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Autore: Feathers    03/02/2023    2 recensioni
Harringrove (Billy + Steve)
Tratto dal testo
« Con le ragazze era piacevole, ma quasi non gli pareva che ci fosse differenza fra avere un rapporto con loro e toccarsi da solo, e la ragione era semplicissima: non gli piacevano davvero. Steve Harrington che gli baciava e accarezzava il corpo nel più semplice dei modi gli stava provocando delle sensazioni pazzesche, che non si era mai concesso di godersi, e sulle quali probabilmente avrebbe fantasticato a vita. Cercò di tenere impresso nella sua mente ogni dettaglio, ogni minuscolo gesto, per evitare di dimenticarsene nel caso in cui non fosse riaccaduto mai più. »
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Steve Harrington
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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8 Luglio 1986

Billy premette il pezzetto di carta che aveva in mano contro il volante, e svoltò di nuovo a sinistra. Cambiò stazione della radio in cerca di una canzone rock o metal, finché non riconobbe la voce di James Hetfield, con un sorrisino. Non conosceva la canzone, però: doveva essere uscita mentre era morto. Rabbrividì al pensiero, e parcheggiò a qualche metro dalla videoteca. Rimase seduto per qualche minuto, con la radio ancora accesa e una sigaretta fra l'indice e il medio, nel tentativo di reprimere il nervosismo. Dover incontrare una ragazza o una donna era così rilassante in confronto a questo. Avrebbe potuto farsi due domande sulla propria sessualità quando non provava le classiche «farfalle nello stomaco» e simili, ma solo un gigante senso di soddisfazione per aver ottenuto l'approvazione del genere femminile. L'approvazione che non aveva più ricevuto da sua madre dopo che era sparita dalla sua vita. Non fece nemmeno in tempo ad aprire la portiera e uscire dall'auto che venne fermato da una signora dall'atteggiamento invadente che teneva un microfono in mano. Un uomo con la telecamera la seguiva.
Billy corrugò la fronte e sbatté le palpebre, perplesso. "Posso... aiutarla?"
"Salve, tu devi essere uno dei giovani misteriosamente tornati in vita." squittì lei dal basso, mentre virgolettava in aria. "William Hargrove, giusto?"
Il giovane strabuzzò gli occhi. "Temo mi abbiate scambiato per un altro. Buona giornata." disse, acido. Girò i tacchi e si diresse verso la videoteca.
"Non se ne vada così! Vogliamo solo porle qualche domanda!"
"Vado di fretta, e non sono io."
"Solo un secondo!"
"Non sono io William Hargrove!" borbottò lui, camminando più in fretta.
"È vero che in realtà era tutto uno scherzo? Si dice che abbiate architettato la cosa, che sia stata una ragazzata, uno scherzo di cattivo gusto..." La donna iniziò a seguirlo. "Ci dica tutti i dettagli!"
"Ma non avete un cacchio da fare? Pure con lui?!" domandò una voce che fece voltare Billy. Dietro di loro c'era un ragazzo dall'aria un po' malandata, coi capelli lunghi, gli occhi nerissimi e una guancia sfregiata. "Lasciatelo in pace."
La donna sbiancò e indietreggiò, quasi urtando un'auto parcheggiata. Scappò in direzione opposta, seguita a ruota dall'uomo con la telecamera.
Billy si girò verso il giovane, il cui sguardo scuro e minaccioso si era di botto tramutato in un sorriso amichevole.
"Come hai fatto?"
"Oh, facevo già paura alla gente prima di tutto quel casino. Adesso terrorizzo la città intera, il che è mortificante, devo dire... tranne in questi casi, in cui è più che utile. Sapessi quante volte li ho fatti scappare quando hanno pedinato Chrissy. Mi basta guardarli, incredibile." Ridacchiò. "Ormai è diventato tipo uno sport."
Billy aggrottò le sopracciglia. Quella voce un po' nasale, la parlantina e lo stile nel vestire non gli erano esattamente nuovi. Osservò il gilet tappezzato di simboli di band, le numerose catene sui jeans strappati, le scarpe bianche. L'aveva visto più volte a scuola, col suo club di «nerd», come li avrebbe definiti un anno prima. "Tu sei..." Assottigliò lo sguardo.
