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Autore: Ronnie8437    11/09/2009    2 recensioni
Edward e la sua famiglia si sono trasferiti a Forks da un anno, ormai. Bella è arrivata in città solo da un paio di mesi. Nessuno dei due sa ancora dell'esistenza dell'altro, ed entrambi sono incastrati in una relazione scomoda. Cosa faranno, quando tra loro scoccherà la scintilla?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Charlie Swan, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Strano il mio destino che mi porta qui, a un passo dal tuo cuore senza arrivare mai

 

Ero seduto sotto una grande quercia, da solo. Quello era il mio posto, l’unico luogo in cui potevo rifugiarmi nei miei pensieri in beata solitudine.
Nonostante amassi la mia famiglia con tutto il cuore a volte, avevo l’assoluta necessità di silenzio e pace, soprattutto dalla mia sorellina preferita. Come quel giorno.
Una lieve brezza soffiava tra gli alberi che circondavano la radura in cui mi trovavo, scompigliandomi i capelli. I miei pensieri vagavano liberi…
 
"Edward, non ti preoccupare…andrà tutto bene, te lo giuro.” Disse Carlisle Cullen, il medico che mi aveva in cura, sussurrando nel mio orecchio.
Riuscivo a malapena a sentirlo, in preda alla febbre alta e ai vaneggiamenti che ne erano la diretta conseguenza.
Era il 1918, a Chicago. Avevo appena 17 anni e la mia vita stava già giungendo alla fine.
Non mi accorsi di nulla, neanche quando Carlisle mi sollevò di peso dal lettino e mi portò via dall’ospedale. La mia mente era invasa di immagini confuse di mia madre e mio padre, della mia vita, della guerra a cui avrei dovuto partecipare l’anno successivo se non mi fossi ammalato di spagnola.
Dopo circa un’ora, però, cominciai a sentire qualcosa. Era come un fuoco che si spandeva nelle mie vene. Era terribile, doloroso…un inferno.
All’inizio credetti di essere morto, ma poi mi resi conto che la morte non poteva essere così. Iniziai a contorcermi dal dolore, urlando a pieni polmoni che tutto finisse.
In quel momento non seppi dire quanto tempo passò, Carlisle in seguito mi disse che la trasformazione era durata tre lunghi giorni.
Quando finalmente sentii il fuoco scivolare via sempre più velocemente, giungendo al cuore che batteva frenetico, sentii di nuovo la sua voce, stavolta più nitida e serena rispetto ai precedenti tentativi suoi di parlarmi.
“E’ quasi finita, Edward. Presto il dolore scomparirà per sempre.” Mi disse stringendomi la mano, per infondermi calma e serenità.
Aveva ragione. Dopo neanche dieci minuti il mio cuore batté per l’ultima volta, portandosi via il fuoco e il dolore insostenibile.
Ancora ignoravo cosa fosse successo, ma Carlisle ci mise poco a spiegarmelo, una volta che aprii gli occhi. Ero diventato una creatura mitologica, un essere notturno che incuteva terrore nelle persone…ero un vampiro.
 
