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Autore: Keeper of Memories    14/02/2023    0 recensioni
Mini raccolta su Svezia, Finlandia e la loro adorabile famiglia del Mulino Bianco. Cosa succede quando uno di loro si ammala?
[Questa raccolta partecipa alla E’ NATO PRIMA L’UOVO O LA FYCCYNA?– REVERSE CHALLENGE! del Gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart e Fanfiction - Gruppo Nuovo]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Finlandia/ Tino Väinämöinen, Principato di Sealand/Peter Kirkland, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Berwald rimase alcuni istanti a guardare la porta chiusa davanti a sé. Era ormai guarito dall’influenza, per cui aveva deciso di andare a trovare Tino nella sua nuovissima casa. Tutte le volte che Tino veniva a trovarlo, portava sempre dei dolci preparati da lui; aveva provato a fare lo stesso, ma non era sicuro del risultato. Cucinare non era esattamente il suo forte, per cui aveva optato per delle semplici palline al cioccolato e cocco. Non erano granché, ma sperava comunque che andassero bene. Alla fine, si decise e bussò alla porta.
 
Passò diversi minuti prima che la porta si aprisse. Tino lo accolse con un debole sorriso e una voce molto flebile.
«Benvenuto nella mia casa!» disse, facendosi da parte per farlo entrare.
Brewald era preoccupato, gli occhi di Timo erano lucidi e il colorito molto più pallido di quello che ricordava.
«Stai bene?» gli chiese, grato di riuscire così facilmente a sembrare impassibile.
«Sono un po’ stanco, tutto qui.»
Senza dire una parola, Berwald si chinò leggermente su di lui e posò la guancia sulla sua fronte. Scottava come il fuoco.
«Hai la febbre.»
«Oh, non credo sia niente di-»
Tino non riuscì mai a concludere la frase, interrotto bruscamente da un terribile ascesso di tosse.
«Ti avevo detto di starmi lontano…»
«Ti stai sicuramente sbagliando, io non mi ammalo mai!» ribadì Tino, ad ascesso concluso.
«Va bene, va bene.»
Berwald allungò le braccia verso di lui in una muta richiesta. Tino quasi si accasciò tra le sue braccia, come se le forze gli fossero mancate all’improvviso al solo contatto con il suo corpo.
«È colpa mia, mi dispiace» gli sussurrò all’orecchio «avrei dovuto costringerti a starmi lontano. Non volevo che ti ammalassi.»
«Non dispiacerti. Ti sei sempre fatto in quattro per me, è da quando ti conosco che lo fai. Permettimi di fare lo stesso, per favore. Voglio starti accanto e sostenerti proprio come tu hai sempre fatto con me.»
Berwald strinse ancora più forte il corpicino minuto di Tino a sé e nascose il volto nell’incavo della sua spalla, la vista offuscata dalle lacrime.
Era la prima volta che qualcuno voleva genuinamente stargli accanto. Era la prima volta che qualcuno si preoccupava della sua felicità e del suo benessere. Nessuno pensava fosse necessario proteggere il grosso e spaventoso Svezia, dopotutto. Era così abituato a dare tutto sé stesso, che mai una volta aveva ritenuto necessario chiedere aiuto.
«Prendiamoci cura uno dell’altro d’ora in poi» disse, sollevando lo sguardo su Tino. Quest’ultimo annuì, accarezzandogli dolcemente la guancia con il dorso delle dita
 
Con molta delicatezza Berwald trasportò Tino fino alla camera da letto e, assicuratosi che quest’ultimo fosse avvolto da un sufficiente numero di coperte, gli schioccò un bacio tra i capelli.
«Aspettami qui» gli disse, prima di uscire dalla stanza.
Raggiunta la cucina, accese il bollitore e preparò con delle erbe che aveva trovato un infuso.
 
«Tieni, bevi.»
Berwald porse una tazza fumante al profumo di zenzero e timo al suo amato.
«Grazie. Posso chiederti un favore?» chiese Tino, sorseggiando il liquido bollente.
«Tutto quello che vuoi.»
«Ti ricordi il libro che stavi leggendo l’ultima volta? Ne ho preso una copia. Potresti leggermelo?»
Tino indicò con un cenno del mento il piccolo libro posato sul comodino accanto al letto. Molto docilmente, Berwald prese il libro e si sedette accanto a lui.

 
Non poté proseguire. Scoppiò bruscamente in singhiozzi. Era caduta la notte. Avevo abbandonato i miei utensili. Me ne infischiavo del mio martello, del mio bullone, della sete e della morte. Su di una stella, un pianeta, il mio, la Terra, c’era un Piccolo Principe da consolare! Lo presi in braccio. Lo cullai.
Gli dicevo: «Il fiore che tu ami non è in pericolo… disegnerò una museruola per la tua pecora… e una corazza per il tuo fiore… io…»
Non sapevo bene cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo… Il paese delle lacrime è così misterioso.

 
Berwald ripose il libro e la tazza vuota che Tino reggeva mollemente tra le mani, dopo essersi addormentato sulla sua spalla. Quindi lo strinse a sé, avvolgendo il corpicino minuto con entrambe le sue braccia, e lentamente fece scivolare entrambi sotto le coperte.
«Sogni d’oro, Tino» sussurrò, prima di chiudere gli occhi.
   
 
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