To Build a Home
«There is a house built out of stone
Wooden floors, walls and window sills
Tables and chairs worn by all of the dust
This is a place where I don't feel alone
This is a place where I feel at home»
Wooden floors, walls and window sills
Tables and chairs worn by all of the dust
This is a place where I don't feel alone
This is a place where I feel at home»
«Questa».
Lily osserva con attenzione ogni dettaglio, mentre James non fa che ripetere la stessa parola da circa un’ora abbondante.
«Senza dubbio è perfetta» aggiunge suo marito.
James ha gli occhiali storti, i capelli sparati in ogni direzione e sul volto l’entusiasmo di un bambino in un negozio di caramelle.
«Qui metteremo un’altalena, poi dietro una cuccia per Sirius quando scappa dalle sue amanti e poi un bel giardino dove poter giocare a Quidditch» esclama entusiasta.
«Magari non amerà giocare» osserva lei.
«Ma che idiozie dici, tesoro. Mio figlio adorerà il Quidditch» gracchia James che ormai saltella.
Lily sbuffa divertita, la mano poggiata sul ventre appena pronunciato e gli occhi persi nel cielo quasi al crepuscolo.
«Va bene» si arrende dopo un po’.
James emette un verso soddisfatto e la stringe forte.
«Tanti auguri, come si dice Moony? Complimenti per il giaciglio, tana...cose così» dichiara Sirius irrompendo nel salotto.
«Non lo ascoltate» alza gli occhi Remus esasperato seguendolo a ruota con Peter che squittisce ilare.
«Che idiota» dichiara James appellando una bottiglia e dei calici.
«No, ascolta Prongs. La baracca mi piace. Dove si trova la mia stanza?» ribatte malizioso Sirius sedendosi con la sua innata eleganza.
«Non vorrai marcare il terreno come un cane?» chiede James.
Lily sospira desolata, Remus ci rinuncia.
«Ma per chi mi hai preso? L’ho già fatto comunque» ammette Sirius sorseggiando dal calice.
Successivamente si stanno azzuffando a terra senza ritegno e gli altri da spettatori ridono di gusto.
Lily lo sa, quella è casa.
«Non ne sono certo, insomma è vicina però…» ammette Harry.
Ginny non parla, pare pensarci per qualche istante.
«Però non è quella» conclude lei stringendo la sua mano.
Harry annuisce meditabondo e con la coda dell’occhio vede la vecchia casa dei suoi genitori in lontananza; nello stomaco una fitta di tenue rimorso e in testa mille pensieri.
«Non si può, lo sai» sussurra Ginny dolce.
Harry lo sa bene che non si può, nessuno è mai riuscito a ricostruirla dopo quella maledizione eppure lui ci ha sperato fino alla fine.
«A me piace e credo che anche loro siano felici di averci vicini» esclama Ginny dopo un po’.
Harry sorride ricacciando le lacrime che prepotenti vogliono uscire; l’abbraccia amorevole, singhiozzando.
«La prendiamo» decide Harry.
Ormai è notte inoltrata, sopra di loro un manto di stelle immutabili.
«Ginny, tesoro?» chiama Harry.
Nessuna risposta.
Il cuore di Harry balza in gola, gira come un forsennato in quella casa semivuota senza riuscire a trovare sua moglie.
Si ferma ansante quando la scorge stesa sul grande letto della loro camera; gli occhi socchiusi, i capelli sparsi.
Harry si avvicina mesto per poi stendersi di lato e con delicatezza la stringe.
«Harry» mugugna.
«Dormi, amore. Scusami se ti ho svegliata» sussurra Harry che prova a dissimulare l’immensa commozione che prova quando capisce che lei è lì, al suo fianco.
«Aspettiamo un figlio» mormora Ginny.
Harry strabuzza gli occhi incredulo.
«D-davvero?» balbetta.
Ginny annuisce e lui la stringe grato, felice.
Harry è sicuro, quella è casa.
«'Cause, I built a home
For you
For me»
To Build a Home
Brano di The Cinematic Orchestra
For you
For me»
To Build a Home
Brano di The Cinematic Orchestra
Dopo questa torno ad Aberforth, promesso.