Maggio, 1885
Fred era disperato. Da giorni
aveva
appreso la notizia che la sua amata Harriet avrebbe sposato un ragazzo
di
SapVille, uno con un lavoro garantito e ben retribuito, uno di buona
stirpe. La
sua era una famiglia semplice, che non aveva molto da offrire a una
ragazza
come Harriet, purtroppo. Fred sapeva di essere ricambiato, tuttavia
aveva visto
la rassegnazione, oltre alle lacrime, negli occhi della sua amata
quando gli
aveva dato la brutta notizia.
«Ma non possiamo fare
nulla» le aveva
detto Fred, sconvolto.
«No, e tu lo
sai.» Lei lo aveva
fissato con lo sguardo di chi non ha più forze per lottare.
Poi era arrivata la festa dello
sciroppo d'acero. Fred non vedeva Harriet da settimane, ma camminando
tra la
folla la scorse, accanto a uno stand. Lui si era mosso velocemente e si
nascose
dietro a una delle siepi che circondavano la piazza, appena lei gli era
stata
vicina e nessuno le parlava, lui l'aveva tirata dal braccio, facendola
sparire
alla vista e cadere tra le sue braccia. Da prima lei si era spaventata,
poi lo
aveva baciato.
«Mi manchi»
gli aveva confessato, con
lo stesso tono arrendevole e di rinuncia.
«Facciamo una
follia» le aveva detto
lui per non pensare a ciò che sarebbe accaduto,
all'inevitabile. E lei aveva
accettato, avrebbe accettato di fare ogni cosa con lui,
perché avrebbe voluto
dirgli di rapirla e che lei glielo avrebbe lasciato fare, ma sapeva che
Fred
non avrebbe potuto.
«Rubiamo la targa, la
nascondiamo e
facciamo girare l'idea che siano stati quelli di SapVille. Lo
farò questa notte
e domani i tuoi genitori non vorranno che tu sposi uno di
loro.» Era un'idea
stupenda che aveva fatto sbocciare un sorriso sulle labbra carnose di
lei.
Fred aveva fatto ciò
che aveva
promesso, quella stessa notte. Harriet la mattina seguente aveva
trovato la
targa appoggiata alla finestra della sua camera, al primo piano della
sua
villa. Fred doveva essersi arrampicato sull'albero e insieme alla targa
aveva
lasciato un piccolissimo biglietto. «Cara Harriet Carter, ce
l'abbiamo fatta.
Il piano è riuscito. Sapville avrà quello che si
merita. Tuo, Fred Rootweet.»
Lei aveva sorriso e nascosto la
targa
sotto il letto.
Fred aveva trovato il medesimo
bigliettino qualche giorno dopo, attaccato alla finestra della sua
camera. Sul
retro lei aveva scritto di aver messo la targa dove lui le aveva detto
di
nasconderla e che lo amava, che lo avrebbe amato per sempre. Lo avrebbe
amato
per sempre. Quella frase voleva dire che avrebbe comunque sposato quel
ragazzo
di SapVille, ne era certo, la conosceva.
I giorni erano passati e Fred,
senza
notizie di Harriet, scalpitava. Un giorno, folle di amore, aveva preso
la porta
e si era diretto da lei, ma appena prima di voltare l'angolo aveva
visto una
carrozza sotto casa Carter. Harriet stava salendo e sua madre le
porgeva una
valigia. Il cuore di Fred era andato in pezzi. Da quel giorno si era
chiuso in
camera finché aveva ricevuto una lettera della ferrovia.
Avrebbe girato gli
stati uniti d'America posando binari, lo avrebbero pagato bene e se ne
sarebbe
andato da quella orribile città.
Ma Fred non sapeva che Harriet
stava
solo andando a trovare una zia malata e che al suo ritorno avrebbe
saputo che
Fred se n'era andato, l'aveva lasciata sola, senza nemmeno una parola
né un
saluto.
Nessuno dei due ebbe un altro
amore.
Fred visse lontano, Harriet rimase sola e impazzì.
***
Rupert Rootweet se ne stava
seduto
davanti alla signora Patience. I due si guardavano in silenzio da circa
dieci
minuti, poi, con uno scatto dovuto alla poca pazienza rimasta, Rupert
parlò:
«Allora, Patty? Non ho tutta la giornata a
disposizione».
«Mi devi promettere di
non farne
parola con nessuno» disse la donna mentre iniziava a
formulare un discorso
nella sua mente.
«Questa faccenda mi ha
già rubato
molto tempo. Non lo dirò a nessuno, ma sbrigati.»
«Sempre docile come un
passerotto, non
sei cambiato affatto.» Patty rise e prese il grugnito di
Rupert come un segno
di assenso.
