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Autore: Rhoy    12/09/2009    3 recensioni
Pansy riceve un ultimo dono da Draco Malfoy.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il titolo della fanfiction viene da un proverbio turco.
Pansy riceve un dono, l'ultimo probabilmente, da Draco Malfoy.


Per amore della rosa,
si sopportano le spine.


Eravamo al ballo di fine anno, te lo ricordi?
Mi invitasti ed io, stupidamente, ti risposi di sì. Con tanto di sorriso.
Avrei dovuto troncare tutto sin dal principio, Draco. Ho sempre saputo che tipo fossi.
Ed ora, l'unico ricordo che mi rimane, sono i tuoi freddi occhi grigi, come il cielo plumbeo londinese, pungenti e perforanti.
Ricordi quella serata, non è vero, Draco?
Ballammo. Ballammo a lungo, sebbene tu fossi altrove con la testa.
Blaise corteggiava la sua ragazza, Theo la sua. Daphne aveva un sorriso radioso, grazie ai complimenti di Burbery.
Tu... mi hai a malapena detto che stavo bene quella sera. Poi sei ricaduto nella tua solita, lenta trance degli ultimi tempi, camminando al mio fianco per sola abitudine.
E' questo che sono per te, non è vero? Un'abitudine.
Mi hai portata in sala ed abbiamo iniziato a danzare, sulle note di un ballo signorile. Entrambi conoscevamo i passi, reduci di quelle dannate lezioni che ci hanno imposto quando eravamo solo dei bambini. I nostri genitori le chiamavano "il sigillo dell'essere purosangue". Questo lo ricordi?
Ballavamo. Io guardavo il tuo viso, sognando di scorgere una nota di interesse per il mio su di esso. Ma tu avevi lo sguardo perso nel nulla. Eppure ballavi, divino, bravo come pochi.
Ribadisco: tutta abitudine.
Poi uno gnomo raggiunse gli studenti del sesto anno, per chiedere se volessero regalare una rosa alla loro dama.
Tutti ne presero una per la loro bella e tu, con sguardi di sufficienza, davvero poco interessato, mi dicesti che avevi bisogno di rinfrescarti. Mi lasciasti lì in mezzo alla pista da ballo, dirigendoti fuori dalla Sala Grande.
Le ginocchia non avrebbero retto a lungo. Mi sentivo debole. Mi hai sempre fatto questo effetto, Draco. Ti sei sempre impossessato di tutte le mie energie, lasciandomi da sola con la mia celata debolezza. Sarebbe stato bello sentire le ginocchia cedere per reazione alle tue attenzioni, ma era il contrario.
Quando tornasti, eri più stanco di prima. Non mi rivolgesti parola per tutto il resto della serata.
Provai addirittura ad accarezzare il tuo viso diafano, ma girasti la testa. Non ti andava di essere toccato. E ti rispettai, sentendo una lama d'acciaio affondare tra le mie costole. Tutto pur di non vederti soffrire.
Sei un'idiota, Pansy.
Quanto mi mancò un tuo sguardo, quella sera. E quanto mi mancò un gesto stupido e superficiale come il dono di quella dannata rosa, Draco.
Ora non ci sei. Chi sa cosa fai. Chi sa con chi sei. Con l'Oscuro, certo.
Hai abbandonato Hogwarts, ma... stranamente, mi hai voluto lasciare un ricordo di te. Come mai, Draco? Cos'è successo? Ti sei forse reso conto di aver preso la mia vita, averla fatta a brandelli, non aver mai neanche lontanamente pensato di darmi una spiegazione e poi... essertene andato? No. Impossibile. Non sei un tipo da scuse, tu.
Fatto sta che ora, tra le mani, ho una busta. Contiene una rosa ormai appassita.
Sulla busta v'è scritto solo:

Tu sei la rosa, io le spine.
                          Draco

Nel leggere queste parole mi tremano le mani.
Cerco disperatamente una qualunque altra traccia d'inchiostro su quella busta di carta bianco avorio, ma niente. Solo quella frase, nella tua elegante e superba calligrafia.
Afferro la rosa, raggrinzita ma ancora bella come poche. Ne sfioro il gambo, con il polpastrello dell'indice. E, dannazione, mi taglio.
Alzo la mano di scatto, scoprendo una delle tante piccole spine.
Guardo il mio dito, dove una goccia di liquido rosso scuro viene a formarsi pian piano, e mi rendo conto di come il colore dei petali lo riprenda.
E' questo che vuoi dirmi, Draco? Le spine mi feriscono come hai fatto tu. Ed io, ingenua, rimango attaccata al mio gambo spinoso, imperterrita, come i petali di questa rosa.
Aggrinzisce in silenzio. Muore.
E qual'è l'unica cosa che rimane intatta, pungente, eterna? La spina.
   
 
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