“Cosa
è successo?
Dov’è Owen?”
“Lui…
è andato
via”.
“E
cosa ha detto?”
Jessie non
riusciva a rispondere.
“Jessie,
cosa ha
detto?”
“Lui
vorrebbe…
ritornare con me”.
In quel momento
calò il gelo tra loro.
Il tempo sembrava essersi fermato del tutto. Steph era così
frastornata che
nemmeno si accorse di Eddie che le stava servendo il suo drink. Poi
quando
finalmente si voltò vero di lui, restando a guardarlo senza
vederlo per davvero,
mentre il ragazzo diceva qualcosa di incomprensibile. Non riusciva
nemmeno a
percepire la musica ad alto volume e le voci della gente intorno,
sembrava come
chiusa in una bolla. Riportò l’attenzione sulla
ragazza, sapendo che doveva
fare il passo successivo. Come un condannato a morte che sa a cosa va
incontro
e sa di non poter sfuggire a ciò che lo attende. Era certa
di come si sarebbe
conclusa quella vicenda. Infondo non era di certo una novità
per lei, ma nonostante
tutto non era preparata all’ennesima sconfitta. I suoi occhi
cercarono quelli
di Jessie, che non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo verso di lei.
“Jessie…
tu… che
cosa gli hai risposto?”
Jessie
aprì la bocca cercando di dire
qualcosa ma senza riuscirci.
“È
finita, vero?
Tra noi intento…” disse Steph
conoscendo già la risposta.
“No,
io ho solo
bisogno…”
“Jessie,
evita di
girarci intorno e prendere tempo!”
“Non
è come
pensi, ok?! È solo che… è successo
tutto così all’improvviso e
io…” disse la
ragazza alzando finalmente lo
sguardo.
“Cosa
hai
deciso?!”
“Io
non ho deciso
nulla!”
“Invece
sì!”
“Ti ho
detto che…”
“Bene,
allora
adesso ti facilito io il compito, visto che da sola non ci riusciresti
mai! La
scelta è semplice, o lui o me!”
“Cosa?!” chiese la
ragazza sgranando gli occhi.
“O lui
o me, non
ci sono altre vie di mezzo! Non ci sono dei tempi da rispettare per
prendere
una decisione così semplice!”
“Io
non posso…”
“Sì
che puoi,
nessuno più di te può sapere cosa vuoi per
davvero! Quindi evita di rigirare il
coltello nella piaga! Fai ciò che devi! Adesso!”
“Ma io
non posso
così, su due piedi…”
“Non
hai tempo
Jessie, tra un giorno, due settimane o un mese, non cambierà
assolutamente nulla!
Non ti permetterò di sprecare il mio tempo, quando in
realtà sappiamo bene cosa
deciderai alla fine!”
“Steph…
io…” disse la
ragazza cominciando a piangere.
Quelle lacrime
non fecero altro che
confermare quanto stesse dicendo Steph. “Mi
dispiace così tanto… se solo…
io…”
Steph
abbassò lo sguardo non riuscendo
più a guardarla. Nel frattempo Shonei, Chloe e gli altri,
dalla loro posizione
assistevano alla scena.
“Ma
cosa succede?” chiese
Jonathan, ignaro che tra le due
ragazze ci fosse qualcosa. Nessuno di coloro che erano a conoscenza dei
fatti, rispose
alla sua domanda. Shonei faceva fatica a contenere la rabbia.
Jessie
cercò di prendere una mano di
Steph, ma lei la scansò via bruscamente. “Adesso
vattene!”
“Steph…”
“Non
osare più
presentarti di nuovo al mio appartamento! Addio Jessie!”
Detto questo,
Steph voltò le spalle alla
ragazza prendendo il suo drink. A Jessie non restò altro da
fare che girare i
tacchi e andare via dal locale. Shonei non riuscì a
staccarle gli occhi di
dosso da Steph e stava per alzarsi e raggiungerla, ma Chloe la
fermò ancora una
volta. “Shon, lascia che vada io”.
Chloe si
avvicinò a Steph con
l’intenzione di parlare e offrirle tutto il suo sostegno, ma
la ragazza appena
la vide la mandò via bruscamente, affermando di voler essere
lasciata in pace.
A Chloe non restò che tornare indietro, mentre Steph
continuava a ordinare da
bere. Era passata un’ora da quando Jessie aveva lasciato il
locale e Steph era
ancora al bar. A un certo punto, stufa di stare in mezzo a tutto quel
baccano,
si allontanò uscendo dal Paradise per prendere una boccata
d’aria.
Appoggiata
contro il cofano di un'auto
nel parcheggio, stava bevendo l'ennesima birra. I suoi sensi non erano
ancora
così annebbiati dall'alcool per non sentire il dolore e la
delusione della sua
ennesima relazione fallita. Mentre nella sua mente scorrevano le
immagini di
qualcosa che non sarebbe mai più successo, senti dei passi
avvicinarsi
lentamente alle sue spalle. Si voltò vedendo Shonei, poi
tornò a guardare
davanti a sé continuando a bere.
“Ehi,
ti dispiace
se rimango con te per il tempo di una sigaretta?”
Steph
annuì senza guardarla e Shonei
si appoggiò al cofano accanto a lei. “Ne
vuoi una?” chiese Shonei
porgendole il pacchetto di sigarette, ma lei scosse la testa.
Shonei accese
una sigaretta, sbuffando
del fumo guardando il cielo. “Oggi è
davvero una bella serata”.
Steph si
voltò verso di lei e disse: “Bella
serata? Si certo, come no. Avanti Shon, lo sappiamo entrambe che non
sei qui
per fumare, o per fare la meteorologa”.
Shonei
scoppiò a ridere guardandola
per poi tornare seria. “Odio il mio modo di essere
prevedibile”.
“Oppure
sono io
che ti conosco troppo bene, o forse sono troppo intelligente” rispose Steph
sorridendo.
“Non
ti esaltare
troppo”.