«È successo
tanto tempo fa, quando ero
ancora giovane. Era un pomeriggio come tanti e, come tutte le volte in
cui
andavo a casa di Emma, mi ritrovai in soffitta a giocare con lei. Non
so per
quale motivo, ma ci divertivamo un mondo a metterla a soqquadro per
scoprire
nuove cose. Quel giorno, però, non lo
dimenticherò mai. Mi ricordo che Emma mi
chiamò e mi chiese se volessi conoscere un segreto e che in
quanto tale non
avrei dovuto rivelarlo a nessuno. Io ero una ragazza, queste cose
facevano
scatenare la mia fantasia. Così, accettai e...»
Rupert la interruppe.
«Tu mi stai
dicendo che sapevate questa cosa da anni e non l'avete mai detta a
nessuno?»
La risposta alla sua domanda
arrivò
dal silenzio della donna e Rupert non insistette.
«Continua»
disse.
«Accettai e da un
piccolo baule in
legno, avente un lucchetto tutto vecchio e arrugginito, Emma
tirò fuori un quadretto
in legno con delle decorazioni abbastanza "antiche". Gli intarsi non
erano ben visibili, capii subito che si trattava di qualcosa di molto
vecchio.
All'interno del quadretto vi una una targa fatta in bronzo.
Sul fondo metallico veniva
riportata
una scritta: "Maple Syrup Festival".
«Ma se siamo stati noi
a vincere,
perché Fred l'ha rubata lasciando un biglietto nel suo
orologio?»
«Orologio? Quale
orologio?» domandò la
donna incuriosita.
«Oh, guarda.
C'è qualcosa che non sai»
Rupert rise di gusto.
«Rupert!» lo
rimproverò la donna.
«Il biglietto che ti ho
mostrato poco
fa lo ha lasciato Fred in un vecchio orologio che ho trovato in
soffitta. È un
lascito della mia famiglia. Magari lo hanno usato per scambiarsi
qualche
messaggio.»
«Questo spiegherebbe
come hanno
mantenuto il segreto» concluse Patty.
«Ma tornando alla
domanda di prima:
che motivo c'era di rubare una cosa che era già nostra di
diritto?» domandò
Rupert ticchettando le dita sul legno del tavolo della cucina.
«Feci più o
meno la stessa domanda a
Emma, quando me la mostrò. Tutti sapevano della scomparsa
della targa, persino
io. Chiesi a Emma come mai fosse in suo possesso e nascosta in un baule
in
soffitta. Lei sorrise e dal baule tirò fuori un diario che
mi invitò a leggere.
Il diario era di Harriet, una sua lontana parente, e raccontava
dettagliatamente come, dove, quando e perché la targa era
stata rubata. A
quanto pare, Fred Rootweet e Harriet Carter si volevano molto bene, ma
a quel
tempo non era sempre possibile sposarsi con la persona scelta: spesso
era la
famiglia a decidere chi dovesse sposare la propria figlia. Il caso
volle che
Harriet fosse già stata promessa a un giovincello benestante
della città
vicina.
Quindi, per farla breve, Fred ha
rubato la targa in modo che la città di Maple pensasse che i
cittadini di Sap
Ville, invidiosi della vittoria, avessero rubato la targa. Secondo
Fred,
l'accaduto avrebbe dovuto provocare dei ripensamenti nella famiglia di
Harriet.»
Rupert spalancò gli
occhi per la
sorpresa e rimase a bocca aperta per qualche minuto. «Un
momento, frena la
corsa. Tu mi stai dicendo che Fred, per amore, ha rubato una targa...
Non è
possibile. Mi stai prendendo in giro, donna.» Rupert
scattò in piedi.
«Sta' seduto dove sei,
Rupert
Rootweet, e non azzardarti a darmi della bugiarda. Si possono dire
tante cose
su di me, ma non che sono una bugiarda» lo ammonì
pesantemente la donna.
«Questa è la verità. Chiedi a Josephine
se non ne sei convinto.»
«Per tutti gli orologi
a pendolo, non
vorrai dirmi che c'entra anche lei in questa storia!»
esclamò Rupert.
«Sì, lei era
venuta a casa di Emma con
me. Eravamo insieme, quel giorno» rispose la donna in tutta
tranquillità.
«Va bene, continua,
prima che perda
altro tempo.»
La donna finì di
raccontare la storia.
Gli disse dove nascosero la targa, di come Fred accettò il
lavoro nelle
ferrovie e di come Harriet, divenuta pazza per tutta la faccenda,
decise di
scrivere il diario. Così, Patty e Jo, preoccupate che la
targa venisse scoperta
in casa di Emma, decisero insieme di portarla da White e tenere la
storia di
Harriet e Fred segreta.
