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Autore: Dioni    20/02/2023    2 recensioni
Secondo capitolo del crossover Inuyasha/Assassin's creed.
Sesshomaru,Ezio e Toran sono diretti Nella regione dell'Hokkaido,cuore gelido del nord del Giappone per investigare su Otsune,signora degli Ainu e degli yokai del nord che stranamente sembrano collaborare con gli umani e hanyou di quella zona.Ma altri motivi spingono il giovane cane a incamminarsi verso nord dove misteri e scoperte di vite passate lo trascineranno verso un passato misterioso che coinvolge le origini della sua razza e forse della sua famiglia. Ma nel presente un altra ombra si innalza sull'esistenza di Sesshomaru,già minacciata dalle mire dei templari. Il feroce signore della guerra Oda Nobunaga e sulle sue tracce in attesa di porre fine alla sua vita per motivi che solo lui conosce e che aspira a sottomettere l'intera isola del Giappone sotto il vessillo della sua casata,mentre il mondo si apre ad una nuova era di apertura agli stranieri e di industriosa modernità. Sesshomaru questa volta dovrà prepararsi al meglio per affrontare prove alla quale non era pronto ed affrontare un destino più grande di quanto potesse mai immaginare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quello stesso giorno,Nagoya,castello della famiglia Oda.

 

Il cielo di quella mattina era più chiaro e limpido di quando lo era stato sopra il villaggio di pescatori nella quale Shiori e sua madre vivevano. Quel grande edificio,il castello del clan Oda,situato al centro della città portuale di Nagoya pareva tutto un altro mondo in confronto alle catapecchie sporche di sabbia e sale che loro due ricordavano così amaramente bene. Li invece era tutto diverso,così raffinato,delicato,nobile e sofisticato, con le porte scorrevoli che passavano vicino al morbido tatami della stanza che era stata affidata a madre e figlia e i paravanti dipinti,i mobili laccati,l'infrastruttura di legno del castello,per non parlare dei kimono. Si, quei kimono. Preziose vesti di stoffa e seta importata da chissà dove,per coprire le nudità di quei corpi tanti nobili e non come loro due,abituate agli stenti,alla fame,all'emarginazione e alla cattiveria del prossimo. Erano in una piccola stanza,situata all'ultimo piano della corte,dove un nugolo di guardie armate teneva d'occhio la donna e la piccola hanyou e nel frattempo,Nobunaga,sua moglie e i suoi tre uomini più fidati osservavano,disposti dall'altra parte della stanza la singolare coppia di ospiti di fronte a loro. Il signore di Owari le stava scrutando attentamente vedendo,come tutti gli altri del resto,che la madre e la bambina si stringevano l'una all'altra,come a volersi fare forza  a vicenda,cercando sostegno e sicurezza,l'una, tra le braccia dell'altra. Una figlia e sua madre,un immagine vecchia come la stessa razza umana,forse anche per gli yokai era lo stesso, pensava Nobunaga guardando in particolare la bambina.

"Bene,ora che siamo tutti qui,vorrei dare inizio a questo...comitato di benvenuto. Se così possiamo definirlo. Io sono Oda Nobunaga, capo del clan Oda e daimyo delle regioni di Owari e Mikawa e in questo preciso istante voi due vi trovate a Nagoya,nel castello della mia famiglia."

"Perché ci avete portato qui? Non abbiamo fatto niente e non abbiamo niente da dare",disse la donna mentre stringeva a se la figlia,come a volerla proteggere con tutta la forza che aveva in corpo.

Nobunaga da parte sua non si sentiva offeso per quella che molti altri nobili avrebbero considerato un offesa farsi rispondere a quel modo da una contadina, un membro della società appartenente ad uno degli strati più bassi,che parlava a lui come se fosse un suo pari. Ma a lui queste cose non ci teneva troppo,anzi,apprezzava una persona di spirito come quella e al contrario,non sopportava il servilismo troppo manifestato, lo riteneva un comportamento degno di una viscida serpe arrivista.

"Donna,sei certa di questa affermazione? Puoi dire con assoluta certezza che ciò che dici e vero?"

"Più che sicura. Siamo solo io e mia figlia e cerchiamo solo di tirare avanti,nulla più di questo."

"Tu credi? E che mi dici allora del potere della piccola? Quello di creare barriere per conto degli Yakkikomori?"

La donna a sentire quel nome si irrigidì e per istinto sentì il bisogno di allontanarsi da quel tenebroso umano,quella specie di mostro in forma d'uomo.