“Si,
forse è
questo il mio problema. Mi esalto troppo credendo di essere giunta al
traguardo
di qualcosa che sembra non volere arrivare mai” disse Steph con
un velo di tristezza.
“Mi
dispiace
tanto Steph”.
“No,
non è vero.
La verità è che infondo sei contenta,
perché così hai potuto dimostrare quello
che dicevi”.
“Ti
giuro che mai
come in questo caso, avrei preferito avere torto marcio”.
“Invece
avevi ragione
e io avrei dovuto ascoltarti”.
“No,
tu hai fatto
la cosa giusta, era quello che volevi in quel momento. Ti sei lasciata
trasportare da cosa provavi e questo non può essere
sbagliato, indipendente dal
risultato finale. Sapere in anticipo cosa potrebbe accadere, non deve
impedirci
di vivere intensamente ogni momento di questa vita, perché
se rinunciassimo
anche a questo, cosa cazzo ci rimarrebbe?”
“Niente,
ma
questo lo pensi solo prima del fallimento. Quando poi ti rendi conto
che le tue
aspettative sono state deluse e tutti i tuoi sforzi non sono serviti a
nulla,
allora in quel caso rimpiangi di esserti data tanto da fare per
qualcosa di
irrealizzabile”. Rimase in
silenzio qualche istante e poi aggiunse scuotendo la testa: “Dio,
sono così
patetica”.
“No,
non lo sei.
Sei semplicemente umana come tutti. Non lasciarti distruggere da tutto
questo,
non ne vale la pena. Non permettere a nessuno di annullare chi sei
Steph,
perché tu sei davvero una bella persona e meriti di essere
molto più di un
cazzo di esperimento, o di un ripiego. Resta come sei e non cambiare
mai perché
un giorno renderai felice qualcuno”.
Steph
annuì guardando la bottiglia tra
le sue mani. “Aveva deciso di provarci per davvero.
Era sincera, questo lo
so per certo, ma è bastato che arrivasse lui e… e
nulla più”.
“Mi
dispiace per
aver esagerato ieri sera, io non sapevo che...”
“Lascia
stare, avevi
ragione”.
“Però
questo non
mi giustifica”.
“Sono
abituata ai
tuoi modi di fare”.
Shonei
continuava a fumare, indecisa se
dire ciò che le stava passando per la testa in quel momento.
Non sapeva se in
qualche modo, avrebbe aiutato la ragazza a sentirsi meno sola. “Lo
so che
non è la stessa cosa, ma oggi ho chiuso definitivamente con
Ashley”.
Le due ragazze
si guardarono per
qualche istante.
“Ma
non stai con
Janet?”
“Sì,
ma io sono
sempre stata presa da Ashley. Avevi ragione quando dicevi che aveva
troppo potere
su di me”.
“Cosa
è andato
storto?”
“Mi
sono accorta
che per lei non sarei stata mai abbastanza. Lo so che le mie relazioni,
non
possono essere paragonate a quelle di nessun altro, ma non è
comunque piacevole”.
“Perché
mi stai dicendo
tutto questo?”
“Perché
stupidamente penso che possa farti stare un po’ meglio, ma lo
so che non è così.
Però voglio che tu sappia, che non sei da sola e che queste
cose succedono a
tutti, anche a una come me”.
“Per
te è diverso
Shon, tu non hai mai perso davvero la testa per qualcuno,
beh… a parte Ashley.
Non hai mai avuto davvero bisogno di qualcuno. Tu vivi alla giornata,
senza
nessun piano per il futuro. In un certo senso ti invidio, sai? Hai
rotto con
Ashley okay, ma adesso sei qui con Janet, ti butterai questa storia
alle spalle
e andrai avanti con la tua vita”.
Shonei
cercò nella sua mente qualcosa di
sensato, che potesse in qualche modo contraddire la ragazza, ma non
trovò
nulla. Infondo era vero, qualunque cosa succedesse, lei riusciva sempre
a
cavarsela, saltando su un altro treno in corsa, senza fermarsi e
concedersi il
tempo di stare male e spendere minuti preziosi della sua vita.
Però su qualcosa
Steph si sbagliava di grosso, ma del resto, come poteva sapere che
Ashley non
era stata l’unica persona che le aveva fatto perdere la
testa? Non aveva
parlato a nessuno di Max e di quello che era stato in grado di fare,
stravolgendo completamente il modo di vedere le cose.
Shonei
gettò la sigaretta a terra
prestandola con un piede allontanandosi dal cofano. “Vieni
dentro?”
“Resto
ancora un
po' qui se non ti dispiace”.
“Ok,
ma se hai
bisogno di qualcosa e dico qualsiasi cosa, sai dove trovarmi. Fammi uno
fischio
e sono da te”.
“Grazie,
ma me la
posso cavare da sola”.
Shonei la
guardò con preoccupazione.
“Sto
bene,
tranquilla. Tu vai da Janet, non voglio rovinarvi la serata”.
“Stare
con te non
mi rovinerà nessuna serata”.
“Ti
prego Shon,
vai” disse Steph
spingendola.
“Sicura?”
“Sì”.
“E va
bene, allora
vado” disse la ragazza
esitando per qualche
istante. Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e
lentamente iniziò ad
allontanarsi. Poi si fermò voltandosi verso di lei. “Lei
non sa nemmeno cosa
si è persa rinunciando a te”.
Steph non disse
nulla mentre la
guardava con un sorriso e un'espressione di gratitudine. Shonei riprese
a
camminare, lasciandola sola con i suoi pensieri e con l'intenzione di
scacciarli
via continuando a bere. Però la sua birra era quasi
terminata, ed era certa che
Eddie questa volta non le avrebbe servito più nessun altro
alcolico. Tirò il
capo all’indietro sospirando mentre chiudeva gli occhi. Poi
li riaprì quando
riconobbe la voce di qualcuno. Nel parcheggio c’era un suo
conoscente e cliente
fisso del locale.
“Ehi
Willy”.
“Ciao
Steph, oggi
non sei di turno?” chiese il
ragazzo avvicinandosi di qualche passo.
“Già,
stai
andando dentro?”