"Eddie, lo svitato." Il giovane accennò uno scherzoso inchino. "In carne e ossa. Beh, quello che rimane dopo il banchetto dei pipistrelli." Si indicò la guancia, e si schiarì la gola.
"Ugh... ma in che senso?" Billy assunse un'espressione inorridita.
"Lunga storia." Eddie si dimenò su un piede per un secondo, a disagio, e poi riaprì bocca. "Ma... come stai tu? Non ti ho più visto dopo averti... riportato."
"Io? Mah. Non mi lamento." disse Billy, nonostante non ricordasse di essersi mai sentito peggio in vita sua. "Ora devo andare in videoteca. Grazie per... averli cacciati."
"Ma figurati, ne abbiamo già passate abbastanza, ci mancano quelli coi loro microfoni di merda. Salutami Robin e il bambinone."
Billy sollevò un sopracciglio. "Il... bambinone?"
"Steve." Eddie rise e gli diede una pacca sulla spalla. "Ci si becca in giro."
"Hm hm." Billy rimase interdetto. Più andava avanti, e più tasselli si aggiungevano a quell'enorme puzzle di pura follia. Mentre entrava nella videoteca, gli passò per la mente la frase di Jane Hopper «E poi Eddie dice che le canzoni al contrario sono da sanguinazione di orecchie», e finalmente capì a chi si stesse riferendo.
"Buongiorno! Se ha bisogno di qual- Billy? Ciao." Robin si affacciò al bancone.
"Ciao." Il ragazzo fece un cenno di saluto e cercò Steve, girandosi a destra e sinistra. Possibile che avesse sbagliato giorno? Eppure doveva essere giusto. Di martedì lui aveva il turno di mattina.
"È successo qualcosa?"
"No. Devo... hm. Do un'occhiata a una cosa." farfugliò, e si diresse verso un reparto, guardando i titoli delle cassette. Rimase a gironzolare senza uno scopo né una meta per un pezzo, e proprio quando stava per decidersi a tornare a casa e ritentare l'indomani, vide Steve sbucare dalla porta del magazzino, come una visione. Non riuscì a fare a meno di sorridere. "Harrington!"
Steve trasalì appena lo vide, e si irrigidì. "Uh... uhm, hey. Ti serve qualcosa?" Si precipitò nel reparto e lo spinse delicatamente più in fondo, per nascondere sé stesso e lui. "Che ci fai qui?" sussurrò.
"Oh, anch'io sono molto felice di vederti." bofonchiò l'altro ragazzo, indispettito.
Steve sospirò. "...non è questo. È solo che..."
"Che cosa?"
"...che ultimamente... vedo che mi cerchi spesso. Dopo quel che è successo. E io non voglio che tu ti illuda o cose così."
Billy distolse lo sguardo e sbuffò, con fare sprezzante. "E chi si illude? Non sono fatto per i sentimenti, io." mentì, fingendo indifferenza. "Però... ci possiamo divertire, no?" aggiunse.
"Sssh." Steve si guardò attorno. "Non lo so, okay? Ma... io non sono... così. Capisci?"
"Hm. Mi spiace, ma avrei qualche serio dubbio a riguardo." Billy si illuminò in viso, ripensando a quando lui aveva afferrato il suo polso e messo la mano sul proprio ginocchio.
"Beh ero ubriaco." Steve abbassò il capo, accennando un sorriso che Billy riuscì a captare. "Appunto, Harrington. Lo sai che che significa «in vino veritas»?"
"Ma piantala." Steve rise, suo malgrado. "E comunque... non voglio parlarne qui." bisbigliò. "Ne parleremo altrove, allora." Il più giovane gli mise sul palmo il famoso foglietto di carta, che in realtà non era altro che un pezzo di scontrino di Walmart in cui aveva scarabocchiato il suo numero. "Anche se non sei sicuro di volerti più, uhm... «divertire»... vuoi ancora essermi amico, no?"
"Ma certo!" si affrettò a rispondere Steve. "Certo che sì, te l'ho detto."
