Meglio anche una leggera pena
che questa esistenza intorpidita
in cui ci trasciniamo a vicenda
e la tortura di vedere vedere le tue labbra che si schiudono
solo per sospirare,
il tuo cuore che batte
lento, solo per tenerti al mondo,
e le tue ciglia abbassate su un pezzo di carta
che tieni con la mano destra.
Nella sinistra una penna
con cui giochi
in un gesto ripetitivo
mentre sulle pareti striscia la polvere
e la vernice scrostata si accumula sul pavimento.
E mi hai detto che la mia poesia sarebbe morta
Quando avrei fatto pace con me stessa,
eppure sento che sta morendo proprio ora
nel gelo di questa stanza.
E penso davvero che tu non possa star pensando
a niente di cui valga la pena parlare
altrimenti non c’è giustificazione
ad un silenzio così atroce.