"Dimentichi forse,che tra me e te è stato fatto un accordo? Il mio buon Mitsuhide ha fatto da garante per la tua lealtà e sono certo che non hai dimenticato i termini precisi del nostro patto. Oh forse sostieni che il samurai più fedele tra i miei ranghi e un bugiardo e quindi egli non è un uomo d'onore? Bada mia cara,tu forse non lo sai,ma sostenere che un samurai è accusabile di essere un bugiardo e una macchia sul suo orgoglio e per tanto,se vuole,il suddetto uomo è autorizzato dal suo codice morale a uccidere chi l'ho ha sbeffeggiato,se quest'ultimo appartiene ad un ceto inferiore al suo. E questo che stai dicendo,donna? Che il mio uomo è un bugiardo?"

La donna non si mosse dalla sua posizione e non tentò di indietreggiare,tanto sarebbe stato inutile. Non seppe come controbattere a quella minaccia e non tentò di rispondere. La voce di quell'uomo pareva così calma e placida,ma sentiva che sotto quella pace apparente si nascondeva qualcosa di più oscuro e sinistro,non poteva affermarlo,ma lo sentiva,come una sensazione o un istinto naturale. Preferì non fare nulla,sopratutto per il bene della bambina. Ma il signore di Owari battè una mano sul tatami ed emettendo un grande e breve AH di esclamazione,l'espressione di Nobunaga si fece più divertita e raggiante. Guardò attorno a se,osservando le diverse reazioni della moglie e dei suoi sottoposti: Nohime sorrideva al marito con fare pacato,Ieyasu appariva fermo e distaccato, Hideyoshi lo guardava stranito e confuso e infine Mitsuhide, che teneva lo sguardo basso e restava composto,con la katana posata vicino a lui.

"Ma certo. E naturale quello che provi in questo momento, sei sua madre,un genitore devoto alla propria prole, che nonostante la sua doppia natura,tu,ami questa bambina più della tua stessa vita. E io,non posso che compiacermene. Ma per quanto tu voglia difenderla dai mali di questo mondo,io ho bisogno delle sue capacità,come guardiana della barriera e io so,lo sento,che può tornare ad essere una guardiana della barriera. La mia guardiana."

" Ma lei non ha più il cristallo del clan degli  Yakkikomori,quindi non può più creare la barriera."

"E chi ha mai parlato di un cristallo..."

A quel punto Nobunaga fece un cenno  a Ieyasu e quest'ultimo estrasse dalla manica del kimono un piccolo oggetto di forma sferica,delle dimensioni di una grossa pesca matura. Aveva un aspetto metallico simile a ferro lucido ed era percorso da piccole e numerose linee dal disegno intricato e incomprensibile e dalle stesse linee si vedevano piccoli fasci di luce chiara percorrere lentamente la superficie di tutto l'oggetto. Poi la poggia a terra e la fa rotolare verso Shiori e sua madre e le due,confuse,non seppero come reagire. L'oggetto non assomigliava a nulla che ne la donna, ne la piccola hanyou avessero mai potuto vedere o conosciuto in alcun modo,non seppero identificarlo n'è a trovare una qualche somiglianza con qualcosa che conoscessero nello specifico. Shiori osservò l'oggetto e con sorpresa della stessa madre le si staccò dal sicuro abbraccio della madre e allungò la mano per raccogliere quella strana palla.

"No Shiori, non toccarla.",disse la madre cercando di recuperare la figlia,ma non appena si mosse le guardie dietro non esitarono a mettere mano alle katane poste sul fianco e li la donna,per istinto,si bloccò. Shiori toccò l'oggetto e le parve freddo metallo inanimato,poi fece uso dell'altra mano e raccolse la curiosa sfera da terra temendo fosse pesante,ma sorprendentemente,era leggera,come un frutto maturo,ma incredibilmente dura.

"Che cos'è?",chiese Shiori rivolgendosi a Nobunaga.

Lui sorrise alla piccola e con espressione divertita rispose alla ragazzina.

"Non n'è ho la più pallida idea."

"Cosa? Non sai che cos'è?"

"No piccola, non ho la ben che minima idea di cosa possa essere. L'ho trovata insieme a questa."

E da dietro di se raccolse qualcosa e la mostrò alla bambina. Una spada,anch'essa di una foggia che non gli parve mai di vedere,con caratteristiche molto simile alla strana sfera che ora teneva in mano.

"Adesso non starò a raccontare tutta la storia di come e dove ho trovato queste due misteriose meraviglie. Ti basti sapere solo,che quella sfera adesso è tua. Sono certo che saprai usarla nel modo più opportuno."

Shiori osservò l'oggetto nel tentativo di comprendere cosa fosse e di come funzionasse. Era un oggetto così strano e singolare,tanto nell'aspetto quanto nel materiale di cui era fatto.

"Perché me la vuoi dare?"

"Perché sei ancora la guardiana della barriera degli yakkikomori."

"Non ho più il potere di creare la barriera e poi, perché mai dovrei creare una altra barriera?”

“Te l'ho già detto ieri,per l'inferno che arriverà.”

“L'inferno...che arriverà?”

