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Autore: Risa_chan    16/02/2023    1 recensioni
“Per me? Ma non ti ho preso nulla.”
“Non fa niente,” alza le spalle leggermente, “non pensavo di dartelo.”
“Perché?” chiedo esterrefatto.
“Mi sembra evidente, temevo di non essere ricambiato; prima di questa sera non avevo la certezza che il tuo invito fosse per un reale interesse o fosse del tutto amichevole.”
Cosa, cosa?
“Ero convito di non piacerti, che tu mi odiassi,” confesso.
Wakatoshi scoppia a ridere, simile ad un tuono, un suo bellissimo che non ho mai sentito dalla sua gola.
“Odiarti? Hai idea da quanto ti voglio?”
Oh.
[UshiHina]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Wakatoshi Ushijima
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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PREMESSA

Ho voluto provare qualcosa di diverso utilizzando la prima persona al presente, è stato davvero difficile per me, e non sono tanto convita del risultato. Ma mi sono divertita a mettermi in gioco. Credo, inoltre, di aver osato troppo ad un certo punto, ma ci tenevo a calcare su un concetto importante, a mio avviso, per il rapporto che c’è tra Ushijima e Hinata, spero di esserci riuscita.
Ho corretto molto velocemente, perciò potrebbero esserci degli errori grammaticali, perdonatimi se potete e magari segnalatemeli, che non mi offendo.
 

Fame

 
[fanfiction partecipante al carnival/valentine challenge- come as you are not | sfida di febbraio del gruppo fb “Non Solo Sherlock]
 
 
 
 
 
 
 
