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Autore: Ananke_ildestino    12/09/2009    4 recensioni
Quando un donnaiolo come Roy scopre il suo vero amore, sarà capace di raggiungerlo? O lo farà fuggire.
Anime Based, 15R themes, Roy->Ai.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Reaching for R...

Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, io mi limito a distruggere XD
Note: I Riza POV sono sempre i più difficili da scrivere e ne vien fuori un altro capitolo da evitare per le RoyAier deboli di cuore (ma abbiamo appena scoperto di essere tutte un po' sadiche). Grazie a chi commenta, e sopprattutto complimenti a Hikaru Kazeyuure (per cosa si capisce, se non volete rovinarvi la storia non state ad indagare), va beh che con il theme "Release" poc'altro potevo fare.


Reaching for R...
RELEASE

Riza era tremendamente nervosa. La giornata sino ad allora non era andata così male; certo nulla era stato facile quel giorno e sentiva il peso di quella situazione assurda gravarle sulle spalle in ogni momento. Aveva rinunciato alla pausa pranzo pur di non incontrare il suo superiore, consapevole però che non avrebbe potuto evitarlo ancora per molto, già mandare Havoc a prendere i documenti della mattinata era stato troppo. Quando si era ritrovata sola nella stanza non era riuscita a trattenere le lacrime. Tutti si erano accorti che era successo qualcosa tra lei e Mustang e l'atmosfera si era fatta pesante. Era inutile: per quanto provasse a stargli lontano fisicamente lui era sempre lì, accanto a lei. Dopotutto quello era il suo ufficio ed era sbagliato, anormale, che il primo ufficiale evitasse ogni contatto con il comandante. Quello che stava facendo cozzava con ciò che il suo istinto da perfetta lavoratrice le suggeriva.
Poi era arrivato lui, senza nessun preavviso era entrato nella stanza avvicinandosi a lei con apparente titubanza, ma chissà, poteva anche essere solo l'ennesima messa in scena. Si era istintivamente ritratta e lui se ne era andato subito, come ferito, lasciandole solo un panino che lei certo non aveva chiesto. L'aveva fissato per un po', il suo stomaco iniziava a recriminare cibo. L'aveva poi preso tra le mani e con impeto l'aveva gettato nell'immondizia. Non aveva nessuna intenzione di accettare le premure di quell'uomo. Mai.
Quando, intuito che ormai Mustang dovesse essere rientrato nella sua stanza, era finalmente giunta alla decisione d'andare in mensa a comprare qualcosa da mangiare, i ragazzi tornarono dalla loro pausa. La trovarono in piedi, accanto al suo scrittoio, quasi incredula. Decise che ormai era tempo di tornare al lavoro e di dimenticare per quel giorno il pranzo.
Più tardi Breda notò il panino nella spazzatura ed Hawkeye se ne accorse con la coda dell'occhio. L'espressione che si dipinse sul volto del ghiotto sottotenente fu inequivocabile, eppure non disse nulla in proposito, come invece si sarebbe aspettata accadesse. Ormai l'aura tetra che la circondava aveva contagiato proprio tutti. Amava quell'ufficio anche per l'aria di spensieratezza che si respirava nonostante le mille pratiche da completare, e ora aveva distrutto anche quella.

Il pomeriggio avanzava e lei fissava sempre più di frequente la pila di documenti che dovevano essere portati al suo superiore, e mentalmente poteva anche vedere quelli già pronti che si accumulavano sulla scrivania dell'ufficio accanto. Non voleva vederlo, voleva stare lontana da lui il più possibile eppure il soldato che era in lei le imponeva di prendere quei fogli ed assolvere ai suoi doveri andando a controllare il lavoro del Colonnello. Stava già allungando una mano sui fogli pronti per essere vidimati quando sentì distintamente il telefono nell'altra stanza suonare. Squillò per un po' prima che Mustang rispondesse. Sospirò rilassata, aveva fortunosamente guadagnato qualche altro minuto. Notò appena lo sguardo tra il sorpreso e il triste che Havoc le scoccò in quell'istante. Non passò molto prima che anche in quella stanza, stranamente avvolta in un silenzio opprimente, s'avvertisse il tonfò della cornetta sbattuta. Riza s'alzò di scatto, pronta ad affrontare quella battaglia interiore con convinzione. Prese velocemente tutti i fogli e si diresse alla porta tra gli sguardi attoniti dei colleghi.
