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Autore: Dreamer47    15/02/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
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Hunter's legacies
Capitolo 44.

 
 
L'odore di cibo troppo cotto e di fumo denso arrivò dritto alle sue narici, mentre il rumore delle risate dei cacciatori e delle palle da biliardo che sbattevano fra di loro giunse alle sue orecchie; il locale era molto rustico, con due enormi sale piene di tavolini tutti occupati e attaccati alle pareti vi erano dei poster delle rockband più famose di tutti i tempi, le targhe più grandi e luminose, dei diversi attrezzi musicali. 
Abby si ritrovò ad accennare un sorriso molto divertito perché quel luogo somigliava dannatamente alla Road House, luogo in cui avesse passato gran parte della sua infanzia e adolescenza, ed il suo cuore si riempì di calore e amore pensando a Jo ed Ellen. 
Si mosse all'interno del locale evitando le occhiate che i cacciatori le riservassero, avvicinandosi al bancone e sedendosi su uno degli alti sgabelli; si guardò attorno fino a quando individuò il barista intento a servire uno dei cacciatori appena arrivati, ridendo e divertendosi insieme a lui, ed Abby ebbe il tempo di osservarlo per bene: gli occhi grandi e nocciola spiccavano sul suo viso adornato da dei capelli castani mossi lunghi fino alle spalle, mentre la barba scura di media lunghezza lo rendeva molto affascinante e misterioso e una cicatrice dall'aria molto vecchia spiccava sul suo sopracciglio sinistro interrompendo la linea dritta dei peli, dandogli l'aspetto di chi incutesse soggezione e paura a chiunque gli stesse vicino. 
Il fisico massiccio, le braccia muscolose, l'altezza pari quasi a un metro e novanta cinque, non facevano altro che amplificare l'alone di mistero attorno a sé. 
Il barista corrispondeva esattamente alla descrizione che fosse riuscita ad estorcere ad un demone mentre lo torturava per avere più informazioni, dopo aver lasciato il bunker da ormai tre giorni ed evitando tutte le telefonate di Sam e di Dan, che si chiedessero dove fosse finita e perché non rispondesse loro; il piano b di suo fratello consisteva nel mandare Anael a cercarla, che la trovò solamente la sera precedente e cercò di capire cosa stesse facendo nell'Illinois, a Summerfield, tutta sola e senza aver detto a nessuno il motivo della sua partenza. 
Abby l'aveva rassicurata e le aveva detto di andare via, perché nonostante Anael fosse l'unica persona di cui si fidasse davvero, non voleva coinvolgerla in ciò che stesse facendo; suo malgrado l'angelo dai lunghi capelli biondi aveva deciso di andare via e di tornare da Castiel, che da poco si fosse ripreso da quanto successo alla figlia del suo tramite. 
"E tu chi sei, bellezza? Non ti ho mai visto da queste parti!". 
Sollevò lo sguardo da cerbiatta verso il barista che si fosse interamente sporto dal bancone per guardarla con un sorriso, studiandola in un modo invadente come probabilmente nessuno avesse mai fatto con Abby. 
Il barista indugiò sul suo viso ed i suoi occhi, per poi allargare il suo sorriso mentre attendeva una risposta dalla ragazza. 
Abby provò un leggero imbarazzo, ma si sforzò di rimanere il più seria possibile mentre guardava nei suoi occhi nocciola da più vicino. "Voglio del Whisky doppio. Liscio". 
Il ragazzo parve impressionato, tanto che sollevò un sopracciglio e la guardò con aria colpita, annuendo ed allontanandosi quel tanto che bastasse per prepare ciò che avesse ordinato ed informare il secondo uomo dietro al bancone di prendere gli ordini anche per lui, perché avrebbe passato più tempo con la nuova ragazza appena entrata e che non era passata di certo inosservata: i cacciatori non avevano smesso di toglierle gli occhi di dosso da quando avesse messo piede nel locale un po' perché indossava uno dei suoi soliti paia di jeans super attillati, un top chiaro e solamente una giacca di pelle, un po' perché molti avevano sentito parlare di lei e l'avevano riconosciuta, stupiti di trovarla da sola. 
Il barista le porse il suo drink e tornò ad appoggiarsi con i palmi sul bancone, inarcando appena la schiena e sorridendo, non accennando a muoversi da lì; Abby lo ignorò per qualche istante, portandosi alle labbra il bicchiere e bevendone qualche sorso, sentendo la gola ed il petto in fiamme per l'alto tasso alcolico della bevanda che avesse appena ingerito, e poco dopo sollevò lo sguardo continuando a guardarlo con aria interessata. 
"Cosa ci fa una ragazza come te in un locale come questo, tutta sola?" chiese il ragazzo sollevando un sopracciglio ed osservandolo per bene. 
Abby ricambiò quell'occhiata innocente e per qualche istante lo studiò, notando quanto fosse davvero attraente e come i suoi occhi scuri fossero così luminosi, e solamente per un istante le ricordarono lo sguardo più spensierato che aveva Dean quando lo conobbe, prima di finire all'inferno e cambiare. "Ma adesso non sono più sola, giusto Edward Randall?". 
Il ragazzo sollevò un sopracciglio e scemò leggermente il suo sorriso, guardando nei suoi occhi azzurrissimi con aria sorpresa mentre ondeggiava il bicchiere piena con la mano sinistra, sorridendo nella sua direzione con aria compiaciuta. "A questo punto sono in svantaggio: sai il mio nome, ma io non conosco il tuo". 
"Non è importante.." sussurrò Abby facendo spallucce mordendosi il labbro inferiore, scuotendo la testa e sorridendo. "Si dice in giro che tu sappia tante cose perché gestisci questo posto: i cacciatori vengono qui nel ritrovo dei cacciatori parte II dopo la Road House di Ellen e tu li ascolti tutti quanti. Hai un'informazione che mi serve". 
Edward aggrottò le sopracciglia e appoggiò i gomiti sul bancone, piegando la schiena ed avvicinandosi alla ragazza per guardarla con curiosità, scorgendo nei suoi occhi chiari un lampo di malinconia che presto però Abby si affrettò a nascondere, e Edward pensò che ciò fosse proprio una caratteristica che contraddistinguesse tutti i cacciatori. "Tu conoscevi Ellen?". 
Abby sospirò appena, portandosi alle labbra il bicchiere nuovamente per bere un sorso più lungo e fece spallucce, pensando che quel ragazzo dall'aria più grande di lei e molto sicura di sé sapesse di sicuro tante cose che le avrebbero fatto davvero comodo. "Si, era molto importante per me. Così come Jo". 
Edward annuí e percepí ancora malinconia e tristezza nelle sue parole e nei suoi occhi, sentimenti che anche lui conosceva bene dopo tutto ciò che avesse passato, così le fece segno di aspettarlo per un istante e si allontanò di qualche passo dirigendosi verso la riserva degli alcolici e prendendo due bicchieri puliti, ammiccando nuovamente nella sua direzione e facendole segno di seguirlo. 
