Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Francyzago77    13/02/2023    5 recensioni
Amicizia, amore, famiglia, sfide, passione. E un pallone.
Quanto basta per raccontare una storia semplice ...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 

 

Osservavano attentamente la cameriera che, con diligenza, metteva nei piatti quella pietanza sconosciuta e poco invitante. La signora Price aveva detto con enfasi il nome dell’antipasto ma era in francese e i tre non avevano compreso proprio nulla.

Seduti dalla parte opposta del padrone di casa attendevano il loro turno confabulando a bassa voce tentando di evitare altri spiacevoli inconvenienti.

-Non capisco – chiese Matt al fratello sussurrando – perché più la gente è ricca e meno è pieno il piatto.

-Funziona così – rispose Ted mentre guardava la porzione data alla mamma – negli ambienti altolocati non bisogna abbuffarsi. 

-Perfetto! – bisbigliò Nat – Credo proprio che neppure l’assaggerò quella schifezza!

Ted le diede una gomitata perché la mamma aveva già fatto cenno di far silenzio e il signor Price li aveva osservati per ben due volte.

Tutti gli adulti erano stati serviti, il papà di Chris annunciò:

-Ragazzi, per voi avrei pensato ad un menu alternativo. Hamburger e patatine, che ne dite?

-Sì! – urlò Matt seguito dagli altri due balzando su dalla sedia.

La mamma fece cenno loro di calmarsi mentre la signora Price li squadrava dall’alto in basso. Mark stava zitto, Chris invece era sorridente e felice di veder gioire così i tre ragazzini. Benji, dopo aver visto portare gli hamburger, disse a Nat che le era seduta accanto:

-Quasi quasi mi sposto nel gruppo dei bambini!

-E’ dura essere grandi – gli rispose scherzando lei prendendo il ketchup desiderosa di metterlo in enorme quantità sulle patatine.

Iniziarono quel pranzo senza ascoltare più i discorsi degli adulti. Il signor Price li aveva anche autorizzati a mangiare con le mani. In quel momento c’erano soltanto loro e dei grossi hamburger che aspettavano di essere divorati.

Terminato il tutto si ritrovarono in giardino, gli adulti erano rimasti dentro a bere e parlare di chissà cosa e loro avevano avuto il permesso di uscire.

-Metti nella tua borsetta! – disse Matt con fare furtivo alla sorella tirando fuori dalla tasca un involucro voluminoso.

-Ma è unto! – gridò Nat prendendo in mano quella cartata misteriosa.

L’aprì, dentro vi erano un mucchio di patatine appiccicate.

-Cosa hai fatto! – lo rimproverò Ted – Ti vuoi portare via il cibo!

-Non abbiamo potuto mangiarle tutte per essere educati – sospirò il piccolo – allora ho pensato di metterle in un fazzoletto. Domani saranno ancora buone.

-Se lo scopre la mamma! – esclamò Nat riponendole però dentro la borsetta.

Si guardarono, si sentivano come tre ladri, scoppiarono a ridere.









 

Chris, seduta sotto il portico all’ombra, fu raggiunta da Mark.

-Ti sei già cambiato! – esclamò la ragazza vedendolo arrivare in tenuta sportiva – L’idea della partitella per far divertire i bambini avuta da papà ha riscosso successo!

-Almeno ho tolto giacca, cravatta e tutto il resto – specificò lui andandole accanto.

-Ora vedrai mio padre – disse Chris divertita – si metterà in porta, farà il simpatico con battute su battute e si lascerà segnare da Ted o da Matt. Quando eravamo piccolini faceva così poi Benji, crescendo, si mise lui a fare il portiere e papà non è mai riuscito a segnargli un goal! 

Mark sorrise, abbassò la testa e affermò:

-Anche mio padre giocava a calcio con me, amava stare in porta come il tuo. Era un bel periodo quello, poi è finito tutto.

Chris gli prese la mano e, appoggiandosi sulla sua spalla, disse:

-Se può consolarti pure mio padre ha smesso presto di giocare con noi. Andava, tornava poi di nuovo spariva! Non è mai stata una presenza fissa.

-Almeno ora può rimediare – replicò Mark lentamente – lui può.

