Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: pattydcm    17/02/2023    0 recensioni
Fox non si sarebbe mai aspettato che il suo incarico sotto copertura sarebbe stato del tutto messo in secondo piano dall'arrivo di Mirco Neigo nella sua vita. Il giovane, infatti, lo coinvolgerà in un'avventura ai limiti della realtà, portandolo a diventare la guida vivente di un guardiano di anime.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
53 Padri e figli
 
<< Voglio entrare nella pancia della mamma di Federica e diventare il suo fratellino, mi puoi aiutare? >>.
Marco scoppia in una fragorosa risata, scatenata in parte dalla tensione finora accumulata e sicuramente anche da un qualche doppio senso malizioso che gli sarà passato per la mente da eterno adolescente. La sua reazione, però, non scompone la sicurezza di Andrea, eccitato proprio come lo era l’ultima volta che si sono visti all’idea di avere anche il potere del teletrasporto.
“A quanto pare ha capito perché avesse i superpoteri” deduce Fox. Con questa gioiosa richiesta il bambino ha fregato sia Mirco che Alex, preoccupati della reazione che avrebbe potuto avere nello scoprire di non essere più in vita.
<< Certo che posso aiutarti >> risponde Mirco. << Perché vuoi rinascere come fratello di Federica? >>.
<< Perché ho scoperto che il suo papà è il bambino che mamma teneva nella pancia e che è nato il giorno in cui l’onda mi portò via. Ce l’ho scoperto perché la sua nonna è venuta a trovarla e io ho visto che era la mia mamma e allora ho capito tutto >>.
<< Quindi tu e la bambina siete parenti? Che scoop! >> esclama Marco, invitando il bambino a dargli il cinque.
<< Cosa hai capito, Andrea?  >> gli chiede Mirco paziente e il bambino si fa serio in viso.
<< Ho visto che anche se sorrideva la mia mamma c’aveva gli occhi tanto tristi e ho capito che erano tristi perché io non ci sono più con lei. Allora ho pensato che se divento il fratello di Federica, magari non lo sa che sono io però forse lo sente e torna felice >>.
<< E cosa vuoi tu da questa nuova vita? >>.
Non è una domanda facile quella che Mirco ha posto. Mentre il bambino si tormenta il mento riflettendoci su, Fox tenta a sua volta di trovare una risposta ma gli vengono in mente solo concetti molto generici come ‘serenità’, ‘sicurezza’, ‘amore’.
<< Io voglio la mia mamma >> risponde il bambino. << So che forse sarà per poco e che forse non la ricorderò neppure, ma saremo stati insieme. Quando mamma non ci sarà più avrò sempre Federica e anche il suo papà. Io non lo volevo un fratellino perché ero geloso, ma poi alla fine sono stato io a portare via la mamma a lui. Sono stato uno stupido a odiarlo senza neanche conoscerlo, ma se nasco come figlio suo forse ci possiamo amare come potevamo fare da fratelli >>.
<< È questo che vuoi? >> gli chiede Mirco prendendo le sue manine nelle proprie.
Andrea annuisce felice e sotto i suoi occhi stupiti il corpo di Mirco si trasforma in quello del Guardiano, che con la sua voce profonda pronuncia una formula capace di far alzare il vento in questa piccola stanza. Il piccolo ride del mulinello che lo avvolge e quando il Guardiano gli lascia le mani il vortice si fa ancora più forte per poi scomparire di colpo, lasciando nella stanza l’eco della sua risata.
<< È fatta! >> esclama Mirco, che nello spazio di un respiro torna ad essere se stesso.
<< Vuoi dire che tra poche settimane Andrea rinascerà? >>.
<< Proprio così. Io ho una fame incredibile! Che ne dici se chiamo la reception e chiedo loro di portarci del cibo? >>. Fox annuisce, sebbene abbia lo stomaco chiuso e l’unica cosa che vorrebbe è una sigaretta. Forse anche due.
La descrizione che Andrea ha fatto di sua madre ha toccato corde malinconiche dentro di lui, che si rende conto di non aver mai preso in considerazione il punto di vista del genitore che perde il proprio figlio. Sebbene abbia visto i segni del dolore sul volto di sua madre, la lunga riabilitazione a seguito del risveglio lo ha portato a dimenticarli. Lui, però, è ritornato da quello strano stato di pre morte che è il coma e questo è bastato a permetterle di riprendersi. Fabio, invece, proprio come la madre di Andrea ha perso quella luce che gli illuminava gli occhi e solo in questo istante Fox si rende conto di come anche lui abbia sofferto e stia soffrendo tutt’ora per la perdita di suo figlio.
È possibile che avesse bisogno di sentirsi l’unico a portare il lutto eterno e per questo avesse visto nell’arrivo di Sara e nel coronamento del sogno di stare con sua madre validi motivi che potessero permettergli di dimenticare e andare avanti. Invece, uno dopo l’altro gli tornano alla mente gli sguardi malinconici che si perdono nel vuoto ad ogni compleanno di Sara che coincide con il giorno della morte di Marco, gli occhi che si riempiono di lacrime quando nel bene o nel male si parla di lui e il suo continuare a dire di avere tre figli per poi correggersi in fretta sebbene abbia ragione. Sì, perchè lui di figli ne ha davvero avuti tre ed è quello che la morte gli ha strappato via troppo presto dalle braccia che ancora oggi occupa lo spazio più grande nel suo cuore.
