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Autore: speechlessback    12/02/2023    2 recensioni
KenHina (side KuroTsuki) | 5K | getting together.
(Ambientata durante il capitolo speciale per i dieci anni del manga.)
Kenma e Hinata si ritrovano in Brasile per una semplice live, e i sentimenti, semplicemente... esplodono. È il caldo (cit.) Kuroo osserva e sogghigna per la durata della fic.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kozune Kenma, Shouyou Hinata, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno patata! Il resto già lo sai. <3 
 

**



 

La lista di cose che piacciono a Kozume Kenma:





 

Kozume Kenma ha una lista precisa di cose che non apprezza. La sabbia insidiosa e il caldo cocente sono tra queste. Pranzi di lavoro troppo affollati, gente rumorosa, calche. I voli fin troppo lunghi - chè per quanto paghi il biglietto, non sarà mai comodo come il futon di casa, il plaid stropicciato, qualche ora passata a giocare (lontano da tutti).

 

Kuroo Tetsurou, data la malaugurata sorte di tal Kozume Kenma, gli sta a fianco, fintamente impegnato a scrollare e-mail di lavoro e a scostarsi il bavero della polo per far passare un po’ d’aria - ma tanto sono in Brasile, non c’è speranza di aria fresca -, ma in realtà intento a frugare nella postura di Kenma un segnale, una spiegazione (questo Kenma lo sa, e si tiene rigido pur essendo di natura sempre disinteressato).

 

Kuroo Tetsurou tutto sa, e ha predetto questo lieto fine anni addietro - a letto con l’amore della sua vita, ebbro di felicità, guardava quei capelli biondi e quel cipiglio sottile e profetizzava della nascosta cotta di Kenma per il rubacuori dell’intera prima divisione giapponese: quel rubacuori che ora è lì ad aspettarli al terminale, cartellino in mano quasi fossero turisti, il viso vispo e le lentiggini sempre più evidenti, le curve dei bicipiti alla luce del sole. Hinata Shouyou in canotta e shorts dopo un viaggio di sedici ore potrebbe far vacillare chiunque, quindi Kuroo si scusa mentalmente con Tsukishima Kei per i pensieri impuri e per i 0.5 secondi di vaneggiamento.

 

Kuroo è lì per una missione e con Kenma non ha nemmeno finto che riguardasse la partita degli All Star - esistono le e-mail.

 

Kuroo si trova lì perché Kenma, nel giro di un millisecondo, è passato da una finta posizione di stanchezza ad una di relax - si tiene alla maniglia della valigia come fosse un’ancora per la sua sanità mentale già violentemente deturpata dalla visione di Hinata Shouyou in carne e ossa (il ragazzo non rende in videochiamata, Kenma ormai ne è sicuro, Kuroo lo conferma).


Hinata Shouyou sorride di un sorriso a trentamila denti, assorbe il sole esterno e gravita su Kenma come se Kuroo nemmeno esistesse nel suo campo gravitazionale. Gli si accosta piano, sorride con gli occhi prima ancora che con la bocca, prende la valigia e gli chiede scusa per il viaggio lungo, ora potranno riposarsi.

 

Kenma accenna un tiepido sorriso.

 

“Sono STRA-felice che sei qui, Kenma! Finalmente!” 

 

“Anche noi siamo felici, chibi-chan.”

 

Mentre Hinata è intento a chiamare un taxi, Kuroo si volta di un millimetro, il tempo di un sussurro: “Ti ho salvato ora,” aggiunge sornione, “ma le prossime devi vedertele tu.”

 

Kuroo sogghigna, la profezia è giunta, quasi compiuta. Del turbinio disastroso che Kozume Kenma sente imperversare nelle viscere, dello strenuo tentativo di tenere a bada mente ed emozioni - la facciata è quella compassata - nessuno può sapere.

 

Kenma, una volta nel taxi, fa un cenno col capo.

 

“Shouyou. Non vediamo l’ora di vederti giocare.” Sorride.

 

(A Kuroo Tetsurou inizia a non tornare qualcosa.)

 

//

 

“Allora?”

 

Silenzio.

 

“Kenma, allora. Il biglietto del ritorno l’hai preso?”

