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Autore: Harry Fine    12/02/2023    2 recensioni
Iselen Surana, Runaan Mahariel, Aida Tabris, Persephone Cousland, Micah Brosca e Aura Aeducan vivono ognuno la propria vita, tutti bloccati dai loro problemi e deliziati dai loro affetti. Nessuno di loro sa chi siano gli altri, ma molto presto dovranno unirsi e affrontare il Flagello, la calamità peggiore che loro e il loro mondo abbiano mai visto e che minaccia di inghiottire ogni cosa, insieme ad un'improbabile compagnia di alleati, facendo tutto ciò che è necessario per salvare il paese che conoscono. Anche se il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Morrigan, Nuovo personaggio, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Aida saltò fuori dalla vasca con un ringhio. Non perse tempo a capire chi la stesse attaccando ne a pensare di essere nuda: si lasciò andare al suo istinto.
Evitò un altro pugnale, un alito di aria fredda che mandava un brivido sulla pelle nuda, e scattò fulminea verso il suo aggressore. Vide la sorpresa e sul suo viso, sentì l'odore della sua paura e non perse tempo.

I suoi artigli raggiunsero l’uomo dritto in faccia, sentì la pelle che si strappava, il sangue colare lungo l‘avambraccio e le urla, ma continuò ad attaccare.
Lo vide sbattere contro lo stipite della porta in un patetico tentativo di fuga, il volto una maschera di sangue e una mano che cercava febbrile un altro coltello da lancio. Gli fu addosso in un lampo.
Lo colpì dritto alla gola con impeto, sentendo le vene e le arterie lacerarsi sotto i suoi artigli: un fiotto caldo la investì. L'uomo si accasciò con un gemito, il respiro mozzo mentre tentava inutilmente di chiudere la ferita
Aida non fece caso a lui: doveva aiutare Leliana.


Corse fuori dal bagno, i denti affilati che brillavano alla luce delle lampade e la pelle imbrattata di sangue mentre osservava la scena che aveva davanti.
La rossa stava lottando contro due energumeni armati fino ai denti, che agitavano rozzamente le loro armi nel vano tentativo di colpirla. Il corpo dell'Orlesiana si muoveva come l'acqua: rapido, elegante, imprendibile
La vide estrarre un coltello dalla manica, lo sguardo fermo mentre apriva un taglio profondo sul braccio di uno dei due uomini ed evitava un fendente.
Il sicario che aveva ferito si rialzò e provò a colpirla alle spalle, ma la rossa stese la gamba, facendolo inciampare e fracassando la sua testa contro il muro, mentre l'elfa saltava addosso al suo compare.

I due caddero in un intrico di arti, la spada dell'uomo che sferragliava a terra mentre lui tentava di liberarsi dalla presa di Aida. Lei riuscì a portarsi sopra di lui con un colpo di reni, l’occhio dorato brillava terribile.
L’uomo sotto di lei emise un verso di paura, dimenandosi con ancora più energia. Quella donna era un mostro! Non era una persona!
Preda del panico, fece scattare la testa, colpendola in viso. La vide farsi indietro con un suono simile ad un guaito, il naso sanguinante, ma prima che potesse colpirla ancora, lei saltò in avanti con un ringhio. Sentì il gelo dei suoi denti affondare nel proprio collo

Urlò, o almeno Aida ebbe impressione che stesse urlando; lei sentiva solo il sapore del sangue. I suoni e i colori del mondo arrivavano di colpo acuiti ai suoi sensi, nella testa sentiva un’ebrezza simile a quella che aveva sentito nella foresta. Lo lasciò andare solo quando vide le sue braccia cadere immobili a terra.


Si alzò, il fiato corto e le pupille dilatate, e si voltò verso Leliana, in piedi davanti al corpo dell'ultimo uomo. Teneva in mano un pezzo di carta e non aveva un graffio.
Barcollò verso di lei. Aveva la bocca impastata di sangue, una domanda a fior di labbra, ma poi sentì quattro paia di passi salire le scale. Si girò ringhiando, pronta ad affrontare altri nemici, ma a comparire sulla soglia furono Iselen, Zevran, Micah e Jowan.
《Che succede?!》Esclamò la nana, i coltelli in mano, notando subito i corpi dei tre uomini e il sangue.
《Aida, sei feri…?》 Provò a chiedere Jowan, per poi arrossire come un pomodoro e distogliere lo sguardo.
L'elfa alzò un sopracciglio, ma un alito d'aria fredda sulla pelle le ricordò di essere nuda come un verme, scacciando l'ebrezza dal suo cervello. Le dita corsero veloci a coprire i seni, cercando di nasconderli.

Micah strappò le coperte dal letto e gliele mise addosso, cosa di cui le fu grata, ma appena si guardò le mani, si rese conto che erano intrise di sangue.
Gettò uno sguardo verso gli uomini che aveva ucciso, verso le loro gole: gli squarci erano slabbrati, troppo grossi. Parevano i segni lasciati da un animale.
Scacciò un brivido. Era solo grazie ai suoi istinti se non era morta nella vasca da bagno. Però non aveva la più pallida idea di chi fossero i loro aggressori: sulle loro armature non c'erano emblemi, ma parevano troppo capaci per essere dei comuni ladri.

《Chi erano quelli!?》 Chiese Jowan
《Non lo so. Hanno cercato di ucciderci!》 Rispose Aida, mentre Iselen bloccava la porta.

《Tsk, un lavoro dozzinale. Nulla a che fare con i veri professionisti.》 Commentò Zevran con aria critica
《Spero non stia parlando di te stesso, Zev.》 Lo canzonò la nana, facendo sorridere Jowan.

Però Leliana non rideva: teneva tra le mani quello stesso pezzo di carta, gli occhi stavano leggendo e rileggendo la grafia fin troppo elegante e sottile.
Iselen le si avvicinò. 《Leliana?》
《È stata lei.》 Disse l'orlesiana, quasi tra sé e se.
《”Lei” chi?》 Domandò Aida.

La ragazza si voltò verso di loro, scura in volto: le dita stritolavano il pezzo di carta. Non l'avevano mai vista così. 《Io… domando scusa》 Sospirò. 《Non ho detto la verità, riguardo al perché ho lasciato Orlais》
Si stava conficcando le unghie nei palmi. Era chiaro che affrontare quel discorso non fosse parte del piano
Gli altri aspettarono in silenzio che parlasse. Tutti loro sapevano che aveva omesso ben più di qualche dettaglio sulla propria identità, ma non si sarebbero aspettati che qualcuno le mandasse contro dei sicari.