<< Sono un maledetto egoista >> sussurra ridendo di sé stesso e del suo pensare di essere l’unico a chiedersi continuamente di come sarebbe oggi la loro vita se Marco fosse ancora lì.
<< Ehi, guarda che io ci sono! >> esclama il fratello dandogli una gomitata gelida e lui si volta ad osservare il vuoto al suo fianco provando un’improvvisa e furiosa rabbia.
<< Perché non è stata data anche a lui la possibilità di rinascere? >> chiede a Mirco alle prese col vassoio che il cameriere gli ha appena consegnato. << Sua madre è rimasta incinta tre mesi dopo la sua morte, perché qualcuno come te non gli ha permesso di rinascere? >>.
 << Perché lui non lo ha chiesto >> ribatte il ragazzo facendo spallucce.
<< Ma che razza di risposta è? Credi che tutti quanti sappiano come funzionano le vostre cose? >>.
<< Aspetta un momento. Non glielo hai detto? >> chiede Mirco al fratello che improvvisamente appare agli occhi di Fox.
<< Cos’è che non mi hai detto? >> gli chiede confuso dall’imbarazzo che gli vede in volto.
<< Certo che sei un vero idiota! >> esclama Mirco addentando un panino.
<< Non osate mantenermi fuori da discorsi che mi riguardano! >> interviene Fox bloccando sul nascere il contrattacco del fratello. << Spiegami perché cazzo anziché cogliere al balzo l’occasione per tornare in vita hai scelto di essere la mia invisibile ombra >>.
<< Come cazzo puoi pensarlo, lo sai quanto mi desse fastidio vivere all’ombra degli altri! >> ribatte furioso Marco. << Io ho scelto di custodirti! >>.
<< E questo cosa vorrebbe dire? >>.
<< Vuol dire che quando è morto la sua anima è stata ‘pesata’ dall’Energia Universale ed è risultata rientrare nella categoria di coloro che giungono alla morte con uno squilibrio di positività >> spiega Mirco parlando a bocca piena.
<< Uno squilibrio di positività? Tu? >> esclama Fox incredulo.
<< Sì, mi sono chiesto fin dal primo istante come potesse essere possibile >>.
<< Il vostro stupore mi offende >> ribatte Marco. << Sì, sebbene possa sembrare strano io, Marco Saracco, sono stato giudicato squilibrato positivamente e questo mi ha fatto vincere un desiderio >>.
<< E che altra diavoleria è questa? Da come la mettete sembra che la morte e la vita siano un gioco a premi >>.
<< In effetti lo sono >> puntualizza Mirco. << Se ci pensi, potevi essere assegnato a un’altra famiglia, ritrovarti in un altro continente, avere una faccia totalmente diversa e forse pure un altro sesso e invece eccoti qua >>.
<< Che culo! >> ribatte Fox stizzito. << Quindi lui ha avuto la possibilità di esprimere un desiderio e ha chiesto di diventare una specie di angelo custode? >>.
<< In effetti biondo già lo è, gli ci starebbero bene un paio di alucce >> ride Mirco, che rischia di farsi andare il boccone per traverso.
<< Giustizia divina, stronzo! >> esclama Marco. << Sono un ‘custode’ nel senso che ti ho in custodia il che significa che mi faccio il culo per salvare il tuo in caso di pericolo, come è già successo troppe volte >>.
<< E tu hai rinunciato alla possibilità di tornare in vita per proteggere me? >> gli chiede provando un immenso senso di colpa.
<< Liber, dacci un taglio! >> ribatte Marco infastidito. << A che mi sarebbe servito reincarnarmi in Sara? Avrei passato le mie giornate ad allenarmi e avrei finito per ritrovarmi alle prese con una madre psicolabile che si è ricordata di me solo quando si è vista sola. Ma anche no, per favore! Custodirti è molto più appagante >>.
<< Lo sarà anche stato, ma eri molto legato a tuo padre
>>.
<< Certo che sei ostinato! Non ti rendi conto che continuare a nutrire il tuo assurdo senso di colpa ti impedisce di vedere come quella di custodirti sia stata per me una scelta d’amore anche nei suoi confronti? Mio padre meritava di avere un figlio sano e tu avevi bisogno di un padre degno di questo nome. Per questo ho deciso di lasciare te a lui e lui a te >>.
<< Così facendo hai fregato l’Energia Universale. Chapeau! >> esclama Mirco facendo un piccolo inchino.
<< Loro mi hanno chiesto di esprimere un desiderio e io ne ho trovato uno che mi ha permesso di fare strike e vincere su più fronti >>.
<< E tu saresti quello in squilibrio e di positività >> ride Fox fino alle lacrime che poi si trasformano in un vero e proprio pianto. << L’ho trattato male >> dice tra i singhiozzi. << Gli ho riversato addosso tutta la rabbia che avevo nei confronti della vita e di quel folle. Gli ho chiesto perdono più volte per il modo in cui mi sono comportato e credo di doverlo chiedere anche a te. Hai voluto farci un regalo e io ci ho sputato sopra per un intero lungo anno e ancora oggi, a volte, mi capita di continuare a farlo >>.