Si fermò solo di fronte alla soglia dell'ufficio dell'alchimista. Respirò profondamente per calmarsi, sentiva dentro di sé un tumulto, la parte di lei che l'aveva convinta a svolgere i suoi compiti di ufficiale di più alto grado stava ancora lottando furiosamente con la sua voglia di fuggire via lontano e al sicuro dall'uomo che fino a qualche giorno prima stimava e che ora temeva.
Chissà che reazione avrebbe avuto nel vederla entrare. Lasciò da parte questi pensieri e si concentrò solo su se stessa. Doveva solo prendere degli stupidi fogli, presi quelli se ne sarebbe potuta andare, era questione di un attimo, si disse per farsi coraggio. Raddrizzò le spalle e bussò. Quasi subito la voce dell'uomo la invitò ad entrare. Un altro respiro e afferrò la maniglia.
Lo trovò che si teneva la testa tra le mani appoggiato alla scrivania. Dentro di sé sentì nascere la voglia di sapere come stava, ma subito fu messa a tacere. Salutò e finse di non aver notato nulla di strano. S'allungò per poggiare i fogli, non fu un movimento naturale, ma il suo corpo non riusciva ad avanzare più di così verso quell'uomo. A quel punto fu come se Mustang si fosse riscosso di colpo.
-Tenente, mi volevo scusare per prima, sono stato eccessivamente brusco.-
Rispose meccanicamente: -Non è nulla.-
Voleva evitare ogni interazione, anche solo verbale. Solo dopo s'accorse che quel “per prima” si riferiva agli avvenimenti della pausa pranzo.
-E invece sono stato sgarbato, e le scuse erano doverose.- continuò lui, con un tono particolare, quasi dolce. Ma s'impose di non pensarci e concentrarsi invece sul lavoro e su quelle carte che lei doveva ritirare ma che si trovavano troppo vicine al suo superiore. Inconsapevolmente le fissò intensamente, mentre cercava il coraggio per fare quei pochi passi in più. E lui capì. Perché capiva maledettamente sempre quello che pensava solo con uno sguardo? Soppresse l'irritazione e con un guizzo agguantò le carte che le venivano offerte. Si mise a controllare il lavoro, pur di non dover vedere il sorriso malinconico che Roy, forse inconsciamente, mostrava. Lui la stava guardando, sentiva il peso di quello sguardo su di sé.
-Tenente, penso dovremmo parlare di ciò che è successo...- iniziò a dire, ma lei tagliò corto con un “no” secco. Parlarne e perché mai? Parlare di cosa poi? Di come aveva approfittato di lei, di come si era fatta raggirare per tutte quelle settimane?
Ma quella risposta così chiara non bastò.
-Ma Tenente, io volevo solo scusarmi...- Era veramente insistente e quello sguardo poi, così sincero, era insopportabile.
-Mi scusi, Colonnello, ma devo tornare al lavoro. Mi lasci pure il lavoro finito sulla scrivania prima di uscire.- Disse con tutta la fermezza che aveva in corpo in quel momento. Poi si voltò e si rilassò vedendo la porta che l'attendeva e nessun rumore provenire da dietro di sé.
Rientrò nella stanza che condivideva con gli altri e si sedette soddisfatta, quasi sorridente. Le bastò un occhiata per tornare a rabbuiarsi. Tutti avevano uno sguardo cupo e contrariato.