«E così Fred
e Harriet... Va bene,
Patty. Ti ringrazio.» Rupert si alzò e si diresse
verso la porta d'ingresso.
«Non farne mai parola
con nessuno...
Nemmeno con Nora.»
L'uomo annuì e poi
uscì da casa della
donna. Camminó a lungo per metabolizzare tutto quello che
era successo. Quando
alzò la testa per controllare che ora fosse, si
ritrovò al cimitero della
città. Decise che sarebbe stata una buona idea farsi una
passeggiata in quel
clima di silenzio e tranquillità, prima di tornare a casa.
L'uomo non seppe
come accadde ma, camminando, avvolto nei suoi pensieri, si
ritrovò davanti la
tomba in granito della famiglia Carter. L'uomo sorrise ed estrasse il
biglietto
della sua tasca. Lo rilesse e poi andò in direzione della
lapide di Harriet
Carter. La guardò per qualche attimo e respirò a
fondo l'aria primaverile.
«Credo che la
verità debba morire con
te, cara Harriet» Rupert si inginocchiò,
scavó una piccola buca accanto a una
statuina di pietra e vi inserì il bigliettino. Poi
infilò la mano nella giacca
e vi trovò l'accendino che, da giovane, usava per accendere
le sigarette.
«Cenere alla
cenere.» Rupert fece
scattare la rotella dell'accendino e diede fuoco al biglietto.
Aspettò che si
consumasse del tutto e poi ricoprì la buca. Dopo qualche
attimo di silenzio e
concentrazione, Rupert si alzò e si diresse all'uscita.
L'uomo camminò per le
vie del paese
fin quando, giunto in prossimità della collina dove abitava,
non udí una voce
alle sue spalle.
«Ciao,
Rupert.»
L'uomo riconobbe la voce e
ricambió il
saluto.
«Ciao,
Rachel.»
«Torni a casa per il
pranzo?» domandò
la donna guardando l'orologio.
«Sí, mia
nipote Nora mi starà
aspettando» disse l'uomo passandosi una mano dietro la testa.
«Già, la
piccola Nora. Ne parlano
tutti bene, in paese» disse Rachel, sorridendo.
«Ti andrebbe di
conoscerla?» chiese
Rupert leggermente imbarazzato.
Rachel sorrise «Mi
farebbe molto
piacere.»
I due sorrisero, voltarono le
spalle
alla tranquille vie del paese e si incamminarono lungo la salita che li
separava da Nora.
***
Simon Cook si aggiustò
la cravatta,
fece un respiro profondo e si avvicinò al piccolo palco su
cui avrebbe dovuto
annunciare il vincitore.
Sorrise a tutti, prese il
microfono e
fece il soliti ringraziamenti per la riuscita della festa del
130° anniversario
della fondazione di Maple Town.
Il sindaco di SapVille, Tara
Wolman,
di cui Simon si ricordava per aver avuto scontri negli anni passati,
era una
donna di colore sulla quarantina, con una grinta degna del miglior
grizzly ed
era seduta proprio al tavolo dei giudici e lui non riusciva a essere
completamente tranquillo. Aveva dovuto spiegarle cosa sarebbe successo
quel
giorno per riuscire a strapparle il consenso a partecipare alla
celebrazione e
lei, che si era dichiarata golosa di sciroppo d'acero, aveva chiesto di
essere
il presidente della giuria. Simon aveva il terrore che avesse in mente
qualcosa, perché continuava a lanciargli strane occhiate da
quando era iniziata
la gara.
«Ora, so che siete
tutti ansiosi di
scoprire il vincitore della gara di cucina, ma prima, vorrei
ringraziare tutti
i cittadini di SapVille che sono venuti a festeggiare con noi e vorrei
invitare, qui accanto a me, il sindaco di SapVille. Venga, Miss.
Wolman, mi
faccia l'onore di presentarla a tutta Maple Town.»
Simon si prese una pausa e
invitò, con
la mano, la donna a salire sul palco. Il sindaco di Sapville, sorrise
diplomaticamente e si alzò, annuendo e avvicinandosi alla
scaletta del palco
mentre il fruscio di un applauso accompagnava la sua camminata.
«Grazie, Mr.
Cook» disse la donna,
quando prese in mano il microfono. «Essere qui in veste di
rappresentante della
mia cittadina, è un onore per me. E anche aver assaggiato i
vostri buonissimi
piatti!»
Un applauso più
sentito si alzò dalla
platea al suono delle sue parole.