Nobunaga fece si con il capo.

“Perché dovrebbe venire l'inferno?”,disse la bambina timorosa di sapere quale fosse la risposta.

“Perché lo inviterò io sulla terra.”

Il folle di Owari si alzò dal suo posto,prese la spada e si mosse verso una delle porte scorrevoli della stanza. Poi ruotò il suo sguardo in direzione di Shiori.

“Vieni con me,c'è una cosa che voglio mostrarti.”

La bambina intimorita da quella richiesta si mosse lentamente verso il tenebroso signore della guerra,ma venne presa delicatamente per un gomito dalla madre.

“No Shiori, non farlo.”

“Devo mamma...non voglio che ti facciano del male per colpa mia.”

E si staccò una seconda volta dalla donna che tanto amava,l'unica per la quale avrebbe tutta se stessa e per la quale si sarebbe sacrificata. Anche se questo avrebbe voluto dire seguire uno spietato demonio in forma umana.

“Shiori,non andare...”

Ma la madre di lei non fece in tempo a finire la frase che Nobunaga si girò a guardarla e la fissò,con uno sguardo così intenso e profondo,che sentiva di essere stata colpita fisicamente da quelli pupille scure,che le parvero così piccole e penetranti da non sembrare per nulla umane.

“Se io fossi in te e tu in me,mi riterrei fortunato ad essere ospite in questo castello...non sono molti quelli che possono godere della mia ospitalità,al contrario di molti altri,che per mia mano hanno sofferto più di quanto si possa immaginare. Lei non corre alcun pericolo,tu al contrario....”

Non fini la frase e tornò a guardare la porta scorrevole,muovendo il collo con uno scatto innaturale,aprì e si spostò verso l'esterno,nel corridoio. Shiori diede un ultima occhiata alla madre fece qualche passo dietro la figura del demonio e chiuse la porta. Nobunaga non disse niente e lentamente,passo dopo passo,si avviò verso una rampa di scale che portava fin sopra alle stanze del daimyo. Gradino dopo gradino,rampa dopo rampa,la lontananza dalla madre per Shiori si faceva sempre più pesante,sempre più preoccupante. Dove la stava conducendo quell'umano? Dove la stava portando? Cosa voleva farne di lei? Non aveva risposte o forse aveva troppo paura per darsele ,non lo sapeva, o forse non voleva saperlo. Faceva paura quell'uomo,ma non la paura di essere picchiata o insultata dai suoi compaesani,no,era una paura differente,più oscura e profonda, il senso stesso di sopravvivenza veniva messo a dura prova e lei,intimorita da quella figura,tanto alta e possente,che la sovrastava come fosse una torre,pronta a crollargli addosso al minimo cenno di resistenza e poi, c'era sua madre,come poteva non difenderla? Quante volte lei l'aveva difesa? Quante volte l'aveva confortata,guarita,amata? Sua madre sacrificava se stessa ogni giorno per farla stare bene,ora toccava lei a fare lo stesso. Infine giunsero ad una porta,che conduceva direttamente ad una piccola torre,posta sopra il tetto del piano riservato al signore del castello e alla sua cerchia più ristretta. La torre in se non presentava nulla di straordinario,ma dal suo interno,composto unicamente da una stanzetta,dalla quale era possibile vedere l'intera città di Nagoya in tutta la sua estensione. Dal piano urbano al porto in lontananza, Shiori restò stupita da quella splendida vista. Lei,che aveva solo visto quel piccolo villaggio sulla spiaggia come l'unico, e triste, mondo che conosceva, ora trovava all'interno del suo campo visivo,una miriade di case e palazzi,di negozi e mercati,di fucine,templi,taverne,chioschi e tanto altro ancora e i suoni, sopratutto quelli,giungevano al suo udito da pipistrello in maniera chiara,ma non schiacciante alle sue orecchie. Le voci e i suoni delle persone per strada,sospinte dal vento invernale,portavano alla sua coscienza la presenza di migliaia di coscienze,di espressioni e parole che tutte insieme formavano un mondo che lei non aveva mai udito e che mai si era immaginata. Com'era possibile che potesse esistere una cosa simile e non averla mai immaginata.

“Dimmi piccola,tu cosa credi di stare osservando adesso,in questo preciso istante?”,disse Nobunaga mentre anche lui scrutava lo stesso paesaggio.

“Questo è un villaggio...un villaggio molto grande.”,disse lei nella sua innocente ingenuità.

“Un villaggio molto grande...non è la risposta che mi aspettavo,ma si. E un villaggio molto grande...quasi.Oltre a questo non vedi niente? Non trovi nulla in quello che vedi che salta maggiormente alla vista, più di qualsiasi altra cosa?”