La rossa sospirò e iniziò a raccontare. 《Quando ero giovane, ho trascorso molto tempo nelle corti dei nobili. La donna che si prendeva cura di me voleva che imparassi i modi delle giovani di buona famiglia e spesso mi portava ai salotti in cui era invitata. E lì incontrai lei: Marjolaine. Era una nobile di incredibile intelligenza e abilità nel grande Gioco di Orlais. E il Bardo più letale che io abbia mai conosciuto.》
Zevran emise un fischio ammirato. I bardi erano uno dei motivi della notorietà della corte orlesiana: capaci di sedurre chiunque quanto di uccidere senza battere ciglio. Incontrarne una e sopravvivere era una rarità.
Lei proseguì. 《Tutto di lei era incredibile. La sua vita mi pareva la più bella delle opere, colma di avventure che io potevo solo narrare, ma non so come, catturai il suo sguardo. Mi prese sotto la sua ala e mi insegnò le vie del Bardo. Uccidere, sedurre, ingannare》 Strinse ancora le labbra, la voce amara 《Lei… valeva molto per me. E io credevo di contare altrettanto per lei.》. Ricordava quel ricevimento. I magnifici vestiti di seta, I sorrisi celati dalle maschere intarsiate avevano perso di colpo colore quando aveva incontrato Marjolaine
E quando le aveva sorriso, aveva sentito lo stomaco sfarfallare. Tutto con lei pareva nuovo ed emozionante e lei si era lasciata abbagliare.
《Per anni la seguii senza dubitare delle sue parole, finchè un giorno non appresi che stavamo vendendo segreti ai nemici di Orlais. Per la prima volta, le chiesi spiegazioni e per la prima volta fummo scoperte. 》
Iselen la guardò con attenzione. Conosceva troppo bene quel tono ferito. 《Ti ha tradita, non è vero?》
Leliana annuì. 《Mi pugnalò e lasciò che le guardie mi imprigionassero. Mi torturarono per giorni pur di farmi confessare, fu solo grazie ad un'amica che riuscii a fuggire. Per molto tempo cercai vendetta, divenne la mia ossessione, ma quell’amica mi aiutò a ritrovare la strada e la fede nel Creatore.》 Respirò a fondo, un groppo in gola. 《Così, divenni un'asserente della chiesa a Lothering: volevo lasciarmi quella vita e Marjolaine alle spalle. Ma a quanto pare lei ora sa che sono viva e ha deciso di mandarmi un invito》 Mostrò loro il biglietto. 《Mi aspetta a Denerim.》

Un silenzio pesante cadde nella stanza.


La rossa si morse ancora il labbro. 《Io… non volevo dirvelo così. Ne volevo mettervi in ulteriore pericolo: fino ad oggi ero convinta che Marjolaine fosse fuori dalla mia vita.》 Disse, rivolta verso Iselen. Pareva determinata a non guardare ne lui ne Aida negli occhi. 《Quando il Creatore mi ha inviato quella visione, ho pensato che avrei potuto usare le abilità che mi aveva insegnato per fare del bene, ma evidentemente il destino ha altri piani.》 Si decise ad alzare lo sguardo. 《Non volevo coinvolgervi negli errori del mio passato e stavo cercando il momento per raccontarvi quello che mi è accaduto. Ma non temete: sistemerò tutto. E so di non aver diritto di chiederlo, ma spero che mi permetterete di viaggiare ancora con voi.》
Si inchinò profondamente, la schiena rigida, ma uno sbuffo di Micah la costrinse ad alzare il capo.
《Cosa c'è?》 Chiese, piccata.

La nana ghignò divertita. 《Lascia stare tutte queste carinerie, sono inutili》 Indicò i corpi. 《Non so se hai notato, ma queste imboscate sono routine per noi. Il nostro gruppo è composto da maghi del sangue, Dalish acidi, golem, ex lupi mannari, abbiamo preso con noi persino il tipo che ha cercato di ucciderci e Iselen ci va a letto!》 Accennò a Zevran. 《Bardo o no, continui ad essere l’unica vagamente normale》
L'antivano lanciò uno sguardo languido al mago, che arrossì. 《Micah ha ragione.》 Disse poi, aprendosi in un raro sorriso. 《Nessuno di noi può giudicarti. E per quanto scaltra possa essere Marjolaine, non può essere più pericolosa della prole oscura.》


L'orlesiana sbarrò gli occhi, ma poi sorrise commossa. Si era aspettata sguardi traditi o delusi, accuse, urla... eppure non c'era l'ombra di tutto questo sui volti dei suoi amici. Notò Jowan rivolgerle un timido sorriso, ma si morse nuovamente il labbro quando Aida si avvicinò
Tra tutte le reazioni, la sua era quella che temeva di più. L'elfa le aveva raccontato cose molto personali, mentre lei le aveva mentito per tanto tempo. 《Aida, io…》 Ma la ragazza le mise una mano sulla spalla.
《Leliana, non mi importa cosa hai fatto in passato. Iselen ha ragione: nessuno ha il diritto di giudicarti, soprattutto io》 Si pulì il sangue dall'angolo della bocca. 《Se Marjolaine vuole farti del male, la troveremo.》
La rossa la guardò con occhi ormai lucidi. Posò le proprie dita sulle sue. 《Grazie.》


**


Partirono alla volta di Denerim alle prime luci dell'alba e Aida non potè che esserne sollevata.

L'idea di tornare nella capitale continuava a torcerle lo stomaco, ma dopo l'attacco di quei sicari trovare Marjolaine era diventata una priorità.
Questa volta avevano optato per usare la strada del Re per spostarsi: l’arle aveva selezionato una decina delle sue guardie migliori per accompagnarli. Il loro gruppo era così numeroso da scoraggiare ogni ladro.
Infatti, il viaggio non aveva incontrato infatti particolari intoppi. Avevano incontrato degli sparuti gruppi di prole oscura, ma se n’erano sbarazzati molto in fretta senza subire perdite. E ormai mancava poco all’arrivo.