Abby bevve l'ultimo goccio e si alzò velocemente, osservando il ragazzo scavalcare il bancone e dirigersi verso uno dei tavoli più appartati e solitari in fondo alla sala laterale, dove nessuno avrebbe potuto disturbare la loro conversazione, e la ragazza sentí degli sguardi di alcuni cacciatori su di lei, riconoscendoli immediatamente come amici di Sam e Dean, immaginando che le notizie sarebbero volate in fretta. 
Si sedette al tavolo, notando Edward già seduto mentre versare dell'abbondante Tequila in entrambi i bicchieri e sorrise, afferrandone uno e facendolo scontrare con quello dell'uomo davanti a sé, bevendo successivamente qualche sorso e dovendo ammettere che quel posto servisse davvero della roba ottima; Edward accennò un sorriso ed estrasse dalla tasca della sua giacca un sigaro. 
Abby lo osservò mentre lo bloccava fra i denti perfettamente bianchi e poi con il suo zippo lo accese, iniziando a fumare proprio al suo fianco. 
Storse appena il naso, perché detestava l'odore impregnate che emanasse il sigaro, ma ad Edward pareva non importare dato il modo in cui espirasse fuori il fumo. 
"Allora, ragazza misteriosa: eri amica di Ellen e Jo, che si dia il caso siano state le persone che mi hanno iniziato a questo lavoro, e piombi qui dicendomi che potrei sapere delle cose che ti interessano per, mmh, cosa? Una caccia? Sei sicura di poter cacciare da sola, poi? Andiamo, una donna come te?". 
Abby sollevò un sopracciglio ed accavallò le gambe in modo elegante, osservando come Ed non avesse perso il suo movimento con un sorriso sul viso, non apprezzando il tono autoritario che l'uomo avesse usato con lei. "Potrei farti fare la figura dell'idiota davanti a tutti i tuoi amici qui dentro mentre mi faccio una manicure, quindi ti conviene non provocarmi, Ed; non sono dell'umore per fare stupidi giochetti quindi andrò dritta al sodo: hai delle informazioni che potrebbero servirmi. Voglio solo quelle, poi me ne andrò". 
Edward accennò un sorriso compiaciuto e divertito e scosse la testa mentre continuava a fumare il suo sigaro, per poi prendere un sorso del suo bicchiere ma non distogliendo mai gli occhi scuri dai suoi, notando la lama angelica che Abby portasse nel cinturino dei pantaloni quando la ragazza si mosse per sistemarsi più comodamente sulla sedia. "E chi dice che io abbia le informazioni che ti servono?". 
"Un demone". 
"I demoni mentono, rossa". 
"Non quello che ho torturato io". 
L'uomo tornò a sorridere dopo quel breve scambio di battute ed iniziò a pensare che probabilmente la ragazza davanti a sé facesse sul serio, così appoggiò i gomiti sul tavolo e sospirò rumorosamente, guardandola dopo qualche secondo con aria più seria. "E io che ci guadagno?". 
Abby scosse la testa e sospirò, copiando i suoi movimenti ed avvicinandosi sul tavolo, inarcando le sopracciglia con aria irritata. "Soldi, armi, protezione: decidi tu, non mi interessa. Basta che mi dici dove posso trovare Dylan Corbin". 
"Dylan Corbin? Il veggente eremita in pensione?" chiese Edward ridendo di gusto, guardandola con espressione ironica ed iniziando a pensare che lo stesse prendendo in giro, ma quando indugiò sul suo sguardo serio capí che ci fosse poco fa scherzare e tornò serio. "Sai che si dice che Dylan sia morto, giusto?". 
Abby sorrise compiaciuta di aver pilotato la conversazione fino a quel punto ed estrasse dalla sua giacca una piccola busta bianca, dalla quale fece uscire delle foto di alcune telecamere di sicurezza che ritraessero proprio Edward insieme all'uomo che stesse cercando, e lo vide sollevare un sopracciglio con espressione sbalordita, dischiudendo appena le labbra. 
Picchiettò le unghia lunghe sulla foto, cerchiando con una linea immaginaria il volto di Dylan e poi il suo, per poi tornare a guardarlo con aria dura. "Vedi Edward: avrei potuto puntarti una pistola alla testa e costringerti a dirmi dove sia l'uomo che sto cercando, ma invece te lo sto chiedendo con gentilezza anche se non ho tempo da perdere. Quindi te lo ripeto un'altra volta: dov'è Dylan Corbin?". 
Edward guardò a lungo nei suoi occhi determinati ed annuì in silenzio. Sorrise divertito bevendo un lungo sorso di Tequila e facendo spallucce, per poi riappoggiare il bicchiere vuoto sul tavolo con aria sospettosa: in fondo non la conosceva, non sapeva neanche quale fosse il suo nome e ciò per un cacciatore era vitale, in quanto gli sarebbe bastato fare una telefonata per scoprire tutto ciò che ci fosse da sapere su di lei entro pochi minuti, eppure i suoi occhi ed il suo viso gli fecero credere di potersi fidare, come il fatto che Abby non avesse avuto alcuna reazione bevendo la Tequila mischiata all'acqua Santa con cui correggesse costantemente i suoi alcolici per essere sempre informato su che gente frequentasse il suo bar. "Bene rossa, ti aiuterò ma a due condizioni: ti accompagnerò io da Dylan dato che lui non ama le sorprese e potrebbe ucciderti prima che tu possa varcare la soglia del suo guardino". 
La ragazza sollevò un sopracciglio ed alzò gli occhi al cielo, lo guardò con aria infastidita perché non aveva davvero tempo per perdersi dietro ad un'eventuale scontro fisico con Edward per costringerlo a parlare, così sospirò e annuí con aria seria. "Qual è la seconda condizione?". 
L'uomo si avvicinò di più sul tavolo guardandola con aria perentoria per diversi istanti mentre scrutava nei suoi occhi come a poter leggere dentro di lei, senza però ottenere dei risultati dato che Abby conoscesse bene come celare tutto ciò che non volesse mostrare alle altre persone. "Lunghi capelli rossi, giubbotto di pelle, aria da impertinente ed anche un po' viziata, per non parlare del modo in cui alcuni cacciatori ti guardano. Tu sei Abby Harrison, non è vero? La ragazza con l'anima antica: ho sentito parlare di te".
La ragazza quasi sorrise divertita dalle sue parole ed annuí mentre lo guardava, alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi di qualche passo senza mai lasciare i suoi occhi. "Nella mia descrizione hai dimenticato di aggiungere che sono anche tremendamente impaziente: ti do cinque minuti, se entro allora non sarai accanto a me in auto giuro che troverò un altro modo per attirare la tua attenzione, e non sarà piacevole per te". 
Lo sentí ridere di gusto mentre lei si voltava per tornare sui suoi passi per uscire dal locale, passando nuovamente fra i cacciatori che la sua famiglia conoscesse bene e che la guardassero con aria curiosa, ed Abby si chiese quanto tempo Dean avrebbe impegnato per presentarsi lì e pretendere delle spiegazioni, mentre sentiva i passi dell'uomo alle sue spalle. 
