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Autore: Ahimadala    08/02/2023    0 recensioni
Quando la playlist di Max non riesce a riportare indietro Nancy, Robin ha un'idea.
"Baciala"
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nancy Wheeler, Steve Harrington
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Guidarono in silenzioso per una parte del tragitto. Nancy, questa volta, non guardava fuori dal finestrino, ma il suo sguardo sembrava fisso sulla strada davanti a lei, abbassandosi di tanto in tanto verso le proprie gambe.

E lui lo sapeva perché i suoi occhi fissavano più lei che la strada, terrorizzato com'era da ciò che poteva succederle da un momento all'altro.

Quando Dustin, appena finito il suo presunto interrogatorio con la polizia, lo aveva guardato in quel modo... Aveva capito. Non erano servite parole.

E li giurò che non importava in che situazione si sarebbero ritrovati: così come Max non si separava dal suo Walkmann, lui non si sarebbe separato da lei finché non avrebbero piantato un paletto nel cuore di Vecna, o tagliandogli la testa, o qualsiasi altra cosa fosse necessario fare per ucciderlo.

Il suo stomaco riprese aggrovigliarsi su ste stesso mentre ripensava al fatto che era stato lui, o forse i ricordi che Nancy aveva con lui, ad averla salvata. O almeno credeva che fosse andata così. Non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo... Ma qualunque cosa fosse, sentiva che si trattava di qualcosa di importante: per lui, per loro. Era qualcosa che lui non sarebbe riuscito a ignorare o dimenticare facilmente, e che sperava avesse provocato qualche sorta di reazione anche in lei.

Perché una piccola parte di sé stava realmente iniziando a pensare che ci fosse una piccola, nascosta, parte di Nancy che ancora provava qualcosa per lui. E , forse, se fossero usciti vivi da tutto questo... Chi lo sa.

"Ehi" disse, richiamando l'attenzione di Nancy. "Come stai?" chiese, interrompendo la sua spirale di pensieri e rompendo il silenzio che regnava nell'auto.

Nancy parve quasi sorpresa da quella domanda. Aprí la bocca, richiudendola un momento dopo come se fosse indecisa su cosa rispondere.

"Bene" disse infine. "Davvero. É stato solo un attimo prima, come un' allucinazione".

"Come?"

"Si" sospirò. Aggrottò le sopracciglia, e sulla sua fronte si formarono quelle piccole rughe che, un tempo, si divertiva a contare mentre lei era concentrata sullo studio. "Era iniziata come un ricordo, ma poi, non lo so. É come se lui si fosse infilato all'interno, distorcendolo".

Deglutì, pensando solo a quanto potesse essere terribile.

"Credo che Max sia al sicuro" aggiunse poi Nancy al suo silenzio, guardando la strada come se stesse pensando ad alta voce. "Non ha più avuto visioni, dopo che Vecna l'ha attaccata, vero?"

"Si" rispose, a destra lungo una strada sterrata. "É così".

"E il giorno dopo ciò che é accaduto al cimitero, é stato ucciso quel ragazzo, Patrick" continuò. "E poi, ieri, ha cercato di uccidere me".

Steve trattenne il respiro, cercando di seguire il filo del suo ragionamento,

consapevole al tempo stesso che sarebbe stato sempre un passo indietro rispetto a lei.

"Perciò, in teoria dovrebbe già essere passato alla sua prossima vittima, no?"

Credeva di aver capito, ma c'erano molti elementi che non avevano senso. "Si, ma" provò a dire "tu non avevi avuto delle visioni 24 ore prima, vero?"

"N-no" abbassò lo sguardo Nancy. "Non ha senso" borbottò tra sé e sé.

"Cosa?"

Si voltò verso di lui, sporgendosi sul sedile.

Deglutì.

Nonostante ciò che avevano passato, i suoi occhi adesso brillavano, e realizzò che era perché stava facendo ciò che amava, e che sapeva fare meglio: risolvere un caso. Non importava quanto potesse essere stremata o quale cosa orribile avesse appena vissuto, quando c'era un mistero da risolvere, lei si illuminava, e la sua mente brillante si metteva in moto ad una velocità che le menti comuni, come la sua, non potevano separare di raggiungere.

Era bellissima.

"Il modo in cui mi ha attaccato" disse, cercando i suoi occhi con un intensità tale che per poco non si perse in essi, dimenticandosi completamente della strada davanti a sé. Fu Nancy, per fortuna, a distogliere lo sguardo, evitando che andassero a finire su una siepe. "E perché raccontarmi la sua storia? Non lo ha fatto con Max".