 

“Ho avuto da fare. Tutte quelle cene inutili. Quando arriviamo e mi riprendo me ne occuperò.” Kenma risponde a tentoni, finge di dormire per evitare la questione spinosa, le domande pungenti di Kuroo. “Tanto non importa quanto pago.”

 

Silenzio. Un sogghigno per nulla nascosto.

 

“Ci conosciamo da troppo tempo per una scusa così debole.” Kuroo sa esattamente dove colpire, con precisione millimetrica. “Certo, non ti importa quanto paghi il biglietto… hai avuto da fare, uomo impegnato.”

 

“Kuro.”

 

“Kenma.”

 

Kuroo sospira, poggia una mano sul volto - la scena gli piace molto, lo fa sembrare uomo di mondo, con mille e più pensieri. 

 

“Forse è la volta buona, non credi?”

 

“Volta buona di che?”

 

“E dai Kenma! Sedici ore di volo? Ma scherzi.”

 

Kenma si rannicchia nel sediolino reclinato, la speranza di dormire ormai un lontano ricordo. Farfuglia, ma è vigile. Non scosta la mascherina dagli occhi più per principio che per altro.

 

“L’hai visto quante fanpage ha? Tutti pazzi per Ninja Shouyou…”

 

“Non dovevo farmi convincere a venire qui.” Kenma percepisce lo sforzo nella sua voce, e sa che Kuroo lo sente a sua volta.

 

“Ma invece sì, in fondo sei contento.”

 

“Kuro. Stai esagerando.”

 

“Mica ti preoccupano due fanpage?”

 

//

 

Kozume Kenma ha una lista di cose che gli piacciono - molto.

Giocare ai videogiochi, livellare. Trovare un nuovo mostro, troppo difficile da combattere - scovare le sue debolezze.

Qualche volta, giocare con quel pedante del suo vicino di casa. Non troppo, che poi si stanca. Ma la compagnia di Kuro gli fa comunque piacere. È strano avere qualcuno intorno, che vuole rimanere. E Kenma vuole che lui rimanga; questo, è ancora più strano.

E quindi continua a giocare, a stare sulle sue. E continua a palleggiare con quel vicino di casa così insistente.

 

Se glielo chiedi, Kozume Kenma nemmeno lo sa come si è trovato a partecipare a dei ritiri sportivi per la squadra di pallavolo della sua scuola media. Fa caldo, e ci sono tante persone che strepitano, si impegnano. 

 

Poi arriva quella veloce impossibile, un nuovo nemico da battere, e il caldo si fa improvvisamente un pensiero secondario. Kozume Kenma deve livellare. E deve sconfiggere il mostro più speciale di tutti: Hinata Shouyou.


//

 

Aggiornamento nella lista di cose che piacciono a Kozume Kenma.

Il luccichio negli occhi di Hinata Shouyou. Le mani sudate che si stringono alle sue, fintamente baldanzose. La stretta che tradisce l’inesperienza, l’attesa.

 

Quelle di Hinata sono mani vogliose di tutto: alzate - su quelle Kenma non transige, mai più di tre -, palleggi, schiacciate. Quando cala la notte e il sipario sui campi, sono mani più incerte, egualmente ingorde. Chiedono e pretendono, si fermano sottili e indecise sul bordo dei boxer di Kenma. La pretesa è stata una delle più semplici: trascinare Kenma fuori dal futon con la promessa di una cosa straordinaria. 

Ne avevano davvero parlato? Kenma manco lo ricorda. 

Ricorda solo il fiato caldo, l’eccitazione crescente in entrambi, il peso nel basso ventre che diventava palpabile e tangibile. Hinata che nella semioscurità del magazzino della palestra, si mordeva il labbro inferiore. Lo guardava con occhi nuovi, che Kenma in fondo non aveva ancora visto. Aveva una fame diversa.

 

Il labbro inferiore che per quanto lo torturava, quasi si spaccava a sangue. Una pellicina. Ricorda il momento, la pulsione gravitazionale, l’avvicinarsi degli spazi per colmare il vuoto liminale. Può non ricordare i dettagli, o la giornata, ma Kozume Kenma, del primo momento in cui ha assaggiato le labbra di Hinata Shouyou, non potrebbe mai dimenticare il sapore. 

