Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: mrs black    14/02/2023    1 recensioni
"-Hanno superato il confine due giorni fa. Secondo i miei calcoli dovrebbero essere vicini ormai, potrebbe essere l’occasione migliore che avrete- stava dicendo Moblit, mostrando una mappa a Porco - I bambini sono solo cinque, non dovreste avere problemi a portarli con voi. Ti insegnerò alcune frasi da urlare per evitare che vi sparino in testa, più di così non potrò fare-"
Moblit Berner aiuta Porco e Colt a disertare la Wehrmacht, portando con sé cinque bambini, in una fuga disperata verso la libertà, nell'Estonia del 1944.
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Genere: Azione, Guerra, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Colt Grice, Ian Dietrich, Moblit Berner, Porco Galliard, Rico Brzenska
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Prompt: Ho trattenuto il fiato quando Porco ha fatto da scudo umano per proteggere Colt. Per un attimo ho pensato fossero spacciati, invece Colt è riuscito a trascinarsi via porco e curarlo alla "meglio maniera"... Bhe cicatrizzare una ferita al fianco con un coltello rovente necessita sicuramente di nervi saldi.

Almeno è finita bene per entrambi.
 

Ohne dich zähl ich die Stunden ohne dich
Mit dir stehen die Sekunden
Lohnen nicht ohne dich

 

Ohne dich kann ich nicht sein

 

 

Il convoglio procedeva lentamente nella neve, sobbalzando sul terreno fangoso.
Colt Grice continuava a guardare i bambini che stavano trasportando, cercando di sopprimere il fortissimo senso di nausea che minacciava di rivoltargli lo stomaco da un momento all’altro. Il bambino seduto di fronte a lui somigliava tantissimo a Falco, suo fratello minore, che non vedeva da due anni ormai, da quando era stato arruolato a forza e costretto a combattere una guerra inumana, e questo non faceva che aumentare il dolore e il senso di colpa e impotenza.
Seduto vicino a lui, Porco Galliard parlava sottovoce con Moblit Berner, il medico militare in viaggio con loro verso il campo di Vaivara, in Estonia. 
Per non pensare al destino di quei bambini, il giovane rivolse la sua attenzione alla conversazione:

-Hanno superato il confine due giorni fa. Secondo i miei calcoli dovrebbero essere vicini ormai, potrebbe essere l’occasione migliore che avrete- stava dicendo Moblit, mostrando una mappa a Porco - I bambini sono solo cinque, non dovreste avere problemi a portarli con voi. Ti insegnerò alcune frasi da urlare per evitare che vi sparino in testa, più di così non potrò fare-
-Come fai a sapere che non ci spareranno? E dov’è che dovremmo portare questi bambini?- chiese Colt e i due sobbalzarono.
-Credevo dormissi - gli rispose Porco 

-Chi è che ci dovrebbe sparare?-
-Abbassa la voce, non sono discorsi per le orecchie di tutti - lo ammonì Moblit, sibilando
-Le truppe dell’Armata Rossa stanno avanzando, potrebbero raggiungere il campo e se succederà, i nostri spareranno a tutti i prigionieri, bambini compresi, ma forse possiamo salvare almeno questi cinque-
Colt sgranò gli occhi, Moblit stava davvero pianificando di disertare e consegnarsi ai russi?
-Vuoi disertare?- gli chiese, con un filo di voce: solo pronunciare quelle parole lo terrorizzava, rendendogli difficile anche respirare.
-Voi due diserterete e vi arrenderete. Con un po’ di fortuna, vista la giovane età, avranno pietà di voi e potrete vivere-
-Ma tu che farai? Li aspetterai al campo? Ti farai ammazzare?-
Moblit non rispose, si limitò a guardare i bambini, poi tirò fuori della cioccolata dalla tasca della pesante giacca e la aprì, dividendola in cinque parti.
-Mangiate. Fa molto freddo, vi serve un po’ di energia- disse lentamente, cercando di farsi capire dai piccoli estoni, il maggiore tra loro sembrò afferrare qualche parola e tradusse agli altri.
Grice guardò i bambini mangiare, poi girò la testa verso Porco che stava studiando la mappa, le sopracciglia aggrottate e il volto pallidissimo.
Quando si accorse dello sguardo di Colt su di lui si distese e gli rivolse un sorriso di falsa sicurezza.

