Quello
stesso
giorno,Nagoya,castello della famiglia Oda.
Il
cielo di quella mattina era più
chiaro e limpido di quando lo era stato sopra il villaggio di pescatori
nella
quale Shiori e sua madre vivevano. Quel grande edificio,il castello del
clan
Oda,situato al centro della città portuale di Nagoya pareva
tutto un altro
mondo in confronto alle catapecchie sporche di sabbia e sale che loro
due
ricordavano così amaramente bene. Li invece era tutto
diverso,così raffinato,delicato,nobile
e sofisticato, con le porte scorrevoli che passavano vicino al morbido
tatami
della stanza che era stata affidata a madre e figlia e i paravanti
dipinti,i
mobili laccati,l'infrastruttura di legno del castello,per non parlare
dei
kimono. Si, quei kimono. Preziose vesti di stoffa e seta importata da
chissà
dove,per coprire le nudità di quei corpi tanti nobili e non
come loro
due,abituate agli stenti,alla fame,all'emarginazione e alla cattiveria
del
prossimo. Erano in una piccola stanza,situata all'ultimo piano della
corte,dove
un nugolo di guardie armate teneva d'occhio la donna e la piccola
hanyou e nel
frattempo,Nobunaga,sua moglie e i suoi tre uomini più fidati
osservavano,disposti dall'altra parte della stanza la singolare coppia
di ospiti
di fronte a loro. Il signore di Owari le stava scrutando attentamente
vedendo,come tutti gli altri del resto,che la madre e la bambina si
stringevano
l'una all'altra,come a volersi fare forza
a vicenda,cercando sostegno e sicurezza,l'una, tra le
braccia dell'altra.
Una figlia e sua madre,un immagine vecchia come la stessa razza
umana,forse
anche per gli yokai era lo stesso, pensava Nobunaga guardando in
particolare la
bambina.
"Bene,ora
che siamo tutti
qui,vorrei dare inizio a questo...comitato di benvenuto. Se
così possiamo
definirlo. Io sono Oda Nobunaga, capo del clan Oda e daimyo delle
regioni di
Owari e Mikawa e in questo preciso istante voi due vi trovate a
Nagoya,nel
castello della mia famiglia."
"Perché
ci avete portato qui?
Non abbiamo fatto niente e non abbiamo niente da dare",disse la donna
mentre stringeva a se la figlia,come a volerla proteggere con tutta la
forza
che aveva in corpo.
Nobunaga
da parte sua non si
sentiva offeso per quella che molti altri nobili avrebbero considerato
un
offesa farsi rispondere a quel modo da una contadina, un membro della
società
appartenente ad uno degli strati più bassi,che parlava a lui
come se fosse un
suo pari. Ma a lui queste cose non ci teneva troppo,anzi,apprezzava una
persona
di spirito come quella e al contrario,non sopportava il servilismo
troppo
manifestato, lo riteneva un comportamento degno di una viscida serpe
arrivista.
"Donna,sei
certa di questa
affermazione? Puoi dire con assoluta certezza che ciò che
dici e vero?"
"Più
che sicura. Siamo solo
io e mia figlia e cerchiamo solo di tirare avanti,nulla più
di questo."
"Tu
credi? E che mi dici
allora del potere della piccola? Quello di creare barriere per conto
degli
Yakkikomori?"
La
donna a sentire quel nome si
irrigidì e per istinto sentì il bisogno di
allontanarsi da quel tenebroso
umano,quella specie di mostro in forma d'uomo.
"Dimentichi
forse,che tra me
e te è stato fatto un accordo? Il mio buon Mitsuhide ha
fatto da garante per la
tua lealtà e sono certo che non hai dimenticato i termini
precisi del nostro
patto. Oh forse sostieni che il samurai più fedele tra i
miei ranghi e un
bugiardo e quindi egli non è un uomo d'onore? Bada mia
cara,tu forse non lo
sai,ma sostenere che un samurai è accusabile di essere un
bugiardo e una
macchia sul suo orgoglio e per tanto,se vuole,il suddetto uomo
è autorizzato
dal suo codice morale a uccidere chi l'ho ha sbeffeggiato,se
quest'ultimo
appartiene ad un ceto inferiore al suo. E questo che stai
dicendo,donna? Che il
mio uomo è un bugiardo?"
La
donna non si mosse dalla sua
posizione e non tentò di indietreggiare,tanto sarebbe stato
inutile. Non seppe
come controbattere a quella minaccia e non tentò di
rispondere. La voce di
quell'uomo pareva così calma e placida,ma sentiva che sotto
quella pace
apparente si nascondeva qualcosa di più oscuro e
sinistro,non poteva
affermarlo,ma lo sentiva,come una sensazione o un istinto naturale.
Preferì non
fare nulla,sopratutto per il bene della bambina. Ma il signore di Owari
battè
una mano sul tatami ed emettendo un grande e breve AH di
esclamazione,l'espressione di Nobunaga si fece più divertita
e raggiante.