 
 
Misè del ghiaccio sintetico sullo zigomo sinistro per evitare che spuntasse un grosso ematoma, sbuffando e muovendosi nella sua camera del motel; sentí il telefono squillare per l'ennesima volta e lesse il nome di suo fratello, ma Abby non rispose perché era fin troppo stanca per quella notte. 
In più erano già trascorsi sei giorni dall'ultima volta che avesse visto sua figlia ed iniziò a mancarle più di quanto immaginasse, desiderando solamente che le ore passassero e che riuscisse a riposare per rimettersi in viaggio il più presto possibile e per terminare ciò che avesse iniziato, per poi tornare al bunker dove avrebbe rivisto la sua famiglia. 
La sua attenzione fu rivolta verso la porta della stanza, quando udì due nocche sbattervi contro e facendole sollevare lo sguardo: spense la TV che tanto non stesse neanche seguendo e si alzò silenziosamente dal letto, lasciando il ghiaccio sul tavolo e prendendo la sua pistola per sicurezza, che però capì di non aver bisogno di usare quando guardò dallo spioncino. 
Aprì e sorrise brevemente, osservando il viso del ragazzo che avesse viaggiato con lei per due giorni per arrivare fino a Denver, Colorado. 
"Come va la faccia?". 
Abby sorrise e scosse la testa, voltandosi per posare nuovamente la pistola sul tavolo e riprendere fra le mani il ghiaccio sintetico per tornare a premerlo contro il suo viso, sedendosi nuovamente sul bordo del letto. "Non è niente: ne ho viste di peggiori". 
Edward sorrise amaramente e si chiuse la porta alle spalle, avanzando nella stanza spartana fino a voltare la sedia del piccolo tavolo per sedervisi a cavalcioni, appoggiando le braccia contro la spalliera mentre continuava a fissarla con curiosità: gli dispiaceva che Abby si fosse fatta male, ma Edward le aveva detto di lasciare che andasse a parlare per primo con Dylan per informarlo della sua presenza, intimandole di rimanere nascosta e protetta dietro le sue spalle, ma Edward si rese conto di quanto cocciuta e orgogliosa fosse la donna seduta davanti a sé quando l'aveva vista avanzare spavalda verso Dylan, che si difese scagliandola con la mente contro la parete più vicina. "Allora, sei soddisfatta dell'informazione che ci ha dato Dylan?". 
"Si, ho ottenuto quello che volevo, ma il mio viaggio non è ancora finito.." sussurrò Abby sospirando ed abbassando lo sguardo, togliendo il ghiaccio dal viso e poggiandolo sul letto al suo fianco, sfregando le mani ormai fredde per riscaldarle. 
Per qualche istante i due ragazzi seduti uno davanti all'altra si scambiarono un'occhiata complice, una di quelle che Abby avesse scambiato solamente con pochissime persone nella sua vita. 
Sorrise pensando al fatto che in quei due giorni di viaggio verso il Colorado, Abby si fosse trovata a ridere insieme ad Edward senza neanche rendersene conto. 
Nonostante l'inizio turbolento al locale in cui Abby lo avesse trovato insopportabile ed irritante, trascorrere del tempo insieme a lui le aveva fatto capire che Edward non fosse poi così male. 
Fare amicizia o conoscersi meglio non faceva parte dei piani, eppure Abby e Edward avevano passato le ore in auto e gli interi pasti a parlare senza sosta: delle cacce, delle loro vite, di dove sarebbero voluti essere a quel punto della vita. 
Aveva pensato che aprirsi con uno sconosciuto fosse sempre stata un'idiozia, invece con Edward ebbe la sensazione di poter parlare di qualsiasi cosa senza mai essere giudicata e lui non era mai stato troppo invadente. 
Abby era rimasta sorpresa di come lei stessa si fosse aperta con Edward, di come le sue stupide battute la facessero ridere e di come apparisse delicato e riservato quando il telefono di Abby continuava a squillare e non fece neanche una domanda. 
Era stato molto umano e protettivo nei suoi confronti, qualità che era raro trovare in un cacciatore. 
E poi, pensò Abby, sembrava proprio che viaggiassero sulla stessa  lunghezza d'onda. 
Abby accennò un sorriso sincero e respirò lentamente tornando con i pensieri nella sua stanza del motel, facendo spallucce e mordendosi appena il labbro con nervosismo mentre guardava nei suoi occhi nocciola. "Grazie per avermi portata da Dylan comunque. Mi ha aiutata, ed anche tu". 
Edward ricambiò il sorriso ed annuí facendo semplicemente spallucce, lasciando scivolare il suo sguardo su di lei come aveva fatto durante quei due giorni che passarono insieme a stretto contatto; l'uomo si alzò in silenzio e le si avvicinò disponendosi fra le sue cosce rimanendo in piedi con un gesto innocente e privo di malizia, piegandosi sui talloni per accedere meglio al suo viso e poggiarle il ghiaccio sullo zigomo con delicatezza, facendole chiudere di scatto gli occhi e gemere appena per il dolore di quel contatto. "Mi spiace che Dylan ti abbia fatto questo, rossa". 
"Non è colpa tua, avrei dovuto ascoltarti". Abby sorrise e scosse appena la testa, mordendosi il labbro mentre vedeva il modo in cui la guardasse.
Si schiarí la gola e distolse lo sguardo ripensando per un istante al modo in cui Dylan l'avesse colpita con la magia non appena fosse entrata nella sua proprietà insieme a Edward, che subito l'aveva protetta ed aveva assicurato per lei al veggente, con cui poi avesse intrapreso una seduta spiritica per rintracciare il vero obiettivo della ragazza. 
Il veggente aveva proprio un bel caratterino e aveva dimostrato di non fidarsi delle persone che non conoscesse, nonostante i suoi poteri profetici. 
"Allora Edward, come vuoi essere ripagato per avermi portata da Dylan? Soldi? Armi? Senza contare che mi hai anche salvato la vita". 
L'uomo sorrise più ampiamente sentendosi divertito per il tono ironico che avesse usato Abby e si sedette accanto a lei sul letto, continuando a pressare il ghiaccio sul suo viso con delicatezza e scuotendo la testa, mentre guardava nei suoi occhi azzurri e si sentiva improvvisamente incapace di separarsene. 
Si schiarí la gola ed abbassò lo sguardo solo per qualche istante, e ad Abby diede l'impressione di essere un semplice ragazzo un po' impacciato e con i modi gentili, e non un cacciatore dal cuore mutato in pietra come tutti gli altri.
Edward fece spallucce e guardò la ragazza con un sorriso divertito. "Avevo in mente un tipo diverso di ricompensa, veramente". 
Abby sollevò un sopracciglio come una molla e si allontanò quel tanto che bastasse per guardarlo meglio mentre ancora Edward le pressava il ghiaccio sintetico sullo zigomo; lo guardò con aria confusa, non riuscendo a capire dove volesse arrivare il ragazzo con quella strana affermazione, ma presto lo sentí ridere di gusto ed Abby si tranquillizzò. 