Shiori lo guardò confuso e Nobunaga a sua volta ricambiò lo sguardo,come se aspettasse una risposta. Ma lei non gli disse niente e lui e lui si avvicinò al cornicione della torre,dove appoggiò la spada contro il muro e subito dopo si appoggiò anche lui contro il cornicione,con le mani posate sul bordo.

“Sai cosa vedo io invece? Il mondo piccola mia,il mondo intero. Qui, a Nagoya. Le persone la sotto,in città, brulicano per le strade,come tante formiche indaffarate,tutte parte di questo grande insieme che in fin dei conti,non è altro che la quotidiana vita di noi umani. Camminiamo,ci spostiamo di qua e di là,intenti a svolgere i nostri compiti e a soddisfare le nostre necessità, a fare quello che dobbiamo per continuare ad andare avanti. Lo facciamo per necessità. C'è chi coltiva i campi,chi pesca,chi caccia,chi alleva. C'è chi forgia e chi costruisce,chi lava i panni e chi le strade,chi fa i vasi e chi cucina e così via. Ma,sotto la superficie della normalità,sotto la maschera della finzione che le persone indossano nella vita di tutti i giorni,nella profondità dell'anima di ogni singola persona,si nasconde qualcosa di bello,ma allo stesso tempo terrificante. Sai che cos'è quella cosa?”

Shiori gli fece no con la testa,completamente confusa su quello che il folle di Owari stesse dicendo.

“Un desiderio.”

“Un desiderio?”,ripeté l'hanyou

“Si. Sono convinto che tutte le persone di questo mondo,sono mosse da un unico,singolo,ma grande desiderio. La maggior parte delle persone,come quei vermi dei tuoi compaesani erano mossi dal solo desiderio di vivere una vita facile,troppo deboli e vergognosi per ambire a qualcosa di più che non fosse restare al sicuro nella loro pateticità. Bruciarli vivi è stato un atto di ben misera pietà per l'esistenza che conducevano. Le vedi quelle navi la infondo? Quelle nel porto.”

Nobunaga indicò verso un lontano punto della città. A ridosso della baia,in uno dei punti più esterni di Nagoya vi era il suo porto, un grande sito nautico, così grande, da poter ospitare grandi imbarcazioni commerciali,molti di essi era le tipiche imbarcazioni giapponesi,cinesi e coreane che solcavano il mare e andavano da una parte all'altra di quella frazione di acqua salata che andava dal continente al paese insulare. Ma vicino ad esse vi era una nave diversa da tutte le altre,molto più grande,con bianche vele quadrate e lo scafo nero.

“Vedi quelle navi laggiù? La maggior parte di esse frequentano queste acque da tempi immemori per commerciare ceramica,seta,spezie,ferro e altri beni commerciali,ma quella li,quella più grande di tutte,viene da un lontano paese,che si trova nella parte occidentale di questo mondo. Mi pare che si chiami,come l'aveva chiamata quello straniero? Ah si,Portogallo. Ora,riesci a immaginare cosa unisca persone del genere,vicine e lontane a spostarsi per commerciare?”

L'hanyou osservò Nobunaga e ancora una volta non seppe dargli una risposta. Non aveva parole giuste da dirgli.

“Il desiderio del profitto. Uomini come questi si spingono in ogni parte del mondo alla ricerca di scambi dalla quale trarre profitto e quindi un guadagno personale. Affrontano i pericoli imposti dalla natura e dagli uomini,ma anche da chissà quali bestie e mostri di terre a noi sconosciute,solo per arricchirsi e appesantire i loro forzieri. Trovo che ci sia qualcosa di ammirevole in questa specie di avarizia,forse perché saper correre rischi e fallire nel tentativo,anche pagando con sofferenza e morte,cercano un modo di conquistare una fortuna non facile da ottenere. Ammetto,di esserne colpito. Ma tornando a noi Shiori...Qual è il tuo più grande desiderio?”

“Il mio più grande desiderio?...Voglio solo che la mia mamma stia bene.”,rispose lei a bassa voce.

“Davvero? E quando lei un giorno non ci sarà più,cosa ti resterà? Quali altri ambizioni avrai riservato per te? No piccola, io parlo del tuo vero,unico,desiderio. Qual è?”

“Io....io.....”

La bambina fissava la città,con lo sguardo perso in quell'ambiente urbano come a cercare una risposta a quella difficile domanda.  L'unica risposta che aveva saputo dargli era il bene di sua madre. Ma allora perché quell'umano insisteva a chiedergli quale fosse il suo vero desiderio? Non era forse la risposta che aveva espresso a Nobunaga quella giusta? Eppure lei voleva bene a sua madre,avrebbe fatto di tutto per lei,persino morire bruciata sulla spiaggia se questo fosse stato utile a salvarla da quella crudeltà. Non capiva nulla di quelle cose,domande troppo difficili ad una creatura che dalla vita non aveva mai voluto fare del male a nessuno e da nessuno voleva che gli fosse arrecato. Allora perché lui gli aveva fatto quella domanda? Perché voleva saperlo? Era davvero così importante conoscere la risposta a quella domanda? Ormai non sapeva più cosa pensare.