Guardò attorno a se,osservando le diverse reazioni della
moglie e dei suoi
sottoposti: Nohime sorrideva al marito con fare pacato,Ieyasu appariva
fermo e
distaccato, Hideyoshi lo guardava stranito e confuso e infine
Mitsuhide, che
teneva lo sguardo basso e restava composto,con la katana posata vicino
a lui.
"Ma
certo. E naturale quello
che provi in questo momento, sei sua madre,un genitore devoto alla
propria
prole, che nonostante la sua doppia natura,tu,ami questa bambina
più della tua
stessa vita. E io,non posso che compiacermene. Ma per quanto tu voglia
difenderla dai mali di questo mondo,io ho bisogno delle sue
capacità,come
guardiana della barriera e io so,lo sento,che può tornare ad
essere una
guardiana della barriera. La mia guardiana."
"
Ma lei non ha più il
cristallo del clan degli
Yakkikomori,quindi non può più
creare la barriera."
"E
chi ha mai parlato di un
cristallo..."
A
quel punto Nobunaga fece un
cenno a Ieyasu e
quest'ultimo estrasse
dalla manica del kimono un piccolo oggetto di forma sferica,delle
dimensioni di
una grossa pesca matura. Aveva un aspetto metallico simile a ferro
lucido ed
era percorso da piccole e numerose linee dal disegno intricato e
incomprensibile
e dalle stesse linee si vedevano piccoli fasci di luce chiara
percorrere
lentamente la superficie di tutto l'oggetto. Poi la poggia a terra e la
fa
rotolare verso Shiori e sua madre e le due,confuse,non seppero come
reagire.
L'oggetto non assomigliava a nulla che ne la donna, ne la piccola
hanyou
avessero mai potuto vedere o conosciuto in alcun modo,non seppero
identificarlo
n'è a trovare una qualche somiglianza con qualcosa che
conoscessero nello
specifico. Shiori osservò l'oggetto e con sorpresa della
stessa madre le si
staccò dal sicuro abbraccio della madre e allungò
la mano per raccogliere
quella strana palla.
"No
Shiori, non
toccarla.",disse la madre cercando di recuperare la figlia,ma non
appena
si mosse le guardie dietro non esitarono a mettere mano alle katane
poste sul
fianco e li la donna,per istinto,si bloccò. Shiori
toccò l'oggetto e le parve
freddo metallo inanimato,poi fece uso dell'altra mano e raccolse la
curiosa
sfera da terra temendo fosse pesante,ma sorprendentemente,era
leggera,come un
frutto maturo,ma incredibilmente dura.
"Che
cos'è?",chiese
Shiori rivolgendosi a Nobunaga.
Lui
sorrise alla piccola e con
espressione divertita rispose alla ragazzina.
"Non
n'è ho la più pallida
idea."
"Cosa?
Non sai che
cos'è?"
"No
piccola, non ho la ben
che minima idea di cosa possa essere. L'ho trovata insieme a questa."
E
da dietro di se raccolse
qualcosa e la mostrò alla bambina. Una spada,anch'essa di
una foggia che non
gli parve mai di vedere,con caratteristiche molto simile alla strana
sfera che
ora teneva in mano.
"Adesso
non starò a
raccontare tutta la storia di come e dove ho trovato queste due
misteriose
meraviglie. Ti basti sapere solo,che quella sfera adesso è
tua. Sono certo che
saprai usarla nel modo più opportuno."
Shiori
osservò l'oggetto nel
tentativo di comprendere cosa fosse e di come funzionasse. Era un
oggetto così
strano e singolare,tanto nell'aspetto quanto nel materiale di cui era
fatto.
"Perché
me la vuoi
dare?"
"Perché
sei ancora la
guardiana della barriera degli yakkikomori."
"Non ho più il potere di creare la
barriera e poi, perché mai dovrei creare
una altra barriera?”
“Te l'ho già detto ieri,per
l'inferno che arriverà.”
“L'inferno...che
arriverà?”
Nobunaga fece si con il capo.
“Perché dovrebbe venire
l'inferno?”,disse la bambina timorosa di sapere
quale fosse la risposta.
“Perché lo inviterò
io sulla terra.”
Il folle di Owari si alzò dal suo
posto,prese la spada e si mosse verso una
delle porte scorrevoli della stanza. Poi ruotò il suo
sguardo in direzione di
Shiori.
“Vieni con me,c'è una cosa che
voglio mostrarti.”
La bambina intimorita da quella richiesta si mosse
lentamente verso il
tenebroso signore della guerra,ma venne presa delicatamente per un
gomito dalla
madre.
“No Shiori, non farlo.”
“Devo mamma...non voglio che ti facciano
del male per colpa mia.”
E si staccò una seconda volta dalla
donna che tanto amava,l'unica per la
quale avrebbe tutta se stessa e per la quale si sarebbe sacrificata.