“Sì,
ho
appuntamento con degli amici. Tu cosa fai qui fuori?”
“Avevo
bisogno di
prendere un po’ d’aria. Li dentro non si
respira”.
“Capisco,
beh,
adesso è meglio che vada, non vorrei farli attendere ancora
altrimenti chi li
sente”.
“Sì,
certo”.
“Ciao
Steph” disse il
ragazzo iniziando ad allontanarsi.
“Ehm,
Willy”.
“Sì?”
“Mi
faresti un
favore?”
“Certo,
se posso”.
“Se ti
do dei
soldi, mi prenderesti qualche birra?”
“Cosa?”
“Lo so
che può
sembrarti strano, ma non voglio mettere piede lì
dentro”.
Il ragazzo la
osservò attentamente, indicando
la bottiglia che aveva tra le mani. “A me sembra che
tu stia già bevendo, o
sbaglio?”
“Sì,
ma è quasi
terminata”.
“Stai
bene?”
“Io?
Ma certo”.
“Sai,
non sono
tanto convinto di poterlo fare”
disse lui poco convinto dello stato della ragazza. Era chiaro che
avesse già
bevuto. “Il fatto che tu abbia bisogno di qualcuno
che ti prenda da bere e
poi…”
“Va
bene, sarò
del tutto sincera. Ho avuto una pessima serata e ho bisogno di bere.
Non sono
ubriaca e non posso entrare lì dentro soltanto
perché, c’è una persona che non
voglio assolutamente vedere. Sto aspettando che vada via”
inventò la ragazza sul momento.
“Non
lo so…” disse il
ragazzo poco convinto.
“Willy,
ti prego.
Mi basta che prendi qualche birra per te e per me, offro io”.
Il ragazzo
sospirò. “Sei da sola?”
“No,
dentro ci
sono i miei amici”.
“E va
bene” disse infine
Willy.
“Grazie
amico, ti
devo un favore”.
Così
Steph diede dei soldi al ragazzo
per prendere delle birre per lei e per sé stesso.
Shonei nel
frattempo, quando era rientrata
nel locale, si era diretta subito al bar per ordinare qualcosa da bere.
Chloe
vedendola non arrivare, la raggiunse sedendosi accanto a lei.
“Come
sta?”
“Esattamente
come
ci si aspetterebbe, ma starà bene. Bisogna soltanto
lasciarla in pace”.
“Tu
stai bene?”
“Sapevo
come
sarebbe finita e non ho fatto nulla per evitarlo”.
“Shon,
non è
colpa tua quello che è successo. Tu l'hai messa in guardia e
anche io, ma la
decisione spettava soltanto a lei”.
“Avrei
potuto
fare di più. Ieri sera ho parlato con Jessie”.
“Cosa?”
“Ho
cercato di
farla ragionare ma non c'è stato verso. Anzi, forse
è proprio a causa di quello
che le ho detto, che ha deciso di provarci per davvero con
Steph”.
“Ho
saputo della
decisione di Jessie stamattina. Non so cosa tu abbia detto a Jessie, ma
credimi, niente avrebbe impedito che questo succedesse”.
“Perché
non me lo
hai detto che stavano facendo sul serio?”
“Avrebbe
cambiato
qualcosa?”
“No,
molto
probabilmente no” rispose lei
bevendo il suo drink.
In quel momento
Willy si avvicinò al
bancone del bar per prendere le birre e le ragazze ritornarono dagli
altri.
Ashley, dopo
aver lasciato
l'appartamento di Shonei, aveva preso un taxi. Si era fermata a
mangiare
qualcosa in un locale e poi aveva girovagato a lungo senza sapere bene
dove
andare. Si era fermata in un parco a riflettere su tutto quello che era
successo, cercando di capire cosa fare in quel momento. Alla fine si
era alzata
dalla panchina decidendo di ritornare da Jeffrey, ma quando giunse
davanti alla
porta del suo appartamento, non fece altro che sedersi a terra
appoggiandosi
alla parete di fianco alla porta, per circa un’ora. Alla fine
se ne era andata
via senza bussare alla porta e quindi senza scoprire che
l’uomo, non le avrebbe
mai aperto perché aveva lasciato per sempre la
città.
Dopo
un’altra mezz’ora, Shonei e Janet
decisero di andare via. Salutarono tutti e uscirono dal locale.
Arrivate all'auto,
Shonei si accorse che Steph non era più dove l'aveva
lasciata. Girandosi
intorno, vide che era seduta a terra dall’altra parte del
parcheggio, con la
schiena e la testa contro la sua auto.
“Ma
cosa...
Janet, tu aspettami qui”.
“Ma
dove vai?”
“Arrivo
subito,
non ci metterò molto” disse
allontanandosi per raggiungere la ragazza.
“Sbrigati!” si
lamentò la ragazza allargando le braccia.
Shonei raggiunse
l'auto di Steph e si
chinò verso di lei, scrollandole una spalla. “Ehi,
Steph”.
La ragazza si
ridestò di soprassalto.
“Ehi,
sta
tranquilla. Sono io...”
“Shon?” chiese Steph
riconoscendola a stento. Era evidentemente
ubriaca e al suo fianco, c’erano delle bottiglie di birra
vuote.
“Merda
Steph,
stai da schifo”.
“Come
sempre” rispose la
ragazza ridendo.
“Ok,
adesso devi
alzarti, ti aiuto io” disse Shonei
mettendo le braccia della ragazza attorno al suo collo. “Adesso
reggiti, ok?”
Shonei la
sollevò da terra facendola
appoggiare all'auto. “Ecco fatto”.
“Ho
sete” disse Steph.
“Ti
vado a
prendere una bottiglietta d'acqua”.
“Non
voglio
l’acqua”
biascicò Steph.
“Cosa?
No, per
oggi ha finito di bere”.
“Perché?”
“Perché
sei completamente
ubriaca. Adesso è il caso che torni a casa, vado a chiamare
Chloe”.
“No,
non voglio” disse la
ragazza afferrando le braccia
dell'altra.