“Non lo so.”

“Tu,non lo sai...capisco.”

Il signore della guerra sollevò la spada all'altezza del busto e con l'altra mano la sorresse da sotto,con il palmo che la teneva sul piatto della lama. Si mise ad osservarne tutti quegli strani disegni e quei tratti lucenti che non smettevano mai di girare,quasi ne fosse rapito.

“Sai,quando ero piccolo avevo l'abitudine di fare sempre di testa mia. Non ascoltavo nessuno se non me stesso. Ero solo un bambino,ma ricordo che allora le persone e gli altri bambini dicevano che ero strano,addirittura folle,perché facevo cose che gli altri bambini normalmente non fanno. A volte stavo fermo sotto la pioggia,solo per capire perché l'acqua cadesse dal cielo,altre volte invece uscivo di nascosto dal castello e nascosto in mezzo ai passanti stavo per ore in mezzo alla folla,solo per vedere le persone che andavano e venivano,osservando migliaia di volti differenti e chiedendomi dove andassero o cosa facevano.  Fin da giovane,vedevo il mondo non per quello che era,ma per quello che avrei voluto che fosse. Io sono convinto che tutti,ma proprio tutti e non intendo solo gli umani,ma anche gli hanyou,gli yokai,ogni essere in grado di respirare,muoversi,comunicare,che sia in grado di manifestare la propria volontà hanno il potenziale per coltivare le proprie ambizioni e realizzarle ed è proprio la volontà incrollabile di questi esseri che fa nascere in loro la necessità di voler raggiungere il proprio obbiettivo,a qualunque costo ed è questa spinta mostruosamente egoistica,che fa nascere il desiderio,l'unico,vero,desiderio che si vuole realizzare. Tutti ne hanno uno,compreso te. Ma la domanda resta è presto o tardi,dovrai avere una risposta da dare,a me,ma sopratutto a te stessa...”

Distolse lo sguardo dalla spada,osservò per un attimo il porto e la sua baia. Osservava il mare,immaginando quali meraviglie,quali segreti e quali tesori si celassero oltre l'orizzonte. Quali popoli e quali nazioni potessero esserci nel mondo e a quali fantastici luoghi appartenessero. Il mondo era a portata di mano e lui,sentiva solo che  gli bastasse allungare la mano per poterlo afferrare. Ma distolse l'attenzione da i suoi pensieri e tornò con la mente alla situazione attuale,guardò verso la porta e iniziò a incamminarsi verso le scale.

“Non è necessario che tu dia subito una risposta. Cerca attentamente dentro di te quale sia il tuo vero desiderio e poi,quando giungerà il momento...lo saprai. Per ora va bene così. Vieni,torniamo da tua madre.”

Ma prima che la bambina lo seguisse,aprì la bocca,intenzionata a rivolgersi a quell'uomo così spaventoso.

“Uno yokai...”

Nobunaga si fermò prima di toccare il primo gradino,girò il capo e la guardò,incuriosito da quella affermazione.

“L'ultima volta,sulla spiaggia,hai detto...dimostreremo a quell'inuyokai...di chi parlavi?”

Il mostro non rispose,non subito. Un attimo di silenzio,uno sguardo intenso,profondo e forse,più umano e meno diabolico guardavano Shiori in maniera completamente diversa. L'espressione di lui le dava la sensazione,che stesse pensando a qualcosa,a qualcosa di importante,poiché sembrava rapito da quel pensiero e adesso Nobunaga gli pareva una persona come tante altre e al contempo diversa,diverso ma comunque se stesso.

“Di una creatura che io considero molto importante,che io un giorno ritroverò,combatterò e ucciderò. Questo...è il mio desiderio più profondo.”

“Ti ha fatto del male?”

“No”

“Ha fatto del male a qualcuno che conosci?”

“No”

“Ha fatto del male a qualcuno di questa città?”

“Che io sappia no”

“Allora perché vuoi ucciderlo,se non ha fatto del male a nessuno?”

Altra pausa,altro silenzio, il tempo di alzare la testa e chiudere gli occhi,come a raccogliere un pensiero sepolto nel profondo della mente. Poi torna con lo sguardo verso la scala e inizia a scendere.

“Perché la sua sconfitta e il mio trionfo,la sua morte il mio successo,la sua fine...è il mio inizio.”