 

La sfida riaperta, questa volta totalmente diversa. Le mani di Kenma sui capelli ingestibili di Hinata, la voglia di tirare e poi di lasciar fare. Quel dolce e sottile strusciare dei sessi, che poi diventa frenetico - adolescenti inesperti che traggono dalla vicinanza il piacere più grande. Ancora nei vestiti della notte, la mano di Hinata che ancora vagava sui boxer, chiedeva permesso senza sapere cosa stava chiedendo. Kenma che gli tirava il labbro, lo succhiava, stringeva sé quel corpo preso da una smania ancora nuova.

 

Il risveglio dei sensi, due corpi divincolati, due sessi sempre più vicini. 

 

“Shouyou.” Era uscito come una supplica, che il ragazzo aveva accolto con uno sguardo di sfida. “Shouyou.” A Kenma mancavano le parole, si comunicava a gesti e impressioni.

 

Alla lista delle cose che piacciono a Kozume Kenma, in una torrida sera d’estate di un ritiro qualunque di cui non ricorda il nome, se ne aggiunge una destinata a diventare la più ineffabile e totalizzante. 

Il sapore di quelle labbra, la saliva che si mescola al sudore, l’odore dei ragazzi che erano, l’eccitazione della scoperta, le labbra di Hinata Shouyou che si schiudevano - per lui. Prima le sue labbra, piano, a succhiare - poi le sue dita, lentamente. Kenma si imprimeva a fuoco nella mente una scena che avrebbero rivissuto più e più volte. Le ginocchia che toccano terra - ora sarebbero ginocchiere -, le sue mani nei suoi capelli, ancora. Le sue labbra che si schiudono per lui, per il suo membro, il fiato che manca ad entrambi per il momento che segna le loro vite per sempre.

 

Quasi dieci anni dopo: Kozume Kenma rivive un sogno ad occhi aperti. Il caldo è ancora più torrido. Dietro a quegli occhiali neri, però, sorge una consapevolezza più forte di tante altre: di volere ancora, più di prima, in modo bruciante. Una sola bocca, le sue labbra, il suo viso.

 

(Kozume Kenma è anche conscio, stordito dal volo e dalla calura del Brasile, sballottato nel traffico da un autista che guida in modo terribile, Hinata Shouyou che gli parla di tre argomenti diversi nel giro di un minuto - Kozume Kenma ne è conscio, mentre osserva gli occhi di Hinata animarsi a tempo con le sue mani, con gli ampi gesti delle braccia: la situazione è irreparabile.

 

Kuroo Tetsurou sogghigna, nemmeno nascostamente. Un giorno la pagherà.)

 

//

 

Sulla sabbia. La pretesa, come le altre volte, è qualcosa di straordinario.

Osservare dal vivo Ninja Shouyou che fa una partitella a beach volley, per tenersi in allenamento - o così dice.

Kenma non ne è poi così sicuro, lo vede irrequieto. Sembra tenere a questa partita e al video che hanno proposto in maniera spasmodica, più che a ogni altro progetto precedente.

 

Kuroo e la sua polo e il suo ghigno da uomo d’affari - realizzato nella relazione e impuntato sul rendere la cotta di Kenma un affare di stato, una profezia, da lunatico qual è -, assomigliano a uno sciame di zanzare petulanti.

È passato all’incirca un giorno dal loro arrivo, trascorso a sonnecchiare nella camera d’albergo - pensieri confusi che si mescolavano a ricordi passati, a irrequietezze nuove. Non si può avere una faccia un po’ più sbattuta che Kuro Tetsuro penserà che la profezia si è avverata, che Kenma soffra di mal d’amore. Kenma invece soffre perché un conto è il sexting - pratica che supera le sedici ore d’aereo, di gran lunga - e un conto è trovarsi di fronte il soggetto in questione dopo le suddette sedici ore di aereo.

 

C’è un limite all’autocontrollo personale e questo limite Kenma sente che lo sta per varcare.

 

La partitella lascia spazio a uno stuolo di avventori rumorosi, che disturbano la concentrazione - mai quella del Ninja, che gode dell’attenzione finalmente ricevuta, l’amore del pubblico -, ma quella di Kenma, sì. Sarà il caldo o la sabbia o la folla ma il video va realizzato, la partita completata, il ghigno di Kuroo assolutamente cancellato; eppure Kenma, che alla fine di giocate e tattiche ne ha pensate già parecchie, sente un fastidio sempre maggiore.