“Ok,
ma devi
tornare a casa”.
“Ho la
mia auto”.
“Non
se ne parla
proprio, non puoi guidare in queste condizioni”.
“Io
non voglio
tornare a casa”.
“Invece
dovrai
andarci. Vieni con me, ti chiamo un taxi”.
Shonei mise un
braccio della ragazza
sulle sue spalle e un altro attorno alla vita, tenendola ben salda. Si
allontanarono dall'auto, dirigendosi verso il marciapiede. Appena
individuò un
taxi che stava passando in quel momento, alzò un braccio.
L'autista accostò
l'auto al marciapiede. Shonei aprì lo sportello posteriore e
fece salire a
bordo la ragazza. Poi si rivolse all'uomo, dicendogli di accompagnarla
a casa,
lasciandogli l'indirizzo e dei soldi per pagare la corsa. Mentre i due
parlavano Steph farfugliava qualcosa di incomprensibile, ridacchiando
di tanti
in tanto.
L'autista la
guardò con aria
scocciata. “La tua amica è completamente
ubriaca, mi auguro che non mi vomiti
in auto!”
“Non
lo farà, sta
tranquillo” disse le poco
convinta.
Shonei
tornò dalla ragazza. “Ehi
Steph, adesso lui ti accompagna a casa, ok?”
“A
casa...”
“Sì,
appena
scendi dal taxi fila subito al tuo appartamento. Prendi l'ascensore,
niente
scale, ok?”
Steph non
rispose abbassando il capo
in avanti.
“Mi
hai sentita
Steph?”
“Cosa...
dove
sono?” chiese
rialzando la testa.
“Cristo
Santo!” disse Shonei
sospirando mentre la ragazza
rideva.
Poi smise di
ridere di colpo, appoggiando
una mano sulla guancia della ragazza. “Hai la pelle
così liscia”.
“Sì,
sì, certo” disse Shonei
prendendo il volto tra le mani
della ragazza, per costringerla a guardarla. “Steph,
adesso devi
ascoltarmi... tu devi...”
“Ehi,
ti decidi a
chiudere quel cazzo di sportello e farmi fare il mio merdoso lavoro?!
Non ho
tutta la notte! Il mio turno è quasi finito e voglio
tornarmene a casa cazzo!”
“E va
bene amico,
ma datti una calmata! Senti, se ti lascio altri venti dollari, mi
faresti la
cortesia di portarla fino al suo appartamento?!”
L'autista si
voltò di scatto verso di
lei fulminandola con lo sguardo. “Ti sembro forse
una balia?!”
“Facciamo
quaranta
dollari?!”
“I
tuoi soldi te
li puoi ficcare dritti su per il culo! Ora chiudi quel cazzo di
sportello, o
fai uscire la tu amica di qui!”
Shonei stava per
perdere la pazienza,
ma poi vide Steph ridere con la testa poggiata all'indietro.
“Gesù,
ma che...
e va bene!”
Shonei mise la
testa fuori
dall'abitacolo guardando in direzione di Janet nel parcheggio. La
ragazza era
appoggiata alla sua auto, fumando una sigaretta in attesa del suo
arrivo.
“Janet!”
chiamò Shonei alzando un braccio.
La ragazza si
voltò verso di lei.
“Torno
subito,
accompagno Steph a casa e torno. Tu aspettami lì,
ok?”
“Ma
che cazzo!” disse Janet
spazientita.
“Non
ci metterò
molto!”
Detto questo,
Shonei salì in auto
chiudendo lo sportello, mentre Janet allargava le braccia infastidita e
incredula.
“Vai
pure!” disse Shonei
rivolta all'autista.
L’uomo
scosse la testa accelerando di
colpo, così Steph finì con la testa sulle gambe
di Shonei.
“Santo
cielo!”
La ragazza la
sollevò, mettendole un
braccio sulle spalle avvicinandola, facendole appoggiare il capo sulla
spalla.
Nel frattempo la ragazza continuava a blaterale qualcosa di
incomprensibile.
L'autista
fermò l'auto permettendo alle
due ragazze di scendere, per poi sfrecciare via in tutta fretta. Shonei
mise il
braccio sinistro della ragazza sulle sue spalle tenendola stretta,
mentre con
l'altro braccio le cingeva i fianchi. Camminarono lentamente verso
l’edificio a
causa del passo troppo instabile di Steph. Fortunatamente l'ascensore
funzionava,
altrimenti avrebbero dovuto salire parecchie scalinate e con la ragazza
in
quelle condizioni, non era di certo l'ideale. Una volta
all’interno
dell’edificio, presero l'ascensore arrivando al loro piano,
uscirono percorrendo
il corridoio fino a fermarsi davanti all'appartamento. Shonei fece
appoggiare
la ragazza di spalle alla parete, affianco alla porta.
“Hai
le chiavi?”
“Sì...
dovrei
avercele...”
“Dove?”
“In
tasca”.
“Quale
tasca?” chiese Shon
mentre l'altra si tastava
distrattamente le tasche dei jeans.
“Non
lo so… io…”
“Lascia
stare,
faccio io”.
La ragazza
iniziò a cercarle le chiavi
addosso e Steph non riuscendo più a reggersi in piedi,
iniziò a scivolare
contro la parete. “Whoa, whoa, fermati”.
Shonei
l'afferrò per le braccia
facendole rialzare. “Devi stare su, ok?”
Steph
annuì appoggiando la testa
contro la parete. L'altra ricominciò a cercare le chiavi, ma
non trovandola in
nessuna delle tasche, controllò nella borsa. La ragazza
ricominciò a scivolare
giù. A quel punto Shonei mise una gamba tra le sue,
avvicinandosi ulteriormente
per bloccare la sua discesa. Continuò la sua ricerca e
finalmente le trovò. Poi
rimanendo in posizione, infilò la chiave nella serratura
aprendo la porta. Si
spostò al fianco della ragazza tenendola con un braccio sui
fianchi ed entrarono
nell'appartamento. Richiuse la porta alle sue spalle e dopo aver
lanciato la
borsa sul divano, la condusse nella sua stanza. Appena dentro la
camera, Shonei
vide Flerk intenzionato ad unirsi a loro, così chiuse la
porta impedendogli di
entrate. “Oggi non puoi attentare alla sua
vita”.