Anche se
questo avrebbe voluto dire seguire uno spietato demonio in forma umana.
“Shiori,non andare...”
Ma la madre di lei non fece in tempo a finire la
frase che Nobunaga si girò
a guardarla e la fissò,con uno sguardo così
intenso e profondo,che sentiva di
essere stata colpita fisicamente da quelli pupille scure,che le parvero
così
piccole e penetranti da non sembrare per nulla umane.
“Se io fossi in te e tu in me,mi riterrei
fortunato ad essere ospite in
questo castello...non sono molti quelli che possono godere della mia
ospitalità,al contrario di molti altri,che per mia mano
hanno sofferto più di
quanto si possa immaginare. Lei non corre alcun pericolo,tu al
contrario....”
Non fini la frase e tornò a guardare la
porta scorrevole,muovendo il collo
con uno scatto innaturale,aprì e si spostò verso
l'esterno,nel corridoio.
Shiori diede un ultima occhiata alla madre fece qualche passo dietro la
figura
del demonio e chiuse la porta. Nobunaga non disse niente e
lentamente,passo
dopo passo,si avviò verso una rampa di scale che portava fin
sopra alle stanze
del daimyo. Gradino dopo gradino,rampa dopo rampa,la lontananza dalla
madre per
Shiori si faceva sempre più pesante,sempre più
preoccupante. Dove la stava
conducendo quell'umano? Dove la stava portando? Cosa voleva farne di
lei? Non
aveva risposte o forse aveva troppo paura per darsele ,non lo sapeva, o
forse
non voleva saperlo. Faceva paura quell'uomo,ma non la paura di essere
picchiata
o insultata dai suoi compaesani,no,era una paura
differente,più oscura e
profonda, il senso stesso di sopravvivenza veniva messo a dura prova e
lei,intimorita da quella figura,tanto alta e possente,che la sovrastava
come
fosse una torre,pronta a crollargli addosso al minimo cenno di
resistenza e
poi, c'era sua madre,come poteva non difenderla? Quante volte lei
l'aveva
difesa? Quante volte l'aveva confortata,guarita,amata? Sua madre
sacrificava se
stessa ogni giorno per farla stare bene,ora toccava lei a fare lo
stesso.
Infine giunsero ad una porta,che conduceva direttamente ad una piccola
torre,posta sopra il tetto del piano riservato al signore del castello
e alla
sua cerchia più ristretta. La torre in se non presentava
nulla di
straordinario,ma dal suo interno,composto unicamente da una
stanzetta,dalla
quale era possibile vedere l'intera città di Nagoya in tutta
la sua estensione.
Dal piano urbano al porto in lontananza, Shiori restò
stupita da quella
splendida vista. Lei,che aveva solo visto quel piccolo villaggio sulla
spiaggia
come l'unico, e triste, mondo che conosceva, ora trovava all'interno
del suo
campo visivo,una miriade di case e palazzi,di negozi e mercati,di
fucine,templi,taverne,chioschi e tanto altro ancora e i suoni,
sopratutto
quelli,giungevano al suo udito da pipistrello in maniera chiara,ma non
schiacciante alle sue orecchie. Le voci e i suoni delle persone per
strada,sospinte dal vento invernale,portavano alla sua coscienza la
presenza di
migliaia di coscienze,di espressioni e parole che tutte insieme
formavano un
mondo che lei non aveva mai udito e che mai si era immaginata. Com'era
possibile che potesse esistere una cosa simile e non averla mai
immaginata.
“Dimmi piccola,tu cosa credi di stare
osservando adesso,in questo preciso
istante?”,disse Nobunaga mentre anche lui scrutava lo stesso
paesaggio.
“Questo è un villaggio...un
villaggio molto grande.”,disse lei nella sua
innocente ingenuità.
“Un villaggio molto grande...non
è la risposta che mi aspettavo,ma si. E un
villaggio molto grande...quasi.Oltre a questo non vedi niente? Non
trovi nulla
in quello che vedi che salta maggiormente alla vista, più di
qualsiasi altra
cosa?”
Shiori lo guardò confuso e Nobunaga a
sua volta ricambiò lo sguardo,come se
aspettasse una risposta. Ma lei non gli disse niente e lui e lui si
avvicinò al
cornicione della torre,dove appoggiò la spada contro il muro
e subito dopo si
appoggiò anche lui contro il cornicione,con le mani posate
sul bordo.
“Sai cosa vedo io invece? Il mondo
piccola mia,il mondo intero. Qui, a
Nagoya. Le persone la sotto,in città, brulicano per le
strade,come tante
formiche indaffarate,tutte parte di questo grande insieme che in fin
dei
conti,non è altro che la quotidiana vita di noi umani.