<< Quando la smetterai di essere così severo con te stesso? >> ribatte Marco. << Papà ha sempre saputo che ogni scontro fisico e verbale che con lui hai avuto era in realtà una manifestazione di fiducia piena e totale. Neppure con tuo nonno sei mai stato così libero di esprimere la tua frustrazione, perché non volevi stesse male. Quindi, smettila di cazziarti e inizia ad essere severo con chi se lo merita >>.
<< L’ho appena fatto >> sospira passando la mano sul volto.
<< Dios mio, smettila di sentirti in colpa per l’email che hai inviato a Lopez! >> esclama Marco, dandogli uno scappellotto. << Quel silenzio radio avrebbe potuto metterti seriamente nei guai, Liber e tu lo sai. Quel bastardo non merita tutta questa cura da parte tua >>.
Le parole di Marco sono dure e terribilmente veritiere, ma lui non può fare a meno di chiedersi se non abbia forse esagerato a correre a bussare alla porta dell’ufficio del direttore di 'El mundo' raccontandogli tutto quanto, anziché tentare ancora con un approccio pacifico. Marco sbuffa di nuovo e sebbene non dica nulla, può immaginare come stia pensando che di approcci pacifici gliene ha elargiti fin troppi.
<< Tieni >> si intromette Mirco porgendogli un panino. << Io non so molto del rapporto tra te e il tuo capo, quindi non posso esprimermi. Però, vedi… io ci trovo una certa somiglianza tra ciò che ha fatto lui a te e quello che ha fatto l’Energia Universale con me. Ci hanno usati e poi lasciati in pericolo per punirci ingiustamente. Più volte ti sei detto disgustato dal comportamento che hanno avuto nei miei confronti, non vedo perché ora dovresti sentirti in colpa per aver pagato lui con la stessa moneta? >>.
Non ha risposta a questa domanda se non l’idea di volersi pensare superiore a questo genere di manovre subdole. Non è però neppure sicuro che la decisione che ha preso lo porti ad abbassarsi al livello di Juan. Potrebbe questo senso di colpa essere solo una scusa per tenerlo comunque ancorato al ricatto che fino ad ora ha subito.
Proprio come tutte le volte in cui mi sono sentito in colpa nei confronti dello Chef” pensa e Marco annuisce concorde. Come gli accade troppo spesso negli ultimi tempi, la nausea sale a chiudergli lo stomaco alla sola idea di mettere sullo stesso livello questi due personaggi.
<< Metti qualcosa nello stomaco, Liber. Hai ancora da chiamare Renzi, papà, vedere come ha reagito Lopez e non dimentichiamoci di Ylenia >> sottolinea, battendogli sul braccio. << Si affrontano meglio le battaglie con qualche caloria in corpo, sai? >>.
<< E ti conviene darti una mossa, altrimenti mi mangio tutto! >> aggiunge Mirco, che ha già spazzolato buona parte del contenuto del vassoio.
 
***
 
Álvaro Lopez toglie gli auricolari e passa le mani sul volto teso. Quando la sua casella di posta elettronica lo ha avvisato dell’arrivo di un nuovo messaggio, gli è bastato leggere il nome del mittente per capire che qualcosa di terribile stava per accadere. Non è, infatti, cosa usuale che uno dei membri del team di giornalisti investigativi della sua redazione comunichi direttamente con lui. Se poi il membro in questione al momento è impegnato in un’azione sotto copertura, la cosa è ancora più insolita.
Vorrebbe potersi dire incredulo, stupito da quanto ha letto e ascoltato, ma mentirebbe a se stesso perché in fondo sapeva che era solo questione di tempo.
<< Te estás metiendo en problemas, Álvaro[1] >> gli avevano detto in molti, quando, nel lontano 1986, aveva deciso di assumere quel giovane così strano.
Aveva pensato che quelle persone lo stessero mettendo in guardia a causa del transessualismo di Juan e del suo passato traumatico e che fossero l’orrenda cicatrice che gli deturpa il viso e la terribile verità scomoda che racconta in ‘maniera sfacciata’ a portarli a tenerlo a distanza. Non la verità del suo essere nato maschio in un corpo femminile, ma quella di essere stato brutalmente stuprato, mutilato e quasi ucciso dalla sua stessa famiglia per il suo rivendicare ciò che lui ha sempre saputo di essere.
Álvaro, però, ha sempre visto in Juan Hérnandez solo un grande talento e non si è mai pentito di aver accettato di pubblicare quella sua prima inchiesta sulla difficile vita dei transessuali spagnoli, che partiva dalla sua personale e triste storia. Quello è stato il primo di una lunga serie di successi che hanno portato notorietà non solo a Juan, ma anche a ‘El Mundo’ al quale da allora è sempre stato associato.