Steve strinse le mani intorno al volante, scalando una marcia e decidendo che sarebbe stato meglio non correre troppo, dal momento che il suo cervello sembrava improvvisamente star dimenticando come si guida.

"Questa sua storia..." disse, concentrandosi su quello e non sul fatto che, dopo averla quasi uccisa, effettivamente Vecna era ancora in agguato, "cosa vuol dire? Cosa ti ha raccontato"

"Oh" disse Nancy, arricciando le labbra in una piccola O. "Già, con la corsa per tornare a casa mia, e tutto il resto, non ho avuto il tempo di dirvelo".

"Dirci che cosa?" chiese, non sapendo se si sentiva più confuso o nervoso.

"Vecna é Henry Creel"

In quel momento raggiunsero il rifugio, e Steve frenò in maniera non molto delicata. "Aspetta, chi?"

"Henry, il figlio di Victor" disse Nancy, saltando fuori prima ancora che spegnesse il motore. Steve la seguí un momento dopo, aiutandola a scaricare la sua borsa dal retro e offrendosi di trasportarla dentro.

"Ed é collegato ad Undici, e al dottor Brenner" aggiunse poi.

"C-cosa?"

Nancy si fermò. "Si, é complicato da spiegare ma... Credo di aver capito, devo solo" balbettò, parlando molto veloce "devo solo organizzare le idee, e poi-"

Fece un passo verso di lei, appoggiando una mano sulla sua spalla, mentre con l'altra reggeva il pesante borsone di provviste che Nancy era riuscita ad assemblare in tempo record. " Nance, non devi fare niente adesso, ok? Se sei stanca o vuoi riposare, qualsiasi spiegazione può aspettare".

Lei sembrò calmarsi. "S-si lo so, ma-"

Attese silenziosamente che finisse, separando la propria mani da lei.

"Pensare aiuta a... A restare qui, nel presente".

L'aria smise di entrare dalle sue narici.

"Ok, allora..." Abbasso lo sguardo, non sapendo cosa dire, mentre sempre meno ossigeno arrivava al suo cervello.

E poi, Nancy allungò una mano verso la sua, stringendola, ed il suo cuore minacciò letteralmente di schizzar fuori dalla sua gabbia toracica per la decima volta quella notte.

"Steve".

Quando il suo nome lasciò la sua bocca, la sua voce suonò così calma, così serena.

Lei, lei sembrava improvvisamente più calma.

Lui, invece, non riusciva più a respirare, e sentiva che la sua pelle stava per prendere fuoco lì dove lei lo aveva toccato.

"Grazie" disse infine, lasciando andare la sua mano e salendo i gradini che portavano alla porta del rifugio.

La seguí, ma non prima di aver trascorso qualche secondo impalato li.

"Non devi ringraziarmi per nulla, Nancy", borbottò alle sue spalle. "Per nulla".

***

Una volta entrati, Eddie e Robin saltarono giù dal vecchio divano e si avventarono sull'acqua e sul cibo convenzionato che avevano portato.

Nancy andò a sedersi sul divano mezzo rotto presente al centro della stanza, mentre tutta la stanchezza ed il peso degli eventi della giornata di abbattevano improvvisamente su di lei.

Steve la seguí rapidamente, mentre Eddie e Robin li raggiunsero qualche secondo dopo, con in mano un pacco di patatine ciascuno, prendendo posto su due vecchie poltrone.

La presenza di Steve al suo fianco era confortante, eppure continuava sentire freddo, continuava a percepire quel brivido dietro al collo che non l'aveva abbandonata dall' istante in cui aveva avuto quella visione su Vecna nel salotto di casa sua.

Scosse la testa, cercando di scacciare quelle immagini e concentrarsi sul presente. Doveva innanzitutto capire da dove iniziare a parlare, o spiegare, ciò che era successo. Avrebbe dovuto iniziare dalla storia di Vecna o dal piano che aveva in mente?

Aveva mal di testa, e le sue orecchie continuavano a percepire un ronzio che sapeva non era reale. I suoi pensieri e le sue idee in questo momento non erano il massimo, ma se avesse pensato ad alta voce forse...

Sussultò quando la sensazione della mano calda di Steve contro la sua schiena la riportò alla realtà.

Calda. Era così calda, contro il freddo che sentiva continuamente sulla sua pelle.

"Nancy, se preferisci riposare qualche ora, puoi farlo. Non dobbiamo parlare per forza adesso" disse.