-Possiamo farcela Colt, sono pochi chilometri e siamo ben coperti e armati-
-Io non credo che ci accoglieranno pacificamente, ci spareranno dritto in mezzo agli occhi-
-Quando li raggiungerete, fate in modo che vedano i bambini, scandite bene le parole: “nie strieliai! dieti! pamaghi nam!”- spiegò Moblit, pronunciando ogni parola lentamente.
-E se dovessero spararci addosso?- insisté Colt - siamo in guerra da anni, non proveranno certo compassione per noi due-
-Dobbiamo avere speranza - rispose Porco, cercando di nascondere il tremolio nella voce, con scarsi risultati. Nonostante cercasse sempre di darsi un tono da adulto, in quel momento dimostrava esattamente i suoi sedici anni.
-Non riesco a trovare la speranza adesso- fu la risposta di Colt, lo sguardo fisso negli occhi dorati di Porco, il cuore che batteva all’impazzata per la paura di cosa sarebbe successo se fossero stati scoperti. Porco allungò un braccio e lo strinse a sè, cercando di trasmettergli un coraggio che neanche lui sentiva di avere. 
Per Colt fu sufficiente, ricambiò l’abbraccio cercando di convincersi che ce l’avrebbero fatta.
E se così non fosse stato, quantomeno sarebbero morti insieme. Porco sembrò capire il suo pensiero e lo strinse anche con l’altro braccio, un po’ più forte e con più sicurezza di prima.

Erano insieme e lo sarebbero rimasti fino alla fine. 

-Preparatevi. Magath e Dietrich tenderanno un’imboscata al convoglio. Voi due prenderete i bambini e vi dirigerete ad est, seguendo la mappa. Comunicheremo che siete morti tutti- Moblit caricò la pistola e si girò verso i cinque bambini terrorizzati, abbassandosi fino ad essere ad altezza occhi, cercando di rassicurarli, con un’espressione dolce. 
-Adesso conterò fino a tre e poi salterete giù dal camion. Seguite Porco e Colt, vi porteranno al sicuro, mi avete capito?- il più grande annuì e prese il più piccolo in braccio.
-Addio e buona fortuna ragazzi. Salvatevi e vivete a lungo - Moblit Berner sorrise, ma nei suoi occhi non c’era altro che una cupa mestizia - Uno, due, tre!- 
Porco saltò giù portando due bambini, Colt lo seguì con un terzo in spalla e tenendo per mano il maggiore del gruppo, con ancora il piccolo in braccio. L’atterraggio nella neve fu scivoloso e maldestro, ma miracolosamente rimasero tutti in piedi e iniziarono a correre, accompagnati dal rumore degli spari dell’imboscata.
-Non voltarti Colt, continua a correre verso gli alberi!-
Colt obbedì, cercando di ignorare il rumore di un’esplosione e le urla.

Una volta addentrati nel bosco, i suoni scomparvero, ovattati dalla neve.
-Secondo te sono sopravvissuti?- chiese Colt, tremante, a Porco.
-Non lo so, ma non possiamo farci niente comunque. La nostra missione è salvare questi bambini, o almeno provarci- fu la risposta. 
-Tu sapevi che Moblit parla russo?-
-No- ammise Porco -Pensi che sia una spia?-
-Non lo so, può semplicemente averlo imparato dai detenuti sovietici al campo-
-Ha senso- la conversazione morì lì, le loro voci avevano uno strano eco nella foresta, in mancanza di altri suoni e quindi preferirono tacere.
Camminarono per ore in silenzio, finché il sole non iniziò a tramontare e venne il momento di accamparsi.
Per cena divisero tre razioni in sette, cercando di conservarne abbastanza per altri due giorni almeno, poi si strinsero attorno al fuoco per riposare, creando un riparo di fortuna con i giacconi e due sacchi a pelo. Era un bene che fosse successo proprio il giorno del trasferimento, quando avevano gli zaini equipaggiati con tutto il necessario, o forse era proprio questo il motivo per cui Moblit e Dietrich avevano organizzato tutto per questo preciso giorno.
-Farò io il primo turno, Porco, dormi pure- Colt prese il fucile e si appostò, cercando di ignorare la fame e la paura che qualche pattuglia stesse cercando i fantasmi che avevano attaccato il convoglio. Pregò con tutte le sue forze che Magath, Dietrich e Berner fossero riusciti a farla franca e fossero ancora vivi. 