"Sta tranquilla! Voglio solamente invitarti a cena per l'ultima volta prima che tu riparta".
La ragazza rise di gusto e scosse la testa, perché non era più abituata a ricevere le attenzioni degli uomini e quasi le sembrò strano e assurdo che Edward la stesse invitando a passare l'ultima sera insieme mentre ancora si prendeva cura del livido sul suo viso con dolcezza. 
Così scosse la testa e gli parlò con tono molto ironico. "No! Perché vorresti farlo?".
Accennò un sorriso imbarazzato e Edward abbassò lo sguardo per qualche istante, mordendosi il labbro e grattandosi nervosamente la nuca, ed a Abby parve un po' ridicolo data la sua stazza paragonabile ad una grande montagna di muscoli. 
Ma quando tornò a guardare la donna seduta accanto a sé, Edward non fece in tempo ad incrociare il suo sguardo che il suo cuore prese a battere più velocemente, facendogli intuire che non avesse mai provato alcun interesse per una donna, come quello che stesse provando per Abby in quei giorni. "Beh che domande, rossa: perché mi piace la tua testa, il modo in cui ragioni. Sei diversa da come ti descrivono gli altri cacciatori". 
"Ti aspettavi borchie sporgenti, lingua biforcuta e occhi rossi come Lucifer?" chiese Abby sorridendo e sistemandosi meglio accanto a lui mentre si meravigliava sempre di più di sé stessa, perché in quei giorni aveva soddisfatto le curiosità di Edward spiegandogli la storia che la legasse a Syria, ma che non avesse niente a che fare con lei.
Senza rendersene conto e senza un motivo apparente, Abby si era ritrovata a fidarsi di lui. 
Edward sollevò un sopracciglio e rise insieme a lei, annuendo in modo divertito. "No. Ma non mi aspettavo neanche di trovarti così dannatamente interessante e sexy, di voler sapere tutto di te fino al punto di farmi desiderare di non lasciarti andare per la tua strada". 
Abby rimase in silenzio ad ascoltare le sue parole mentre teneva gli occhi puntati nei suoi nocciola; sentí il cuore iniziare a battere più velocemente specialmente quando notò Edward toglierle il ghiaccio sintetico dal viso ed accennare un'espressione preoccupata mentre osservava l'ematoma che sarebbe spuntato sulla sua guancia. 
Sospirò leggermente e tornò a guardare nei suoi occhi azzurri, trovandola nervosamente in attesa di una sua mossa e Edward rise divertito.
Avrebbe detto qualcosa per tranquillizzarla e sistemare la situazione, ma Edward non ne ebbe il tempo, perché la porta della stanza si aprì di scatto facendo sobbalzare entrambi e facendoli alzare immediatamente; Abby vide Edward estrarre una pistola dalla guaina della sua cintura e sollevarla immediatamente verso l'uomo che avesse fatto irruzione, quasi scardinando la porta. "Chi diavolo sei?!". 
Abby sgranò gli occhi e per un momento rimase paralizzata ad osservare quella scena quasi ironica per lei, tanto da iniziare a pensare che la sua vita fosse proprio strana e buffa; la ragazza ritrovò l'uso delle gambe e della parola, mettendosi immediatamente fra i suoi uomini che si puntassero le pistole contro e si guardavano in cagnesco, senza un reale motivo. "Abbassate le pistole tutti e due, subito!". 
"Che sta succedendo, Abby?". 
La voce di Edward arrivò alle sue orecchie, ma Abby rimase voltata verso Dean che non smetteva di guardare l'uomo sconosciuto con un odio tale che lo avrebbe ucciso con lo sguardo se solamente avesse potuto e sicuramente avrebbe premuto il grilletto per ucciderlo se Abby non si fosse messa fra loro; Abby afferrò delicatamente le sue braccia per poi far scivolare le mani fino alla sua arma, mentre gli occhi di Dean si scostarono da quelli di Edward per incrociare quelli azzurri di Abby. "Lascia la pistola, va tutto bene". 
"Spostati". 
"No. Non lo ucciderai. Non ucciderai nessuno stanotte". 
Dean respirò profondamente mentre cercava nei suoi occhi azzurri la ragione per cui non avrebbe dovuto ucciderlo, sforzandosi di ignorare il Marchio ed il modo in cui risuonasse dentro di lui, incoraggiandolo a spostare la ragazza e colpire quell'uomo alle sue spalle; ma poi Dean vide lo zigomo ferito della ragazza e sgranò gli occhi, e Dean usò tutta la sua forza di volontà per abbassare la pistola per riporla nel cinturino dei pantaloni e concentrarsi su Abby, sfiorandole appena la pelle della guancia. "Ma che è successo? Che ci fai qui, ragazzina?".
Cerco di salvarti il culo pensò Abby accennando un sorriso imbarazzato, voltandosi poi verso Edward che la guardava con aria seria e preo preoccupata mentre  ancora impugnava la sua arma, ed intimandogli di abbassarla velocemente.
Sospirò muovendosi nella stanza ed allontanandosi da Dean solamente di pochi passi, rimanendo comunque fra i due ragazzi per placare qualsiasi altra scintilla che sarebbe potuta sfociare in una lite. "Dean, lui è Edward Randall. Edward, questo è Dean Winchester". 
Edward fece una smorfia e scosse la testa mentre incrociava lo sguardo arrabbiato dell'uomo davanti a sé, e fece un passo avanti per raggiungere la ragazza mettendosi al suo fianco. "Beh, molto piacere Dean. Non ti hanno forse ancora spiegato come funziona una porta? Di solito si entra nella stanza di un cacciatore solamente dopo aver ricevuto il permesso per evitare che ti faccia un buco fra gli occhi, imbecille!". 
A sentire quel tono infastidito e saccente, Dean fece un istintivo scatto in avanti iniziando a vedere tutto rosso per via della rabbia che gli provocasse il Marchio, e avrebbe provato a colpirlo se solamente Abby non gli avesse sbarrato la strada ancora una volta, conscia che a lei non avrebbe mai fatto del male, e lo tirò indietro dalle braccia. 
Dean spostò lo sguardo furioso su quello di Abby e la guardò in cagnesco, chiedendosi perché lo stesse ostacolando in quel modo, ma si scrollò la sua presa di dosso e cercò di calmare il suo respiro. "Perché lo stai proteggendo?". 
La ragazza scosse la testa ed iniziò a perdere la pazienza, spingendo Dean con forza per farlo indietreggiare verso la porta mentre lo guardava con aria seria. "Sto proteggendo te dal fare qualcosa di stupido di cui potrai pentirti quando la sete del Marchio sarà placata e tornerai te stesso! Adesso vieni con me". 
Dean la guardò negli occhi cercando di respirare e di calmarsi, abbassando poi lo sguardo incapace di sostenere quello della donna perché una parte di lui sapeva che avesse ragione. 
Aveva fatto irruzione in quella stanza senza neanche un avvertimento ed aveva minacciato di uccidere quel cacciatore che stesse alle spalle della ragazza, continuando a guardarlo come se fosse un grosso e cattivo grizzly sanguinolento. 