 

È il sole.

 

È quello che ripete a Shouyou quando gli fa cenno per un cambio - ha bisogno d’acqua, cerca un riparo dal fresco - hanno già registrato abbastanza e fatto una piccola live. Del lieve sussultare e del cambio di espressione di Hinata, chiaro come il sole - è un ragazzo che non sa mentire, e sente tutto sul volto, nella postura, negli occhi - Kenma non sa che dire.

 

Gli augura una buona partita, lui va a cercarsi un posto per rinfrescarsi, magari una nuotata gli farà bene.

 

(Kuroo non sogghigna più.)


//

 

Aggiornamento della lista di cose che non piacciono a Kozume Kenma: le folle in Brasile. Le fanpage. La sensazione che gli stringe l’addome e che non se ne vuole andare, la persistenza, questa gelosia incontrollabile che lo porta a comportarsi con impeto, a cercare refrigerio.


//

 

Saranno passati pochi minuti, che Kenma ha trascorso a rimuginare sull’accaduto, gli manca solo la console e la metafora si tramuterebbe in realtà. Non riesce a livellare con se stesso, il mostro finale è ancora inafferrabile: è questo che sta succedendo?

 

Sono pensieri troppo densi e fa troppo caldo. Forse è per questo che non sente i passi avvicinarsi - forse perché sono quelli felpati di un ninja.

 

Si siede a circa un metro di distanza, vuole rispettare i suoi spazi. Dalla sua voce emerge una tristezza palpabile, una delusione inspiegabile.

 

Hinata Shouyou è una persona semplice, diretta, anche nei suoi sentimenti; è il suo più grande pregio e il suo difetto più grande.

 

“Avevi detto che non vedevi l’ora di vedermi giocare.” Sospira pesantemente, Kenma può percepirlo - lo conosce troppo bene. Si sta sicuramente mordendo il labbro. “Non sono più interessante, per te?”

 

Eccola lì, la sincerità spiazzante, la domanda posta su un piatto d’argento. A Kenma basta parlare chiaro, sono adulti, non più bambini che giocano a scoprirsi e rincorrersi, non più giovani che fanno sexting e si dicono che sono amici e questo non cambierà il loro rapporto. Sono adulti, Kenma deve rispondere.

 

Le parole faticano ad uscire, si ingarbugliano, ci vuole troppa energia per mantenere la facciata così vicino a Shouyou che gli mostra ancora una volta, il suo cuore, sulla punta delle dita. A Kenma basterebbe un secondo per farlo suo, completamente. È la possibilità che lo spaventa.

 

Hinata interpreta il silenzio come un assenso, fa per alzarsi. E Kenma usa un’abilità felina che forse non sapeva nemmeno di avere, gli ferma il polso. Lo fa voltare verso di lui. Kenma ha ancora gli occhiali da sole, se li scosta per scrutare meglio in quelli dell’altro. Per farsi scrutare - forse è pronto, forse è ancora troppo presto.

 

“Non pensare mai di non essere interessante. Non per me.”

 

La frase è sicuramente convincente, e Kenma non si oppone alla spinta, alle labbra di Shouyou sulle sue, che pretendono una risposta, un’apertura, che vogliono adesso come allora con una forza bruciante.

Shouyou si scosta e poggia la fronte su quella di Kenma, che osserva teneramente i pochi centimetri che li distanziano. Si osservano quasi fossero nudi.

 

“Quando fai così mi fai impazzire.” È un sussurro anche questo, quello di Shouyou, la voce roca per una pomiciata da quindicenni, quando c’è stato già molto altro.

 

“Vieni da me stasera, ti faccio vedere l’appartamento.”

 

Kenma annuisce, gli fa segno di andare a giocare.

 

E la sera stessa, quando suona il campanello dell’appartamento e subito il portone principale si apre, con le indicazioni per la porta giusta - quando col cuore in gola, arriva lì e la porta è aperta e Hinata Shouyou è già fuori, lo aspetta, e Kenma ha deciso di non giocare ad un demo per essere lì - è lì che si convince in maniera ancor più repentina: lui, sicuramente, ha perso totalmente la testa.