-Ma adesso – proseguì Chris determinata – sarai tu che potrai giocare con nostro figlio, non vorresti?

Mark allora le sorrise e, dopo averci pensato su un po’, rispose:

-Certo che vorrei!

La baciò teneramente per poi però ribadire:

-Come farò se sarà una bambina? 

-Che cambia? – Chris strabuzzò gli occhi.

-Non potrò giocarci a pallone – ribatté Mark – il calcio non è uno sport per signorine!

Allibita la ragazza si staccò da lui per alzarsi e, con le braccia incrociate al petto, lo fissò con aria di sfida dicendogli:

-Puoi sempre imparare a giocare con le bambole!

Ridendo la raggiunse per riprendere a baciarla felice come non mai.








 

Pronto per quella partitella, il signor Price si era cambiato, aveva indossato una tuta e si stava dirigendo in giardino.

-Dunque – esordì Benji con tono scherzoso precedendolo sulle scale – ti metti tu in porta e prima fai segnare Matt e poi Ted? Dopo ci penserò io a farmi fare goal da loro.

-Ormai – rispose il padre – ti stai abituando a farti segnare volontariamente?

Il ragazzo si fermò guardandolo in silenzio, il signor Price disse:

-L’ho capito che alla finale ti sei fatto far goal da Mark, avevate scommesso?

-Più o meno – rispose il giovane scuotendo il capo – diciamo che riflettendo ho ritenuto giusto farmi da parte e porre fine a un astio senza senso.

L’uomo approvando gli mise una mano sulla spalla.

-Tranquillo, non lo confesserò a Mark – aggiunse il padre sospirando – visto il suo orgoglio non accetterebbe mai di aver segnato per tua concessione!

-Ed io – continuò Benji – non gli dirò che dei soldi della casa che pian piano ti restituirà non spenderai mai neppure una piccolissima parte, è così?

Il signor Price provò a dire qualcosa ma il figlio lo precedette:

-Andranno tutti al bambino per il suo futuro, giusto? Gli aprirai un conto.

-Come fai … - balbettò il padre – cioè come l’hai capito?

-E tu come hai capito che mi sono fatto far goal di proposito? – ribatté Benji – La verità è che, seppur spesso siamo stati lontani, ci conosciamo bene papà!

Lo sguardo del signor Price era fiero, diede una pacca sulla spalla al figlio e uscì di casa con lui per disputare quella simpatica partitella.









 

All’ombra Chris si gustava quella partita improvvisata insieme alla signora Lenders e Nat che, seduta per terra, aveva accanto Lucky ormai diventato il suo migliore amico.

Il signor Price, stremato ma desideroso di portare a termine la gara, aveva incassato goal da tutti e poi, spostatosi in attacco, non era riuscito a segnare a un Matt particolarmente euforico.

Tra la confusione generale Chris si era alzata e, avendo visto sua madre vicino al roseto, l’aveva raggiunta.

-Tuo padre – iniziò a dire seccata la donna – impazzirà per questo nipotino! Se è capace di ridursi in quello stato per far divertire due ragazzini praticamente estranei mi immagino cosa potrà fare con tuo figlio!

Chris rise di cuore.

-Mamma – le disse poi – perché non ti rilassi anche tu! Proprio non ci riesci a toglierti di dosso quella maschera che porti ogni giorno. Tu non sei così fredda, lo so, a modo tuo sai provare affetto.

La signora Price rimase colpita da quelle parole, sfiorò delicatamente il viso della figlia e tornò ad osservare il marito alle prese con il pallone.

-Guarda che non ho cambiato idea – affermò dopo degli attimi di silenzio la donna – stai sbagliando tutto Chris.

La giovane si voltò non capendo.

-Fra te e Mark – ribadì la madre – non può durare. Acconsento al matrimonio ma soltanto perché costretta! 

-Mamma ti  prego – replicò Chris – ancora con questa avversione immotivata verso di lui!

-Eccolo là! – sbraitò la signora Price indicando Mark – Come puoi sposare uno così!

-Così come? – s’innervosì Chris.

-Così rude, così dozzinale – cominciò la donna – e vestito in quel modo!