Camminiamo,ci spostiamo
di qua e di là,intenti a svolgere i nostri compiti e a
soddisfare le nostre
necessità, a fare quello che dobbiamo per continuare ad
andare avanti. Lo
facciamo per necessità. C'è chi coltiva i
campi,chi pesca,chi caccia,chi
alleva. C'è chi forgia e chi costruisce,chi lava i panni e
chi le strade,chi fa
i vasi e chi cucina e così via. Ma,sotto la superficie della
normalità,sotto la
maschera della finzione che le persone indossano nella vita di tutti i
giorni,nella profondità dell'anima di ogni singola
persona,si nasconde qualcosa
di bello,ma allo stesso tempo terrificante. Sai che cos'è
quella cosa?”
Shiori gli fece no con la testa,completamente
confusa su quello che il folle
di Owari stesse dicendo.
“Un desiderio.”
“Un
desiderio?”,ripeté l'hanyou
“Si. Sono convinto che tutte le persone
di questo mondo,sono mosse da un
unico,singolo,ma grande desiderio. La maggior parte delle persone,come
quei
vermi dei tuoi compaesani erano mossi dal solo desiderio di vivere una
vita
facile,troppo deboli e vergognosi per ambire a qualcosa di
più che non fosse
restare al sicuro nella loro pateticità. Bruciarli vivi
è stato un atto di ben
misera pietà per l'esistenza che conducevano. Le vedi quelle
navi la infondo?
Quelle nel porto.”
Nobunaga indicò verso un lontano punto
della città. A ridosso della baia,in
uno dei punti più esterni di Nagoya vi era il suo porto, un
grande sito
nautico, così grande, da poter ospitare grandi imbarcazioni
commerciali,molti
di essi era le tipiche imbarcazioni giapponesi,cinesi e coreane che
solcavano
il mare e andavano da una parte all'altra di quella frazione di acqua
salata
che andava dal continente al paese insulare. Ma vicino ad esse vi era
una nave
diversa da tutte le altre,molto più grande,con bianche vele
quadrate e lo scafo
nero.
“Vedi quelle navi laggiù? La
maggior parte di esse frequentano queste acque
da tempi immemori per commerciare ceramica,seta,spezie,ferro e altri
beni
commerciali,ma quella li,quella più grande di tutte,viene da
un lontano
paese,che si trova nella parte occidentale di questo mondo. Mi pare che
si
chiami,come l'aveva chiamata quello straniero? Ah si,Portogallo.
Ora,riesci a
immaginare cosa unisca persone del genere,vicine e lontane a spostarsi
per
commerciare?”
L'hanyou osservò Nobunaga e ancora una
volta non seppe dargli una risposta.
Non aveva parole giuste da dirgli.
“Il desiderio del profitto. Uomini come
questi si spingono in ogni parte
del mondo alla ricerca di scambi dalla quale trarre profitto e quindi
un
guadagno personale. Affrontano i pericoli imposti dalla natura e dagli
uomini,ma anche da chissà quali bestie e mostri di terre a
noi sconosciute,solo
per arricchirsi e appesantire i loro forzieri. Trovo che ci sia
qualcosa di
ammirevole in questa specie di avarizia,forse perché saper
correre rischi e
fallire nel tentativo,anche pagando con sofferenza e morte,cercano un
modo di
conquistare una fortuna non facile da ottenere. Ammetto,di esserne
colpito. Ma
tornando a noi Shiori...Qual è il tuo più grande
desiderio?”
“Il mio più grande
desiderio?...Voglio solo che la mia mamma stia
bene.”,rispose lei a bassa voce.
“Davvero? E quando lei un giorno non ci
sarà più,cosa ti resterà? Quali
altri ambizioni avrai riservato per te? No piccola, io parlo del tuo
vero,unico,desiderio. Qual è?”
“Io....io.....”
La bambina fissava la città,con lo
sguardo perso in quell'ambiente urbano
come a cercare una risposta a quella difficile domanda.
L'unica risposta che aveva saputo dargli era
il bene di sua madre. Ma allora perché quell'umano insisteva
a chiedergli quale
fosse il suo vero desiderio? Non era forse la risposta che aveva
espresso a
Nobunaga quella giusta? Eppure lei voleva bene a sua madre,avrebbe
fatto di
tutto per lei,persino morire bruciata sulla spiaggia se questo fosse
stato
utile a salvarla da quella crudeltà. Non capiva nulla di
quelle cose,domande
troppo difficili ad una creatura che dalla vita non aveva mai voluto
fare del
male a nessuno e da nessuno voleva che gli fosse arrecato. Allora
perché lui
gli aveva fatto quella domanda? Perché voleva saperlo? Era
davvero così
importante conoscere la risposta a quella domanda? Ormai non sapeva
più cosa
pensare.
“Non lo so.”
“Tu,non lo sai...capisco.”
Il signore della guerra sollevò la spada
all'altezza del busto e con
l'altra mano la sorresse da sotto,con il palmo che la teneva sul piatto
della
lama. Si mise ad osservarne tutti quegli strani disegni e quei tratti
lucenti
che non smettevano mai di girare,quasi ne fosse rapito.