«Bene, bene. Siamo
veramente contenti
che il nostro invito sia stato accettato anche perché alla
luce dei fatti
scoperti di recente, abbiamo capito che la guerra fra due cittadine
come le
nostre, così vicine e simili, non ha più senso di
esistere.
Più di un secolo fa,
la targa per la
vincita del 'Syrup Maple Feast' era stata trafugata e i nostri antenati
hanno
ingiustamente incolpato gli abitanti di SapVille di averla rubata e
nascosta;
ora, che è stato scoperto che era tutto un equivoco, noi
vorremmo
riappacificare gli animi.»
Un altro applauso pilotato
riempì
l'aria mentre Cook indicava cerimoniosamente un gazebo, dove venne
scoperta dal
telo che la copriva la famosa targa di bronzo.
«Ma non è
finita qui. Per lasciarci il
passato alle spalle, abbiamo pensato, io e Miss Wolman, di farvi
sapere, cari
cittadini di Maple Town e SapVille, di ricostruire il ponte che venne
distrutto
e decretò l'inizio degli scontri, così che
possiamo finalmente dichiarare
chiusa per sempre la questione.»
Un altro applauso si
alzò dal
pubblico, anche se durò poco, perché la gente era
ansiosa di avvicinarsi alla
targa per guardarla meglio, ma più che altro era in
agitazione per...
«"Sindaco, bando alle
ciance! Chi
ha vinto la gara?»
Simon rise e si stupì
quando anche
Miss. Wolman lo fece. Lui si fece da parte e indicò la donna
per lasciarle il
centro del palco e la dovuta attenzione.
«Eccoci, giusto, sarete
tutti curiosi
di sapere che la nostra giuria, formata da mangiatori di sciroppo
altamente
esperti, ha deciso che il vincitore è...» Tara si
fermò per riuscire ad aprire
la piccola busta con cui era salita sul palco, dove c'era scritto chi
si
sarebbe vantato del piatto più buono e portato a casa i
2.500 dollari di
premio.
«Il miglior piatto
è stato il 'Salmone
glassato allo sciroppo d'acero con riso e porro! Complimenti!»
«Oh! Ma abbiamo vinto
noi!» Nora
spalancò gli occhi mentre l'applauso festeggiava lei e il
ragazzo che aveva
accanto, verso il quale lei si girò. «Seth,
abbiamo vinto!»
Il ragazzo annuì
sorridendo, come se
lui non avesse mai avuto dubbi. «È stato merito
tuo, Nora. Nessuno aveva
pensato di portare del pesce in gara!»
«Merito nostro, merito
nostro. Hai
fatto la tua parte anche tu, se tua nonna non ti avesse suggerito come
fare la
glassa di sciroppo a parte, non ci sarebbe mai venuto in
mente!» Nora si alzò e
prese per mano il ragazzo, trascinandolo sul palco per ritirare il
premio.
«Ragazzi, è
stata una bella sorpresa,
complimenti! Avremo dei futuri chef a Maple Town?»
«Grazie. E chi lo sa,
signor sindaco.
La vita è tutta da scoprire» rispose Nora,
lanciando un'occhiata a Seth, che
arrossì.
***
Lo spumante venne aperto e i
brindisi
furono tanti, mentre la piccola banda iniziava a suonare, dando il via
ai veri
festeggiamenti della festa di fondazione.
Simon si avvicinò alla
targa con un
bicchiere di vino bianco e si affiancò a Miss. Stealer che
parlava con altre
due signore della stessa età.
«Oh, sindaco! Ha visto
che è andata
bene, poi? Abbiamo risolto tutto!» esclamò lei,
dando una gomitata alla donna
vicino a lei, che sorrise nella sua direzione.
Dopo pochi convenevoli le tre
anziane
si allontanarono e Simon rimase solo davanti alla targa.
«Certo che tutto questo
casino per una
targa così brutta...» Simon si voltò
verso Tara, che era arrivata
silenziosamente.
«Ah, non lo penso solo io, allora!» Simon si scoprì a sorridere.
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***Eccomi qui, scusate, scusate, scursate! Ho scoperto che non avevo pubblicato l'ultimo capitolo, così, dopo tantissimo tempo, mi sembra giusto farlo, almeno per far sapere a tutti come è andata nel 1885.
Spero che la storia vi sia piaciuta e, anche se non c'è l'epilogo (che in teoria sarebbe quasi scritto, ma poi alla fine non è stato concluso molto...) almeno saprete chi ha vinto la gara di cucina.
Un grosso grazie a chi ha
letto fino a qui e soprattutto a Milly_Sunshine
che
ha recensito tutti i capitoli.