Che questo ragazzo fosse circondato da un alone di mistero era una particolarità sulla quale all’inizio avevano giocato parecchio loro stessi. Alone che è cresciuto negli anni, di pari passo con i suoi studi sulla PNL e sulle microespressioni facciali portati avanti al solo scopo di affinare quell’ossessiva ricerca della verità della quale Álvaro ha iniziato a preoccuparsi. Infatti, nei primi sette anni di lavoro, Juan aveva più volte rischiato la vita pur di ottenere le informazioni che gli servivano per le sue inchieste e aveva sempre rifiutato la proposta di creare una squadra che potesse aiutarlo, ribadendo che un simile lavoro non lo si poteva svolgere che da soli.
Aveva cambiato idea, però, di ritorno da un viaggio in Argentina dal quale si era presentato in questo stesso ufficio in compagnia di Àngel, un ragazzino nato e cresciuto (anche se meglio sarebbe dire sopravvissuto) in una villa miseria di Buenos Aires. Nonostante non avesse alcuna istruzione e non sapesse neppure cosa fosse il giornalismo investigativo, Juan aveva deciso che sarebbe stato il primo componente del suo team grazie alla sua spiccata abilità con tutto ciò che riguarda l’informatica e l’elettronica.
<< La tecnología se está volviendo cada vez más fuerte y necesito a alguien que pueda hablar este lenguaje[2] >> gli aveva detto e nei tre anni successivi questo improvvisato duo del giornalismo investigativo si era distinto anche grazie all’abilità di Àngel di hackerare ogni tipo di sistema informatico, rendendo più veloci e un po’ meno pericolose le indagini.
Di nuovo molte persone avevano tentato di mettere in guardia Lopez su come questo loro agire ai limiti della legalità avrebbe finito col mettere nei guai sia lui che il suo giornale, ma ha sempre ribattuto loro ricordando come il giornalismo investigativo viaggi ai limiti della legalità e si prenda libertà che spesso ai tutori della legge non sono concesse. Ed è stato per concedersi ancora meglio queste libertà che nel 1996 Juan ha deciso di dotare il suo team di un altro elemento che lui e Àngel avevano reclutato stando comodamente seduti davanti al loro computer.
Così, Lopez aveva ricevuto la visita di un uomo decisamente sovrappeso, dalla pelata lucida ed evidenti problemi di circolazione che gli riempivano il viso e le mani di capillari in evidenza, accompagnato da una ragazza dalla pelle nera come la notte e gli occhi di un azzurro chiarissimo, che aveva tutta l’aria di chiedersi cosa ci facesse lì. Solo quando l’uomo che fino a quel momento gli aveva parlato con voce incerta e nervosa, strofinando spesso le mani l’una contro l’altra, si era messo a ridere di gusto, Àlvaro aveva capito di trovarsi dinanzi a Juan abilmente camuffato.
<< Mi cara es demasiado conocida ahora. Por eso decidí contratar a Leila[3] >> gli aveva detto entusiasta, volgendo lo sguardo alla make up artist brasiliana che aveva colpito l’interesse di Juan con le sue abilità artistiche, che da quel momento hanno permesso a lui e ad Àngel di intrufolarsi con maggior disinvoltura ovunque le loro inchieste li portassero.
In quella stessa occasione Juan gli aveva annunciato la decisione di utilizzare dei nomi in codice, dal momento che le inchieste si facevano sempre più pericolose e le loro identità aveva bisogno di essere tutelate. Nacquero così Gray Stone, Sky Fall e Mistica, attorno ai quali iniziarono a gravitare un nutrito gruppo di praticanti selezionati dal Master in giornalismo investigativo al quale Juan aveva acconsentito di insegnare, e tirocinanti provenienti dai corsi di laurea e adibiti a mansioni secondarie.
Ed era stato proprio da un tirocinio che nel 2003 per la prima volta ha messo piede nella loro redazione Liber Santi - Saracco, studente in Erasmus del corso di laurea triennale della facoltà di scienze delle comunicazioni di Torino in Italia.
Lopez aveva incontrato di sfuggita questo ragazzo alto, dalla pelle chiara e i capelli rosso fuoco, contrasto che lo aveva non poco colpito. Molti in redazione lo giudicavano strano a causa del suo essere silenzioso e lo sguardo perennemente basso e sfuggente. Àlvaro ne aveva riso, sicuro di avere una buona esperienza in materia di personaggi ritenuti strani grazie al team di giornalisti investigativi.
Quando, però, nel 2005 Liber aveva bussato alla porta di questo ufficio chiedendogli di poter svolgere nella sezione investigativa il tirocinio della laurea magistrale che stava portando a termine, Lopez aveva avuto modo di capire il perché del giudizio dei colleghi. Questo ragazzo, che dava l’idea di essere chiuso in un mondo tutto suo e parlava con un tono di voce talmente basso da obbligare a sporgersi verso di lui per riuscire a sentirlo, lo aveva come trapassato da parte a parte quando aveva deciso di incontrare il suo sguardo per un breve istante. Una simile sensazione l’aveva fino ad allora provata solo dinanzi a Juan, soprattutto dal momento in cui si era buttato anima e corpo sullo studio della PNL e delle microespressioni facciali. Non gli risultava, però, che questo ragazzo avesse simili conoscenze alle spalle e per questo si era deciso ad acconsentire alla sua richiesta.
<< ¡Dios mío, he sido un tonto![4] >> sospira ora, volgendo lo sguardo stanco alla e-mail ancora aperta sullo schermo del suo pc.