E la bambina seguì ancora una volta il demonio,sapendo che non aveva scelta,se non voleva farlo arrabbiare o peggio. Non sapeva chi fosse,non sapeva cosa volesse veramente e non sapeva che intenzioni aveva con lei e sua madre. Ma sapeva questo...c'era qualcosa di oscuro in quell'uomo. Lo aveva visto nei suoi occhi,lo aveva visto nelle sue espressioni,nel modo in cui si muoveva e nel modo di parlare. Tutto di lui indicava la presenza di qualcosa di maligno e tenebroso. Ma c'era anche qualcosa di misterioso in quell'uomo,non sapeva chi era,non capiva niente di quello che diceva e il modo in cui si esprimeva non gli era di certo d'aiuto,ma chiunque fosse,quell'uomo nascondeva più di quanto avrebbe ammesso una volta scoperto. E poi,quei due oggetti,la spada e la sfera,una nelle mani del feroce guerrafondaio,l'altra nelle mani di una bambina confusa e spaesata,che non sapeva quale fosse il suo ruolo in quella storia. Ma sapeva che avrebbe dovuto resistere,per sua madre,per lei e sua madre.

“Ah,giusto un ultima domanda,prima di tornare di sotto...”

Nobunaga non si girò a guardare Shiori e come se nulla fosse,estrasse da dentro il kimono un piccolo sacchetto,ci in infilò una mano dentro e portando una mano vicino al volto,mostrò alla bambina una piccola sfera rosa,con tante punte sparse per tutta la superficie.

“Ti piacciono i dolci? Sai,personalmente io ne vado matto.”

 

In quello stesso istante,al castello di Otsune.

 

Di fronte all'entrata principale della struttura, una gigantesca apertura nel lato di una montagna, venne radunata un immensa folla. Umani,yokai hanyou,tutti legati al culto promosso dalla regina sciamana vennero radunati da tutti i centri abitati presenti attorno al castello e di conseguenza,non potevano mancare nemmeno i servitori,gli apprendisti alle arti sciamaniche,le guardie e lui...Akira. Il maestro templare sedeva comodamente a gambe incrociate su una spessa stuoia rotonda fatta di paglia intrecciata,cosa che più a sud sarebbe stata considerata il degno posto per un contadino,ma li era al nord e perciò i concetti come lusso ed eleganza differivano molto dalle normali convinzioni presenti tra gli altri yokai. Sedeva quasi in disparte,su un palchetto di legno,montato giorni addietro per il lieto evento,insieme ad altri nobili,se così' potevano essere definiti,della corte di Otsune. Avrebbe potuto mettersi accanto al seggio reale,avrebbe potuto mettersi in mostra e perché no,dare dimostrazione delle proprie capacità e rivolgersi a quella gente non solo come alleato della regina,ma anche il suo amante e quindi suo favorito,come una specie di consorte reale alla lontana. Ma perché mai avrebbe dovuto mettersi in mostra quando non necessario? No,lui preferiva restare in disparte nelle amministrazioni altrui e lui li era visto come uno straniero come tanti altri proveniente da yamato. Non era la sua casa e quella non era la sua gente,per cui non doveva intervenire,non direttamente. Li nell'angolo avrebbe svolto una delle sue attività preferite,una di quelle che lo aiutava a tenere la mente attiva,osservare il tutto da una prospettiva a lui favorevole. Guardava la gente accorsa alla richiesta della regina e altra stava ancora accorrendo. Poi vide le guardie del castello,numerosi guerrieri ainu,la maggior parte erano individui comuni,vestiti e armati così scarsamente che non potevano esseri definiti soldati nemmeno da un comune contadino,anzi,definirli una milizia composta da fanatici e barbari di ogni sorta era già un complimento. Poi c'erano i guerrieri veri e propri,quelli che già dall'aspetto feroce e fiero,comprese alcune donne avevano armi che sembravano fatte con i materiali disponibili a loro disposizione e che per lo meno avevano una certa dimestichezza al conflitto armato. Anche loro tanto fanatici quanto selvaggi,ma almeno avevano il buon senso di eseguire gli ordini che venivano loro imposti...il più delle volte. Spostò ancora una volta lo sguardo e poi vide un altro gruppo che da qualche tempo considerava poco interessante, la casta sacerdotale della regina, i suoi fedeli sciamani. Molti erano uomini,tra cui umani e altri invece,curiosamente,erano kappa,piccoli esserini verdi tendenzialmente poco pericolosi e abituati ai climi umidi e a vivere vicino all'acqua. Ma questi no,questi erano creature tanto piccole quanto mentalmente instabili. Avevano l'abitudine di bruciare qualsiasi cosa quando l'occasione era per loro più congeniale e difficilmente restavano fermi un solo giorno a non celebrare Uchi, kamui del fuoco e del focolare domestico e fin qui nulla di strano...se non fosse che formare enormi pire e buttarci dentro qualunque cosa bruciasse non era un modo per onorare quella ancestrale divinità. Pare che si facessero chiamare i seguaci del fuoco primordiale, o una così. In ogni caso restavano degli invasati,loro quanto molti altri. E infine la vide,lei,la regina,la sciamana, Otsune. Ella si trovava di fronte alla calca giunta ad osservarla,era accompagnata da due sciamane,due giovani fanciulle dalla chioma lunga chioma nera,indossavano un pesante copricapo di pelliccia marrone e indossavano larghe vesti bianche e verdi. Forse delle apprendiste personali e infine da quattro energumeni dai tratti irriconoscibili,poiché sembravano coperti da uno strano strato di materiale ruvido,formato da rocce,sassi e pietre di ogni sorta,con punte e schegge uscire di tanto in tanto in alcuni punti del corpo. Ognuno imbracciava una pesante lastra di pietra solcato da incisioni di ogni sorta come fosse un enorme scudo e alla vita,tenuta da un fascia di pietra,un pesante martello,fatto sempre di pietra. Era la prima volta che gli pareva di vederli. Lei al contrario delle due ragazze che l'accompagnavano e degli strani colossi al suo seguito, indossava una pelliccia di lupo grigio,che  la copriva dal collo e si allargava in un ampia gonna,ma lasciandogli le braccia scoperte.