Aida rivolse uno sguardo a Leliana, che montava silenziosa sul proprio cavallo. 《Stai bene?》
Lei annuì. Cercò persino di sorridere. 《Si.》

《Come credi sia riuscita a trovarti?》 Chiese l'elfa a disagio, le sue narici che si muovevano nervose.
L'orlesiana sospirò. 《Marjolaine ha sempre avuto un talento per individuare chiunque.》

Aida sbuffò. Una parte di lei voleva avercela con la rossa, la se stessa di mesi prima non avrebbe esitato a chiamarla bugiarda e a tenersi il più possibile distante da lei. Ma ormai sapeva com'era Leliana: era coraggiosa e gentile, correva rischi per aiutare persone che neanche conosceva. L'aveva salvata dal suo odio nella foresta, le aveva dato una visione diversa degli umani. Per questo non aveva bisogno di ulteriori conferme o dei suoi sensi di lupo: La sua non era una recita. Ne era sicura.

《Cosa credi di fare quando l'avrai davanti?》
Leliana sospirò, stringendo le redini. 《Non lo so.》

Aida le lanciò uno sguardo scettico. 《Hai detto anche tu che è pericolosa. Ti ha mandato contro dei sicari.》
《Stai dicendo che dovrei ucciderla.》 Disse lei piatta

Non perse tempo a negare 《Così saresti al sicuro.》
La rossa abbassò gli occhi. 《Non credo che volesse davvero uccidermi. Mi ha addestrata lei: sa che avrei potuto eliminare tre uomini anche da sola. Non avrebbe scritto quel messaggio altrimenti.》

L'altra alzò un sopracciglio. 《Leliana, anche se fosse, è solo un trucco per attirarti in trappola e ucciderti lei stessa! Come fai ad essere così calma?!》
Leliana sorrise genuina. 《Sei molto più turbata di quanto lo sia io, Aida. Non temere, ho voi accanto: Marjolaine e i suoi trucchi non mi spaventano.》
L’elfa sentì un ringhio salirle in gola. Quello era il modo migliore per ritrovarsi una freccia nel petto! Ma lasciò perdere le proteste che le erano venute in mente. Era chiaro che Leliana non le avrebbe dato retta e lei non aveva voglia di discutere.
Ormai il tramonto aveva infiammato il cielo e lei stava iniziando a sentire la stanchezza per le ore di cavalcata. Per fortuna, stavano per fermarsi per la notte, e lei non pareva la sola ad agognare una pausa

Davanti a loro, Micah, tutt'altro che entusiasta dell'essere di nuovo in sella ad un cavallo, si stava stringendo con forza ad Iselen, il volto quasi verdastro per la nausea.
Zevran, Invel e Jowan erano accanto a loro, il moro che si celava allo sguardo di Arle Eamon, in testa al gruppo insieme ad Alistair, Persephone e Cerere.
L'uomo non aveva smesso di lasciargli occhiate taglienti da quando erano partiti. Smise solo dopo che ebbero montato il campo per la notte, quando iniziò a parlare animatamente coi custodi e Persephone. Anche senza il suo udito, per Aida era chiaro che stessero discutendo del trono.


《Credi che Alistair potrebbe essere un buon re?》 Domandò a Leliana, mentre sistemava il suo giaciglio
《Si.》 Rispose lei dopo un attimo. 《Come custode, ha imparato a mettere il proprio dovere davanti ai suoi interessi e a rispettare tutte le razze. È umile, dote rara tra i regnanti, e ciò che gli manca in conoscenza, lo compensa con le sue abilità in battaglia e il suo coraggio.》 Sorrise un po' di più. 《E se avrà al suo fianco una donna che è stata cresciuta per essere una Teyrna, saprà guidare al meglio il Ferelden.》

L'elfa rivolse lo sguardo verso Persephone. In effetti, lei non era arrogante o spocchiosa come gli altri nobili che aveva conosciuto. Era una guerriera capace e una persona buona. Avrebbe potuto essere un'ottima regina. 《Lo spero davvero.》 Disse, più a sé stessa.
Leliana corrugò la fronte e mise una mano sulla sua, cogliendola di sorpresa. 《Ciò che Vaughan ha fatto a te e all'enclave è orribile e purtroppo molti sono come lui, ma non tutti. Persephone è diversa.》
L'elfa annuì sovrappensiero. 《È vero, in effetti non è come me l’aspettavo. Nelaros è nato ad Altura Perenne e in quell'Enclave i Cousland non erano molto amati.》

《Nelaros? Il tuo…?》
《L'uomo che avrei dovuto sposare, si.》 Rispose lei, scuotendo il capo. Ripensare a quella giorno era ancora come una coltellata nelle costole. E pensare a Nelaros non faceva che ricordarle che solo lui e Soris avevano rischiato la vita per aiutare lei e le altre.
Nessun altro aveva fatto qualcosa. Valendrian, le ragazze che lavoravano con lei alla sartoria, gli uomini dall’Enclave, persino suo padre… erano rimasti fermi senza fare nulla, troppo atterriti da Vaughan e suo padre per cercare di salvare le loro figlie!
Si accorse di star stringendo del terriccio tra le dita con tanta forza da sgretolarlo.

Leliana la guardò preoccupata, riflettendo. 《Aida》 Disse di punto in bianco 《Tu cosa pensi di fare quando tutto questo sarà finito? Quando il Flagello sarà sconfitto》
L'elfa si girò, sorpresa. 《Ah...Non ci ho pensato ad essere sincera.》
In effetti, non le aveva mai sfiorato la mente il "dopo". Nel caso in cui fosse sopravvissuta alla Prole oscura, sarebbe stata libera di fare ciò che voleva! Non aveva mai visto nulla fuori dall'Enclave prima di unirsi ai custodi: rispetto ad un anno prima, aveva visto posti e fatto esperienze inimmaginabili e forse le sarebbe piaciuto continuare. C'era così tanto da vedere nel Ferelden, luoghi colmi di bellezza e storia che lei poteva solo sognare, ma a portata di mano per gli avventurieri. E oltre i confini, ce n'erano ancora di più.

