Capitolo
I
Adriano
gli ha scritto un messaggio
stanotte, a un’ora tanto assurda che Rocco, ovviamente,
l’ha letto solo
stamattina al risveglio. Diceva soltanto: posso offrirti un
caffè in questi
giorni? Mi farebbe piacere scambiare quattro chiacchiere con un amico.
Oh-oh,
ha pensato Rocco quando ha
letto il messaggio. Conosce Adriano abbastanza bene da sapere che, per
scrivergli una cosa del genere, dev’esser successo qualcosa.
Perciò si è
inventato di avere, del tutto casualmente e per mera coincidenza, degli
affari
da sbrigare a Ceneride per l’ora di pranzo, ed è
contento che Adriano non gli
abbia chiesto di che affari si trattasse perché, seriamente,
non avrebbe saputo
cosa rispondergli; e gli ha proposto di trovarsi nel primo pomeriggio a
quel
bar così carino che affaccia direttamente sul mare.
Quando
raggiunge la terrazza panoramica
del locale, ancor deserta, Adriano che è già
lì ad attenderlo s’alza in piedi
per salutarlo. Indossa un enorme paio di occhiali da sole a specchio, e
il
sospetto che Rocco ha avuto sin da quando ha visto l’orario
d’invio del
messaggio, e che quegli occhiali hanno accresciuto, viene pienamente
confermato
quando Adriano se li toglie: è evidente che non ha dormito.
Ha gli occhi rossi
e gonfi, il viso vagamente truccato per alleviare le occhiaie pesanti,
e anche
il suo sorriso è stanco.
Ragazzi
belli come Adriano Rocco non ne
ha visti mai, o di certo se li ha visti se li è dimenticati
quando ha
incontrato lui. Oggi è vestito in modo insolitamente dimesso
per i suoi
standard: un paio di jeans grigi, ovviamente aderenti in un modo che
dovrebbe essere
dichiarato anticostituzionale o quantomeno legalmente perseguibile, e
una
morbida T-shirt bordeaux colle maniche arrotolate sulle sue spalle
magre.
Adriano lo abbraccia senza parlare di un abbraccio che vorrebbe essere
amichevole ma che sembra più una richiesta
d’aiuto, e ormai Rocco ne è certo:
qualcosa dev’essere successo.
Tuttavia
è consapevole che, con Adriano,
non bisogna prendere le cose troppo di petto. Perciò si
siede, ordina un caffè
e, nell’attesa, si limita a osservarlo in silenzio per un
po’.
«Ti
vedo stanco» constata semplicemente,
a mo’ di saluto, e l’altro si limita a sorridere
appena.
«Perché
lo sono.»
«Allora...
come mai avevi voglia di
vedermi?» Rocco si appoggia con simulata indifferenza allo
schienale della
propria sedia, ma nel frattempo lo scruta con attenzione per tener
d’occhio le
sue reazioni.
Adriano
esita appena, distogliendo lo
sguardo per un istante, e tamburella nervosamente sul tavolino con la
punta
delle dita sottili. Infine, come avendo preso una definitiva
risoluzione,
sospira stringendosi nelle spalle.
«Beh,
non volevo scaricarti subito
addosso i miei problemi, ma... tanto lo sai anche tu che è
per questo che ti ho
chiamato. Ho lasciato Commodo» dice guardandolo negli occhi.
Oh.
Rocco
si era aspettato qualche
litigio, forse persino un altro mezzo tradimento, ma... questo no. Non
riesce a
neppure a ricordare da quanto tempo Adriano stesse con Commodo, forse
perché
quando l’ha conosciuto quei due erano già
fidanzati, e ora pensarlo single è...
beh, impensabile.
«Com’è
successo?» domanda a bruciapelo,
e immediatamente dopo, pensando che quella domanda fosse stata un
imperdonabile
cedimento di fronte alla curiosità: «Voglio dire,
mi dispiace così tanto. Io...
stai bene?»
Ha
conosciuto Commodo alla sua prima
Lega Pokémon da Campione, dove aveva accompagnato Adriano, e
ricorda di aver
pensato che fossero una bella coppia. Commodo era il tipico modello
delle
riviste, di quella bellezza calda ed eccitante che però pare
quasi esaurirsi
dopo un paio di sguardi, e forse non era esattamente un genio. In fondo
però
sembrava un bravo ragazzo, solare e premuroso verso Adriano, ed era
questo
l’importante, no?
Certo,
quando la sua amicizia con
Adriano si è approfondita, Rocco si è accorto che
proprio una coppia fantastica
non erano, ma in fondo che ne sapeva lui di coppie? Commodo sembrava a
posto,
certo, ma col suo lavoro frequentava un sacco di modelli belli come
lui, e
Adriano si è lamentato un po’ troppo spesso degli
orari a cui rincasava e degli
amici con cui usciva... nulla di troppo grave, ovviamente, fino a
quando, sei
mesi fa, non ha scoperto per caso sul portatile rimasto acceso una
lunga chat
decisamente ambigua con un bellissimo modello dall’aria
diafana di Nevepoli.