“Sai,quando ero piccolo avevo l'abitudine
di fare sempre di testa mia. Non
ascoltavo nessuno se non me stesso. Ero solo un bambino,ma ricordo che
allora
le persone e gli altri bambini dicevano che ero strano,addirittura
folle,perché
facevo cose che gli altri bambini normalmente non fanno. A volte stavo
fermo
sotto la pioggia,solo per capire perché l'acqua cadesse dal
cielo,altre volte
invece uscivo di nascosto dal castello e nascosto in mezzo ai passanti
stavo
per ore in mezzo alla folla,solo per vedere le persone che andavano e
venivano,osservando migliaia di volti differenti e chiedendomi dove
andassero o
cosa facevano. Fin
da giovane,vedevo il
mondo non per quello che era,ma per quello che avrei voluto che fosse.
Io sono
convinto che tutti,ma proprio tutti e non intendo solo gli umani,ma
anche gli
hanyou,gli yokai,ogni essere in grado di
respirare,muoversi,comunicare,che sia
in grado di manifestare la propria volontà hanno il
potenziale per coltivare le
proprie ambizioni e realizzarle ed è proprio la
volontà incrollabile di questi
esseri che fa nascere in loro la necessità di voler
raggiungere il proprio
obbiettivo,a qualunque costo ed è questa spinta
mostruosamente egoistica,che fa
nascere il desiderio,l'unico,vero,desiderio che si vuole realizzare.
Tutti ne
hanno uno,compreso te. Ma la domanda resta è presto o
tardi,dovrai avere una
risposta da dare,a me,ma sopratutto a te stessa...”
Distolse lo sguardo dalla spada,osservò
per un attimo il porto e la sua
baia. Osservava il mare,immaginando quali meraviglie,quali segreti e
quali
tesori si celassero oltre l'orizzonte. Quali popoli e quali nazioni
potessero
esserci nel mondo e a quali fantastici luoghi appartenessero. Il mondo
era a
portata di mano e lui,sentiva solo che
gli bastasse allungare la mano per poterlo afferrare. Ma
distolse
l'attenzione da i suoi pensieri e tornò con la mente alla
situazione
attuale,guardò verso la porta e iniziò a
incamminarsi verso le scale.
“Non è necessario che tu dia
subito una risposta. Cerca attentamente dentro
di te quale sia il tuo vero desiderio e poi,quando giungerà
il momento...lo
saprai. Per ora va bene così. Vieni,torniamo da tua
madre.”
Ma prima che la bambina lo seguisse,aprì
la bocca,intenzionata a rivolgersi
a quell'uomo così spaventoso.
“Uno yokai...”
Nobunaga si fermò prima di toccare il
primo gradino,girò il capo e la
guardò,incuriosito da quella affermazione.
“L'ultima volta,sulla spiaggia,hai
detto...dimostreremo a
quell'inuyokai...di chi parlavi?”
Il mostro non rispose,non subito. Un attimo di
silenzio,uno sguardo
intenso,profondo e forse,più umano e meno diabolico
guardavano Shiori in
maniera completamente diversa. L'espressione di lui le dava la
sensazione,che
stesse pensando a qualcosa,a qualcosa di importante,poiché
sembrava rapito da
quel pensiero e adesso Nobunaga gli pareva una persona come tante altre
e al
contempo diversa,diverso ma comunque se stesso.
“Di una creatura che io considero molto
importante,che io un giorno
ritroverò,combatterò e ucciderò.
Questo...è il mio desiderio più
profondo.”
“Ti ha fatto del male?”
“No”
“Ha fatto del male a qualcuno che
conosci?”
“No”
“Ha fatto del male a qualcuno di questa
città?”
“Che io sappia no”
“Allora perché vuoi
ucciderlo,se non ha fatto del male a nessuno?”
Altra pausa,altro silenzio, il tempo di alzare la
testa e chiudere gli
occhi,come a raccogliere un pensiero sepolto nel profondo della mente.
Poi
torna con lo sguardo verso la scala e inizia a scendere.
“Perché la sua sconfitta e il
mio trionfo,la sua morte il mio successo,la
sua fine...è il mio inizio.”
E la bambina seguì ancora una volta il
demonio,sapendo che non aveva
scelta,se non voleva farlo arrabbiare o peggio. Non sapeva chi
fosse,non sapeva
cosa volesse veramente e non sapeva che intenzioni aveva con lei e sua
madre.
Ma sapeva questo...c'era qualcosa di oscuro in quell'uomo. Lo aveva
visto nei
suoi occhi,lo aveva visto nelle sue espressioni,nel modo in cui si
muoveva e
nel modo di parlare. Tutto di lui indicava la presenza di qualcosa di
maligno e
tenebroso. Ma c'era anche qualcosa di misterioso in quell'uomo,non
sapeva chi
era,non capiva niente di quello che diceva e il modo in cui si
esprimeva non
gli era di certo d'aiuto,ma chiunque fosse,quell'uomo nascondeva
più di quanto
avrebbe ammesso una volta scoperto. E poi,quei due oggetti,la spada e
la sfera,una
nelle mani del feroce guerrafondaio,l'altra nelle mani di una bambina
confusa e
spaesata,che non sapeva quale fosse il suo ruolo in quella storia. Ma
sapeva
che avrebbe dovuto resistere,per sua madre,per lei e sua madre.