“Cosa?” chiese Steph.
“Niente,
non
preoccuparti”.
Shonei fece
stendere la ragazza sul
letto e accese la luce. Steph portò le braccia sul volto per
proteggersi dal
fascio di luce lamentandosi. A quel punto la ragazza spense per
attivare una
delle lampade sul comodino. Prese un indumento di Steph appoggiato sul
letto e
lo piazzò sulla lampada per diminuirne la
luminosità e portare la stanza in
penombra.
“Va
bene così?”
“Mh…”
Shonei si
avvicinò a lei sfilandole le
scarpe mentre ascoltava alcuni lamenti della ragazza. “Tutto
ok?”
“Gira...
tutto…”
“Ci
credo, hai
bevuto come una spugna. Adesso l'ideale sarebbe vomitare per liberarti
da tutto
lo schifo che hai bevuto”.
“Che
schifo...”
“Se
vuoi ti aiuti
io”.
“No...
“
“Come
vuoi” rispose la
ragazza con un'alzata di spalle.
A un tratto
Steph si girò mettendosi
di lato, con il viso rivolto verso la porta, iniziando a singhiozzare.
Shonei
si sedette sul letto appoggiando una mano sulla gamba della ragazza. “Ehi,
non piangere. Quella stronza non vale nessuna delle tue
lacrime”.
“Tu
avevi ragione
sai? Io avrei dovuto ascoltarti. Dovevo darti retta, quando mi dicevi
che lei…
dannazione. Mi sono illusa come sempre. Tutte le mie storie sono state
un vero
disastro. Anche quando erano fottutamente lesbiche, c’era
sempre qualcosa che non
funzionava. Forse sono io il problema… non loro. Voglio
dire... me le vado a
cercare... è colpa mia... è colpa mia,
vero?”
“Ehm...
beh... i-io
non...”
Shonei si
sentina in difficoltà a
rispondere.
“Non
vuoi dirlo,
ma sai che è così”.
“Ok,
voglio
essere del tutto sincera con te”.
Steph si
voltò a guardarla cercando di
tenere gli occhi aperti.
“Direi
che le tue
scelte in fatto di donne, sono davvero pessime”.
“Beh,
grazie...”
“Io
penso che
dovresti smetterla di cercare qualcosa che non c'è. Quando
incontri qualcuna
che è già impegnata, cambia strada. Se
è single e non è interessata alle donne,
dattela a gambe. Il tuo problema è proprio questo. Incontri
qualcuno che ti
piace e non capisci più nulla. Nonostante ci siano segnali
ben evidenti, tu
continui a insistere perché non vuoi rinunciarci,
perché non vuoi perdere
un’occasione. Pensa a Jessie, adesso che è
ritornata con il suo ragazzo, tu cosa
hai perso per davvero?”
“Lei...”
“No,
ti sbagli,
lei non l'hai mai persa perché non ti è mai
appartenuta. Avresti voluto, ma non
è mai stata tua, o forse sì, ma solo nella tua
testa. Hai continuato ad
alimentare il pensiero di voi due insieme, credendo davvero che potesse
realizzarsi”.
Steph continuava
ad ascoltarla
asciugandosi gli occhi.
“Sai
cosa hai
perso oggi? Hai perso un altro pezzo di te. Succede ogni volta che
decidi di
non mollare la presa, facendo del male soltanto a te stessa. Ogni volta
ti
sembra di aver fallito e te la prendi con te stessa, per le tue scelte,
però
poi passa e ci ricaschi di nuovo. Devi mettere fine a questo circolo
vizioso.
Non devi rovinare chi sei Steph”.
“E chi
sono io?
Perché giuro... di non saperlo più
ormai”
disse Steph con voce tremante.
“Tu
sei una delle
persone più in gamba che io abbia mai conosciuto in tutta la
mia vita. Sei una amica
leale, sincera, generosa, che non si tira mai indietro quando si tratta
di
aiutare qualcuno. Che sarebbe disposta a perdere anche l'appartamento e
il
lavoro, pur di tirar fuori dai guai un'amica. E poi sei davvero
intelligente,
spiritosa, matura, tu sei… perfetta” disse
Shonei con sincerità.
“A
dire il vero sei
anche una testa di cazzo...”
aggiunse ironica, facendo ridere la ragazza.
“...ma
su quello
si può chiudere un occhio”
continuò Shonei
sorridendo. “In poche parole, chiunque decida di
rimanerti accanto può
considerarsi fortunata, molto fortunata”.
“Non
ho ancora
avuto modo di incontrare questa persona”.
“E
allora
cercala. Fai come me, salta di fiore in fiore e se la trovi, ben venga,
in caso
contrario ti sarai fatta almeno delle gran belle scopate”.
Steph
scoppiò a ridere contagiando
anche lei.
“Che
hai da
ridere tanto, è vero”.
Poi si calmarono
e Steph chiese: “È
questo che fai? Cerchi qualcuno?”
“No,
io non cerco
qualcosa in cui non credo. L'amore è solo una grande balla,
inventata
appositamente per farci credere che esista qualcosa di bello a questo
mondo.
Però quando ti giri intorno, non vedi altro che
malvagità, miseria,
superficialità e quant'altro. Quindi no Steph, io non cerco
nulla”.
“Forse
è questo
il segreto per vivere in pace con sé stessi. Tu te ne sbatti
di tutto e tutti,
prendi ciò che vuoi accontentandoti di soddisfare i tuoi
bisogni. Poi ricominci
di nuovo senza voltarti mai indietro. Forse dovrei farlo
anch'io”.
“No,
non puoi”.
“Perché
no?”
“Perché
noi due
siamo diverse. Tu vivi di principi, credi in cose che io non credo.
Desideri
cose che io non desidero. Steph, rimani come sei, non cambiare per
diventare
come me, perché tu sei migliore di me”.