-Tenente, se vuole dopo può andare uno di noi...- disse Breda con un'aria di finta tranquillità.
L'unica cosa che riuscì a fare fu guardarlo stranita. Era evidente ormai che avevano intuito che anche solo vedere Mustang la metteva in agitazione, se avessero capito anche il motivo non poteva saperlo. Però in quel momento ciò che lesse negli occhi dei suoi colleghi fu non solo commiserazione per il suo stato, ma anche comprensione per l'altro uomo. Ne era sicura, tutti loro si sentivano più vicini a lui che a lei. Perché? La famosa solidarietà maschile? Rimase per un attimo disorientata, fino a che Falman non la riportò alla realtà.
-Tenente? Tutto bene?- domandò.
-Si, non si preoccupi Maresciallo. Tutto apposto. E non si preoccupi sottotenente Breda, andrò io a fine giornata a prendere il lavoro svolto.- Gli occhi di tutti restarono fissi su di lei, dubbiosi e preoccupati, mentre Hawkeye invece stava già vagliando i fogli che aveva portato con sé, senza badare troppo a chi aveva attorno. Non era quello il momento per perdersi in inutili crucci.
Lavorò con impegno sino alla fine dell'orario lavorativo, scacciando di tanto in tanto i foschi pensieri che le si affacciavano alla mente. Proprio mentre prendeva un nuovo foglio su cui appuntare lo schema di lavoro per il giorno successivo un tuono rimbombò oltre i vetri e un violento scroscio di pioggia diede inizio ad un forte temporale estivo. Si girò di soprassalto, quasi spaventata da quel rumore. Si era talmente concentrata sulle carte e suoi suoi problemi che non aveva nemmeno notato il fortunale che s'addensava sui cieli di East City.
Si morse un labbro quando si rese conto d'essersi fatta prendere alla sprovvista in un modo così stupido, stava veramente perdendo la testa e il sangue freddo. Finì il suo ultimo compito con frustrazione, ed evitò accuratamente di guardare i suoi colleghi, i quali sicuramente la stavano fissando con curiosità e stupore, forse anche ridendo sotto i baffi per quel sobbalzo spaventato provocato da un banalissimo tuono.
Quando ebbe sistemato per bene la sua scrivania, come solito, guardò l'orologio. Mancavano ancora due minuti alla fine. Breda era già andato a consegnare il lavoro di quella giornata, l'unica che ancora aveva qualcosa da fare era lei. Doveva solo alzarsi, andare nell'ufficio del Colonnello e prendere i documenti che doveva aver vidimato e controllato nel tardo pomeriggio. E mentre fissava la lancetta dei secondi che inesorabile compiva il suo giro, dovette trovare ancora dell'altro coraggio per riuscire a compiere quell'ultimo atto.

Mentre posava la mano sulla maniglia dell'ufficio di Mustang l'ora scoccò. Entrò velocemente per non farsi sorprendere titubante sull'uscio dai suoi commilitoni. Dentro si fermò sbigottita. L'ufficio era deserto ed in perfetto ordine. Guardò istintivamente l'appendiabiti, anch'esso vuoto. Si rilassò: Roy doveva essere uscito prima, forse per evitare la pioggia o forse per non darle disturbo. Andò diretta e sicura, per la prima volta in quella giornata, al tavolo del suo superiore. Tutto il materiale era stato accuratamente ordinato e poggiato al centro dello scrivania. Inconsapevolmente sorrise, il Flame Alchemist non era mai stato così preciso in tutta la sua carriera, voleva proprio stupirla. Prese le carte e meccanicamente carezzò lo scrittoio, ma subito ritrasse la mano scandalizzata. Non doveva dimenticare quello che lui le aveva fatto.