 

(Kuroo Tetsurou nel frattempo è in albergo a sogghignare - in virtù del fatto che la federazione di pallavolo giapponese lo paga per questo.)

 

//

 

La porta si chiude silenziosa dietro di loro. È sempre difficile riprendere da dove si è lasciati, o almeno così pensa Kenma. È più facile esprimere qualcosa sotto al futon, nel calore di casa, al riparo da tutto - quando il cuore lo puoi mettere nelle mani di un altro, e poi chiudere il telefono quando l’amplesso è raggiunto, fingere che non sia successo nulla, continuare ad andare a riunioni inutili e a progettare live, contenuti.

 

Invece, sostare sulla porta. Shouyou che girovaga nella cucina, chiede qualcosa - è un buon padrone di casa. Kenma vuole solo, inspiegabilmente, con forza progressivamente maggiore, agire. Tradurre in azione quanto riescono solo a scrivere, quanto da adolescenti tuttalpiù si immaginavano.

 

È un momento confuso, controllato insieme, quando si avvicina a Shouyou e lo coglie di sorpresa. O forse è Shouyou a non aspettarsi questa versione di Kenma - tanto è abituato all’espressione annoiata, che si illumina solo per un nuovo gioco, un nuovo mostro, una nuova scoperta.

 

Kenma poggia piano le mani sulla testa dell’altro, rimane ad osservare come le dita si impigliano tra quella matassa di capelli. È il contrasto nitido tra la zazzera arancione, e le dita pallide. O forse la velocità con cui avvicina i loro volti. Può immaginare la sorpresa nel volto dell’altro ragazzo. Può leggerla nelle labbra che si schiudono piano. Nell’esitazione, tipicamente infantile. Nel labbro che vorrebbe mordersi - non fa neanche in tempo, ché glielo morde Kenma. 

 

Unica soluzione per livellare il mostro più indecifrabile di tutti: passare all’attacco. Annullare ogni difesa.

 

Non una delle tecniche migliori, ragiona Kenma, nella piccola parte del suo cervello che sente ancora tangibile e razionale, ancorata alla realtà come la sua mano alla valigia dell’aeroporto - prima del temporale, l’acquazzone, l’irrompere del sole.

 

Ma i risultati sperati li porta con sé. 

 

//

 

Esplorare, prima, piano, godersi lentamente l’altro, l’intera notte a disposizione - un concetto anche quello avulso, abituati com’erano a un’eccitazione che si consumava in poche righe, in parole roche se i fusi orari erano quelli giusti - un corpo da scoprire.

 

Perdersi lentamente e attaccare dai fronti più disparati, disvelare l’arcano della presenza insondabile che prende il nome di Hinata Shouyou. 

 

Quasi come richiamato, Kenma sente sbattersi alla parete, sussurrare parole che aveva forse immaginato, letto per caso, un suono nuovo, melodia per le sue orecchie. Non può che godere anche solo della capacità di rendere quel ninja così loquace, ma loquace per lui, per le parole sibilline che sussurra mentre gli succhia, piano, dolcemente, con una lentezza quasi insopportabile, il collo, arrivando ai lobi, la mascella, di nuovo la bocca. 

 

Se è di nuovo una mano indecisa che si fa strada sui boxer di sempre, e indugia, è una risposta finalmente diversa. 

 

“Shouyou.” Gli solleva la testa, lo guarda con occhi decisi, annebbiati dal desiderio e con una voglia - pungente - di conquistare, di dirigere, assaporare - e godere.

 

“Shouyou.” Questa volta, più dolce. Lo spinge piano, fermamente. Quasi si morde il labbro lui stesso. Inarca la testa al suono dei boxer quasi strappati dalla foga, dalle labbra inumidite, dalla testa che si muove sotto sua direzione.

 

È la lingua calda, la spinta difficile da controllare, la voglia di aprire, e scoprire. È la spinta che continua, le mani ancora sui capelli, quelle lacrime fuggiasche, un’immagine che da sola potrebbe valere dieci anni di sogni ad occhi aperti in qualsiasi tediosa riunione.

“Shouyou, shouyou-”, quasi non riesce a parlare, a fermare l’instabile, l’orlo del precipizio. 