Voltò lo sguardo verso Eddie e Robin, che li osservavano in silenzio e avevano persino smesso di masticare in attesa della sua risposta.

No, non poteva dormire adesso. Non credeva di poter dormire affatto, in realtà. Nonostante Steve fosse con lei, aveva la netta sensazione, quasi certezza, che Vecna stesse solo aspettando che si addormentasse per tornare a trovarla nei sogni.

Cosí, prese un respiro profondo ed iniziò a parlare, raccontando ogni cosa, ogni dettaglio, per poi passare alle sue ipotesi, alle sue idee, lasciando che ogni dubbio insinuatosi nella sua mente venisse fuori.

Meno cose teneva per se stessa, meglio sarebbe stato.

Gli altri ascoltarono praticamente in silenzio, intervenendo raramente solo perché chiederle spiegazioni, e poi, senza rendersene conto, alle prime luci dell'alba smise di parlare.

Gli occhi dei suoi amici erano stanchi, come probabilmente apparivano anche i suoi. Ma adesso, dopo aver lasciato andare ogni cosa, e aver condiviso il peso di quello che aveva visto, si sentiva meglio.

E poi, disse ciò che tutti avevano ormai capito, ma che nessuno sembrava aver il coraggio di dire ad alta voce.

"Dobbiamo tornare lí".

Robin non vacillò, mentre Eddie si portò le mani alle tempie, lasciandole scorrere tra i suoi capelli spettinati. Accanto a lei, poté sentire Steve prendere un respiro profondo e attendere qualche secondo prima di lasciar andare.

Ancora silenzio.

Fu Robin la prima a parlare. "Ci serviranno delle armi, un modo per ucciderlo".

"S-si" disse Nancy. "Possiamo trovarle nel sotto-sopra.

"Scusate" disse Eddie, sistemandosi sulla poltrona con entrambe le gambe piegate contro il busto. "Ma siamo sicuri che i proiettili siano efficaci contro uno che é in grado di ucciderti con la telecinesi?"

Nancy scosse la testa. "Servirá qualcosa di più". Si voltò verso Steve. "Lui odia il caldo" disse, cercando i suoi occhi. "Ricordi?"

Annuí mantenendo il contatto visivo per qualche secondo, poi si alzò in piedi, facendo qualche passo avanti e indietro.

"So dove possiamo trovare quello che ci serve" disse, fermandosi finalmente al centro del e guardando tutti negli occhi. "Però sarà pericoloso" cercò Nancy, "ti ha quasi uccisa, così come Max" guardò verso Eddie, "e ha ucciso Chrissy, e Fred," abbassò lo sguardo. "E Patrick".

Robin e Nancy si alzarono in piedi quasi contemporaneamente: era proprio per questo che dovevano farlo. Per tutte le persone che Vecna aveva ucciso, e per quelle che avrebbe potuto uccidere ancora.

Eddie rimase immobile per qualche secondo, gli occhi fissi contro un punto impreciso nel pavimento e le mani strette lungo i braccioli della sedia, le nocche bianche e i palmi serrati, mentre i suoi occhi divenivano lucidi. Poi, lentamente, si alzò anche lui.

Nancy si rese conto di quanto dovesse esser difficile per lui: il modo in cui Vecna uccideva le sue vittime era raccapricciante, e solo sentirlo raccontare le aveva fatto accapponare la pelle e avere gli suoi incubi.

Ma vederlo, non una, ma addirittura due volte?

E nonostante fosse quasi morta per mano di Vecna, in quel momento non provava più tristezza per se stessa, ma per lui. Cercò di comunicargli con gli occhi che lo capiva, che sentiva il suo dolore e che non era da solo.

Eddie ricambiò il suo sguardo, e poi parlò.

"Andiamo a uccidere quel figlio di puttana".


Il suo piano andava bene a tutti.

Non avrebbe voluto che diventasse necessario, ma era l'unica cosa da fare.

Vecna si nascondeva nel sottosopra, e nonostante i diversi portali che aveva aperto, aveva sempre mandato nel loro mondo quei mostri, non era mai venuto lui stesso. Perciò l unico modo per ucciderlo, in modo definito, era andarlo a prendere lí, dove si nascondeva.

Dovevano andare a casa sua. E distruggerlo. E poi, poi... Qualcuno avrebbe dovuto fare lo stesso, ma da qui, in questo mondo, nello stesso posto.

O almeno, era ciò che Dustin credeva.