Dal settore investigativo, infatti, Liber Santi - Saracco non sarebbe più uscito. Sarebbe passato ben presto, anzi, dalle semplici mansioni secondarie destinati ai tirocinanti a divenire allievo del Master in giornalismo investigativo e quarto elemento del team di Juan Hérnandez.
<< Ahora no podrán decir que mi equipo ni siquiera tiene un verdadero periodista[5] >> gli aveva detto fiero Juan. Quel ragazzo non era, però, entrato a far parte del team solo per rassicurare la concorrenza del fatto che almeno uno dei suoi componenti era legittimato a farne parte. Come Lopez scoprì ben presto per ammissione dello stesso Juan, Liber aveva l’innato dono di leggere la verità sui volti della gente.
<< Lo que he estudiado toda mi vida Él lo lleva a cabo sin esfuerzo. Es irritante[6] >> aveva detto tra i denti, scoccando a Liber un’occhiataccia che lo aveva preoccupato parecchio.
Il ragazzo che da quel primo incontro avvenuto nel lontano 1986 è diventato come un figlio per lui, ha, infatti, il brutto vizio di entrare in sfida con chiunque lo metta a disagio e se sente di non poter vincere, anziché fare come la volpe e andare via dall’uva giudicandola acerba, cerca di ingraziarsela, inglobarla e farne suoi i meriti.
Àlvaro, però, aveva pensato che Liber sarebbe stato esentato da questo modus operandi Juan dal momento che dopo un’iniziale repulsione, caratterizzata da svalutazioni continue e prove fisiche e mentali estenuanti alle quali aveva sottoposto quel povero ragazzo, aveva cambiato del tutto atteggiamento nei suoi confronti. Forse era stato lo scoprirlo vittima di una serie di abusi peggiori di quelli a lui capitati ad accendere un lato paterno che fino a quel momento non gli aveva mai visto, fatto sta che poco per volta Liber era diventato un punto di riferimento importante per Juan, tanto da essere da questi definito suo braccio destro.
È probabile che grazie ai riconoscimenti ricevuti da un uomo che ammira, questo ragazzo abbia acquisito fiducia in se stesso al punto da iniziare a parlare ad alta voce, tenere alta la testa e guardare tutti quanti negli occhi con fiducia, così come gli stava insegnando il suo capo e maestro. Una metamorfosi pazzesca sia del corpo che dello spirito che ha portato il ragazzo fino a quel momento giudicato strano a trasformarsi in un uomo affidabile, a modo suo simpatico e sicuramente generoso, punto, questo, che Lopez teme lo abbia esposto a ben altre mire da parte di Juan.
Il cuore gli pesa non poco all’idea suo figlio, possa aver finto di provare ammirazione nei suoi confronti e persino affetto non solo per poter dominare lui e la sua abilità al fine di fare proprie le vittorie da lui ottenute, ma anche per poter realizzare il sogno che lui e la moglie perseguono da anni.
Analizzare i fatti da questo scomodo punto di vista, lo sta portando a rivedere la decisione presa da Liber di offrirsi spontaneamente come donatore e a chiedersi se Juan non lo abbia manipolato al solo scopo di portandolo a compiere quella scelta.
Si chiede se la folle idea non gli sia venuta in mente a seguito della battuta fatta durante la festa di Capodanno del 2008 da un Àngel troppo brillo.
<< ¡Sois una pareja muy agradable! Si la naturaleza hubiera seguido su curso, podríais haber formado una familia ¿os imagináis a sus hijos? ¿Con el carácter de Juan y la perspicacia de Fox? ¡Serían increíbles![7] >> aveva strillato l’hacker e ricorda bene il silenzio imbarazzato che aveva fatto seguito alle sue parole.
Evidentemente il pensiero di Àngel doveva aver attraversato le menti di molti dei presenti, perché davvero questi due ragazzi sanno essere incredibili insieme. Solo Liber sembrava essere l’unico a non aver mai preso in considerazione questa possibilità, eppure, da lì a due anni sarebbe diventato il mezzo attraverso il quale Juan e Juliana avrebbero potuto realizzare il loro sogno e divenire genitori.
La conferma di questo terribile sospetto Lopez può ritrovarla proprio nella decisione di Liber di allontanarsi da tutti quanti loro giusto poco prima della nascita dei gemelli. Proporsi come infiltrato per un’inchiesta così delicata e pericolosa, consapevole di doversela vedere da solo sul campo gli è sembrata fin da subito una fuga e ora sa anche che non era dal peso della responsabilità della scelta fatta che il ragazzo stava scappando, ma dal dolore che deve aver provato nel rendersi conto di essere stato manipolato.
<< Y eso es algo mucho más grave que ser estafado por la paternidad de una investigación[8] >> sospira Àlvaro, alzandosi dalla poltrona per raggiungere la finestra che si affaccia sul parco.
Si rende conto solo adesso di come avesse avuto chiaro fin dall’inizio cosa stesse accadendo, ma ha preferito non vedere e ora col cuore pesante richiama il numero di Juan dalla rubrica. Il telefono squilla a lungo prima che gli risponda con la voce stanca di chi non ha dormito.