“Ah,giusto un ultima domanda,prima di
tornare di sotto...”
Nobunaga non si girò a guardare Shiori e
come se nulla fosse,estrasse da
dentro il kimono un piccolo sacchetto,ci in infilò una mano
dentro e portando
una mano vicino al volto,mostrò alla bambina una piccola
sfera rosa,con tante punte
sparse per tutta la superficie.
“Ti piacciono i dolci? Sai,personalmente
io ne vado matto.”
In quello stesso istante,al castello di Otsune.
Di fronte all'entrata principale della struttura,
una gigantesca apertura
nel lato di una montagna, venne radunata un immensa folla. Umani,yokai
hanyou,tutti legati al culto promosso dalla regina sciamana vennero
radunati da
tutti i centri abitati presenti attorno al castello e di
conseguenza,non
potevano mancare nemmeno i servitori,gli apprendisti alle arti
sciamaniche,le
guardie e lui...Akira. Il maestro templare sedeva comodamente a gambe
incrociate su una spessa stuoia rotonda fatta di paglia
intrecciata,cosa che
più a sud sarebbe stata considerata il degno posto per un
contadino,ma li era al
nord e perciò i concetti come lusso ed eleganza differivano
molto dalle normali
convinzioni presenti tra gli altri yokai. Sedeva quasi in disparte,su
un
palchetto di legno,montato giorni addietro per il lieto evento,insieme
ad altri
nobili,se così' potevano essere definiti,della corte di
Otsune. Avrebbe potuto
mettersi accanto al seggio reale,avrebbe potuto mettersi in mostra e
perché
no,dare dimostrazione delle proprie capacità e rivolgersi a
quella gente non
solo come alleato della regina,ma anche il suo amante e quindi suo
favorito,come una specie di consorte reale alla lontana. Ma
perché mai avrebbe
dovuto mettersi in mostra quando non necessario? No,lui preferiva
restare in
disparte nelle amministrazioni altrui e lui li era visto come uno
straniero come
tanti altri proveniente da yamato. Non era la sua casa e quella non era
la sua
gente,per cui non doveva intervenire,non direttamente. Li nell'angolo
avrebbe
svolto una delle sue attività preferite,una di quelle che lo
aiutava a tenere
la mente attiva,osservare il tutto da una prospettiva a lui favorevole.
Guardava la gente accorsa alla richiesta della regina e altra stava
ancora
accorrendo. Poi vide le guardie del castello,numerosi guerrieri ainu,la
maggior
parte erano individui comuni,vestiti e armati così
scarsamente che non potevano
esseri definiti soldati nemmeno da un comune contadino,anzi,definirli
una
milizia composta da fanatici e barbari di ogni sorta era già
un complimento.
Poi c'erano i guerrieri veri e propri,quelli che già
dall'aspetto feroce e
fiero,comprese alcune donne avevano armi che sembravano fatte con i
materiali
disponibili a loro disposizione e che per lo meno avevano una certa
dimestichezza al conflitto armato. Anche loro tanto fanatici quanto
selvaggi,ma
almeno avevano il buon senso di eseguire gli ordini che venivano loro
imposti...il più delle volte. Spostò ancora una
volta lo sguardo e poi vide un
altro gruppo che da qualche tempo considerava poco interessante, la
casta
sacerdotale della regina, i suoi fedeli sciamani. Molti erano
uomini,tra cui
umani e altri invece,curiosamente,erano kappa,piccoli esserini verdi
tendenzialmente poco pericolosi e abituati ai climi umidi e a vivere
vicino
all'acqua. Ma questi no,questi erano creature tanto piccole quanto
mentalmente
instabili. Avevano l'abitudine di bruciare qualsiasi cosa quando
l'occasione
era per loro più congeniale e difficilmente restavano fermi
un solo giorno a
non celebrare Uchi, kamui del fuoco e del focolare domestico e fin qui
nulla di
strano...se non fosse che formare enormi pire e buttarci dentro
qualunque cosa
bruciasse non era un modo per onorare quella ancestrale
divinità. Pare che si
facessero chiamare i seguaci del fuoco primordiale, o una
così. In ogni caso
restavano degli invasati,loro quanto molti altri. E infine la
vide,lei,la
regina,la sciamana, Otsune. Ella si trovava di fronte alla calca giunta
ad
osservarla,era accompagnata da due sciamane,due giovani fanciulle dalla
chioma
lunga chioma nera,indossavano un pesante copricapo di pelliccia marrone
e
indossavano larghe vesti bianche e verdi. Forse delle apprendiste
personali e
infine da quattro energumeni dai tratti
irriconoscibili,poiché sembravano
coperti da uno strano strato di materiale ruvido,formato da rocce,sassi
e
pietre di ogni sorta,con punte e schegge uscire di tanto in tanto in
alcuni
punti del corpo. Ognuno imbracciava una pesante lastra di pietra
solcato da
incisioni di ogni sorta come fosse un enorme scudo e alla vita,tenuta
da un
fascia di pietra,un pesante martello,fatto sempre di pietra. Era la
prima volta
che gli pareva di vederli. Lei al contrario delle due ragazze che
l'accompagnavano e degli strani colossi al suo seguito, indossava una
pelliccia
di lupo grigio,che la
copriva dal collo
e si allargava in un ampia gonna,ma lasciandogli le braccia scoperte.