Dean sospirò rumorosamente e si lasciò guidare quasi fino alla porta, dove Abby gli intimò di aspettarla fuori e che sarebbe uscita subito dopo di lui, ma qualcosa scattò in Dean quando udì Edward continuare a parlargli con lo stesso tono di scherno di poco prima. 
"Ha ragione, dovresti andartene. Qui abbiamo tutto sotto controllo: penserò io ad Abby". 
Non ebbe neanche il tempo di rendersi conto di ciò che stesse succedendo che Dean fu addosso a Edward, facendolo ruzzolare sul pavimento della stanza e mettendosi a cavalcioni su di lui per iniziare a colpirlo ripetutamente. 
Ma Edward era anche un abile combattente, oltre che un ottimo cacciatore, e presto si liberò della sua presa sollevandolo con forza ed iniziando a restituire i colpi che avesse incassato poco prima fino a trovarsi le mani imbrattate del sangue di Dean. 
Ruppero i soprammobili, il tavolino basso di vetro su cui Abby avesse posto il suo borsone, la televisione. 
Continuarono a colpirsi per tutta la stanza senza neanche una vera ragione: Dean era entrato nella stanza in quel modo brusco e Edward aveva estratto la sua pistola per difendersi. 
Dopodiché il caos. 
Non fu facile per Abby mettersi fra i due uomini questa volta, separare due bestioni come loro era pressoché impossibile, mentre li osservava continuare a colpirsi l'un l'altro; furono inutili i richiami e le richieste di fermarsi, perché nessuno dei due volle ascoltarla. 
Così presa dalla sconforto e anche un po' dall'agitazione, Abby decise che sparare un colpo in aria con la sua pistola caricata a sale fosse il modo giusti per attirare la loro attenzione; Edward e Dean sobbalzarono e si allontanarono quel tanto che bastasse per voltarsi verso di lei ed Abby ne approfittò per spingere indietro Dean dal petto e tirare via Edward di peso, spingendolo fuori dalla stanza e frapponendosi subito fra Dean e la porta, sbarrandosela alle spalle e chiudendo gli occhi istintivamente per paura che potesse colpire anche lei mentre lo vedeva avvicinarsi velocemente. 
Forse fu quel gesto che fece tornare Dean in sé, che scorse la paura negli occhi di Abby, o forse fu il fatto che il Marchio avesse smesso di pulsargli sul braccio perché si fosse saziato a sufficienza, facendo sì che Dean riuscisse a calmarsi quel tanto che bastasse per sollevare le mani ed osservarle sporche di sangue di quell'uomo che neanche conosceva. 
Abby deglutí a fatica e sospirò, conscia di aver appena scampato una brutta situazione che sarebbe potuta peggiorare, e tornò a guardarlo negli occhi fingendo un sorriso di rassicurazione. "Ti prego Dean, ti prego. Aspettami qua. Controllo solamente che Ed stia bene e poi torno subito e verrò con te se è questo che vuoi, ma per favore, non uscire dalla stanza senza di me. Ti prego". 
Dean sgranò appena gli occhi e la guardò perplesso, perché non aveva mai sentito Abby supplicare lui o qualcunaltro in quella maniera così disperata, mentre lo guardava con aria preoccupata; annuí lentamente e si voltò perché incapace di sostenere il suo sguardo, dirigendosi verso il bagno per lavare via il sangue dalle sue mani e dal suo viso, pulendo le ferite che Edward fosse riuscito a fargli. 
Abby sgattaiolò fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle ed avviandosi a grandi passi verso la stanza del suo amico dove trovò la porta ancora aperta, segno che Edward avesse capito che sarebbe andata al più presto da lui per controllare come stesse; entrò in silenzio e si chiuse la porta alle spalle, avvicinandosi velocemente al ragazzo con le spalle incurvate e i gomiti appoggiati al lavandino del bagno, intento a disinfettarsi il taglio che Dean gli avesse aperto sullo zigomo a suon di pugni. 
Alla vista del sangue e della ferita, Abby provò la sensazione sgradevole di nausea e di un conato di vomito che volesse risalirle lungo la gola, ma scosse la testa e lo mandò giù: Dean aveva dei problemi molto gravi con la gestione della rabbia da quando il Marchio lo controllava e avrebbe dovuto trovare una soluzione al più presto, prima che un altro innocente come Edward ne pagasse le conseguenze. 
Strinse gli occhi per un secondo perché le dispiaceva davvero tanto che un uomo per bene come lui fosse rimasto invischiato negli strascichi della sua vita, così avanzò nel bagno fino ad arrivare al suo fianco e si legò i capelli in una crocchia improvvisata intercettando il suo sguardo confuso dallo specchio, e gli tolse di mano il disinfettante per iniziare a tamponare la ferita sul suo viso. 
Ma Edward era così tremendamente alto da ricordarle Sam, così gli prese una mano fra le sue per portarlo con sé fuori dal bagno e lo costrinse a sedersi sulla sedia accanto al tavolino, dove posizionò la cassetta del pronto soccorso ed iniziò ricucirgli velocemente la ferita. 
Rimase in silenzio, sforzandosi di concentrarsi sulle ferite che avesse sul viso ed iniziò a tamponarle tutte col disinfettante, preparando l'occorrente per cucire l'unica ferita che avesse bisogno di un punto o due; ma venne distratta dalla sguardo di Edward che non smetteva di guardarla nello stesso modo in cui avesse fatto prima che Dean li interrompesse e che rovinasse quella giornata. 
Strinse le labbra per trattenere un sorriso e quell'accenno che aveva lasciato trasparire, scemò non appena lo sentí gemere quasi silenziosamente quando strinse il primo punto. 
"Sono tremendamente dispiaciuta, Ed. Dean non avrebbe dovuto farti del male, non avrebbe neanche dovuto essere qui, dannazione". 
Abby continuò a tenere i due lembi della sua pelle dello zigomo uniti dal filo che stesse usando, per mettere il secondo ed ultimo punto, ma questa volta dalle labbra di Edward non uscì neanche un sospiro di dolore. 
Continuava a guardarla, ma questa volta aveva accennato un sorriso sereno e tranquillo, ed Abby questa volta non si sottrasse da quello sguardo; Edward le sfiorò il volto, notando come il suo zigomo fosse ormai quasi del tutto sgonfio per via del ghiaccio che avesse applicato, ma sapeva che purtroppo l'ematoma sarebbe apparso e avrebbe rovinato il suo bel viso. 
Solamente quando Edward le sfiorò la pelle del viso Abby si rese conto di quanto vicina si fosse spinta, insinuandosi fra le sue cosce aperte per ricucirlo e disinfettare le restanti ferite. 
Abbassò lo sguardo e stava per allontanarsi, quando Edward la bloccò per il braccio e si schiarí la voce, guardandola con aria sospettosa. "Tu e quel tipo.. Dean.. State ancora insieme?". 