“E
allora se è
così, perché non sei tu a cambiare?
Perché non ti decidi una buona volta a
frenare la tua corsa verso il nulla? Potresti cominciate a trovarti un
lavoro
tanto per cominciare”.
“Ma io
ce l'ho un
lavoro”.
“Un
vero lavoro”
precisò Steph mettendosi supina, sollevandosi
un po' appoggiando la testa sul cuscino.
“Quello
che ho,
non lo è?”
“Fare
l'accompagnatrice non è un lavoro”.
“Hai
ragione,
infatti è puro divertimento. Insomma, chi è che
si diverte a lavorare più di
me?” chiese ironica.
“E non
solo il
lavoro. Tu piaci quasi a tutte e potresti avere qualsiasi donna ti
piaccia. Sei
bellissima, hai un fascino tutto tuo, potresti sistemarti una volta per
tutte”.
Shonei
sgranò gli occhi sorpresa
sorridendole. “Mi hai appena fatto un complimento.
Hai detto che sono
bellissima. Aspetta, voglio registrarti mentre lo dici”
disse la ragazza
tirando fuori il telefono dalla tasca, attivando il registratore e
avvicinandolo
a Steph che rideva dandole uno schiaffo sul braccio.
“Ripeti
quello
che hai detto, ti prego. Voglio
proprio
vedere la faccia che farai domani quando te lo farò
riascoltare. Avanti, come
mi trovi?”
“Smettila” disse Steph
continuando a ridere.
“Oh
no, adesso
devi dirlo, perché se domani dovessi raccontartelo, non mi
crederesti mai. Ho
bisogno di una prova schiacciante. Avanti, ripetilo che mi trovi
affascinante e
bellissima”.
Shonei
attivò la registrazione e Steph
disse: “E va bene… sei bellissima e
affascinante”.
Shonei
fermò la registrazione
riascoltando l’audio. “Cazzo, ho
finalmente la prova che volevo. Sai cosa
faccio? La metto come suoneria per il mio telefono”.
“Per
compiacere
il tuo smisurato ego e narcisismo?”
“Io
non sono né egocentrica,
né narcisa, sono semplicemente bellissima, che è
molto diverso”.
Steph
continuò a ridere mentre Shonei
si rimetteva il telefono in tasca e si alzava dal letto. “Bene,
adesso è
meglio che vada, altrimenti chi la sente Janet”.
“No,
non andare
via… resta ancora un po' qui”
disse Steph con voce lamentosa afferrandola per un braccio.
Shonei rimase
sorpresa dalla sua
richiesta. Non poteva rimanere sapendo che Janet era ancora in attesa
del suo
ritorno, ma non se la sentiva di negare a Steph quella cortesia. Aveva
passato
una brutta serata e lei era riuscita in qualche modo a farla ridere,
scacciando
per un poco il pensiero di Jessie. Lasciandola sola, avrebbe rischiato
di farla
intristire e piangersi addosso. “Ok, va bene, resto
finché non ti addormenti”.
Shonei
passò dall'altro lato del
letto, appoggiò il suo telefono sul comodino, si
sfilò le scarpe e si distese
sul letto accanto alla ragazza.
“Grazie…”
“Lo
faccio solo
perché mi hai concesso un'intervista sulla mia estrema
bellezza”.
“Idiota”.
Rimasero qualche
istante in silenzio
guardando il soffitto, poi Steph si girò completamente dal
lato della ragazza,
sollevandosi su un braccio, portandosi una mano alla bocca a causa di
un
leggero senso di nausea.
“Ehi,
non stai
per vomitarmi addosso, vero?”
chiese Shonei preoccupata.
“Non
credo” disse Steph
ridacchiando mentre le sfuggiva
un piccolo rutto.
“Oh...wow,
questo
è stato davvero...” disse Shonei
alla ricerca di un termine adatto, mentre Steph crollava di nuovo con
la testa
sul cuscino ridendo.
“...Non
lo so...
direi raffinato... seducente e soprattutto, completamente
disgustoso”
continuò la ragazza ridendo insieme a Steph.
“Scusami
Shon” disse Steph
continuando a ridere senza
riuscire a fermarsi.
“Non
scusarti, io
adoro le donne di polso” disse Shonei,
mentre Steph le strattonava un braccio ridendo.
“Hai
dei modi
strani di approcciarti, sai?”
“Non
sto cercando
di abbordarti”.
“Lo
so, l'ho
capito quando mi hai spettinato i capelli ruttandomi in
faccia”.
Continuarono a
ridere finché a Steph
non venne il mal di pancia. “Oddio, basta
così… non ne posso più”.
“Hai
usato questo
metodo anche con lei?”
“No…
però forse…
avrei dovuto”.
“Già”.
“E tu
che metodo
usi? Voglio dire… come ti approcci a una donna?”
“Sicuramente
non
ruttando”.
Ricominciarono a
ridere per qualche
secondo e poi Shonei aggiunse: “Non lo so, diciamo
che uso una tattica
abbastanza semplice”.
“Tipo?”
“Sbavo”.
Steph
continuò ridere e Shonei le
disse: “Sei decisamente più bella quando
ridi?”
“Questa…
è una…
di quelle cose che dici a tutte?”
“Sì
e no”.
Rimasero per
qualche istante in
silenzio e poi a un tratto, Steph disse: “Mi
dispiace di averti rovinato la
serata con i miei problemi”.
“Ma
che dici? Non
hai rovinato un bel niente”.
“E
invece sì, a
quest'ora ti staresti divertendo con Janet”.
“Questo
è vero,
ma posso sempre rifarmi domani”.
“E se
fosse
arrabbiata con te?”
“So
come farmi
perdonare”.
“Lo
immagino, però
è un dato di fatto che io ti abbia rovinato la
serata” disse Steph,
voltandosi completamente verso
la ragazza.
“Non
preoccuparti, non morirò se per una sera mi
astengo”.
“Sai,
non è detto
che tu... debba per forza astenerti. Cioè… non
è necessario”.