Porco si svegliò dopo due ore. Il fuoco si era spento e la brace era diventata fredda. Controllò che i bambini fossero ben riparati sotto al sacco a pelo di Colt e poi iniziò a cercarlo con lo sguardo, preoccupato di non vederlo nelle vicinanze.
-Colt? Maledizione!- raccolse il fucile - Colt? Sei andato a pisciare?- sussurrò.
Cercando di non perdere di vista i bambini, fece alcuni passi nella luce lunare e poi sentì qualcosa che gli gelò il sangue nelle vene: cani. Una pattuglia era di ricognizione nel bosco.
-Porco!- la voce di Colt lo fece quasi gridare dallo spavento.
-Ma sei scemo? Arrivarmi alle spalle così! -
-Stanno arrivando, dobbiamo andare! Svegliamo i bambini, presto!- gli disse Colt, preparando il fucile.
-Non riusciremo a fuggire a piedi, i cani ci raggiungeranno-  rispose Porco, valutando rapidamente la situazione.
-Appostiamoci e spariamo, prima che raggiungano i bambini, allora - decise Colt. 
I cani erano due, quindi idealmente la pattuglia sarebbe dovuta essere composta da quattro  persone, sei al massimo. Dopo pochi secondi, i due cani e quattro uomini comparvero nella radura.
Dal suo nascondiglio, Colt sparò due colpi in rapida successione: il conducente cadde a peso morto mentre il cane, ferito di striscio all’orecchio, guaì e scappò, ignorando i richiami del secondo conducente, che cadde subito dopo, colpito da Porco, anche il secondo cane venne ferito e decise di battere in ritirata.
A quel punto i due soldati rimasti iniziarono a sparare a raffica verso la direzione da cui erano arrivati i colpi, ma nel buio era difficile capire dove fossero appostati Porco e Colt, che riuscirono a spostarsi, miracolosamente illesi e centrare altri due colpi, abbattendo gli ultimi due uomini.
Poi corsero verso i bambini che, svegliati dai colpi, erano fuggiti a nascondersi dietro gli alberi, cercando di non piangere.
-Venite presto! Dobbiamo andare via subito!!- gridò Porco, tendendo la mano sperando che capissero.
-Dobbiamo recuperare i sacchi a pelo o la prossima notte moriremo congelati-  Colt corse a prendere i sacchi, cercando di chiuderli e gettarli nello zaino.
Nella fretta non si accorse del rumore di una pistola che veniva caricata, ma Porco sì e, voltandosi, vide che uno dei quattro uomini era ancora vivo, seppur rantolante, e stava puntando la pistola verso Colt, chinato a chiudere lo zaino.
-Sta giù!- l’urlo di Porco echeggiò forte quasi quanto lo sparo, Colt sentì qualcosa che lo investiva e credette di essere morto, per poi accorgersi di essere sdraiato sotto il corpo di Porco. Un secondo sparo e l’uomo rantolante cadde riverso a terra.
-Stai bene Colt?- chiese Porco, tossendo, la pistola che teneva in mano ancora fumante.
Porco? Ti ha colpito? Porco! Cos’hai fatto? Porco!- 
-Stava per ucciderti, dovevo proteggerti!-
-Sei ferito! Stai perdendo sangue, tantissimo sangue, Porco…- i singhiozzi impedirono a Colt di continuare la frase.
-Dobbiamo portarlo via - disse una vocina flebile dietro di lui: il bambino che parlava tedesco aveva finalmente trovato la forza di parlare -Ne stanno arrivando altri- aggiunse, sussurrando.
Colt venne investito da un’ondata di freddo che nulla aveva a che fare con l’impietoso clima, il panico si impossessò di lui rapidamente e stava per accasciarsi a terra quando Porco tossì di nuovo, sputando sangue.
-Scappa Colt, portali via- disse il ragazzo a terra, recuperando la pistola con mano tremante.
-Li tratterrò per darvi il tempo di allontanarvi- aggiunse, la voce rotta dall’affanno, il sangue che ormai aveva impregnato la giacca e la neve intorno.
-Porco io non ti lascio qui -
-Non essere il solito idiota lamentoso, vattene e sopravvivi-
-Non senza di te-
-Colt, smettila di fare l’idiota e scappa, non farmi pentire di averti salvato le chiappe- inveì Porco, e lo sforzo gli costò energie facendogli perdere la presa sulla pistola. Cercò di riprenderla, ma la vista si faceva sempre più appannata, i suoni distanti e l’ultima cosa che vide fu il viso di Colt chinato su di lui, gli occhi verdi pieni di lacrime mentre gli diceva parole che non riusciva a distinguere.
Vedendo Porco perdere i sensi, Colt credette di impazzire.
-Colt!- lo chiamò il bambino simile a Falco, la voce piena di terrore.
Forse fu il pensiero di Falco, o la disperazione, Colt non seppe mai cosa gli diede la forza di sollevare Porco e correre a perdifiato nella foresta, i bambini al seguito, fermandosi solo quando raggiunse una grotta.
Una volta assicuratosi che non fosse la tana da letargo di un orso, decise che si sarebbero accampati lì e si mise a esaminare la ferita di Porco, notando che il proiettile era rimasto conficcato nel fianco, abbastanza in profondità da causare una copiosa emorragia ma non da aver colpito organi vitali.
-Ho preso il tuo zaino - gli disse il bambino più grande del gruppetto, porgendoglielo.
-Grazie. Dobbiamo trovare legna e accendere un fuoco, devo estrarre il proiettile e cauterizzare la ferita prima che Porco muoia dissanguato- Colt scattò in piedi e corse fuori a prendere il necessario. 
Nello zaino doveva avere dell’alcol: Moblit aveva insistito perché si portassero sempre una bottiglia dietro, per le emergenze: “Così potete usarla per disinfettare le ferite, oppure per ubriacarvi negli istanti prima di morire e lasciare questo mondo in relativa pace” diceva. E poi rideva, guardandoli come un fratello maggiore che sta rivelando il più importante segreto della vita ai fratellini ingenui.
Una volta acceso il fuoco, Colt mise il coltello a scaldare, era la prima volta che faceva una cosa simile, ma l’aveva vista fare in passato e pregava che potesse bastare.
Chiese ai bambini di mettersi un po' in disparte, per non farli assistere alla scena.