Tornata a casa tutti i pensieri che aveva scansato ed evitato quel giorno le affollarono la mente. Decise di fare un bagno caldo, per dimenticare tutto quanto e rilassarsi. Eppure, anche mentre l'acqua aromatizzata con i sali le carezzava la pelle nuda, tutte le ansie non accennavano ad andare via. Cercò mentalmente di fare un po' d'ordine e trovare cosa la facesse tanto inquietare, oltre a Mustang, che in quel momento ovviamente non era e non poteva essere lì. Non le ci volle molto per focalizzare lo sguardo e l'espressione di Havoc che aveva notato il suo sospiro di sollievo. E poi i volti di tutti gli altri colleghi quando era tornata evidentemente più rilassata dall'ufficio dell'alchimista. Erano tutti con lui, involontariamente, forse non pienamente e probabilmente all'oscuro dei motivi che avevano portato a questa rottura totale tra lei e il Colonnello, ma indubbiamente con lui. Faticava a trovare un motivo per tutto ciò, solo la classica solidarietà maschile non poteva bastare. Forse li aveva offesi o feriti con il suo nervosismo incontrollato di quella giornata. Chissà cosa aveva fatto senza rendersene conto! Si sforzò di ripensare ad ogni particolare della giornata. Certo era stata ingiusta nello scaricare una parte del suo lavoro su Jean quella mattina ed era anche stata forse eccessivamente fredda con tutti quanti, ma sentiva che c'era ancora dell'altro che le sfuggiva. Continuò a ripassare mentalmente ogni momento della giornata ma l'unica cosa che le divenne evidente fu l'assurdità del suo comportamento. Come aveva potuto venir meno a molti dei suoi doveri, lasciarsi comandare da sentimenti personali e per questo diventare negligente e pure disattenta? Il suo io di soldatessa impazziva dalla vergogna a ricordare quel che aveva fatto. Anche andare a prendere i documenti completati solo a fine giornata era una grave mancanza d'efficienza. E se il Colonnello non li avesse completati, se avesse omesso qualcosa o peggio errato? Lei era l'ufficiale di più alto grado tra i suoi sottoposti, aveva il dovere di controllare ogni singola carta almeno due volte, prima e dopo l'ultimo passaggio tra le mani del Flame Alchemist. L'atteggiamento che aveva tenuto quel giorno era quanto meno biasimabile, il giorno successivo si sarebbe dovuta scusare con tutti.
Automaticamente questo le riportò alla mente le scuse del suo superiore. Due volte si era scusato per quel che era accaduto due giorni prima. Certo non poteva certo accontentarsi di banali scuse che potevano uscire dalla bocca di chiunque. Ma ad imprimersi nella sua mente non furono le parole, quanto il tono, l'espressione e quegli occhi così tristi e malinconici. Roy sembrava sinceramente pentito, per quanto la parte malvagia di lei continuasse a dubitare. Inconsciamente l'aveva già capito sul lavoro, quando lui le aveva chiesto perdono per i modi bruschi della pausa pranzo. Con quel tono che mai gli aveva sentito usare aveva detto quelle parole tanto semplici quando sincere. E pure lui era sembrato sorpreso. Riza s'immerse completamente nella vasca, per soffocare il magone. Roy era veramente innamorato di lei, non stava fingendo né stava cercando di usarla come sostituta di una delle tante donne che in quegli anni gli avevano scaldato il letto. Lei era arrivata là dove nessun'altra donna era mai riuscita a giungere, al cuore del Colonnello, ed ora, Riza, non sapeva cosa fare né come reagire.

La mattina successiva si era svegliata di soprassalto al suono della sveglia. Aveva avuto una nottata particolarmente agitata, tra continui ed improvvisi risvegli. Ma quando varcò l'uscio del suo palazzo aveva ormai preso una decisione definitiva. La pioggia se ne era andata così come era arrivata, quasi improvvisamente, e quel giorno su East City splendeva il caldo sole d'estate. Arrivò in ufficio addirittura in anticipo, tanta era la foga che aveva in corpo. Decise perciò di ordinare tutto ciò che il giorno prima non aveva fatto attenzione a sistemare, controllò nuovamente l'ordine del giorno e quindi iniziò addirittura a lavorare. Quando arrivarono i suoi colleghi s'alzò in piedi lasciandoli stupiti a fissarla, quindi fece un profondo inchino.
