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Autore: musa07    12/02/2023    4 recensioni
[DaiSuga]
"Entrambi si aspettavano qualcosa per San Valentino, ma… ma la domanda esistenziale che aleggiava nella mente di Daichi era “adesso loro due stavano insieme, giusto? O no?”
Perché non se l’erano mai detto esplicitamente ma potevano considerarsi una coppia ormai, no?
Il problema, ciò che faceva scatenare tutti questi amletici dubbi, era il fatto che non è che il loro modo era cambiato rispetto a prima. Si aspettavano per andare a scuola, passavano gli intervalli e la pausa-pranzo insieme, andavano in palestra insieme, tornavano a casa insieme e di solito questo “tornare a casa insieme”corrispondeva che l’uno si fermava a casa dell’altro per studiare insieme, fermarsi a cena e, magari, anche a dormire. Questa cosa del dormire a casa l’uno dell’altro era ormai unmust durante i fine settimana. Anche quando erano liberi da impegni scolastici e sportivi, passavano anche il loro tempo libero insieme, per andare a fare due passi in centro, al cinema o a bersi una cioccolata calda.
Quindi, cos’era cambiato? Beh, semplice[...]"
Scritta per la Challenge #comeasyouarenot2023 indetta dal gruppo FB “Non solo Sherlock”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Koushi Sugawara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: “Entrambi aspettano qualcosa per San Valentino ma…” di Lolloshima Kei
 
Fluff, tanto fluff nient’altro che fluff
 
 
 
 
Entrambi si aspettavano qualcosa per San Valentino, ma… ma la domanda esistenziale che aleggiava nella mente di Daichi era “adesso loro due stavano insieme, giusto? O no?”
Perché non se l’erano mai detto esplicitamente ma potevano considerarsi una coppia ormai, no?
Il problema, ciò che faceva scatenare tutti questi amletici dubbi, era il fatto che non è che il loro modo era cambiato rispetto a prima. Si aspettavano per andare a scuola, passavano gli intervalli e la pausa-pranzo insieme, andavano in palestra insieme, tornavano a casa insieme e di solito questo “tornare a casa insieme”corrispondeva che l’uno si fermava a casa dell’altro per studiare insieme, fermarsi a cena e, magari, anche a dormire. Questa cosa del dormire a casa l’uno dell’altro era ormai unmust durante i fine settimana. Anche quando erano liberi da impegni scolastici e sportivi, passavano anche il loro tempo libero insieme, per andare a fare due passi in centro, al cinema o a bersi una cioccolata calda.
Quindi, cos’era cambiato? Beh, semplice… una delle ultime sere, rientrando a casa dopo gli allenamenti, Suga si era accorto di aver dimenticato i guanti in classe ma ormai l’edificio scolastico era chiuso, quindi era impossibile recuperarli. E si gelava quel giorno. Molto più degli altri.
E allora Daichi aveva fatto la cosa più naturale, anche se gli aveva chiesto una buona dose di coraggio, gli aveva dato uno dei suoi guanti e l’altra mano l’aveva presa con la propria per poi metterle entrambe nella tasca del giubbotto.
- Va bene? - gli aveva chiesto, senza il coraggio di guardarlo.
- Sì. - era stata la risposta entusiasta di Suga che invece il profilo dell’altro lo aveva guardato attentamente.
E Daichi aveva buttato fuori l’aria, in un piccolo sospiro rumoroso.
Stessa identica cosa che aveva fatto esattamente due sere prima quando, arrivati sulla soglia di casa di Koushi, quando questi si era girato per salutarlo dopo aver richiuso il cancello del giardino, e Daichi aveva posato le labbra sulle sue. E poi si era dato, poco coraggiosamente, alla fuga.
Il suo dilemma interiore si era risolto il giorno dopo, la mattina dopo per la precisione, quando Suga lo aveva accolto nello stesso identico punto ed era stato lui, allora, a salutare l’altro con un bacio a schiocco sulle labbra. E Daichi aveva assaporato quelle labbra che sapevano di menta.
Però poi non si era fatto più menzione della cosa. Quindi ecco perché ora Daichi, la sera del tredici di Febbraio, era lì che si stava facendo un sacco di paranoie mentali.
A chi chiedere consiglio? Di solito era Suga quello al quale chiedeva consigli o al quale esponeva dubbi o perplessità ma, in questo particolare caso, era tassativamente escluso. Mica poteva andargli a chiedere “scusa, ma tu ed io adesso stiamo insieme?
Aveva provato ad accennare la cosa ad Asahi e la risposta dell’amico lo aveva in parte rincuorato e in parte no, perché lo aveva in qualche modo gettato ancora più in confusione.
- Ah, ma perché non state insieme già da tempo? - gli aveva chiesto Asahi, arrossendo fino agli ultimi peli della barba.
“No, aspetta: fermi tutti! La gente pensa che noi due stiamo già insieme. Forse anche Suga lo pensava già ed io ci ho messo tutto questo tempo prima di decidermi a baciarlo?”
E dire che lui era uno estremamente pragmatico e pratico, eppure si perdeva in queste elucubrazioni mentali, che lo bloccavano.
Fu Suga a risolvere la situazione, presentandosi sotto casa.
A Daichi quasi prese un colpo quando vide il messaggio di Koushi che lo invitava a scendere e di “sbrigarti perché fuori si gela”.
- Suga, ma che… - cercò di obiettare, preoccupato, mentre si infilava il giaccone quando era già uscito.
Koushi si illuminò nel suo solito sorriso che aveva mille e più significati quando lo vide con quell’espressione preoccupata in volto.
- Tranquillo Daichi, è tutto ok. -
- Vieni dentro, dai. -
- No no, sto solo un secondo. - mentre si soffiava sulle dita per cercare di dare loro un po' di tepore.
Si fissarono per un istante negli occhi, fino a quando Koushi non parlò.
- Sono passato per chiederti se domani, per festeggiare, ti va di andare alla pista di pattinaggio al centro? -
- Perché, che succede domani? - nonostante la domanda impertinente, Daichi si era sentito mancare un battito.
- Beh – Koushi sbatté gli occhi un paio di volte, interdetto, poi si produsse in un piccolo sorrisetto smaliziato – è San Valentino, no? -
Daichi ricambiò il sorrisetto.
- E quindi? - domandò questi sempre più dispettoso.
- E quindi le coppie sono solite passare insieme questo giorno. -
- Ah, siamo una coppia quindi? -
- Daichi! - lo ammonì divertito, scoppiando a ridere di cuore. Ma aveva deciso di vendicarsi in qualche modo di tanta irriverenza – Da questa tua domanda devo dedurre, Capitano, che tu sia uno che va in giro abitualmente a baciare poveri fanciulli indifesi. -
Daichi sghignazzò.
- Chi sarebbe il fanciullo indifeso, scusa? -
E Suga scoppiò a ridere nuovamente, per poi attirarlo a sé tirandolo per le falde del giubbotto e posare le labbra sulle sue.
- A domani allora, seduttore. -
- A domani, fanciullo indifeso. -
Risolta questa questione, se ne presentava ora un’altra di urgente.
Missione regalo.
Ma questa era un’altra storia.
 
 
   
 
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