<< Necesito que vengas aquí[9] >> gli dice e oggi non si oppone alla sua richiesta, probabilmente perché avrà colto dal suo tono di voce che questa non è una chiamata di cortesia.
Non riesce neppure a pensare ai provvedimenti che dovrà prendere dato il suo ruolo all’interno di questa redazione, né al duro colpo che sarà questa notizia per sua moglie Josefa, capace di venire a conoscenza di ogni cosa soprattutto di quelle dalla quale cerca di tenerla all’oscuro.
Ricorda come fosse stata proprio lei a fargli notare come Juan fosse sembrato imbarazzato ma contento della battuta fatta da Àngel. Lei, che, purtroppo, ha non pochi pregiudizi sulla transessualità ha sempre sperato che questo figlio putativo prima o poi mettesse la testa a posto e non gli ha mai nascosto quanto l’avrebbe riempita di gioia saperlo innamorato di Liber.
<< Tal vez un chico tan guapo pueda hacer que su cabeza esté bien[10] >> sospira ogni volta che li vede insieme.
Lopez, però, ora teme che persino una simile situazione avrebbe potuto essere in qualche modo manipolata da Juan. Non gli piace avere questi cattivi pensieri, ma in questo momento suo figlio gli sembra essere l’uomo più crudele sulla faccia della terra.
“Tanto como el padre de ese pobre chico[11]” pensa, scuotendo poi, però, forte il capo. È già troppo brutto crederlo capace di convincere un ragazzo a divenire donatore dello sperma che ha reso possibile il concepimento di Felipe e Miguel, per non parlare, poi, di quanto ha fatto sempre a questo stesso ragazzo durante l’inchiesta che lo vede solo e in prima linea contro un individuo pericoloso.
Un capogiro coglie Àlvaro alla sprovvista, costringendolo ad aggrapparsi al davanzale della finestra. Dopo ventisei anni, si rende conto di quali tipi di problemi Juan Hérnandez gli avrebbe portato e di come questi non abbiano nulla a che vedere con il suo transessualismo e nemmeno col suo modo di porsi, ma siano generati dalle sue paure e dal suo essere un maledettamente abile manipolatore.
Il veloce bussare alla porta lo coglie di sorpresa, ancora scosso com’è dal capogiro e quando si volta Juan è già entrato nell’ufficio. Sono passate diverse settimane dall’ultima volta che si sono visti e lo trova molto dimagrito e la profonda occhiaia che gli segna l’occhio non coperto dal ciuffo ne sottolinea la stanchezza. È praticamente da che sono venuti al mondo che i gemelli non fanno altro che piangere, rendendo la vita ben difficile a lui e a Juliana.
Juan non chiede il perché di questa convocazione, ma si limita a concedergli appena un’occhiata prima di raggiunge il pc che lui deve aver guardato di sfuggita senza neppure accorgersene, facendogli capire che si trova lì l’origine del problema. Legge l’e-mail in silenzio e anzichè impallidire come una qualunque persona posta dinanzi a simili accuse, diviene sempre più inespressivo. Con gli anni, Lopez ha capito che è quello il modo in cui suo figlio manifesta quelle che sono paura, imbarazzo, disagio e forse anche vergogna.
Muove il mouse a scorrere gli allegati e chiude gli occhi per poi fare un profondo respiro, prima di allontanarsi dal computer e restare fermo e in piedi accanto alla scrivania.
<< ¿No tienes nada que decir?[12] >> gli chiede, infastidito dal suo silenzio.
<< Creo que ya ha dicho suficiente[13] >> risponde, distogliendo lo sguardo dal suo.
Questa muta conferma, questa resa dinanzi alla crudele verità magistralmente riportata dal migliore tra i reporter di suo figlio è un dolore troppo grande capace di spezzargli il cuore.
<< ¡Cómo pudiste llegar tan lejos, Juan! >> esclama fuori di sé. << Arriesgaste la vida de ese chico. Voluntariamente lo pusiste en peligro, ¿te das cuenta de la gravedad de esto?[14] >>.
Juan annuisce, chinando il capo in avanti e non è da lui gettare le armi senza neppure tentare di difendersi nonostante sia palesemente nel torto.
Il suo cuore si spezza un po’ di più quando si rende conto di non essere sicuro di potersi fidare di lui, che potrebbe stare improvvisando una messa in scena. In fondo lo fa da anni per lavoro, perché non potrebbe farlo anche adesso per salvarsi ai suoi occhi?
<< ¿Qué está pasando, Juanito?[15] >> gli chiede e nonostante tutti i suoi sforzi l’emozione gli spezza la voce.
Juan scuote il capo per poi passare la mano sul volto e da lì tra i capelli, nello stesso gesto ansioso che tante volte compie Liber.
<< Estoy muy cansado, Ál[16] >> sospira alzando lo sguardo a incontrare il suo.
Con un filo di voce gli spiega che non avrebbe voluto che Liber se ne andasse e di quanto fosse preoccupato di saperlo da solo nella città in cui ha rischiato di perdere la vita ad indagare su un uomo pericoloso, viaggiando costantemente in giro per l’Italia. Quest’ansia, unita allo stress causato dall’estenuante pianto dei suoi figli, lo hanno portato a perdere la testa, proprio lui che si è sempre vantato di essere in grado di gestire qualunque situazione.