 

“Quanto sei bravo per me”, quasi può sentire l’effetto di quelle parole, in quel corpo che si tende nel tentativo di comportarsi ancora meglio, per lui.

“Ferma.” Kenma gli solleva la testa, incantato dalla visione in ginocchio di fronte a lui.

 

“Voglio che mi scopi.”


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Aggiornamento della lista di cose che piacciono a Kozume Kenma: meglio evitare.

 

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Le mani callose di Shouyou, forti come non mai. Quelle che dopo la prima sera, non sono più indecise, ma precise. Quelle dita curate che lo aprono, una ad una, piano, lentamente, per farsi scopare. Quegli occhi concentrati, al beach o indoor, quando gli sta sopra e gli legge l’eccitazione, quando glielo succhia e gli legge la sconfinata adorazione.

 

Le labbra che si mordicchia quando vuole chiedere qualcosa - Shouyou non può reggere i silenzi, il non detto. 

 

Quando canticchia la mattina e gli fa la colazione - Kenma mangerà alle 11.

 

Quando gli racchiude il volto tra le mani, sente il sapore del cibo preparato, la stanchezza della giornata, e vuole prendere tutto. E succhia, stringe a sé, ogni sera, tutte le ore, ogni minuto, in modo totalizzante.

 

Quando lo scopa e gli sposta le gambe e non è più piano come la prima sera, è deciso e impertinente, è venerazione e voglia mai più nascosta - quando poggia le labbra e la lingua va al posto delle dita, le urla si rincorrono quasi posseduti (lo sono, lo sono, Kenma non riconosce più se stesso e le settimane che si susseguono e rincorrono), e poi le spinte, il ritmo perfetto della conoscenza al millimetro della cervice più nascosta.

 

Ogni minuto, ogni centimetro di pelle. 

 

L’odore di Hinata Shouyou. 


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Shouyou non può sopportare il non detto, regge massimo due settimane, e l’euforia lascia il posto all’irrequietezza perché è tutto indefinito. Kuroo torna a breve in Giappone, e Kenma?

 

Ancora non ha il coraggio di chiederlo.

 

Poi lo sussurra piano, con Kenma appoggiato su di lui, i capelli completamente volti sul suo petto, odori che si sono mescolati e sono diventati uno. “Tu mi fai impazzire quando fai così.”

 

Pensa che Kenma stia già dormendo.

 

“Shouyou.”

 

Shouyou solleva la testa, Kenma apre debolmente una palpebra. La luce della luna illumina debolmente la scena, la finestra aperta fa percepire la città in tumulto di sottofondo. L’oscurità gli viene in aiuto.

 

“Devi chiedermi qualcosa?”

 

“Ma vuoi rimanere?”

 

Kenma inspira, espira. Vorrebbe riuscire a rispondere subito, all’istante - azzerare ogni seme di dubbio. Si protende per un bacio, spera che basti, spera che comunichi qualcosa.

 

Tornano a dormire.

 

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Aggiornamento delle cose che piacciono a Kozume Kenma: Hinata Shouyou nella luce della luna, che dorme sereno. Unica occasione al mondo in cui tutta l’energia si spegne. Kenma che lo osserva con il mento poggiato sul polso, i minuti che lasciano il passo alle ore.

 

 

Aggiornamento delle cose che non piacciono a Kozume Kenma: Hinata Shouyou che non canticchia la mattina, non lo saluta il mattino seguente. C’è sempre la colazione, ma la giornata sembra uggiosa. Il peso nello stomaco di Kenma si fa di nuovo impossibile da gestire.

 

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Girovaga per casa, con una irrequietezza nuova. Come se Kuro fosse in grado di leggergli il pensiero, lo sommerge di messaggi. Vuole portargli le sue cose - non ha bisogno della DS?

 

Si presenta poche ore dopo, valigia di Kenma alla mano - oggi deve partire.

 

“Cazzo, per la maratona di sesso che vi siete fatti mi aspettavo di vederti più contento.”

 

“Ho la stessa espressione di sempre.” Che, sostanzialmente, Kenma sa benissimo non essere la realtà. L’ansia gli consuma le viscere, e non sembra ragionevole fingere con Kuro - tanto se ne accorge, quello lì sa tutto.

 

“Che devo fare?”