La ragazza sospirò lentamente scuotendo appena la testa e deglutendo a fatica, perché non aveva idea di come avrebbe potuto spiegare ciò che ci fosse fra di loro, eppure dal modo in cui l'uomo le avesse rivolto la domanda aveva capito che fosse a conoscenza della loro storia. In fondo stava parlando con un uomo che gestiva un bar per cacciatori: chissà quante brutte storie storpiate ha sentito su di noi, pensò Abby. "È complicato". 
Edward la guardò dubbioso per qualche istante e sollevò le sopracciglia, guardandola con aria incredula perché non poteva credere che una persona come lei potesse stare con un tipo come Dean Winchester; pensava che fosse più intelligente di così e meritasse di più nonostante la conoscesse davvero da poco. 
Abby parve cogliere quel particolare pensiero e si liberò della presa delicata sul suo viso, aggrottando le sopracciglia guardandolo quasi in cagnesco perché Edward non poteva giudicare il suo legame con Dean senza neanche conoscerlo.
Non ebbe bisogno di dire nulla, Edward capì subito cosa l'avesse infastidita in quel modo e sospirò leggermente facendo spallucce, mentre la guardava dritta negli occhi con espressione più seria del solito. "Sono un cacciatore da tutta la vita, Abby. E ho visto solamente pochi esseri attaccare con la stessa ferocia con cui Dean ha attaccato me stasera". 
Si irrigidí e si morse il labbro, sentendosi tremendamente adirata nei suoi confronti: Dean non era feroce. 
Non aveva mai fatto male a nessuno se non quando era strettamente necessario.
Dean salvava gli innocenti. Permetteva loro di avere una vita, sacrificando ogni giorno la proprio.
Non era come gli altri cacciatori lo descrivessero.
Abby lo sapeva, lo conosceva. Viveva con lui da ormai dieci anni. 
Eppure Dean non era più lo stesso di qualche mese prima, non da quando avesse accettato il Marchio da Caino. 
Tornò a guardare nei suoi occhi nocciola e si ritrovò sul punto di raccontargli l'intera storia solamente per dimostrargli che Dean non fosse un mostro, eppure come avrebbe potuto spiegargli che quello che avesse conosciuto lui non era il vero Dean Winchesters, ma una versione oscura governata dal Marchio? 
Fece spallucce e sospirò, lasciando andare tutta quella rabbia che avesse dentro e sorrise ironicamente nella sua direzione, incrociando le braccia al petto. "Tu lo hai provocato, Edward. Stavo per portarlo via dalla stanza, ma tu hai dovuto fare l'idiota con la tua frase e Dean ha perso il controllo". 
La ragazza lo vide cambiare espressione fino ad esplodere in una risata di cuore, sciogliendo quell'espressione tanto seria che avesse messo su e scosse la testa, mettendosi una mano sul petto ed inclinando la testa all'indietro per ridere più forte mentre ammetteva silenziosamente la sua colpa. 
Dopo pochi secondi, nei quali Abby lo guardò con aria di disapprovazione mentre scuoteva la testa ma tratteneva una risata, Edward tornò più serio ma sorrise ugualmente mentre la guardava, sporgendosi leggermente più avanti per avvicinarsi di più a lei. "Che posso dire, rossa? Adoro provocare, adoro le risse e adoro le donne belle e intraprendenti come te. E poi, che io sia dannato se alla fine ti lascerò tornare insieme a lui". 
Abby sgranò gli occhi per la sorpresa e per la sfrontatezza con cui le avesse parlato, notando il modo in cui la stesse guardando e si sentí arrossire; lo fulminò con lo sguardo ed indietreggiò per poi voltarsi e gettare le garze sporche nel cestino che vi fosse accanto al piccolo frigo di quella stanza. "Tu non sai di che parli e decisamente non mi conosci, Edward. Passare due giorni con me non ti dà il diritto di pens-.. Oh..".
Abby sgranò gli occhi e si irrigidí quando si voltò di scatto per tornare a guardarlo, trovandolo in piedi dietro di sé e sbattendo contro il suo petto che sembrava fatto di roccia. 
Sollevò lo sguardo verso di lui e si chiese quando si fosse alzato dalla sedia e come mai non lo avesse sentito muoversi. 
"Non mi dà il diritto di cosa? Conoscerti? Sapere che non meriti di stare con un uomo che non è in grado di controllare i suoi impulsi? Potrò anche non sapere chi sceglieresti tra Bon Jovi e Skid Row, ma so riconoscere un cuore ferito quando lo vedo, e adesso i tuoi occhi mi stanno confermando che non è la prima volta che accade". 
Edward la guardò con aria più seria, osservandola dall'alto come un leone guarda la sua preda e Abby si morse il labbro nervosamente. 
Cercò una risposta sagace, avrebbe voluto dirgli chiaramente che non voleva che si intromettesse nella sua vita privata, invece fece spallucce e sospirò, sollevando un sopracciglio mentre guardava nei suoi occhi nocciola. "Accidenti, sai capire le persone: immagino che avrai molta fila al bancone, tutti ansiosi di farsi psicoanalizzare dal barista".
Edward piegò le labbra in un sorriso compiaciuto, osservando il modo nervoso della ragazza di muoversi; gli piaceva quel continuo scambio di battute, quel modo di vederla trattenere un sorriso o una risata solamente per non dargliela vinta. Allungò una mano verso i suoi capelli, liberandoli dalla crocchia che avesse messo su per riuscire a curare meglio le sue ferite; osservò i suoi capelli scivolarle ai lati del viso e Edward si sporse quel tanto che bastava per respirare a pieno il suo odore, guardandola negli occhi mentre si portava una delle sue lunghe ciocche rosse vicino al naso. "Vanillina, muschio, rosa: da quando ti ho conosciuta, ho carpito tutti questi elementi, ma non riuscivo a sentirli insieme. Adesso che ti ho vicina capisco che poteva essere solamente profumo di Lillà". 
Di nuovo, Abby sentí quella sgradevole sensazione del cuore che battesse più velocemente nell'averlo così vicino e si ritrovò a deglutire a fatica mentre sentiva lo stomaco rigirarsi. 
Sostenne il suo sguardo e si riprese la sua ciocca, allontanandosi per mettere una maggiore distanza fra di loro; si avvicinò al tavolino su cui si fosse appoggiata mentre gli medicava le ferite e gli diede le spalle, mentre rifletteva sulle sue parole. 
Forse Edward aveva un po' di ragione, ma rimaneva il fatto che non avrebbe mai abbandonato Dean. 
Lo detestava per il modo in cui avesse parlato, per le affermazioni che avesse fatto, per credere che bastasse così poco per capire certe cose di lei. 
O forse iniziava a detestare Edward perché aveva centrato in pieno il suo nervo più sensibile, lasciandola basita perché aveva sempre creduto di essere una delle più grandi giocatrici di Poker che il mondo avesse conosciuto. 