-Vi chiedo scusa.- disse solamente con voce alta e chiara, mentre chinava la testa.
Tutti la guardarono attoniti. Quando si ripresero e iniziarono a domandarle per cosa si scusasse lei tagliò corto mettendo tra le mani di Havoc una copia del programma della giornata, diligentemente redatta poco prima, e prendendo l'originale si diresse convinta nell'ufficio del suo superiore. L'ufficio di Mustang era esattamente come l'aveva lasciato il giorno precedente. Ed esattamente come il giorno prima Roy non c'era. Poggiò con cura il foglio che portava con sé sulla scrivania, quindi si mise al centro della stanza, con le gambe divaricate e le mani intrecciate dietro la schiena. Mentalmente iniziò a ripetersi il discorso che aveva attentamente preparato dal momento che si era svegliata sino a quando aveva messo piede nell'East HQ. Riuscì a ripassarlo per cinque volte, prima che l'uomo arrivasse. Entrò nella stanza senza notarla, lo riusciva a capire anche senza guardarlo, ma continuando a fissare un punto imprecisato sul pavimento di fronte a lei. Quando s'accorse della sua presenza i movimenti si fecero più cauti, andò all'appendiabiti, quindi le girò attorno attento a mantenere una distanza sufficiente a non infastidirla. Tutte quelle premure solo per lei, per una persona che il giorno prima l'aveva accolto con tanta freddezza; non le meritava. Poi lentamente si sedette, senza mai staccare gli occhi da lei, Riza poteva sentire lo sguardo dell'alchimista che si posava lieve sul suo capo chino.
-Tenente?- la chiamò con quella che aveva imparato a riconoscere come dolcezza.
Scattò sull'attenti, fissando dritto davanti a sé come le avevano insegnato molti anni prima in accademia. Non guardarlo direttamente le avrebbe semplificato il compito.
-Colonnello, avrei una richiesta da farle.-
-Dica.- era evidentemente incuriosito.
-La prego di trasferirmi in un altro ufficio.- disse trattenendo tutto l'impeto che istintivamente vi avrebbe messo. Attese una successiva domanda, che già s'era immaginata e per cui aveva preparato una risposta impeccabile. Ma Roy non aprì bocca. Con la coda dell'occhio lo vide appoggiarsi pesantemente al tavolo, mentre si passava una mano sulla fronte.
-Tenente...- tentò d'iniziare, ma la voce era roca e si fermò. Inspirò profondamente, senza preoccuparsi di nasconderlo, poi riprese:
-Tenente, immagino sia inutile cercare di farle cambiare idea e non voglio tediarla. Vedrò cosa posso fare. Immediatamente. Ora potrebbe andare dagli altri e spiegare ad Havoc tutto quel che dovrà fare d'ora in poi? Grazie.-
Finito prese nuovamente fiato e si voltò lateralmente pur di staccare gli occhi da lei. Fu in quel momento che Riza abbassò lo sguardo e fu catturata inconsciamente dalle iridi vuote e spente del suo superiore che fissavano il nulla. Si morse il labbro, ora forse capiva perché gli altri sembravano provare tanta compassione per lui, sembrava un altro così distrutto da quell'amore impossibile. Ma ora lei se ne sarebbe andata e la lontananza avrebbe sicuramente giovato ad entrambi. Mormorò appena un “sì, signore” e con leggerezza lasciò la stanza.
Uscita in corridoio s'appoggiò per un attimo alla parete. Non le aveva domandato perché, né cosa volesse risolvere in quel modo, non le aveva chiesto nuovamente scusa, non aveva protestato. Nulla. Che avesse capito ancora una volta quel che lei aveva in mente? Forse era così o forse anche lui sapeva che non c'era altra soluzione se non questa. Si staccò dal muro e tornò dai suoi colleghi.