《In effetti, c’è una cosa che vorrei fare: vedere il mondo. Vorrei conoscere altri posti, altre culture》 Si girò verso Leliana. 《E… magari potresti venire con me e mostrarmi quei posti ad Orlais di cui mi hai parlato. Se ti va ovviamente.》
La rossa la fissò sorpresa, per poi illuminarsi del più bel sorriso che avesse mai visto. Le afferrò una mano con le sue in un moto di gioia. 《Ma certo! Potremmo visitare le pianure di Halamshiral! E Montsimmard! O Val Royeaux! Saremo solo noi, alla ricerca di nuove avventure! Ho così tante cose da farti vedere!》


Aida sorrise a sua volta, godendosi il calore delle sue dita mentre la ascoltava elencare una meraviglia dopo l'altra. Dimenticò per la prima volta i timori su Denerim, suo padre, Marjolaine, il Flagello: si concentrò solo sul sogno di visitare i luoghi che Leliana stava descrivendo e sul suo sorriso.


**


Iselen si massaggiò le tempie nel tentativo di mitigare il mal di testa. Denerim era come la ricordava: caotica.
Decine di mercanti si sbracciavano per attirare clienti, mentre le voci delle persone, i loro passi e le risa dei bambini che correvano si univano in una cacofonia atroce.
Era un caos simile a quello di Orzammar, ma dopo aver ammirato la magnificenza di quella città, l'imponenza dei suoi palazzi e del Modellatorio, tutto della capitale pareva più sporco e pericolante. Persino il chiasso pareva più sguaiato che mai.

Sentì un ringhio alla sua sinistra: Runaan si era tappato le orecchie, mormorando bestemmie in elfico. Shale e Morrigan invece stavano rivolgendo sguardi acidi ai curiosi che le fissavano indicando. La Golem mormorò una parola molto simile a “schiacciare”
Micah invece inspirò a pieni polmoni, un ghigno che stirava le cicatrici sul viso.《Ahhh. La puzza di città. Quanto mi è mancata!》 Disse, prima di fare lo sgambetto ad un ragazzino cencioso che aveva provato a rubarle la sacca che teneva al fianco.
Quello cadde di faccia per terra, girandosi atterrito verso la nana prima di scappare a gambe levate per i vicoli. 《Principiante.》 Rise sardonica


Il mago alzò gli occhi al cielo, divertito, camminando attraverso le strade polverose e facendo attenzione che nessuno dei soldati dell’arle si avvicinasse a Jowan, che avanzava nervoso sotto il loro sguardo.
Zevran lo notò e si fregò le mani. 《Beh, signori, io credo che io e il mio amico Jowan andremo a cercare una taverna per dormire.》 Annunciò, prendendo sottobraccio il moro, che si sbrigò ad annuire.
Iselen gli rivolse uno sguardo grato, a cui lui rispose con un occhiolino.
《Vengo anche io.》 Disse Micah. 《Ho voglia di una birra e di palazzi e castelli ne ho avuto abbastanza.》
A loro si unirono anche Aida, Leliana e Oghren. Iselen li guardò allontanarsi per i vicoli mentre seguiva Arle Eamon verso la sua tenuta, il nano che urlava a gran voce qualcosa sul voler provare un certo idromele famoso.

Una scintilla divertita guizzò nei suoi occhi nel sentirlo. Per quanto fosse l’essere più inopportuno del Thedas, era lieto che il nano fosse uscito dal vacuo mutismo in cui si era rinchiuso dopo aver lasciato Orzammar. Ma tornò serio quando si accorse che erano arrivati


La tenuta dell'arle non era distante dal mercato. Era piuttosto grande, ma spartana, fatta di pietre nere levigate. Delle statue di mabari ornavano l'ingresso e oltre il cancello e le mura si potevano vedere dei soldati facevano la guardia. Sembravano preoccupati.
Iselen alzò un sopracciglio, ma Invel iniziò a ringhiare. 《Che ti succede, bello?》 Gli chiese, grattandogli il capo per calmarlo.
Vide Persephone fare lo stesso con Cerere, che aveva iniziato ad abbaiare contro il portone della tenuta. Questo però, si spalancò di colpo e due uomini in armatura uscirono nel giardino.
Il mago riconobbe immediatamente il primo.
Alistair cambiò del tutto espressione, i pugni di colpo stretti e i denti digrignati per la rabbia 《Loghain!》
Anche Wynne sussultò alla vista del Teyrn, però lei rimase calma, osservandolo attenta. Era diverso rispetto a com'era ad Ostagar. Le sue guance erano smagrite, gli occhi blu erano segnati da ombre scure, ma i capelli erano dello stesso testardo colore nero.

Eamon fece segno al ramato di stare calmo, non erano lì per spargere sangue, ma quando il secondo uomo si fece avanti, un individuo untuoso dal naso adunco, Persephone impallidì di rabbia. 《Howe!》
Cerere ringhiò minacciosa, mentre il volto dell'uomo si apriva in un sorriso sgradevole. 《Lady Cousland.》 Persino la voce era viscida. 《È un sollievo vedervi viva dopo la disgraziata sorte della vostra famiglia.》

Gli occhi verdi della ragazza mandavano lampi. Voleva prendere le sue spade, la mano di Sten sulla sua spalla era la sola cosa che le impedisse di fare mosse brusche. 《Tu parli di disgrazia.》 La sua voce trasudava disprezzo. 《Ma sappiamo entrambi cosa hai fatto, traditore!》
Il sorriso dell'uomo si allargò, pieno di boria. 《Vi rivolgerete a me come Bann di Amaranthine e di Denerim o Teyrn di Altura Perenne, ragazza.》
La corvina si morse il labbro fino a sentire il sapore del sangue, ma non si mosse. 《Prima che io ti chiami col titolo di mio padre, il mondo crollerà.》


Il volto dell'uomo si piegò in una smorfia, ma gli occhi di Iselen erano fissi su Loghain. C'era qualcosa di strano in lui. Li aveva traditi ad Ostagar, i custodi grigi erano stati annientati per colpa sua e aveva ingannato tutto il paese riguardo la morte del re, ma il Velo si muoveva intorno a lui con pesantezza. Triste quasi.
Il Teyrn ricambiò la sua attenzione solo per un attimo, prima di rivolgersi all'arle.
《Eamon.》 Disse, il tono piatto. 《Mai avrei creduto di vedere il giorno in cui avresti tradito il Ferelden.》
《Non sono io ad aver tradito, Loghain. Tu hai diviso il nostro paese con le tue azioni ad Ostagar!》

