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Autore: luvsam    06/02/2023    2 recensioni
Per uscire da casa Brannon, John si era appoggiato a Dean lanciando occhiatacce a suo figlio minore e una volta arrivati al pronto soccorso, lo aveva fulminato costringendolo a rimanere da solo in macchina. Sam aveva aspettato il loro ritorno senza mai alzare lo sguardo e non aveva osato proferir parola quando aveva sentito dire a suo fratello che non potevano viaggiare a lungo e che si sarebbero schiantati al primo motel. Quando si erano fermati, aveva riprovato a sotterrare l’ascia di guerra, ma con un gesto stizzito della mano John gli aveva ribadito che non si sbagliava sul suo conto e che non avrebbe mai avuto le palle di un vero cacciatore.
Buffo, quella storia era iniziata proprio perché voleva dimostrargli il contrario…
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Famiglia Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo a riaprire gli occhi fu Dean e l’istantanea sensazione che provò fu l’ovvio dolore causato dal volo senza paracadute di qualche minuto prima, poi un intenso freddo. Gli sembrò di essersi risvegliato in una cella frigorifera e tentando di mettere più a fuoco, si rese conto di non essere andato troppo lontano con l’immaginazione. Ogni oggetto che entrava nel suo campo visivo era coperto da una spessa patina bianca, come se qualcuno si fosse divertito a togliere il tetto e a spingere dentro casa una tormenta di neve, e Dean si ritrovò a pensare che gli sembrava di essere in una scena di quel film con Robin Williams che lui e Sammy avevano visto qualche anno prima. Lo aveva portato al cinema con i pochi soldi rimasti un sabato pomeriggio come ultimo tentativo di cancellargli la delusione, che da giorni aveva sul viso perché, tanto per cambiare, papà aveva promesso di essere presente alla gara dei progetti di scienze e poi non si era presentato. Il secchione aveva vinto anche il primo premio, ma lo aveva scaraventato con rabbia in un bidone della spazzatura non appena avevano lasciato l’auditorium e non gli aveva permesso di riprenderlo. Non lo aveva mai visto tanto giù di morale ed era stato difficile convivere con il suo malumore nei giorni seguenti, poi un manifesto colorato gli aveva offerto una via di fuga. Lo aveva trascinato fuori dalla stanza del motel convinto che si sarebbe annoiato a morte, non era decisamente il suo genere di film, ma alla fine della proiezione aveva dovuto ammettere che Jumanji era stato davvero una figata.
Sulla strada del ritorno lui e Sam avevano scherzato sul fatto che molto probabilmente anche loro avrebbero accettato di giocare e come da copione, Dean si era pavoneggiato dicendo che Van Pelt non avrebbe avuto scampo contro un cacciatore bravo come lui. In realtà quella volta non aveva voluto  atteggiarsi a grande, aveva fatto lo sbruffone solo per ottenere un largo sorriso di Sam a fine serata, e per fortuna anche quella volta aveva messo le cose a posto. Un film, due cazzate e una cioccolata calda, e l’ennesima buca di papà era caduta nel dimenticatoio, ma in quel momento le cose erano così semplici. Non si trovava nel 1995, quello in lontananza non era il salone di casa Parrish, e al posto di un matto con un cappello buffo c’era un fantasma molto incazzato.
Il suo primo pensiero veramente lucido fu quello di cercare suo padre e suo fratello, ma il suo corpo non era troppo d’accordo con la sua idea di rimettersi in movimento. La testa gli pulsava e anche la spalla destra era piuttosto dolorante, eppure doveva darsi una mossa e assicurarsi che anche gli altri non fossero feriti seriamente. Fece leva sulle braccia e tornò con qualche sforzo in posizione orizzontale appoggiandosi ad una parete. Si guardò intorno e poco lontano vide suo padre che si stava riprendendo. Lo raggiunse in pochi passi e fece per tirarlo su, ma l’uomo gli afferrò un braccio e chiese:
“Stai bene?”
“Sì, niente di grave. Tu?”
“Sammy?”
Dean si voltò realizzando di non averlo ancora visto e con sollievo ne riconobbe la sagoma in un angolo.
“E’ lì”
“Vai prima da lui”
“Sì, signore, ma…”
“Sto bene”
Il ragazzo scosse la testa dinanzi alla brevettata e palesemente falsa risposta di casa Winchester e si mosse verso suo fratello. Si inginocchiò accanto a lui e ne valutò le condizioni. Non gli sembrò ferito, così provò a scuoterlo per fargli riprendere conoscenza.
“Dai, principessa, la carrozza per il ballo sta partendo”
“Dean”
“Muoviti, non è il momento di fare un pisolino”
Sam aprì lentamente gli occhi e cercò di capire che cosa diavolo ci facesse sul pavimento. I ricordi lo assalirono e schizzò su.
“Ehi, ehi sta calmo, Rambo”
“E’ stata Sara?”