Quando rientrò in ufficio e vide i volti ancora disorientati dei ragazzi le parole che con altrettanta cura aveva preparato anche per loro gli si bloccarono sulle labbra. Iniziò meccanicamente a spiegare ad Havoc cosa doveva fare e come, mentre l'altro ascoltava senza però capire per quale motivo gli venivano impartiti tutti quegli insegnamenti. Lei più di una volta tentò di dire che di lì a poco se ne sarebbe andata, ma fu del tutto inutile, sembrava che le parole si rifiutassero di uscire. Le informazioni da impartire erano molte, e non fu né un lavoro breve né facile, soprattutto perché l'allievo non sapeva di esserlo e non sapeva neppure che quella sarebbe stata l'ultima occasione che aveva per apprendere. La situazione stava per divenire insostenibile per i suoi nervi e aveva paura di scoppiare a piangere da un momento all'altro quando Roy venne miracolosamente a salvarla. Bussò, ma non attese una risposta ed aprì la porta senza però entrare, rimasto sull'uscio la chiamò e le fece cenno di seguirlo, evitando di guardare verso di lei. Sempre senza attenderla tornò con grandi falcate nel suo ufficio, dove si sedette alla scrivania mentre sembrava intento a leggere un foglio che teneva tra le mani.
Lei stava ancora chiudendo la porta che il Flame Alchemist iniziò a parlare.
-Spero che abbia spiegato tutto il necessario al Sottotenente.-
-Sì signore.- rispose mentre andava a posizionarsi nell'esatto punto in cui si era fatta trovare quella mattina.
-Bene.- Mustang alzò gli occhi, ora determinati seppur ancora inondati da quella tristezza che ormai pareva parte di lui.
La fissò per un attimo, in silenzio, come a soppesare qualcosa, quindi le fece cenno di prendere una carta che le porse.
-Questo è il massimo che sono riuscito a fare con così poco preavviso. Non è un trasferimento definitivo, non era ovviamente possibile in una mattinata.-
Hawkeye prese il documento e lo scorse con attenzione, mentre l'altro continuava a spiegare.
-Verrà assegnata all'archivio centrale della base per due settimane circa, da oggi per le prossime due. Sono infatti a corto di personale e lei è sicuramente la più adatta per questo ruolo. Allo scadere di questo periodo vedremo cosa fare. Capisce che il trasferimento del mio ufficiale di più alto grado non è cosa di tutti i giorni.-
Lei fece un cenno d'assenso mentre ancora stringeva il suo ordine di riassegnamento con entrambe le mani.
-Ho già avvisato il tenente colonnello Otter che la sta attendendo nei suoi uffici. Prenderà servizio sin da oggi. Dimostri quanto vale, Tenente.- aggiunse mentre le passava un ultimo foglio controfirmato.
Lei lo prese e si mise sull'attenti.
-La ringrazio, signore. Non mancherò di farmi onore.-
Si voltò per uscire, ma non fece a tempo a raggiungere la porta che Mustang parlò di nuovo.
-Può immaginare che tutto ciò mi addolori. Questa è una grave perdita per il nostro ufficio. Può crederci o meno, ma parlo esclusivamente dal punto di vista professionale.- ancora quel tono dimesso.
-Le credo signore.- sussurrò mentre usciva.