Quando quel ragazzino è stato assegnato alla rubrica che ‘Valerio Rossi’ gestisce, Juan ha temuto che davvero lo avessero scoperto. Poi, per fortuna hanno capito che la copertura era ancora salda e ha potuto tirare un sospiro di sollievo.
<< Pero se negó a volver al caso. Para proteger su avatar de la presencia del chico, me dijo y yo... no lo acepté[17] >> ammette e il suo sguardo diviene tagliente.
<< ¿Por qué no? Era lo más sensato para hacer dadas las circunstancias[18] >> gli chiede, ma Juan non gli risponde.
Ricorda bene il bruttissimo periodo in cui Josefa era caduta in depressione subito dopo aver dato alla luce la loro prima e unica figlia. Il parto era stato difficile, la bambina non la smetteva di piangere e lei si era come spenta e passava dall’irascibilità a pianto. Álvaro si era convinto a portarla a forza da un medico quando aveva temuto potesse fare del male a se stessa o alla bambina.
Ora si chiede se non stia succedendo qualcosa di simile a Juan che per sei lunghissimi mesi si è sottoposto a cure ormonali per poter riattivare le ovaie spente da anni di testosterone e recuperare gli ovuli necessari a tentare quel piccolo miracolo. Forse sta ancora smaltendo gli estrogeni o forse il testosterone che ha ricominciato ad assumere è entrato in qualche modo in contrasto con questi, scatenando una sorta di depressione post partum, sebbene non abbia partorito.
Lopez si avvicina a lui a passi incerti e vorrebbe stringerlo forte in un abbraccio, come era solito fare con Josefa in quel terribile periodo, ma sa quanto Juan non sopporti il contatto fisico. Si limita, allora, a posargli le mani sulle spalle che sente rigide sotto le dita.
<< Liber es un buen chico. No se merece más daño y sé que no te hará daño. Te quiere, lo sabes[19] >> gli dice e lui solleva la testa di scatto, scostando il ciuffo dal viso che rivela occhi colmi di lacrime.
<< No quería que se fuera >> ripete tra i denti, mentre le lacrime cadono a rigargli il viso smagrito.
<< Sentí que no volvería a mí. ¡Me dejó y no lo acepto![20] >>.
Lopes inizia a pensare che Josefa in qualche modo possa avere ragione e che ci sia davvero ‘qualcosa’ tra Juan e Liber che vada oltre l’essere affiatati sul lavoro e amici al di fuori di questo. Non può, però, pensare che sia possibile. Così a lungo ha visto Juan lottare per essere riconosciuto come l’uomo che ha sempre sentito di essere e che sia innamorato di sua moglie non riesce a pensare possa essere messo in discussione. È vero, però, che non si è mai affezionato a nessuno, non al punto da reagire così all’idea di vederlo andare via. Forse a parlare in questo momento è lo smisurato orgoglio che lo ha portato molte volte a mettersi nei guai.
<< Liber es joven, necesita encontrar su camino y merece que su trabajo sea reconocido[21] >>.
<< ¡No me importa su trabajo! >> esclama scrollandoselo di dosso. <<¡Si puede hacerlo es gracias a mí! Le he enseñado todo lo que sabe, ¿y ahora pretende ser mejor que yo?[22] >>.
<< Él no pretende ser el mejor. Sólo quiere que se le reconozca lo que ha hecho y dado que el peso de esta investigación ha estado sobre sus hombros, creo que tiene razón, Juan >> sbotta Àlvaro irritato. << ¡Él protegió esta investigación! ¡Tú fuiste capaz en lugar de anteponer tu orgullo al sentido común e incluso de enviar a Ángel hasta él a Italia, sin darle ninguna información sobre por qué lo estabas haciendo y corriendo el riesgo de arruinar todo! Si no te conociera desde hace tanto tiempo me preguntaría si realmente puedes llevar una investigación[23] >>.
Juan stringe i pugni e per un istante Lopez teme che possa scagliarsi contro di lui. Poi, però, tutta questa rabbia si spegne velocemente così come è esplosa e le braccia cadono molli lungo i fianchi mentre lo sguardo vola via lontano.
<< Tienes razòn[24] >> sussurra, nuovamente docile. Di nuovo dice di essere stanco. Di nuovo resta a lungo in silenzio prima di borbottare frasi sconnesse sull’assenza di sonno, il pianto dei figli e la sensazione di aver perso un pezzo.
<< Una mesa no puede estar de pie sin una pierna[25] >> dice per poi ridere di una risata priva di allegria e carica di stress che lo scuote da capo a piedi, così simile a quelle alle quali Josefa si lasciava andare nel periodo della depressione.
<< Querías tomar la baja por paternidad y luego no lo hiciste debido a esta investigación. Creo que es hora de que lo hagas, Juan. Necesitas descansar. Tú y Juliana podéis dejarnos a Josefa y a mí los gemelos y tomaros unas vacaciones. Creo que os haría bien[26] >>.
<< Tienes razòn >> gli ripete e il suo cuore perde un altro pezzetto.