"Bene, allora... ah, vi saluta Eddie. L'ho conosciuto prima di venire qui." Billy prese una videocassetta a caso e la portò da Robin. "Trovata." le disse con un sorrisetto posticcio. Steve scosse il capo, ritirandosi di nuovo nel reparto con la scusa di riordinarlo per aprire il biglietto, fin troppo curioso per attendere fino alla fine del turno di lavoro. Sotto al numero di telefono di Billy c'era scritto, in una calligrafia ondeggiante: «Posso poco educatamente autoinvitarmi da te uno di questi giorni?»

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10 Luglio 1986

Mentre Steve osservava il ragazzo che fumava stravaccato sul divano di casa sua indossando solo una canotta e un paio di jeans, si domandò come diamine avesse fatto a ritrovarselo lì. Si era ripetuto più e più volte le parole che avrebbe dovuto dirgli per allontanarlo con la massima gentilezza, e aveva addirittura preparato un discorso accurato e pieno di tatto - molto triste di non poter chiedere aiuto a Dustin - e poi tutto era meravigliosamente finito nel cesso una volta che quegli occhi chiari gli avevano sorriso, entusiasti di vederlo. Aveva dimenticato ogni virgola di quel discorso, e di colpo gli sembrava un ammasso di falsità. Cosa era andato storto? Non che non volesse essere suo amico, per carità, ma sentiva che quell'incontro in casa sua non era affatto da semplici amici.
"Allora... non ne vuoi una anche tu?" Billy si girò verso di lui con la sigaretta che pendeva dalle labbra.
"Non fumo granché. Cioè... l'avrò fatto un paio di volte da ragazzino, tanto per fare «il grande». Mi basta rubarti un tiro."
Billy si avvicinò, tanto che le loro cosce si toccavano, forse per una pura casualità, si sfilò la sigaretta dalle labbra e gliela imboccò. Steve si accorse, con una certa preoccupazione, che quel piccolo gesto gli aveva fatto molto piacere. E, peggio ancora, si rese conto di aver premuto d'istinto la gamba contro la sua anziché ritrarla. Fece un tiro e buttò il fumo in alto. "Uhm, grazie."
"Figurati. Ah, volevo chiederti..." Billy si schiarì la gola e prese un sorso di aranciata. "...com'è che ti sei fatto quelle?" Indicò il ventre dell'altro ragazzo.
Steve sbatté le palpebre. "Quelle... cosa?"
"Le cicatrici sulla pancia. Le ho notate quando... sai... in auto." mormorò, gratificato dall'improvviso rossore di Steve.
"Beh, vedi... nel Sottosopra ci sono dei pipistrelli malefici. Sono stati loro."
"...quindi è a loro che si riferiva Eddie l'altro giorno..."
"Ah, non pensavo che aveste parlato così tanto."
"Geloso?" scherzò Billy.
Steve lo spinse e gli venne da ridere. "Ma vai a cagare, per favore."
Billy spense la sigaretta sul posacenere. "Quindi... hai combattuto valorosamente contro i pipistrelli?"
"Beh, sì. Però è stato Eddie che mi ha salvato."
"Ah, ho capito."
"Geloso?" Steve ammiccò, restituendogli la battuta. L'altro ragazzo sbuffò e allungò un braccio in sua direzione. Gli scostò i capelli dal viso, e lo guardò negli occhi scuri, poi il suo sguardo si fermò sulla bocca.
Il più grande prese un gran respiro. "A-aspetta."
"Che succede?" Il viso di Billy si contrasse in un cipiglio pensoso.
"Uh... questo no. Non so perché, ma... non me la sento adesso. O almeno, non questo."
"Di baciarmi sulle labbra?"
"Hm hm. Però..." Fece una pausa, e si grattò la nuca. "Però è vero. Sono curioso. Credo. E-" Sospirò. "E soprattutto dopo quello che è successo, una... piccola parte di me vorrebbe..." Si ammutolì, portandosi una mano sulla fronte.
"...sperimentare?" Billy girò il busto, rivolgendo tutto il corpo verso di lui. "Per tua informazione, Harrington: io sono sempre stato curioso prima di morire. Ma indovina un po'... non mi ero mai concesso di sperimentare. Adesso che ho questa «seconda possibilità», se così vogliamo chiamarla... fra i tanti buoni propositi ho quello di iniziare a sbattermene i coglioni del giudizio altrui. Ma se non l'avessi avuta, questa possibilità? Sarei morto senza sapere cosa significasse essere... me. Sarò pure un finocchio, ma almeno sono me. Quindi, se vuoi davvero sperimentare... fallo. Fidati."