-Ma mamma – ribatté la ragazza – sta giocando a pallone, cosa doveva indossare la cravatta anche ora?

-No ma almeno – rispose stizzita l’altra – una maglietta normale non con quelle odiose maniche arrotolate! Non le sopporto! Fammi un favore digli che in casa mia non dovrà più entrare con quelle maniche arrotolate così!

Furiosa si allontanò mentre Chris, tra una risata e l’altra, si chiedeva se mai sua madre avrebbe un giorno accettato Mark per quello che era.









 

-Che giornata da ricordare! – sospirò Nat sdraiata sul lettino a bordo piscina insieme ai due fratelli dopo quella partitella improvvisata.

-Tra poco andremo via – disse Ted dispiaciuto – l’autista stava preparando la vettura e prendeva accordi con la mamma.

-Pensate che il signor Price ci inviterà nuovamente o ci siamo comportati troppo male? – domandò Matt ripensando alla sua caduta in acqua.

Ted fece spallucce, Nat ipotizzò:

-Al papà di Chris siamo simpatici è la moglie che non ci sopporta.

-Io ci tornerei qui, è un posto favoloso! – esclamò il piccolo ridendo con gli occhi.

Nat non parlò più, guardò il cielo, era limpido e da quella posizione le pareva di esserne parte insieme alle nuvole e al vento che lambiva il suo vestito. Aprì le braccia e rimase ferma, sdraiata.

-Che fai? – le chiese Ted stupito.

-Fingo di volare – rispose immediatamente lei.

-Lo fa anche sul terrazzo di casa nostra – rise Matt specificando – quando la mamma ci manda a stendere i panni lassù. Dice che si sente libera!

-Qui non siamo in alto! –  replicò Ted con forza.

-Ma qui tutto è più bello – asserì la ragazzina con la voce spezzata.

Il fratello allora poggiò la schiena sulla sdraio e guardò anche lui il cielo, non voleva andar via. Matt, seduto in terra, si riposava godendosi il silenzio.

-Certo che – esordì Ted dopo una lunga pausa – il bambino di Mark e Chris sarà veramente fortunato!

-Perché? – domandò subito la sorella non alzandosi dal lettino.

-Perché? – Ted era stupito – Perché potrà venire qua sempre e con un nonno come il signor Price avrà regali su regali.

-Non ci avevo pensato! – esclamò Nat sbalordita saltando immediatamente in piedi.

-Potrà fare il bagno in piscina e giocare con Lucky – cominciò ad elencare Ted – mangiare hamburger, patatine e dolci.

-Il signor Price gli regalerà vestiti – aggiunse Nat con aria sognante.

-Giocattoli – continuò Matt.

-E qualunque cosa lui o lei desidererà – chiosò quindi Ted.

-Anche un viaggio a Parigi a Disneyland? – chiese il piccolo con tono squillante.

-Ma certo! – rispose il fratello – Al signor Price basta alzare il telefono e prenotare.

Matt sbarrò gli occhi, allora Ted mimando con la mano una cornetta provò a fare la voce un po’ bassa:

-Pronto, sono il signor Price. Avrei bisogno di due biglietti per Disneyland. Prenoto il prossimo volo e l’hotel a cinque stelle.

Risero ma era la verità. Il signor Price l’avrebbe fatto. Per il nipotino questo e altro.

-Che fortuna! – e Nat se ne vergognava ma provava un po’ d’invidia.

-Il signor Price sarà il nonno migliore del mondo – asserì Ted.

-E’ già – ripeté la sorella – il nonno migliore del mondo.

A quel punto Matt scattò in piedi e, con rabbia, gridò:

-Siete due stupidi!

-Che ti prende? – domandò la sorella – Calmati.

-Sei impazzito? – Ted non capiva quel comportamento.

-Il signor Price – Matt aveva le lacrime agli occhi – sarà il nonno migliore del mondo soltanto perché papà non c’è più! Papà è morto altrimenti sarebbe stato lui il migliore in assoluto.

E scappò via lasciando i due senza parole a bordo piscina. 

Corse veloce dietro la villa, piangeva. Si fermò arrivato dove vi era una piccola casetta in legno, una specie di magazzino per gli attrezzi. Si sedette su uno scalino e, col respiro ancora affannato, tentò di calmarsi. Non c’era nessuno, neppure Lucky, poteva continuare a singhiozzare lentamente. 