“Popolo. Mio amato popolo...”,disse la regina allargando le braccia,come a voler ampliare tutta la sua immagine a chi la stava osservando, “Quelli che stiamo vivendo negli ultimi mesi sono stati tempi difficili. L'inverno quest'anno e stato particolarmente crudele con noi,anche più di quello alla quale siamo abituati. Il cibo e stato scarso quest'anno,tanto a terra quanto in acqua,dalle foreste fino al mare. La gente proveniente da Yamato continua a spingersi fin dentro le terre dei nostri antenati e per quanto possiamo respingerli,loro avanzano sempre di più e non per ultimo,i traditori...”Fece una pausa per aumentare la drammaticità delle sue parole. Poi fece un gesto verso l'antro della caverna e da li in breve tempo,uscirono un folto gruppo di semplici guerrieri,intenti a tirare delle corde,alla quale erano stati legati per le mani un altrettanto folto gruppo di yorozuku,nudi,con lividi e contusioni su tutto il corpo. Camminavano a fatica,ma erano ancora fieri nonostante la loro sfortuna ta condizione e passo dopo passo camminavano a testa alta,spinti e tirati verso la regina.

“Osservateli,osservateli molto attentamente. Traditori,quale nome più adatto a stolti e idioti che osano ribellarsi a me,che osano ribellarsi alla loro stessa gente,che osano azzannare alle spalle la loro stessa terra? Questo,mio amato popolo, è la sorte per chi si ribella e volta le spalle non solo  alle proprie tradizioni,ma anche ai Kamui,chiedendo l'aiuto di invasori stranieri,oltre che ad altri codardi come loro. E per questo meritano di essere puniti...con le antiche usanze che i nostri antenati usavano,ma che da molto tempo abbiamo dimenticato.”

Il gruppo di yoro incespicò fino a quando non vennero bloccati,poi,uno di loro venne preso per essere separato dagli altri e con uno spinta energica incespicò ai piedi di Otsune,che osservò il poveretto,con aria disgustata. Le due apprendiste che si portava dietro le si avvicinarono ancora di più e si misero ognuna accanto ad un fianco della maestra.

“Ti concedo la possibilità di rinnegare i tuoi stolti compagni e di tornare nelle grazie della tua signora. Dimmi dove si nascondono gli altri tuoi compagni e otterrai la grazia da tutte le tue colpe.”

Lui non rispose,non a parole almeno. Sputò direttamente sulla veste della regina,facendo indignare lei e facendo trasalire tutta la gente accorsa al richiamo della sciamana. Otsune non ci vide più dalla rabbia.

“Tu osi offendermi? Molto bene dunque,abbiamo il primo tributo della giornata. Procedete.”