Appena fu in corridoio qualcosa dentro di lei scoppiò. Si sentì vicina ad una crisi di pianto, ma non riusciva a capire se di felicità per la libertà ottenuta o di dolore per quel che stava perdendo. Di fronte alla porta di quello che era stato il suo ufficio, sin dal primo giorno in cui era stata trasferita a East con Mustang, il cuore cominciò a martellarle nel petto. Avrebbe dovuto dirglielo? Certo che averebbe dovuto farlo, ma come? Cercò disperatamente dentro di sé le parole giuste per spiegare tutto quanto ai suoi colleghi, ma al solo pensiero le lacrime minacciarono di rigarle il volto. Rigettò tutto indietro ed entrò decisa nella stanza. Nel silenzio più totale che aveva accolto il suo ritorno andò al suo posto, prese i suoi pochi effetti personali e li mise nella piccola scatola per la cancelleria. Sentiva gli occhi di tutti che la trapassavano, ma nessuno aprì bocca. In meno di un attimo aveva già tutto pronto, prese le sue cose e s'avviò verso l'uscita. Ad un passo dalla porta si girò verso i ragazzi, con la scatola sottobraccio gli rivolse un perfetto saluto militare.
-Vi ringrazio per tutto. Arrivederci!- salutò con voce più ferma di quanto essa stessa avrebbe mai sospettato.
Uscì prima che riuscissero a reagire, chiudendo il battente dietro di sé. Sospirò per calmare l'agitazione che l'aveva presa, e dopo un attimo s'accorse di Roy che in piedi sullo stipite del suo ufficio la guardava sconsolato. Cercò velocemente di riprendere il suo solito portamento impeccabile, mentre lui s'avvicinava. Incredibilmente la sorpassò senza quasi guardarla, quando l'ebbe affiancata però si fermò per un attimo.
-Dovrò andare a dare delle spiegazioni, non crede? E ora vada Tenente, il suo nuovo incarico l'attende.-
Proseguì senza attendere una risposta, allora lei s'avviò convinta verso il suo nuovo posto di lavoro, senza mai voltarsi indietro.

Non sapeva se il Colonnello l'avesse fatto di proposito o meno, ma l'ufficio del tenente colonnello Otter era forse il più lontano che potesse scegliere, completamente dal lato opposto della base. Vi mise quasi un quarto d'ora solo per raggiungerlo. Una volta entrata nell'ufficio generale le si parò d'innanzi una scena, almeno per lei, da brivido. Il salone era immenso, almeno tre volte l'ufficio che prima divideva con gli altri sottoposti di Mustang. Vi erano due grandi tavolate, entrambe strapiene di documenti impilati nelle maniere più fantasiose, su di un lato una lunga cassettiera era anch'essa utilizzata come ripiano per smistare il lavoro. Esattamente di fronte all'ingresso si apriva un'altra porta a due ante, completamente spalancate, attraverso cui si scorgeva l'enorme archivio dell'East HQ. In quel momento nella stanza vi erano solo 4 i militari che erano occupati ad archiviare e ordinare il tutto. Riza pensò di essere capitata in un girone infernale. Solo dopo qualche attimo una delle tre ragazze che s'aggiravano per la stanza, un maresciallo, si accorse di lei che ancora si guardava attorno spaesata e quasi sconvolta.
-Tenente, cosa vuole qui?- domandò senza cortesia o timore reverenziale per il grado più alto di Riza.
-Dovrei vedere il tenente colonnello Otter, sono appena stata trasferita in questo ufficio.- rispose senza dare a vedere d'essere colpita in qualche modo dal modo d'atteggiarsi dell'altra.
La donna la guardò confusa, poi si girò verso una sua collega che aveva smesso di scrivere e le stava osservando. Le fece un cenno, come ad intendere di continuare, quindi il Maresciallo le indicò una porta sulla sinistra che Riza ancora non aveva notato.
-Se cerca il Tenente Colonnello è lì.- rispose svogliata mentre tornava dall'altra.
Lentamente e con grazia Hawkeye si diresse verso l'ufficio privato del suo nuovo superiore, e prima ancora di bussare sentì le due nuove colleghe sussurrare tra loro.