Scossi la testa, scacciando via le immagini del mio primo giorno in questa nuova vita. Erano passati quasi novant’anni dal quel giorno. Il mio aspetto era ancora quello di un adolescente, ma la mia mente era andata oltre. Avevo già finito il liceo diverse volte, e avevo frequentato per ben due volte la facoltà di medicina all’università. Non avevo mai esercitato, ovviamente. Il sangue umano era ancora abbastanza invitante per me, e non volevo cedere alla tentazione. Avrei deluso mortalmente, per la seconda volta, sia Carlisle che Esme, i miei amorevoli genitori adottivi.
I pensieri che all’improvviso iniziai a percepire mi fecero infuriare. Sapevano che lì nessuno doveva venire a disturbarmi. Sarei tornato io a casa, appena fosse passata la mia malinconia.
Mi alzai di scatto e mi voltai verso il luogo da cui provenivano quei pensieri, il mio volto era una maschera di rabbia e fastidio.
So che non dovrei essere qui, ma sono certa che gli farà piacere…d’altronde, la cura migliore per la malinconia è stare in compagnia.
Scossi la testa incredulo. Eppure ero stato abbastanza chiaro con tutti: state alla larga dalla mia radura! E invece…
“Ciao, tesoro.” Disse una voce femminile, avvicinandosi alla mia radura. Era più testarda di quanto avessi mai immaginato.
“Sarah, che ci fai tu qui?” chiesi in tono duro e freddo. Sapevo di comportarmi in modo sbagliato, soprattutto con lei, ma non volevo invasioni nel mio luogo di pace.
“Pensavo avessi bisogno di compagnia.” Disse abbassando lo sguardo. L’avevo ferita, era ovvio. Ma non riuscivo ad addolcire il tono. Non in quel momento.
“Non ho bisogno di nessuno. Gradirei essere lasciato da solo, se non ti dispiace.” Dissi voltandole le spalle, in attesa che afferrasse il concetto e tornasse dagli altri.
Maledizione…in fondo sono la sua compagna…cosa gli costerebbe stare un po’ di più con me, invece di isolarsi in modo così infantile e stupido?
Quando non sentii più i suoi pensieri, mi rilassai e tornai alle mie elucubrazioni. A casa avrei affrontato le conseguenze della mia freddezza, ma ora non mi importava…non mi importava di nulla. Ritornai ai miei ricordi, stavolta erano quelli più orribili da sopportare…
 
“Basta, Carlisle! Le tue idee sono stupide, e non fanno per me.” Urlai contro il mio creatore. Esme, a pochi passi da lui, era scossa da singhiozzi silenziosi.
Era il 1928, l’anno in cui avevo deciso quale fosse la mia strada.
“Edward, non farlo. Sarebbe sbagliato.” Disse Carlisle, calmo e determinato come al solito, ma non mi feci ingannare dalla purezza dei suoi pensieri.
“Me ne vado di qui! Ho bisogno di stare per conto mio.” Dissi a voce alta, uscendo da quella casa in cui non avrei mai più fatto ritorno…o almeno così pensavo.
Sapevo benissimo di averli feriti entrambi. Ma non mi importava. Ero stufo di cacciare animali, stufo di sentire la mia gola bruciare dopo la caccia, stufo di bramare sangue umano senza poterlo assaggiare.
 
I tre anni successivi alla mia fuga li passai ad uccidere. Cercavo delle persone orribili - assassini, sfruttatori di donne e bambini. Li seguivo mentre erano a caccia della loro prossima vittima e li distruggevo, prima di dar loro il tempo di commettere dei crimini.
Ma, purtroppo, capii che Carlisle aveva ragione: uccidere un umano, per malvagio che fosse, era sbagliato. La mia coscienza mi faceva sentire il mostro più orribile e crudele che potesse esistere sulla faccia della terra. Avevo deciso di sostituirmi a Dio, nel giudicare le persone e punirle per le loro azioni malvagie.
Stupido, sciocco e presuntuoso…ecco cos’ero. Avevo ferito volontariamente le uniche persone che mi amavano, per soddisfare un inutile capriccio adolescenziale.
A testa bassa, in preda ad una vergogna senza fine, mi ripresentai alla loro porta, certo che mi avrebbero allontanato per sempre una volta saputo cosa avevo fatto.
Quanto mi sbagliavo. Carlisle mi abbracciò stretto, ricordandomi che quella era la mia vita e potevo farne ciò che più mi aggradava. Esme mi strinse forte a sé, riempiendomi di baci e carezze che sentivo di non meritare.
Non mi giudicarono mai per il mio stupido comportamento. Tornai ad essere il loro adorato figliolo, l’unico figlio per qualche altro anno. Sorrisi al pensiero del loro amore incondizionato nei miei riguardi. Qualunque cosa facessi, sbagliata o meno che fosse, ai loro occhi ero e rimanevo sempre l’essere più perfetto, buono e generoso mai esistito.
  
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