Le due ragazze fecero qualche passo in avanti e con rapidi movimenti delle mani e senza dire neanche una parola chiamarono a se fasci di energia,che si fermavano nel palmo delle loro mani,formando dei piccoli cumuli sferici di energia che molti tra i presenti,compreso lo stesso Akira ,non seppero identificare. Poi si avvicinarono al poveretto posto a terra e una delle due prese un piccolo pugnale di ossidiana e lo avvicinò alla piccola sfera di energia che riponeva nel palmo e quando la toccò,la lama fu pervasa da una piccola striscia della stessa luminescenza della sfera e poi lo colpì e lasciò l'arma infilzata nel petto,al cuore e troppo debole per difendersi, venne spinto con una forte manata e cadde a terra. Poi intervenne anche l'altra,che si abbassò vicino allo yorozuku e avvicinò la sua sfera al manico del pugnale,che entrò nell'arma ed essa si illuminò di uno spesso strato di luce,che passava dal manico,poi verso la lama ed infine la punta,scendendo fin dentro il cuore della vittima. La seconda ragazza si rialzò e l'altra si mise a fianco dello yokai appena colpito.  Iniziarono ad intonare una strana litania mentre passavano le mani sopra il punto in cui il lupo era disteso,facendo gesti ondulatori con le mani aperte e nel mentre,la vittima iniziava a sentire gli effetti di quelle parole. All'inizio c'era solo dolore,lo stesso dolore che si prova quando si viene trafitti in un punto vitale,intenso,profondo,ma che lentamente conduce alla morte e poi,alla fine della sofferenza. Ma non fu il suo caso,perché quando avrebbe dovuto sentirsi più debole iniziò a sentirsi carico di energia,di vita...e fu li che il suo orrore ebbe inizio. Cominciò a sentirsi tirare i muscoli del petto,come se si stessero allargando per conto proprio,poi fu il momento delle ossa e anche quelle iniziarono ad espandersi. Iniziò ad urlare,il dolore era lacerante,tanto quanto l'energia che scorreva e si espandeva all'interno delle ossa,delle vene,dei vasi sanguigni e dei nervi,il corpo si deformava e si espandeva,si gonfiava in maniera anomala. Poi,quando le urla di sofferenza divennero più alte,il corpo del malcapitato arrivò al massimo della sopportazione e il petto,gonfio come il ventre di una puledra gravida,esplose,con la gabbia toracica completamente aperta e con le costole spezzate che puntavano verso l'esterno in direzione del cielo e con gli organi interni,sfracellati e irriconoscibili,mescolati nello scoppio in tante frattaglie indistinte. Solo la bocca spalancata e gli occhi vitrei,quasi schizzassero fuori dalle orbite era ciò che c'era di riconoscibile in quello che prima era un fiero membro di una tribù di lupi ed ora,era solo una carcassa macellata da chissà quale potere arcaico e oscuro. Ma non era ancora la fine,perché dal tronco esploso vi uscì la stessa identica energia emanata da entrambe le ragazze,ma questa volta parve più grande,come una massa indistinta simile ad una nebbiola contenuta solo in quella piccola area che era il buco nel cadavere. Senza dire una parola,la regina  mosse una delle mani verso la massa ed essa come attirata dalla stessa,si ridusse ad una fascio,che come una serpente sospeso a mezz'aria si mosse verso la mano di Otsune e in essa entrò,trapassando pelle,carne ed ossa, e Otsune accolse con gioia quella sensazione di potere che le scorreva nelle vene. Era lieta di aver potuto diffondere nuovamente l'utilizzo dei rituali proibiti. Proibiti dal primo re, Ichiin. Akira non si scompose per nulla a quella scena di orrido gusto. Non era un tipo macabro e certi spettacoli di violenza gratuita esulavano dai suoi interessi personali. Ma poco importava,non era li per giudicare la gestione del potere in casa altrui e doveva dire,che nonostante la macabra scena,il popolo sotto il controllo di Otsune e la sua corte di fanatici e antichi cultisti sembravano soddisfatti dello spettacolo offerto, o forse non osavano contraddirla, in ogni caso erano sotto controllo. No,la sua attenzione era rivolta alla regione e allo studio dell'antica lingua parlata dagli yokai del luogo e da quello che sapeva della lingua Ainu,nonostante fosse vecchia non lo era abbastanza per poter fare un paragone con le incisione nel grande pezzo d'osso che stava ancora studiando. Più tempo passava alla corte di Otsune e più si rendeva conto che non era stando a palazzo,né tanto meno nei dintorni avrebbe trovato le risposte che cercava. Doveva andare altrove,cercare altri indizi,scovare nuovi reperti. Ma dove cercare? Questa era il problema. Nel frattempo,mentre lui rimuginava sul da farsi,Akira osservava un altro yoro spinto di fronte ad Otsune e distrattamente osservava nuovamente la scena. Non gli degnava nemmeno uno sguardo realmente interessato e tornò alle sue elucubrazioni e su i suoi processi mentali,che tanto lo tenevano impegnato. Avrebbe aspettato che quella pomposa dimostrazione di potere terminasse e sarebbe tornato al suo lavoro e poi Otsune avrebbe dovuto ricevere in breve tempo le notizie provenienti dal territorio degli Shika,dove la regina aveva spedito un numerosa orda per la conquista di un antica struttura cerimoniale,non gli aveva rivelato molto. A quanto pare anche Otsune nascondeva qualcosa al suo ospite. Avrebbe atteso,avrebbe aspettato,avrebbe pianificato e considerato tutte le possibilità a suo favore. Nel frattempo avrebbe finto di godersi lo spettacolo,nella speranza di trovare quello che stava cercando e anche di ricevere notizie sul suo inuyokai preferito,trepidante di ricevere nuovi sviluppi del suo operato. L'Hokkaido aveva ancora molte sorprese per lui a disposizione.

  
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