Shonei
voltò la testa verso di lei con
sguardo confuso. “In che senso?”
“Visto
che ho
rovinato i tuoi piani per la serata, potrei rimediare offrendoti quello
che hai
perso a causa mia”.
Shonei rimase
sbalordita da cosa aveva
appena detto la ragazza. Quasi non riusciva a credere alle proprie
orecchie. “Steph...
cosa... mi stai proponendo?”
“È
tutta colpa
mia se sei qui, invece di essere da qualche parte con Janet a fare
quello che
fate di solito”.
“Cosa?
No...
questo è... non è... avanti non puoi dire sul
serio. Oh cazzo, stai dicendo sul
serio?”
“Se
vuoi io
potrei farlo...”
“Ma
quanto cazzo
hai bevuto per dire una cosa del genere?”
chiese Shonei divertita.
“Non
sono
ubriaca...” disse Steph
portandosi una mano tra i capelli spettinandoli di più. “Ok,
forse lo
sono... giusto un po'...”
“Un
po’ eh?”
Steph
restò a guardarla come in attesa
di una sua risposta. Shonei si sentiva estremamente a disagio in quella
situazione, non sapendo davvero cosa dire. Se ne restava lì,
sdraiata di fianco
a lei con la testa sul cuscino guardandola incredula, con le mani
incrociate
sulla pancia.
“Ti
aspetti che
io accetti?”
Steph fece
un'alzata di spalle. “Cosa
hai da perdere?”
“Steph...
i-io
non credo che tu ti renda realmente conto di... di quello che mi hai
appena
proposto. Voglio dire... tu sei tu, ed io... sono Shon, quella che non
sopporti
più della peste. Tu non sei in te in questo momento e se
fossi sobria, non mi
chiederesti niente del genere. Io non so...”
“Non
pensavo che
tu fossi il tipo di persona che si fa problemi di questo tipo. Di
solito non
perdi nemmeno un'occasione per ottenere quello che vuoi. Cosa
c'è di diverso
stavolta?”
“Steph,
adesso
parli così perché sei alterata dall'alcool e
dalla delusione avuta da Jessie.
Se adesso noi due... insomma...domani te ne pentiresti. Poi io sto con
Janet,
hai presente Janet, vero?”
“Allora
è proprio
la tua ragazza”.
“Beh,
oddio
ragazza... diciamo qualcosa di simile”.
Steph
annuì come per aver intuito qualcosa.
“Io credo che la vera ragione per cui tu non voglia
farlo con me, è perché
non ti piaccio, o magari ti faccio troppo pena per quello che
è successo con
Jessie e...”
“Cosa?”
“Non
sono il tuo
tipo, non rientro nei canoni di donna che ti porteresti a letto, non
sono
abbastanza per te… come non lo sono per nessuno”.
Shonei
sgranò gli occhi alle parole
della ragazza. Si sollevò sulle braccia guardando Steph,
quasi con ammonimento.
“Non è affatto vero”.
“Non
c'è bisogno
che ti giustifichi o che inventi storie, lo so come stanno le
cose”.
“No,
tu non sai
un cazzo invece, non è affatto come dici. Tu sei proprio il
tipo di donna che
mi porterei a letto molto volentieri. Col cazzo che non sei abbastanza,
tu
saresti addirittura troppo per me. Sei bellissima, hai un corpo
perfetto, sei
sexy e... oh merda... ma cosa mi fai dire?”
“Io
non ti ho
chiesto di dire nulla”.
“Lo so
cazzo” disse Shonei
portandosi una mano tra i
capelli.
https://www.youtube.com/watch?v=Y1V4UKLJAqU&ab_channel=NightlyVibeSounds
“Pensi
davvero le
cose che hai detto?”
Shonei si
voltò di nuovo a guardarla. “Sì,
certo”.
“Allora
se è così
perché ti stai tirando indietro?”
“Perché
non mi
devi nulla. Io non ti ho riaccompagnata per ottenere qualcosa in
cambio. Io
sono qui perché sono preoccupata per te, non
posso...” disse Shonei
interrompendosi.
Steph a quel
punto si spostò dalla sua
posizione, mettendosi a cavalcioni su di lei.
“Ma
che stai
facendo?” chiese Shonei
quasi terrorizzata.
Steph prese il
viso della ragazza tra
le sue mani e si avvicinò a lei dandole dei leggeri e brevi
baci sulla guancia,
scendendo lentamente verso il collo. Si fermò di colpo dopo
essersi accorta di
quanto si fosse irrigidita la ragazza. “Shon,
rilassati” sussurrò Steph,
riprendendo a baciarla mentre Shonei l'afferrava per le braccia
cercando di bloccarla.
“Steph,
non è
questo quello che vuoi”.
“Invece
sì”.
“Fermati...”
La ragazza
ignorò le sue parole,
fiondandosi di nuovo sul suo collo e poi risalendo con i suoi baci, si
ritrovò
faccia a faccia con lei, che alla fine smise di opporsi mollando la
presa dalle
braccia. Steph si avvicinò fino a fare scontrare le loro
labbra continuando a
baciarla in modo famelico e alla fine Shonei cedette rispondendo al
bacio
tenendola per i fianchi. Steph approfondì il bacio
schiudendo le labbra e
insinuando la sua lingua nella bocca dell’altra. Shonei
rispose al bacio stringendo
il corpo della ragazza contro il suo, mentre l'altra iniziò
a muoversi ondeggiando
sopra di lei. Quando si fermarono per qualche istante per riprendere
fiato,
Shonei guardò intensamente negli occhi della ragazza e
rimase esterrefatta leggendo
in quello sguardo, il suo forte desiderio. La ragazza che non aveva mai
perso
un’occasione di lanciarle delle frecciatine e sguardi freddi
come il ghiaccio, che
l’aveva sempre odiata con tutta sé stessa, che non
sopportava la sua presenza e
che la riteneva in parte responsabile dei guai di Chloe. Una delle
poche
ragazze con cui non aveva tentato nessun tipo di approccio e sulla
quale non
aveva mia fatto pensieri strani, a parte quando si erano conosciute.