 

Kenma sente il suo volto muoversi lentamente, ancora una volta preso e animato da uno spirito che non gli sembra suo. La voce che gli esce dalla gola gli sembra anch’essa un suono estraneo, disperato, in balìa degli eventi.

 

Kuroo che era impegnato a sistemare la valigia all'ingresso, si ferma sul posto, si gira sorpreso, a rallentatore - ma questa volta non per finta o per moviola - sembra sinceramente sorpreso.

 

“Ehm-“ si gratta la testa. “Lo sai che io voglio aiutarti sempre. Ma devi darmi un po’ di contesto. Devi fare cosa, soprattutto.” 

 

Kuroo chiude la porta. Kenma apre la finestra della cucina, con quella calura impossibile a cui ormai non finge di non essersi abituato, tanto fa parte dell’ambiente, delle strade, di quella casa da cui non vuole uscire.

 

“Kenma.”

 

“Non so che dire.”

 

“Che devi fare lo puoi sapere solo tu. Deduco tu non abbia ancora comprato il biglietto di ritorno.”

 

Kenma scuote la testa, pensa alle strategie a disposizione. Se fosse un gioco, potrebbe esplorare le lande più disparate, tornare indietro e capire cosa succede con una scelta diversa. La realtà si è fatta molto più complicata.

 

“Oi. Lo so che stai pensando. Ma ti rendi conto che sei venuto qui di tua spontanea volontà, no? La scelta già l’hai fatta. Hai solo paura a continuare. Che male c’è poi. Tutti abbiamo paura.”

 

“Tu, il grande Kuro Tetsurou che tutto sa. Hai paura? Hai avuto paura con Tsukishima?”

 

“Sinceramente, ho paura tuttora. Chi me lo dice che si trova qualche studioso più interessante e più fregno di me… Magari più fregno è difficile, ma che ne so, la prima divisione c’ha tutta gente muscolosa.” Kuroo si gratta la testa, scuote il capo, sorride piano alla sola menzione. 

 

Si ritrovano seduti sul divano - questo l’avete battezzato?  - occhiolino, Kenma finge di non aver sentito. Si accuccia sul suo lato, aspetta l’orario del ritorno.

 

“Sta pure la DS in valigia. Ti sei portato non so quanti giochi e non hai fatto niente, eh. Che potere che c’ha Chibi-chan.”

 

“Non sfottere.”

 

“Io dico solo la verità.”

 

Kuroo sospira. “Devo andare, ho il taxi che mi aspetta giù. Fatti sentire, eh. E tornate per le feste.”

 

“Sembri troppo sicuro di troppe informazioni.”

 

“Ti si legge in faccia.”

 

Sulla porta, infine, come anni prima, Kuroo Tetsurou e le sue certezze di ferro. Fa per abbracciarlo veloce, è un secondo ed è già lontano: “E non fare cazzate. Sai già tutto tu! Usa la testa.”


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Il rumore della chiave che gira risveglia Kenma dalla dormiveglia. Il DS ormai avviato, la copertina nonostante si parli ancora di calura estrema, di clima agli opposti. La finestra è ancora aperta, c’è la brezza della sera.

Shouyou è fermo sulla soglia, quasi non si aspettasse di vederlo lì.

 

Sono i riflessi da ninja che calcolano la traiettoria, lo fanno precipitare sul divano - non è un’apparizione! -, gli fanno arrovellare i pensieri, ma soppesare le parole. Shouyou Hinata si morde il labbro come fa quando un’azione risulta complicata, un salvataggio più difficile del previsto, un problema di difficile risoluzione. Kozume Kenma volta lentamente la testa, abituato a prendersi il suo tempo. Trova di una tenerezza disarmante il modo in cui Shouyou si morde il labbro inferiore. 

 

Trova di una tenerezza inaspettata la capacità di rendere Hinata Shouyou - il giovane uomo, l’atleta di oggi -, così incerto, insicuro.

Quindi Kozume Kenma si prende come obiettivo quello di annullare lo spazio residuale, di toccare con le dita quel labbro ormai stropicciato per lo sforzo, quel volto teso ma sempre aperto. 

 

“Quindi rimani.” Hinata quasi lo sussurra.

 

“Rimango.” È ancora un segreto che vive nelle pareti dell’abitazione.

 

Hinata deglutisce rumorosamente, negli occhi ha una risoluzione diversa.