"Sei molto più saggio da quando sei tornato. Lo trovo ammirevole."
"Eh grazie, tesoro mio. Sono morto." Billy rimase sardonico fuori, ma sorrise dentro di sé, segretamente molto orgoglioso di quel complimento. Ancora non aveva realizzato di aver preso Steve come nuovo buon esempio da seguire.
"E ti direi di smetterla di tentarmi, ma temo che tu ci sia già riuscito."
"Ah, davvero?"
Steve si alzò dal divano e fece un cenno del capo. "Seguimi."
Non appena furono nella stanza di Steve, Billy si liberò della canotta bianca e si accomodò sul bordo del letto, gli occhi celesti fissi sull'altro ragazzo. Steve abbassò lo sguardo e pensò a togliersi la maglietta, con un risolino nervoso. "Sono proprio impazzito, Cristo."
"Shhh. Vieni qui." mormorò Billy.
L'altro deglutì, e camminò verso di lui. Il più giovane socchiuse le palpebre e gli toccò i fianchi, scendendo giù. Infilò le dita nei passanti dei jeans e lo attirò a sé con un gesto veloce. Strusciò le labbra sul ventre, poi salì attorno alle cicatrici, e lasciò una scia di baci silenziosi e delicati su ogni punto che riusciva a raggiungere da quella posizione.
Steve era piacevolmente sconvolto: in tutta la sua vita non si era mai sentito desiderato con tutta quell'intensità. E soprattutto, da Billy Hargrove si sarebbe aspettato tutt'altro che tenerezze di quel genere.
"S-stai, uhm, stai giù. Faccio io oggi." disse, accarezzandogli la spalla.
"...vuoi dominarmi o che?"
"Perché no? Sarebbe divertente."
"Hm, ma ti avverto, non sono facile da dominare." Billy gli strinse i fianchi.
Steve sbuffò, con una punta di sarcasmo. "Ma davvero? E io che ti facevo obbediente." Lo sorprese spingendolo sul letto di schiena, e lo atterrò. Si sedette sulle sue cosce, e posò il pollice sulle sue labbra. "Adesso ti faccio obbedire io."
Ogni voglia di giocare a opporsi di Billy evaporò esattamente in quell'istante. Rimase a fissarlo imbambolato, i ricci biondi sparsi sul cuscino, e in quel momento esatto iniziò a realizzare un'altra cosa di sé: forse essere dominato non gli sarebbe dispiaciuto affatto. Anzi.
Steve sfiorò la lampo dei jeans di Billy, e la abbassò. Spostò l'orlo con cautela, occhieggiandolo di tanto in tanto, e poi gemette alla vista delle sue cosce.
"Ma... ti sei depilato."
"Ovunque." Billy sogghignò sollevando un sopracciglio, e Steve strabuzzò gli occhi.
"B-bene, uh..." Allungò un braccio, lentamente, e toccò quel corpo scolpito. Stentava a crederci, ma sentire la sua pelle calda sotto i polpastrelli gli piaceva moltissimo. Si chinò, ma si bloccò a metà strada.
"Harrington, guarda che non dobbiamo per forza."
"Non è questo. Lo voglio."
"Allora mi sa che pensi troppo." Billy sollevò una mano e gli accarezzò la mascella. "Fai quello che ti senti. Nessuno ti vede. Nessuno lo saprà."
Il più grande annuì. "Hai ragione." Si abbassò e, dopo un ultimo secondo di esitazione, leccò il suo capezzolo. Lo succhiò piano, e lo sentì diventare turgido sotto la lingua, poi salì su, fino al collo. I suoi capelli scuri sfioravano il petto dell'altro ragazzo. "Hai qualcosa per... sai, per lubrificarti...?" mormorò sotto al suo orecchio.