“Popolo. Mio amato
popolo...”,disse la regina allargando le braccia,come a
voler ampliare tutta la sua immagine a chi la stava osservando,
“Quelli che
stiamo vivendo negli ultimi mesi sono stati tempi difficili. L'inverno
quest'anno e stato particolarmente crudele con noi,anche più
di quello alla
quale siamo abituati. Il cibo e stato scarso quest'anno,tanto a terra
quanto in
acqua,dalle foreste fino al mare. La gente proveniente da Yamato
continua a
spingersi fin dentro le terre dei nostri antenati e per quanto possiamo
respingerli,loro avanzano sempre di più e non per ultimo,i
traditori...”Fece
una pausa per aumentare la drammaticità delle sue parole.
Poi fece un gesto
verso l'antro della caverna e da li in breve tempo,uscirono un folto
gruppo di
semplici guerrieri,intenti a tirare delle corde,alla quale erano stati
legati
per le mani un altrettanto folto gruppo di yorozuku,nudi,con lividi e
contusioni su tutto il corpo. Camminavano a fatica,ma erano ancora
fieri
nonostante la loro sfortuna ta condizione e passo dopo passo
camminavano a
testa alta,spinti e tirati verso la regina.
“Osservateli,osservateli molto
attentamente. Traditori,quale nome più
adatto a stolti e idioti che osano ribellarsi a me,che osano ribellarsi
alla
loro stessa gente,che osano azzannare alle spalle la loro stessa terra?
Questo,mio amato popolo, è la sorte per chi si ribella e
volta le spalle non
solo alle proprie
tradizioni,ma anche ai
Kamui,chiedendo l'aiuto di invasori stranieri,oltre che ad altri
codardi come
loro. E per questo meritano di essere puniti...con le antiche usanze
che i
nostri antenati usavano,ma che da molto tempo abbiamo
dimenticato.”
Il gruppo di yoro incespicò fino a
quando non vennero bloccati,poi,uno di
loro venne preso per essere separato dagli altri e con uno spinta
energica
incespicò ai piedi di Otsune,che osservò il
poveretto,con aria disgustata. Le
due apprendiste che si portava dietro le si avvicinarono ancora di
più e si
misero ognuna accanto ad un fianco della maestra.
“Ti concedo la possibilità di
rinnegare i tuoi stolti compagni e di tornare
nelle grazie della tua signora. Dimmi dove si nascondono gli altri tuoi
compagni e otterrai la grazia da tutte le tue colpe.”
Lui non rispose,non a parole almeno.
Sputò direttamente sulla veste della
regina,facendo indignare lei e facendo trasalire tutta la gente accorsa
al
richiamo della sciamana. Otsune non ci vide più dalla rabbia.
“Tu osi offendermi? Molto bene
dunque,abbiamo il primo tributo della
giornata. Procedete.”
Le due ragazze fecero qualche passo in avanti e con
rapidi movimenti delle
mani e senza dire neanche una parola chiamarono a se fasci di
energia,che si
fermavano nel palmo delle loro mani,formando dei piccoli cumuli sferici
di
energia che molti tra i presenti,compreso lo stesso Akira ,non seppero
identificare. Poi si avvicinarono al poveretto posto a terra e una
delle due
prese un piccolo pugnale di ossidiana e lo avvicinò alla
piccola sfera di
energia che riponeva nel palmo e quando la toccò,la lama fu
pervasa da una
piccola striscia della stessa luminescenza della sfera e poi lo
colpì e lasciò
l'arma infilzata nel petto,al cuore e troppo debole per difendersi,
venne
spinto con una forte manata e cadde a terra. Poi intervenne anche
l'altra,che
si abbassò vicino allo yorozuku e avvicinò la sua
sfera al manico del
pugnale,che entrò nell'arma ed essa si illuminò
di uno spesso strato di
luce,che passava dal manico,poi verso la lama ed infine la
punta,scendendo fin
dentro il cuore della vittima. La seconda ragazza si rialzò
e l'altra si mise a
fianco dello yokai appena colpito.