"Sto cercando di dirti solamente che ti trovo davvero una bella persona: mi piaci molto e so da come mi guardi che anche tu mi trovi interessante, quindi se avrai mai bisogno di una mano per le cacce, di bere qualcosa in compagnia o di fare due chiacchiere, beh.." sussurrò Edward avvicinandosi di nuovo ad Abby, che nel sentirlo parlare si voltò nella sua direzione per guardarlo con aria stanca e preoccupata. L'uomo le sfilò dalla tasca il suo telefono, iniziando a digitare sullo schermo un paio di numeri e salvando un nuovo contatto in rubrica; la guardò tornando a sorridere, porgendole il telefono fra le mani. "Questo è il mio numero, rossa. Chiamami quando sarai pronta: ricorda che mi devi ancora una cena insieme". 
Abby rimase incastrata a guardare nei suoi occhi, continuando a stupirsi della sua sfrontatezza, mentre lo sentiva ridere leggermente. 
Rimase immobile per qualche istante perché quel tipo era davvero affascinante e stravagante: l'aveva aiutata a trovare un veggente nascosto in una zona abbandonata di una città che non fosse la loro, viaggiando con lei per tantissime ore senza mai lamentarsi, l'aveva difesa da Dylan e l'aveva riportata nella sua stanza per controllarle la ferita al viso, prima di fare la spiacevole conoscenza di Dean, eppure anche adesso mentre il suo viso ancora sanguinava e riportava delle grosse ferite dopo la lotta con il ragazzo, Edward continuava a filtrare con lei. 
Abby sorrise e scosse la testa, abbassando lo sguardo e decidendo che fosse arrivata l'ora di salutarlo per raggiungere Dean; lo salutò con la mano, dirigendosi verso la porta e stava per richiudersela alle spalle, quando dall'esterno della stanza intercettò nuovamente il suo sguardo. 
Era seria, composta. 
"Ho la sensazione che tu non sparirai più tanto presto dalla mia vita, non è vero?". Lo osservava con le labbra strette in un'espressione appena sorridente, sentendosi appena più leggera: in fondo Abby aveva riacquistato un po' di fiducia e di sicurezza in quei pochi giorni al suo fianco, proprio ciò di cui avesse bisogno per continuare a combattere più forte e più duramente di prima. "Bon Jovi. Se dovessi scegliere, allora sceglierei sempre Bon Jovi: i suoi testi riempiono il cuore. Adesso sai anche questo, bartender". 
Edward rise divertito ed annuí, facendole l'occhiolino mentre la vedeva sorridere e chiudersi la porta alle spalle. "Ci avrei scommesso, rossa!". 
 
 
Entrò nella sua stanza in silenzio, aprendo lentamente la porta e trovando Dean seduto al tavolo ad aspettarla con espressione impaziente, e Abby si stupì di non trovarlo con una delle birre presenti nel suo mini frigo oppure con una bottiglia di Whisky. 
Si chiuse la porta alle spalle e sospirò rumorosamente, andando avanti fino al tavolo dove si sedette sulla sedia più vicina a lui mentre sentiva il cuore battere più forte: i suoi occhi verdi la stavano studiando e la guardavano sospettosi come mai prima di quel momento, stavano cercando dentro di lei le risposte a delle domande che Dean non avrebbe avuto il coraggio di chiedere ad alta voce. 
Ed Abby istintivamente allunò una mano verso il suo viso, sfiorandogli la pelle appena barbuta e notando che l'espressione arrabbiata si stesse lentamente trasformando in una più rilassata.
In fondo era lui e sarebbe sempre stato lui. Il suo vero e unico amore, che stesse solamente passando un periodo nero.
"Come stai, Dean?".
Il suo viso si rilassò di più e si appoggiò leggermente contro la mano della ragazza, sorridendo divertito ed annuendo, mentre la guardava con aria più tranquilla e sfiorando con le dita la mano con cui la ragazza gli stesse carezzando il viso per poi abbassarla delicatamente e stringerla per un istante, prima di lasciarla andare e fare spallucce. "Mi dispiace per il tuo amico. Stavo per bussare, ma poi ho sentito la sua voce da fuori e ho pensato che.. Insomma.. È un uomo, nella tua stanza".
"Hai quasi scardinato la porta per le gelosia? Ed io che pensavo che volessi proteggermi da chissà quale mostro".
Dean accennò un sorriso e guardò nei suoi occhi azzurri così tranquilli, nonostante sapesse che Abby avesse preso tutta la sua preoccupazione e l'aveva compressa nella parte più profonda di sé. 
Sospirò e divenne più serio, schiarendosi la gola con un colpo di tosse. "Io sto seguendo una specie di programma di riabilitazione, sai? Tipo niente alcol, niente cibi spazzatura, niente violenza. A parte stasera, ovviamente". 
Abby lo guardò con aria sorpresa per un istante e poi sorrise compiaciuta, chiedendosi come facesse a stupirla giorno dopo giorno dopo tutto quel tempo e riconoscendo il suo ragazzo sotto quello sguardo ironico che avesse usato da tutta la vita come un'armatura, e sentí gli occhi pizzicare quando capí perché lo avesse fatto, trovandosi costretta ad abbassare lo sguardo. "È fantastico, Dean. Lo stai facendo per Mary".
"Certo che lo faccio per lei.." sussurrò Dean sospirando e guardandola con aria quasi infastidita mentre si sistemava meglio sulla sedia serrando la mascella e sentendo l'irrefrenabile voglia di alzarsi e bere qualcosa, dato che seguiva quel programma da quando Abby avesse lasciato il bunker, quasi 7 giorni prima. Ma sospirò, convinto di potercela fare, e guardò di nuovo la ragazza negli occhi, che gli sorrise ed annuì. "E per te ovviamente, lo faccio anche per te". 
Abby lo guardò negli occhi e scrutò il verde alla ricerca di ciò che realmente pensasse e ciò che realmente fosse, accennando un sorriso di apprezzamento. "Non me ne sono andata per questo Dean, io..". 
"Non ha importanza, ragazzina: sono venuto fino a qui perché non rispondevi alle chiamate di Dan e Sam e la scelta era fra lasciar venire tuo fratello o mettermi alla guida e venire io" rispose Dean ridendo nervosamente alzandosi dalla sedia in fretta, guardandosi attorno come per controllare di non dimenticare nulla nella stanza prima di andare via e facendo inevitabilmente scivolare lo sguardo sulla ragazza, che si mosse come uno specchio alzandosi anche lei e mettendosi fra lui e la porta; Abby lo guardò quasi con paura che potesse uscire via e lasciarla così presto, assumendo un'espressione contrariata che Dean si sforzò di ignorare quando iniziò a sistemarsi il giaccone addosso. "Ho pensato che non volessi Dan fra i piedi mentre sbrigavi le tue cose, tutto qui". 
Sorrise debolmente ed annuì, pensando che nonostante tutto Dean agisse sempre per proteggerla e per evitare di darle troppe noie inutili. "Si, hai fatto bene". 
Dean accennò un sorriso da poker ed annuí, facendo spallucce e sospirando quando sentí il suo sorriso scemare e i suoi occhi incontrare quelli di Abby: non aveva osato guardarla quando la ragazza, giorni addietro, era entrata nella cucina del bunker per dirgli che sarebbe andata via per un po' proprio per non trovarsi nella situazione in cui si trovasse adesso. 