《Eppure hai convocato l’incontro dei Popoli nel tentativo di spodestare la legittima regina. Per di più in favore di un miserabile fantoccio quando la prole oscura e gli orlesiani minacciano il nostro popolo.》 Il suo sguardo ricambiò gelido quello furente di Alistair. 《Sono lieto che Rowan non sia qui per vederti.》
Al sentire nominare sua sorella, l'arle impallidì. 《Hai ragione. Grazie al Creatore Rowan non saprà mai che il suo migliore amico ha ucciso suo figlio. Hai sputato sul suo nome e su quello di Maric!》

Ad Iselen parve di vedere lampo di dolore negli occhi di Loghain, ma fu solo un momento, il suo viso rimase impassibile. 《Io ho protetto il loro nome.》 Rispose. 《Provate a rendere re il vostro burattino, Eamon. Sconfiggerò voi e I vostri alleati come ho sconfitto l'Imperatore orlesiano, e farò lo stesso con chiunque minaccerà il Ferelden.》
Stavolta, Iselen percepì chiaramente il Velo vibrare. Echi lontani di spiriti valorosi risuonavano intorno a Loghain, riflettendo il suo coraggio e la sua forza, ma c'era anche una presenza più delicata, la più vicina tra tutte. Poteva sentirla: uno spirito del Rimpianto
La realizzazione lo colpì: per quanto avesse agito in modo folle, quell'uomo amava sul serio il suo paese!

Aveva riflettuto su di lui, cercando il motivo per cui li avesse traditi, perché avesse inviato Jowan ad avvelenare l'Arle e Zevran a uccidere loro, e forse aveva capito. Non aveva agito per sete di potere, ma puro desiderio di difendere la sua patria! Ed era pronto a metterla in pericolo, forse addirittura distruggerla, pur di farcela.
Aveva preferito affrontare la prole oscura cercando di sottomettere gli altri nobili del Ferelden piuttosto che rischiare un'altra invasione orlesiana, ed era arrivato ad uccidere il figlio dei suoi migliori amici per non lasciargli umiliare sua figlia e consegnare il regno nelle mani dell’imperatrice Celene.
Si era comportato da vile, ma ironicamente lo aveva fatto per quello che ai suoi occhi era il bene comune!


Lanciò a Runaan uno sguardo d'intesa, e il Dalish ricambiò. Anche lui sembrava aver colto qualcosa.
Entrambi lo osservarono allontanarsi a grandi passi insieme ad Howe, che rivolse un nuovo sguardo di scherno a Persephone prima di varcare il cancello.
Un potente ronzio risuonava nella testa del mago, poteva ancora sentire i sussurri di quegli spiriti, finchè un rumore secco non lo fece voltare allarmato.
Alistair aveva colpito il muro con tanta forza da incrinare le nocche della sua armatura. 《Avrò la sua testa. Fosse l'ultima cosa che faccio!》 Ringhiò

Persephone annuì decisa, anche se stava pensando a qualcun altro. Howe Aveva avuto il coraggio di prendere il titolo di suo padre, di chiamare “disgrazia” ciò che aveva fatto alla sua famiglia! Le aveva sorriso!
I suoi genitori, Oren, Oriana, Sir Gilmore, Nan… li aveva uccisi tutti! Aveva dato fuoco alla sua casa, saccheggiato le terre circostanti e falciato decine di persone, eppure camminava libero per le strade della città. Osava sorridere come se nulla fosse!
Strinse i pugni. Non sapeva perché Loghain avesse deciso di allearsi con quel verme, ma non gli avrebbe permesso di cavarsela. Avrebbe svelato i suoi crimini al Ferelden e lo avrebbe giustiziato come meritava!
Ma poi udì un tonfo e una figura minuta la superò di corsa con un verso di spavento.

La vide raggiungere il portone, ma Morrigan, che era rimasta silenziosa da quando avevano lasciato Redcliffe, schioccò le dita con un sorriso malevolo
Fu un attimo. La figura inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra, restando ferma quel tanto che bastava perché Invel la bloccasse ad un comando di Iselen.
Un urlo stridulo di donna si levò dalla sua bocca, mentre loro si avvicinavano per vedere chi fosse.


Si trattava di un’elfa mingherlina con una stretta crocchia di capelli neri che rivolse a tutti loro uno sguardo terrorizzato. 《FERMI!》 Gridò, cercando di liberarsi dalle zampe del mabari. Aveva un forte accento orlesiano. 《Mi manda la regina! Vi prego dovete aiutarci!》
《La regina?》 Arle Eamon sbarrò gli occhi, mentre Iselen faceva segno al suo amico di lasciarla andare.

L'elfa si alzò, gli occhi scuri che scattavano spaventati da una parte all’altra. Indossava un vestito fin troppo elegante per appartenere a una ladra o ad una serva 《Mi chiamo Erlina, sono la dama di compagnia della regina Anora. Vi prego, custodi, dovete salvarla.》
L'uomo alzò un sopracciglio, ma le fece segno di entrare nella tenuta, scortandola verso uno dei saloni.


Durante il tragitto, Alistair rivolse uno sguardo nervoso a Iselen. “Trappola?” mimò con la bocca.
Il mago alzò le spalle. Continuò a fissare l'elfa, persino quando si fu seduta con una tazza bollente in mano.
《La regina… Arle Howe l'ha segregata!》 Iniziò lei. 《Lei amava suo marito, no? Pensava che suo padre l’avrebbe protetto. Ma quando il Teyrn è tornato senza il re, lei ha chiesto informazioni, ma lui non rispondeva chiaramente. E lei si insospettisce, no?》 Bevette un sorso, le mani tremanti. 《Loghain è molto discreto, ma Rendon Howe non lo è così tanto.》
Persephone strinse I pugni, annuendo.

L'elfa proseguì. 《Lei allora va da lui: una visita della regina al nuovo arle di Denerim è cortesia, non crea sospetti. Ma quando lei prova a chiedere spiegazioni, lui la aggredisce, la chiama “traditrice” tra le altre cose e la rinchiude! Temo che potrebbe farle del male!》
《Loghain non permetterebbe mai che uccidano sua figlia.》 Disse Wynne, scuotendo il capo.