Sono Hinata Shoyo e sono germogliato nel cemento. Non letteralmente, non sono una pianta, e no, mia madre non mi ha fatto nascere sul marciapiede. Intendo come giocatore di pallavolo: ho cominciato a giocare dal niente e quando dico niente intendo da zero. Alle medie non avevo neanche una squadra con cui giocare, poi sono entrato a liceo Karasuno.
Eravamo definiti “i corvi che non volano”, “colossi decaduti” per sottolineare il brutto periodo che la nostra squadra aveva vissuto ultimamente. Eravamo stati forti in un passato ma, non eravamo più in grado di sconfiggere le squadre potenti.
Non si può crescere nel cemento, eppure abbiamo dimostrato l’esatto contrario. Dal niente che eravamo siamo riusciti ad arrivare ai nazionali.
Grazie ai miei compagni ho capito che la mia strada non era essere il piccolo gigante ma diventare Ninja Shoyo, la miglior esca possibile.
Ho passato due anni in brasile cominciando da capo con il beach volley prima di entrare nei Back Jackal, sono stata ammesso nella squadra nazionale... insomma una sacco di cose eppure me la sto facendo sotto per un appuntamento.
Un semplice appuntamento romantico con Ushijima Wakatoshi.
“Stai bene, Boke, smettila di agitarti”.  Riflesso sullo specchio incontrai gli occhi blu di Kageyama. Mi fissava spazientito con le braccia incrociate al petto, mentre mi preparo per uscire.
“Non lo so, mi sembra troppo, e troppo poco…”
La tempia di Kageyama comincia a pulsare, lo capisco dal movimento delle sue sopracciglia.
Kageyama è il mio migliore amico, si lo so può sembrare un’affermazione strana perché spesso bisticciamo e ci sfidiamo per ogni piccola cosa.  E’ difficile da comprendere, ma per non è irrinunciabile metterci alla prova, non per la vittoria in sé, ma per la gioia di vedere dove possiamo arrivare; imparare qualcosa di nuovo per noi è qualcosa di divertente e stimolate.   E’ vero, Kageyama è un Re, il quale esige il massimo sempre: se non fosse stato così severo con me fin dall’inizio, forse non sarei arrivato qui. Forse sì, ma alla fine io adoro dare il massimo, fare quel passo in più quando chiunque si sarebbe fermato.
Quindi, per noi va bene così.
Kageyama sbuffa: “Sei impazzito del tutto! Ushijima-san non è così fissato su quello che hai addosso anche perché…”
“Anche perché?”
“Beh si spera che a fine serata te li strappi di dosso.”
Ci sono cose che non cambiano mai: la sensazione della palla sulla mia mano, il traffico di Tokyo, e il tatto inesistente di Kageyama.
Non ho tempo per discutere con lui.
Prendo il giubbotto, la sciarpa, guardo se ho il portafogli… le chiavi.  Dove diavolo sono? Le cerco nella stanza degli ospito di Tobio, le cerco in cucina, ah eccole sul tavolo del salotto.
“Augurami buona fortuna!” uro mentre corro fuori veloce come il vento senza neanche aspettare di sentire la risposta di Kageyama.
 Riesco arrivare con dieci minuti di anticipo il cuore mi batte forte.
Cazzo sto uscendo con Ushijima Wakatoshi, come diavolo mi è venuto in mente?
Ushijima è letteralmente un Dio in terra, giocatore eccezionale, lineamenti virili, alto, spalle larghe, il sogno erotico di chiunque, l’uomo da sposare così concreto e affidabile. Pure, il mio.
Lo so cosa vi passa per la testa; sono agitato perché il mio primo appuntamento. Assolutamente no, ho avuto altre relazioni: ho baciato una ragazza a liceo, ma è finita lì. Mi è piaciuto, però ho capito che mi piacciono anche i ragazzi, e che con loro mi sento più a mio agio. Così ho iniziato a frequentare principalmente ragazzi.
Yushō Sagae è stato il mio primo ragazzo davvero importante. Facendo i raccattapalle insieme è nata una bella energia e da cosa nasce, e siamo stati insieme per due anni. Poi ho avuto delle avventure in Brasile ma nulla di serio, ero troppo concentrato sulla carriera.
Ora è diverso, lo sento fino dalle viscere: Ushijima mi piace un sacco e vorrei davvero che questo appuntamento fosse prefetto.
Non so neanche spiegarvi come è andata, sul serio. Il perché abbia accettato il mio invito ad un uscire è un mistero, e non ho certo il coraggio di chiedere.
Immaginate la scena: la squadra nazionale al completo mentre pranzavamo in mensa, parlando del più del meno. Il fatto è che, per puro caso lo giuro, Ushijima era seduto davanti a me e il discorso cade su San Valentino.
“Ho organizzato una serata splendida per Akaashi, molto romantica” ha cominciato Bokuto sfoderando il suo miglior sorriso da “non so se capisci cosa intendo”.
“Voi che fate?”
“Vado ad una festa per single, mi trascino dietro anche Kageyama.”
Siamo rimasti tutti a bocca aperta alla rielezione di Astumu-san. Kageyama non me l’aveva detto. Mi giro verso di lui per chiedere spiegazione e lo stronzo è arrossito. “Non ho potuto dire di no.”
Bokuto non è un tipo discreto, ed è pure piuttosto curioso. Si è voltato verso la sua destra: “E tu Ushijima?”
“Niente,” lo ha detto senza nessun’intonazione particolare, come se non gli interessasse davvero, ha alzato solamente lo sguardo su di me e a quel punto la mia bocca si è aperta di sua spontanea volontà.
“Perché non usciamo insieme?”
Ushijima ha sorriso, si avete capito bene, ha piegato le labbra: “Certo.”
Quindi eccomi qui che…