Le sue mani tremavano mentre finiva di caricare l'ultimo fucile. Gli altri erano ancora dentro, ciascuno alle prese con il proprio rituale prima di andare incontro a ciò che li aspettava.

Era folle, eppure... Eppure lo avrebbero fatto insieme.

"Steve".

Si voltò, rimanendo in silenzio mentre Robin lo raggiungeva fuori. Si sedette sui gradini esterni accanto a lui, senza dire nulla per qualche secondo.

Poi, essendo Robin, neanche in una situazione così al limite riuscì a rimanere in silenzio. "Ed io che credevo che i russi fossero la cosa piú folle che mi fosse mai capitata".

Sorrise. "Sai, non avresti dovuto continuare a frequentarmi".

Robin gli diede una pacca sulla spalla. "E perdermi tutto questo, scherzi?"

Rimase in silenzio, perché nonostante il tentativo della sua amica di alleggerire la situazione, aveva un peso sul petto troppo opprimente, e niente riusciva a distrarlo per più di pochi secondi.

"Steve" disse poi Robin, improvvisamente seria, "tu hai più esperienza di me con queste cose..."

Sospirò.

"No" disse, sapendo già a cosa si riferiva. "Non é mai stato così. Questa volta é diverso".

Robin strinse le labbra. "Lo avevo intuito".

Si voltò verso di lei. "E da cosa?"

"Dai tuoi occhi, quelli di Nancy, Lucas" abbassò lo sguardo mentre parlava "e persino Dustin. É così silenzioso, e tutti quanti, sembrate spaventati, realmente spaventati".

"Giá".

"Ma" continuò. "Tu, tu, Steve, sembri anche, non lo so, rassegnato".

Steve chiuse gli occhi, portandosi le mani alle tempie, mentre il macigno che aveva sul petto si appesantiva e iniziava ad opprimere anche il suo stomaco. "Non é questo, é che..."

Non sapeva come esprimere ciò che provava. Forse non c'erano parole, o forse c'erano, ma lui era incapace di trovarle.

Robin si avvicinò a lui, cercando la sua mano e stringendola. "So cosa pensi, Steve" disse, cercando i suoi occhi. "E, ho anche io la sensazione che it may not work out for us this time".

Trattenne il respiro. Sapeva che non era solo lui a sentirsi così, ma il fatto che anche Robin avesse paura lo faceva sentire in qualche modo colpevole. Era lui responsabile per averla trascinata in tutto questo. Era solo colpa sua se lei adesso rischiava la sua vita. A differenza di tutti gli altri, Robin non aveva un reale motivo per rischiare così, eppure lo stava facendo lo stesso.

"Oh, andiamo" disse poi. "Non volevo farti questo discorso per farti diventare emotivo" disse, sorridendo. "Va tutto bene, Steve".

Distolse lo sguardo, mentre il senso di colpa stringeva la sua gola come un cappio.

"In realtà" disse, "sono qui per dirti che dovresti parlare con Nancy.

Non appena la nominò, volto di nuovo il suo sguardo verso quel buco nella parete della rifugio attraverso il quale non l'aveva mai realmente persa di vista. Stava parlando con Eddie, era sveglia, era qui.

Si alzò, ritornando verso la porta. "Se il mondo sta veramente finendo, dovrebbe sapere che cosa provi".

Abbassò lo sguardo. No, non voleva farlo, o meglio, non poteva. Nancy era stravolta, e adesso ciò che le mancava era solo un 'non ho mai smesso di amarti' da parte del suo ex.

"Ehi, Steve" disse Robin, avanzando di nuovo verso di lui. "Comunque ho capito, sai" fece l'occhiolino, "perché ti piace".


Il rifugio di Hopper, a quanto pare, aveva ben altro oltre a delle vecchie e larghe felpe. E adesso Nancy stava raccogliendo diversi grossi giubbotti antiproiettile, che probabilmente avrebbero potuto essergli utili nel sottosopra.

Li aveva trovati per caso in una cassa, nascosta dietro il letto di Hopper. Era impolverata, erano lì chissà da quanto. Sembravano abbastanza vecchi, ma avrebbero avuto bisogno di tutto l' aiuto possibile.

Provò a prenderne uno, tossendo un po' per la polvere che si sollevò, poi ne tastò l'imbottitura.

Si, sembravano buoni.

Cercò di prenderne un altro, ma esitò, erano molto pesanti. O forse era lei fin troppo debole, si ricordò.