 

“Dobbiamo parlare. Parliamo ora. Parlo io, prima. Se no esco fuori di testa.”

Kenma annuisce, ma in realtà si è già perso nel suo volto, nei capelli attorcigliati alle sue dita. 

“Ehi. Ehi.” Hinata gli scosta le mani, le prende tra le sue. Respira profondamente, si prepara per un discorso che ha provato per due settimane nello spogliatoio, con gli amici di Rio, nella chat dei Black Jackals, a telefono con Natsu. 

“Allora. Il sexting. Non dico che non mi faccia piacere eh, figurati. Però era irreale, in qualche modo. Sembravi lì e poi non c’eri più. Come se non fossi convinto. E io, io lo so come sono. Lo so che voglio dimostrare a tutti - e a te più di tutti - che valgo qualcosa. E ho paura che si mescolano le cose, capisci. Capisci? Quindi non so, se tu ci credi in questa cosa… magari non mi sponsorizzi più. Manteniamo le cose separate.” Si morde il labbro inferiore, Kenma cerca la calma interiore, il modo giusto per esprimere quello che deve dire. L’ordine delle parole.

 

“Perché non dovrei sponsorizzarti?"

 

Hinata si gratta la testa, fa per mordersi il labbro.“Beh, perché… ci sono dei sentimenti in ballo. Magari ti senti obbligato, magari non sono più interessante e non me lo vuoi dire.”

 

“Perché non dovrei sponsorizzare la persona che amo? Non ha senso. Sono i miei soldi. Li ho sempre voluti usare per te.”

 

(Kozume Kenma è appena riuscito nell’impossibile compito di lasciare Hinata Shouyou senza parole.) (Almeno per un minuto.)

 

“Sei sicuro?”

 

“Sono sicuro che tu sia una persona interessante. Sono estremamente sicuro che tu lo sia sempre stato, e lo sarai sempre, per me. Probabilmente già lo sapevo. Non sapevo come dirtelo.”

 

“E dirmi che mi ami, è il tuo modo di dirmelo.”

 

“Perché è vero. Altrimenti non sarei qui, con te, a sopportare questo caldo infernale.”

 

“Con la DS. Ti sei fatto portare la DS da Kuroo.”

 

“L’ha portata lui, ma comunque…” Kenma sente gli angoli della bocca andare sempre più su, una calma nuova che sostituisce il peso insopportabile della giornata. Il peso della gamba di Hinata sul suo corpo, il peso di quel corpo a cui il suo ormai si è abituato come se fosse la sua casa, conosciuta fin dal grembo. 

Il posto che ha sempre aspettato, la destinazione finale - il mostro che non si può proprio sconfiggere.

 

“È che tutte le storyline portano qui. Tutte le scelte, qualsiasi scelta mi si sia parata davanti in questi anni, mi porta sempre qui. Ti sta bene?”

 

Hinata si asciuga velocemente le lacrime ribelli, accosta la fronte a quella dell’altro. “E ti pare che non mi sta bene?” E sorride sincero.

 

Poi si alza, si toglie la maglietta piano. “Vado a fare una doccia, vieni a farmi compagnia?” 

Kenma scuote la testa, ha messo il gioco in pausa da poco. 

E Hinata ritorna, poggia il peso sulle sue gambe, gli è rimasto solo il boxer. Lo guarda fisso negli occhi.

 

“Suppongo che una doccia possa scacciare un po’ di caldo-“

Neanche il tempo di finire la frase, che Kenma si ritrova trascinato di peso nella doccia, docilmente, con intenzione. E assapora di nuovo quel sapore, quello che non ha mai dimenticato. 

 

Alla fine dei conti, non è riuscito a conquistare il mostro più insondabile di tutti. Alla fine dei conti, con tutte le tattiche e le strategie, le strade parallele e le vie traverse - tutte portavano qui. A Kozume Kenma, che si faceva conquistare.

 

(E si faceva scopare con la schiena attaccata alle mattonelle.)

 

//

 

Aggiornamento della lista di cose che piacciono a Kozume Kenma:

Giocare ai videogiochi, livellare. I palleggi col suo vicino insistente.

Hinata Shouyou.

 

(Non necessariamente in quest’ordine.)







 
   
 
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