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Autore: Bodominjarvi    06/02/2023    1 recensioni
Provenivano da due paesi distanti e anche da due decenni differenti, ma le loro storie erano quantomai analoghe...Travagliate e senza nessun lieto fine all'orizzonte. Loro non vivevano...Sopravvivevano. Era un condizione che ormai avevano accettato entrambi da tempo.
Ambientata durante e post Tekken 7.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin Kazama, Kazuya Mishima, Nina Williams, Sorpresa, Steve Fox
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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L'aria insistente e frizzantina le solleticava il viso e le faceva lacrimare gli occhi. L'Irlanda non era certo nota per il suo clima mite, tutt'altro. Un rombo di tuono in lontananza e grossi nuvoloni grigio fumo facevano presagire l'imminente arrivo di un temporale in piena regola. Ma lei continuava a scrutare l'orizzonte dall'alto del dirupo sul quale si trovava, osservando le onde infrangersi contro le scogliere di Sliabh Liag. Il vento gelido cercava in tutti i modi di infilarsi in ogni anfratto e sotto ogni vestito, ma stretta nel suo cappotto di lana e colbacco di pelo tutto sommato stava bene. Le piaceva quel posto, nonostante il clima ostile: lasciava correre la mente a briglie sciolte e per un attimo si scordava di essere nella situazione nella quale si trovava. Quei prati verdi e acque blu le ricordavano l'infanzia, i bei momenti felici e spensierati passati assieme ai genitori e in particolare al suo amato papà. Ma lei era veramente mai stata davvero spensierata, o quell'ombra oscura nella sua anima era presente fin dalla nascita? Forse solo nel breve periodo passato da figlia unica, prima che la sua tanto odiata sorella venisse al mondo e stravolgesse quella che era la sua esistenza perfetta. Un lampo rischiarò il cielo a giorno, seguito da un boato fragoroso e ciò la convinse a rincasare. Sospirando pesantemente volse un ultimo sguardo al paesaggio prima di correre verso la macchina che aveva lasciato a valle. Non le andava tanto di guidare lungo quelle stradine con la pioggia battente, ora privata da quella visione bucolica aveva solo voglia di sdraiarsi sul divano davanti al camino con un buon libro e una tazza di tè. Una fitta alla pancia la fece sussultare.

"Sì, d'accordo, mangerò anche qualcosa!"  esclamò tra sé e sé.

Fortunatamente il viaggio fino al piccolo paesino di Carrick richiedeva poco più di una decina di minuti e tutto sommato non le dispiaceva guidare nel silenzio di una strada praticamente priva di traffico. Il villaggio di poche anime infatti che sorgeva nella contea settentrionale del Donegal, noto agli autoctoni come An Charraigh, ed era proprio il luogo perfetto dove rifugiarsi quando ci si trovava su diversi schedari della polizia. Le poche anime che vi risiedevano, pur conoscendosi tutte tra loro, tendevano molto a guardare al proprio orticello e pensare ai fatti propri. Inoltre era dicembre inoltrato, e quel poco di turismo che animava le strade era tutto concentrato nei mesi estivi. Non correva nessun pericolo, mancava dalla terra natia da più di vent'anni, nessuno si sarebbe ricordato di lei, né l'avrebbero mai riconosciuta. Non aveva destato sospetto nemmeno il fatto che si fosse stabilita nella villa appartenuta alla famiglia Williams, dove solitamente passavano le vacanze e festività, dato che al signor Richard piaceva molto andare a caccia e portarsi dietro la figlia più grande e la moglie era nata proprio in quel minuscolo centro urbano. Ma i coniugi Richard e Heather Williams erano morti da molto tempo, e delle due figlie ormai quarantenni si era persa ogni traccia. Nessuno avrebbe sospettato di lei, presentatasi come Agatha Walsh e l'aspetto da ventenne. Nessuno avrebbe fatto domande. Lì erano al sicuro.