"Ehi ehi ehi"

Eddie fu accanto a lei, lasciando andare la sigaretta nel posacenere. Si piegò sulla cassa, afferrando due giubbotti alla volta. "Lascia che ti aiuti" disse, trasportandoli nella stanza principale e lasciandoli sul divano.

"Grazie" sospirò Nancy.

Eddie tornò indietro a recuperare la sua sigaretta. "Non c'è di che" disse, facendo poi una smorfia verso il buco nella parete, dal quale Robin lo minacciava con lo sguardo di smetterla di fumare.

Nancy guardò fuori, incrociando gli occhi di Steve, che sembravano non separarsi mai da lei.

Qualcosa strinse il suo stomaco, ma si sforzò di concentrarsi sul presente. Doveva pensare a quale fosse il modo migliore di scendere lá sotto, che strategia avrebbero dovuto adoperare... Doveva pensare... Al presente. solo al presente.

Eppure lo sguardo di Steve...

"Sai, Wheeler" disse Eddie, lasciandosi andare contro il divano nel piccolo spazio libero rimasto accanto ai pesanti giubbotti. Inspirò una nuvola di fumo "per essere così cazzuta, sei anche codarda".

Nancy sollevò le palpebre. "C-cosa?" disse.

"Beh, sai" fece, parlando molto lentamente, contrariamente alla rapidità con cui l'ansia che cresceva nel petto di Nancy. "Per essere una che dorme con delle armi accanto al letto, che combatte mostri praticamente con regolarità, e che ha sfidato il governo..." Prese una pausa, allontanando la sigaretta dalla sua bocca. "É ridicolo, davvero".

Nancy scosse la testa. Non riusciva proprio a seguire cosa stesse dicendo, ed iniziò a pensare che la stesse prendendo in giro.

"Tu ed Harrington, dico".

Nancy abbassò lo sguardo. Sperava non andasse a parare qui...

"Non so cosa sia successo tra di voi" disse, "ma qualsiasi cosa vi abbia separati, beh..."

"Beh cosa?" sbottò in fine, non per l'impazienza ma per la curiosità. Per qualche strano motivo, Eddie era l' unico che sembrava non farla sentire in colpa, o a disagio, quando si nominava la sua situazione sentimentale.

"Deve esser stato qualcosa di brutto".

Nancy abbassò lo sguardo. Aprí la bocca, ma le parole non uscirono.

"Conosco la storia di quella ragazza" disse Eddie, poi si guardo intorno. "E adesso capisco cosa deve esserle successo".

Gli occhi di Nancy divennero lucidi, e quando Eddie se ne accorse, mise via la sigaretta e si alzò dal divano. "Ehi ehi ehi" disse. "Tu ed Harrington eravate con lei, quando é successo?"

"No" sospirò, cercando di non far tremare la voce. "Cioè si, insomma-"

Eddie la bloccò. "Non é importante, Nancy" disse, chiamandola per nome. "Non so come le cose siano andate, é vero. Ma voi non avete esitato un secondo ad aiutarmi, e neanche mi conoscevate, quando tutta Hawkins mi ha ritenuto responsabile per aver ucciso Chrissy". Anche lui fece una pausa, guardando un punto fisso nel pavimento. "Ed io so, che qualsiasi cosa sia successa, non é stata colpa tua, o di Harrington".

"L-lo so".

"Perciò, non continuate a prendervi in giro così" disse, indossando un falso sorriso provocatorio, che tuttavia non riuscí a nascondere la tristezza che invase il suo sguardo.

"Eddie" disse poi Nancy, rendendosi conto che era da molto tempo che avrebbe voluto dirglielo "mi dispiace".

"Per cosa di preciso?" Chiese il ragazzo, sforzandosi di mantenere su quella maschera.

"Per ciò che hai visto".

Poteva solo immaginare quante cose stato raccapricciante. Prima Chrissy, poi Patrick. Nessuno avrebbe mai dovuto vedere una cosa del genere.

Eddie scosse la testa, ed il suo sguardo cambiò improvvisamente.

"Si beh-" strinse le labbra. "É solo che, avrei voluto poter fare qualcosa".

"Vorrei che lo avessimo scoperto prima" sospirò, ed entrambi rimasero in silenzio per qualche secondo, finché Robin non rientrò, lasciando aperta la porta e dirigendosi verso un pacchetto di smarties abbandonato sul vecchio tavolo della cucina.

Steve la seguí poco dopo, e quando si avvicinò a loro, Eddie si allontanò.

"Ehi".

"Ehi" rispose, guardandolo negli occhi mentre il respiro le si fermava di nuovo in gola.