《Non ci arrivi?》 Morrigan sbuffò annoiata. 《Il punto non è che lei sia morta, ma che i nobili lo credano. Se pensassero che l'abbiamo uccisa per aprire la strada ad Alistair, quegli sciocchi ci tradirebbero all’istante.》
Il ramato si strinse il ponte del naso《La vera domanda è perché dobbiamo salvarla noi. L’esercito reale deve difendere la regina, non potremmo dirlo a loro?》

Erlina divenne se possibile ancora più pallida. 《NO! Se Howe vedesse dei soldati, potrebbe ucciderla sul serio e incolpare voi! Quell'uomo è folle, non ha limiti!》
《Fidatevi, lo sappiamo.》 Ringhiò Persephone, il ricordo di tutte le terre che aveva devastato pur di spaventare Bann Loren ancora fresco nella mente, mentre Sten scuoteva la testa e Shale ridacchiava.
《E voi cosetti mollicci dite che sapete difendervi》


Wynne li ignorò entrambi. 《Stando così le cose, non abbiamo scelta: dobbiamo salvarla. La regina è rispettata da tutti, se la aiutassimo potrebbe volgere molti nobili a nostro favore all'incontro dei Popoli.》
《Dobbiamo proprio?》 Si spazientì Morrigan, ma bastò l’occhiataccia dell'altra maga come risposta.
Runaan alzò gli occhi al cielo. I Numi parevano divertirsi a complicargli la vita: non erano arrivati da nemmeno tre ore, e già c'era qualcuno da salvare!

Iselen sospirò a sua volta. Recarsi nel castello di Arle Howe alla luce del giorno era una mossa azzardata, ma Wynne aveva ragione: non avevano scelta.
Si rivolse ad Erlina, il tono calmo. 《Avete un modo per farci entrare nel palazzo?》
L'elfa annuì vigorosamente. 《Ha assunto molte guardie di recente. Posso procurarvi delle divise》

《E va bene.》 Disse Alistair. 《Allora andiamo lì, salviamo la regina e…》
《No Alistair.》 Lo interruppe Persephone. 《Noi andremo a salvare la regina, tu devi restare qui. Non possiamo rischiare che tu venga ferito.》

Il ramato sbarrò gli occhi. 《Scordatelo! Non andrete lì dentro senza di me! E se vi catturassero!? Se Howe provasse a farti del male!? Non posso restar con le mani in mano mentre voi rischiate la vita!》
La ragazza rimase a bocca aperta, cercando una risposta, ma Iselen si frappose tra di loro, calmo come sempre.《Per questo devi restare. Se noi venissimo catturati, saremmo messi in cella, tu invece verresti giustiziato all’istante. Inoltre, sappiamo badare a noi stessi.》
Il ragazzo tentò di protestare ancora, ma quando vide che anche Wynne e Runaan annuire, dovette capitolare. 《Se verrete catturati, sappiate che attaccherò il castello da solo per venirvi a prendere!》


**


Persephone stava camminando lungo un corridoio del palazzo dell'Arle di Denerim, il cuore che batteva nervoso e le braccia rigide lungo i fianchi.
L'armatura che Erlina le aveva procurato era piccola per lei, la sentiva troppo stretta sul petto e le spalle, ma nessuno aveva fatto caso a loro, per ora. Eppure lei continuava a sentirsi nervosa. Ogni volta che un drappello di guardie le passava accanto, le sue mani sfioravano d’istinto le sue spade.

Quel palazzo pareva un enorme labirinto. Le pietre che lo componevano erano grigie, porose, come se le avesse levigate la marea, le lanterne che vi gettavano lampi rossastri, ed era composto da talmente tante stanze e corridoi da rendere molto difficile orientarsi. Un silenzio soffocante aleggiava su di loro, come se tutto il mondo fosse in attesa di vederli fallire.


Avrebbe voluto Cerere con sè, ma la mabari non sarebbe passata inosservata. Soprattutto ad Howe.
Scosse la testa, imponendosi di stare calma, e guardò avanti. Aida camminava in testa al gruppo, il naso che fremeva per seguire le tracce, Morrigan e Runaan subito dietro di lei, guardinghi. Iselen chiudeva la fila, l'armatura troppo grande che sfregava sul terreno. Persino lui pareva nervoso e non poteva dargli torto.

Una volta nel palazzo, avevano trovato la stanza della regina piuttosto in fretta. Ma la regnante li aveva informati che la porta era stata sigillata con una runa che, dopo attente analisi, il mago aveva scoperto potente abbastanza da far saltare in aria la stanza se avessero provato a forzarla. Solo il suo creatore o la morte di quest'ultimo avrebbe potuto cancellarla.
Avevano dunque svoltato verso le camere del nuovo arle alla ricerca del mago. Per un attimo folle, aveva desiderato incontrare il nuovo signore del palazzo, ma avevano trovato solo dei documenti recanti il sigillo dei custodi grigi e molta polvere sia sul grande letto che sulla libreria e il tavolo di legno laccato. Era chiaro che quella stanza non stesse venendo usata.

Runaan aveva ringhiato qualcosa in elfico e anche lei aveva represso una bestemmia, ma si era imposta di stare calma. Si era detta che Erano lì per la regina, non per uccidere Howe, e non potevano perdere tempo: se le guardie li avessero scoperti, li avrebbero passati a fil di spada!
Aveva sentito Morrigan dire qualcosa, uno dei suoi soliti commenti acidi probabilmente, ma non aveva fatto in tempo a capirlo perché la testa di Aida era scattata di colpo verso l'alto e aveva fatto loro cenno di seguirla attraverso il corridoio deserto in cui si trovavano ora.


Persephone guardò nervosa l'elfa dalla pelle scura. Quando avevano raccontato a lei e gli altri della loro nuova missione e le avevano chiesto di venire con loro, si era irrigidita in modo innaturale.
Aveva visto Leliana guardarla preoccupata e lei stessa si era sentita una traditrice. Era consapevole che Aida avesse dei ricordi orribili legati a quel posto, ma le aveva comunque chiesto aiuto perché era l'unica a conoscerlo, anche solo in parte.
Però la ragazza non aveva detto niente: dopo lo shock iniziale, si era limitata ad annuire ed era rimasta silenziosa e concentrata fin da quando erano entrati nel castello. Le era estremamnte grata. Lei sapeva quanto fosse orribile trovarsi in uno scenario simile a quello che animava i propri incubi e l'elfa lo stava affrontando senza fare una piega: persone più fragili di lei sarebbero già crollate.


Vide Iselen guardarla interrogativo, gli occhi che brillavano nella penombra, ma lei gli fece segno di proseguire. Ormai dovevano andare avanti e ovunque Aida li stesse portando, stare all'erta era necessario.