Iniziarono ad intonare una strana litania mentre passavano
le mani sopra
il punto in cui il lupo era disteso,facendo gesti ondulatori con le
mani aperte
e nel mentre,la vittima iniziava a sentire gli effetti di quelle
parole.
All'inizio c'era solo dolore,lo stesso dolore che si prova quando si
viene
trafitti in un punto vitale,intenso,profondo,ma che lentamente conduce
alla
morte e poi,alla fine della sofferenza. Ma non fu il suo
caso,perché quando
avrebbe dovuto sentirsi più debole iniziò a
sentirsi carico di energia,di
vita...e fu li che il suo orrore ebbe inizio. Cominciò a
sentirsi tirare i
muscoli del petto,come se si stessero allargando per conto proprio,poi
fu il
momento delle ossa e anche quelle iniziarono ad espandersi.
Iniziò ad urlare,il
dolore era lacerante,tanto quanto l'energia che scorreva e si espandeva
all'interno delle ossa,delle vene,dei vasi sanguigni e dei nervi,il
corpo si
deformava e si espandeva,si gonfiava in maniera anomala. Poi,quando le
urla di
sofferenza divennero più alte,il corpo del malcapitato
arrivò al massimo della
sopportazione e il petto,gonfio come il ventre di una puledra
gravida,esplose,con la gabbia toracica completamente aperta e con le
costole
spezzate che puntavano verso l'esterno in direzione del cielo e con gli
organi
interni,sfracellati e irriconoscibili,mescolati nello scoppio in tante
frattaglie indistinte. Solo la bocca spalancata e gli occhi
vitrei,quasi
schizzassero fuori dalle orbite era ciò che c'era di
riconoscibile in quello
che prima era un fiero membro di una tribù di lupi ed
ora,era solo una carcassa
macellata da chissà quale potere arcaico e oscuro. Ma non
era ancora la
fine,perché dal tronco esploso vi uscì la stessa
identica energia emanata da
entrambe le ragazze,ma questa volta parve più grande,come
una massa indistinta
simile ad una nebbiola contenuta solo in quella piccola area che era il
buco
nel cadavere. Senza dire una parola,la regina
mosse una delle mani verso la massa ed essa come attirata
dalla
stessa,si ridusse ad una fascio,che come una serpente sospeso a
mezz'aria si
mosse verso la mano di Otsune e in essa entrò,trapassando
pelle,carne ed ossa,
e Otsune accolse con gioia quella sensazione di potere che le scorreva
nelle
vene. Era lieta di aver potuto diffondere nuovamente l'utilizzo dei
rituali
proibiti. Proibiti dal primo re, Ichiin. Akira non si scompose per
nulla a
quella scena di orrido gusto. Non era un tipo macabro e certi
spettacoli di
violenza gratuita esulavano dai suoi interessi personali. Ma poco
importava,non
era li per giudicare la gestione del potere in casa altrui e doveva
dire,che
nonostante la macabra scena,il popolo sotto il controllo di Otsune e la
sua
corte di fanatici e antichi cultisti sembravano soddisfatti dello
spettacolo
offerto, o forse non osavano contraddirla, in ogni caso erano sotto
controllo.
No,la sua attenzione era rivolta alla regione e allo studio dell'antica
lingua
parlata dagli yokai del luogo e da quello che sapeva della lingua
Ainu,nonostante fosse vecchia non lo era abbastanza per poter fare un
paragone
con le incisione nel grande pezzo d'osso che stava ancora studiando.
Più tempo
passava alla corte di Otsune e più si rendeva conto che non
era stando a
palazzo,né tanto meno nei dintorni avrebbe trovato le
risposte che cercava.
Doveva andare altrove,cercare altri indizi,scovare nuovi reperti. Ma
dove
cercare? Questa era il problema. Nel frattempo,mentre lui rimuginava
sul da
farsi,Akira osservava un altro yoro spinto di fronte ad Otsune e
distrattamente
osservava nuovamente la scena. Non gli degnava nemmeno uno sguardo
realmente
interessato e tornò alle sue elucubrazioni e su i suoi
processi mentali,che
tanto lo tenevano impegnato. Avrebbe aspettato che quella pomposa
dimostrazione
di potere terminasse e sarebbe tornato al suo lavoro e poi Otsune
avrebbe
dovuto ricevere in breve tempo le notizie provenienti dal territorio
degli
Shika,dove la regina aveva spedito un numerosa orda per la conquista di
un
antica struttura cerimoniale,non gli aveva rivelato molto. A quanto
pare anche
Otsune nascondeva qualcosa al suo ospite. Avrebbe atteso,avrebbe
aspettato,avrebbe pianificato e considerato tutte le
possibilità a suo favore.
Nel frattempo avrebbe finto di godersi lo spettacolo,nella speranza di
trovare
quello che stava cercando e anche di ricevere notizie sul suo inuyokai
preferito,trepidante di ricevere nuovi sviluppi del suo operato.
L'Hokkaido
aveva ancora molte sorprese per lui a disposizione.