Steve si appoggiò tra il muro e la finestra accanto a lei, fissandola in silenzio per qualche secondo. Aveva gli occhi stanchi.

"Come stai?" Le chiese, forse per la milionesima volta nelle ultime dodici ore.

Sospirò. Nonostante tutto quello che stavano per affrontare, lui continuava ad assicurarsi che stesse bene.

"Bene" disse, cercando di apparire.piu tranquilla di quanto non si sentisse. "Veramente".

"Bene" ripetè dopo di lei. "Bene".

Guardò fuori dalla finestra. A breve sarebbero arrivati Dustin e gli altri, e il piano avrebbe avuto inizio. E poi, poi... Forse, sarebbe finita.

Robin ed Eddie inizieranno a raccogliere le diverse armi che erano riusciti a trovare, caricandole in macchina mentre discutevano di chissà cosa in maniera apparentemente abbastanza animata.

Steve era vicino a lei, e la cosa la rendeva tranquilla. Nonostante tutto, la sua presenza la calmava.

Poi all'improvviso Steve si separò dal muro contro cui era appoggiato, in maniera così rapida che guardò verso la finestra, temendo fosse successo qualcosa.

"Scusa, non é successo niente" disse, dopo aver seguito il suo sguardo. Era davanti a lei, e forse, una piccola parte di lei aveva capito ciò che stava per dire. Perché, in fondo, lo conosceva, E nonostante fossero entrambi cresciuti e cambiati in così poco tempo, alcune cose non cambiano mai, non importa a cosa accade.

"Nance, io-" abbassò lo sguardo, poi lo riportò su di lei. "Ricordi quella lettera un po' sgrammaticata che ti scrissi?"

Sorrise.

La ricordava. Era ancora conservata in un cassetto del suo comodino. Non l'aveva mai messa via.

"Si" rispose.

Steve sorrise. Forse perché non si aspettava quella risposta, forse per un altra ragione. Non lo sapeva, ma era così strano vederlo sorridere in una situazione del genere, e la cosa la fece sentire così bene che quasi si dimenticò di dove si trovava e di cosa stava per succedere.

E poi parlò, molto veloce, ma allo stesso tempo ogni singola parola scivolò sulla sua pelle provocandole un brivido. "Non ho mai smesso di sentirmi in quel modo" disse.

Spalancò appena la bocca. Stava succedendo. Steve... Steve provava ancora qualcosa per lei.

"Non te lo sto dicendo adesso per... Beh, per metterti in difficoltà, o ...non lo so. Pensavo solo che dovessi saperlo" si fermò. "O forse no, non dovevi. Ma volevo dirlo. Non devi rispondermi nulla, non sei teu a dire niente. Ma..." si portò una mano ai capelli, spettinandoli ancora di più.

"Ma voglio dirlo, perché non so cosa potrebbe succedere".

Entrambi si voltarono poi verso la finestra, distratti dal rumore di più biciclette lungo il terreno. Dustin e Lucas erano appena arrivati.

Eddie si avvicinò al divano, sollevando due dei pesanti giubbotti che aveva trovato. "Io e Robin carichiamo la macchina" disse, seguito dalla ragazza, che portava in braccio altri due di quei giubbotti.

Rimasero da soli, ed il silenzio cadde nella stanza e aleggiò tra i loro occhi che si guardavano.

Voleva dire qualcosa, ma ogni volta che provava ad aprire la bocca tutto ciò che aveva voluto dire sembrava privo di senso.

"Non dire niente, Nance" disse. "É ok, va bene".

Poi Steve rise, avviandosi verso la.

porta.

Aggrottò le sopracciglia, non potendo tuttavia fare a meno di sorridere alla vista del suo stesso sorriso.

"Però é stato bello, sai" disse. "Quel bacio. Anche se é stato, diciamo, metafisico".

Rise anche lei, abbassando lo sguardo, mentre poteva quasi sentire le sue guance arrossire nonostante tutto.

"Certo, voglio dire, hai sempre avuto una certa grinta, ma-"

Spalancò la bocca, avvicinandosi per dargli uno spintone.

E poi risero entrambi.

Quando la sua mano afferrò la maniglia della porta, si voltò un ultima volta verso di lei. "Magari... Un bacio di buona fortuna?".

"Sei un idiota, Steve Harrington" rise.

"Si. Si, lo sono" la guardò, la mano ferma sulla maniglia ma gli occhi su di lei. "E tu sei bellissima, Nancy Wheeler".

   
 
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