“Sì, ci ha fatto volare come fuscelli e direi di togliere in fretta il disturbo”
“Okay”
“Dean”
La voce di John fece sobbalzare Sam , che si voltò di scatto verso il genitore, e con grande sorpresa lo vide sul pavimento. Una delle tante cose sulle quali papà era ossessivo era quella che bisognava tornare sempre in piedi dopo un attacco per non essere delle facili prede, e chiese con lo sguardo a Dean che cosa stava succedendo. Dall’espressione del fratello maggiore capì che anche lui era piuttosto interdetto, poi nel giro di qualche secondo lo stupore fu sostituito dalla preoccupazione e lo vide avvicinarsi velocemente a John.
“Papà, che succede?”- gli chiese accovacciandosi davanti a lui.
“Credo di non essere poi tanto okay”
L’affermazione riempì Sam di paura perché, per quanto irrazionale fosse, continuava a pensare che suo padre fosse una specie di Iron Man e vederlo al tappeto non era una scena a cui era abituato.
“Dove sei ferito?”
“La caviglia sinistra”
“Rotta”
“Non lo so, ma non riesco a rimettermi in piedi”
“Merda”
Dean si morse nervosamente un labbro, poi disse:
“Okay, ti porteremo fuori di qui e magari faremo una puntatina al pronto soccorso, ma, prima di tutto devo provare a bloccarti la caviglia”
“Lo so”
Dean consegnò un’arma a Sam invitandolo a tenere gli occhi aperti, poi si mise subito all’opera per improvvisare un bendaggio e senza troppi complimenti strappò una tenda da un bastone. Immaginò che la padrona di casa non l’avrebbe presa molto bene, ma per il momento doveva concentrarsi sull’arto di suo padre, che si stava gonfiando.
“Non ha un bell’aspetto, papà, mi sa che dovrai metterti in panchina per un pò”
“Sara Brannon, permettendo”
“Hai ragione, guarda che casino ha fatto”
“Non ci troveremmo in questa situazione se qualcuno non avesse deliberatamente disubbidito ad un mio ordine! – sibilò l’uomo spostando la sua attenzione sul suo secondogenito-Hai qualcosa di sensato da dire, Sam, magari assumerti per una volta le tue responsabilità? Perché se apri la bocca e ti metti a fare di nuovo l’avvocato di un fantasma, non rispondo di me e non ti conviene farmi incazzare più di quello che sono”
Eccolo lì, anche azzoppato il sergente Winchester aveva rimesso i gradi e stava chiamando a rapporto il soldato indisciplinato.
Sam si voltò e ne incrociò lo sguardo severo. Voleva ribattere che erano nei casini perché,sì, lui aveva disubbidito, ma non era solo colpa sua. Avrebbe voluto urlargli che non avrebbe mai preso un’iniziativa del genere se per una volta nella vita suo padre lo avesse trattato in modo diverso, ma John aveva il potere di farlo sentire sempre inadeguato e balbettò:
“Volevo solo…”
“Fare di testa tua, come al solito, e come al solito, io e tuo fratello dobbiamo salvarti il culo”-urlò spazientito John.
“No, io…”
“Non potete rimandare il match a quando saremo fuori di qui? Abbiamo già abbastanza problemi, non credete?”-intervenne Dean rispedendo i due contendenti nei rispettivi angoli.
L’ex marine guardò in faccia il figlio maggiore e lesse sul suo volto la preghiera di non esplodere in quel momento. Sospirò e dovette convenire che non era proprio il caso di fare una lavata di testa al ribelle quando avevano ancora il fiato sul collo di un fantasma, così tacque per amore di Dean. Non poté però impedirsi di rifiutare con un gesto stizzito l’aiuto del minore quando il figlio maggiore lo rimise in piedi e lanciargli un’altra occhiataccia feroce. Iniziò a zoppicare verso la porta, mentre Sam chiudeva il gruppo coprendogli le spalle, e disse:
“Tutto troppo tranquillo”
“Per una volta non potremmo essere fortunati?”
“No, Dean, credo che sia in agguato da qualche parte”
“Non appena sarai fuori di qui, rientro e la faccio finita”
“Negativo, non rientri da solo. Non sappiamo nemmeno se il suo corpo è qui, sarebbe una caccia alla cieca”
“Ma potrei provare a bandirla”
“Ti ho detto che non se ne parla e non voglio ripeterlo, già mi basta un figlio che non mi ascolta”
La seconda stoccata colpì Sam al cuore e non poté fare altro che abbassare lo sguardo sconfitto, un segno di resa che gli costò caro perché dal nulla Sara si fece di nuovo vedere e lo mise di nuovo al tappeto.