Lopez si rende conto di essersi perso troppe cose come ne perse tante quando Josefa cadde in depressione. Se allora era giovane e fagocitato dal lavoro e dalla carriera, questa volta è possibile che si sia lasciato assorbire dalla gioia per questa doppia nascita. Anche le cose belle e tanto attese, però, possono portare tensioni, paure e stanchezza quando finalmente giungono.
<< Le asigna la investigación y, por favor, substituye a mí como contacto para Renzi. Yo... me paro aquí[27] >> gli chiede Juan per poi battergli la mano sulla spalla, prendere la porta e andare via. Lopez vorrebbe corrergli dietro, fermarlo, chiedergli di parlare ancora, ricordargli che può confidarsi con lui come ha sempre fatto in tutti questi anni o come lui pensava avesse fatto. Invece resta lì, fermo accanto alla sua scrivania con un mattone sullo stomaco e la sensazione di essere un vero idiota.
Alla fine, è stato Juan a decidere cosa fare di tutto questo casino e deve ammettere che se ne sente sollevato. Che sia stato mosso dall’orgoglio, dall’opportunismo, dalla vendetta per l’abbandono subito o, sì, anche dall’amore, portarlo a decidere come gestire la rivoluzione attuata dal suo braccio destro è stato, però, un colpo basso da parte sua.
Lopez si siede alla sua poltrona e digita il numero di Liber. È sicuro che non lo sentirà euforico quando gli annuncerà di essere diventato responsabile e titolare di questa inchiesta. Non deve essere stato bello per lui ritrovarsi costretto a inviargli quest’e-mail, in fondo.
Non ci sono vittime, nè carnefici ufficiali in tutto quanto questo casino. Solo cuori spezzati per motivi diversi, forse, ma ugualmente feriti e padri troppo sconvolti, stanchi e spaventati per poter alzare lo sguardo e guardare dritto negli occhi i propri figli.
 
[1] Ti stai mettendo nei guai, Alvaro
[2] La tecnologia sta prendendo sempre più piede e ho bisogno di qualcuno che sappia parlare questo linguaggio
[3] La mia faccia è troppo nota, ormai. Per questo ho deciso di assumere Leila
[4] Dio mio, sono stato un folle!
[5] Ora non potranno più dire che nel mio team non ci sia neppure un vero giornalista
[6] Ciò che io studio da una vita lui lo mette in atto senza sforzo. È irritante!
 
[7] Siete davvero una bella coppia! Se la natura avesse fatto il suo corso avreste potuto mettere su famiglia insieme. Ve li immaginate i loro figli? Con il carattere di Juan e l'acume di Fox sarebbero incredibili!
[8]E quello è qualcosa di molto più grave dell’essere derubato della paternità di un'inchiesta
[9] Ho bisogno che tu venga qui
[10] Forse un così bel ragazzo potrà fargli mettere la testa a posto
[11] Tanto quanto il padre di quel povero ragazzo
[12] Non hai nulla da dire?
[13] Credo lui abbia già detto abbastanza
[14] Come hai potuto arrivare a tanto, Juan! Hai messo a rischio la vita di quel ragazzo. L'hai volontariamente messo in pericolo, ti rendi conto della gravità di questa cosa?
[15] Cosa sta succedendo, Juanito?
[16] Sono stanco Ál.
[17]Lui, però, ha rifiutato di rientrare nel caso. Per proteggere il suo avatar dalla presenza del ragazzo, mi ha detto e io... io non l'ho accettato!
[18]Perchè no? Era la cosa più sensata da fare, date le circostanze
[19] Liber è un bravo ragazzo. Non merita altro male e so che non te ne farà. Ti vuole bene, lo sai
[20] Io non volevo se ne andasse. Lo sentivo che non sarebbe più tornato da me. Mi ha lasciato e questo non lo accetto!
[21] Liber è giovane, ha bisogno di poter trovare la sua strada e merita che il suo lavoro sia riconosciuto
[22] Me ne frego del suo lavoro! Se sa farlo è solo grazie a me! Io gli ho insegnato tutto ciò che sa e ora lui pretende di essere più bravo di me?
[23] Lui non pretende di essere il migliore. Vuole solo che gli sia riconosciuto ciò che ha fatto e, dato che il peso di questa inchiesta è stata tutta sulle sue spalle, io credo che abbia ragione, Juan. Lui l'ha protetta questa inchiesta! Tu sei stato capace, invece, di anteporre il tuo orgoglio al buon senso e di mandare addirittura Angel fino da lui in Italia, senza dargli alcuna informazione sul perchè lo stessi facendo e rischiando di mandare tutto quanto a monte! Se non ti conoscessi da tutto questo tempo mi chiederei se davvero sei in grado di gestire un'inchiesta
[24] Hai ragione
[25] Un tavolo non può stare in piedi senza una gamba
[26] Volevi prendere il congedo per la paternità e poi non lo hai fatto proprio a causa di questa inchiesta. Credo sia il momento tu lo faccia, Juan. Hai bisogno di riposare. Tu e Juliana potete lasciare a me e Josefa i gemelli e concedervi una vacanza. Credo vi farebbe bene
 
[27] Assegna a lui l'inchiesta e, per favore, subentra a me come contatto per Renzi. Io... io mi fermo qui
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: pattydcm