-Ma quella non è mica la tizia di Central che è venuta qui con Mustang?-
-Sì, direi che è proprio lei.-
-E cosa ci fa qui? Cosa significa trasferita?-
-E che ne so io, si vede che Mustang si è stufato di lei e se ne è scelta un'altra.-
-Dici che se l'è portata a letto?-
-Figurati se non ci ha provato, lo fa con tutte quelle un po' carine...e, fossi in lei, di sicuro non avrei rifiutato, tu no?!-
Per Riza fu sufficiente, con una certa forza bussò, facendo zittire le due.
-Avanti- sentì rispondere dall'altra parte.
Senza attendere oltre varcò la soglia e fece un perfetto saluto militare, dopo aver chiuso la porta dietro di sé.
La stanza in cui si trovava l'ufficio privato di Otter era al contrario della precedente molto piccola, con una sola minuscola finestra e due grandi armadi su entrambi i lati. La scrivania del suo nuovo responsabile occupava quasi tutta la stanza, ai lati vi era solo lo spazio per aprire le ante degli archivi o passare, niente più. L'uomo sedeva al suo posto e sembrava intento a studiare alcune carte. Non era certo giovane, s'avvicinava ai sessant'anni ormai, i capelli e la folta barba bianca che ne incorniciava il volto lo dimostravano. Già così poteva notare la differenza di statura con Roy, Otter probabilmente era alto qualche centimetro in meno di lei. E non aveva nemmeno la stessa eleganza nell'impugnare la stilografica. Finì di compilare il foglio che aveva davanti e sollevò il volto verso di lei, con un sorriso paterno. Hawkeye non poté non notare il naso a patata e gli occhiali con una terribile montatura blu acceso.
-Tenente colonnello Otter, buongiorno.- disse mentre ripeteva il saluto di rito.
-Sono il tenente Hawkeye e...-
-So chi è Tenente. Come potrei non saperlo. E ora si sieda, la prego.- le disse con gentilezza mentre le indicava una sedia davanti al suo tavolo.
-La ringrazio.- rispose semplicemente mentre si sedeva e passava i documenti che Mustang le aveva consegnato.
-Non so quale sia il motivo del suo trasferimento, voglio sperare che per una volta nella vita i piani alti si siano decisi a guardare i miei continui solleciti per avere un aiuto in più. Ma ho il forte dubbio che non sia così.- iniziò a dire, quasi sovra pensiero, mentre studiava il riassegnamento e iniziava ad appuntare qualcosa. -Comunque sia, le sue capacità sono ben note in tutta la base, nessuno dubita del fatto che se l'ufficio del colonnello è sempre così preciso gran parte del merito sia suo. E di questo, se mi è concesso, la ringrazio. Non sa quanto lavoro dobbiamo fare per aggiustare e rimandare i documenti provenienti da altri uffici. Sembra che in questa base nessuno, a parte lei, sia più capace di completare nemmeno una richiesta per la cancelleria senza commettere errori.- Riza capì che quell'uomo aveva un che di logorroico, ma continuò ad ascoltare in silenzio.
-Una delle mie ragazze ha avuto la brillante idea di sposarsi, ed ha chiesto tre settimane di permesso per il viaggio di nozze. Tre settimane! Ai miei tempi era già tanto avere un giorno di permesso! A parte questo, grazie a lei e a questo inaspettato trasferimento conto di riuscire a mantenere il ritmo di lavoro. Ovviamente non possiamo perdere tempo a spiegarle ogni cosa, perciò si occuperà di ciò che già conosce: il controllo documenti. Lavorerà con il maresciallo Carmila Stem e il capitano Jason Tera. Il Capitano la seguirà in modo particolare, ma confido che in questi pochi giorni che ci separano dal fine settimana lei abbia tempo a sufficienza per acquisire sufficiente autonomia. E ora venga, le presento il resto dei suoi compagni, o meglio le sue tre e i suoi due nuovi colleghi.- concluse mentre s'alzava, appoggiandosi pesantemente con le braccia sui braccioli della sua poltrona.
-Prego, prima le signore.- le disse mentre indicava la porta con un ampio sorriso.


スズク...          

   
 
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