-Colt…- la voce flebile di Porco lo fece sussultare, un misto di ansia e sollievo lo pervase: se si era svegliato, forse non era ancora troppo tardi per salvarlo.
-Non muoverti, hai perso tantissimo sangue- disse, accarezzandogli la testa e dandogli un bacio sulla fronte, scoprendo che scottava.
-Se non dovessi farcela, per favore...- rispose Porco, guardandolo.
-Porco ma che dici? Tu non stai morendo, non puoi morire e lasciarmi solo- la voce di Colt si fece più acuta contro la sua volontà.
-Ascoltami e basta, ti prego- gli disse debolmente l’altro.
-Porco…- ma perché ogni volta doveva piangere come un bambino? 
- Colt, promettimi che ti prenderai cura di mia madre. Non le rimarrà nessuno se muoio -
-Te lo prometto. Non la lascerò sola- Colt stappò la bottiglia e la avvicinò alle labbra di Porco -Adesso bevi, devo estrarre il proiettile, dopodiché cauterizzerò la ferita.-
Dopo che Porco ebbe bevuto, Colt si disinfettò le mani e gli mise la cintura di cuoio in bocca, da mordere per non rompersi i denti.
-Dovrò estrarlo con le dita, non ho nessuno strumento, scusa - 
Il dolore fu tale che Porco quasi svenne, avrebbe voluto imprecare ma riuscì a emettere solo un grugnito. Per fortuna durò poco.
-Svuota la bottiglia, o non sopporterai il dolore- disse Colt dopo aver versato un po' di alcol per disinfettare la zona. Porco obbedì, bevve tutto in un sorso, con la mente che iniziava ad appannarsi. Quando il coltello rovente toccò la ferita, svenne. 