Scesero lungo una rampa scale in assoluto silenzio, sbucando in un corridoio più angusto. Celle vuote costellavano le pareti e, a giudicare dalle condizioni delle sbarre, qualcuno le aveva usate da poco.
Ma un tonfo la fece girare a destra. Un soldato era in piedi davanti ad una cella aperta, colpendo chiunque ci fosse rinchiuso con forza. Lo vide emergere sporco di sangue e con un sorriso sadico, ma questo si spense non appena si rese conto di non essere solo
《E voi chi…!?》 Ma un braccio muscoloso lo colpì alla mascella prima che potesse finire.

La guardia cadde all’indietro, mentre un uomo alto e coperto di lividi emergeva dalla cella e si avventava su di lui. Gli tirò un altro pugno e un altro ancora, lasciandolo privo di sensi e la bocca piena di sangue.
Persephone sguainò le sue spade, pronta a difendersi, mentre Runaan e Aida tendevano gli archi verso quell'uomo, ma quado questi si girò verso di loro, un sorriso gioviale gli ornava il volto.
《Grazie per la distrazione.》 Disse con accento orlesiano, prima che decine di spuntoni di ghiaccio si allungassero magicamente dal terreno e arrivassero ad un millimetro dal suo collo.


Iselen lo stava fissando duramente, le dita brillanti di azzurroe il consueto ronzio nelle orecchie. Morrigan accanto a lui aveva ingrandito il suo bastone, delle scintille elettriche già danzavano sulla punta.
L’uomo non si scompose. Anzi, sorrise e alzò le mani. 《Non è mia intenzione attaccarvi. Sono lieto che le voci sulla morte dei miei fratelli custodi fossero false》
La corvina lo guardò dubbiosa. 《Siete un custode?》

Lui si esibì in un lieve inchino. 《Tenente Riordan di Halamshiral. Lieto di conoscervi, Lady…?》
《Cousland.》 Rispose lei, però non abbassò le armi, e nemmeno Runaan e Morrigan

《Come ha fatto Howe a catturarvi? Come sappiamo che state dicendo la verità?》 Chiese il biondo
《Il mio addestramento di custode mi permette di percepirvi, fratelli miei.》 Rispose Riordan, lo sguardo che andava da lui ad Iselen. 《È una tecnica che imparerete col tempo. Per quanto riguarda la mia cattura, sono caduto vittima di finta ospitalità e di un calice avvelenato. Ero venuto per offrire alla regina l'aiuto dei custodi di Orlais, ma ho incontrato Howe.》


La corvina attese un secondo, e poi rinfoderò la spada, mentre il ghiaccio attorno al custode si scioglieva e Iselen si rivolgeva a lui. 《Sapete dov'è Howe? Avete visto se c'era un mago con lui?》
Il sorriso di Riordan svanì mentre annuiva. Accennò ad una porta davanti a loro. 《Lì sotto. State attenti: aveva due maghi con sé e altri quattro soldati.》

《Ce la fate a combattere?》 Chiese Aida, ma l'uomo scosse la testa.
《Dopo mesi di prigionia, vi sarei solo d'intralcio.》

《Andate alla tenuta dell'Arle di Redcliffe.》 Gli disse Persephone. 《L'altro custode, Alistair, vi dirà tutto.》
L'uomo sorrise un'altra volta, chinandosi per sfilare l'armatura alla guardia. 《Vi ringrazio molto, amici miei. E le mie condoglianze, Lady Cousland. Ricordo vostro fratello e vostro padre con affetto.》


La corvina annuì, prima di voltarsi verso la porta che il custode aveva mostrato loro.
《Nelle fauci del lupo andiam…》 Recitò Morrigan con fare tetro. Lei la ignorò e afferrò la maniglia


**


Attraversarono di corsa il corridoio buio e colmo di odore di chiuso, senza più fare caso al rumore.
Avevano superato la porta dei sotterranei senza doverla scassinare, un indizio fatale che li attendesse qualche trappola, e Aida aveva mandato una tacita preghiera al Creatore perché tutto filasse liscio per una volta. E, ovviamente, la situazione era precipitata!
Erano sbucati in un sotterraneo enorme, costellato di celle e soprattutto pieno di soldati! Non erano stati capaci di ingannarli e dunque erano stati costretti a farsi strada con la forza. Ne avevano uccisi decine

Aida teneva stretto il suo arco. L'adrenalina le pulsava in corpo, e anche se Iselen aveva sigillato l’entrata che avevano appena varcato, il suo naso e le sue orecchie cercavano di captare nuovi nemici.
Esalò un sospiro quando non sentì nessuno, però Distinguere gli odori era difficile. L'aria non sapeva solo di chiuso: era impestata dell’odore ferroso del sangue. Moltissimo sangue. E quando si girò verso una delle celle, le fu chiaro perché.
Un giovane uomo magro come un chiodo e chiaramente morto pendeva appeso alle Grosse catene che pendevano dal soffitto,  il sangue che ancora colabva dalla ferita che lo aveva ucciso e gocciolava pigramente sul terreno.
Rabbrividì. Non aveva mai sentito parlare di un altro sotterraneo nel palazzo dell'Arle di Denerim. Nessuno degli elfi che lavoravano lì c’era mai stato… o non era tornato per raccontarlo.


《Non possiamo fermarci ora. Sanno che siamo qui》 Disse Runaan, una freccia già incoccata e una guancia sporca di sangue non suo. Sembrava stanco, eppure era ancora battagliero come sempre.
Morrigan annuì, il bastone magico già sollevato: il suo solito sorriso era svanito in favore di un'espressione seria, ma si muoveva con la sicurezza di sempre. Se quel branco di soldatini aveva intenzione di attaccare, avrebbe mostrato loro cosa significava avere paura.

Aida annuì a sua volta, inspirando con forza nel tentativo di seguire la traccia di Howe e del suo mago. La puzza ferrosa le faceva lacrimare gli occhi, sentiva mille odori sovrapporsi in un vortice confuso, ma non era nulla in confronto al tanfo delle vie profonde.
Di colpo le sue orecchie scattarono in su e lei si avviò attraverso il corridoio a passo spedito, i suoi compagni dietro di lei. La traccia che aveva trovato era debole, ma era lì.
Passò un grosso arco di pietra senza azzardarsi a guardare le celle, quel dannato rintoccare di gocce a scandire i loro passi.