La guardava e si chiedeva come avrebbe potuto lasciarla andare senza sapere dove andasse, senza poter chiedere perché Abby avesse quel grosso livido sullo zigomo, senza sapere chi fosse quell'Edward che avesse trovato nella sua stanza e picchiato quando aveva visto il modo in cui guardava la sua Abby. 
Si ritrovò a sospirare e ad abbassare lo sguardo brevemente, perché Abby aveva scelto di andare via e di non essere più sua, nonostante Dean non avesse mai smesso di amarla neanche un momento. Aveva avuto del tempo per riflettere quando rimase da solo nel bunker con Mary, mentre Sam e Dan partivano per andare a caccia, e oltre ad aver passato del tempo prezioso con sua figlia, Dean aveva anche iniziato a considerare che ciò che Abby era costretta a sopportare per stare con lui fosse fin troppo: partendo da Lydia e dalla figlia che avesse concepito con l'amazzone, passando per i suoi malumori e da tutte le volte che le avesse gridato contro di lasciarlo in pace perché non aveva bisogno del suo aiuto perché era troppo addolorato, orgoglioso e incasinato per ammetterlo, fino ad arrivare al Marchio ed a tutto ciò che avesse fatto quando era diventato un demone, compreso essersi fatto la barista per tre mesi ed aver tentato di uccidere Abby nel bunker, usando la sua forza demoniaca contro di lei per farle male. 
Dean ricordava perfettamente come si fosse sentito quando fosse tornato umano, seduto e legato alla sedia posta sopra la trappola demoniaca nella 7b: ricordava la confusione, l'incertezza, la paura ed il dolore che sparirono quando aveva posato i suoi occhi verdi su Abby, in piedi a fissarlo con sguardo incredulo accanto a Dan e Sam, e del modo in cui lei fosse avanzata senza paura verso di lui, nonostante i lividi sul suo viso e sul suo corpo fatti proprio da lui. 
In silenzio Abby lo aveva liberato dalle corde che lo tenessero ancorato alla sedia mentre le lacrime scivolavano sul suo viso e lo aveva stretto forte a sé, mentre Dean ancora seduto affondò il viso sul suo ventre e la teneva stretta. 
Erano rimasti in silenzio per un lungo lasso di tempo, senza dire nulla né guardarsi, semplicemente stretti uno all'altra a raccontarsi silenziosamente quando si fossero mancati. 
Solamente Abby era in grado di alleviare le sue pene e adesso che non fosse più insieme a lui, tutti i pesi iniziavano ad accumularsi sulle sue spalle più del solito. 
Dean sbatté un paio di volte le palpebre e tornò al presente per guardarla, fingendo un sorriso tranquillo ed annuí lentamente. "Sei viva, stai bene. Tuo fratello sarà contento di saperlo, adesso però devo tornare al bunker da Mary. Sai, credo che sia questione di poco tempo prima che inizi a parlare, sembra che ne abbia tanta voglia! Sta sempre a guardarmi ed a cercare di raggiungermi ovunque mi sposti, sembra una calamita".
Abby fece un grande sorriso, pensando alla sua piccola ed a quanto le mancasse tenerla fra le braccia o guardarla mangiare, dormire, tentare di arrampicarsi sugli armadi o sui tavoli, o semplicemente guardare nei suoi grandi occhi verdi mentre sorrideva. Ma era necessario che stesse lontana da sua figlia e dalla sua famiglia per un altro po' di tempo, dato ciò che stesse cercando di fare. 
Sospirò e divenne più seria quando vide Dean farle un cenno di saluto e superarla, pronto ad andare via, eppure Abby non era ancora pronta a lasciarlo andare: intercettò il suo braccio e lo trattenne forte, fermandolo e incrociando di nuovo il suo sguardo. 
Lo guardò a lungo e adesso Dean era molto più vicino a lei di quando fosse entrato nella sua stanza poco prima, tanto che Abby poteva sentire il suo profumo. "No Dean aspetta, rimani qui per stanotte. È tardi, voglio che riposi prima di rimetterti alla guida. Per favore". 
Iniziò a riflettere sul fatto che sarebbe bastato davvero poco per colmare la distanza fra di loro e stringerla forte in un abbraccio, eppure Dean dovette trattenersi per non complicare le cose, iniziando a pensare ironicamente che quel programma dei 12 passi che avesse trovato su internet fosse davvero efficiente tanto da migliorare il suo autocontrollo. 
Scosse la testa e sospirò, mordendosi il labbro e accennando un sorriso tranquillo, afferrando la mano della ragazza e guardandole per qualche istante mentre la stringeva fra le sue. "Te ne sei andata Abby, hai mollato. Ma va tutto bene, posso accettarlo senza rancore perché è colpa mia. Abbiamo una figlia e dobbiamo fare gli adulti per una volta. Per Mary. E io devo tornare da lei per essere la persona che si merita: sto cercando di dominare il Marchio perché amo Mary più di quanto potessi immaginare. Ma devo andare, ragazzina". 
Abby avrebbe voluto almeno provare a nascondere gli occhi lucidi e le emozioni che quelle parole provocarono dentro di sé, ma non ci riuscì neanche quando la vista divenne offuscata ed abbassò il viso per lasciar scivolare le lacrime sul suo viso: avrebbe tanto voluto partire insieme a lui, ma sapeva bene che se Dean avesse supposto anche per un istante ciò che lei stesse per fare, avrebbe provato a fermarla. 
Così la ragazza annuí e si asciugò il viso con il dorso della mano libera, accennando un sorriso e tornando a guardare Dean negli occhi che davvero non si aspettava quella reazione alle sue parole, e lo guardò con ammirazione sentendosi fiera di lui. 
Si avvicinò senza controllo e gli posò entrambe le mani sul petto, guardandolo negli occhi ed annuendo, mentre il cuore tornava a battere più forte. "Non importa ciò che il Marchio sta cercando di fare con te: sei un brav'uomo e un ottimo papà, Dean. Lo sei sempre stato". 
L'uomo sorrise a quelle parole e la guardò con uno sguardo grato; per la prima volta non le permise di vedere ciò che stesse davvero provando dentro di sé, annuendo e stringendo le mani della ragazza contro il suo petto.
Se le portò alle labbra e depositò un tenero bacio su entrambi i dorsi delle sue piccole mani, indugiando un solo momento di più sui suoi occhi azzurri e fu sufficiente per farlo vacillare e fargli provare il dolore per quella separazione che tanto stesse provando a reprimere dentro di sé; lasciò la presa su di lei e si voltò, dirigendosi verso la porta per uscire via e raggiungere la sua auto parcheggiata non troppo lontana da lì, lasciando Abby da sola al centro della camera con l'ennesimo boccone amaro da mandare giù, riuscendo però a sorridere mentre osservava l'Impala accendere le sue luci ed allontanarsi velocemente dal motel. 
  
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