 

Si risvegliò il mattino dopo, sentendo un panno freddo sulla fronte: Colt aveva strappato un pezzo della sciarpa e l’aveva bagnata con la neve, nel tentativo di abbassargli la febbre.
-Ehi…- riuscì a dire debolmente
-Sei sveglio!- Colt lo strinse in un abbraccio fortissimo, causandogli una fitta di dolore.
-Vacci piano cretino, mi farai morire tu se continui così!-
-Tu sei un cretino! Che ti è saltato in mente ieri sera?- il ragazzo allentò la presa, ma non dava segno di volerlo lasciare. Porco arrossì e sorrise. 
-Ti ho salvato le chiappe, ecco che mi è saltato in mente! Dovresti ringraziarmi- disse, più gentilmente, accarezzando la schiena di Colt.
-Sei quasi morto!- singhiozzò l’altro.
-Sarei morto se ti avessero ucciso. Idiota! Lo sai benissimo quanto sei importante per me, anche se non sempre te lo dimostro…- Porco si asciugò le lacrime sul cappotto di Colt, sporcandosi il viso con la cenere del fuoco che vi si era accumulata durante la notte.
Rimasero abbracciati a lungo, finché il dolore non divenne troppo fastidioso e Porco tornò a stendersi, lasciando che Colt si alzasse per dividere altre razioni tra i bambini.

-Che faremo adesso? Nelle tue condizioni non puoi camminare e non potremo restare accampati qui per molto…- 
-Hai già capito la nostra posizione sulla mappa?-
-Sì, mancano ancora quindici chilometri al punto indicato da Moblit. Ma tu non puoi camminare, sei troppo debole e hai la febbre alta-
-Colt…- 
-No- 
-Devi-
-No-
-Colt!-
-Io non vado da nessuna parte senza di te- fu la secca risposta.
-Dobbiamo salvare quei bambini, Colt, è il minimo che possiamo fare-
-Ma morirai se ti abbandono qui- protestò.
-Se rimanete qui, morirete tutti. Colt, io vorrei stare con te fino alla fine dei miei giorni, ma preferisco morire in questa grotta sapendo che sei riuscito a fuggire, lo vuoi capire?- 
-Troveremo un’altra soluzione, ci deve essere un’altra soluzione-
-Sei un mulo testardo- Porco si arrese. La febbre alta non gli permetteva di resistere oltre e dovette stendersi per dormire.

Colt iniziò a percorrere la grotta su e giù, valutando la situazione. 
Abbandonare Porco e proseguire da solo, per quindici chilometri con cinque bambini? E se avessero incontrato altre pattuglie? Li stavano ancora inseguendo? In quel caso, rimanere nella grotta era una condanna a morte: le razioni sarebbero bastate per altri due giorni al massimo e se li avessero trovati non avevano vie di fuga. Alla fine decise che avrebbero riposato lì un’altra notte e poi avrebbero percorso gli ultimi chilometri, sperando che la febbre di Porco scendesse un po’.
-Vado a fare legna, voi rimanete con Porco, per favore- spiegò ai bambini un po’ a gesti e un po’ a parole, affidando il fucile al più grande.
-Se serve, mira e spara, è già tutto pronto- gli disse, sperando che non si presentasse l’occasione.

Passarono la seconda notte in silenzio, Colt si diede il cambio per i turni con il bambino, che aveva scoperto chiamarsi Kristjan.
Verso l’alba però, entrambi caddero esausti e non si accorsero del gruppetto di persone che si avvicinava nella foresta.
Fu Porco a rendersene conto, svegliato dai tremori della febbre aprì gli occhi e si trovò davanti una ragazza, che gli puntava contro un fucile.
-Nie streliai- disse debolmente lui -Pamaghi- 
-Parlo tedesco- rispose lei -Sei Porco Galliard?-
-Sì, ma come?- iniziò lui, ma venne interrotto.
-Mi chiamo Rico Brzenska, faccio parte della resistenza polacca, Armia Ludowa, io e la mia squadra siamo sconfinati in supporto della resistenza estone- disse la ragazza, riponendo il fucile. La sua voce era dura, ma non ostile. -Moblit, Magath e Dietrich sono al campo, stanno cercando di far scappare alcuni prigionieri, approfittando del caos dell’evacuazione-
-Evacuazione?-
-Trasferiranno tutti gli ebrei nei campi in Polonia, lasceranno qui solo i soldati sovietici- Rico poggiò una mano sulla fronte di Porco -Scotti, dobbiamo fare subito qualcosa per la febbre, dovrei avere della fenacetina - aggiunse, frugando nella scarsella - ecco, tieni un po’ d’acqua, butta giù- e gli fece ingoiare una pastiglia aiutandolo a bere dalla borraccia.