Il rumore dello schianto costrinse gli altri due Winchester a voltarsi e Dean fece appena in tempo a tirare con sé di lato il padre prima che un pesante lampadario non si abbattesse alla loro destra. Sapeva di avergli fatto male strattonandolo e facendolo cadere in quel modo, ma non aveva tempo per chiedergli come stava, quella storia doveva finire e doveva finire all’istante. Avrebbe preferito aver messo prima in salvo la sua famiglia, però a mali estremi, estremi rimedi. Si mise tra John e lo spettro facendogli scudo con il suo corpo e urlò a suo fratello:
“Sammy, giù la testa”
 “Dean, no, siamo troppo vicini”
“Non abbiamo scelta, papà”
“Dean”
“Cenere alla cenere, polvere alla polvere, che il vento soffi su di te, spirito vagante e che pulisca il mondo dei vivi, che ti diriga verso il luogo a cui tu appartieni, e che tu possa sparire senza lasciare traccia."
A quelle parole lo spirito di Sara si bloccò all’istante e fissò furiosa il giovane davanti a lei.
“Non riuscirai a mandarmi fuori da casa mia”
“Cenere alla cenere, polvere alla polvere, che il vento soffi su di te, spirito vagante e che pulisca il mondo dei vivi, che ti diriga verso il luogo a cui tu appartieni, e che tu possa sparire senza lasciare traccia."-ripeté più ad alta voce il giovane Winchester.
Dopo che l’incantesimo fu pronunciato la seconda volta, il fantasma sbarrò gli occhi e tutto il ghiaccio che aveva coperto ogni cosa in casa Brannon iniziò a sciogliersi.
 “No”
“Cenere alla cenere, polvere alla polvere, che il vento soffi su di te, spirito vagante e che pulisca il mondo dei vivi, che ti diriga verso il luogo a cui tu appartieni, e che tu possa sparire senza lasciare traccia."
Sara urlò e cercò di scagliarsi contro il cacciatore scoprendo però di non riuscire a muoversi.
“Non puoi mandarmi via, questa è casa mi…”
Lo spirito sparì prima di riuscire a terminare la frase e in quello stesso istante i vetri di tutte le finestre si frantumarono.
Dean si lanciò a proteggere il padre e solo dopo una manciata di interminabili secondi la pioggia tagliente si fermò e le porte di casa si aprirono simultaneamente.
“Bon voyage, stronza”
Era finita, casa Brannon era finalmente libera, ma nello stato in cui era probabilmente non sarebbe stata comunque in cima alla lista di eventuali compratori. Quella però non era una questione di cui i Winchester dovevano occuparsi, dovevano solo saltare sull’Impala e allontanarsi il più in fretta possibile, perché il rumore dei vetri in frantumi aveva di certo dato un motivo in più alla vicina pettegola di esortare la polizia ad intervenire. Per questo Dean tirò su in fretta John e lo portò fuori lanciando continue occhiate a Sam, che li seguì senza fiatare. Si mise al volante e partì sgommando. Trattenne il fiato quando incrociò lungo la strada la prima auto delle forze dell’ordine che stava rispondendo alla chiamata e non rallentò fino a quando non si lasciarono alle spalle Deadwood. Solo allora decise di fermarsi e di capire esattamente in che condizioni fosse suo padre.
“Sto bene, Dean”
“Lo hai detto anche prima, ma hai la caviglia in espansione costante e scommetto che ti fa molto male”
“Fa male, ma non per questo non ti staccherei la testa per aver bandito in quel modo il fantasma”
“Ha funzionato, no?”
“Sì, ha funzionato, ma ti sei preso un rischio enorme”
“Tutto calcolato”
“Dean”
“Okay, non avevo previsto proprio tutto, ma è andata bene e non cambiare discorso. Abbiamo un problema qui, devi farti vedere da un medico”
John scosse la testa e sospirò rumorosamente arrendendosi all’evidenza. Lasciò che suo figlio maggiore lo portasse al pronto soccorso e quando vi arrivarono, ordinò a Sam di non muoversi dall’auto. Era ancora molto arrabbiato con lui e non aveva nessuna intenzione di fargliela passare liscia. Gliene aveva cantate quattro lungo il tragitto, poi aveva approfittato del momento in cui si era voltato a sgridarlo ancora nel parcheggio dell’ospedale per accertarsi che non fosse ferito seriamente. Aveva qualche livido in formazione sul viso e un labbro tumefatto, niente di più, e mentre avanzava zoppicando verso le porte scorrevoli, si disse che probabilmente avrebbe potuto anche non controllarlo perché Dean lo aveva di sicuro passato al microscopio prima di lui.
Rimasero un’oretta al pronto soccorso, poi con una sana dose di antidolorifici e un paio di stampelle tornò all’Impala notando che Sam non si era spostato di un millimetro. Si sistemò sul sedile del passeggero e guardò suo figlio minore nello specchietto retrovisore.
“Che diavolo ti passa per la testa, ragazzino?”
Quello e tanti altri pensieri lo accompagnarono fino al Bullock Motel e avrebbe voluto chiamarlo a rapporto immediatamente, ma in ospedale gli avevano qualcosa di decisamente forte, così con la certezza che i suoi figli fossero entrambi al sicuro dietro la porta della sua camera da letto, si lasciò andare e si addormentò.
   
 
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