Era
incredibile ciò che stava avvenendo. Se avesse voluto,
avrebbe potuto fermare
tutto in quel preciso istante, però non fu così e
senza nessun’altra esitazione,
Shonei l’attirò per i fianchi di nuovo a
sé, ricominciando a baciarla
assaporando le sue labbra, ed esplorando la sua bocca con la lingua.
Afferrò i
bordi della maglietta di Steph, che alzò le braccia per
permetterle di
rimuoverla. L’indumento finì a terra. Fece
scattare il gancio del reggiseno,
che finì assieme alla maglietta sul pavimento e si
fiondò a baciarle il collo,
prendendo i suoi seni tra le mani, sentendo la sua pelle incresparsi.
Steph
inarcò la schiena all’indietro gemendo, quando
sentì la bocca dell’altra
scendere fino a raggiungerle uno dei capezzoli ormai turgidi
dall’eccitazione, per
succhiarlo, morderlo e baciarlo con bramosia. Le mani di Steph
affondarono tra
i capelli della ragazza, attirandola più vicina ansimando
sempre più forte,
mandando Shonei completamente in estasi. Poi si staccò da
lei facendo scorrere
le mani sul petto di Shonei, cominciando a sbottonare la camicia con
qualche
difficoltà. Riuscì a sbottonarle appena tre
bottoni, poi stufa di
quell'indumento, afferrò i due lembi di camicia e con uno
strattone, l'aprì
completamente sul davanti facendo saltare qualche bottone. Shonei a
quel punto,
si liberò completamente della camicia e del suo reggipetto.
Poi invertì le loro
posizioni facendo stendere la ragazza sul materasso, mettendo una gamba
tra le
sue, spingendo e facendo pressione contro la sua intimità
strappando un gemito
da lei. La baciò di nuovo scendendo ancora una volta sui
suoi seni e
proseguendo ancora la sua discesa verso il suo ventre, mentre Steph
inarcava la
schiena all'indietro, tenendo le dita tra i capelli di lei. Poi Shonei
risalì
di nuovo leccando lungo tutto il percorso, per ritrovare le labbra
della
ragazza, che spostò le mani verso i suoi pantaloni con
l'intento slacciarle la
cintura e sbottonarglieli, Shonei per facilitarle il compito, si
sollevò
facendo leva con le braccia ai lati della testa di Steph, permettendole
così di
sbottonarglieli e abbassare la zip. La ragazza fece scorrere una mano
all'interno, muovendola contro la sua parte intima attraverso gli slip
già
umidi. Shonei iniziò ad ansimare più forte,
stringendo gli occhi e muovendo i
suoi fianchi seguendo i movimenti della mano della ragazza. Poi si
raddrizzò staccandosi
dalla ragazza, sfilandosi del tutto i pantaloni e rimuovendo anche di
quelli di
Steph. Ormai erano rimaste soltanto con gli slip. Shonei si distese tra
le gambe
della ragazza, mettendo una mano sulla sua intimità
ricambiando il favore. L’aria
ormai era surriscaldata dalla passione delle due ragazze e riempita dai
suoni
dei loro gemiti. Le loro ombre sulle pareti della stanza, si amavano
all’unisono con loro. Steph fece scorrere le sue mani
all'interno degli slip
della ragazza, stringendo i suoi glutei desiderando più
contatto. Shonei a quel
punto si sfilò gli slip rimanendo completamente nuda.
Afferrò l'orlo degli slip
di Steph, che sollevò il bacino per facilitarne la
rimozione. Steph si appoggiò
di nuovo al materasso aspettando che la ragazza tornasse sopra di lei.
Shonei
si piazzò tra le sue gambe, ricominciando a muovere la sua
mano contro la sua
intimità, mentre Steph faceva lo stesso. Il loro respiro si
fece più pesante e
i movimenti più veloci. Poi Shonei, presa da una furia
incontrollabile e
travolgente, fece scorrere due dita attraverso l’apertura
della ragazza
penetrandola, bloccandole per un attimo il respiro. Poi
iniziò a muoverle
velocemente dentro e fuori con veemenza. Steph strinse il lenzuolo tra
le sue
mani, sentendo che il culmine era ormai vicino, ma Shonei si
fermò di colpo rimuovendo
la mano, stendendosi di nuovo su di lei e facendo combaciare le loro
parti
intime. Cominciò a muovere i suoi fianchi contro quelli
della ragazza, mentre
Steph avvinghiava le gambe contro il suo corpo, graffiandole la schiena
con le
unghie. Questa volta fu Steph a invertire i ruoli, rimettendosi a
cavalcioni
della ragazza e bloccandole le braccia ai lati della testa. Voleva
prendere il
controllo e Shonei la lascio fare, mentre i loro fluidi si mescolavano
tra
loro. Steph continuò a muoversi sul suo corpo sempre
più esigente e desiderosa
di raggiungere l'apice tenendo chiusi gli occhi, con la testa
all'indietro
gemendo. Shonei ansimando sempre più forte, si
liberò dalla presa della ragazza
e si mise a sedere continuando a tenerla stretta a sé,
aumentando la velocità
dei movimenti attirandola per i fianchi. Poi mise una mano dietro la
nuca di
Steph, costringendola a incontrare il suo sguardo.
“Guardami...” disse con il
fiato corto. Voleva che la
ragazza la guardasse, così da poter imprimere per sempre
nella sua mente, il
volto arrossato di Steph che non era mai stato così bello
come in quel momento.
Continuarono a muoversi l'una contro l'altra altra raggiugendo uno
struggente orgasmo,
rimanendo aggrappate l'una all'altra mentre i loro corpi accaldati,
ardenti di
passione e scossi da tremiti, crollavano sul letto sfiniti. Steph
rimase con la
testa appoggiata sul petto di Shonei che si alzava e abbassava al ritmo
del suo
respiro. Poi quando riuscirono lentamente a riprendere fiato, si
addormentarono.
Continua…