-Voltati subito con le mani in alto- Colt si era svegliato e le puntava contro il fucile.
-Mi manda Moblit - gli disse lei, senza scomporsi, alzando le mani -tu devi essere Colt Grice-
-Va tutto bene- si intromise Porco - se avesse voluto ucciderci saremmo già morti-
-Perché dovremmo crederle? Non ci possiamo fidare-
-Moblit mi ha dato una cosa per voi due, dopo l’assalto al convoglio, adesso metterò una mano in tasca e la prenderò, ok?-
-No. Tieni le mani in alto. Kristjan, avvicinati e prendi quello che ha in tasca-
Il bambino obbedì e tirò fuori dalla tasca di Rico una carta di cioccolata piegata in due, la stessa carta di cioccolata che avevano visto due giorni prima sul convoglio, la dispiegò e la mostrò a Colt, il quale lesse il messaggio di Moblit e abbassò il fucile.
-Bene- disse Rico - fuori dalla grotta ci aspetta Jarnach, il mio vice, il resto della squadra è appostato nel bosco, vi porteremo al nostro campo base e poi ci muoveremo verso le truppe sovietiche-
-Ma noi due siamo tedeschi, i sovietici ci impiccheranno- disse Colt -non ci risparmieranno dopo tutto quello che è successo-
-Avete disertato, non potete certo tornare nella Wehrmacht adesso. Se vi lasciassi qui e la popolazione vi trovasse, sareste riconsegnati al campo e fucilati. Potete unirvi alla resistenza, l’Armia Ludowa è approvata dall’Alto Comando Sovietico, non faranno domande se siete con noi, oppure scegliere gli arresti domiciliari fino a fine guerra, in uno dei territori liberati. Non dovete rispondermi adesso, avrete tutto il tempo per decidere. Intanto preparatevi, partiamo tra due ore- 
-Porco ha la febbre, non può muoversi-
-Gli ho dato la fenacetina, tra due ore starà meglio-

Come previsto da Rico, la febbre di Porco scese a sufficienza da permettergli di camminare, aiutato da Jarnach, un uomo alto quasi quanto Dietrich, che pareva non accorgersi nemmeno del peso di Porco.
Colt affiancò Rico: aveva troppe domande da fare e non riusciva a fidarsi completamente.
-Moblit è una spia dei russi?- le chiese, non riuscendo a trattenersi.
-No, Moblit è un membro della Widerstand, insieme a Magath. Ian Dietrich ci ha messi in contatto, lui è amico di Mikolaj, mio fratello. Miko serve nell’Armia Krajova, fedele al governo polacco in esilio a Londra, è stato catturato nel 1943 e Berner gli ha salvato la vita; è così che ha conosciuto Ian: li ha messi in contatto Miko. Io e mio fratello non abbiamo la stessa visione politica, ma non posso negare un favore a chi lo ha salvato e se posso sparare a qualche bastardo nazista, sono ben felice- per essere alta meno di un metro e sessanta, Rico era decisamente determinata, pensò Colt, capendo finalmente perché lei era il capo e Jarnach il vice.
-Allora perché ci hai risparmiati?-
-Se Moblit Berner dice che siete solo due ragazzini spaventati, io gli credo- fu la risposta.
-Non ci siamo mai opposti al governo a costo di morire però…-
-Hai disertato portando in salvo cinque bambini o sbaglio? Avevi una scelta, potevi freddare Moblit e denunciare gli altri due senza disertare, invece non hai esitato a correre nel bosco, pur sapendo che, se aveste incontrato dei civili, molto probabilmente vi avrebbero riconsegnati alla Wehrmacht. Anche una piccola azione come la tua ha fatto la differenza: questi bambini vivranno ed è solo grazie a questa scelta-
Colt si sentì un po’ rincuorato, guardò Porco e poi i bambini sulle spalle degli altri membri della resistenza, forse il loro incubo era finito.