-Matt, cosa è accaduto? – il signor Price, uscito dal retro, aveva subito notato il piccolo seduto in lacrime.

Il ragazzino, in imbarazzo, tentò di inventare qualcosa ma l’uomo lo aveva raggiunto preoccupato domandando nuovamente:

-Cos’hai? Che è successo?

-Ho litigato con Ted e Nat – rispose guardandolo di sfuggita.

Il papà di Chris allora si mise seduto con lui e, scompigliandogli i capelli con affetto, affermò sorridendo:

-Tra fratelli è normale, capita! E perché avete litigato?

Matt esitò un poco poi si fece coraggio e disse:

-Per causa vostra signor Price.

-Mia? – l’uomo era meravigliato, il bambino spiegò sentendosi però in confidenza:

-Nat e Ted dicono che voi sarete il nonno migliore del mondo ma io credo che, fosse vivo mio padre, sarebbe lui il migliore. Non si offenda però!

Il signor Price fece un’espressione di stupore, guardò in terra e poi asserì:

-Penso tu abbia ragione.

Il ragazzino parve sorpreso, l’uomo continuò:

-Vedi Matt, non sono stato un buon padre. Mi sono sempre occupato di lavoro, di affari e spesso sono stato assente. Quando i miei figli avevano bisogno di un sostegno, di una parola di conforto io non c’ero. Ho tentato di compensare queste mancanze con regali, con cose materiali mi capisci? E invece loro volevano soltanto la mia presenza e spesso non l’hanno trovata. 

Il bambino lo fissava stupito ma sentiva nascere una complicità inaspettata con quell’uomo che ora gli sembrava così fragile e impotente.

-Per il mio nipotino – aggiunse il signor Price – vorrei esserci sempre. Naturalmente gli farò dei regali, e molti, ma mi piacerebbe passare del tempo con lui e parlarci come stiamo facendo noi due adesso.

Matt annuì e, ormai più calmo, disse:

-Anche mio padre non ci è mai stato con me, io non l’ho conosciuto.

-E invece – spiegò il signor Price – è stato più presente di quanto tu immagini.

Il ragazzino spalancò la bocca ma l’uomo continuò a parlare:

-Vedi, ci sono assenze che pesano ma col tempo riescono a diventare presenze. Io credo che il tuo papà, seppur per poco, con il suo esempio abbia lasciato un ricordo indelebile in chi ha avuto la fortuna di averlo accanto e anche te, che non lo hai conosciuto, puoi sentilo vicino e beneficiare dei suoi insegnamenti.

Matt era incantato da quelle parole ormai non singhiozzava più.

-Penso proprio – concluse il signor Price – che io e tuo padre saremmo potuti essere buoni amici.

-Lo credo anch’io! – asserì con forza Matt mentre l’uomo gli prendeva la mano e lo spronava ad alzarsi.

Camminarono lungo il vialetto a passo lento apprezzando entrambi la compagnia l’uno dell’altro.

-Posso farvi una domanda? – chiese il ragazzino che, alla risposta affermativa del signor Price domandò:

-Regalereste al vostro nipotino un viaggio a Disneyland a Parigi?

-Certamente – fu la risposta immediata dell’uomo.

A Matt s’illuminarono gli occhi, voleva dire qualcosa ma fu preceduto dal signor Price che propose:

-Avrei bisogno di un aiutante, me ne intendo poco di giochi e divertimenti per bambini. Che ne dici, verresti con me?

Matt si fermò e gridò con gioia:

-Certo che verrei!

-Perfetto! – chiosò l’altro – Allora ti prometto che faremo questo viaggio, io, te e il nostro nipotino o nipotina.

-E a Ted e Nat non lo diciamo? – rise il piccolo divertito.

-Sarà un nostro segreto – rispose ammiccando l’uomo.

Allora Matt con la felicità stampata sul volto sussurrò:

-Vi voglio bene, signor Price!

-Anch’io – disse l’uomo consapevole che la sua vita, forse, stava prendendo una strada migliore.


 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Francyzago77