Rocco
ricorda ancora la rabbia di
Adriano, la sua confusione e la sua mortificazione, e anche la sua
coraggiosa
decisione di rimanere e di cercare di salvare la sua relazione, di
sistemare le
cose e migliorare, perché una storia di anni non si
può certo gettar via così
alla prima difficoltà. Rocco non ha obiettato
perché lui, di storie serie, non
ne sa proprio niente; ma nella sua mente una conversazione proseguita
online
per più di una settimana non è esattamente un
piccolo cedimento, tanto più
visto che questa conversazione verteva perlopiù su argomenti
di sesso e suonava
molto come il mio ragazzo passa un sacco di tempo a lottare
in palestra e
penso che lo lascerò. Comunque, proprio
perché di storie serie non è nella
condizione per parlare, si è limitato a farglielo notare con
discrezione, per
poi, come al solito, offrirgli semplicemente il suo supporto
incondizionato.
Ora,
seduti davanti a lui con gli occhi
gonfi di qualcosa che non è solo sonno, Adriano si limita a
stringere un poco
le labbra in un sorriso triste. «Ero stanco, Rocco. Speravo
che le cose si
potessero aggiustare, ma...» Guarda altrove, e per un attimo
la sua voce pare
subire una lieve contrazione dolorosa. «A quanto pare non si
possono aggiustare
se è uno solo dei due a volerlo, e alla fine mi sono reso
conto che non lo
volevo più neppure io.»
La
sua stanchezza Rocco la legge nella
curva delle sue spalle, nel suo sguardo lontano, e non è
solo fisica. Dentro di
sé, è perfettamente consapevole che sbarazzarsi
di Commodo è di certo più un
guadagno che una perdita, per un ragazzo bello e giovane e promettente
come
Adriano, che ha tanti interessi e talenti da investire. Eppure gli
dispiace
egualmente, perché sa quanto Adriano abbia investito in
questa storia.
«C’è
stato qualche altro...» comincia
piano, ma non sa neppure con precisione che cosa chiedere: qualche
altro
tradimento, qualche altro ragazzo bellissimo e disponibile?
In
quel momento arrivano le loro
ordinazioni e Adriano è costretto a esitare un momento, in
attesa che il
cameriere li lasci di nuovo soli. Scuote la testa con un sospiro.
«È
difficile dirlo quando il tuo ragazzo
non fa che cancellare tutti i messaggi che gli arrivano subito dopo
averli
letti.»
Eh
già... dev’essere difficile. La voce
di Adriano ha un accento amaro che fa quasi male: Rocco riesce a
percepire
l’agitazione bruciante di non riuscire a sapere, di cercare
di indagare invano.
«Mi
dispiace, Adriano» dice a bassa
voce. «Ma sono convinto che... meriti di meglio.
Davvero.» Se ti avesse
amato veramente, non avrebbe avuto bisogno di quel modello biondo; ma
non è
questo che bisogna dire.
Adriano
gli rivolge uno sguardo
riconoscente, ma non aggiunge altro, e per un po’ tacciono
entrambi in questa
Ceneride irrorata dal sole che discende dal cielo e pare persino
risalire dal
basso nel riflesso abbacinante dell’acqua. Nel silenzio
Adriano è bello e
triste come uno specchio infranto, e Rocco non sa neppure cosa dire per
aiutarlo.
Adriano
gli è sempre vagamente piaciuto,
ma in quel modo un po’ ozioso e noncurante in cui ci
piacciono le persone che
sappiamo che non potremo mai avere e con le quali non ci interessa
neppure
provarci perché tanto già sappiamo che sono
irraggiungibili; e davvero, va bene
così. Coltivare anche solo una speranza vana sarebbe troppo
doloroso, e Rocco
preferisce bearsi in silenzio della sua compagnia e del suo affetto
senza
desiderare oltre.
«Se
n’è già andato di casa?»
Adriano
si stringe nelle spalle. «Non lo
so. Gli ho detto che avrei dormito in Palestra un paio di giorni per
dargli il
tempo di preparare le valigie, ma non sono tornato a casa a
controllare. Penso
di sì, comunque. Mi è parso che fosse una
liberazione anche per lui.»
Rocco
non riesce a immaginare un
universo conosciuto in cui perdere Adriano possa esser considerato una
liberazione, ma in questo momento non si parla di lui, e questo
pensiero
preferisce tenerselo per sé. Senza pensarci troppo, allunga
verso di lui la mano
attraverso il tavolino.
«Vorrei
poter fare qualcosa per te»
dice, ed è sincero, e solo dopo averlo detto e aver
allungato la mano s’accorge
che nella sua semplicità forse quel gesto è
troppo intimo tra loro due.
Prima
che faccia in tempo a ritirare la
mano, Adriano la stringe o forse vi si aggrappa, e balugina un sorriso
in fondo
ai suoi occhi arrossati dal pianto.
«Sei
venuto qui. Stai già facendo
qualcosa. Grazie.»
Non
c’è bisogno di dire altro, per il
momento, e rimangono in silenzio per un po’ ad ascoltare le
onde che
s’inerpicano lungo gli scogli e il rumore della risacca che
le allontana.