Billy avvertì una scarica di brividi scendere fino all'inguine. "S-sì. Fruga nel mio marsupio, è caduto a destra del letto." soffiò. Gli passò le mani sulla schiena, stregato da quelle sensazioni. Era quasi come se stesse facendo sesso per la prima volta. Con le ragazze sembrava tutto così meccanico; era piacevole, ma quasi non gli pareva che ci fosse differenza fra avere un rapporto con loro e toccarsi da solo, e la ragione era semplicissima: non gli piacevano davvero. Steve Harrington che gli baciava e accarezzava il corpo nel più semplice dei modi gli stava provocando delle sensazioni pazzesche, che non si era mai concesso di godersi, e sulle quali probabilmente avrebbe fantasticato a vita. Cercò di tenere impresso nella sua mente ogni dettaglio, ogni minuscolo gesto, per evitare di dimenticarsene nel caso in cui non fosse riaccaduto mai più.

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23 Luglio 1986

"Ho saputo che mi hai scritto una lettera." sussurrò Billy, a voce bassa. Accarezzò le dita piccole e bianche della sorellina, che fuoriuscivano appena dal gesso. "Mi piacerebbe tanto sapere cosa mi hai detto, ma... aspetterò che tu ti svegli. L'idea di frugare fra la tua roba non mi fa impazzire. Ho promesso di rispettarti, e ho intenzione di farlo." Fissò le labbra livide di Max, le ciglia rosse, le lentiggini che le costellavano il naso e le guance. "Di solito ti racconto vecchi ricordi di quando eravamo bambini. I ricordi felici che ho con te. Ma oggi... ti volevo raccontare una cosa mia, che non ho mai detto a nessuno. Quasi. Non pensavo che l'avrei mai detto a qualcuno, fino a qualche settimana fa. Eppure l'ho fatto." Strinse il pugno libero, e sospirò. "So che probabilmente va contro qualunque cosa che tu abbia mai pensato di me. E so che può suonare assurdo ma... io non sono-" Si bloccò. Si guardò attorno, cauto, controllando lo spiraglio di porta aperto, e poi rivolse di nuovo la sua attenzione verso la ragazzina. "Ho iniziato a frequentare una persona che mi è sempre piaciuta, ma che fingevo di detestare. Perché non riuscivo nemmeno a pensare di... volere certe cose... senza odiarmi. Mi facevo così schifo. Non puoi immaginare quanto. E forse me ne faccio ancora, un po'. Sai, è un... una persona molto gentile. Lo è con tutti quelli che incontra, e con i tuoi amici. Vi tratta come dei fratellini piccoli. Come avrei sempre dovuto trattarti io. È una persona stupenda. Straordinaria. E in realtà l'ho sempre pensato, anche se dicevo tutto il contrario. Una piccola parte di me era anche invidiosa, perché vedeva in lui quello che io non sarei mai stato. Perché mi dicevo che io non sarei mai stato così buono, così amato. Ma ora non ci credo più. Non è vero che non posso essere buono, io-"
Di colpo, come una doccia gelata, un sinistro rumore acuto si propagò per la stanza. Billy ci mise qualche secondo a realizzare. Sollevò lo sguardo, chiedendosi perché quel suono non poteva rimanere solo qualcosa che udiva attraverso uno schermo, mentre guardava un film drammatico, al sicuro sulla poltrona di casa sua. Fissò quell'orrenda linea diritta, e iniziò a tremare. Mormorò un «Max...?» debolissimo, talmente debole che non lo udì nemmeno lui stesso. Il suono gli sembrava tanto acuto da poter mandare in frantumi una vetrata. "Max..." Si alzò in piedi, pur vedendoci appannato. "Max..."
In quell'esatto istante, gli passarono per la mente le parole di Jane. «Se morisse, potremmo provare a salvarla. Se morisse a causa di Vecna.»
Era morta. E sì, nonostante ci fosse voluto tempo, era stato proprio a causa di Vecna. Billy posò le mani sulle guance gelide della ragazzina, e disse, con voce malferma: "A-adesso ti riportiamo. Okay? O-okay, Max? Andrà tutto bene, te lo prometto. Te lo prometto, io ti riporterò, fosse l'ultima dannata cosa che, che faccio. E so qual è la tua canzone preferita. Non dimenticherò mai più qual è la tua canzone preferita. Mai più."
   
 
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