Arrivati alla base operativa della squadra di Rico, i due ragazzi poterono finalmente lavarsi e mangiare un pasto caldo, mentre i bambini vennero affidati ad una donna di nome Anka.
-Manderò un messaggio in codice per far sapere che siete con noi, per rassicurare Moblit e Ian. La vostra stanza è al piano di sopra, andate a riposare, non abbiamo programmi fino all’arrivo di nuovi ordini. Porco, passa da Lauda in infermeria e fatti controllare la ferita-
-Sissignora-


Quella notte Colt si svegliò sentendo qualcuno infilarsi nella sua branda, si voltò e vide Porco che lo fissava.
-Non riesci a dormire?- gli chiese, abbracciandolo.
-No, continuo a pensare a cosa faremo una volta finita la guerra…ammesso che non ci mandino in Russia come prigionieri di guerra- disse Porco, stringendolo.
-Sposeremo due belle russe allora- scherzò Colt
-Ma se a te nemmeno piacciono le ragazze- rise Porco, accarezzandogli i capelli
-Senti chi parla…le sposeremo per facciata, poi fuggiremo in Germania, e ci fingeremo due scapoli d’oro che dividono un appartamento, dopo essere evasi dalla monotonia del matrimonio- Colt si stava sforzando di mantenere una faccia serissima.
-Quanto sei scemo…- disse Porco dandogli un bacio.
-Stai sorridendo- Colt lo strinse ancora più forte.
-Grazie per avermi salvato la vita, Colt, se non avessi fermato l’emorragia sarei morto- la voce di Porco era tornata seria.
-Hai preso un proiettile per me, il minimo che potevo fare era curarti- rispose Colt, altrettanto serio
-No, il minimo che potrai fare, sarà portarmi la colazione a letto finché non diventerai vecchio- ribattè Porco, perdendo tutta la serietà in una risatina.
-Riesci a rimanere serio più di due minuti?- Colt si finse offeso.
-Prenderemo due appartamenti vicini e metteremo una porta segreta, così staremo insieme per sempre- gli rispose l’altro, scompigliandogli i capelli.
-No, non riesci proprio ad essere serio-
-Non ti piace l’idea?-
-Mia nonna ha un appartamento con doppio ingresso, potremmo mettere un muro finto e fare due appartamenti sulla carta, nessuno saprebbe mai che viviamo nel peccato- ragionò Colt.
-Menomale che ero io quello poco serio- Porco si sistemò in modo da poter stare appoggiato comodamente su Colt, preparandosi a dormire.
-Sai benissimo che sarà la prima cosa che faremo una volta trovato lavoro dopo la guerra-
-Comincia a dirlo a tua madre allora- rise Porco
-La tua lo sa?-
-L’ha capito. La sera prima che ci mandassero via per l’addestramento, mi ha detto che fin dal primo momento in cui ci ha visti insieme, ha compreso che non eravamo semplici amici. Voleva che non avessi più preoccupazioni del dovuto e, in caso non fossi tornato, per lei era importante che io sapessi che mi ama incondizionatamente e vuole solo che sia felice- una piccola lacrima rigò il volto di Porco -Mi manca tanto- aggiunse.
-La rivedrai, anzi, la rivedremo insieme. E poi le chiederò di dirlo a mia madre, perché io ho paura- disse Colt, facendo di nuovo ridere Porco.
-Buonanotte scemo- 
-Notte-

 

Per la prima volta, dall’inizio della guerra, Colt non ebbe incubi.

 


Note: non ho mai scritto decentemente una fanfiction seria, ho sempre preferito il genere demenziale. Oltretutto, è la prima volta che scrivo riguardo ad una coppia, spero di averlo reso credibile.

 
   
 
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