Varcò l'imponente porta in legno d'ebano, chiudendosela alle spalle con un sospiro. Il tepore all'interno era piacevolissimo, grazie all'enorme camino al centro del salotto, dove le fiamme scoppiettavano vivaci. Alzò gli occhi al cielo, constatando che era uscito di nuovo senza spegnere il fuoco e si appuntò mentalmente di fargli una bella lavata di capo una volta rientrato. Ma in quel momento era sola e voleva godersi un po' di pace e tranquillità che da un mesetto ormai caratterizzavano le sue giornate. Era passata da una vita frenetica e pericolosa, sempre condotta sul filo del rasoio alla calma piatta e monotona, ma d'altronde che altro poteva fare? Doveva semplicemente accettare il cambiamento e prepararsi a quello che il destino le aveva subdolamente riservato. Se non avesse intrapreso questo sentiero, l'unica altra opzione plausibile sarebbe stata molto probabilmente la morte. A passi lenti e misurati si diresse verso la cucina per prepararsi un tè caldo, prima di coricarsi sul divano. Buttó distrattamente l'occhio fuori dalla finestra e constatò che aveva iniziato a piovere copiosamente. Forse la neve avrebbe presto preso il posto della pioggia, rendendo il villaggio ancora più inaccessibile: era necessario fare scorte di provviste il prima possibile, non voleva certo rimanere a corto di viveri con metri di neve attorno, oltre al fatto che meno si esponeva in pubblico e meglio era.

"Ad un certo punto sarà inevitabile..." constatò amaramente tra sé e sé.

Esausta anche dal dolce far niente si lasciò cadere sul soffice divano posto davanti al focolare. Recuperò il libro che aveva lasciato sul tavolino da caffè e sorseggiando la bevanda bollente riprese la lettura da dove l'aveva interrotta. "Cime Tempestose" non era propriamente il suo genere letterario preferito, ma avendo un sacco di tempo libero a disposizione e l'enorme biblioteca lasciata in eredità da sua madre che troneggiava su quasi ogni parete dell'immenso salone, aveva deciso di leggere quanti più volumi possibili per mantenere la mente occupata e allentata. Che peccato che i vecchi tomi di suo padre fossero rimasti nella loro villa a Dublino, che trattavano temi a lei più congeniali, come la caccia, la guerra, o le armi, ma visto che si trovava nella tenuta estiva della sua famiglia, sua madre non avrebbe mai e poi mai permesso al coniuge di portarsi dietro il lavoro anche durante le vacanze. Sorrise leggermente al ricordo dei battibecchi dei genitori a riguardo, dove nonostante l'autorità di suo padre, era sempre sua madre ad avere la meglio. Ma dietro a quei litigi c'era semplicemente una donna che si occupava di tirare su le figlie come meglio poteva quando il consorte mancava da casa per mesi per poterle mantenere e un uomo che amava le sue donne con tutte le sue forze, a cui non aveva mai fatto mancare nulla e che aveva sempre cercato di proteggere, finendo poi col rimetterci la sua stessa vita. Erano genitori severi Richard e Heather Williams. Severi, ma giusti e amorevoli, con un forte senso della famiglia. Erano coniugi rispettati da tutti, nonostante il lavoro di Richard, perché chiunque si imbattesse in loro riusciva a cogliere l'autorità di cui trasudava ogni loro azione e parola. Ma sarebbero stati fieri delle loro figlie? Nonostante i suoi tentativi di compiacere suo padre, aveva fatto davvero tutto il possibile per onorare la sua memoria ogni giorno?

La fiumana di pensieri venne interrotta dal suono di una chiave che girava nella serratura, seguito poi da passi pesanti e sbuffi.

"Hai lasciato di nuovo il camino acceso! Quante volte ti devo dire di spegnerlo quando esci? Vuoi dare fuoco a casa?" esclamò scocciata la bionda alla persona che era appena entrata.

"Uffff, scusa Nina, hai ragione, è che ero veramente di fretta. Sta piovendo da matti e dovevo assolutamente andare ad ordinare la legna e fare scorta di alimenti in scatola." replicò desolato il ragazzo, sedendosi sull'altro divano cercando di scaldarsi. "Inoltre si congela...Temo proprio che la neve arriverà presto, fortuna che la legna ci verrà recapitata in qualche giorno."

Nina non rispose, si limitò ad annuire e a scorrere distrattamente le pagine di cui alla fine non stava più leggendo nulla.

"Lettura impegnativa?" domandò il biondo, stiracchiandosi pigramente.

"Mh." mugugnò la donna.

Nonostante il rapporto tra i due fosse notevolmente migliorato, non si poteva certo dire che la donna fosse una di molte parole.

"Hai mangiato qualcosa?"

"No, mi sono fatta del tè. Di la c'è n'è ancora, se vuoi!" rispose secca.