Quante persone erano morte per versarne tanto? Quale crimine poteva averli portati in quell'inferno? Quanto avevano sofferto mentre le lame dilaniavano la loro pelle? Che razza di mostro avrebbe potuto fare una cosa simile?!


Superarono diverse svolte e corridoi, l'adrenalina che ronzava nervosa nelle loro teste. Uccisero un'altra decina di guardie con frecce e incantesimi senza farsi vedere, fino ad arrivare di fronte ad un'altra porta. Un debole segno dell'odore di Howe era ancora impresso sulla maniglia.
L'elfa sentì Persephone stringere le spade e la spalancò. La scena che si ritrovò davanti le fece rivoltare lo stomaco.

Erano entrati in una stanza angusta e buia. L'odore di sangue talmente fresco da sentirne il calore. Si coprì disperatamente il naso: non servì a niente.
Alle pareti non pendevano solo catene, ma anche spade, coltelli, fruste che nessuno si era preoccupato di pulire. Le pietre del pavimento erano scure di coagulazione; l’aria puzzava di morte, paura e lacrime e una serie di grossi tavoli occupava la stanza.
Due elfi giacevano nudi su quelli alla loro sinistra, una donna di mezza età e un ragazzo sulla ventina, Le gambe e le braccia strette da catene collegate ad una manovella per impedirgli di muoversi. Le schiene erano state dilaniate da decine di squarci che mostravano la carne viva, i volti esangui e freddi.


Persephone si portò la mano alla bocca, gli occhi sbarrati per l'orrore, mentre Iselen correva verso i due per controllare il battito. Sapeva che Howe fosse un folle, ma che avesse creato un intero sotterraneo per torturare le sue vittime... era orribile persino per lui!

《Sono ancora vivi?》 Chiese Runaan, ma il mago scosse la testa, le dita che smettevano di scintillare
Il Dalish ringhio. 《Fenehidis. Quell'uomo è…》


《Aiuto!》 Un Urlo stridulo lo interruppe. 《Chiunque voi siate, liberatemi! È un ordine!》
Proveniva dal tavolo più in fondo alla stanza, dove un giovane uomo giaceva incatenato. Aida digrignò i denti. Era di certo un nobile.

《I tuoi genitori non ti hanno insegnato a dire “per favore”, Shem?》 Lo riprese Runaan tagliente.
Si avvicinò a lui con i due maghi per vederlo meglio. Era coperto di lividi e tagli, i polsi e le caviglie erano incatenati e i capelli biondi erano ridotti ad una massa disordinata, ma le sue ferite non erano nulla rispetto a quelle sui due elfi che avevano trovato.

Quello emise un verso antipatico. 《Liberatemi subito, orecchie a punta! Avete idea di chi sia mio padre!? Dovreste inchinarsi tutti quanti!》
Il Dalish non parve impressionato. Sfiorò la manovella a cui erano attaccate le sue catene. 《Secondo voi cosa succede se la giro?》 Chiese distrattamente.
Aida vide il giovane impallidire e un lampo divertito passare negli occhi di Morrigan. Sentì un sorriso increspare anche le sue labbra: era una proposta allettante in effetti. Ma Persephone si fece avanti.
《Oswyn?》 Chiese, riconoscendolo.
《Lady Cousland!》 Si illuminò lui. 《Dite ai vostri servi di liberarmi!》

La corvina gli rivolse uno sguardo gelido, ma usò comunque una daga per forzare le catene liberarlo. 《Non sono servi, sono miei amici e persone che rispetto. E siete vivo grazie a loro, dovreste essere grato》
Lui rivolse uno sguardo torvo ai tre, borbottando un ringraziamento decisamente fasullo. Runaan sbuffò irritato

《Cosa vi è successo?》 Chiese la corvina.
《Howe》 Rispose lui. 《Mi ha rapito per costringere mio padre e gli eserciti di Picco del Drago a sostenere lui e Loghain. Siamo venuti qui non appena abbiamo saputo che era stato eletto Arle di Denerim in seguito alla morte di Kendells ad Ostagar. Lui ci ha attirato in trappola! Ha usato la scusa della ribellione elfica per chiudermi qui sotto e da allora…》

Ma Aida lo afferrò per le spalle prima che potesse finire, le pupille minuscole. 《Che ribellione!?》
《Levami le mani di…!》 Urlò lui oltraggiato, prima che gli artigli dell'elfa si piantassero nella sua carne.
《Che. Ribellione!?》 Ringhiò lei, i denti scoperti.
Il ragazzo sbiancò di terrore. 《Gli elfi sono insorsi! Howe ha detto che di punto in bianco sono impazziti! Hanno preso d'assalto le guardie, a quanto pare volevano vendicare qualcosa che era successo ad un gruppo di ragazze! Prima di finire qui, ho saputo che i soldati volevano marciare contro di loro!》


Lei lo lasciò andare di malagrazia, il cuore che le pulsava nelle tempie. Si erano ribellati, avevano attaccato. Lo avevano fatto per lei e le altre! Un misto di affetto, orrore e paura le annodò lo stomaco.
Se i soldati avevano davvero attaccato l’enclave, quanti erano stati uccisi?! Suo padre stava bene? Era vivo? E Shianni? Si era buttata nella mischia come sempre, o Valendrian l’aveva Trattenuta? E Soris? Come stava lui?
Per un attimo ebbe un’immagine orribile dei suoi cari riversi per le strade, i corpi scempiati dalle spade.


Strinse i denti fino a farli scricchiolare, mentre Persephone si rivolgeva nuovamente ad Oswyn. 《Ce la fate a camminare? Potete uscire dal sotterraneo?》
Lui annuì. 《Vi ringrazio, Lady Cousland.》 Non guardò nemmeno i tre elfi o Morrigan. 《Appena sarò fuori di qui, parlerò con mio padre. Picco del Drago si schiererà con voi. Sconfiggeremo Howe insieme!》

《Oh, su questo non ne sono così sicuro.》 Affermò una voce untuosa e conosciuta alle loro spalle.
Si girarono tutti verso la porta spalancata. Rendon Howe era in piedi sulla soglia, quel sorriso sgradevole stampato in faccia. Al suo fianco c'erano un uomo e una giovane donna armati di bastoni magici e quattro soldati armati fino ai denti. I suoi occhi erano puntati su Persephone: scintillavano di una malata allegria.
   
 
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