Una mano mi stringe la spalla costringendomi a tornare sul pianeta terra.
“Ciao, è tanto che aspetti!?” Ushijima Wakatoshi è qui in tutto il suo splendore.
“Sì…cioè no!” vado completamente nel pallone, “volevo dire anche io sono arrivato da poco.”
Ushijima sorride per la seconda volta, una sorta di miracolo e soprattutto sta sorridendo a me. Qualcosa nei suoi occhi mi sta dicendo qualcosa che non so decifrare e che mi manda ancora di più nel pallone.
Per fortuna ci pensa lui a condurre il gioco.
“Adiamo, Shoyo?”
Ah! ha detto il mio nome di battessimo. “Sì!”
Lo seguirei anche in guerra. Ovviamente non adiamo in battaglia ma al cinema. Ha comprato due biglietti per un film, di cui francamente non riesco neanche ad afferrare il titolo.
La sala è buia, la sua spalla tocca la mia, ma chissenefrega del film?  Non dite bugie, anche voi avreste fatto la stessa cosa al mio posto.
Ogni tanto gli lascio delle occhiate, ogni tanto provo a seguire il film, se mai mi facesse qualche domanda dopo. Ad un certo punto sullo schermo compare uno zombie, e mi viene da saltare su dallo spavento.
I film horror non sono stati il mio forte, ma decisamente sarebbe stato più imbarazzante se avesse scelto un film d’amore.
Ushijima si china verso di me e sussurra: “Ti piace? Possiamo andare se vuoi…”
“Sì, no, il film piace! lo zombi mi ha preso alla sprovvista…”
Non risponde e si limita a intrecciare le due dita con le mie. La sua mano è grande e calda e ingloba completamente la mia, nonostante siamo entrambi due adulti.
Sono tipo boom, e waam, non vedo e non sento più niente se non il suo tocco e il suo calore che dalla mano mi trapassa fino a raggiungere…
Sullo schermo compaiono i titolo di coda, il film finisce. Grazie a Dio.
 Il mio cervello torna ad avere di nuovo ossigeno quando mi lascia andare la mano, appena le luci si accedono.
“Ushijima-san vuoi andare a mangiare qualcosa?”
“Chiamami Wakatoshi.”
“Ah! Certo, cosa vuoi fare Wakatoshi?”
Si morde le labbra. “Senza una prenotazione sarò difficile trovare posto, ti va facciamo a casa mia? Ma io sono venuto in metro.”
Il cuore arriva in gola. Non sono così agitato da quando ho partecipato alla mia prima amichevole con il Karasuno. Contando che ho finito per servire la palla sulla nuca di Kageyama, non è di buon segno.
Tiro fuori la chiave della macchina. “Possiamo usare la mia auto.”
Sembra andargli bene perché mi afferra la mano di nuovo dirigendosi verso l’uscita. Mette forza quanto basta per spingermi a seguirlo, ma è gentile nel farlo. 
E’ un tragitto breve, ci impieghiamo cinque minuti per raggiungere l’appartamento di Wakatoshi.
La maniglia si apre al primo giro di chiave. “Prego, entra.”
L’appartamento è ambio colori sobri e ambienti spaziosi. La zona giorno è divisa dal sala da pranzo da una arco, le finestre sono grandi da cui si può vedere la skyline di Tokyo con le sue mille luci.
“Wow, E’ proprio una bella casa!”
Wakatoshi prende una scatola rosso rubino. “Questa è per te.”
Prendo la scotola decorata da un legate fiocco dello stesso colore, della scatola. Riconosco il marchio inciso viene dalla negozio di Satori Tendo, il cioccolato più pregiato di tutto il Giappone.
“Per me? Ma non ti ho preso nulla.”
“Non fa niente,” alza le spalle leggermente, “non pensavo di dartelo.”
“Perché?” chiedo esterrefatto.
“Mi sembra evidente, temevo di non essere ricambiato; prima di questa sera non avevo la certezza che il tuo invito fosse per un reale interesse o fosse del tutto amichevole.”
Cosa, cosa?
“Ero convito di non piacerti, che tu mi odiassi,” confesso.
Wakatoshi scoppia a ridere, simile ad un tuono, un suo bellissimo che non ho mai sentito dalla sua gola.
“Odiarti? Hai idea da quanto ti voglio?”
Oh.
Posso vederla ora, la fame che c’è nei suoi occhi verdi.
Wakatoshi si muove a rallentatore, cimette un eternità a raggiungermi. “Averti ad un passo e non poterti toccare… è stato sempre così con te, riesci a smuovere dentro sentimenti così forti, da farmi perdere ogni controllo. Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti?”
Un ingoio aria perché mi manca il respiro. “Sì mi ricordo…”
Sono Hinata Shoyo germogliato nel cemento, ti batterò ed andrò ai nazionali.
“E’ un modo giusto per definirti. Hai spaccato il cemento intorno a te, crescendo come nessuno è mai stato capace. Non posso distogliere lo sguardo da te anche se volessi. Ti amo.”
“Beh, sono qui, prendimi se mi vuoi.”
Non se lo fa ripetere due volte, mi bacia, prima lentamente, carezze leggere, poi diventa sempre più affamato, più vorace; se non ci fosse lui a reggermi, le mie ginocchia di certo non reggerebbero.
“Anche io ti amo”.
Le paure spariscono, l’asia scema, rimaniamo noi due, quello che succederà è un mistero, ma sarà bello scoprilo insieme.

 

Note finali

Il titolo può sembrare slegato alla fic perciò spendo due parole per spiegare; Hinata si definisce germogliato nel cemento perché  la sua  forte volontà e desiderio di giocare vincerà contro le situazioni sfavorevoli; nel manga si parla di “fame.”  In un senso più sentimentale è la fame di Ushijima:  ammira talmente tanto Hinata che finisce di innamorarsene e desiderio fortemente, diventa un altro tipo di fame.
 
   
 
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