"Come no?? E non hai fame??? Lo sai che devi mangiare per due!"

Nina alzò gli occhi al cielo, davanti all'ennesimo promemoria della sua attuale condizione. Era vero, doveva nutrire anche l'esserino che aveva dentro la pancia, e non aveva voglia di farsi riprendere né da suo figlio coetaneo, né tanto meno dalla ginecologa che l'aveva visitata e sonoramente rimproverata di non prendersi abbastanza cura della sua gravidanza.

"Sì, sì, lo so, non darmi però il tormento!"

"Devi essere in forze per entrambi, te l'ha detto anche la dottoressa! Quando hai il prossimo controllo?"

Quanto odiava quei terzi gradi.

"Tra tre settimane."

"A maggior ragione, allora! Dai, cucino qualcosa io! Di cosa hai voglia?"

Era inutile cercare di persuaderlo, era talmente entusiasta di aver riallacciato i rapporti con la madre biologica che avrebbe fatto di tutto per lei e per il feto che portava in grembo, nonché il fratellino, o sorellina che aveva sempre tanto desiderato avere. Poteva fare la scontrosa quanto le pareva, ma sapeva che in fondo si era affezionata a lui e gli era grata per averla aiutata a scappare dal Giappone e rifugiarsi in terra natia.

"Pollo thai." rispose senza pensarci due volte.

"Di nuovo? Come fanno a non darti fastidio tutte quelle spezie??"

Il sopracciglio alzato fu una risposta eloquente.

"Ma se volete il pollo thai, pollo thai sarà. Vado!" replicò velocemente il pugile dirigendosi verso la cucina.

"Steve!" lo fermò a metà strada.

"Si??" rispose prontamente l'altro.

"Grazie." e tornò a concentrarsi sulle pagine del libro.

L'uomo sorrise. Sua madre era veramente un osso duro, ma non gli importava: non l'avrebbe persa un'altra volta. Non poteva permetterselo, soprattutto perché nonostante i suoi silenzi, musi lunghi e grugniti aveva capito che di lui si poteva fidare e che nonostante avesse condannato la sua relazione con quell'uomo spietato quale era Kazama le sarebbe comunque stato accanto. Mentre cucinava si domandò distrattamente cosa ne sarebbe stato di quel bambino che portava in grembo se solo il suo vero padre, ammesso che fosse ancora vivo, avesse scoperto della sua esistenza. A detta di Nina, Jin in realtà era una persona amorevole e sensibile che doveva convivere con la sua terribile maledizione, ma Steve dubitava fortemente che avesse nei progetti futuri quello di mettere su famiglia, anzi...Non vedeva l'ora di estinguere la sua razza dalla faccia del pianeta. Era stato un bene che sua madre avesse accettato la sua idea di tornare in Irlanda, dove tutto sommato la vita andava ancora avanti, nonostante la guerra fosse ormai su scala mondiale e di cominciare una nuova vita, per quanto fosse loro possibile. La vecchia casa dei suoi nonni era il posto perfetto per nascondersi, dal momento che il primo centro abitato di larga scala era a quasi un'ora di macchina. Si erano presentati come fratello e sorella alla piccola comunità di Carrick e data la loro somiglianza impressionante nessuno stentava a crederci. Forse potevano avere un futuro in quel paesello sperduto. Ma tutto sommato a lui andava bene così, indipendentemente da quanto sarebbe durato tutto ciò, sentiva che finalmente aveva una famiglia nella quale stare e di cui prendersi cura.

"Wow, che profumino!" commentò la bionda, varcando la soglia della cucina. 

Si accomodò al piccolo tavolo nell'angolo della stanza, osservando le grosse gocce di pioggia infrangersi sul vetro e scivolare via, con una mano chiusa a pugno sotto al mento. Pur sfoggiando un aspetto malinconico rimaneva sempre e comunque di una bellezza disarmante. Nonostante fosse entrata nel secondo trimestre e lei fosse sempre stata longilinea il pancione si vedeva appena: Steve era preoccupato per la salute del nascituro, a volte le sembrava che sua madre non stesse affrontando la gravidanza con serietà, ma d'altronde poteva biasimarla dopo tutto ciò che le era capitato? Al prossimo controllo avrebbero inoltre scoperto il sesso del nascituro, eppure casa loro non era ancora minimamente attrezzata per accogliere un neonato. "Ci penserò a tempo debito." continuava a ripetere la bionda ogni volta che il pugile glielo faceva notare: ormai aveva deciso di rinunciare e assecondarla, lasciandola quanto più tranquilla possibile, ma cercando comunque di tenerla in riga. 
 
"Spero sia venuto bene. Dimmi basta." esordì Steve, riempiendo il piatto per la madre con un'abbondante porzione di riso e pollo. 
 
"Troppo!" rispose la bionda quando si trovò la pietanza davanti.
 
"Nina..."
 
"Steve!"
 
"Dai, per favore. Al massimo lo lasci li se proprio non te la senti, ma non puoi continuare a mangiare come un uccellino."
 
Alzando gli occhi al cielo l'altra decise di non ribattere per quieto vivere, si limitò ad affondare la forchetta nel cibo e soffiarvi sopra leggermente per non scottarsi. Iniziò a masticare lentamente osservando un punto indefinito sulla tovaglia a scacchi. Consumarono il pranzo in un silenzio rotto solo dal rumore delle posate contro la porcellana dei piatti. Il sapore era buono, Steve era abituato a cucinarsi i pasti da solo, soprattutto perchè Paul e Law con i quali aveva condiviso un appartamento, erano due disastri ai fornelli nonostante uno fosse figlio di un cuoco, ma Nina era una donna da palato fine, abituata a caviale e champagne e chissà quali pietanze prelibate che le venivano servite tutti i giorni alla Mishima Zaibatsu.
 
"É così terribile?" chiese timidamente per rompere il silenzio, notando come la madre stesse attaccando controvoglia gli ultimi bocconi.
 
Nina non rispose, si limitò a finire quello che era rimasto, prima di versarsi un bicchiere d'acqua, bere lentamente e infine alzarsi da tavola. Niente, quel giorno non era di tante parole. Rassegnato Steve si alzò a sua volta a testa bassa per sparecchiare, iniziando a raccogliere le stoviglie. Aprì l'acqua nel lavandino, aspettando che si scaldasse, quando girandosi si ritrovò la bionda porgergli la pila di piatti e posate. La tovaglia e i tovaglioli erano già stati ripiegati a regola d'arte. 
 
"Era delizioso." rispose accennando un sorriso, prima di congedarsi dalla cucina.
 
Il pugile rimase lì impalato con i piatti in mano. Sua madre era per certo la persona più imprevedibile che avesse mai conosciuto, nessuna sorpresa che fosse un'assassina così letale. Ma killer o no, rimaneva pur sempre sua madre, che comunque stava facendo enormi progressi nel migliorare il loro rapporto, anche se non sembrava. E lui, nonostante tutto, sentiva di volerle davvero, davvero bene. 
 


Note dell'autrice: salve a tutti? Ho già aggiornato, incredibile, no? In realtà devo essere sincera, l'annuncio di Tekken 8 mi ha dato la scossa che mi serviva per riprendere in mano questa storia (ecco, l'ho gufata). Cercherò in tutti modi di completarla e pubblicarla prima dell'uscita del gioco, soprattutto perchè mi sono accorta di aver perso un trailer e sono impazzita nel notare che certe scene sono esattamente come le avevo immaginate, quindi è bene che mi dia una mossa se voglio mantenere questa storia quanto più originale possibile (e con un minimo di senso, è stato bello sperare, lol). In base alla scaletta mi mancherebbero circa 7 capitoli da buttare giù, che probabilmente diventeranno 8/9. Quando mi metto a scrivere lascio che la mia mente e le mie dita diventino un tutt'uno e spesso esco fuori dai binari del piano originale, finendo per aggiungere e/o cambiare idee. Inoltre sono capitoli piuttosto difficili perchè si entra nel vivo dell'azione, perciò non so davvero che direzione prenderò. Ad ogni modo spero che questa storia piaccia a chi la legge, o che quantomeno la trovi un minimo originale. Ieri sera inoltre ho visto l'annuncio di Nina in Tekken 8 e pur essendo felicissima della sua conferma (sebbene fosse scontata), mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca. Spero che lei e Jin possano avere interazioni e che Tekken 6/inizio Tekken 7 non rimangano una parentesi. Detto questo, vi rimando al prossimo capitolo, che probabilmente arriverà nel giro di breve visto che ora sto scrivendo col proverbiale "pepe al cu...sedere" XD A presto!!!
  
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